Lunedì 10 marzo 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 marzo 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 5
«L'università? Parcheggio per ricchi»
L'altra faccia del diritto allo studio, tra tasse e libri di testo
Uno studente fuori sede fa i conti col diritto allo studio. E scopre che l'università non è per tutti.
Dall’inviato Paolo Paolini
 
SASSARI Andata e ritorno da Castiadas fanno cinquanta euro, sei ore e mezza di viaggio e più di uno sbadiglio. Angelo Sardo, studente fuori sede, per vedere i genitori affronta il tour de force con parsimonia, «una volta ogni due mesi e mezzo-tre».
Ventidue anni, iscritto in Scienze agrarie, vive a Sassari da quarantadue mesi, nella residenza universitaria di via Padre Manzella. Figlio di un operaio di Abbanoa che manda avanti una famiglia di cinque persone con milleduecento euro al mese, ha scolpito nella memoria l'articolo 34 della Costituzione e ogni volta che ci riflette non può fare a meno di notare una certa discrasia tra Carta e realtà. Beneficia degli aiuti Ersu, ha una stanza nella casa dello studente più i pasti e la borsa di studio, «e sono fortunato, perché ci sono ragazzi che devono lavorare per tirare avanti». Non che lui abbia rifiutato a priori la possibilità di farlo: «Ho provato col volantinaggio, ma era una perdita di tempo, pochissimi soldi per tante ore rubate allo studio. Alcuni colleghi però devono darsi da fare nei call center oppure, nei fine settimana, camerieri, lavapiatti». Ha un fratello che studia all'università di Cagliari e grazie al cielo «si mantiene da solo facendo piccoli lavori, mia madre invece è una casalinga che fa marciare splendidamente la casa».
Ammette che lo Stato non è sparagnino, almeno con lui, che ha un letto gratis per undici mesi, però: «Superata la soglia dei 240 pasti, gli altri li devo pagare». E siccome non è un asceta, ha davanti a sé quattro fasce di prezzo, legate al reddito: «Un euro e ottanta, due euro e qualcosa, tre e tre euro e mezzo». La borsa di studio è di 1700 euro all'anno, garantita l'esenzione dalle tasse: «Se disgraziatamente non hai la casa sono dolori, anche se la borsa di studio in quel caso arriva a 2800 euro». Se invece hai la certezza delle quattro mura, ma devi cucinare i costi sono presto fatti: «Quattrocento euro al mese facendo economia domestica, pasta a volontà, a meno che non sia così stoico da tagliare anche quella».
Le sue irruzioni nella casa paterna sono come le stagioni, hanno cadenza trimestrale: «Devi mettere nel conto quattro ore di treno per andare da Sassari a Cagliari, lì aspettì quaranta minuti la coincidenza del bus per Muravera-San Vito, arrivo a San Priamo dopo un'altra ora e mezza e deve venire qualcuno a prendermi per arrivare a Castiadas. Andare e tornare sono grosso modo cinquanta euro. Puoi scaricare i biglietti dalla dichiarazione dei redditi, mia madre mi dice di conservarli, ma questo non significa niente per la vita dello studente. Ho sentito dire che può essere più conveniente affittare in gruppo un pulmino privato con autista che viene a prenderti e ti riporta a casa».
I testi? «Quelli che posso fotocopiare li fotocopio, ma un manuale di anatomia lo devi comprare, spendi più di cento euro e allora addio borsa di studio». Siccome non si vive di soli libri, Angelo Sardo ha cercato una soluzione economica per sciogliere la tensione nello sport: «Sfrutto una convenzione con i centri sportivi e pago 25 euro al mese per andare in piscina due volte alla settimana. Però il bus lo devo pagare di tasca. Tutte le palestre che sono intorno alle residenze universitarie non sono convenzionate, non capisco perché. Ho anche l'abbonamento al Teatro Verdi, trenta euro per nove spettacoli contro i centoquaranta del carnet a prezzo pieno». Il caffè con gli amici è un lusso, una volta alla settimana, le serate di svago contemplano l'acquisto in prevendita del biglietto per un free-drink: «Al massimo dieci euro». Può capitare di non avere una salute di ferro, in quel caso devi metterti in fila davanti alla porta del medico convenzionato che, dopo una visita, ti spedisce da uno specialista.
Angelo Sardo spera un giorno di lavorare a Castiadas e dintorni, «dopo un'esperienza all'estero. L'Italia mi sta deludendo, basta vedere com'è finito il governo». Si è fatto un'idea dell'università: «Una scelta per ricchi, ma perché la vita sta diventando per ricchi. Se mio padre deve mantenere cinque persone con mille euro al mese o poco più, allora sì, siamo in un mondo fatto su misura per chi ha tanti soldi. Penso che l'università non ti prepari come un tempo, è un parcheggio che rallenta la tua corsa, prende i soldi alle famiglie e se non sei così ben introdotto da trovare un posto di lavoro, allora sei fregato».
(continua) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 13
San Michele
Più controlli per prevenire il crimine
 
In aumento in via Premuda gli episodi di microcriminalità. È quanto emerge dallo studio della commissione Politiche sociali della circoscrizione di Sant'Avendrace. Nella zona di San Michele sono sempre più frequenti soprattutto i fenomeni di bullismo. A lamentarsi sono soprattutto gli studenti universitari che si recano nella mensa di via Premuda.
La Circoscrizione chiede con un documento che vengano rafforzati i controlli sulle strade. Il documento è stato approvato dal parlamentino con l'eccezione della consigliera Rosa Bassu. «Chiediamo che sia istituito un servizio di strada», spiega il presidente della commissione Politiche sociali Antonello Nieddu, «c'è la consapevolezza che simili fenomeni trovano origine in cause diverse, dalla cronica carenza di strutture educative alla mancanza di formazione e di opportunità di lavoro. Il servizio», conclude Nieddu, «potrà essere affidato ad operatori qualificati, capaci di coinvolgere i giovani per individuare insieme a loro percorsi di crescita». (fe. fo.) 
 
3 – L’Unione Sarda
Cultura pagina 57
Scienza Saggio edito da Armando
Viaggio intorno al mondo degli autistici
 
Nel 1931 Leo Kanner, psichiatra austriaco emigrato negli Usa, lavorava all'ospedale John Hopkins (Baltimora, Usa), quando osservò una serie di caratteristiche comuni in un gruppo di piccoli pazienti. Questi undici bambini, di età compresa fra 2 e 10 anni erano incapaci di instaurare una qualsiasi forma di contatto con il resto del mondo, le persone e le cose. Alcuni non parlavano, altri pronunciavano solo alcune parole e le ripetevano ossessivamente. Spesso si manifestava ecolalia immediata o ritardata, ovvero la ripetizione di frasi udite da altri, senza apparente intenzionalità comunicativa. Questi bambini manifestavano paure ingiustificate per rumori e bizzarre preferenze alimentari. Leo Kanner pubblicò il suo studio nel 1943 sulla rivista scientifica Nervous Child in un articolo (“Autistic Disturbances of Affective Contact”) che segna la data di nascita dell'autismo. Fino ad allora questo termine, coniato nel 1911 dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, indicava un sintomo della schizofrenia. Oggi l'autismo è noto al grande pubblico grazie a libri di successo come “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” (di Mark Haddon, Einaudi, 2005), “Un antropologo su Marte” (di Oliver Sack, Adelphi, 1998), “Pensare in immagini e altre testimonianze della mia vita di autistica” (di Temple Grandin, Erickson, 2001).
La continua evoluzione delle conoscenze scientifiche sul cervello e il conseguente raffinamento dell'approccio clinico all'autismo comportano la necessità di disporre di testi aggiornati e completi, anche per la formazione e l'aggiornamento dei medici. Si inserisce in questo contesto la recente pubblicazione di Giuseppe Doneddu e Roberta Fadda: “I disturbi pervasivi dello sviluppo” (Armando Editore, 2007, 431 pagine, 45 euro). Il libro sarà presentato oggi, con inizio alle 17, nella Sala Cicu dell'Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari. «Questo volume - scrivono i due autori nella prefazione - rappresenta un tentativo di raccogliere i risultati degli studi che hanno indagato i disturbi pervasivi dello sviluppo da diverse angolazioni: dalle abilità comunicative e linguistiche agli aspetti percettivi più sottili, dalla dimensione cognitiva sino a quella più strettamente emotiva dell'esperienza».
Giuseppe Doneddu (neuropsichiatra infantile e direttore del Centro per i disturbi pervasivi dello Sviluppo del Brotzu) e Roberta Fadda (ricercatrice in Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione alla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Cagliari, dove insegna Psicologia dell'educazione e Tecniche di osservazione del comportamento) hanno raccolto anni di esperienza clinica e di ricerca, giungendo a identificare con precisione le principali linee di studio dell'autismo: quali sono le caratteristiche degli stili di comunicazione, di interazione sociale e di apprendimento nei soggetti con disturbi pervasivi dello sviluppo, come si classificano le difficoltà percettive e in particolare quelle legate alla visione dei volti. La conoscenza di questi disturbi è fondamentale l'attuazione di programmi di intervento efficaci per migliorare la qualità della vita di queste persone e delle loro famiglie: il volume illustra le linee guida degli interventi educativi basandosi su tecniche utilizzate con successo senza trascurare le più recenti innovazioni.
Andrea Mameli

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
LA MADDALENA 
Un giorno in classe scienziati in cattedra 
 
LA MADDALENA. Quasi un G8 della scienza con docenti dell’università di Cagliari, dei politecnici di Torino e Milano ed esperti del Crs4. Full immersion scientifica al Teatro Longobardo per gli studenti di 8 scuole e 130 allievi della Marina, in un crescendo di trigonometria e matematica. Perché l’italia non sia fanalino di coda nella ricerca scientifica. (foto T. Maiore)
 
Pagina 6 - Sardegna
La Maddalena, mille studenti per il G8 della Matematica 
In attesa dei Grandi della Terra l’arcipelago ha ospitato gli alunni e gli insegnanti di otto scuole per una full immersion sulla Scienza 
 
Aspettando il G8 dei Grandi della Terra, La Maddalena si allena col G8 della Scienza. Anzi, della Matematica e delle tre S (Scuola, Scienza, Società). Niente capi di Stato nè ministri degli Esteri ma mille studenti e insegnanti dell’alta Gallura, G8 di otto scuole fra l’Isola di Santo Stefano, Palau, Olbia e Tempio, il Nautico, i licei scientifici “Alberti” di Cagliari, Arzachena e Lodi. E poi le università di Cagliari, i Politecnici di Torino e Milano, i ricercatori del Crs4 di Sardegna Ricerche a Pula. Ascoltano 130 allievi della Marina militare.
 Tre giorni tuttoscienza, power point e slide, bit e pixel, diagrammi e mille equazioni in un crescendo di alleluja verso la trigonometria, seni e cotangenti, Pitagora e Galileo. Senza noia. Con professori che sanno comunicare, con alunni che applaudono a scena aperta quando si invoca “la fine dell’ignoranza scientifica che condanna l’Italia agli ultimi posti nel mondo”.
 Perché «la matematica è viva e giovane», perché «senza matematica non avremmo né l’elettrocardiogramma né il computer, non saremmo andati sulla luna o non solcheremmo gli Oceani in barche a vela». Non si parla per caso della matematica del jazz o del jazz della matematica? Paolo Fresu è o no anche un genio dei numeri? «Non avremmo i telefonini per i nostri sms d’amore o per scopiazzare i compiti», dicono divertiti tre studenti del Tecnico intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Perché, piaccia o non piaccia ai (tanti) italici somari delle discipline scientifiche, «la matematica è fantasia, anzi creatività». Con i modelli matematici possiamo parlare dei terremoti che sconvolgono il Giappone e del Dna studiato in Ogliastra per capire la longevità sotto il Gennargentu.
 L’economia? «È sedotta dai numeri», suole ripetere il premio Nobel Amartya Sen che da giovedì parteciperà a Roma, Parco della musica, al Festival della Matematica («Regina delle scienze e delle arti») con Umberto Eco e Hans Magnus Enzensberger. Insomma, la Matematica vuole la sua rivincita.
 
Non avviene per la prima volta. Si è conclusa infatti avant’ieri l’edizione numero 4 del convegno che inneggia alle discipline scientifiche. Sponsorizzato da due maddalenini eccellenti: il matematico Sebastiano Seatzu (ordinario di Analisi numerica al dipartimento di matematica, facoltà di Ingegneria, Cagliari) e il virologo Paolo La Colla (uno dei ricercatori più impegnati per combattere l’epatite C e l’Alzheimer). Tutto nasce da incontri con insegnanti: fare qualcosa per animare un arcipelago tanto quieto d’inverno quanto caotico d’estate. Uno dei capifila è Luciano Mannoni, professore di matematica al Nautico “Domenico Millelire”, laureato in Statistica a Padova. Con lui Lidia Gesualdi e Daniela Tobbìa del liceo classico “Giuseppe Garibaldi” (dove insegnano materie scientifiche) e Paola Cutroneo del Tecnico di Palau.
 Spiega Mannoni: «Volevamo animare il territorio con dibattiti che suscitassero l’interesse degli scienziati ma anche degli studenti. La formula suggerita da Seatzu e La Colla è stata azzeccata anche per l’edizione di quest’anno». Aggiunge Mannoni: «Stiamo ritrovando l’orgoglio, il piacere di essere insegnanti di matematica».
 Basta vedere quasi con incredulità - al teatro “Primo Longobardo” della Maddalena e al Commerciale di Palau - mille studenti scrupolosi nel prendere appunti e nel fare domande. A Palau (preside Guido Baffigo) uno sguardo alle pareti dell’aula magna fa capire che la scuola è viva anche in altri momenti. Seminari sui “Nuovi alfabeti per il lavoro” e giù titoli sull’inglese, sull’informatica, sul bilancio delle competenze. Oppure “Gallura e oltre” per parlare, tra i banchi di scuola, di corsi di vela, gastronomia, difesa ambientale, a nuova cittadinanza europea. Oppure della realizzazione di audiovisivi (”Largo e pianissimo sempre”).
 
Sale sul palco del teatro vistamare il professor Seatzu. Giovane, 66enne, «nato a Monti ma dall’età di tre anni alla Maddalena». Dice che oggi il mondo vive di tecnologia per cui «è folle non dedicare gli studi e gli approfondimenti alla tecnologia». Gli chiedono se gli insegnanti di matematica, o delle materie scientifiche in genere, sanno insegnare. «Sinceramente no, non in modo adeguato, spesso nei giovani si assiste a un atteggiamento di rifiuto. Questi nostri convegni vogliono far capire a tutti che va superato il digital divide esistente nelle discipline scientifiche tra noi e gli altri Paesi, non solo europei. È un obiettivo urgente, strategico». Applausi.
 
Lectiones di alto livello, tutte spiegate con linguaggio accessibile. Gianluca Alimenti, studi a Chicago, ricercatore dell’Istituto di fisica nucleare e al Cern di Ginevra, docente all’università di Milano, parla di fonti rinnovabili: energia solare, eolico, biomasse, fotovoltaico, geotermia, idroelettricità, i neutrini solari studiati nel Gran Sasso. Un geologo di Cagliari, Franco Tocco, elogia la Sardegna delle pietre, da quelle usate per i dolmen e i menhir ai marmi e i graniti impiegati in edilizia. Alberto Martini (università di Cagliari) rimarca l’importanza dell’ambiente, racconta delle ricerche fatte dal Cile alla Tunisia, dell’uso dei satelliti. «Tutto è scienza, tutto è matematica». Domande degli studenti, moderatore Paolo Randaccio. Si riprende con altri tre docenti di Cagliari: Giovanni Biggio (”sostanze d’abuso e psicopatologia”), Alessandra Carucci (”come trattare le acque reflue”), Elena Tamburini (”il ruolo dei microrganismi nel risanamento ambientale”.
 Dalla Maddalena in traghetto a Palau. A sentire Marino Marrocu, del Crs4. Parla dell’utilizzo degli strumenti informatici per le previsioni meteorologiche. Ricorda la nevicata a Cagliari del 1985 («fu come una piccola glaciazione»). Fabio Tocco chiede qual è il modello meteo più credibile. Marrocu lo affida ai satelliti e cita Luca Mercalli, quello di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Il barometro di Torricelli, le scoperte di Bjerknes e di Richardson a Cambridge. Marrocu chiede: «Vi state annoiando?». No, rispondono in coro. Seatzu: «La scienza è anche fatica, per sapere un po’ di impegno dici vuole». Altri applausi.
 C’è poi una lectio chiusa da un’autentica standing ovation per Patricia Rodriguez Tomè, Crs4 di Pula, argentina di origine galiziane, globetrotter per laboratori scientifici nel mondo. Inizia la carriera leggendo un libro di sismologia («volevo capire perché la terra trema, trovare il colpevole e il movente, e così salvare vite umane»). Odiava la biologia e si ritrova con i libri di matematica, va in Giappone, studia il grande terremoto di Tokyo del 1923, parla di Hiroshima e del Fuji-Yama, analizza i vulcani («anche quelli in silenzio, perché prima o poi parlano, eccome») e i sistemi antisismici. «Tutti gli studi - sul sangue o sui tessuti poco importa - erano basati sui calcoli matematici». Dai terremoti passa alla genetica. Si imbatte («privilegio raro») in due Nobel per la medicina, Jean Dausset (1980) e sir John Sulston (2002). «Capisco che il cervello fa muovere i piedi e la testa, occorrono i calcoli matematici, le scienze computazionali. E mi rendo conto che i diagrammi dei sismografi si basano sulle stesse regole dei marcatori del Dna e così posso capire il genoma umano».
 
Silenzio religioso, la cadenza italo-sardo-franco-spagnola rende Patricia piacevole da ascoltare, è una campionessa di buona comunicazione. Lavora nel Regno Unito all’Ebi, European Bioinformatics Institute dove c’erano ricercatori di 26 diverse nazionalità, poi, in Svizzera «per studiare la proteomica». Legge di un bando a Sardegna Ricerche. «Lavoro felice a Pula, nel verde, col sole, i cervi nel parco e con laboratori attrezzati. Mi occupo di bioinformatica, quando ho iniziato all’università non esisteva, bisogna conoscere le scienze, affidarsi ai numeri, ai calcoli». Applausi a scena aperta, domande e risposte sui sistemi antisismici nei grattacieli e sul numero delle proteine, brava Patricia, olè.
 Chiusura in bellezza. Claudio Canuto del Politecnico di Torino incanta tutti sul tema: “Dalla matematica dell’ingegneria all’ingegneria matematica”. Dice che «la matematica è il linguaggio della scienza» e che «la matematica concorre a definire modelli che simulano il comportamento dei sistemi ingegneristici complessi». Beniamino Moro (università di Cagliari) parla dell’uso della matematica in economia, si sofferma sui non semplici concetti di ottimizzazione statica e dinamica, cita Lagrange e Khun-Tucker. Chiude in bellezza Antonio Cao, una delle poche eccellenze dell’ateneo cagliaritano, direttore dell’Istituto di neurogenetica del Cnr, studioso fra i massimi al mondo delle beta thalassemie, membro dell’American Society of Human Geneticis e della New York Academy of Science. Parla del plasmodium falciparum, dice che «oggi, come causa della malattia si conoscono più di duecento mutazioni diverse del Dna». E chiude annunciando i tentativi di terapia genica con gli studi fatti «in Sardegna e confrontati col mondo». Applausi.
 Gli studenti della Maddalena e Tempio, Olbia e Cagliari, Palau e Lodi, Arzachena e Santa Teresa sono felici. “Tre giorni di conoscenza, di vera scuola” dice la professoressa di Lettere Lina Crobu (Palau). Serena Tacchini (Tempio): «Tre giorni utili». Marianna Dralle, liceo classico: «Avevo fatto una ricerca sulla beta talassemia, il professor Cao ci ha aperto gli occhi». Miriamo Manchia e Sabrina Piras, liceo sociopsicopedagogico: «Felici, questa è vera scuola». Stracontenti due del Nautico, Giulio Cabras e Andrea Scolafurru: «Abbiamo capito tante cose, di come avviene per esempio la deformazione dei metalli». Neanche uno scontento? Sì, Brenda Terrazzuni («a me la matematica non piace, ma l’iniziativa è ottima»). Gongolano Valentina Are, la preside di Olbia Elisa Mantovani, laureata in Fisica: «Ho amato di nuovo la mia vecchia passione, la matematica e la fisica». Mannoni, Gesualdi, Tobbìa e Cutroneo portano Seatzu sugli allori. Lina Crobu: «Questa tre giorni ha messo in contatto la scuola con la realtà e le tecnologie». Appuntamento alla quinta edizione. Sarà il Festival delle Scienze a La Maddalena. Nell’anno del G8.
 

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