Martedì 8 aprile 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 aprile 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

2 - Lo statistico Andrea Vannucci parla del suo ultimo libro, L’elettore difficile
3 - A Villanova Monteleone in mostra le fotografie di Simone Sbaraglia, giovane associato di Matematica della facoltà di Economia
5 - Radiazioni, ambiente, salute: convegno a Sassari
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 25
Sulla 554 va in scena il grande ingorgo
Selargius, niente senso unico: il Ctm chiede aiuto al prefetto
Monserrato. Autobus bloccati e code interminabili soprattutto all’incrocio di Is Corrias
Sono necessari dieci minuti per percorrere ottocento metri nelle fasce orarie più “calde”. Selargius ora propone i semafori mobili
 
Statale 554 nel caos e autobus ostaggio dei lavori del ponte. A neppure una settimana dalla chiusura della Provinciale per Sestu, automobilisti e mezzi pubblici del Ctm stabiliscono un nuovo record: negli orari più “caldi” spesso non bastano dieci minuti per percorrere ottocento metri di circonvallazione.
DISAGI La situazione è critica. Monserrato è intasata dai veicoli e manca la collaborazione tra enti per alleggerire, almeno in parte, il traffico. Tanto che il Ctm è pronto a chiedere l’intervento del prefetto: «Avevamo studiato il percorso dei nostri mezzi assieme agli enti coinvolti», dice Paride Gasperini, responsabile di esercizio del Ctm. «Il Comune di Selargius ci aveva assicurato che avrebbe sistemato un nuovo semaforo all’uscita da via Decio Mure, ma anche, e soprattutto, istituito il senso unico di marcia verso Barracca Manna». Promesse non mantenute, che trasformano le corse dei bus in calvari per gli increduli passeggeri: «Così», prosegue Gasperini, «qualche centinaio di automobilisti di Barracca Manna e migliaia di passeggeri dei mezzi pubblici rimangono intrappolati nel traffico».
LA SITUAZIONE Nella fascia oraria più critica, dalle 8 alle 10, uscire dall’Università e arrivare a Monserrato è un percorso a ostacoli. Si comincia con la coda sulla bretella per la 554, poi la sosta forzata al semaforo che porta a Barracca Manna e, quindi, a Monserrato. Le manovre dei mezzi del Ctm, che sarebbero dovute essere agevoli, nella realtà sono al limite dell’impossibile. Troppe le auto che intasano l’incrocio di Is Corrias: per la svolta, i bus devono attendere che si liberi il passaggio.
L’ALTRO SNODO Ingorghi anche in uscita dal centro di Monserrato. Nessuna soluzione, infatti, è stata individuata per via Giulio Cesare, all’altezza del cimitero. Dove, dalle 7,30 alle 9,30, si crea una fila di mezzi in attesa del turno per immettersi sulla Statale. «Visto il sovraccarico di traffico, abbiamo chiesto all’Anas di aumentare i tempi semaforici del verde», dice il capitano Massimiliano Zurru, comandante dei vigili: «Inutile ribadire che la situazione è preoccupante». L’unica via d’uscita dalla città verso la circonvallazione è infatti via Cesare, da quando via San Fulgenzio è stata chiusa per i lavori.
IL SINDACO «Tutta la viabilità della città è in sofferenza per i lavori sulla 554», dice il sindaco Marco Sini: «La soluzione? Selargius propone un sistema di semafori mobili per snellire l’incrocio con via Decio Mure e noi non possiamo che richiedere alla Provincia di mettere a posto la strada».
Serena Sequi
 
Provincia di Cagliari Pagina 65
Monserrato
Selargius non istituisce il senso unico e sulla 554 va in scena l’ingorgo
 
Statale 554 nel caos e autobus ostaggio dei lavori del ponte. A neppure una settimana dalla chiusura della Provinciale per Sestu, automobilisti e mezzi pubblici del Ctm stabiliscono un nuovo record: negli orari più “caldi” spesso non bastano dieci minuti per percorrere ottocento metri di circonvallazione.
La situazione è critica. Monserrato è intasata dai veicoli e manca la collaborazione tra enti per alleggerire, almeno in parte, il traffico. Tanto che il Ctm è pronto a chiedere l’intervento del prefetto: «Avevamo studiato il percorso dei nostri mezzi assieme agli enti coinvolti», dice Paride Gasperini, responsabile di esercizio del Ctm. «Il Comune di Selargius ci aveva assicurato che avrebbe sistemato un nuovo semaforo all’uscita da via Decio Mure, ma anche, e soprattutto, istituito il senso unico di marcia verso Barracca Manna». Promesse non mantenute, che trasformano le corse dei bus in calvari per gli increduli passeggeri: «Così», prosegue Gasperini, «qualche centinaio di automobilisti di Barracca Manna e migliaia di passeggeri dei mezzi pubblici rimangono intrappolati nel traffico».
Nella fascia oraria più critica, dalle 8 alle 10, uscire dall’Università e arrivare a Monserrato è un percorso a ostacoli. Si comincia con la coda sulla bretella per la 554, poi la sosta forzata al semaforo che porta a Barracca Manna e, quindi, a Monserrato. Le manovre dei mezzi del Ctm, che sarebbero dovute essere agevoli, nella realtà sono al limite dell’impossibile. Troppe le auto che intasano l’incrocio di Is Corrias. 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 17 - Cultura
Il voto tra marketing e comunicazione
Saggi. Andrea Vannucci, statistico, e Nando Pagnoncelli, esperto di mercato, sono gli autori de “L’elettore difficile” (Il Mulino)
   
L’elettore, questo sconosciuto. Un tempo sarebbe stato un titolo verosimile per un convegno a tema. Oggi i titoli dei convegni sono meno banali. Ma un libro può ben intitolarsi L’elettore sconosciuto (Il Mulino, 1995), senza per questo correre il rischio di suonare banale. A quel testo si richiama L’elettore difficile (Il Mulino, 2006), di Nando Pagnoncelli, esperto di ricerche sociali e di mercato, e Andrea Vannucci, statistico, costituendone una sorta di aggiornamento. Entrambi usciti sotto l’egida dell’agenzia di ricerche e legislazione AREL, laddove il libro dello stesso Vannucci e di Gabriele Calvi, autore della prefazione del più recente, si proponeva di tracciare un profilo dell’elettore italiano all’avvento della "seconda Repubblica", L’elettore difficile indaga soprattutto sui diversi fattori capaci di influenzare l’orientamento degli elettori. La comunicazione politica è uno di quelli che più direttamente incidono sull’orientamento del voto. E lo strumento principale per valutare l’andamento nel tempo di tale orientamento sono i sondaggi, altro elemento analizzato nel testo. Abbiamo rivolto qualche domanda a uno degli autori, Andrea Vannucci, per capire meglio lo svolgimento della campagna elettorale per le prossime elezioni politiche.
Marketing e comunicazione politica in Italia sembrano sempre più indistinguibili.
Il modello di comunicazione politica è il risultato di una trasformazione, non negativa di per sé, iniziata con l’entrata in politica di Berlusconi, che per primo ha utilizzato tecniche e modi tipici della comunicazione di marketing. Il marketing si fonda sulla comprensione delle aspettative e dei desideri della clientela, e affina le tecniche di comunicazione in modo da valorizzare gli elementi di un’offerta rispetto a quanto maggiormente interessa i potenziali compratori. Un analogo approccio, applicato alla politica, comporta che partiti e candidati seguano un metodo più efficace nel comprendere ciò che i cittadini-elettori si aspettano, e in relazione a questo perfezionano le proprie proposte. Tutto ciò è positivo purché non conduca a comportamenti deteriori: cercare di influenzare i desideri creando bisogni illusori, o perseguire il monopolio a scapito della concorrenza. Contrastare il "cattivo" marketing significa garantire la parità effettiva di accesso all’informazione, assicurare la disponibilità al pubblico di strumenti di verifica e garanzia su quanto gli viene raccontato. Per perseguire questi meccanismi virtuosi è cruciale il ruolo di una stampa indipendente e l’educazione del pubblico».
Qual è il ruolo dei sondaggi nelle competizioni elettorali?
«Finché sono utilizzati per conoscere aspettative e opinioni dell’elettorato possono essere un formidabile strumento di democrazia. È negativo che i risultati dei sondaggi vengano utilizzati come argomento di propaganda, nel tentativo di generare nel pubblico inopportune aspettative sul possibile risultato di una consultazione. Non a caso, la legge vieta di divulgare risultati di sondaggi negli ultimi 15 giorni, e prevede l’obbligo di fornire precisi riscontri sulla metodologia. L’opinione pubblica è sensibile: molti elettori possono modificare il proprio comportamento in relazione alla maggiore o minore convinzione che il risultato che si prefigura sia più o meno favorevole a certe parti politiche».
Com’è cambiata la situazione rispetto al quadro di due anni fa?
«La discontinuità che rende queste elezioni interessanti è la scelta fatta dai due principali raggruppamenti di liberarsi dal legame con i partiti esterni, interrompendo la logica degli schieramenti. Perciò l’elettorato dei partiti minori dovrà valutare se vale la pena di sostenere una formazione destinata, comunque, a restare fuori dal governo. Ma nel futuro Parlamento alcune di queste formazioni potrebbero assumere l’importante ruolo di ago della bilancia: per garantire la formazione di una maggioranza al Senato, o per sostenere iniziative di riforma costituzionale».
Ignazio Sanna

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Cultura e Spettacoli
Uno sguardo oltre la natura 
Esposte le immagini di viaggio di Simone Sbaraglia 
Dall’isola giapponese di Hokkaido al parco di Yellowstone in Usa un avvincente reportage 
Villanova Monteleone, a Su Palatu e Sas Iscolas sino al 23 aprile si può visitare «Popular Geographic» 
 
La fotografia ha i suoi modi, i suoi ambiti diversi: il reportage, narrazione fotografica in genere legata al giornalismo; la fotografia sportiva che, agli alti livelli, è anch’essa una forma di racconto, non solo documentazione del gesto atletico; la fotografia dell’oggetto o still life, che ruota intorno alla pubblicità e alla foto d’arte; la figura umana ed il ritratto, ancora pubblicità, moda e arte, ma anche foto tessera, o documentazione di riti sociali, come per la fotografia di cerimonia; la fotografia di architettura e di paesaggio, ormai considerate strumenti per una conoscenza meditata dei luoghi e degli spazi urbani. Ed anche, amata forse più di qualsiasi altra maniera fotografica dal grande pubblico, che vuole “cose belle” e non cerca “pensieri”, la fotografia naturalistica che, in parte attinente alla fotografia di reportage, ritrae la fauna, la flora, il paesaggio, i dettagli e gli effetti grafici di scene naturali. Il fotografo naturalista onesto e consapevole ha come scopo principale quello di mettere in scena la natura il più possibile come è, dandone naturalmente un’interpretazione fotografica personale, ma cercando di documentare nel modo più neutrale possibile, lavorando a volte anche in condizioni controllate per raggiungere un risultato ottimale, in questo caso esplicitando il contesto in cui è stata realizzata l’immagine. Oltre a delle ovvie capacità fotografiche il buon fotografo naturalista deve avere conoscenza scientifica dei soggetti e delle situazioni oggetto del suo lavoro. Come tutte le forme della pratica fotografica la fotografia naturalistica ha stelle nel proprio firmamento. Nomi noti non solo a chi fotografa ma anche a chi sogna e viaggia attraverso le pagine delle riviste, «National Geographic» fra tutte, che raccontano il mondo e la natura, le bestie selvagge ed i vulcani, la tundra e l’ Himalaia, il padre Nilo ed il Mississippi. Tra questi spiccano l’olandese Frans Lanting, il sudafricano Steve Bloom, l’inglese Andy Rouse, il finnico Hannu Hautala, lo statunitense Michael Nichols, il francese Vincent Munier, il giapponese Mitsuaki Iwago, lo scomparso Fritz Pollking, tedesco e precursore della moderna fotografia naturalistica. Tra gli italiani corre l’obbligo citare Paolo Fioratti, Manuel Presti, primo ed unico italiano a vincere il prestigioso Wildlife Photographer of the Year, Roberto Rinaldi, che si è anche occupato di fotografia subacquea, lavorando insieme a Jacques Costeau. Tra i sardi ricordiamo Domenico Ruiu, Egidio Trainitto, Bruno Manunza, Giovanni Paulis, Renato Brotzu, Lino Cianciotto, per citare i più accreditati. Di fotografia naturalistica si occupa da qualche anno Simone Sbaraglia, giovane matematico romano che, dal 2005, insegna Matematica ed Informatica all’Università di Cagliari. In questi giorni, e sino al 23 di aprile, una mostra dal titolo «Popular Geographic» presenta, nello spazio di Su Palatu e Sas Iscolas a Villanova Monteleone, una serie di immagini realizzate da Sbaraglia in luoghi vari del pianeta: l’isola giapponese di Hokkaido, dove ha fotografato cigni selvatici e aquile di mare, oltre alle gru giapponesi forse, insieme al fenicottero rosa, uno dei volatili più ritratti dai fotografi e non solo, poiché si tratta di un’ icona della tradizione pittorica del Sol Levante; il notissimo Yellowstone Park nel Wyoming, USA, dove ha incontrato il coyote ed i bisonti, un tempo numerosi in quelle terre, poi quasi sterminati dai “wasiku” (noi, gli uomini bianchi) per sterminare i “selvaggi”.
 Lo sguardo del matematico romano si è fermato sulle gru canadesi, colte in volo nel Bosque del Apache, riserva faunistica del New Mexico, forse tra le sue immagini più riuscite, così come sulle oche polari di quei luoghi; ha immortalato gli orsi bruni del Brooks River nel Parco Nazionale del Katmai, in Alaska, intenti a pescare salmoni o a bighellonare all’intorno; zebre e giraffe nel Serengeti in Tanzania, gru coronate e cuccioli di ghepardo nelle riserve naturali del Kenya; infine mostra alcune immagini di paesaggio “americano”, luoghi notissimi e assai fotografati, come la Monument Valley d’Arizona, o le meno famose, almeno qui in Italia, formazioni di sabbia solidificata dei North Coyote Buttes, ai confini tra Utah ed Arizona. Sbaraglia è mosso da grande passione, per la natura e per la fotografia, maneggia con competenza la sua attrezzatura. Si occupa di fotografia naturalistica dal 2003, è quindi relativamente un neofita della materia. Cinque anni di pratica non sono tanti in fotografia, particolarmente nell’ambito della fotografia naturalistica, dove bisogna lavorare tanto, con estremo rigore, per cogliere risultati significativi. Anche perché non è del tutto vero che la fotografia naturalistica non ponga problemi e si occupi soltanto delle “cose belle” che fanno sognare. Certo le immagini vanno pensate in un ambito ampio, è necessario dar loro un contesto con un supporto scritto, ma il dramma di un ambiente sotto scacco, di una bio diversità che tragicamente si affievolisce, sono temi a cui la vera fotografia naturalistica non si sottrae. Non si tratta allora di andare oltre il proprio cortile, geografico o mentale che sia, ne’ di dar vita ad immagini così belle da sembrar finte. Probabilmente quello della fotografia naturalistica non è l’ambito più appropriato per scomodare concetti come la fugacità del tempo o il “memento mori” di Susan Sontag. Forse la parola giusta è umiltà, l’umiltà che possiede chi lavora al lungo per dire cose che abbiano un senso.
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Olbia
I fenomeni immigratori e i paesi sardi 
Le ricerche di una operatrice socio assistenziale presentate a Roma 
 
 TEMPIO. Ne ha parlato davanti ad alcuni dei maggiori esperti dell’intero vecchio continente. E per lei, Barbara Pala, tempiese, laureatasi con il massimo dei voti alla Lumsa di Roma, è stata un gran soddisfazione. Alcune storie di vita raccolte nella sua tesi di laurea sono infatti finite in un dossier sull’immigrazione negli Stati membri dell’area mediterranea di cui l’Assemblea generale della Commissione Europea Giustizia e Pace ha presentato a Belfast i risultati. Tra i presenti vi era naturalmente anche la giovane studiosa tempiese, che, dopo la laurea, ha intrapreso la professione di operatrice dei servizi socio-assistenziali nel Comune di Sassari. Nella tesi di Barbara Pala viene messa a fuoco la complessità dei fenomeni migratori che interessano l’isola e che stanno radicalmente modificando la struttura sociale dei centri più grossi. «La mia ricerca - spiega Barbara - si articola in una parte discorsiva per i vari riferimenti letterari e una parte sperimentale che comprende dati statistici, un’indagine sui tre quotidiani sardi, interviste ai responsabili dei servizi pubblici (Asl, Consultorio familiare, ex Provveditorato agli Studi, Sportello extracomunitari del Comune di Sassari e l’Osservatorio politiche sociali della Provincia) e del privato sociale (Caritas, Anolf, Arci, Ambulatorio per la persona immigrata e Corso di lingua e cultura italiana per adulti stranieri) e infine le storie di vita raccontate da immigrati provenienti da Senegal e Capo Verde, Pakistan, Romania, Israele e Cina». Dalla ricerca è risultato che effetto naturale dell’immigrazione è la nascita di una società multietnica, che prospetta come unica soluzione l’accoglienza piena degli immigrati, che vanno accettati nelle loro differenze se non sono incompatibili con le regole del vivere sociale e con i principi della Costituzione italiana. «Questo processo di integrazione - spiega Barbara Pala - potrebbe svilupparsi in modo più armonico e articolato se fosse accompagnato da un buon quadro legislativo di riferimento nazionale. I servizi, pur essendo nati da poco meno di un decennio, già operano in rete e offrono prestazioni qualitativamente valide ed efficaci. E in questo contesto, ha un ruolo fondamentale l’assistente sociale specialista che, come operatore qualificato nella gestione e programmazione delle politiche e dei servizi sociali, è chiamato in prima persona a programmare e attivare dei servizi che siano specifici per ogni bisogno». L’immagine ideale di assistente sociale che viene ritratta negli studi di Barbara Pala è quella di un professionista del sociale capace di far da ponte tra politica, amministrazioni pubbliche e private e cittadini, comprendendo a pieno titolo in quest’ultima categoria anche gli immigrati.
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
IL CONVEGNO 
Radiazioni, ambiente, salute «Fate attenzione anche ai telefonini» 
 
 SASSARI. “Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti”: detto così, un tema “tabù” per i non addetti ai lavori. La realtà quotidiana ci dà invece una idea concreta di radioattività, laser, nucleare. Ambiti che presentano una costante sfida per la ricerca e che spesso favoriscono positive applicazioni di sofisticate tecnologie in settori come la medicina.
 Ci sono indiscutibili vantaggi ma cautela e costante aggiornamento sono indispensabili per governare situazioni che possono sfuggire di mano, con benefici che si annullano e vengono soppiantati dai danni ambientali e alla salute.
 La facoltà universitaria di Scienze ha accolto per una sostanziosa carrellata su questi argomenti il generale Antonino Iaria, già docente presso lo Stato maggiore della Difesa e nell’occasione relatore nel convegno tenuto all’aula magna di via Vienna e organizzata in collaborazione con il Comando militare autonomo della Sardegna. La carriera di Iaria è contrassegnata da un incredibile curriculum; formatosi all’Accademia militare di Modena, ingegnere, il generale Iaria è laureato in Matematica, Scienze strategiche, Scienze politiche, Sociologia, Scienze turistiche e in Coordinamento di attività di Protezione civile. Tra gli innumerevoli incarichi ricoperti, quelli di capo ufficio presso il Comando del Corpo tecnico dell’Esercito e di componente tecnico in seno a vari gruppi di lavoro nella Nato. Gli impegni attuali lo vedono inoltre docente di Fisica del laser nella facoltà di Medicina della “Sapienza” a Roma e, a Perugia, di Tecnologie elettroniche nella lotta al terrorismo.
 «Trattare questo tema impone di mettere al centro esigenze come la salvaguardia della salute pubblica - ha subito sottolineato Antonino Iaria -. Pensiamo alla tutela da ogni possibile fonte di inquinamento».
 Attenzione a un apparecchio sempre più in voga: il telefono cellulare. «Studi scientifici dimostrati ci dicono che collocare il cellulare in tasca può provocare l’abbassamento della funzione degli spermatozoi. I ragazzi ne tengano conto», ha osservato il relatore che ha poi passato al setaccio il diverso utilizzo delle apparecchiature laser. Non solo in numerosi campi medici ma, con i cosiddetti Lidar e Dial, sul versante della sicurezza, per rilevare il tasso di inquinamento industriale, e nell’attività di investigazione. Si è accennato ai tanti locali con cucine e sale da pranzo al piano terra. «E al piano terra e dal sottosuolo viene emanata radioattività - ha puntualizzato Iaria -. Dappertutto riscontriamo radioattività. Il sottosuolo radioattivo si collega alla catena biologica e al rischio di inquinamento. Ecco il caso recente della diossina nella mozzarella».
 La speciale e intensa lezione è stata seguita dagli interventi del rettore dell’ateneo sassarese, Alessandro Maida, del prorettore Attilio Mastino, del preside di Scienze, Giovanni Micera, e di Oliviero Finocchio, vicecomandante del Comando autonomo militare della Sardegna, e da una serie di domande al relatore. Il generale Iaria ha quindi offerto anche una valutazione su un’opzione del nucleare in Italia per dare risposte al fabbisogno energetico. «Posso dare un’opinione a titolo personale, non nel mio ruolo. Io sono per il nucleare. Oggi c’è la possibilità e il vantaggio, anche economico rispetto ad altre fonti energetiche, di fare affidamento su un nucleare pulito, realizzando centrali e impianti affidabili, con misure che possono rendere praticamente nullo il rischio di incidenti e danni ambientali. E’ chiaro che la scelta dovrebbe comportare un accurato impegno per lo smaltimento delle scorie. Ma secondo me ci sono buoni motivi a favore del nucleare. Al contrario, oggi ci si dovrebbe preoccupare delle condizioni di aree in cui si trovano elettrodotti con i pericoli di inquinamento da campi elettromagnetici».
 
 

Questionario e social

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