Giovedì 26 giugno 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 giugno 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 20
Università. Massimo Arcangeli guida la facoltà di Lingue
Preside col pallino del cinese: via i fannulloni della didattica
   
Massimo Arcangeli, 47 anni, preside neoeletto di Lingue e letterature straniere dell'università cagliaritana spiega la ricetta per rivoluzionare in tre anni accademici la facoltà di via San Giorgio.
Nel girone dei fannulloni universitari relega quei docenti che «non si dedicano concretamente alla ricerca ma fanno solo didattica». Inaccettabile per chi ha il pallino dell'eccellenza come Massimo Arcangeli, 47 anni, preside neoeletto della facoltà di Lingue e letterature straniere.
L'ANALISI «Oggi c'è la tendenza sempre più diffusa a trasformare l'università in un superliceo. Si tratta, comunque, di un discorso generale». Per quanto riguarda il particolare, il suo microuniverso di via San Giorgio, la ricetta è stata già scritta, punto per punto nel suo programma. Per metterlo in pratica avrà tre anni, che scatteranno a partire dal primo ottobre di quest'anno, in concomitanza con l'avvio dell'anno accademico. A elezione avvenuta, lo scorso 14 maggio, al primo turno con 40 preferenze su 49, con 9 astenuti e quindi nessun voto contrario, Massimo Arcangeli, docente di Linguistica italiana, si prepara a prendere il posto di Ines Loi Corvetto.
DOCENTE IMPARZIALE Noto nel suo ambiente come figura super partes, mai intervenuto a gettare benzina sul fuoco, proseguirà su questa linea, in «una facoltà che, per vari motivi, ha vissuto una serie di vicende conflittuali». In un clima che auspica sereno vorrà dare gambe al suo disegno di internazionalizzazione, tra le priorità, da svilupparsi seguendo tre percorsi. «Prima di tutto intendo istituire una serie di rapporti con le università cinesi, che porterà a uno scambio reciproco di studenti e, perché no, docenti». Il cinese dovrà diventare anche una lingua curriculare. «Abbiamo i mezzi anche per attivare un centro per la certificazione dell'italiano come seconda lingua». Altro obiettivo, ritagliarsi un ruolo attivo nel Progetto per il Mediterraneo, «inserendoci in un programma che ha un'ampia copertura finanziaria, individuando percorsi comuni con Europa e Nordafrica».
I LABORATORI Importantissimo, per Arcangeli, dare vita a laboratori di scrittura. «Gli studenti trovano sempre più difficoltà nell'enunciare un ragionamento, sono più sintetici che analitici. Si deve invece recuperare un pensiero logico e rigoroso». Conseguenza del fin troppo comodo copia e incolla da internet? «Anche. Ci si abitua a pescare blocchi che vengono assemblati in maniera superficiale».
E, infine, un annuncio che piacerà a molti studenti: «Cercheremo di stabilire il maggior numero di appelli possibile». Senza, però, concedere sconti ai fannulloni.
MARIANGELA LAMPIS

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Il tunnel di via Roma bocciato dall’università 
E da luglio il biglietto unico bus-metropolitana 
 
 CAGLIARI. Due le novità su traffico e viabilità. La prima, da martedi 8 luglio ci sarà il biglietto unico per i bus del Ctm e la metro leggera, lo ha deciso l’assessorato regionale ai Trasporti. La seconda novità, riguarda il tunnel di via Roma, progetto pensato dal Comune, e oggi bocciato dalla facoltà di Ingegneria durante un convegno organizzato dal Partito Democratico: «È inutile e costoso. Gli studi preliminari dicono che il rimedio sarà peggio del male».
 ‹‹Il tunnel Non serve. Peggio: ci troviamo di fronte a quei casi in cui il rimedio è peggio della malattia››. Giudizio secco che non ammette repliche, scandito durante l’incontro sulla viabilità organizzato dal Partito democratico. Si dirà: da un’assise politicamente e chiaramente schierata non ci si poteva certo attendere una valutazione positiva. Peccato che la stroncatura dell’ambizioso progetto pensato e sponsorizzato dal sindaco Emilio Floris sia arrivato per bocca di Gianfranco Fancello. Che di tessere politiche, in tasca, non ne ha. In compenso, è un docente della facoltà di Ingegneria e negli ultimi mesi ha trascorso parecchio temo dietro ad una marea di simulazioni, nel tentativo di capire se fosse necessario o meno un intervento così radicale. E costoso: centoventicinque milioni di euro per scavare un tunnel da via Sant’Agostino a viale Colombo. Lunghezza, ottocento metri. Scarsi. Obiettivo dichiarato: snellire il traffico ma, soprattutto, annientare quella cesura che da troppi anni separa il quartiere della Marina dal porto, Vale a dire quelle dodici corsie occupate da auto e bus ed equamente suddivise tra lato porto e lato portici. Ma sul serio, si è chiesto il team di studiosi guidato da Fancello, la soluzione proposta dal Comune è quella più adatta? La risposta, secondo quanto emerge dagli studi, è una sola: un secco no. ‹‹La mole di traffico che ogni giorno si riversa in via Roma non diminuirebbe - ha detto Gianfranco Fancello - anche perché in ogni caso transiterebbe sotto il livello stradale. Il problema però si pone quando prendiamo in considerazione i flussi delle altre strade d’accesso, da via Sant’Agostino a via Bacaredda, oltre che nelle vie adiacenti: in questo caso, assisteremo a un incremento notevole di traffico. Per la precisione, e solo per fare due esempi, si parla di un incremento del 15 per cento in via Sant’Agostino, con punte del 30 in viale Colombo››. La situazione non migliora nemmeno quando gli esperti hanno preso in considerazione i flussi di traffico nel lato portici: ‹‹Ad oggi, nelle ore di punta si toccano picchi di duemilacinquecento automobili al giorno. Con il tunnel - ha aggiunto Fancello - si passerebbe a duemilatrecento. Vale la pena, allora, realizzare un’opera così invasiva per ottenere un risultato del genere? Ricordiamo anche il fatto che non parliamo di un progetto flessibile, da modificare tra qualche anno in base alle esigenze: quando si decide di realizzare un intervento del genere, lo si fa quando si è sicuri che la sua valenza possa mantenersi tale per diversi decenni››. Ma allora, come si risolve un problema che effettivamente esiste? Il gruppo di lavoro messo in piedi da Fancello propone due soluzioni. La prima, più fattibile, prevede il completamento dell’asse mediano fino alla circonvallazione di via San Paolo. La seconda invece prevede interventi sull’asse di Tuvumannu-Tuvixeddu ma anche quella si sa è un’area a rischio. (ps)
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Cagliari
La proposta del Rotary per salvare trenta ettari 
La discarica diventa giardino 
La società Ligesta farà la bonifica e li darà al Comune 
Arriva alla conclusione una polemica tra enti durata quasi vent’anni 
GIANFRANCO NURRA 
 
CARBONIA. Un grande parco naturalistico. O, se si vuole, un “giardino minerario”, uno spazio dove il verde diventerà preminente trasformando a poco a poco le vecchie discariche di materiale sterile. È il futuro di un’area degradata, alle porte della città. È storia di Serbariu.
 Qui, a poca distanza dal cantiere di estrazione del carbone, venivano depositati gli sterili provenienti dal sottosuolo ma anche i rifiuti di laveria. Oggi la discarica è conosciuta come “i formaggini”, due lunghe colline di un chilometri circa ognuna, alte una decina di metri, che occupano complessivamente una superficie di di circa 37 ettari. Dieci sono di proprietà comunale. Gli altri sono di proprietà di Ligestra, la società che è subentrata ad Alumix e Sistemi e Spazio, e saranno donati al Comune dopo la trasformazione.
 A ipotizzare la nuova vita dell’area è un grande progetto dei tre Club Rotary di Cagliari, Iglesias e Carbonia, che hanno deciso di lanciare un concorso di idee per la trasformazione in Ecoparco dell’area delle vecchie discariche, in collaborazione anche con il Parco geominerario, il Comune di Carbonia, l’università di Cagliari.
 Il progetto prevede innanzi tutto un’operazione di recupero ambientale, ma il futuro dell’area appare di più grande importanza. L’idea che guida i promotori del concorso, infatti, prevede la trasformazione dell’area delle discariche in un centro di attrazione a livello regionale per tutti gli studi finalizzati alle bonifiche ambientali, principalmente a quelle di aree minerarie dismesse. In questa visione la struttura di maggiore richiamo appare quella del “Giardino delle Miniere, una struttura che accoglirà specie vegetali in grado di colonizzare e depurare il terreno della discarica. Qui si punterà soprattutto alla messa a dimora di essenze sarde, soprattutto quelle maggiormente metallo tolleranti. Il finanziamento dell’opera, che regalerà alla città un nuovo spazio da vivere, a ridosso dell’area del Centro Italiano del Carbone sarà garantito, oltre che da Ligestra, anche da Comune, Regione e altri enti.
La presentazione del progetto ha anche offerto l’occasione per la scoperta di nuove prospettive. L’ingegnere Giorgio Borgnin ha confermato non solo l’interesse di Ligestra, che possiede 14 milioni di metri quadri di aree nel Comune di Carbonia, alle operazioni di bonifica anche in altre aree, ma anche la consegna al Comune delle aree eventualmente bonificate.
 Una disponibilità che è stata accolta con entusiasmo dal sindaco Tore Cherchi, e che chiuderebbe finalmente venti anni di discussioni e in qualche caso di contrapposizioni con gli enti “eredi” della Mcs, titolari di circa il cinquanta per cento dell’intero territorio comunale.
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno
Gli indicatori dell’isola si discostano dal Sud per il miglior stile di vita 
E si vendono più gioielli 
Preoccupa l’indebitamento delle famiglie sarde 
In perdita l’arredamento e «scompaiono» i prodotti fotografici 
 
 CAGLIARI. Se si esaminano i gruppi di prodotti rilevati dall’Istat si scopre che i beni che hanno venduto meno nel marzo di quest’anno sono l’utensileria per la casa e ferramenta (-3,9%) e i prodotti farmaceutici (-3,9). Poco meno, e quindi con un risultato assolutamento negativo, i prodotti della foto-ottica e le pellicole per macchine fotografiche (-3,3%) superate, però, più che dall’inflazione dal boom del digitale. L’abbigliamento ha subìto un calo del 2,2%, calzature -1,4; mobili e arredamento -2,1%; dotazioni per l’informatica -2,8%; generi casalinghi -1,8; prodotti di profumeria -2%; cartoleria, libri -2%; strumenti musicali -3%; giochi, giocattoli -1,6 per cento. In crescita, invece, i gioielli e orologi (+0,5%). Tra gli spostamenti degli alimentari è rilevante il calo nel consumo del pane (- 7), pasta di semola (- 4,3), latte fresco (- 2,2 per cento), formaggi (-0,4 per cento), vino (- 8,4%), frutta (- 2,6%), verdura (-2,6), olio di semi (- 5,9%), carne bovina (- 4%), e suina (- 4,6%), mentre aumenta la carne di pollo (+ 6,2%), yogurt (+ 4,2%).
 C’è da rilevare che i consumi procapite in Sardegna non sono in linea con quelli del Sud ma sono molto più vicini a quelli della parte più ricca del Paese, il Centronord. Secondo i dati del Crenos, il centro di ricerche diretto da Raffaele Paci, nel 2006 la Sardegna aveva un indice di consumi pari al 93,9 per cento contro l’84,2 del Mezzogiorno e il 108 del Centro Nord.
 E il Crenos sottolinea anche il trend positivo in fatto di consumi che, invece, calano al Nord. La dinamica dei consumi, tra l’altro, non presenta mai quelle fluttuazioni che invece caratterizzano il Pil; quindi il dato negativo di aprile potrebbe essere stato influenzato anche da motivi contingenti.
 La recente relazione della Banca d’Italia, illustrata dal direttore Gioacchino Scembri, ha messo in evidenza il ruolo preponderante della grande distribuzione. Trenta grandi magazzini, 18 ipermercati, 286 supermercati, 234 minimarket e la grandissima distribuzione che la fa da padrona anche in campo finanziario. Per due motivi: 1) la diffusione di carte di credito legate alla stessa catena con il vantaggio di avere casse «dedicate» per saltare la fila ma tassi d’interesse da applicare anche sull’acquisto del pane; 2) la possibilità di «fiancheggiare» finanziariamente qualche agricoltore che fornisce prodotti locali alla catena distributiva e la cui azienda non è in buona salute finanziaria.
 Negli ultimi dieci anni il grado di indebitamento delle famiglie sarde - si legge nella relazione della Banca d’Italia - è considerevolmente aumentato. Il rapporto tra i debiti dei residenti in Sardegna nei confronti delle banche e degli altri intermediari non bancari e il reddito disponibile netto è passato da meno del 22 per cento del 1988 al 42,7 per cento. E qui non è questione dei mutui ma del credito al consumo che, in Sardegna, è più accentuata che nelle altre regioni d’Italia. Un allarme da rimarcare visto l’impoverimento dei redditi e il caro vita che fa calare i consumi dei non alimentari.
 

Questionario e social

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