Sabato 3 maggio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 maggio 2008
Rassegna stampa a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
1 – L’Unione Sarda
Prov Ogliastra Pagina 27
Lanusei
Petizione per dedicare una piazza al ricercatore Giuseppe Pilia
 
I concittadini vogliono dedicargli un pezzetto di quella cittadina che lui ha sempre dimostrato di conservare nel cuore. Sono già centinaia le firme dei cittadini che chiedono al sindaco di Lanusei di dedicare una via o una piazza al compianto Giuseppe Pilia, il giovane ricercatore lanuseino scomparso tre anni fa. Pilia fu l’ideatore e il fondatore di ProgeNia, il progetto di ricerca genetica che ha reso famose Lanusei e l’Ogliastra negli ambienti scientifici di tutto il mondo. «Chiediamo alla Giunta - scrivono i promotori della petizione - di intitolare una via o una piazza di una certa importanza al compianto professore Giuseppe Pilia che, con i suoi studi e ricerche nel campo ella medicina, si è distinto nel mondo scientifico nazionale e internazionale, dando lustro alla nostra comunità». Tra le firme in calce alla richiesta quella di Antioco Piseddu, vescovo d’Ogliastra, e Bruno Palmas, direttore generale della Asl di Lanusei.
Nato il 4 marzo 1962, Giuseppe Pilia, dopo la laurea in medicina, iniziò la sua carriera di ricercatore nel 1987 sotto l’ala protettrice di Antonio Cao. Dopo un anno all’Istituto di Genetica del Cnr di Napoli, si trasferì per cinque negli Stati Uniti, a Saint Louis, dove conobbe David Schlessinger, una conoscenza determinante per l’avvio della collaborazione con l’Istituto nazionale per l’invecchiamento (Nia) che avrebbe, in seguito, finanziato interamente il progetto di ricerca genetica in Ogliastra. L’attaccamento di Giuseppe al suo paese d’origine è testimoniato da un particolare curioso: quando lavorava negli Usa, aveva un’auto con la targa personalizzata “Lanu6”. Fu lo stesso attaccamento che portò Giuseppe a convincere Antonio Cao a stabilire a Lanusei la base per il progetto di ricerca genetica che avevano in mente. Nacque così ProgeNia, un progetto che ha portato l’Ogliastra sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo. ( f.m. )
2 – L’Unione Sarda
Sabato Pagina 31
Che significato hanno le statue giganti di guerrieri ritrovate in una necropoli nuragica a Monte Prama, vicino a Cabras e attualmente in fase di restauro a Sassari? Perché per tanti anni sono state circondate dal mistero? Ecco le ipotesi dell’archeologo Carlo Tronchetti che partecipò al ritrovamento: «Siamo di fronte a un particolare tipo di necropoli in cui viene glorificato un clan familiare aristocratico che si qualifica con i segni del valore militare e della religione» I guardiani di pietra
di CARLO TRONCHETTI
 
Sulla grande statuaria nuragica in pietra di Monte Prama, soprattutto negli ultimi anni, si è scritto molto, direi anche troppo, e spesso a sproposito. Ma in occasione del restauro dei frammenti di statue che ci sono rimasti non sarà inutile ripercorrere velocemente la vicenda e presentare l’interpretazione da dare a questo straordinario episodio della protostoria sarda. Tutto nasce dal ritrovamento causale di alcuni frammenti, fra cui una testa, nel 1974, cui seguì un primo intervento esplorativo di scavo condotto da Giovanni Lilliu con alcuni docenti e laureati dell’Università cagliaritana, che portò al recupero di un torso. Nel 1977 ancora un ritrovamento fortuito durante l’aratura dette il motivo per uno scavo più prolungato, condotto da Maria Luisa Ferrarese Ceruti e da me nel dicembre del 1977. I risultati furono tali che nel 1979, ottenuti i necessari finanziamenti, fu effettuato lo scavo integrale dell’accumulo delle statue e della necropoli che queste ricoprivano, che ebbi la fortuna (e l’onere) di realizzare in prima persona. I pezzi più significativi, assieme a parte dei più vecchi ritrovamenti, furono restaurati ed esposti dal 1980. E qui ci troviamo dinanzi ad uno dei "misteri" di Monte Prama. quello, divulgato su tanta stampa e televisione, che concerne l’"occultamento" delle statue. In realtà una parte, sia pure piccola, dei resti è sempre stata esposta nella sale del Museo cagliaritano, non solo, ma ha anche circolato in Italia ed Europa in diverse Mostre, tra cui piace ricordare "Sardegna Archeologica. I nuraghi a Milano" del 1985, realizzata dal Comune di Milano con la sponsorizzazione della Regione Sardegna e l’edizione di un bel catalogo in cui era presentata per la prima volta la ricostruzione grafica di due statue.
Questo eccezionale ritrovamento non è stato, quindi, mai nascosto, e del resto non si capisce il motivo per cui un archeologo che compie una scoperta così sensazionale debba poi occultarla. Il primo "mistero" di Monte Prama così scompare nel nulla. L’altro "giallo", quello del suo significato, è un mistero come tutti quelli che avvolgono le scoperte archeologiche un po’ fuori da normale. Bisogna lavorarci sopra, studiare, confrontarsi ed infine proporre ipotesi interpretative logiche e coerenti, anche basandoci su quello che conosciamo in altre zone del Mediterraneo. Ma quale potrebbe essere il significato della statuaria di Monte Prama e della necropoli su cui giacevano le statue al momento del ritrovamento? Argomenti su cui da tempo gli studiosi si confrontano con diverse ipotesi. Ecco la mia interpretazione alla luce di molti anni di ricerche e confronti.
 
La necropoli si trova situata alla base del pendio di un colle, lungo una depressione regolarizzata, ed è composta da uno spazio ben delimitato che comprende 30 tombe cui ne sono state aggiunte tre spostate dall’allineamento perchè adiacente a Nord si trovava un’altra necropoli più antica. I frammenti sono stati trovati accumulati nella discarica e si riferiscono a statue di diverse dimensioni e tipologie: arcieri in atteggiamento di orante, figure di armati con scudo, pugilatori che si coprono la testa con lo scudo; poi modelli di nuraghi semplici e complessi, e betili. Le tombe erano senza corredo; solo nel caso della tomba 25 si può pensare ad un oggetto di corredo, essendosi ritrovato un sigillo scaraboide databile nei decenni finali dell’VIII sec. a.C.. Le tombe sono a pozzetto coperte da una lastra in arenaria gessosa chiara, e con lo stesso materiale sono realizzate le statue. Queste e le tombe sono sicuramente connesse. Oltre ad essere della stessa pietra, i frammenti di statuaria (oltre 4.000) sono stati trovati accatastati esattamente sopra le tombe. La mia interpretazione è che siamo di fronte a un particolare tipo di necropoli in cui viene glorificato un clan familiare, un gruppo aristocratico che si qualifica con i segni del valore militare (arcieri), della religione (pugilatori), del legame religioso con il centro ideologico del potere (modelli di nuraghe) e si riallaccia alla mitica e passata età dell’oro, con i betili collegati alle vecchie tombe di giganti, le tombe degli antenati eroizzati, alle quali forse allude anche la forma stessa, allungata, della necropoli.
Quella presentata e ricostruita nella necropoli è una tipologia di ostentazione che si colloca correttamente inquadrata nel fenomeno culturale definito orientalizzante, diffuso in tutto il Mediterraneo, con la piena affermazione di gruppi familiari egemoni allargati. Per la datazione io sarei propenso a collocarla genericamente in questo periodo orientalizzante, che inizia nello scorcio terminale dell’VIII secolo e comprende poi il VII, senza poter essere maggiormente precisi. La mia impressione, è che l’episodio di Monte Prama si possa meglio inquadrare nei decenni iniziali dell’orientalizzante, quando si sono consolidati i rapporti con i Fenici di Tharros. È sicuramente da Tharros che giungono in importanti centri politici e religiosi tardo-nuragici oggetti di grande prestigio, come i torcieri ciprioti bronzei, datati tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII sec. a.C., del nuraghe S’Uraki di San Vero Milis e dal grande santuario di Sorradile. Ed inversamente nello stesso tempo troviamo a Tharros, nell’ambito della necropoli fenicia arcaica, la testimonianza della sepoltura di individui di stirpe nuragica in posizione di prestigio, rivelataci da oggetti come le "faretrine" bronzee. Il fenomeno di inurbamento di Sardi presso i centri fenici, e di Fenici presso comunità sarde, è ormai ben accertato in diverse parti dell’isola, e ci indica chiaramente come i rapporti tra le due popolazioni fossero di pacifica e reciprocamente proficua convivenza. Ma questa convivenza pacifica non vuole dire passiva accettazione dei Sardi di ciò che le genti fenicie apportavano: al contrario! Gli stimoli e gli influssi vengono rielaborati nell’isola secondo la propria specifica tradizione culturale, come mostrano palesemente le statue: l’ideologia della grande statua onoraria viene dall’esterno, ma le raffigurazioni sono puramente locali, derivate strettamente dalla produzione dei bronzetti, come puramente sardi sono i valori che la necropoli e la statuaria connessa esprimono.
I Fenici sono portatori nell’isola di una cultura di tipo urbano, con una forte e consolidata organizzazione sociale e del lavoro, con i suoi valori, che viene in contatto con la cultura ed organizzazione sociale sarda; questa risponde, a Monte Prama, con l’orgogliosa ostentazione dei propri specifici e peculiari valori: quelli della virtù guerriera, della virtù religiosa, dello stretto legame con la propria terra e con i propri mitici antenati eroizzati.
3 – L’Unione Sarda
Iglesias Pagina 27
turismo
Da Masua a Porto Flavia in treno sulla vecchia ferrovia mineraria
 
Ripristinare la vecchia ferrovia che collegava Masua con Porto Flavia e rimettere in sicurezza tutta l’area del sito minerario. Il Consorzio del Parco Geominerario ha affidato all’istituto di architettura dell’Università di Cagliari il progetto per trasformare la zona di Porto Flavia e avviare finalmente un piano di intervento per valorizzare l’area in chiave turistica. Ne hanno parlato nei giorni scorsi Giampiero Pinna (commissario del Geoparco) e Luciano Otelli.
«Questo progetto - hanno detto - prevede il coinvolgimento dell’Igea per quanto riguarda la messa in sicurezza dell’area e del Comune per la gestione. Crediamo che lo sviluppo turistico di Porto Flavia debba necessariamente passare attraverso una serie di passaggi. In primo luogo il ripristino della vecchia ferrovia che collegava Masua con la galleria. In questo modo i turisti potranno raggiungere il sito minerario su un trenino. La strada, attualmente utilizzata dalle auto, verrebbe chiusa al traffico e utilizzata solo in caso di emergenze o per ragioni di servizio». Il Geoparco ha individuato anche l’area dove dovrebbero sorgere nuovi servizi turistici e strutture ricettive.
Il progetto prevede anche diversi interventi sul fronte della sicurezza. Da qualche mese non è possibile accedere al sito a causa di una frana. Giampiero Pinna e Luciano Otelli sono convinti che risolvere i problemi legati agli smottamenti siano necessari interventi con l’utilizzo di tecniche alpine. Per questa ragione è stato coinvolto anche il Politecnico di Torino. Gli esperti piemontesi tengono sotto controllo tutto l’arco alpino e conoscono le tecniche per mettere in sicurezza le pareti rocciose. «Anche nell’area di Porto Flavia - dice Otelli - si può intervenire con bullonamenti e con la rimozione dei massi pericolanti. Inoltre è necessario un monitoraggio periodico». 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cagliari
LA STORIA 
La prima bozza fu dell’80 
 
IGLESIAS. Il primo piano particolareggiato per il centro storico cittadino è stato redatto all’inizio degli anni ottanta da Pasquale Mistretta e rivisto nell’89. Quelle regole sono state in parte riviste nel corso del 2007 perché il piano era da adeguare alle norme contenute nel piano paesaggistico regionale: non avendo piano urbanistico comunale, infatti, la città rischiava di non poter autorizzare alcun intervento nel centro storico in quanto si sarebbe basato su direttive non più attuabili. Così lo scorso anno è stato ri-perimetrato il centro storico, con l’inclusione delle mura medievali (che in qualche parte non rientravano) e di alcune parti delle frazioni di Nebida e San Benedetto e dopo è stato predisposto il “manuale per la riqualificazione urbanistica”. È un breve documento che in poco più di trenta capitoli individua una serie di punti critici che tormentano ogni centro storico e stabilisce delle regole di buon senso per salvare gli antichi palazzi da elementi fuori luogo o veri e propri orrori.
 Le facciate, innanzitutto, vanno preservate da effetti psichedelici, dunque è consentito l’uso di un solo colore per tutte le facce del palazzo e l’unico vezzo concesso è uno zoccolo in pietra che non superi i 70 centimetri di altezza. È stata individuata una tavolozza di colori dalla quale si può prescindere solo se l’intonaco originario della casa, ancora visibile, è diverso da quelli in campionario. E altre prescrizioni in dettaglio su tutti gli interventi. (ls)
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
Assegnata dalla Banca di Sassari a Francesco Tronci 
Da Isili ad Harvard con una borsa di studio 
 
 SASSARI. Nel nome di Claudio Battaglia, dirigente della divisione Consumer della Banca di Sassari scomparso un anno fa, Francesco Tronci di Isili, laureato in Ingegneria gestionale, sbarcherà alla prestigiosa università statunitense di Harvard. Il giovane dottore in materie economiche (compirà 27 anni il 31 maggio), allievo di talento nell’ateneo lombardo Luic di Castellanza dopo la maturità scientifica a Isili, è stato prescelto unanimemente per la borsa di studio della Banca di Sassari intitolata in memoria di Claudio Battaglia, assegnata ieri in un incontro alla Direzione generale dell’istituto di credito in viale Mancini. Presenti, con diversi componenti del Consiglio di amministrazione della Banca di Sassari, Giulio Castagnoli, responsabile dell’area retail della Bper, la vedova di Claudio Battaglia e il laureato destinatario della borsa di studio di 25mila euro per un master in Business Administration.
 «Per noi questo è, allo stesso tempo, un momento di commozione e di festa nel ricordo di un indimenticabile collega come Gianni Battaglia - ha detto il direttore generale della Banca di Sassari, Paolo Gianni Porcu - Diamo l’opportunità a un giovane sardo di coronare parte di un sogno». Un augurio ripreso anche dal professor Giovanni Palmieri. «L’auspicio è che il vincitore della borsa di studio, ricevendo il testimone da Claudio Battaglia, possa in futuro riportare la sua esperienza al servizio e per la crescita della nostra realtà», ha detto il vicepresidente della Banca di Sassari. Giulio Castagnoli, della Banca Popolare Emilia Romagna, si è soffermato sulle qualità di Claudio Battaglia, che in tre anni, dal 2004 al 2007, ha sviluppato programmi trainanti nel comparto del credito al consumo.
 Giorgio Lippi, direttore della divisione Consumer della Banca di Sassari, ha tenuto a sottolineare l’occasione meritata dal vincitore della borsa di studio. «Harvard è una delle prime università al mondo, con un grande prestigio soprattutto in Economia. Pochissimi italiani hanno l’opportunità di frequentarla - ha puntualizzato Lippi - Il vincitore della nostra borsa di studio è pronto a rimettersi in gioco e studiare altri due anni per acquisire ulteriori e preziose conoscenze». «Sono veramente grato ed entusiasta per l’opportunità che mi viene offerta e spero di onorarla adeguatamente, con il necessario spirito di sacrificio, considerando che una retta ad Harvard, per due anni, è di circa 30mila euro - ha dichiarato Tronci - La borsa di studio per il master è una una forte motivazione dopo le esperienze post-laurea che ho fatto, ad esempio, in Canada».

Questionario e social

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