Lunedì 2 giugno 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 giugno 2008
Rassegna stampa a cura dell'Ufficio stampa e web
Segnalati 3 articoli delle testate giornalistiche L'Unione Sarda e La Nuova Sardegna

1 - L’Unione Sarda
Cultura
Pagina 41
I personaggi Lo studioso protagonista
Maestro Dorfles: "Com'è triste il turismo di massa"
 
Elegante nella sua giacca principe di Galles e scarpe in cuoio inglese, Gillo Dorfles incontra il pubblico del Festarch alle tre del pomeriggio. Orario impossibile, per chi parla e per chi ascolta: «Stavo dormendo, meno male che mi hanno svegliato in tempo per portarmi qui», dichiara subito. Eppure Gillo Dorfles, classe 1910, alla Manifattura Tabacchi era fresco come una rosa. Critico, saggista, artista, docente di Estetica, autore di almeno trenta volumi, laureato in medicina con specializzazione in psichiatria, dottore honoris causa al Politecnico di Milano e alla Uam (Università autonoma metropolitana) di Città del Messico, Accademico onorario di Brera, fondatore nel 1948 - con Gianni Monnet, Atanasio Soldati, Bruno Munari - del Mac (Movimento arte concreta). Infinita la lista dei riconoscimenti nazionali ed internazionali che riempiono il suo curriculum. Dovevano essere in due, i “maestri naturali” invitati a parlare delle loro esperienze, ma l'assenza di Enzo Mari ha convinto Stefano Boeri, direttore artistico con Gianluigi Ricuperati del Festival, a cooptare sul palco un Achille Bonito Oliva in stato di grazia, sapido e partecipativo.
Prima di andar via, ABO ha formulato il seguente bruciante quesito: la moda ha avvelenato l'arte? (risposta, «la moda domina ma essere alla moda è démodé»). In difesa degli stilisti e designers, grandi comunicatori e movieri di molto denaro, insorge subito Fabio Novembre, immaginifico architetto protagonista di un vibrante incontro un paio d'ore prima.
È stato l'uditorio, pertanto, a porre domande all'insigne studioso quasi centenario. In molti gli hanno chiesto della Sardegna, dei suoi ricordi dell'Isola negli anni in cui ha insegnato a Cagliari e della Sardegna del futuro. Lui, garbato e spiritoso e molto più sensato di alcuni degli interlocutori, un po' ha glissato e un po' è entrato nel merito. Sul caso Man, per esempio, si è detto a favore della contestata apertura su Piazza Satta e ne ha approfittato per rivolgere il pensiero a Costantino Nivola, «mio amico e grande scultore». Sui palazzoni di Sant'Elia è stato altrettanto reciso: «Vanno buttati giù». L'idea del Betile è buona ma non vede molti nessi tra arte nuragica e contemporanea. Interpellato poi sul tema conduttore del Festival, ovvero il turismo planetario, dichiara di odiare il turismo di massa («deprecabile e triste») e sostiene che per conoscere un Paese vi ci si deve recare per lavoro, conoscere la lingua e le popolazioni.
Dorfles detesta la globalizzazione, l'indebolimento dell'identità e i luoghi comuni. Festeggiato, accolto con molta simpatia da lettori e cultori, il Professore non soffre di falsa modestia. «In decenni e decenni di carriera non ho mai sbagliato la valutazione di un artista. Sono stato tra i primi a parlare di Lucio Fontana, nei miei articolini. Pare che in molti l'abbiano dimenticato. Altri, che ho considerati mediocri, sono crollati». Bersagliato da ogni sorta di interrogativi, Dorfles non dà soluzioni né ricette né raccomandazioni. Tranne una: coltivare l'ironia. A uno strampalato “È pericoloso nascere sardi?” ribatte sicuro: «È pericoloso nascere».
ALESSANDRA MENESINI
 
Cultura
Pagina 41
Bonito Oliva benedice il Man: «Un gioiello da far crescere»
Festarch si conclude con l'intervento del critico d'arte L'ultima performance: oggi al Poetto un Ctp di cartone
 
Il Man è grande e Bonito Oliva è il suo profeta. Ad aver fretta si può sintetizzare così l'incontro centrale della mattinata di ieri al Festarch, il festival internazionale di architettura organizzato dalla Regione, dalle Università di Cagliari e Sassari e dall'Inarch nell'ex Manifattura Tabacchi di Cagliari. Il più conosciuto (nonché il più narciso, per sua ammissione) dei critici d'arte ha gettato pubblicamente tutto il suo peso a favore del museo nuorese d'arte contemporanea e di quel suo progetto di ampliamento che tanto sta facendo discutere, in Barbagia e non solo.
Insieme con ABO - schierati a sostegno del progetto e del direttore del Man Cristiana Collu - c'erano anche lo scrittore Marcello Fois e l'artista Leonardo Boscani. Il primo è intervenuto a duplice titolo, come intellettuale e come nuorese, a difesa del ritocco alla piazza Satta studiato per dare spazio al museo. Il secondo, da sassarese, sa che cosa significa «avere un museo come il Masedu, che un giorno non funziona perché si è guastato un allarme e il giorno dopo resta chiuso perché i vigili del fuoco hanno da ridire». E quindi lunga vita al Man, alla faccia «dei giochi di potere e di chi pare voglioso di organizzare qualche bella impiccagione» in nome della tutela urbanistica. Meno ruvido ma altrettanto netto Fois: «Sono qui per disubbidire alla regola sarda del  non schierarsi mai . Credo che si possa prendere posizione senza rovinare i rapporti personali tra chi un'opinione e chi ne ha un'altra, e anzi credo che il confronto ci arricchisca». Detto questo, «il sospetto è che il problema a Nuoro non sia né la piazza né l'edificio del museo. Il problema è che il Man, come il festival di Gavoi e la casa editrice Il Maestrale, rappresenta un pugno in faccia a quella politica locale che vive di assistenza e che trasforma il vittimismo in votificio», quella politica «che non voleva la piazza ma un parcheggio» e adesso che la piazza c'è, la tutela «come una vestale, senza capire che questa battaglia di retroguardia serve solo a tutelare qualche infisso in alluminio anodizzato: sarebbe meglio se pensassimo un po' tutti a difendere Tuvixeddu, altro che storie».
Pacati nei toni e tecnici nella sostanza gli interventi degli architetti Gianni Filindeu e Ignazio Caredda, autori del progetto di ampliamento, mentre Cristiana Collu non è intervenuta se non per introdurre rapidamente l'argomento dell'incontro, che era - o sarebbe stato - l'iniziativa artistica “Il tour della vittima”. Un bel tema, ma «la vittima è Cristiana» ha proclamato subito Bonito Oliva, che ha fatto firmare al pubblico della Sala 4 del Festarch una petizione pro Man (per bilanciare il documento anti ampliamento sottoscritto da molti accademici sardi). E mentre il foglio protocollo si copriva di autografi, il critico fissava i punti della sua orazione. Primo: il museo è un gioiello, una creatura preziosa che ha «un fisiologico bisogno» di crescere. Secondo: chi ha dichiarato «questa guerra sorda e sarda» contro il progetto sta alimentando una situazione kafkiana, «con una sentenza da eseguire anche se non se ne conosce la ragione». Terzo: il muro che conterrebbe i nuovi metri quadri del museo «non è un muro fine a se stesso: è un'apertura alla città, può diventare lo schermo cinematografico delle prossime estati nuoresi, per esempio» e soprattutto «che cosa rimpiazzerebbe? qualche finestrella che si affaccia su una piazzetta, un episodio d'architettura di paese».
Quanto all'architettura da metropoli, avrebbe potuto parlarne Rem Koolhaas, una delle stelle previste nel programma di questa seconda edizione di Festarch, ma ieri un contrattempo gli ha impedito di tenere la sua lezione su progettazione e potere politico. Al di là di questa assenza imprevista, il festival si è chiuso ieri sera - ultimo evento l'intervista del giornalista del Tg1 David Sassoli al presidente della Regione Renato Soru sul G8 di La Maddalena - con un bilancio molto positivo. Gli organizzatori ieri hanno comunicato che nei tre giorni e mezzo di incontri e lezioni 40 mila spettatori hanno assistito a circa 70 eventi, con protagonisti dell'architettura come Wolf Prix, Minsuk Cho, Bjarke Ingels (affollatissimo l'incontro di ieri con il talento danese della progettazione), Fabio Novembre, Rudy Ricciotti, François Roche, Italo Rota, Benedetta Tagliabue e il premio “Pritzker” Jacques Herzog. Ai big del tavolo da disegno vanno aggiunti poi i nomi del design, della narrativa, della fotografia e dell'arte che hanno accompagnato gli spettatori tra conferenze, tavole rotonde e “azioni”.
E sembra quasi una coda delle performance artistiche ospitate da Festarch l'iniziativa programmata per stamattina da un gruppo di artisti. Si tratta del progetto  C.P.Topoli , una suggestione di sapore boscaniano (d'altra parte tra gli organizzatori c'è Erik Chevalier, più volte compagno di scorribande creative di Boscani) che prenderà corpo questa mattina alle 10 sulla spiaggia del Poetto, nei pressi del Lido D'Aquila. L'idea è semplice: sulla sabbia verranno sistemati degli scatoloni di cartone, ciascuno arredato da un artista diverso, che costituiranno gli alloggi per clandestini del primo Centro di Permanenza Temporaneo biodegradabile nella storia dell'immigrazione.
Le “unità abitative” personalizzate dai volontari, che già ieri pomeriggio si stavano dando da fare con cartoni ed accessori vari, verranno sistemate in spiaggia per affrontare in modo dissacrante il tema della colandestinità. Una specie di sberleffo artistico al pacchetto sicurezza condensato nella frase di uno dei realizzatori: «Perché nessuno aveva ancora pensato a usare gli scatoloni? Sono perfetti per rispedire la gente direttamente nel Paese di provenienza: basta sigillarli e da Centro Temporaneo di Accoglienza ridiventano pacchi postali». Stamattina in spiaggia verranno resi noti i nomi di tutti gli artisti coinvolti nel progetto. Per ora si sa - dai volantini che circolavano ieri in città - che l'organizzazione è attribuita alla “Immobiliare Costa Pagu”.
CELESTINO TABASSO
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Cultura e Spettacoli
La scienza spiegata ai bambini (ma non solo)
Alla terza edizione giochi, mostre e dibattiti
E mille interrogativi sul futuro del pianeta
 
  ORGOSOLO. All’anfiteatro dell’auditorium, i bambini delle quinte elementari dipingono il murale sull’energia, dall’altra parte, in piazza Caduti, a tenere banco è professor Pietrosky con il coniglio sul cappello, arrivato a Orgosolo con il suo Ludobus Macondo (la ludoteca mobile) a divertire i bambini mentre dispensa dosi di sapere scientifico.
  Dietro il cappello di Pietrosky si nasconde l’ingegner Pietro Olla: a lui e alla sua collaboratrice Olimpia Andreani che cura il riscaldamento teatrale della performance, il compito di spiegare la relazione tra equilibrio e equilibrismo. E allora eccolo il professore matto a fare il giocoliere con abilità circense: si mette la scopa sul naso e a pedala su una ruota sbilenca: risate e molte domande, i bambini si divertono mentre apprendono i fenomeni che stanno alla base della meccanica classica.
  E’ un po’ questo il Festival della scienza di Orgosolo, promosso dall’associazione Viche Viche il collaborazione di Andrea Mameli del Crs4 e l’associazione Googol di Parma, ma anche molto altro. “Alternativa Mente Energia” questo il titolo della terza edizione conclusasi ieri, che ha visto a confronto per tre giorni scienziati della biologia, della fisica e delle tecnologie. Lo hanno fatto attraverso laboratori scientifici e animazione per i piccoli, convegni, conferenze scientifiche, film, spettacoli teatrali, gara poetica e creazione di murales. Un’originale occasione per avvicinarsi alla scienza: «Questa è la cosa a cui teniamo di più - ha spiegato la presidente dell’associazione Viche Viche Rosina Musina - vogliamo che adulti e bambini si avvicinino alle scienze attraverso il coinvolgimento, l’unico modo per far interessare la materia alle persone più refrattarie e ai bambini che attraverso il gioco possono scoprire le basi della scienza. Il festival della scienza in Barbagia vuole essere anche un input per incentivare lo studio delle materie scientifiche all’ università, attualmente in grande sofferenza dal punto di vista delle iscrizioni».
  Un coinvolgimento eccezionale ha guidato il pubblico attraverso le piazze del paese per parlare di fonti energetiche rinnovabili, alternative al petrolio e ai combustibili fossili, il cui sfruttamento crea danni irrimediabili alla salute della Terra. Nella conferenza scientifica, coordinata dal giornalista Roberto Morini, diversi studiosi hanno dato uno spaccato delle varie fonti di energia alternative. Il pianeta stando ai ritmi attuali di consumo ha riserve di energie tradizionali per altri 40 anni. Da questa constatazione è partito l’ingegner Massimo Coraddu nella sua relazione: «L’energia basata sul petrolio e sul gas sta per finire. Bruciare risorse fossili ha prodotto una concentrazione allarmante di gas nell’atmosfera». Occorre studiare alternative. «Il nucleare, di cui si torna a parlare sempre più spesso - continua Coraddu - produce scorie, idem per il carbone, le risorse vento e sole non inquinano, ma consumano territorio (pale eoliche) e hanno costi d’installazione elevati (pannelli solari)». Ci sarebbe il solare termodinamico studiato da Carlo Rubbia: «Richiede alti livelli di tecnologia per abbassare i costi», ha spiegato Pietro Pili del Crs4.
  Il clima e l’effetto serra sono stati i temi introdotti da Pierpaolo Duce del Cnr di Sassari e da Giuseppe Bianco del Sar. Il pomeriggio dei bambini è proseguito nel laboratori in piazza curato da Raffaello Ugo e Ortensia Mereu.
  Per concludere la visita alla casa ecologica, dove piccoli e adulti hanno potuto vedere come si costruisce un’abitazione seguendo i principi del risparmio energetico.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cultura e Spettacoli
La geniale ironia di Gillo Dorfles e il vulcano di idee di Novembre
Il grande critico e intellettuale ha raccontato davanti a un foltissimo uditorio i suoi ricordi della Sardegna rispondendo alle domande del pubblico e di Bonito Oliva
 
 Parola di Gillo Dorfles... Si, proprio come si intitola l’ultimo tassello, appena sformato per i tipi di Allemandi (coautore Paolo Priolo, in libreria a 9 euro) della sterminata bibliografia di questo splendido giovane di 98 anni, grande maestro di estetica che domenica, nella terza giornata di Festarch ad un orario impossibile, le tre del pomeriggio, ha avuto un motto, un consiglio, un aforisma per tutti all’interno di un caotico e divertente helzapoppin dell’intervista. Introdotto da un altro guru per eccellenza, come il critico d’arte Achille Bonito Oliva, condotto da Stefano Boeri e sfumato via via in una sorta di microfono aperto che, nonostante qualche incidente di percorso, ha consegnato a un uditorio foltissimo - che aveva accolto Dorfles come una popstar - una lezione di vita e umanità da non scordare. Viatico necessario alla delusione per l’assenza di Rem Koolhaas, definitivamente cancellato dal programma per indisposizione, e all’altra assenza del celebre artista Enzo Mari. Così, a un pigia pigia di varia umanità, dall’amico dei tempi andati all’ex collega di Università, dall’artista al giovane filosofo, è tutta una gara per cercare di strappare un segreto di vita, una illuminazione a qualcuno che nel mondo ha visto tutto.
  Dorfles, il volto scolpito come quello di un anziano capo Sioux, impeccabile nel caldo afoso, nella sua camicia a quadrettini color ocra, la cravatta e due occhiali scuri da ultimo degli esistenzialisti, sfodera una tranquillità zen invidiabile nelle sue fulminanti risposte ricche di salutare ironia («gli uomini che ne sono privi sono destinati al naufragio di se stessi») o ad amarcord di disarmante semplicità. Come quelli legati alla Sardegna (Dorfles fu docente all’Università cagliaritana). «Il mio rapporto con questa isola non è legato alla frequentazione della Costa Smeralda, ma di posti come Ostuni, Orani, Bitti e i suoi meravigliosi terrazzini di ferro istoriato. E poi Oristano. Essere sardi è un fatto molto peculiare. Siatene fieri. Questa non è una provincia dell’Italia ma un piccolo continente. Sono contrario alla globalizzazione e penso che ogni regione dovrebbe conservare la propria identità. Vi immaginate una Sartiglia trasferita da qualche altra parte o le sebadas fabbricate a New York? Che tristezza!».
  Cagliari. «Ho alloggiato per quattro anni all’hotel Jolly e passavo ogni giorno davanti a questo bellissimo luogo della Manifattura per andare al molo per la mia passeggiata preferita. Fortunatamente molto è rimasto ancora come era. Ma tante cose andrebbero fatte e cambiate. A Sant’Elia per esempio ho scoperto quelle orribili case popolari che hanno rovinato un posto bellissimo. Andrebbero distrutte e ricostruite, quell’area trasformata in una zona elegante e redditizia: diventerebbe un magnifico rione. Per fortuna non è stato rovinato lo stagno con il mio nome e il lungomare».
  Betile. «Giusto risollevare l’arte nuragica dall’oblio e avere un museo di arte contemporanea. Spazi come quelli della Cittadella o della Galleria non sono più adeguati. Farlo è la cosa migliore».
  Nuoro. «Il Man se verrà risistemato come si deve può essere un esempio. La piazza dedicata a Nivola, uomo straordinario e grande scultore: se si riesce a salvare le sculture si potrà fare uno dei più importanti musei sardi».
  Artisti sardi. «Ho il ricordo vivo di Rosanna Rossi (seduta accanto a lui ndr.) Antonio Casula, Gaetano Brundu che ho frequentato a lungo e mi sono cari, come Italo Antico».
  A Oliva che gli chiedeva una riflessione sul futurismo come movimento che ha avvicinato l’arte alla vita. «Il futurismo ha tenuto conto della moda. Balla, Depero furono i primi a sviluppare quel rapporto tra Moda e Arte che oggi domina così tanto. Ma una signora che voglia essere elegante, oggi, dovrebbe essere demodè».
  Infine il turismo, tema di questo Festarch. «Una delle cose di cui mi vergogno è che qualcuno mi consideri turista. Purtroppo sono necessari... L’Italia, paese d’arte, una volta al primo posto è al quarto o quinto: è una vergogna».
  Contraltare contemporaneo alla grandezza iconica di uno come Dorfles è stato ieri mattina il giovane e vulcanico designer Fabio Novembre autore di una lezione performativa incalzante. Uomo dell’Hic et nunc, l’artista milanese è un crogiuolo di idee e concetti mostrati lungo il suo teatralissimo live act. Cita Beckett e Jovanotti, parla di ecologia ambientale e umana, aprendo spazi di riflessione e facendo entrare tanta e salutare aria fresca. Anche in un mondo che - e Festarch, che ieri con Renato Soru ha chiuso i battenti, lo ha dimostrato con un programma molto vivace - per scelta esistenziale e programmatica sceglie di rinnovarsi continuamente.
Walter Porcedda
 
 

Questionario e social

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