Giovedì 17 gennaio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 gennaio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 20
L’Università anche a Carbonia
Il Consorzio Ausi rilancia le azioni dell’Ateneo
Nuovi corsi oltre a quelli di Iglesias. Il presidente Gaviano: «Sarà un’offerta formativa d’eccellenza»
 
 L’Università del Sulcis-Iglesiente si sdoppia con la nascita di una seconda sede a Carbonia. Lo prevede lo statuto del Consorzio Ausi costituito nei giorni scorsi per la gestione dell’Ateneo decentrato.
Non più di qualche mese fa rischiava di chiudere. A sorpresa l’Università del Sulcis non solo non dovrà sopprimere i corsi di laurea ma, addirittura, si sdoppierà aprendo una seconda sede a Carbonia.
La svolta è avvenuta nei giorni scorsi con la nascita del Consorzio Ausi che, per statuto, si è attribuito il compito della “promozione delle attività universitarie del Sulcis Iglesiente”. La Provincia in testa, insieme ai Comuni di Iglesias e Carbonia, il Parco geominerario, l’Asvisi e la Carbosulcis hanno deciso di assumere in prima persona, unendosi appunto in consorzio, l’onere e l’onore della gestione dell’Università del Sulcis Iglesiente.
LA SVOLTA Per l’Ateneo è stata l’ancora di salvezza. A parte le risorse economiche che il consorzio metterà a disposizione, infatti, la nascita del sodalizio sarà il punto di partenza per il rilancio e il potenziamento dell’attività sia didattica che di ricerca. In questo assecondato dall’Università di Cagliari che continuerà ad occuparsi del coordinamento e dell’organizzazione dell’attività accademica con ben cinque rappresentanti nel Comitato tecnico scientifico tra i quali dovrà essere designato il Coordinatore scientifico.
Insomma, un’operazione di rilancio in grande stile che mette l’Università del Sulcis Iglesiente al riparo dai tagli annunciati. E questo avviene grazie all’impegno, auspicato a suo tempo anche dal rettore Pasquale Mistretta, delle amministrazioni locali e delle realtà imprenditoriali del territorio.
NUOVA SEDE Non solo consolidamento dell’esistente ma anche novità. La più importante è il decentramento, L’Università si doppia e apre una sede anche a Carbonia. Sarà ospitata in uno dei capannoni della vecchia miniera di Serbariu già in fase avanzata di ristrutturazione e accoglierà nuovi corsi di studio che andrtnno ad affiancarsi a quelli ce si svolgono nella villa Bellavista, tra gli edifici del villaggio minerario di Monteponi, alle porte di Iglesias. È una scelta precisa che, spiega il presidente della provincia Pierfranco Gaviano, chiamato a guidare il Consorzio, «nasce dall’esigenza di consolidare l’Università nel territorio considerato nella sua interezza legandola a un’offerta formativa che diventi di eccellenza e senza barriere». Per questo, seppur non nell’immediato futuro, Gaviano ipotizza anche la nascita di un terzo polo a Portovesme (la sede del nuovo Istituto industriale sarebbe ideale) «in maniera di dare spazio alle specificità di alta formazione che sono richieste dal mercato locale assicurando l’incontro tra domanda e offerta di professionalità».
Gli ambiti nei quali opereranno le due sedi universitarie sono già ben definiti,.
SPECIALIZZAZIONI Così, mentre Iglesias continuerà ad occuparsi di scienze dei materiali e di tutto ciò che concerne l’ambiente, a Carbonia l’attività accademica seguirà i filoni dell’architettura moderna, del recupero e del restauro sempre dell’architettura moderna e di tutto ciò che riguarda l’energia stabilendo in questo caso un raccordo con il Centro della Sotacarbo. «Perché l’attività dell’Università non sarà soltanto legata alla didattica ma anche alla ricerca». Spiega il sindaco di Carbonia Tore Cherchi. Se la sede di Iglesias è già operativa, per quella di Carbonia bisognerà aspettare ancora qualche mese. La sede sarà pronta a ottobre e già dal prossimo anno potrebbero essere organizzati i primi master di specializzazione. «Per l’avvio dei corsi di laurea forse bisognerà aspettare ancora», ha aggiunto Cherchi. Ma il più è fatto, l’Università è salva.
Sandro Mantega
 
2 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 17
Caccia allo studente, terrore in mensa
Via Premuda. Da giorni squadracce di giovani teppisti seminano il panico tra i ragazzi diretti al centro universitario
Uno degli aggrediti: «Pestato a sangue senza motivo»
 Terrore tra gli studenti della mensa di via Premuda. Una gang di bulli aggredisce con calci e pugni chiunque passa sotto tiro. Martedì, in cinque blitz diversi, dieci universitari sono stati pestati a sangue
 
Come nella peggiore tradizione squadrista. In via Premuda con il buio scatta la caccia allo studente universitario che va a cenare nella mensa dell’Ersu. Naso sanguinante, labbro e occhi gonfi, lividi in tutte le parti del corpo, ecco i segni inconfondibili della furia bestiale che da una settimana ha come protagonisti una banda di ragazzini. Bulletti del quartiere che aspettano appoggiati a una ringhiera le loro vittime, un provocatore parte in avanscoperta, colpisce alle spalle e poi entra in scena il branco. Come piranha circondano lo studente, di solito un fuorisede, e lo massacrano con calci e pugni sino a quando non riesce a fuggire e a rifugiarsi nella mensa. Martedì è stato un giorno di sangue, terribile. In cinque episodi separati, la gang ha preso di mira una decina di giovani: alcuni sono finiti al pronto soccorso e poi in questura, altri per evitare problemi hanno preferito curarsi a casa e non denunciare il pestaggio. Il terrore ha più peso di qualsiasi voglia di giustizia e nomi e cognomi è meglio non finiscano sui verbali: non si sa mai.
RACCONTO DI SANGUE Marco «niente cognome per favore» ha una paura «che si sta trasformando in sgomento» e il labbro inferiore gonfio e viola. Ha 23 anni, da tre studia Ingegneria. Anche lui avant’ieri sera è stato passato per le armi dalla ghenga di ragazzini. Non è di Cagliari, arriva da Porto Torres, e spesso esce con colleghi di facoltà per fare due chiacchiere e dimenticare per un momento la pressione degli esami. Andare in mensa, per il pranzo o la cena, è un’opportunità di svago. Avant’ieri una tranquilla camminata verso la struttura dell’Ersu si è trasformata in incubo. Ecco il suo racconto. «Martedì, verso le 19,30, camminavo con un gruppo di colleghi in via Premuda, diretti verso la mensa. Con una ragazza facevo da apripista, seguito a ruota da un amico e due studentesse. Da lontano ho notato quella banda di circa 15 ragazzini seduti sulla ringhiera. Ero preoccupato, nei giorni scorsi sono circolate voci di aggressioni da parte di una gang di balordi. Ho pensato: adesso tocca a me. L’avevo azzeccata. Come arrivo alla loro altezza - continua Marco - scatta l’agguato: ci stavano aspettando. Uno di loro salta dal muretto e, sorprendendomi alle spalle, cerca di darmi un pugno in faccia e poi sparisce. Con l’istinto riesco a spostarmi e questo, certamente, mi evita guai più seri: quel gancio diretto sull’occhio finisce sul labbro. Cerco di scappare, ma ormai il commando è in azione. Qualcun altro mi fa lo sgambetto e finisco sull’asfalto. Mi aspetto il peggio».
LA FURIA Il film del terrore improvvisamente cambia trama. «In quel momento interviene il mio amico e l’attenzione della banda cambia soggetto. Ora vogliono lui, corro a perdifiato. Ma la furia non è affatto conclusa, per dieci interminabili secondi il mio difensore finisce sotto una tempesta di calci e pugni, sino a quando anche lui non riesce a divincolarsi e fuggire. Ci ritroviamo malconci e sconsolati nel gabbiotto della guardia giurata dell’Ersu». In quella casupola di cemento armato oltre la ringhiera della mensa la banda di teppisti non si azzarda a entrare. «Ci hanno portato ghiaccio e chiesto se avevamo bisogno di un’ambulanza». Richiesta superflua: il mezzo del 118 era già in viaggio per via Premuda. L’aggressione a Marco e al suo amico non era la prima della giornata e nella stanzetta del vigilante altri studenti pesti attendono l’arrivo dei soccorritori.
MARTEDÌ DI TERRORE A fine giornata erano cinque i blitz portati a termine dal gruppetto. Il più grave appena un quarto d’ora prima dell’aggressione subita da Marco, quando uno studente diciannovenne di Lanusei che a piedi con un amico si dirigeva verso la mensa è stato circondato e picchiato con la stessa tecnica. Per lui è stato necessario un salto al pronto soccorso dell’ospedale Brotzu, dove i medici l’hanno medicato e dimesso. In via Premuda è intervenuta anche una pattuglia della Squadra volante della questura che ha identificato i feriti e li ha invitati ad andare in via Amat per mettere nero su bianco gli episodi.
Andrea Artizzu
 
Cagliari e Provincia Pagina 17
La cucina. C’è anche il forno a legna per la pizza. Costi ridotti e chi può mangia gratis
Menu di livello: 1500 pasti al giorno
 
Nella mensa di via Premuda vengono serviti ogni anno 220.000 pasti. Un numero che fa capire quanto sia frequentata, soprattutto se confrontato con quello delle altre due presenti a Cagliari, sempre gestite dall’Ersu: in piazza Michelangelo si fermano a quota 104.000, in via Trentino a 70.000. Ancora più staccata quella della cittadella di Monserrato, che non supera i 60.000.
Via Premuda è la preferita, per un motivo semplice: è quella dove si mangia meglio. Anche perché è l’unica dove cucinano direttamente i 27 cuochi dell’Ersu. La più curata, per stessa ammissione del direttore generale dell’ente regionale, Paolo Salis: «Abbiamo sicuramente un occhio di riguardo per l’utenza». C’è anche il forno a legna per le pizze. I ragazzi lo sanno, ed ecco spiegato il motivo di tanto affollamento. Nei momenti di picco, arrivano circa 1.000 studenti a pranzo e 500 a cena. Da tutte le facoltà della zona. Ieri le scelte più gettonate erano il risotto al pomodoro, l’arrosto e l’insalata. Anche se al self service la scelta è ampia. Un menù scelto sette anni fa e ritoccato a seconda dei gusti. «Abbiamo levato la trippa e il coniglio, non li mangiava nessuno», commenta Salis. Le tavolate sono da 10/12 persone. C’è chi mangia con la sciarpa al collo e il cappello, chi sta in disparte con le cuffie dell’Ipod ben assestate nelle orecchie e gli occhi fissi sul piatto. Altri parlano ad alta voce. Tutti rigorosamente con il telefonino sul tavolo. Ovviamente, i clienti maggiori delle mense sono gli studenti fuori sede. Sono gli unici ad avere diritto a due pasti gratuiti giornalieri. Le altre due categorie di borsisti - in tutto sono 4.500 - non sono così fortunati. Chi abita a Cagliari o nelle immediate vicinanze, ha garantito un pasto al giorno. I pendolari invece, neanche uno. In compenso, hanno una borsa di studio più ricca.
Molti pagano: i pasti vanno da 1 euro e 80 centesimi a 3 euro e 30 centesimi. Dipende dalla fascia di reddito e dal merito. In via Premuda il 60 per cento dei frequentatori è costituito dai borsisti. Nella altre, in via Trentino e piazza Michelangelo, la percentuale cala. Fino a ribaltarsi, a Monserrato: qui la maggioranza degli avventori paga per avere un pasto caldo.
Michele Ruffi
 
Cagliari e Provincia Pagina 17
l’ersu
«Un incontro urgente con il prefetto»
 
Paolo Salis da anni dirige le mense dell’Ersu. Via Premuda è sul filo del rasoio: i numeri sono appena sufficienti a garantire il sostentamento del servizio. Con le aggressioni dell’ultimo mese il numero degli studenti universitari è sceso in maniera preoccupante. «Dal pranzo alla cena abbiamo registrato un crollo del 60 per cento». Il clima, nella struttura regionale del quartiere di Is Mirrionis, è di terrore. «Siamo in una situazione al limite del sopportabile, chiediamo un incontro con il prefetto per arginare la violenza e isolare i teppisti. Non possiamo più aspettare. Questi atti teppistici sono intollerabili, aggravati dal fatto che non hanno una motivazione specifica. I ragazzi hanno paura. A tutte le ore, ma con il buoi i rischi si moltiplicano, rischiano aggressioni e pestaggi. Nell’ultimo mese - continua Salis - la situazione è peggiorata. Sembra di essere nuovamente precipitati nel 2002, quando, all’apice degli episodi di violenza, dei rapinatori non avevano esitato a puntare una siringa sporca di sangue sul collo di una ragazza per rubarle la borsetta». C’è una soluzione per eliminare questi episodi di microcriminalità? «Polizia e carabinieri dopo le segnalazioni intervengono, si appostano, fermano i ragazzini. Ma dopo poco tempo il fenomeno si sveglia dal torpore ed esplode nuovamente». A sentire Salis, per gli studenti ci sono situazioni più pericolose di via Premuda. «Nella Casa dello studente di via Monte Santo ne succedono di tutti i colori. Specialmente durante l’estate, i ragazzini prendono di mira con pietre e altri oggetti le stanze dei ragazzi». (a. a.) 

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
«Allarmismi eccessivi per gli incenerimenti» 
Emissioni di nano-particelle dagli impianti: parla uno specialista internazionale 
di Pier Giorgio Pinna
 
 MILANO. «I rifiuti sono un problema solamente in Italia: sui pericoli per ambiente e salute si fanno troppi allarmismi, c’è ancora in giro troppa disinformazione». Roberto Fanelli parla con estrema pacatezza di temi in questo momento decisamente roventi, e non soltanto in senso figurato. Dal settembre del 1997 guida il dipartimento Ambiente e salute del prestigioso istituto d’indagini farmacologiche Mario Negri. Dunque vive e lavora a Milano, la città dov’è nato sessantatré fa e si è successivamente laureato in Scienze biologiche.
 Nel 1976, dopo il disastro diossina a Seveso, ha organizzato uno degli staff di specialisti che hanno partecipato alle analisi sulla contaminazione del territorio e degli ecosistemi. Nel dipartimento coordina le attività di cinque laboratori e di due unità di ricerca. Principali interessi d’indagine: lo sviluppo di metodologie innovative per la misura di composti chimici nell’ambiente e lo studio delle relazioni tra esposizione a questi ultimi ed effetti tossici. Autore di oltre duecentocinquanta pubblicazioni scientifiche, Roberto Fanelli coordina numerosi progetti di ricerca in Italia e all’estero.
 E, soprattutto, è stato Temporary Adviser dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) proprio sul problema delle emissioni dei termovalorizzatori. Già tredici anni fa aveva organizzato, sempre in Lombardia, un convegno internazionale dal titolo «Il ruolo degli incenerimenti nello smaltimento dei rifiuti». Fa infine parte del comitato della Fondazione Lombardia per l’ambiente sui rischi chimici, della commissione consultiva prodotti fitosanitari del ministero per la Salute e del panel scientifico «contaminanti della catena alimentare» dell’Efsa (l’European Food Safety Agency).
 - Quali sono stati finora i risultati degli studi della sua équipe sugli effetti della combustione di rifiuti urbani?
 «Una premessa, innanzitutto: i pericoli appartengono più al passato che alla realtà di oggi, almeno nella gran parte delle regioni italiane. Noi valutiamo l’impatto ambientale derivante dagli impianti di smaltimento. Verifichiamo dove vanno a finire le scorie. Esaminiamo i dati di esposizione da parte della popolazione».
 - A che cosa è dovuto il miglioramento della situazione?
 «Alla qualità della tecnologia. Ora è molto più sofisticata. Consente di ridurre al massimo le sostanze nocive nell’aria».
  - Che cosa pensa dei pericoli legati all’emissione di nano-particelle dai termovalorizzatori?
 «Valutazioni scientifiche fatte anche di recente su impianti moderni consentono di fornire numeri del tutto tranquillizzanti. Parliamo di frazioni assolutamente minori rispetto ad altre derivanti dal totale del traffico o dal riscaldamento domestico».
 - Eppure, proprio nei giorni scorsi il termovalorizzatore di Terni, considerato inquinante, è stato chiuso per ordine della magistratura.
 «Non conosco il caso in maniera diretta. So tuttavia che si tratta di uno stabilimento molto vecchio, con tecnologie obsolete».
 - Più in generale ci sono però i medici per l’ambiente dell’Isde, l’International society of doctors for the environment, che denunciano una situazione di pericolo originata proprio dai termovalorizzatori.
 «Intendiamoci: le nano-particelle nell’aria costituiscono un rischio in sé. Proprio di recente un’indagine ad ampio spettro da noi condotta con l’Istituto per i tumori di Milano conferma danni per la popolazione, con conseguente aumento delle percentuali di mortalità. Ma dobbiamo analizzare le cause precise di questo stato di cose. Se in Lombardia spegnessimo di colpo tutti i termovalorizzatori, la presenza delle nano-particelle nell’atmosfera non subirebbe alcuna variazione».
 - Che cosa vuole dire?
 «Che il 98% dei danni è provocato dagli scarichi causati dalla circolazione dei veicoli, dalle emissioni degli impianti di riscaldamento, dalle fabbriche nelle quali si lavora con processi di combustione. Se i limiti drastici alle emissioni dei termovalorizzatori imposti dalla Ue vengono rispettati, la questione non sussiste».
 - Ma l’allarme continua.
 «E allora faccio un esempio che ritengo possa servire a rassenerare gli animi. Come istituto Mario Negri seguiamo da tempo il termovalorizzatore-modello di Brescia. Bene: i parametri di riferimento delle nano-particelle in questo caso sono 50 volte al di sotto della soglia permessa dalle leggi europee».
 - C’è chi, come il ricercatore modenese Stefano Molinari, alleato di Beppe Grillo nelle scovare con super microscopi le più piccole particelle accusate di provocare infiammazioni e contribuire all’insorgere di tumori, è convinto che siano le alte temperature usate nei termovalorizzatori il vero pericolo.
 «Lui e altre persone sono di sicuro animate da buone intenzioni. Vogliono tutelare la salute collettiva. Ma non forniscono informazioni scientifiche corrette. Gli effetti degli inceneritori a produzione di energia non differiscono da altri fenomeni di combustione. E i filtri a manica di moderna tecnologia impiegati nei loro impianti permettono di escludere pericoli. A Brescia, per intenderci meglio, l’aria che entra nel termovalorizzatore sotto questo profilo è pressoché uguale a quella che esce».
- Quali sono invece i pericoli delle discariche?
 «Se hanno il vantaggio di costare poco, vanno seguite per 20-30 anni per evitare l’inquinamento dei terreni sottostanti. Ecco perché la Ue le sta mettendo al bando».
 - Come si potrebbe superare l’emergenza italiana?
 «Intanto nella gran parte delle regioni le cose funzionano. E se nelle altre si evitassero sistemi assurdi e irrazionali, incrementando raccolta differenziata e riciclo, si muoverebbero presto molti passi avanti».
 - Che cosa si potrebbe fare in Sardegna per migliorare lo smaltimento?
 «Uniformarsi a tutte le indicazioni per contrarre la produzione dei rifiuti e selezionarne il più possibile per il riuso. L’isola ha un territorio esteso e pochi abitanti. In generale, poi, come per le fabbriche, gli impianti per i rifiuti andrebbero collocati a una certa distanza dai centri urbani, magari solo per evitare fenomeni d’inquinamento acustico e sicurezza nei trasporti delle immondizie».
 - Come mai nel nostro Paese tematiche simili si trasformano in tragedie?
 «Me lo chiedo anch’io: perché solo da noi succedono certe cose? E rispondo da cittadino e da tecnico: credo che i nostri guai dipendano da come siamo organizzati e da come affrontiamo determinati problemi».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Cultura e Spettacoli
Un’indagine a tutto campo sul passato del capoluogo turritano, dall’alto medioevo sino ai giorni nostri 
Sassari, dieci lezioni sulla storia cittadina 
Camera di Commercio, oggi il primo appuntamento allestito dal Fai 
Manlio Brigaglia apre la serie con una relazione sull’identità 
 
SASSARI. Dieci lezioni sulla storia di Sassari per ricostruire un quadro completo sul passato della città, dall’alto medioevo sino ai giorni nostri, attraverso un’indagine sulla sua identità, le origini, le tradizioni, lo sviluppo urbanistico. Il ciclo di incontri dal titolo «La storia di Sassari» prende il via questo pomeriggio alle 17,30 nella sala conferenze della Camera di Commercio. Inserito all’interno della manifestazione «I giovedì della cultura», rappresenta il punto centrale delle attività organizzate per il 2008 dalla delegazione del Fai (Fondo per l’ambiente italiano)di Sassari. Obiettivo della manifestazione, che si ispira ad altre iniziative simili organizzate in diverse città italiane, è quello di far riflettere i cittadini sul proprio passato e sulle contraddizioni del presente. «Il ciclo di lezioni si rivolge a tutte le persone che hanno interesse a conoscere la propria storia - dice Maria Grazia Piras capo delegazione Fai Sassari - e ad abbracciare la causa del Fai per la difesa e valorizzazione dei beni ambientali, artistici e culturali del nostro territorio». Relatore dell’incontro odierno dal titolo «Identità storica di Sassari» è lo storico, giornalista e scrittore Manlio Brigaglia docente di Storia contemporanea alla facoltà di Lettere dell’Università dell’ateneo turritano.
 Il calendario di incontri vedrà alternarsi “in cattedra” storici, docenti e ricercatori. Il 31 Gennaio Franco Campus illustrerà al pubblico «Le Origini di Sassari», il 7 febbraio Alessandro Soddu presenterà «Sassari Pisana e Genovese e suoi Statuti».
 Il 28 febbraio Pinuccia Simbula terrà una lezione su «Sassari nell’età catalana-aragonese».
 A parlare del «periodo spagnolo» sarà il 6 marzo Francesco Manconi.
 Il 13 marzo Antonello Mattone illustrerà la storia di «Sassari nel settecento».
 Il calendario della manifestazione prevede inoltre: 27 marzo «Sassari nell’ottocento» (Federico Francioni), 10 aprile «Sassari dall’età giolittiana alla caduta del fascismo» (Giuseppina Fois), 17 Aprile «Sassari dal dopoguerra ad oggi» (Sandro Ruiu), 8 maggio «Storia urbanistica della città» (Elena Cenami). Tutti gli incontri si svolgeranno alle 17,30 alla Camera di Commercio di Sassari.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
CAMBIO SEDE 
Corso di formazione sul farmaco: si terrà nella facoltà di Medicina 
 
SASSARI. Cambia sede il corso di formazione su “L’informazione indipendente sul farmaco: obiettivo statine”. Si svolgerà infatti nella Sala A del complesso biologico della facoltà di Medicina dell’Università di Sassari e non più nella sala convegni dell’hotel Il Vialetto. Il corso, in programma per il 26 gennaio prossimo nell’istituto di viale San Pietro 43/B, inizierà alle ore 9 e sarà introdotto dal professor Sergio Del Giacco, coordinatore della Commissione prontuario terapeutico regionale e dalla dottoressa Donatella Garau dell’assessorato regionale Igiene Sanità e Assistenza Sociale. Il corso è rivolto a medici di medicina generale, cardiologi, diabetologi ospedalieri ed ambulatoriali, dipendenti e convenzionati delle Aziende sanitarie di Sassari e di Olbia.
 
 

Questionario e social

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