Domenica 27 aprile 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 aprile 2008

RASSEGNA QUOTIDIANA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA E WEB
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna


L’UNIONE SARDA
1 - L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 42

I nomi
Geni in erba, questa la pattuglia


Trentacinque ammessi alle finali nazionali del Campionato dei giochi matematici più una studentessa che volerà a Mirabilandia per le finali del Torneo internazionale Kangourou. La pattuglia del Sulcis è nutrita e gareggerà nelle varie categorie.
Cominciano dal campionato internazionale organizzato dall’Università Bocconi di Milano. Nella categoria C1 (prima e seconda media) sono in gara per l’Istituto Comprensivo Don Milani di Carbonia Maria Rita Alimonda, Elisabetta Ledda, Daniela Fois, Davide Senis e Gabriele Miali, per il Fermi-Mannai di Sant’Antioco Andrea Corongiu e Alessandro Schifino, per il Marconi di San Giovanni Suergiu Davide Deidda, Marco Marras, Gianluca Collu ed Emanuel Massa. Per le medie di Cortoghiana Michela Cani, Mara Stagno e Matteo Cabiddu. Per la Satta-Pascoli di Carbonia Danilo Selis e Alessandro Carlini, per l’Istituto Comprensivo di Calasetta Caterina Biggio e Maria Aste, per le medie di Narcao Giacomo Serra. Nella categoria C2 (terza media e prima superiore) i vincitori delle selezioni regionali sono Riccardo Murgia (Narcao), Federico Pisanu, Mattia Rossi, Francesco Di Marino, Silvia Cacciarru, Stefano Spina e Alessandro Pintus (Satta-Pascoli), Michela Pinna (San Giovanni Suergiu) e Vanessa Sias (Don Milani). Nella sezione L1 (dalla seconda alla quarta superiore) in gara Simone Scarpa (Nautico di Carloforte), Lorenzo Ibba (liceo Gramsci-Amaldi Carbonia), Alessio Strano e Davide Maringiò (Istituto tecnico Angioy di Carbonia). Per la categoria L2 (quinta superiore e biennio universitario) Valerio Valdes e Martina Cau del liceo Grasmci-Amaldi. nalla sezione Grande Pubblico (non studenti) Alessio Mulas di Carbonia. L’unica finalista sarda (su 20 mila partecipanti) ai Kangourou della matematica è Maria Rita Alimonda, della Don Milani. (a. s.) 


2 - L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 42

Provengono dalla provincia di Carbonia Iglesias 35 degli 80 studenti sardi ammessi alla finale nazionale
Sulcis, piccoli Pitagora crescono
Record di risultati alle Olimpiadi di matematica


Olimpiadi di matematica: gli studenti delle scuole del Sulcis hanno sbaragliato il campo conquistando ben 35 degli 8o posti utili per partecipare alle finali nazionali in programma a maggio. Così la terra delle miniere si conferma la fucina dei Pitagora in erba.
La matematica, nel Sulcis, è una certezza. È la garanzia che schiere di studenti, dalla prima media al biennio universitario, potrebbero essere dei Pitagora in erba nella terra del carbone. Primeggiano nei concorsi nazionali e internazionali con una facilità disarmante. Come se per lunghi decenni la disciplina indigesta a generazioni di scolari avesse covato piccoli geni le cui capacità sono esplose tutte in una volta. Ma se in matematica esistono le varianti, è la testimonianza invece di una costante assoluta il risultato che sono stati capaci di ottenere i trentacinque studenti del territorio classificatisi alle finali del quindicesimo Campionato internazionale dei giochi matematici organizzati dall’Università Bocconi di Milano per conto del Centro ricerche Pristem Eleusi.
L’IMPRESA Ormai non si può più parlare di exploit. L’impresa è una conferma «della grande attenzione per la matematica da parte delle nostre scuole - spiega Sebastiano Alimonda, insegnante presso l’istituto Comprensivo Don Milani di Carbonia - al punto che anche da Cagliari si affidano spesso al nostro gruppo di lavoro». Carbonia, Sant’Antioco, Narcao, Calasetta, Carloforte, San Giovanni Suergiu: questi i centri da cui provengono i trentacinque studenti, sugli ottanta sardi, che il 17 maggio voleranno nel capoluogo lombardo per le finali. Quasi il 50 per cento della pattuglia isolana proviene dal Sulcis. E la percentuale diventa ancor più consistente in alcune categorie, come quella riservata agli scolari delle scuole medie: su trentasette finalisti, venti appartengono a questo territorio.
IL RECORD Con un piccolo record nel record: sei studiano alla Don Milani. Parlando di un’altra competizione, pur sempre di matematica, è notevole anche l’accesso alla finale conquistata dalla studentessa Maria Rita Alimonda, proprio di quest’ultima scuola, che ha contestualmente partecipato al Kangourou, torneo mondiale che consiste nella risoluzione di problemi a risposta multipla. Ha superato le selezioni piazzandosi seconda in campo nazionale su ventimila concorrenti. E nelle scuole che annoverano i piccoli Einstein cresce l’attesa per le finali di metà maggio. Un’attesa che i protagonisti vivono con la spensieratezza della loro età, tentando di spiegare da dove nasca questa predilezione per i numeri.
LE FINALI L’interpretazione più singolare è forse quella di Vanessa Sias, 13 anni: «La matematica è poesia proprio perché i problemi sono spesso complicati, quindi misteriosi e affascinanti». E lo dice mentre il padre, Adriano Sias, operaio di Carbonia, le sta affianco senza nascondere un «grande orgoglio non solo per mia figlia - dice - ma per tutti i ragazzini come lei, il futuro su cui investire con piacere». Ma se nelle scuole del territorio lo studio dei numeri e delle applicazioni connesse piace sempre più, lo si deve forse «ai nuovi procedimenti che hanno instaurato un rapporto amichevole con la materia - precisa professor Alimonda - e non più solo nozionistico». Un nuovo modo di avvicinare gli studenti alla matematica messo in atto da insegnanti spesso illuminati, anche attraverso la partecipazione a tamburo battente a tutti i tornei e a concorsi in circolazione. Più che una scommessa, una scelta ragionata.
ANDREA SCANO


LA NUOVA SARDEGNA
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Fatto del giorno

di Eugenia Tognotti

Sanità: la crisi è nella politica
La difficile integrazione dell’azienda ospedale-università di Sassari
A un anno dalla delibera istitutiva non è chiara la strada da percorrere




Ad un anno esatto dalla delibera istitutiva da parte della Giunta regionale dell’azienda ospedaliera-universitaria di Sassari, cui è affidato il cruciale e difficile compito di integrare armoniosamente ricerca scientifica, insegnamento clinico, cura dei malati. E a circa due dal varo del piano sanitario regionale, arrivato dopo un’attesa di vent’anni, non sembra incongruo, né prematuro, chiedersi dove va la sanità sassarese, storicamente caratterizzata dalla presenza di due componenti, quella universitaria e quella ospedaliera, che hanno espresso qualità ed eccellenze, prima che il degrado e l’invecchiamento delle strutture ne condizionassero la resa.
E questo pur tra contrasti, anche aspri, cominciati praticamente - e non solo a Sassari - nel 1890, all’indomani della contestata legge sulle Opere Pie, che sanciva l’obbligo per gli ospedali presenti nelle città, sedi di Facoltà medico-chirurgiche «di fornire i locali e di lasciare a disposizione malati e cadaveri per l insegnamento». Nuovi conflitti emersero dopo la legge 10 febbraio 1924, che clinicizzava gli ospedali.
Ma lo scenario che si sta delineando presenta molte ombre e dovrebbe inquietare le forze politiche e sociali, poste di fronte all’incontestabile realtà del progressivo impoverimento e perdita di ruolo del territorio di cui è un indicatore - di certo tra i più rilevanti - il mancato rilancio del polo sanitario, che, secondo le promesse, doveva essere il secondo in Sardegna. Il più importante del nord dell’isola.
Le cronache di questo giornale danno conto, quasi quotidianamente, dell’inadeguatezza e delle antiche carenze di alcune strutture universitarie, alcune delle quali ancora caratterizzate dall’ottocentesco modello a padiglioni, nemico di ogni razionalizzazione. Una cosa cui non possono certo ovviare la buona volontà e l’impegno, ancorché continuo, dei singoli amministratori e dirigenti. Altre realtà emergono per contrasto.
Nel territorio dell’ex provincia di Sassari, svetterà a breve Olbia, con l’avveniristico blocco clinico ospedaliero della Fondazione San Raffaele che sta realizzando - con una spesa di 60 milioni di euro - un edificio ospedaliero articolato su sette livelli e provvisto di 150-180 posti letto. Non è necessario essere degli indovini per prevedere che la presenza, in quella struttura, di un’offerta in ambiti quali la nefro-urologia (con indirizzo oncologico) e della chirurgia vascolare che sarà in grado di attrarre pazienti dalla stessa Sassari, invertendo un percorso di cura sulla traiettoria Olbia-Sassari, vecchia di un secolo.
Somme rilevanti sono state stanziate per gli ospedali di Alghero, San Gavino e Cagliari, mentre nel bilancio pluriennale sono disponibili risorse per 25 milioni di euro, destinati ad interventi di completamento di nuove strutture ospedaliere, a ristrutturazioni e messa a norma degli impianti. E, ancora, ad acquisizione di tecnologie più moderne e ad attrezzature, apparecchiature e arredi per nuovi reparti ospedalieri.
In questa re-distribuzione, l’Azienda mista sassarese sembra avere la parte della cenerentola. Un cattivo segnale per quello che significa anche per la ricerca e la formazione e che- unito a tanti altri non apre davvero il cuore alla speranza per il futuro di questo territorio.

4 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano

Ateneo a rischio per carenza di fondi, vertice con la commissione regionale

ORISTANO. Gli allarmi si sprecano. L’università oristanese è in pericolo, ma in questi ultimi giorni l’intero mondo che vi gravita attorno sembra aver iniziato una mobilitazione senza precednti per evitare che l’ateneo si ritrovi gambe all’aria dopo oltre un decennio di vita.
Nei giorni scorsi c’era stato l’incontro degli studenti col presidente della giunta regionale Renato Soru, che aveva ribadito ancora una volta l’impegno della Regione lanciando però un monito ai politici locali e nazionali, chiedendo che ognuno si assuma le proprie responsabilità per garantire i corsi delle sedi decentrate.
Parole che avevano lasciato soddisfatti i rappresentanti degli studenti, e che avranno sicuramente un seguito per lo meno nel grado d’interesse del mondo politico. Il quale peraltro del problema si era già occupato nelle settimane passate, quando il consigliere regionale di Forza Italia, Oscar Cherchi, aveva presentato un’interrogazione sul paventato rischio di chiusura.
Ecco che il caso è quindi finito all’attenzione della commissione regionale alla Cultura. Sono stati i consiglieri azzurri Oscar Cherchi e Carlo Sanjust ad affrontare la questione e a sottolineare la necessità di maggiore attenzione e investimenti per le sedi decentrate, sollecitando un intervento deciso per trovare una soluzione.
Mercoledì la commissione incontrerà i rappresentanti del Consorzio Uno che da circa dieci anni gestiscono i corsi universitari in città, l’occasione giusta per ascoltare le loro ragioni, per avere anche un quadro dettagliato della situazione e uno spaccato della realtà universitaria oristanese.
Già nei mesi scorsi era stato paventato il rischio di una chiusura o della soppressione di alcuni corsi, in particolare dopo i tagli della Finanziaria regionale che ammontavano a circa quattro milioni di euro.
Ora la preoccupazione cresce, anche se le parole che il presidente Soru ha pronunciato davanti agli studenti nei giorni scorsi hanno fatto ritornare il sereno. Resta però il fatto che lo stesso presidente della giunta ha ribadito la necessità di investire e di migliorare l’offerta formativa delle università di Cagliari e Sassari per fare di esse dei poli di eccellenza.
Soru aveva poi ribadito che da parte della Regione arriverebbe il massimo impegno qualora le due sedi principali decidessero di puntare sul decentramento dei corsi di laurea. Insomma, non sono tempi in cui sorridere troppo, nonostante l’università oristanese ospiti cinque corsi (Economia e gestione dei servizi turistici; Biotecnologie industriali; Viticoltura ed enologia; Tecnologie alimentari; Archeologia subacquea) seguiti da oltre 640 studenti, di cui 193 matricole. I laureati sono 318 e di loro il 48% ha trovato lavoro.



5 - La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Cagliari

«La Provincia discuta subito dell’Università»
Il gruppo dell’Udc chiede la convocazione urgente del consiglio


IGLESIAS. Convocazione urgente del consiglio provinciale per discutere sui nodi dell’università del Sulcis Iglesiente. La richiesta è del gruppo dell’Udc, che ha espresso «preoccupazione e dissenso» sulla chiusura del corso di Ingegneria ambientale appresa attraverso le recenti dichiarazioni del professor Piccaluga e determinata dal decreto ministeriale sul riordino del sistema universitario. I consiglieri dell’Udc Pinello Cossu, Antonio Vigo, Antonio Macciò, Luigi Perseu e Marco Puddu avevano già chiesto una riunione dell’assemblea consiliare ai primi di aprile. «Non abbiamo però ricevuto alcuna risposta da parte del presidente Gaviano nè dell’assessore della Pubblica istruzione e Università Tiziana Frongia, perciò riteniamo doveroso richidere una convocazione urgente del consiglio provinciale».
L’aspettativa dei consiglieri è di poter discutere l’argomento «possibilmente anche alla presenza del preside», considerando il fatto che la Provincia ha aderito all’Ausi, l’associazione universitaria del Sulcis Iglesiente.

Questionario e social

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