Domenica 20 aprile 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 aprile 2008
Rassegna stampa a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalato 1 articoli della testata giornalistica La Nuova Sardegna


Pagina 4 - Sardegna

Molti studi, poco è cambiato
L’impegno dell’Università, la “pigrizia” delle istituzioni
Le centraline di controllo della Provincia per anni simbolo dell’inefficienza



CAGLIARI. Lo studio di Medicina del lavoro dell’Università di Cagliari si colloca e completa, se così si può dire, un percorso nato diversi anni fa con studi sullo stesso argomento, sia sul “quoziente intellettivo ed esposizione ambientale a basse dosi di piombo”, sia sul “piombo e la pressione arteriosa”, sui test “neurocompartamentali in lavoratori esposti al piombo inorganico”, che su “anomalie subcliniche neurocognitive, associate e bassi liveli di esposizione di mercurio”, o su “studi di mortalità per cause specifiche in lavoratori di una fonderia di piombo e zinco”, o ancora sui livelli di mortalità per cancro al pancreas in Alcoa dal 1972 al 2001.
In tutti questi anni l’impegno dell’Università non è mancato. Lo stesso non si può dire per gli altri soggetti interessati al controllo e alla prevenzione delle forme di inquinamento nell’area industriale più critica dell’isola.
Al tempo delle Partecipazioni Statali, l’Efim era il proprietario delle tre industrie Eurallumina, Enirisorse (ora Portovesme srl) e Alumix (ora Alcoa). L’Ente è stato liquidato nel 1992 e quelle aziende vennero (s)vendute per un tozzo di pane alle multinazionali. Parlare di inquinanti o di inquinamento allora corrispondeva a una bestemmia. E così ancora adesso ci sono estese aree che attendono di essere bonificate dai liquidatori giudiziari dell’ex Alumix. Studi di caratterizzazione dei suoli dopo il passaggio alle multinazionali non vennero fatti, e viste le conseguenze si può capire, ma non accettare il perché di quella scelta.
E così la salubrità dell’aria di Portoscuso e della frazione di Paringianu è stata per anni dipendente dalle condizioni del vento, dalla sua direzione e dall’intensità. Le centraline che la Provincia aveva collocato, o erano poste nei luoghi meno opportuni, o rimanevano per lungo tempo inattive, o ancora cercavano gli elementi sbagliati nel posto sbagliato. Insomma era come giocare a mosca cieca con gli inquinanti. Per non parlare poi della falda acquifera. Il suo inquinamento, pesante, solo adesso è fuori discussione, dopo anni nei quali si è cercato di mettere a tacere, con il ricatto “o l’ambiente o il lavoro” quella piccola parte di opinione pubblica, in un paese governato dal sistema delle multinazionali, che osava dire la sua. Così come solo in questi ultimi anni è stato risolto, radicalmente, il problema dell’ “uva al piombo”, non più raccolta. Argomento che invece stenta a emergere riguarda la salute degli animali. Si sa che i cinghiali della zona con il fegato ricco di cadmio sono un elemento accertato, come studi di cinque anni fa hanno evidenziato, meno si conosce dello stato complessivo della salute degli animali della provincia, sia stanziali che allo stato brado.(g.cen.)

Portoscuso, bimbi al piombo e prime deficienze cognitive
Lo studio conferma la relazione dei livelli di piombo nel sangue con le capacità cognitive
GIUSEPPE CENTORE



PORTOVESME. I bambini di Portoscuso hanno livello di piombo nel sangue più elevato di quelli dei loro coetanei dei paesi vicini, e, quel che è più grave, c’è un deficit cognitivo di questi bambini, associato proprio alla presenza del piombo.
L’Università di Cagliari, Dipartimento di sanità pubblica, sezione di medicina del lavoro, illustrerà in dettaglio uno studio su questo tema la settimana prossima nel corso di un convegno nella sede di Sardegna ricerche al Parco Tecnologico di Pula, ma dalla relazione finale del documento, redatto alcuni mesi fa, emerge, con prova e rigore scientifico, ciò che molti in paese e nella provincia ritenevano ormai accertato da tempo.
L’impatto sulla salute della popolazione locale delle fabbriche di Portovesme è diffuso nello spazio e nel tempo, e RIGUARda sia i lavoratori direttamente impegnati in fabbrica che i bambini del paese. Lo studio presenta un titolo lungo e dettagliato, quasi servisse a tranquillizzare il lettore distratto o apprensivo. «Possibili effetti subclinici del sistema nervoso centrale associate a basse dosi di esposizione ambientale a metalli pesanti in adolescenti residenti nei pressi del polo industriale di Portovesme. Indicazioni di prevenzione primaria e di educazione igienico-sanitaria per l’industria e la popolazione generale».
Il responsabile scientifico dello studio è lo stesso direttore del Dipartimento, Francesco Sanna Randaccio, e il lavoro è stato redatto da un pool di docenti, coordinati dal professor Plinio Carta e dal suo collega Costantino Flore, in collaborazione con il dipartimento di prevenzione della Asl di Carbonia. Non è uno studio di carattere divulgativo, ma non per questo non può essere letto anche dai profani.
Per capire gli effetti del piombo sul corpo umano leggete le righe dedicate ai sintomi dell’avvelenamento da piombo nel manuale Merck.
«Nei bambini l’avvelenamento cronico da piombo può causare ritardo mentale, con disordini convulsivi, disturbi comportamentali con aggressività e regressione dello sviluppo. La sintomatologia può regredire spontaneamente se s’interrompe l’esposizione al metallo, mentre ricompare se riprende l’esposizione. Sia nei bambini che negli adulti si può avere un’anemia ipocromica. L’inalazione di piombo tetraetile o tetrametile comporta quadri sintomatologici differenti con manifestazioni prevalenti di una psicosi tossica. Negli adulti una caratteristica sequenza sintomatologica può instaurarsi in diverse settimane o più: cambiamento della personalità, cefalea, gusto metallico, anoressia, vago fastidio addominale, che culmina nel vomito, costipazione e coliche addominali. L’encefalopatia è rara». Questo il quadro generale del problema. L’applicazione al caso Sardegna è prudente ma ferma.
Gli studiosi partono dalla consapevolezza di come sia ormai accertato che già a partire da valori di piomboemia appena superiori a 10 microgrammi per decilitro (cioè 1 µg/litro) si possono avere effetti negativi sulle facoltà intellettuali e sulle performance neurocomportamentali dei bambini e degli adolescenti, con azioni neurotossiche anche per valori più bassi. Questa è stata la premessa. Per verificare il livello di contaminazione e di impatto sul piombo, l’équipe ha lavorato con le scuole di Portoscuso e di Sant’Antioco, individuato come paese di riferimento. In totale sono stati coinvolti 139 studenti, delle scuole medie inferiori, di cui 67 residenti per lo più dalla nascita a Portoscuso e 72 invece residenti, anche essi per lo più dalla nascita a Sant’Antioco. Sono stati effettuati prelievi di sangue e di urine sui bambini, dopo aver informato e coinvolto dettagliatamente il corpo docente e i genitori, e sono stati somministrati una serie di questionari sia sull’attività dei genitori e sulle principali abitudini di vita degli stessi, che sui sintomi neuropsicologici e neurovegetativi. A conclusione del lavoro, ulteriori test neurocomportamentali e altri per la valutazione della protezza di capacità logico-matematica.
La mole di materiali è stata oggetto di complesse analisi statistiche, che hanno riguardato, ad esempio, l’indice di massa corporea, la scolarità dei genitori, le loro attività e la percentuale di genitori fumatori. Naturalmente la percentuale di bambini di Portoscuso con un genitore, quasi sempre il padre, impiegato nel polo industriale, o direttamente nella Portovesme srl (l’azienda di proprietà della multinazionale elvetica Glencore dove si estrae il piombo e lo zinco), sono più elevati di quelle dei loro coetanei di Sant’Antioco. Nel primo caso supertano il 50 per cento, nel secondo il 20 per cento. Per gli studenti di Sant’Antioco queste percentuali non superano mai il 10 per cento. Massima attenzione anche agli hoobies dei ragazzi, come la pesca a lenza con piombi, e alle abitudini alimentari, sia relative all’uso del pesce fresco che in particolare al tonno.
L’analisi dei dati ematici fornisce il primo elemento. «Le concentrazioni medie, sia quella aritmetica, che quella geometrica, che il valore mediano, sono decisamente più elevate, specialmente tra i maschi, negli studenti di Portoscuso rispetto a quelli di Sant’Antioco, con un rapporto di valori mediani pari a 3.2 volte nei maschi e 2.5 nelle femmine». Incrementi significativi si ritrovano anche per il cadmio e il mercurio nel sangue e nelle urine. Lunghe e dettagliate sono le analisi effettuate sui campioni di sangue e delle urine, e soprattutti sui test comportamentali e cognitivi. Alla fine gli studiosi mettono in risalto due elementi: la riduzione della presenza di piombo nel sangue dei bambini, come si evince dall’andamento dei valori rilevati nel corso degli ultimi venti anni, e il QI più basso, in relazione proprio alla presenza di piombo nei bambini di Portoscuso rispetto a quelli di Sant’Antioco.
«I dati - riporta lo studio - confermano quanto pubblicato nel 2003, in uno studio che mostrava come i valori del quoziente intellettivo dei maschi di Portoscuso...fossero in maniera significativa inferiori a quelli osservati nei controlli di Sant’Antioco...C’è una associazione inversa statisticamente significativa tra concentrazione di piombo ematico e riduzione di quoziente intellettivo, corrispondente a 1.29 punti di QI totale per ogni aumento di 1 µg/dl di piomboemia. Nonostante la notevole riduzione nella prevalenza di adolescenti con valori di piombo superiori o uguali a 100 µg/litro, (cioè 10 µg per decilitro, ndr) osservata nell’ultima decade - riportano le conclusioni dello studio - anche in questa zona industrializzata, i risultati di questa analisi e di altri recenti studi suggeriscono la necessità di ridurre i livelli di piombo, considerati accettabili nei bambini e negli adolescenti a valori decisamente inferiori a 100 µg/litro». Nella tabella si vede come i valori di piombo si siano ridotti di molto dall’87 ad oggi, dimezzati negli estremi del periodo considerato, e con percentuali di riduzione dei valori “critici” sui campioni analizzati molto alti. Se nel 1987 il 41 per cento dei bambini sottoposti a esame registrava valori superiori a 10 µg/decilitro di piombo, venti anni dopo la percentuale si riduceva al 9 per cento.
Tutto sotto controllo? Secondo Plinio Carta, uno degli autori dello studio, «C’è ancora molto lavoro da fare. Bisogna far scendere questi numeri sotto il valore 5, per evitare situazioni pericolose. Adesso - precisa Carta - non possiamo parlare di patologie, ma di situazioni che in termine medico si definiscono subcliniche». C’è abbastanza per rasserenare i parenti dei bambini? Se foste voi uno dei genitori di quei bambini, vi sentireste tranquillizzati, oppure chiederete ulteriori indagini e vorreste più impegno delle amministrazioni locali e regionali per costringere le imprese a migliorare gli ambienti di lavoro (per i genitori dei piccoli) e le emissioni di sostanze inquinanti nell’aria?
Di questo argomento parlerà oggi alle 7,39 il programma su Raiuno “Sabato, domenica e...”. In studio con Franco di Mare il docente dell’Università di Firenze Annibale Biggeri e Pasquale Aru, componente della commissione ambiente dell’ordine nazionale dei periti industriali.
L’inviata Irene Benassi presenterà due servizi da Portovesme, con una intervista all’ex sindaco Ignazio Atzori, alla moglie di un operaio di una ditta d’appalto della Portovesme srl deceduto per tumore ai polmoni, e a un allevatore della zona che denuncia la presenza della fluorosi negli animali del proprio allevamento.


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