Sabato 28 giugno 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 giugno 2008
Rassegna stampa a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli de L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna
3 - Allarme della Fondazione Segni: scuola sarda tra le peggiori d’Italia (Unione - Nuova)
1 - L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 29
Isili
Nuraghe Asusa, a luglio ripartono gli scavi
 
Riprenderanno anche quest’anno gli scavi presso il nuraghe Asusa, una terza annualità dalla quale ci si aspetta conferme sui risultati importanti dell’anno scorso. Il sito infatti si è rivelato molto interessante sia per i reperti recuperati sia per l’architettura del nuraghe. Fra le tante scoperte anche le tracce di un insediamento. Ma aveva detto poco il professore Giovanni Ugas che guidò gli scavi con la collaborazione dell’archeologa Alessandra Saba. Inoltre ai piedi del nuraghe in direzione sud potrebbero esserci delle chiare tracce di un villaggio con la presenza di capanne anche in sovrapposizione. Una scoperta questa che potrebbe davvero regalare prestigio e notorietà a questo nuraghe che fino a poco tempo fa era ritenuto solo un cumulo di pietre. Quello ai suoi piedi potrebbe essere infatti uno dei pochi villaggi attualmente scavati. Gli scavi inizieranno presumibilmente a luglio. Già una trentina gli studenti universitari iscritti spinti dall’interesse che si è creato intorno a questo insediamento. Intanto l’amministrazione comunale, che punta molto su questo progetto, aspetta l’adesione di volontari che vogliono partecipare a questo impegno che unisce lavoro e scoperta.
SONIA GIOIA
2 - L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 7
I rimedi. Le risorse idriche
In tanti al capezzale del grande malato
Ma la cura è difficile
 
Tutti intorno al capezzale di Baratz. L’assessorato regionale alla difesa dell’Ambiente, il Comune di Sassari, il Parco Geominerario storico ambientale della Sardegna, l’Università di Sassari hanno stretto un accordo di collaborazione per salvare il lago dal lento e progressivo degrado.
Il lago di Baratz, nei piani dell’assessorato regionale all’Ambiente, è destinato a diventare un monumento naturale della Sardegna. Già individuate le prime cose da fare: un piano di gestione della risorsa idrica con un disciplinare sugli usi dell’acqua che dovrà essere prodotto dal Comune di Sassari e poi uno studio del bacino da portare avanti con l’apporto del Parco Geominerario.
L’idea è di dare corso a trasferimenti di acqua dolce attraverso altre fonti, una ipotesi che, però, viene esaminata con grande cautela. «Gli studi sono fondamentali in questa fase - precisa Toni Torre, responsabile del Parco Geominerario per l’area Argentiera-Nurra-Gallura - la natura non è statica e gli ambienti vanno tenuti costantemente sotto controllo. I primi risultati li avremo a fine estate, dopodiché si passerà alla predisposizione delle soluzioni». Torre non esclude l’eventualità di un patto con i contadini e gli agricoltori della zona per l’approvvigionamento idrico. «Potrebbero accedere ad altre fonti, ancora da individuare, in modo che non abbiamo più la necessità di intercettare le acque del lago. Dobbiamo verificare queste possibilità. Non possiamo certo mandare al fallimento le aziende agricole ».
Squilibri ambientali climatici e scarse piogge, da soli non spiegano la sofferenza del lago. I terreni del bacino hanno subito negli ultimi decenni un profondo cambiamento dell’uso del suolo, circa la metà del territorio risulta attualmente coltivato. Occorre valutare i cambiamenti geologici e anche la perdita della impermeabilità del lago. Quando una decina di anni fa è stato bonificato dai residuati bellici potrebbe essere stata compromessa l’impermeabilità del fondo. La riduzione dei volumi idrici da 5 milioni di metri cubi agli attuali 100-200 mila metri cubi, secondo i tecnici dell’Università, è il risultato di un’azione combinata di variazioni climatiche e trasformazioni di uso del suolo da parte dell’uomo, che costituiscono i fattori predisponenti del processo di desertificazione. «Nel caso del lago di Baratz - precisa il docente Marcello Niedda, incaricato di compiere le indagini - il processo di desertificazione è rilevato dal livello idrico, che agisce da indicatore e da spia, ma gli stessi fattori stanno agendo in gran parte della Sardegna e del Mediterraneo senza che vi sia un lago ad evidenziarlo».
C. F.
3 - L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 5
fondazione segni
Dati impietosi sulla scuola sarda: è tra le peggiori d’Italia
 
Se l’Italia vanta un suo record negativo per i suoi studenti "somari" nel mondo, la Sardegna deve battersi il petto per il contributo all’abbassamento di quel livello: l’impietoso rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha bocciato la scuola italiana ponendola al 38° posto su 57 paesi di tutto il mondo, raggiunge infatti il livello più basso quando l’analisi scende ad osservare la situazione del sud e delle isole.
Del problema si sono occupate, con un convegno nell’aula magna dell’università, l’associazione Amici di Sassari e la Fondazione Antonio Segni, che hanno chiamato a raccolta esperti e politici, alla ricerca di soluzioni e di strumenti in grado di risollevare le sorti della scuola sarda. «Una scuola a due velocità: la realtà sarda» era appunto il titolo dato alla discussione, che ha evidenziato il contrasto tra le diverse aree d’Italia, come emerge dall’analisi condotta a livello mondiale.
I dati appaiono davvero sconfortanti: se al nord-est gli studenti hanno guadagnato un punteggio di 520 punti, il livello delle isole, con la Sardegna allineata, scende verso il basso collocandosi a 432 punti. Un abisso separa il nord dalla nostra isola, secondo il coordinatore del rapporto Ocse-Pisa e docente di Pedagogia dell’Università di Roma, Bruno Losito, e del professor Mario Branca, dell’Università di Sassari.
Naturalmente lasciando ai tecnici, compreso il sovrintendente scolastico regionale Armando Petrella, gli aspetti strutturali, gli esponenti politici hanno cercato risposte sociali ed economiche al problema. «C’è un sistema che non motiva allo studio», ha sostenuto Antonietta Duce, assessore del Comune di Sassari: «Quando un sistema non dà motivazioni non vengono fuori gli stimoli. Gli studenti sanno che non è dalla scuola che si ricevono le opportunità».
GIUSEPPE FLORENZANO

1 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
La pillola nemica del tumore
I ginecologi universitari: «Basta con i pregiudizi»
 
CAGLIARI. La contraccezione ormonale protegge dal tumore alle ovaie: è questo il risultato di uno studio condotto su trecentomila donne da un’equipe medica britannica e pubblicato sulla rivista Lancet, la bibbia mondiale della medicina.
Non basta: secondo gli epidemiologi di Oxford che hanno effettuato l’indagine, la pillola è anche particolarmente efficace come prevenzione nei confronti del tumore al colon. «Si tratta di un risultato molto importante che speriamo metta fine alla cattiva informazione e alla conseguente scarsa fiducia delle donne e degli stessi medici nei confronti di questo trattamento», ha detto Gian Benedetto Melis, ordinario di ostetricia e ginecologia all’università, aprendo i lavori del congresso dell’associazione ginecologi universitari. «Non va dimenticato - ha continuato - che il tumore ovarico, essendo di difficile diagnosi, è un killer silenzioso spesso scoperto solo quand’è in fase avanzata e che quindi, nonostante le cure di ultima generazione, lascia poche speranze di guarigione». A confermare lo scarso impiego della contraccezione ormonale nel nostro Paese, ci sono i dati: secondo gli ultimi rilevamenti a livello nazionale, solo la Sardegna e la Valle d’Aosta risultano in linea con la media europea.
«Purtroppo la pillola non è molto diffusa in Italia - ha sottolineato Melis -. Nello specifico, solo il 15 per cento delle donne in età fertile utilizza la contraccezione ormonale, contro il 30 per cento delle ragazze europee. Per questo occorre diffondere la fiducia nei confronti non solo di una contraccezione corretta ed efficace, ma anche di una terapia ormonale sostitutiva». Per quanto riguarda l’incidenza di questa patologia, le donne che ogni anno sviluppano un tumore alle ovaie sono cinquemila, e oltre la metà non sopravvive. Gli esperti sono convinti che la terapia ormonale, utilizzata dunque non solo a scopo contraccettivo, possa rappresentare la via da percorrere per prevenire una malattia difficile da individuare. «La protezione potrebbe arrivare fino al 60 o 70 per cento - ha detto Melis -. Questo significa che sei o sette tumori su dieci potrebbero non insorgere grazie all’uso dei contraccettivi ormonali». (p.s.)
2 - La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
CONVEGNO
Calich, progetto su un’oasi da preservare
 
ALGHERO. Si parlerà delle prospettive di utilizzo dello stagno del Calich questa mattina con inizio alle ore 10 a Casa Gioiosa in occasione di un convegno organizzato dal Parco Regionale di Porto Conte sullo specifico tema. L’uso della laguna alla periferia della città sarà affrontato a 360 gradi, partendo dai risvolti di natura ambientale a quelli turistici promozionali.
Un analisi dunque a largo spettro che interesserà le problematiche legate alla biodiversità vegetale, alle specificità naturali insistenti nell’area umida algherese, ma anche delle prospettive legate alla pesca e all’acquacoltura come opportunità produttive. A relazionare sugli specifici temi saranno i docenti universitari delle facoltà di scienze e di agraria dell’ateneo sassarese. A moderare il convegno Nicola Sechi direttore del Dipartimento di Botanica che sarà anche il primo relatore ad aprire i lavori del convegno con un intervento sulla situazione trofica ed ambientale dello stagno. Il secondo intervento riguarderà invece le prospettive di utilizzo con le attività di acquacoltura e a relazionare sarà il ricercatore Antonio Pais del Dipartimento di Scienze Zootecniche sezione Acquicoltura della Facoltà di Agraria. Subito dopo sarà il turno del professor Lorenzo Chessa del medesimo dipartimento di Agraria che invece focalizzerà il suo intervento sulla "struttura del macrozoobenthos dello stagno". Chiuderà i lavori il professor Giuseppe Pulina docente della facoltà di Agraria e attuale direttore generale di Agris, l’agenzia regionale con sede a Bonassai. Il titolo della relazione è «la messa in produzione del Calich e il ruolo di Agris». (s.o.)
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Nell’isola la scuola è in crisi ma cresce la voglia di riscatto
PIER GIORGIO PINNA
 
SASSARI. Tante voci, un coro unanime. La scuola sarda è in difficoltà. I suoi nemici? L’abbandono anticipato di troppi studenti. La scarsa preparazione di numerosi ragazzi. Una razionalizzazione inadeguata. Carenze nell’insegnamento. Tagli ai finanziamenti. Eccessivo accentramento da parte dell’apparato statale. Continue contrazioni nel numero dei docenti e delle classi. Così qualche volta, questa scuola talmente spesso al centro di polemiche e passioni accese, arranca tanto da finire in coda alle graduatorie di valutazione sui risultati, nazionali e internazionali. A cominciare da quelli del rapporto Ocse-Pisa.
L’ultima radiografia su un quadro di frequente desolante è stata fatta ieri sera in un convegno all’università di Sassari. Se più o meno tutti si sono ritrovati d’accordo sull’analisi di fondo, diverse sono apparse le contromisure suggerite per fare superare il gap all’isola. Non solo un confronto tra opinioni differenti, comunque. Dal dibattito sono scaturite nuove notizie sulle prospettive prossime venture. L’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu, ha confermato che a partire da quest’anno e sino al 2012 saranno destinati alle esigenze della scuola sarda 165 milioni. I relatori esperti nelle indagini sulle stime e sul «peso» dei risultati dell’insegnamento hanno ribadito come l’isola non faccia bella figura di fronte ad altre aree d’Italia e d’Europa. Il soprintendente regionale Armando Pietrella ha fatto cenno agli ostacoli operativi, rivelando comunque una riduzione della cosiddetta «dispersione», cioè il fenomeno per il quale troppi ragazzi sardi non concludono gli studi. Dati poco incoraggianti sotto questo profilo sono arrivati in apertura dei lavori dal prorettore Attilio Mastino: «Ci risulta ancora oggi un abbandono pari al 23%. E all’università un ragazzo su tre molla tutto o cambia facoltà dopo il primo anno. Ci sono diffuse e insufficienti competenze nelle lingue straniere, l’inglese su tutte. Ecco perché c’è bisogno di aria fresca e noi come ateneo cerchiamo di realizzare nuove iniziative per favorire una didattica più al passo con i tempi». Concetti ripresi dal presidente dell’associazione Amici di Sassari, il notaio Giovanni Maniga, nel saluto di apertura. E da Mario Segni, in rappresentanza della Fondazione intitolata alla memoria del padre Antonio, altro ente promotore dell’incontro di ieri. Il quale si è detto convinto che dal confronto siano emersi elementi utili per l’avvio d’interventi in grado di arrestare il declino.
Una curva discendente esaminata a fondo dai due relatori. Bruno Losito, coordinatore del rapporto Ocse-Pisa e professore a Roma Tre, ha parlato degli indicatori sul rendimento scolastico dei quindicenni, in funzione delle comparazioni con i Paesi membri dell’organizzazione. «In Italia - ha fra l’altro ricordato - il campione Pisa è costituito da 21.773 studenti (di 806 scuole) che rappresentano circa mezzo milione di adolescenti. In Sardegna è rappresentato da 1390 ragazzi di 55 scuole». Dall’altra relazione svolta da Mario Branca, docente di chimica e fisica all’università di Sassari, sono arrivanti ulteriori e preoccupanti riscontri. Non è esclusivamente l’inchiesta Ocse a dar conto di situazioni tutt’altro che esaltanti (come dimostrato dalla tabella qui accanto). Ci sono parecchi altri indicatori, report e indagini scientifiche sulla stima dei sistemi di conoscenza e apprendimento che conducono nella medesima direzione. «Tra le aree internazionali e nazionali la Sardegna è purtroppo tra i fanalini di coda per quanto riguarda la scuola - ha concluso - E anche nei test d’accesso alle facoltà a numero chiuso l’andamento è negativo rispetto ad altre regioni». La parola, prima del breve dibattito finale, è quindi passata ai politici. O, meglio, alle amministratrici, visto che tutti e tre gli assessori alla Pubblica istruzione (regionale, oltre che per il Comune e la Provincia di Sassari) sono donne. Ma, a parte la volontà di riscatto espressa da tutte loro, l’analisi di fondo non è cambiata di molto.
In pillole, commenti amari e tante speranze. Maria Antonietta Mongiu: «I soldi ci sono. Mancano competenza e consapevolezza d’azione. La Regione finanzia una quantità di attività culturali, ma non sposta il quadro sfavorevole Ocse. Continueremo comunque a investire. Crediamo nella formazione e nell’istruzione». Laura Paoni (Provincia): «Tempi difficili con tanti interogativi aperti. Credo in ogni caso nei processi d’inclusione scolastica, a iniziare dai disabili e dagli stranieri. Ma dobbiamo lavorare per creare altre, più convincenti forme d’apprendimento». Antonietta Duce (Comune): «Non basta progettare soluzioni esclusivamente interne. Lo Stato deve investire di più nelle aree di ristagno economico, garantire a tutti pari opportunità».  

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie