Domenica 9 marzo 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 marzo 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 10 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

01 -  Carbonia Proposta dell’Università di Cagliari  La Città di fondazione laboratorio di scultura
02 -  LO STATUTO SARDO La Costituzione non è un muro invalicabile
03 - Le pietre sonore di Pinuccio Sciola alla vecchia miniera di Serbariu
04 - Su Tuvixeddu il Tar ha ragione: il parere del Comune di Cagliari non andava ignorato
05 - Nuoro. RIFONDAZIONE  «Università, riattivate i corsi di laurea e i posti di lavoro»


 


1 - L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 43

Carbonia Proposta dell’Università di Cagliari
La Città di fondazione laboratorio di scultura

La scultura di Gio’ Pomodoro di piazza Roma, le pietre sonanti di Pinuccio Sciola, l’arco di Mauro Staccioli a Bacu Abis e l’altra, imponente opera, che Staccioli realizzerà nella Grande Miniera. Carbonia è insomma un laboratorio dell’arte della scultura: «Campo di lavoro - l’ha definita il sindaco Tore Cherchi - per le produzioni di livello che contribuiscono a trainare lo sviluppo economico». Non è quindi un caso che, ieri, la sala convegni dell’ex miniera abbia ospitato la giornata conclusiva di un ciclo di seminari organizzati dal Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-artistiche dell’Ateneo di Cagliari. Per una mattina la Grande Miniera è diventata un’aula universitaria dove si è discusso di sculture, di materiali, di tecniche di lavorazione. Ma non è stata solo pura accademia, nel momento in cui si scopre, come ha ricordato la professoressa Maria Luisa Frongia, «che Carbonia gode di un occhio di riguardo da parte degli artisti, preferita anche per la sua volontà di riqualificazione urbana e architettonica». È in questo contesto che si sposano le iniziative in campo. Sia quelle da realizzare, che quelle già presenti: Pinuccio Sciola, a cui è stata dedicata la relazione di Marzia Marino, ha dato ad esempio dimostrazione pratica della suggestione delle sue pietre sonanti di basalto e calcare. Al maestro verrà dedicata in maggio una personale di cui è stato accennato il tema: dare ancora suono alle pietre ma utilizzandone stavolta i larghi vuoti. Al convegno hanno preso parte anche artisti locali e diversi giovani: «L’Università vuole stringere legami con Carbonia - ha ribadito l’assessore alla Cultura Maura Saddi - dando spazio ai tirocinanti anche in un prospettiva occupazionale».
ANDREA SCANO

2 - L’Unione Sarda
Commenti Pagina 15



LO STATUTO SARDO
La Costituzione non è un muro invalicabile




I l sessantesimo anno dello Statuto sardo è appena trascorso. Merita riparlarne per alcune circostanze che meglio specificano e rafforzano il significato di quelle celebrazioni. Il tempus propitium ha inizio giovedì 20 febbraio con i carabinieri che organizzano in limba un proprio calendario.
I successivi passaggi espressi da queste giornate sono tutti da catalogare sotto la voce autonomia della Sardegna. Cioè della passione per la nostra libertà. E sono molteplici. Il 21 pomeriggio gli ex-consiglieri regionali promuovono un seminario sull’identità sarda nel futuro Statuto, come immettervi l’"essere sardi" in quanto produttori di beni, di cultura e di società. La mattina del sabato 22 vede in sale distinte del Consiglio regionale il ricordo della vicenda di Giomaria Angioy (1751-1808), collegata agli eventi della rivoluzione francese ed europea, e la presentazione alla stampa del "nuovo statuto speciale per la Nazione sarda, Sa Carta de Logu noa pro sa Natzione sarda". In fondo non c’è molta distanza, almeno emotiva, tra coloro (i presidenti, la giunta, consiglieri, uomini di cultura, studenti, cittadini) che intonano commossi in piedi le strofe del "procurade de moderare" e coloro (il comitato, con i politici del centro-destra) che spiegano come "il popolo sardo, il territorio della Sardegna e delle sue isole, il mare e il cielo, l’ambiente, la lingua, la cultura e l’eredità culturale, materiale e immateriale, della Sardegna costituiscono la Nazione sarda". Cosa sta succedendo in Sardegna se, concludendo il proprio intervento in occasione della festa dell’autonomia, il leader di An in Sardegna afferma di "esserne affascinato" e si impegna a far "riconoscere quei valori"?
Per chi ha seguito nell’aula dell’assemblea regionale la giornata del 25 febbraio quella conclusione era del tutto in linea con le aperture dei costituzionalisti provenienti da molte università italiane, anche quando non si sono specificamente soffermati sul riconoscimento dei diritti storici della Sardegna. Chi ha ascoltato si è reso conto che nelle istituzioni italiane ed europee ci sarebbero gli spazi per riconoscere le nostre richieste, decise e motivate, che poi non sono dissimili da quelle ottenute da altri popoli-senza-stato. L’intervento dei giuristi è stato una boccata d’ossigeno rispetto all’indisponibilità di coloro che in Sardegna interpretano le norme della costituzione italiana quali muri invalicabili e non come gli articoli di una legge che può venire modificata adattandosi anche alle esigenze dei sardi.
SALVATORE CUBEDDU


3 - La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari

Le pietre sonore di Pinuccio Sciola alla vecchia miniera di Serbariu

CARBONIA. Le sonorità delle pietre di Pinuccio Sciola echeggieranno, nel prossimo mese di aprile, negli spazi della grande miniera di Serbariu.
È stato infatti previsto l’allestimento di una mostra delle opere dell’artista di san Sperate, che saranno collocate negli spazi aperti e suggestivi, all’ombra dei castelli. E’ stato annuciato ieri dal sindaco nel corso dell’ultima giornata della serie di incontri di archeologia e storia dell’arte, organizzate dal Dipartimento di scienze archeologiche e storico artistiche dell’Università di Cagliari, che è stata dedicata alla «Sardegna di pietra», e ha visto come protagonisti a Carbonia le opere di Pietro Canonica, Mauro Staccioli e Piniccio Sciola. «Amministrazione comunale, artisti, urbanisti e architetti sono le quattro forse che inzieme possono lavorare per il recupero urbanistico della città - ha detto il sindaco Tore Cherchi -. Per questo nei nostri progetti dieci spazi cittadini, piazze e interi quartieri, sono stati messi a disposizone per nuove progettazioni tese ad una sistemazione che insieme sia moderna e rispettosa delle peculiarità originali di una città che è uno degli esempi più importanti dell’architettura razionalista del Novecento».
In questa linea si inserisce il progetto per fare della vecchia centrale elettrica della miniera la sede del laboratorio del cinema del lavoro e museo dell’arte del ventunesimo secolo».(g.f.n.)

4 - La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Fatto del giorno

di Vincenzo Santoni *

Su Tuvixeddu il Tar ha ragione: il parere del Comune di Cagliari non andava ignorato
Non serve invocare generiche esigenze paesaggistiche a tutela del sito: il volere degli enti locali deve essere preso in considerazione




In merito ai due documenti di docenti delle Facoltà di Lettere di Cagliari e di Sassari, sul tema delle sentenze T.A.R. su Tuvixeddu, nel mentre esprimo rispetto per le opinioni espresse, mi permetto però di non condividerle, avanzando riserve sui contenuti e sull’approccio metodologico adottato. Dalle sedi universitarie sarebbe stato auspicabile venissero formulate più pertinenti valutazioni di merito sui contenuti delle sentenze. Di fatto, le letture proposte non entrano nelle motivazioni dei Giudici, con la giusta e mirata attenzione, ma si limitano, per lo più, a declamare l’esigenza di generiche tutele paesaggistiche, non comparate con lo stato dei luoghi e con i dati e i valori reali del contesto, specificati e specifici, connessi vuoi con le diverse norme del tessuto urbano, ivi comprese quelle esercitate con il PUC 2002, a tutela preventiva delle risorse di archeologia urbana, vuoi anche con diritti pubblici dell’Ente Locale e soggettivi dei privati coinvolti nell’Accordo di programma. Secondo un apprezzamento affatto personale, in definitiva, i Documenti non paiono servire e soddisfare il piano delle conoscenza e quello della “sensibilità per la verità come elemento necessario nel processo di argomentazione politica”, secondo una esigenza posta in risalto da Benedetto XVI, nel testo cha avrebbe letto alla “Sapienza” di Roma, oltre un mese fa (OssRom, 17. 01. 2008). Il Santo Padre auspicava anzi di procedere tutti in cammino con una ferma “inquietudine per la verità”.
Per la sua parte, il Collegio del T.A.R., nell’accogliere le censure dei tre ricorrenti in ordine “ad aspetti ‘formali’ relativi alla procedura di nomina della Commissione” (A), alla “valutazione dello stato dei luoghi, da parte della Commissione” (B), “alla partecipazione del Comune alle fasi del procedimento” (C) e “alla mancata considerazione dell’Accordo di programma “ (D), approda poi, in serrata requisitoria, alla “individuazione di una serie di comportamenti che vengono ritenuti significativi al fine della individuazione di uno sviamento di potere, sia nell’attività della Commissione, sia in quella della Amministrazione regionale” (E). La stampa quotidiana non ha mancato di porre in risalto questo aspetto, per vero problematico. Ma la materia rimane di certo complessa, per più motivazioni, sul piano culturale, tecnico amministrativo e giuridico.
Fra gli altri punti, a mio modesto avviso, il T.A.R. coglie bene nel segno, nel momento in cui ribadisce con vigore che la base processuale della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico, non può prescindere dalla partecipazione attiva della Amministrazione pubblica interessata, l’Ente Locale, in concomitanza dei diversi segmenti procedimentali nei quali si articola l’elaborazione del provvedimento finale della Dichiarazione di notevole interesse pubblico. Nella definizione delle funzioni di tutela e di valorizzazione dello specifico contesto paesaggistico urbano, secondo i Giudici, sarebbe mancato il reale coinvolgimento del Comune, a danno del quale, prima da parte della Commissione, poi da parte della Giunta, si sarebbe operato “in aperta violazione del principio di cooperazione di cui all’art. 132 del Codice Urbani”. Il tema fu ben rimarcato dallo scrivente, in Commissione, senza positivo esito. A quest’ultimo riguardo, vale bene ricordare come P. Carpentieri, nel commentare proprio l’art. 132 del Codice (in “M.A.Sandulli, a cura, Il Codice del beni culturali e del paesaggio, 2006, Ed. Giuffrè), ribadisca che “in riferimento alla funzione di pianificazione paesaggistica e alla partecipazione degli enti locali, nel rapporto tra piano paesaggistico e pianificazione urbanistica comunale, la Corte (C.Cost. 26 novembre 2002, n. 478, CS 2002, II1724) ha affermato che “la tutela del bene culturale è nel testo costituzionale contemplata insieme a quella del paesaggio e dell’ambiente come espressione di principio fondamentale unitario dell’ambito territoriale in cui si svolge la vita dell’uomo (sentenza n.85 del 1998) e tali forme di tutela costituiscono una endiadi unitaria. Detta tutela costituisce compito dell’intero apparato della Repubblica, nelle sue diverse articolazioni e in primo luogo dello Stato (art. 9 della Costituzione), oltre che delle regioni e degli enti locali.
Non sono uno Studioso di diritto. Ma nell’esercizio delle funzioni di Soprintendente, ho studiato con cura parti non secondarie del vasto quadro dottrinario della Legge 241/1990 sull’imparzialità amministrativa (A. Pubusa, 1994; 1996; A. Castiello, 1997). L’esperienza tecnico amministrativa maturata in tema di partecipazione al procedimento, o di obbligatorietà della motivazione come base del provvedimento, così pure in quello della pregnante figura del responsabile del procedimento, soprattutto nei lavori pubblici e, in definitiva, i diversi approcci utili nella «manovra» della discrezionalità, mi hanno consentito di interpretare l’art. 132 del Codice, con la giusta ponderazione della pluralità di interessi tutelati dalla legge, a favore della articolazione partecipativa dei soggetti aventi titolo al procedimento della Dichiarazione, il tutto in sintonia con la sentenza C.Cost. n. 478/ 2002. Premesse le valutazioni esposte, rimane ora da attendere la definitiva sentenza di merito del Consiglio di Stato.
* ex soprintendente ai Beni Archeologici delle province di Cagliari e di Oristano

5 - La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Nuoro

RIFONDAZIONE
«Università, riattivate i corsi di laurea e i posti di lavoro»



NUORO. Chiede con forza che vangano riattivati i corsi di laurea interrotti dall’università di Cagliari e che vengano date risposte certe ai lavoratori dell’università: il comitato politico federale di Rifondazione comunista-Sinistra europea lo fa in un lungo e dettagliato comunicato. «In questi ultimi mesi - si legge - l’università è stato un tema al centro dell’attenzione del territorio come non mai. Le prime avvisaglie di chiusura o, quantomeno, di ridimensionamento della presenza universitaria nella città di Nuoro e nel suo territorio hanno mobilitato le più diverse componenti sociali in sua difesa. Il nostro partito si è mostrato sin dai primi momenti a fianco degli studenti e di coloro che prestano il proprio lavoro presso le strutture universitarie cittadine». Poi, però, si legge ancora nel comunicato del comitato politico federale di Rifondazione, «la situazione nel 2008 è precipitata repentinamente. In spregio ad ogni minima garanzia sindacale infatti, i tre segretari del corso di laurea in Agsl dell’università di Cagliari sono stati trasferiti nel capoluogo regionale con un preavviso di una settimana e si è provveduto a chiudere definitivamente la segreteria studenti. In tale contesto, poi, registriamo con preoccupazione la grave posizione assunta dal Consorzio Universitario nuorese che, proponendo modelli di gestione universitaria privatistici, influenzati dalla presenza ingombrante dell’Ailun, di fatto non ha esercitato un ruolo di contrapposizione netto con l’università di Cagliari a difesa dei corsi soppressi».
La repentina chiusura di tutte le attività didattiche - si legge ha prodotto una situazione ai limiti (ma forse li ha oltrepassati...) della legalità: studenti che hanno regolarmente pagato le tasse si trovano nella condizione di non poter sostenere esami (o di non poterlo fare nella condizione ideale), di non poter riprendere le lezioni e di non potersi laureare in città. Il Cpf del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea di Nuoro chiede: che vengano ripristinati immediatamente i corsi interrotti dall’Università di Cagliari in concomitanza con il rientro del personale amministrativo trasferito a Cagliari. Che l’Università di Cagliari, come ha già fatto con Iglesias e Oristano, reinterpreti il Decreto Mussi riattivando il prossimo anno i corsi di laurea in AGSL e Servizio Sociale. Che vengano date risposte certe sul futuro lavorativo dei dipendenti della cooperativa “Ecotopia” che prestano il loro servizio nelle sede universitaria nuoresi. Che tutte le forze politiche del centrosinistra cittadino, assieme alle forze sociali operanti nel territorio, svolgano una seria riflessione sul ruolo e l’importanza dell’Università nel territorio, uscendo dalle sterili polemiche sul ruolo del Consorzio universitario.
Che gli studenti vengano coinvolti a pieno titolo in qualsiasi forma di discussione e di ipotesi sul futuro dell’Università nuorese a pari titolo degli altri soggetti sociali coinvolti. Che si ponga la realizzazione del Campus Universitario nell’ex Artiglieria di Viale Sardegna come un obbiettivo prioritario per il definitivo radicamento dell’Università. Che la Regione, impossibilitata a definire per legge le attività didattiche, si adoperi invece per la creazione di tutte le infrastrutture materiali e immateriali per gli studenti, esistenti negli altri atenei isolani».








Questionario e social

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