Sabato 29 marzo 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 marzo 2008
Rassegna stampa a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna
1 - Sant’Elia, accordo Comune-Regione (L’Unione - La Nuova)

1 - L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 21
Progetti. Accordo di programma per museo, servizi e porticciolo.
Via Schiavazzi: parziale demolizione dei palazzi
Sant’Elia, intesa Comune-Regione
Betile, Campus universitario e scambi di aree e fabbricati
 
Economicamente l’accordo vale circa 180 milioni di euro. I progetti saranno realizzati in circa due anni. Al Comune la Regione cederà un fabbricato in viale San Vincenzo e aree in viale Colombo.
Economicamente l’accordo vale circa 180 milioni di euro. I progetti saranno realizzati in circa due anni. Al Comune la Regione cederà un fabbricato in viale San Vincenzo e aree in viale Colombo.
A venti mesi dal Protocollo di intesa del luglio 2006 con il quale Emilio Floris e Renato Soru si erano impegnati a ridisegnare pezzi di città, e dopo 31 passaggi burocratici e istituzionali, ieri Comune e Regione hanno firmato l’Accordo di programma che li impegna alla realizzazione dei punti salienti di quel patto: il museo regionale dell’arte nuragica e dell’arte contemporanea del Mediterraneo Betile, la demolizione parziale e la ricostruzione dei palazzi di via Schiavazzi e delle aree vicine, il campus universitario nei terreni dell’ex semoleria, il nuovo porto dei pescatori di Sant’Elia. Tutto questo tempi rapidissimi: due anni, inconvenienti permettendo.
L’accordo è stato siglato ieri nel primo pomeriggio in Municipio: da una parte Soru e l’assessore alla Cultura Maria Antonietta Mongiu, dall’altra Floris, l’assessore all’Urbanistica Gianni Campus, il direttore generale del Comune Pietro Cadau e il capo area gestione del territorio Paolo Zoccheddu.
GLI INTERVENTI Con la firma sono stati automaticamente approvati il progetto preliminare per la realizzazione del museo Betile firmato dall’architetto anglo-irachena Zaha Hadid (preventivo 60 milioni di euro, 30 dei quali saranno finanziati dal ministero della Cultura nell’ambito delle opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia), il progetto per la costruzione del Campus (95 mila metri cubi, 70 milioni di euro) studiato dal brasiliano Paulo Mendes da Rocha, il Concept master plan di Sant’Elia (30 milioni) ideato dallo studio dell’architetto olandese Rem Koolhas, che prevede la parziale demolizione degli edifici Del Favero, degli anelli di via Schiavazzi e i fabbricati Bodano, Magellano e Caiazzo, la ricostruzione anche in aree diverse. L’intesa prevede una serie di obblighi per Comune e Regione.
GLI OBBLIGHI DEL COMUNE Il Municipio deve modificare entro 30 giorni il piano urbanistico per trasformare le aree destinate al museo da inedificabili a zona Servizi generali pubblici; deve modificare il piano per l’edilizia economica e popolare per consentire gli interventi su Sant’Elia: deve rilasciare le autorizzazioni amministrative necessarie; cedere alla Regione e, successivamente all’Ersu, le aree ed i fabbricati dell’area ex Sem che la società Edilia costruzioni ha ceduto nel 2004 al Comune.
GLI OBBLIGHI DELLA REGIONE Viale Trento si impegna innanzitutto a sbloccare i progetti comunale del lungomare di Sant’Elia e del porto dei pescatori (costerà 7 milioni, 5 dei quali disponibili); a riqualificare il patrimonio edilizio oggetto di via Schiavazzi; a realizzare il Museo regionale dell’arte nuragica e dell’arte contemporanea Betile nell’area compresa tra il canale di Terramaini, il Del Favero e il mare; a cedere al Comune alcuni beni in transito dall’Agenzia del Demanio alla Regione: il complesso immobiliare ex militare di viale San Vincenzo, alcune aree di viale Colombo (piazza dei Centomila, il Bunker ex rifugi) e un terreno a ridosso del mercato ittico all’ingrosso. Se il passaggio dei beni dal Demanio non si formalizzerà, la Regione si impegna a trasferirne altri di pari valore. Viale Trento ha garantito inoltre che finanzierà con 3,5 milioni l’intervento previsto dal Comune per la sistemazione dei sottoservizi e il rifacimento della pavimentazione del quartiere di Villanova.
IL SÌ DEL CONSIGLIO COMUNALE Il Comune è obbligato anche a garantire la ratifica dell’accordo entro due settimane da parte del Consiglio comunale. L’assemblea civica il 5 marzo, tra astensioni e malumori in maggioranza (An votò contro), aveva dato mandato «esplorativo» al sindaco. Ed è probabile che i mal di pancia, enfatizzati dalla campagna elettorale, si ripresentino puntuali quando ci sarà da dire l’ultimo sì, definitivo e inevitabile. Floris, del resto, aveva firmato un contratto con Soru. «Non si può bloccare il rilancio di parti importanti della città come Sant’Elia, su cui ho preso impegni con la popolazione, per tatticisnmi politici sui quali deve prevalere il senso di responsabilità nei confronti del territorio».
Fabio Manca
 
2 - L’Unione Sarda
Sabato Pagina 33
La voce forte dei vinti
 
Scrivere versi allunga la vita. Non è lo slogan di un gruppo di studiosi dell’Università di Harvard, che ha indicato i fattori di rischio per proseguire il cammino dai settanta i novant’anni. Nè la conclusione a cui arriva Cicerone, nel celebre trattato sulla vecchiaia, dove sostiene che molti artisti hanno dato il meglio durante la terza età. Si tratta di una constatazione alla portata di tutti, se si esaminano i dati biografici di parecchi autori sardi.Tra il 2005 e il 2007 sono scomparsi all’età di novant’anni tre poeti isolani molto noti: Aquilino Cannas, Raimondo Mameli e Francesco Masala (a voler essere precisi il primo aveva novantuno anni). In età molto avanzata sono venuti a mancare anche Angelo Dettori, ultranovantenne, Faustino Onnis e altri. C’è da aggiungere che questi autori hanno scritto versi sino alla fine della loro esistenza. Insomma l’attività letteraria sembra essere anche un elisir di lunga vita.
Aquilino Cannas è scomparso il 29 maggio 2005 e ha lasciato, oltre a un ricordo indelebile in chi l’ha conosciuto, un numero imponente di poesie in italiano e in sardo (nella variante campidanese). Il dialetto cagliaritano nei suoi versi raggiunge punte di straordinaria espressività. Specie quando lui leggeva in pubblico poesie che danno voce a una collettività fortemente ancorata a un’identità municipale vicina alle classi diseredate.
I suoi versi piacquero a molti lettori dal palato fine. Primi fra tutti i lettori della rivista "S’Ischiglia", dove pubblicò un gran numero di componimenti (di questa rivista fu anche direttore). Tra i suoi estimatori vanno ricordati Francesco Alziator, Giovanni Lilliu, Antonio Romagnino, Giuseppe Podda, che hanno scritto di lui in diverse occasioni. Cosa hanno messo in risalto? Da un lato l’uso di una scrittura impeccabile sul piano formale (in anni di grandi diatribe su questioni ortografiche o relative all’uso dei neologismi). Per un altro verso si sono soffermati su molti temi da lui affrontati.
L’argomento sul quale insiste maggiormente, in raccolte come Arreaula, Le bianche colline di Karel e Mascaras casteddaias e nelle poesie pubblicate postume, è il degrado di Cagliari, la nostalgia per una città più a misura d’uomo, dove tutti gli abitanti si conoscevano e parlavano una lingua gergale. Il suo non è un rimpianto proustiano; alla base del rifiuto del presente, ci sono anche motivazioni politiche. La distruzione dell’ambiente è frutto di una speculazione edilizia selvaggia, di interessi economici che puntano tutto sul profitto immediato. Una vena lirica, il gusto per le descrizioni, il ricorso ai disaloghi, l’arma dell’invettiva, un mix tra versi e prosa, si alternano e a volte intrecciano in componimenti di ampio respiro o di una secchezza epigrammatica (si pensi ai "muttettus"). Con poche battute Giuseppe Podda ha saputo condensare l’attività poetica di questo autore, quando scrive: «Uomo di lettere, osservatore attento e sensibile, Aquilino Cannas vive dall’interno i problemi del popolo cagliaritano, le passioni, le amarezza, il cinismo, la ferocia, la bontà».
Nella sua poesia non c’è nessuna forma di manierismo. Conosceva la gente perché si muoveva nei mercati, nei quartieri diseredati, dove sopravvive la città vecchia. La sua attenzione lo portava a cogliere le differenze e le sfumature tra le parlate dei diversi quartieri. Non mancava in lui l’elogio per le pietanze tipiche della sua città. Sapeva in quali locali si potevano mangiare piatti di una cucina popolare del passato dai sapori forti e inconfondibili.
Uno dei componimenti più felici da lui scritti ha per titolo "Ischiassius casteddaius" (lo si trova nel volume antologico "Mascaras casteddaias e altre opere di Aquilino Cannas", pubblicato dall’ Unione Sarda nella biblioteca dell’identità). Ha per sottotitolo "In arregodu de Franciscu Alziator" e si presenta come un lungo monologo nel quale il poeta racconta allo scrittore estinto i mali della città. Ricorrendo anche a espressioni crude quando scrive: «Poita sa storia, sa nostra storia / hiat essiri depia essi’ sa storia / de totu nosus cristianus. /E invecis no! Sta’ sighendi a essiri /sa storia de tottus is nostrus / (e allenus) fillus de bagassa!|...».
Oltre che poesie, Aquilino Cannas scrisse racconti sparsi sui giornali e riviste, mai raccolti in volume. Uno di questi lo si può leggere nel numero quindici della rivista "la grotta della vipera". Interamente scritta in dialetto cagliaritano, questa short story ha tra i personaggi il Padreterno, che dialoga con due popolani di Villanova, parlando la loro stessa lingua farcita di vocaboli e locuzioni come "besseindi de mesu ’ e is garronis" o "toccai, immoi pigaisidda muru muru". Recuperare gli scritti di Aquilino Cannas apparsi sui giornali (compreso l’Unione Sarda dove tenne una rubrica molto seguita) consentirebbe di avere un quadro completo di un’attività letteraria in senso lato svolta in un ampio arco di tempo.
All’inizio si è fatto un accostamento anagrafico tra tre poeti arrivati al traguardo dei novant’anni. Ma tra Aquilino Cannas, Francesco Masala e Raimondo Mameli ci sono importanti affinità tematiche e linguistiche (tutti e tre scrissero in italiano e in sardo). Gli argomenti delle loro poesie si richiamano a storie di "vinti". Con una forte adesione alle "generazioni legate dal filo d’acciaio di un antico dolore". Travolti dall’avvento della civiltà tecnologica, i personaggi raffigurati da questi poeti sentono che bisogna ribellarsi. Ma la loro è una rivolta che si trasforma in rabbia impotente. Da questo stato d’animo nasce una poesia intrisa di un senso di rassegnazione.
La poesia di Aquilino Cannas che esprime meglio questo scacco esistenziale è intitolata Pensamentu de unu becciu piscadori de sa marina. È un monologo in versi liberi di un uomo che ha perso tutto. Ma soprattutto vede lo stravolgimento della sua città, arrivata a un punto di non ritorno (« Ohi Casteddu Casteddu! Chi dopu millanta / e mollant’annus arrutta ses in malas manus! / Arrutta in manus arrennegaras, / arrutta e sfigurara... bella chi fiasta"). Nell’introduzione alla raccolta "Disterru in terra. La saga dei vinti", Giovanni Lilliu ha scritto: «Il cuore addolorato di Aquilino Cannas ha battuto e batte a causa dei saccheggi consumati e che ancora si consumano sulla natura e sulle bellezze della sua città». Queste parole si possono riferire a tutta la produzione poetica di un autore rimasto nella memoria di tutti.
GIOVANNI MAMELI

1 - La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Fatto del giorno
IL CASO TUVIXEDDU
Ho proposto la tutela dell’area della necropoli già nel lontano 1981
Il mio timore era rivolto a preservare con mezzi adeguati il più vasto sito archeologico di Cagliari in tutti i suoi aspetti
 
L’undici marzo del 1981, essendosi trasferita la cementeria che l’aveva non poco ferita nel lungo tempo richiamavo l’attenzione sulla tutela ambientale e culturale della dorsale di Tuvixeddu, resasi in certa misura libero ma che vedevo esposta a nuove e più preoccupanti insidie.
Il timore si appuntava maggiormente sulla necropoli punico-romana la più vasta area archeologica della città di Cagliari e tra le più importanti del mondo semita del mediterraneo occidentale. Mezzo migliaio e più di sepolture insediate sulla roccia calcarea, in parte dissotterrate con fruttuosi scavi e in parte ancora nascosti di varia tipologia (a pozzo, a fossa a camera a colombario; talune di bella architettura, altre con simboli scolpiti e dipinti, testimonianza di una storia prolungatasi dal settimo al terzo secolo a.c. a cui i ricchi corredi impreziosiscono il museo cagliaritano (ultimo eccezionale recupero un busto maschile in terracotta del V secolo a.c.
Ma si aggiungeva in me, allora, l’apprensione per l’eventuale attacco al valore economico (di natura e di paesaggi) della zona. L’area era stretta dalle tenaglie delle abitazioni che avevano inguaiato non poche delle tombe architettoniche a valle lungo il viale S. Avendrace. Erano presenti per i restanti le mire della speculazione edilizia.
Temendo dunque, i Barberini, o meglio i barbari moderni muovevo un appello e una proposta per fare delle aree di Tuvixeddu delle pertinenze un grande parco archeologico pubblico, aperto e fruibile in ogni suo aspetto, onde migliorare la qualità della vita e offrire un’immagine di Cagliari che valesse ad attirare l’attenzione e fermare la gente che veniva a visitare da fuori e di dentro. Al proposito auspicavo un impegno concorde dello Stato e della Regione.
Ma come avviene di solito delle riflessioni sono rimasti gli intenti, cui non hanno fatto seguito le opere. Sembra però che dove non opera il Pubblico, voglia operare il privato: un "Consorzio" una "Coimpresa" che ha apprestato un piano di recupero in attesa del verdetto del civico Palazzo.
A giudicare da quanto emerge dalla lettura dei giornali la cosa che si vorrebbe realizzare in un’area di inestimabile valore paesaggistico, ecologico e con preziosissimo bene culturale e storico a me appare di grosso ingombro e starei per dire del tutto impertinente.
E’ chiaro nel piano l’enfasi del privilegio privato, a scapito dell’utilità pubblica e della comunità popolare cittadina.
L’individuazione degli spazi riferiti alla valorizzazione del bene culturale è alieno da una serie di verifiche sul terreno delle presenze archeologiche emergenti e di quelle verosimilmente presenti nel sottosuolo. Non vi rientra la misura del parco di Tuvixeddu che in estensione va ben oltre i ventisei ettari previsti a sedime. L’area archeologica occupa l’intera distesa di longitudine della dorsale con l’acquedotto romano in speco. Inoltre il parco va concepito o andrebbe realizzato in concerto col parco archeologico dell’area di Santa Gilla a cui si connette organicamente.
L’ipotesi di un museo di cui non si precisa la specifica valenza ha senso in quanto al di fuori del contesto museale della città di cui ancora oggi si discute per meglio definire nella sua articolazione i contenuti e le localizzazioni.
Mi pare infine che non siano state valutate le difficoltà e gli sfasci che potrebbe procurare il tunnel disegnato tra la via Cadello e l’inizio di S. Avendrace, che verrebbe a tagliare in più punti (essendo disposta a gradoni la necropoli) la presenza archeologica punica e romana.
Insomma credo che di questo progetto si debba parlare a lungo e senza reticenze, e auguro che nella discussione intervengano, oltre le istituzioni e le istanze pubbliche in materia di beni architettonici e culturali, le associazioni ecologiche, i dipartimenti delle università competenti, e soprattutto i cittadini pensosi del futuro della loro città.
 
2 - La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cagliari
Ciclo di conferenze per gli alunni dello Scientifico
Ecco come vivevano Mariano IV e Eleonora
 
ORISTANO. La storia del periodo giudicale, lo studio della Carta de Logu e la conoscenza della vita dei giudici Mariano IV ed Eleonora d’Arborea sono stati al centro di due conferenze organizzate dal Liceo scientifico e dall’Istar con gli studenti delle seconde classi dell’istituto.
Il primo incontro è stato curato da Roberto Coroneo, docente di Storia dell’arte medioevale presso l’Università di Cagliari, che ha proposto una relazione sull’arte del periodo giudicale.
Il ricercatore Alessandro Ruggieri ha arricchito la conferenza con un intervento sulla battaglia di Sanluri.
Il secondo appuntamento è stato proposto da Giovanni Lupinu, docente di Glottologia presso l’Università di Sassari, che è intervenuto sulla lingua sarda nella Carta de Logu.
Il progetto, teso a valorizzare la storia e la cultura sarda nel piano di lavoro annuale dei docenti di storia e di storia dell’arte interessati a fare riscoprire agli studenti l’enorme patrimonio culturale della civiltà arborense, è stato sostenuto dal preside Salvatore Zucca e coordinato dai professori Rita Arca e Walter Tomasi, in collaborazione con Marilena Sirigu, Elisabetta Fanari, Maria Giovanna Caddeo, Giuseppina Oggianu, Serena Fornasier e Luisa Salis.
Le conferenze sono state introdotte da Giampaolo Mele, direttore scientifico dell’Istar.
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
ACCORDO TRA SOTACARBO ED ENEA
Adesso l’energia pulita «arriva» anche dal carbone
 
CARBONIA. Un importante contratto, dell’importo complessivo di sei milioni di euro, è stato firmato ieri tra la Sotacarbo, la società per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di utilizzo pulito del carbone e l’Enea, per una collaborazione triennale in attività di ricerca. E previsto lo studio e lo sviluppo di sistemi»zero emission» per la produzione di energia da carbone che prevedono la cattura dell’anidride carbonica ed il suo confinamento geologico; la sperimentazione di sistemi per la produzione di idrogeno dalla gassificazione del carbone; lo sviluppo di una tecnologia innovativa di combustione»flameless» per la produzione di energia da carbone. Per lo sviluppo dei progetti, alcuni dei quali già in corso di realizzazione presso il Centro Ricerche Sotacarbo di Carbonia, è prevista la collaborazione di importanti partner tra cui Università di Cagliari, Politecnico di Milano, Gruppo Ansaldo Energia e altre qualificate realtà industriali. Il contratto, stipulato nell’ambito delle attività di ricerca e sviluppo di interesse per il sistema elettrico nazionale, consolida il ruolo di referente nazionale della società Sotacarbo per lo studio e nella sperimentazione delle tecnologie CCTs. Le attività previste dal contratto rispondono alla esigenza di individuare sistemi di produzione di energia pulita da carbone per consentire il maggiore utilizzo di questo combustibile nel mix energetico nazionale, a costi competitivi e senza ulteriori impatti sull’ambiente.(gfn)  
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Betile e Sant’Elia: accordo Regione-Comune
Firmato ieri dopo tre ore e mezzo di discussione Sciolto il nodo più stretto: la destinazione delle aree
Al consiglio comunale l’ultima parola sul destino di 18 ettari di terreni ex militari
 
CAGLIARI. I centocinquant’anni dell’Unità d’Italia saranno celebrati a Cagliari con un mare di soldi che finanzierà Betile, il museo dei sardi, ma da ieri molto altro è entrato nella grande scommessa Regione e Comune sul rilancio urbanistico e sociale della città: Soru e Floris, dopo 3 ore e mezzo di discussione, hanno firmato l’accordo di programma che sblocca tutti i progetti lanciati nel calderone da due anni in qua. L’accordo di programma per diventare perfetto ha bisogno di un ulteriore fondamentale passaggio: il consiglio comunale. Ma lunedì Regione e Comune illustrano l’accordo; il 1° aprile la Regione sarà a Roma per presentare il progetto di Betile; il 4 l’architetto star Rem Koolash sarà a Sant’Elia per far sognare i residenti sul nuovo modo di abitare il quartiere dove si cancellano strade, si aprono varchi, si sposta lo stadio.L’accordo detta l’agenda urbanistica dei prossimi dieci anni. Ieri è stato sciolto il nodo più stretto: il cambio di destinazione delle aree che il piano urbanistico aveva immaginato con una serie di prospettive, negli ultimi tempi profondamente mutate per vari eventi fino a qualche anno fa non prevedibili. Come la restituzione di 18 ettari complessivi tra San’Elia e la via Roma di proprietà dello Stato per le ragioni della Difesa e non più necessari a questo scopo. La battaglia vinta dalla Regione (vale anche per Alghero, La Maddalena ecc.) ha riportato nella sfera locale la disponibilità di terreni molto preziosi per due motivi: sono verdi, belli, intatti, quasi tutti vicini al mare; una volta restituiti ricuciranno una all’altra porzioni di città finora irrimediabilmente slegate.
L’antefatto. Giovedì scorso c’è stata una robusta spinta verso la firma del documento. In una riunione convocata alla Regione con gli assessori Dadea, Sanna e Mannoni (Affari generali, Urbanistica e Lavori pubblici) e l’Ance regionale (l’associazione dei costruttori edili), si doveva parlare del rilancio dell’edilizia e Soru ha colto l’occasione per denunciare l’urgenza di arrivare a un accordo su Betile e tutto il resto perché è in questo periodo che si gioca la partita dei finanziamenti dello Stato. Anche l’Ance ha cavalcato il tema dell’urgenza, spettatore del rodeo il sindaco della città Emilio Floris. Il giorno dopo ancora Soru ha rilanciato lo spauracchio del rischio finanziamenti perduti all’Area (l’agenzia regionale per la casa che ha sostituito lo Iacp) dove i rappresentanti dei tre gruppi di progettazione per i palazzoni e il quartiere di Sant’Elia presentavano il master plan.
I contenuti dell’accordo. L’accordo di programma firmato ieri verrà presentato lunedì in conferenza stampa congiunta Regione-Comune. Riguarda la riqualificazione di Sant’Elia, il museo (Betile) della civiltà nuragica e dell’arte contemporanea, il porticciolo, la strada che collegherà il quartiere all’asse mediano, il capannone Nervi da ristrutturare per attività legate al Betile, la caserma Ederle diventerà una struttura al servizio del turismo. Il nuovo istituto nautico sarà costruito vicino al porto dei pescherecci, in questa zona ci sarà il punto franco (niente tasse): servirà per rilanciare le produzioni legate alla pesca. Dall’altra parte ci sono i terreni vicino alla Fiera e la zona di San Paolo dove sorgerà il campus universitario.
Il consiglio comunale. Già di per sé l’accordo di programma è uno strumento che modifica il piano regolatore del comune. Ma entro 30 giorni dalla sua pubblicazione questo documento deve essere portato in consiglio comunale.
Betile. Due giorni fa il comitato tecnico dei lavori pubblici della Regione ha espresso il parere positivo sul progetto del museo Betile. Il prossimo passaggio è l’approvazione da parte del ministero dei Beni culturali. La scadenza agitata dal presidente della Regione riguardava in larga misura le possibilità di finanziamento proprio del Betile: il governo ha stanziato fondi per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia e i tempi per presentare i progetti sono ristretti, il primo aprile è il termine ultimo e in quella data verrà portato al consiglio dei ministri. Naturalmente, il parere positivo del comitato tecnico e, ancora di più, la firma dell’accordo di programma che toglie ogni rischio di rigetto urbanistico per il museo e tutta la zona attorno, sono due carte fondamentali perché il progetto sia considerato a Roma con la sospirata attenzione.
La settimana di Sant’Elia. La prossima settimana Sant’Elia sarà teatro di un piccolo evento per gli appassionati di urbanistica. L’architetto olandese Rem Koolash, studioso delle trasformazioni delle città, il 4 aprile sarà nel giardino del Lazzaretto per incontrare gli abitanti e parlare dei cambiamenti del quartiere. Nei giorni precedenti i gruppi di lavoro che in questi mesi hanno operato a Sant’Elia prepareranno l’incontro illustrando le parti del progetto.
Quel che gli abitanti chiedono. Nel lavoro di quartiere è saltato fuori che gli abitanti intervistati non vogliono case nuove ma una vita migliore. Non solo: i progettisti hanno osservato da ogni angolazione i palazzoni e hanno conclusi che, visti dal mare, hanno una loro riconoscibilità, sono diventati paesaggio, insomma non è necessario buttarli giù. Il progetto riguarda la loro riqualificazione, la sfida è trasformarli in palazzi dove abitare «è bello». Tutti d’accordo sulla necessità di abbattere lo stradone che separa il quartiere dalla città, si discute dello stadio: da spostare, verso il mare e da ricostruire. Venticinquemila posti distribuiti su tre lati: il terzo è vuoto, guarda al Betile, il museo diventa quinta teatrale. L’area dello stadio: si libera uno spazio importante, utile per costruire altre abitazioni.

Questionario e social

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