UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 16 gennaio 2008

Mercoledì 16 gennaio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 gennaio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna
 

 

 
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano Pagina 3
Lo schiaffo di Ratzinger
Il Papa contestato annulla la visita alla Sapienza
ROMA Visita annullata di Benedetto XVI alla Sapienza di Roma, manderà solo un messaggio. Dopo giorni di contestazioni e polemiche per la partecipazione del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico, il Vaticano ha preferito «soprassedere all’evento». Decisione presa Oltretevere, ufficialmente a «seguito delle ben note vicende di questi giorni», ma sulla quale in realtà avrebbe pesato il timore di disordini in città. Anche se da parte italiana è stato assicurato che non sono mai esistiti motivi di sicurezza, come ha detto il ministro dell’Interno Giuliano Amato. E del resto alla stessa conclusione era giunto in mattinata il comitato provinciale per la sicurezza, al quale aveva partecipato anche la sicurezza vaticana. «Ritengo che il Papa non abbia ravvisato condizioni di serenità», ha sottolineato Amato.
Al «fragoroso» plauso degli studenti («l’annullamento è vittoria della laicità») protagonisti principali della contestazione a Ratzinger e che in mattinata avevano anche occupato la sede del rettorato, si è contrapposta una vera e propria bufera politica. Il centrodestra ha parlato di «vergogna e indignazione» chiamando in causa la responsabilità della sinistra e addirittura la mancanza di democrazia. «Ancora una volta - ha detto Silvio Berlusconi - la libertà nel nostro Paese ha subito una grave ferita da parte di una ideologia settaria e faziosa». Ma anche esponenti del centrosinistra hanno parlato di «grave pagina di oscurantismo» come ha detto Luciano Violante. Per Fini, sono ferite le coscienze degli italiani.
Il premier Romano Prodi ha risposto dando «solidarietà forte e convinta» al Papa. Numerosi esponenti del governo, in particolare il ministro Fabio Mussi, e della maggioranza si sono rammaricati per l’annullamento della visita. Di «scelta opportuna» ha parlato al contrario il leader del Ps Enrico Boselli e una «ottima notizia» l’ha definita il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi. Plauso anche da Arcigay, da sempre molto critico su Papa Ratzinger.
Da parte dei professori di fisica, autori fin da novembre delle lettere contro la visita del papa che hanno dato il via alle polemiche, è arrivata, in ogni caso, la precisazione che nel loro intervento non era presente alcun intento di censura nei confronti del Papa.
Il rettore della Sapienza Renato Guarini, che pure aveva mediato con gli studenti per dare loro uno spazio per manifestare, ha detto di rispettare la decisione della Santa Sede «anche se con rammarico: l’incontro con il Papa poteva rappresentare un momento importante di riflessione per credenti e non credenti su problemi etici e civili, quale l’impegno per l’abolizione della pena di morte, che sono la linfa vitale del nostro lavoro didattico e di ricerca». E ha parlato di «cattivi maestri» in relazione alle responsabilità iniziali della contestazione.
Contestazione che non sembra esaurirsi con la decisione del Papa e che registra una singolare coincidenza: proprio il 15 gennaio di 40 anni fa, si ebbe il primo «segnale» del Sessantotto con un volantinaggio non violento in piazza San Pietro degli studenti dell’università Cattolica.
Roma, intanto, si prepara a vivere altre giornate di tensione all’università: gli studenti hanno deciso di mantenere le iniziative di protesta «laica» di oggi e domani mentre Forza Nuova si è convocata alla Sapienza giovedì in «difesa della libertà di parola» del Papa. 
 
Primo Piano Pagina 2
«Censura inconcepibile»
Cagliari. Commenti del rettore Mistretta e del teologo Nuvoli
«Un precedente assurdo che rischia di screditare l’università italiana agli occhi del resto del mondo», dice il rettore dell’Ateneo cagliaritano Pasquale Mistretta. La notizia della rinuncia del Papa alla visita a La Sapienza lo turba anche, e soprattutto, da cittadino. «Provo amarezza nel riflettere su noi italiani, su chi siamo e come siamo. Con la sua decisione, il Pontefice ha svelato le nostre debolezze e criticità sotto il profilo culturale e democratico». Il professor Mistretta inquadra l’accaduto in quello che ritiene un male ormai storico del Bel Paese: «Vedo una concezione della democrazia e della dialettica a senso unico e mi domando: ci sarebbero state le stesse reazioni se a La Sapienza fosse stato invitato un autorevole rappresentante di un’altra fede? L’università dovrebbe essere il faro della cultura e della democrazia, invece si è contestato il diritto di intervento a Benedetto XVI. Noi che ospitiamo tutti non siamo stati capaci di garantire il diritto alla parola a chi, come il Pontefice, parla all’Onu. L’università non può accettare questo atteggiamento ostile, mistificato da pretestuose considerazioni su Galileo fino a sconfinare nello derisione televisiva come accaduto con la Littizzetto. Mi auguro che questa vicenda aiuti i giovani a capire che la tolleranza è la premessa per far crescere l’Italia, perché possa diventare un Paese leader».
Docente di Pedagogia alla Pontificia facoltà di Teologia di Cagliari e responsabile regionale di Comunione e Liberazione, Felice Nuvoli pone innanzitutto un problema di convivenza civile. «Mi pare che una minoranza prevarichi con troppa disinvoltura le regole della democrazia e del rispetto. Non riesco a capire se è solo una questione di militanza politica che impone di tenere alto il contrasto». Non ha dubbi, però, sull’infondatezza delle motivazioni dell’ostilità verso il Papa. «Ammesso che quelle addotte meritino si essere valutate, sono certamente materia di riflessione psicologica e non certo culturale». Fatta questa premessa, denuncia «l’inaccettabilità di una censura preventiva. Benedetto XVI invierà il suo intervento e allora potremo valutarne la qualità che sarà certamente elevata. Sua Santità non è certo culturalmente sprovveduto. Trovo poi paradossale che chi ha contestato la sua visita a La Sapienza siano le stesse persone che, in altre situazioni, rivendicano tolleranza e pluralismo invocando la complessità dei nostri tempi. Tanta meschinità mi lascia interdetto».
S. L. 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 21
Presentato ieri dal rettore Pasquale Mistretta il piano di riordino sulla base della riforma Mussi
L’università cambia faccia e taglia gli esami
Nascono cinque nuovi corsi di laurea, diminuzione delle prove orali
Fra le nuove lauree in Medicina nascono anche Scienze infermieristiche ed ostetriche e Tecniche della riabilitazione psichiatrica. Cinque nuovi corsi di laurea ed un lavoro di semplificazione (diminuirà ad esempio il numero totale dei corsi di studio) dell’offerta formativa universitaria. Per l’anno accademico 2008/09 è in arrivo una «rivoluzione dell’ordinamento», come è stata definita dal rettore Pasquale Mistretta. L’ateneo cagliaritano sarà tra i primi in Italia ad adeguarsi al decreto Mussi, nonostante la legge preveda ancora un anno di tempo.
NUOVE LAUREE Innanzitutto: ci saranno meno esami. Difficilmente si supererà il tetto di 20 prove per un corso triennale, in cui distribuire 180 crediti. Mistretta ha presentato ieri il nuovo piano che sarà attivo dal prossimo ottobre. L’obiettivo? «Creare le condizioni perchè i ragazzi studino meglio. Questo lavoro semplifica e qualifica la nostra offerta formativa». Ad esempio: ora esistono due corsi dedicati al turismo. Uno fa capo alla facoltà di Lettere, l’altro a quello di Economia. Dal prossimo anno verranno riuniti in un’unica laurea in Scienze del turismo, nella quale verrà trattato sia l’aspetto culturale che quello economico. Ecco invece i corsi nuovi di zecca. Due riguardano Medicina e Chirurgia: Scienze infermieristiche ed ostetriche e Tecniche della riabilitazione psichiatrica. Per la facoltà di Economia è in arrivo la laurea in Economia e management del turismo. Per Scienze della Formazione, due corsi: uno in pedagogia e l’altro in psicologia dei processi sociali, organizzativi e del lavoro. Ma le modifiche riguardano tutto il panorama accademico, che subirà accorpamenti e nuove definizioni. I corsi di studio diventeranno 97, mentre al momento sono attivi 103. In questa maniera si cercherà di scalfire due cifre: 6.000 studenti che non hanno dato neanche un esame nel 2007 e gli 11.000 fuoricorso.
PARTI SOCIALI Ma ieri nell’aula magna del rettorato si è tenuto anche un incontro tra il mondo universitario (rettore, prorettori e presidi) e le parti sociali. Quindi Confindustria, i vari sindacati, Api sarda, Sardegna ricerche e la Camera di commercio. Lo scopo dell’incontro? Modulare l’offerta formativa dell’ateneo tenendo conto delle richieste del territorio. La Sardegna ha bisogno di infermieri? Si potenziano i corsi di questo tipo. Non servono più gli avvocati? Allora si prendono le giuste contromisure. Così si cerca di far combaciare domanda e offerta. Secondo Alberto Scanu, presidente di Confindustria, bisogna puntare sull’internazionalizzazione. «Un processo che deve coinvolgere gli studenti, la ricerca e i docenti. Dobbiamo allargarci a tutto il bacino del Mediterraneo e aggiungere la Cina e l’India». Fabrizio Carta, segretario generale della Cisl, è preoccupato dall’alta disoccupazione femminile e dal mondo del lavoro sardo: «Molti vanno fuori dai confini dell’isola per studiare. Il problema è che una volta tornati in Sardegna, i laureati non riescono a trovare un impiego che soddisfi le loro aspirazioni lavorative. Ci sono persone specializzate che affollano i call center». Ecco spiegato perchè tra i neo laureati solo il 27 per cento ottiene un contratto stabile, mentre il 73 per cento fa i conti con un lavoro atipico. Cioè precario. (m.r.) 
 
Cronaca di Cagliari Pagina 21
la cisl
«Un fallimento i corsi triennali»
Oltre il 63 per cento dei laureati triennali nell’ateneo di Cagliari nel 2005 risultava ancora non occupato 24 mesi dopo la discussione della tesi. Il dato, che non tiene conto dei dottori in Giurisprudenza quinquennali e dei corsi di vecchio ordinamento, emerge da un’indagine sugli esiti occupazionali fatta dall’università con interviste telefoniche fra il 19 novembre e il 14 dicembre scorsi. È stato preso in esame un campione di 653 laureati di primo livello (il 40 per cento su un totale di 1.637), dei quali 406 donne e di 328 usciti da corsi di laurea specialistica a circo unico e biennale. Nel 2005 dall’università, compresi corsi specialistici, sono usciti 2.083 laureati.
TRASMESSI I PRIMI DATI I primi risultati, datati 18 dicembre 2007, sono stati trasmessi alle parti sociali (Cgil, Cisl e Uil, Crel, Confindustria, Api sarda, Camera di commercio e Sardegna ricerche) convocate ieri mattina dal rettore Pasquale Mistretta perché possano esprimere, in base al decreto ministeriale 270/2004, un parere sulla formazione e sugli sbocchi occupazionali.
GLI SPECIALIZZATI Decisamente più confortante appare la situazione degli specializzati, che hanno seguito anche corsi di laurea delle tipologie specialistica biennale e a ciclo unico. Fra i 328 interpellati dall’ateneo risulta occupato più dell’86 per cento, con quote vicine al 90 in Scienze della formazione (gruppi insegnamento e psicologico) e Farmacia (gruppo chimico-farmaceutico). Dei 45 specializzati non occupati, ben 32 (soprattutto ingegneri e medici) hanno dichiarato di essere impegnati a perfezionare la propria formazione e due di non cercare lavoro.
I LAUREATI TRIENNALI Sempre secondo l’indagine, del 36 per cento dei 237 laureati nei corsi triennali a Cagliari che dichiara di avere un’occupazione, 115 lavorano in Sardegna, 16 fuori dall’Isola, mentre 106 lavorano e sono iscritti alla specialistica. Soltanto il 27 per cento ha un contratto a tempo indeterminato. Tutti gli altri sono precari, eccezion fatta per la percentuale del 7,5 impegnata nella libera professione: il 24 per cento ha un contratto a tempo determinato, il 23 è un lavoratore atipico, quasi il 7 per cento non ha un contratto definito, il 3 ne ha uno d’inserimento e l’1 lavora occasionalmente.
L’ACCESSO AL LAVORO Il 35 per cento - cioè la maggior parte degli occupati - ha avuto accesso al mondo del lavoro tramite conoscenze, il 19 attraverso domande alle aziende, il 16 per concorso pubblico, quasi il 7 grazie a un tirocinio, poco meno del 6 con inserzioni su internet, circa il 4 con annunci su giornali, il 2 è stato segnalato dall’università o da docenti, mentre quelli che hanno proseguito un’attività familiare o sono diventati imprenditori registrano percentuali in entrambi i casi dell’1,7. Appena lo 0,4 per cento (una persona) riferisce di aver trovato lavoro inoltrando domande a presidi e provveditorati.
RAGAZZE PENALIZZATE Dei non occupati con laurea breve censiti dall’indagine affidata alla Direzione per l’orientamento e la comunicazione dell’ateneo cagliaritano le ragazze sono oltre il 61 per cento. Le più penalizzate risultano quelle che hanno completato corsi triennali di scienze della formazione (gruppo insegnamento), farmacia (gruppo chimico-farmaceutico), lingue e letterature straniere (gruppo linguistico): quasi tutte sarebbero senza lavoro.
LE PERCENTUALI PIÙ ALTE Fra i non occupati con laurea breve le percentuali in assoluto più alte sono quelle dei gruppi d’ingegneria (24), psicologico (12,3), Scienze della formazione, economico-statistico (11), della facoltà di Economia e di Scienze, del gruppo geobiologico (10).
LA CISL: «FALLIMENTO» Commentando i dati durante l’incontro con il rettore, a nome dei sindacati territoriali di Cagliari, il segretario della Cisl Fabrizio Carta ha parlato senza mezzi termini di «fallimento» dei corsi di laurea triennali, visti gli esiti occupazionali in un mercato in cui pochi sono gli spazi per lavoratori qualificati. «Il 75 per cento degli occupati a Cagliari e provincia è impiegato nel settore dei servizi e anche di bassa qualità», ha ricordato Carta, basandosi su dati degli ultimi tre anni elaborati dal sindacato e sottolineando che alle liste dei parasubordinati dell’Inps gli iscritti sono 50.000.
PROGETTI FUTURI Il rappresentante sindacale ha invitato l’università a svolgere un ruolo nei servizi di orientamento e auspicato che i precari impegnati nelle facoltà possano trovare una stabilizzazione anche grazie alle risorse della finanziaria 2008. 
 

 
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Ateneo e parti sociali: «Insieme si cresce» 
Vertice tra rettore, imprese e sindacati: «Sinergia per lo sviluppo della Sardegna» 
Pasquale Mistretta «Terremo conto di tutti i suggerimenti» 
di Andrea Massidda 
CAGLIARI. Alberto Scanu, presidente di Confindustria per la Sardegna meridionale, scambia il suo bigliettino da visita con Franco Nurzia, prorettore dell’università, competente sui rapporti con il territorio e le istituzioni. Sembra un dettaglio e invece è la conferma che, al di là dei convenevoli, l’incontro di ieri mattina tra i vertici dell’ateneo e le parti sociali è servito a qualcosa. Perché - sembra incredibile - non era mai accaduto che mondo accademico, imprenditoriale e sindacale si trovassero tutti insieme per discutere dello sviluppo economico e sociale.
 A introdurre la discussione è stato il rettore Pasquale Mistretta, che ha spiegato come dal prossimo anno accademico sarà rivoluzionato l’ordinamento didattico, per poi precisare che i risultati di queste riunioni faranno parte intergrante del documento di programmazione 2008-1010. Subito dopo la parola è passata a Scanu, che nel suo intervento ha parlato di internazionalizzazione, processo «che deve riguardare gli studenti, i laureati, la ricerca e la mobilità dei docenti». Dalla Confindustria sono state indicate come prioritarie l’area del bacino del Mediterraneo e quella dell’Estremo Oriente, con particolare riferimento alla Cina e all’India. Obiettivi in perfetta sintonia, quindi, con quanto proposto dall’ ateneo cagliaritano, particolarmente impegnato verso tali zone. «Un altro aspetto che ci soddisfa particolarmente - ha aggiunto il rappresentante di Confindustria - è la collaborazione tra università, Sardegna Ricerche e mondo delle imprese, che comunque va intensificata».
Scanu, infine, ha voluto evidenziare come il tema della valorizzazione delle facoltà umanistiche, oltrechè di quelle tecniche, sia un progetto assolutamente condivisibile. «In tale ottica - ha spiegato - la Confindustria cagliaritana ha recentemente costituito un gruppo di lavoro nel quale sono rappresentate aziende operanti nel settore del turismo, della cultura e dell’agroindustria».
Tutto perfetto? Non proprio. Il confronto di ieri è entrato nel vivo soprattutto quando Mistretta ha divulgato alcuni dati che evidenziano le ombre dell’università cagliaritana. Ad esempio quelli relativi ai corsi triennali, che stentano a sfornare professionisti in grado di inserirsi in tempi brevi nel sistema lavoro. Piuttosto duro, a questo proposito, il segretario della Cisl Fabrizio Carta, che - parlando anche a nome di Cisl e Uil - ha parlato di «fallimento».
Carta, ha poi sottolineato che il sindacato confederale di Cagliari mette tra i primi obiettivi quello di avere un’università di qualità che, intanto dia risposte in termini culturali ai giovani, perché acquisire una cultura è essenziale anche per il mondo del lavoro. «Vogliamo - ha aggiunto il rappresentante della Cgil - un’università che non sia chiusa in se stessa ma che attragga studenti e fruitori anche da altre parti del mondo e dell’Europa». Da questo punto di vista, infatti, sono stati giudicati positivi i contributi istituzionali che consentono ai giovani di andare all’estero a studiare e perfezionarsi. Il problema, però, è il ritorno a casa. «Perché le aspettative e le ambizioni coltivate - ha spiegato Carta - non trovano quasi mai soddisfazione nella nostra regione».
I rappresentati sindacali hanno poi toccato un altro argomento scottante: l’ateneo diffuso. «Il decentramento dell’università - ha detto ancora Carta - non può essere visto solo come il modo attraverso il quale i ragazzi nuoresi o iglesienti studiano a dieci metri da casa loro. Tuttavia un percorso del genere ha senso solo se l’università decentrata diventa polo di eccellenza e di attrazione per residenti e non residenti, per italiani e non italiani. Altrimenti è soltanto fonte di sprechi e di particolarismi locali».
L’intervento dei sindacalisti, ovviamente, non poteva trascurare l’aspetto dei costi d’istruzione. «È importante cercare di acquisire la maggior quantità di risorse - ha concluso Carta - anche perché far studiare un giovane sta diventando impossibile per una famiglia media di operai, impiegati o pensionati».
Per quanto riguarda gli obiettivi di questi incontri, Carta ha sottolineato che il sindacato punterà molto sullo sviluppo dell’industria, compatibile con l’ambiente e di qualità, per il rilancio dell’occupazione e dello sviluppo. Per i rappresentanti sindacali «i rapporti tra mondo della ricerca e forze sociali non devono essere occasionali, «perché bisogna definire insieme le competenze e i profili necessari al mercato del lavoro». Non solo, quindi, un processo di consultazione, ma di collaborazione fattiva nei progetti, nella individuazione di obiettivi, ma anche e soprattutto nella verifica dei risultati.
 
Pagina 1 - Cagliari
Laurea breve: poco lavoro, meglio la «specialistica» 
L’indagine. Disoccupato il 63 per cento dei neodottori   
CAGLIARI.  Le lauree triennali? Se non sono un fallimento, poco ci manca. Meglio, molto meglio, la situazione degli studenti specializzati. Lo rivela un’indagine sugli esiti occupazionali svolta dall’ateneo di Cagliari attraverso le interviste con un campione di 653 laureati di primo livello (il 40 per cento su un totale di 1.637) e di 328 usciti da corsi di laurea specialistica a ciclo unico e biennale. Dai dati raccolti emerge che nel 2005 oltre il 63 per cento dei laureati triennali a due anni dalla discussione della tesi risultava ancora disoccupato. Sempre nel 2005 dall’università di Cagliari, compresi i corsi specialistici, sono usciti in tutto 2.083 dottori.
Decisamente più confortante appare la situazione degli specializzati. Fra i 328 interpellati dall’ateneo risulta occupato più dell’86 per cento, con percentuali vicine superiori al 90 per cento in Scienze della formazione (gruppi insegnamento e psicologico) e in Farmacia (gruppo chimico-farmaceutico). Dei 45 specializzati non occupati, ben 32 (soprattuto ingegneri e medici) hanno dichiarato di essere impegnati a perfezionare la propria formazione e due di non cercare occupazione. Dei non occupati con laurea breve censiti dall’indagine affidata alla Direzione per l’Orientamento e la comunicazione dell’ateneo cagliaritano le ragazze sono oltre il 61 per cento. Le più penalizzate risultano quelle che hanno completato corsi triennali di scienze della formazione (gruppo insegnamento), di farmacia (gruppo chimico-farmaceutico), e lingue e letterature straniere (gruppo linguistico): quasi tutte risultano senza occupazione.
Fra i non occupati con laurea breve le percentuali in assoluto più alte sono quelle dei gruppi d’ingegneria (24 per cento), psicologico (12,3 per cento) di Scienze della formazione, del gruppo economico-statistico (11 per cento) della facoltà di Economia e del gruppo geobiologico (10 per cento) della facoltà di Scienze.
Sempre secondo l’indagine, del 36 per cento dei 237 laureati nei corsi triennali che dichiara di avere un lavoro, 115 lavorano in Sardegna, 16 fuori dall’isola, mentre 106 lavorano e sono iscritti alla specialistica. Soltanto il 27 per cento ha un contratto a tempo indeterminato. Tutti gli altri sono precari, ad eccezione di una percentuale del 7,5 impegnata nella libera professione.
 
Pagina 1 - Cagliari
LE NOVITÀ 
Tagli ai corsi, ma si studierà anche Turismo   
CAGLIARI. Meno corsi di laurea, ma anche qualche novità. È la piccola rivoluzione che riguarderà l’ateneo di Cagliari a partire dall’anno accademico 2008/2009, quando i corsi, appunto, passeranno dagli attuali 103 a 97. In compenso ne saranno istituiti cinque nuovi: «Tecniche della riabilitazione psichiatrica» (primo livello) e «Scienze infermieristiche e ostetriche», «Psicologia dei processi sociali e del lavoro», «Pedagogia» ed «Economia e management del turismo» (secondo livello).
 Il restyling porterà a modifiche strutturali: innanzi tutto, una diminuzione del numero di esami, con l’eliminazione dei cosiddetti «microesami» e l’attribuzione di un numero maggiore di crediti formativi a ciascuno. Inoltre, sono stati condensati in una sola prova moduli d’insegnamento affini e omogenei.
 La riduzione dei corsi di laurea è stata attuata, in particolare, attraverso l’istituzione di corsi interclasse che consentono - ha spiegato Mistretta - di «ottimizzare e razionalizzare risorse e competenze scientifiche e didattiche». Tutte le facoltà hanno rivisto gli ordinamenti didattici, tranne quella di Medicina per i corsi per le professioni sanitarie, per i quali il ministero dell’Università ha disposto che eventuali modifiche e nuove istituzioni avvengano ai sensi di un decreto ministeriale del 1999.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualità
Il Papa rinuncia: non andrà in visita alla Sapienza 
Prodi: «Si è creato un clima inammissibile». Amato: «La sicurezza era garantita» 
Il presidente Napolitano fa sapere di avere scritto al pontefice una lettera personale  
ROMA. Un terremoto. Benedetto XVI, travolto dalle polemiche, rinuncia alla visita alla Sapienza. La vittoria dell’intolleranza, come da più parti si definisce l’opposizione a papa Ratzinger, indigna il governo e riaccende la critica dura dell’opposizione. Lo stesso Napolitano fa sapere, a tarda sera, di aver scritto una lettera personale al pontefice di cui non si cnoscono per ora i contenuti. Il senato accademico della prima università di Roma si rammarica di essere finito sui giornali per qualcosa che somiglia tanto a una caccia alle streghe. Un terremoto il cui momento di maggior tensione si scatena a metà pomeriggio di ieri.
 E’ quello il momento in cui dalla Santa Sede viene annunciata «la decisione sofferta»: annullata la visita di domani per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’università fondata sette secoli fa da Bonifacio VIII.
 Dietro la decisione del Vaticano, comunque, non sembra esserci la lettera, ormai condannata dai più, firmata da 67 scienziati contro il papa ritenuto nemico di Galileo Galilei, della razionalità della scienza e della laicità. Fosse stato quello il problema tutto si sarebbe potuto ricomporre nell’ambito anche duro di un dibattito accademico. Dietro la decisione presa nel Palazzo apostolico sembra esserci il dubbio sulla sicurezza di Benedetto XVI, il sospetto che le misure messe a punto dal comitato per l’ordine e la sicurezza di Roma e del Viminale non fossero sufficienti a garantire una mattinata serena.
 Il ministro dell’Interno Giuliano Amato, ovviamente, nega. Assicura anzi che la sicurezza del papa sarebbe stata garantita al «mille per cento». E forse è proprio quella percentuale così alta ad aver preoccupato. Perché le parole, quando si tratta di ordine pubblico, hanno un significato. Quello che ha spaventato, probabilmente, sono state una decisione e una dichiarazione del rettore Renato Guarini. La decisione è stata quella di consentire agli studenti - che ieri avevano occupato il rettorato ed esposto striscioni - un sit-in sotto la facoltà di Lettere, che, entrando all’università è a destra del rettorato dove era atteso il papa. La dichiarazione riguarda, invece, i livelli di sicurezza. «Non saranno tollerate infiltrazioni», ha detto a un certo punto Guarini lasciando intendere la disponibilità a fare quello che molti rettori, nel passato, hanno fatto con grande difficoltà e dopo giorni di indecisioni: aprire le porte dell’ateneo, tradendo l’autonomia universitaria, alla polizia in assetto antisommossa.
 Saranno i giorni a venire, comunque, a chiarire gli aspetti tecnici della grande rinuncia. Quelli più immediatamente politici sono presto detti. Il clima di montante protesta, le contestazioni non più accademiche ma di piazza hanno consigliato il Vaticano a gettare la spugna. Determinando un clima, secondo il premier Romano Prodi, «inammissibile». Prodi ha espresso una condanna «durissima», si è detto molto «rattristato», guardando anche lui oltre le ragioni della sicurezza. Si è anzi augurato un ripensamento e che il papa possa «presto parlare a Roma».
 Espressioni di condanna dell’intolleranza, parole di denuncia della «sconfitta della laicità» sono state pronunciate da molti, compresa la Cei. Dal rettore Guarini al sindaco Walter Veltroni: «Ogni atteggiamento di intolleranza, come quelli che si sono manifestati in questi giorni verso il Pontefice, fa male alla democrazia e alla libertà», ha detto il leader del Partito democratico. Deciso rifiuto di ogni «manifestazione di intolleranza» anche dal ministro degli esteri Massimo D’Alema.
 Vergogna, indignazione, amarezza sono stati i sentimenti espressi dai leader del centro destra, le cui prese di posizione contro l’intolleranza e a favore della laicità non si sono molto discostate dal coro generale della politica. Silvio Berlusconi ha definito la rinuncia del papa alla visita «una sorpresa molto dolorosa che ferisce e umilia non il Pontefice ma l’università italiana e lo Stato». Gianfranco Fini, leader di An, ha parlato di una ferita nella «coscienza di tutti gli italiani, laici o cattolici che siano».
 
Pagina 11 - Attualità
Mussi: «E’ un grave sbaglio» 
Accese polemiche politiche: centrodestra all’attacco 
LE REAZIONI «Laicità è anche diritto di parola» 
  ROMA. «Quello che è avvenuto all’Università la Sapienza di Roma è grave e sbagliato, gravemente sbagliato per la natura dell’Università e della sua missione». Così Fabio Mussi, ministro della Ricerca e dell’Università, apre il suo intervento a Montecitorio sulla rinuncia del Papa a parlare all’ateneo di Roma dopo la rivolta di un gruppo di docenti e di studenti.
 Una rivolta che dalla Sapienza sembra rimbalzata direttamente in aula non appena la notizia della cancellazione della visita di Ratzinger si diffonde tra i deputati. In aula si sta discutendo del caso Alitalia. Sta parlando Tommaso Padoa Schioppa. Appena il titolare dell’Economia finisce il suo intervento è Elio Vito, capogruppo forzista, a chiedere di accantonare il caso Alitalia per virare sulla clamorosa novità giorno. Il clima è surriscaldato. Gli onorevoli urlano a squarciagola da una parte e dall’altra, scambiandosi accuse reciproche.
 L’opposizione chiede le dimissioni del ministro e del governo. Grida alla «spazzatura accademica» e alla «vergogna». Si dice preoccupata per il futuro dei nostri figli. Andrea Ronchi, portavoce di An, chiede che in aula a riferire venga anche il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. La maggioranza risponde con sghignazzi: perchè escludere quello della Difesa?
 Il ministro che già in mattinata aveva ribadito il diritto del Pontefice a parlare alla Sapienza è sinceramente rammaricat. «Il Papa ha il diritto di parlare, tutti hanno il diritto di esprimere posizioni critiche anche sulle posizioni del papa ma è sbagliato chiedere che il Papa non parli: sta qui l’errore che deve essere richiamato perché non si ripeta», dice. «L’Università è laica perché chiede la parola non il silenzio, la tolleranza comporta il dialogo e il confronto e senza questa apertura al dialogo e al confronto la libertà perde basi di fondamento», aggiunge il ministro. Mussi cita le precedenti visite di pontefici in Università italiane. Ricorda l’omelia di Paolo VI alla Sapienza, nel ’64, il discorso di Giovanni Paolo II a Potenza nel’91 e a Roma Tre nel 2001. Rammenta che lo stesso papa Ratzinger lo scorso anno ha partecipato alla presentazione dell’anno accademico a Pavia. «E’ normale che le autorità religiose intervengano nel dibattito nelle Università», dice. E conclude: «Non è un bel servizio reso alle Università che sono il luogo dove le posizioni si confrontano, anche nel conflitto intellettuale». Parole di buon senso che non placano affatto gli animi. «Tutti hanno diritto di parlare ma lei ha il dovere di garantire il diritto di parola», tuona Giulio Tremonti. «Si può dire che erano solo 67 professori su tremila: vuol dire che una minoranza è riuscita a bloccare il volere della maggioranza», aggiunge l’ex ministro dell’Economia. «Ministro cosa ha fatto per far sì che l’Università fosse un luogo di libertà e non di vergona?», aggiunge Ignazio La Russa, capogruppo di An, chiedendo le dimissioni del governo che non saputo garantire la libertà. «Nelle Università italiane si consente di parlare agli ex brigatisti ma non al Papa», rincara la leghista Carolina Lussana accusando Mussi di fare melina. Pierferdinando Casini chiede di parlare. «Quest’aula ha il dovere morale si sanare un vulnus che si è aperto, di dimostrare che l’Italia è un paese libero per le grandi testimonianze di religiosità», dichiara l’ex presidente della Camera. «La decisione delll’Università di Roma getta un’ombra di vergogna: se questi sono i nostri maestri dobbiamo preoccuparci per i nostri figli».
 
 
 
E Polis - Il Sardegna
Pagina 2 - Il fatto del giorno - Fede e scienza
Il Papa annulla la visita alla Sapienza vince la rivolta dell’università laica
Scende in campo la Cei
« Il Papa è oggetto di un rifiuto che manifesta intolleranza poco democratica e chiusura culturale». Lo dice la Cei.
Il caso. Dopo una giornata concitata l’annuncio del Vaticano: «Opportuno soprassedere per le note vicende»
Roma. “Cortesia”. È l’unica parola che trapela dal Vaticano a spiegare il perché dell’annullamento della visita di Papa Ratzinger alla Sapienza per l’inaugurazione dell’anno accademico. Il terzo colpo di scena in meno di 24 ore. Una giornata iniziata con le contestazioni all’università, l’occupazione del Rettorato e l’autorizzazione della manifestazione studentesca da parte di Guarini. Ore concitate, fatte di trattativa lungo i corridoi del Senato Accademico invaso da un centinaio di studenti della “Rete per l’Autoformazione” che hanno avuto l’appoggio di tutto il collettivo. «Se si riceve un invito da parte di una famiglia, ma poi quella famiglia comincia a dividersi, e accade quello che è successo in questi giorni, non è più il caso di accettare», spiegano fonti vaticane e tanto serve per scatenare polemiche ben più feroci di quelle del pomeriggio ed espressioni di giubilo da parte degli studenti. Niente questioni di sicurezza, ci tengono a precisare da Oltretevere, ma solo «la volontà e l’opportunità di soprassedere all’evento a seguito delle note vicende».
E LE NOTE VICENDE non sono altro che le dure contestazioni che dopo anni hanno visto insieme universitari e docenti. Ben 67 che, dopo la notizia del forfait di Benedetto XVI, hanno precisato di non aver avuto «alcun intento censorio nei confronti del Papa, bensì il desiderio di esprimere la propria opinione in merito alla decisione del rettore». Quello stesso rettore che durante l’ora di pranzo dopo una lunga trattativa aveva autorizzato gli studenti a manifestare dentro i cancelli. Quello stesso rettore che è stato asserragliato nel suo studio mentre un centinaio di ragazzi occupava il Senato Accademico e mentre nei viali dell’università dai megafoni uscivano slogan contro il «Papa oscurantista, reazionario e nemico della scienza». Renato Guarini è stato l’uomo della mediazione e del dialogo. Ha rifiutato la parola “occupazione”
parlando del gesto degli studenti, definendolo una «cosa poco simpatica». E il grande deluso è stato lui che si dice «rammaricato per la decisione della Santa Sede». Intanto il Vaticano ha annunciato che il Pontefice invierà il suo discorso. E il collettivo, confermando tutte le manifestazioni, ora punta a «cacciare dalla città della Scienza Veltroni e Mussi»
Denise Faticante


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Dal Viminale la rassicurazione “La sicurezza era garantita”
L’incontro. Tutte le misure atte a garantire la piena sicurezza e l’ordinato svolgimento della visita di papa Benedetto XVI alla Sapienza erano state messe a punto nel corso del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è riunito oggi». Laconica ma esplicativa la nota del Viminale. Alla riunione erano presenti il Rettore dell’Università Guarini e
alcuni responsabili della sicurezza del Vaticano e rappresentanti della gendarmeria, soddisfatti per il dispositivo di sicurezza approntato per la visita. La sicurezza è stata confermata anche dal Rettore: «Avevamo la massima garanzia per l’Aula Magna e, fuori dall’università, la competenza sarebbe stata delle forze di polizia».


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L’Ateneo delle contestazioni
17/02/1977 Il segretario della Cgil Luciano Lama viene attaccato dagli autonomi che assaltano il camion sul quale ha appena parlato
25/02/1988 Valerio Zanone, ministro della Difesa è accolto dagli autonomi con insulti, lanci di sassi e monetine alla conferenza sul Movimento federalista europeo
22/03/1988 Annunciata la contestazione a Scienze politiche per lo storico Renzo De Felice dai Collettivi politici studenteschi “pacifisti”
20/04/1991 Un centinaio di autonomi accoglie Papa Giovanni Paolo II con una bordata di fischi
03/11/2003 Gianfranco Fini è invitato a Giurisprudenza per parlare della Costituzione Ue: studenti vicini a Ds e Prc
lo aspettano, fronteggiati da quelli di destra. In mezzo la Polizia. Fini se ne va
26/03/2007 Fausto Bertinotti è contestato da una cinquantina di ricercatori e studenti appartenenti gruppi radicali

I numeri
5 sedi decentrate
21 facoltà
113 dipartimenti
147.000 iscritti
155 biblioteche
4.767 docenti
5.377 dipendenti


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Le reazioni. Nuova bufera politica. Veltroni: «Qualunque forma di intolleranza fa male alla democrazia»
Politici scatenati sul caso romano. Silvio Berlusconi: «L’Italia tutta stata umiliata»
La visita del Papa a La Sapienza era stata fissata per giovedì
67 i docenti dell’ateneo che hanno firmato contro la visita
Prodi infuriato: clima inaccettabile
Sua Santità dovrebbe ripensarci
«Condanno i gesti, le dichiarazioni e gli atteggiamenti che hanno provocato una tensione inaccettabile e un clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell’Italia». È furente Romano Prodi dopo la notizia dell’annullamento della visita del Papa alla Sapienza. Esprime la sua solidarietà e quasi si scusa: «Nessuna voce deve tacere nel nostro Paese e a maggior ragione quella del Papa». Una reazione durissima, che però trova riscontro nelle dichiarazioni degli esponenti di tutto l’arco costituzionale. E il leader del Pd, e sindaco di Roma, Walter Veltroni è convinto che «ogni atteggiamento di intolleranza, come quelli che si sono manifestati in questi giorni verso il Pontefice, fa male alla democrazia e alla libertà». E dal centrodestra il rammarico e la condanna per gli atteggiamenti di chiusura si trasformano presto in un j’accuse al centrosinistra, ritenuto responsabile. «La rinuncia a cui è stato costretto il Papa in nome di una presunta laicità della conoscenza è il segno dell’intolleranza e di un certo fanatismo che nulla hanno di autenticamente laico», Silvio Berlusconi affida a una nota il suo sdegno. «Una sorpresa molto dolorosa - si legge – che ferisce e umilia non il Pontefice, la cui figura è ben al di sopra di queste miserie, ma l’Università italiana e in generale lo Stato, che non si dimostra in grado di garantire la libertà di espressione alla massima autorità religiosa ». Poi punta il dito: «Da sinistra ancora una volta dovrebbe fare un severo esame di coscienza: l’alleanza con certe frange intolleranti, e la campagna
di anticlericalismo ideologico fomentata da alcuni partiti della maggioranza, hanno creato il clima nel quale è maturata
questa pagina vergognosa».
LEGATISSIMO A ROMA e alle sue vicende il vicepresidente del Consiglio, ed ex sindaco della Capitale, Francesco Rutelli: «Esprimo un’amarezza vera, profonda, perché quando prevale la voce degli intolleranti si spegne la voce della libertà». «Nessuno può permettersi di togliere la parola al Papa. Credo che si tratti di una vittoria degli intolleranti e una sconfitta di coloro che amano la libertà». Duro con gli scienziati che hanno firmato l’appello l’ex presidente del Senato Marcello Pera: «La spazzatura accademica provoca un incidete internazionale, l’arroganza dei laicisti, le tare ideologiche della sinistra radicale, l’ostilità del ministro Mussi e il vergognoso silenzio di Prodi ci hanno ora portati al più grave incidente internazionale con il Vaticano».


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Gli studenti cattolici: che brutta figura
Sono tristi gli studenti che hanno raggiunto la cappella dell’Università La Sapienza, dove si sta svolgendo la prevista veglia per il Papa, dopo aver saputo la notizia del forfait del Pontefice. «La nostra facoltà non ha fatto una bella figura - commentano - anzi, agli occhi del mondo abbiamo dimostrato di essere intolleranti».
 
 
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I nostri lettori divisi su Ratzinger. “La Chiesa si occupi di anime”
A voi la parola. Oltre un migliaio di Sms, da tutta Italia, per commentare la visita annullata
Scrivono cattolici ma anche laici. Dibattito serrato sulla censura e sui poteri del Papa
Ore 17.11. Dal Vaticano giunge la notizia che il Papa rinuncia alla discussa visita all’Università La Sapienza di Roma. Ma ieri abbiamo chiesto un parere a voi lettori. Risultato: la redazione è stata letteralmente invasa dagli sms, almeno un migliaio. Come quello di Cicalone, lettore solidale con i manifestanti dell’Ateneo: «Sono d’accordo con gli studenti della Sapienza. La chiesa parla e decide su ogni legge o regola in Italia, ma quando trova qualcuno contrario al Papa si parla di censura? Ma che scherziamo? Si occupasse
meno della politica e pensasse di più ai suoi problemi ». Nello stesso senso Alex: «Galileo è solo un aspetto. Il problema vero è la pretesa egemonia culturale e politica che la chiesa vorrebbe. Si rifiutano di accettare che l’italia NON è abitata SOLO da cattolici. Vorrebbero la teocrazia (basta prenderci in giro!) questo è il vero, grosso problema con la chiesa». Fabio scrive: «Sono d’accordo con i professori. Finalmente qualcuno ha il coraggio di esprimere un vero pensiero di libertà. Il papa, se vuole fare qualcosa di veramente dignitoso per la chiesa ammetta gli errori del passato come la condanna al filosofo Giordano Bruno». Sempre nella stessa direzione l’idea di una fedele disgustata (così si firma): «La chiesa nella storia ha sempre avuto interessi più o meno palesi ad intromettersi in fatti non di propria competenza. Il popolo non è più ignorante come nel medio evo. Il papato pensasse a svolgere il suo vero compito: occuparsi solo delle anime». Ma tanti sms sono, invece, favorevoli all’intervento di Benedetto XVI all’Università. «Premetto che questo Papa non mi piace. Però in un Paese civile esistono ancora qualità chiamate rispetto, educazione, ospitalità..
L’italiano ha un grosso difetto. Ha paura. Di tutto. Dello straniero, di una ideologia diversa dalla propria (sempre che ne esistano ancora), dell’essere fregato.. L’università è laica. E allora? Sarà una visita, mica un lavaggio del cervello.. Un po’ di buonsenso in più migliorerebbe le cose, in questa triste Italia». E ancora: «Cellule staminali, fecondazione assistita sono temi a cui la chiesa ha posto molti freni purtroppo, ma la libertà di parola non deve essere negata, nemmeno agli oscurantisti». Giuseppe da Bologna aggiunge:
«La libertà di pensiero, di opinione e di parola sono alla base dell’Università. La censura sa piuttosto di tentativo di dittatura culturale». E Fabio chiosa: «Non vedo assolutamente nulla di anormale se al Papa non venisse concesso di entrare nell’università: da una nazione in cui assassini diventano star, ex terroristi scrivono libri e i politici si fanno spinelli, ma cosa vi aspettate? Siamo la barzelletta d’Europa»
Valentina Lo Bianco
italia@epolis.sm


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Riformismi
La lezione di questi giorni porti a insistere sull’accordo di reciprocità tra Italia e Vaticano: il dialogo si basa sull’alternanza di voci diverse
Così il Papa sceglie la strada del buon senso
La teoria evoluzionistica si è andata cristallizzando come la strada per far sparire definitivamente la metafisica, per rendere superflua l’”ipotesi di Dio” e formulare una spiegazione del mondo rigorosamente “scientifica”. Una teoria (…) che rappresenta per così dire l’autentico fondamento della comprensione razionale del mondo». Così stigmatizzava Joseph Ratzinger prima ancora di accedere al soglio pontificio nel suo libro Fede, Verità, Tolleranza. Dopo aver ribadito anche recentemente che lo scientismo, come l’illuminismo,
porta l’uomo ad allontanarsi da Dio, è parso contraddittorio a molti che proprio Papa Ratzinger volesse inaugurare l’anno accademico de La Sapienza, ospite della facoltà di fisica, che si richiama all’opera e alla biografia di Galilei. Comunque sia, dopo le polemiche di studenti e docenti dei giorni scorsi, il Pontefice ha scelto la strada del buon senso, rinunciando  all’annunciata prolusione senza far mancare il contributo di un messaggio scritto; chi considera la scienza un terreno minato, in virtù di coerenza e in rispetto della sua stessa intelligenza, sarebbe stato facilmente contestabile nel momento in cui augurava un felice anno di ricerche e di studi, i quali hanno come scopo didattico principale un obiettivo, andare più in là, sperimentare, osare, permettere alla scienza di evolvere ancora. Da parte vaticana si era obiettato ricordando l’importanza - inoppugnabile - del dialogo tra laici e cattolici. Diceva Voltaire “Non condivido nulla delle tue idee, ma darei la vita affinché tu possa esprimerle”. Giustissimo. E però il dialogo si basa sul contraddittorio, sull’alternanza di voci non conformi. La dialettica è necessariamente polifonica. Chi sale in cattedra per enunciare la sua prolusione, compie quel la retorica definisce un monologo, non un dialogo. La lezione di questi giorni porti ad insistere sull’accordo di reciprocità
tra Italia e Vaticano.
Avanzo qualche proposta: Odifreddi potrebbe affacciarsi dal balcone di Piazza San Pietro e parlare in sedici lingue di scienza, matematica ed ateismo. La Hack potrebbe andare ad inaugurare la sessione della Pontificia Congregazione per la dottrina della Fede con una sua esortazione ad un più laico pragmatismo nella ricerca. Oppure ancora, a scelta, Bordin, direttore di Radio Radicale, potrebbe condurre una mattinata di trasmissioni laiche, urbi et orbi, dai microfoni di Radio Vaticana. Fuor di battuta, il presidente della Repubblica, Napolitano, potrebbe inaugurare l’anno accademico della Pontificia Università. Non è mai stato invitato. Ecco, provocazione per provocazione: chi chiede volteriana ospitalità, apra le sue porte. Il dialogo sia effettivo. E i laici, in clima di reciproco rispetto, facciano risuonare le loro ragioni a San Pietro.
Aldo Torchiaro, conduttore televisivo
 
 
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LA SCHEDA
Piergiorgio Odifreddi
Matematico. Nato nel ’50. L’ultimo libro è “Perché non possiamo essere cristiani”
Il Papa ha annullato la sua visita a La Sapienza?
Credo sia uno dei rari momenti in cui dimostra di avere un po’ di buon senso». Piergiorgio Odifreddi, “matematico impertinente” è gasato. «Questa è una vittoria della politica di piazza, dei giovani, del popolo, contro un attacco che va avanti da due anni». Aveva sostenuto, in sintonia con l’appello fatto da un gruppo di scienziati al rettore dell’Università
romana, che l’invito a Ratzinger fosse una provocazione e che, di conseguenza, fossero sacrosante le contestazioni». Insomma: «È arrivato il momentodi bloccare l’offensiva papale, diciamo basta a queste continue intrusioni».
Professore, secondo lei perchè la visita è stata annullata?
Questo Papa sta facendo una politica abbastanza esplicita, deve capire fino a dove si può spingere. I politici si piegano�� nei giorni scorsi il sindaco di Roma e i presidenti di provincia e Regione sono stati presi a schiaffi. Non si sono alzati e se ne sono andati dicendogli quello che Juan Carlos ha detto a Chavez: “Stai zitto”.
Il Papa non va più alla Sapienza perché ha paura delle contestazioni?
Inutile leggere nella sua mente, il compito non spetta a noi. Certo, un conto è trattare con politici acquiescenti e inginocchiati, un altro è sfidare gli studenti, che sono giovani e coraggiosi. Avrebbe ricevuto una salva di fischi, forse ha capito fino a dove può arrivare.
Non crede che sia una sconfitta della società civile non tollerare chi la pensa diversamente da noi?
No, non lo è, semplicemente perché non stiamo negando libertà di parola a chi è perseguitato o oppresso.
Il Papa non fa altro che parlare, intervenire, dettare leggi, e giornali e tv, soprattutto Rai Uno, amplificano. ��a sua invasione mediatica e fisica è diventata più che eccessiva. Se glielo consentiamo, Ratzinger fa bene a parlare, la colpa è nostra. Questa è una sconfitta per il rettore che lo aveva invitato, per la politica istituzionale e per i partiti che soffiano sul fuoco.
Scusi, ma lei come fa a lavorare fianco a fianco con la senatrice Binetti alla costruzione del partito democratico?
Fianco a fianco, non esageriamo. Ci siamo seduti vicino una sola volta.
Vabbè parliamo di una signora che al confronto Ruini sembra un rivoluzionario.
Si può andare d’accordo senza essere d’accordo. Basta trattarsi in maniera educata e non avere la pretesa di far prevalere la propria opinione. In tema di diritti civili, il Pd sta nascendo male.
È vero, la situazione è sbilanciata. Ci sono gli integralisti clericali ma mancano gli anticlericali convinti, il laicismo è a metà e noi ci incontriamo a un quarto. Tornando a Veltroni, non ha fatto una bella figura dal Papa che l’ha “sgridato” per lo sfascio di Roma.
No, ma è comunque coerente, ha scelto questa politica. Io gliel’ho detto nei giorni scorsi: “Spero non andrai ad accogliere il pontefice alla Sapienza”. E lui: “Sai com’è, dovere istituzionale...”.
Cosa pensa della crociata antiabortistadi Giuliano Ferrara?
Ferrara è un provocatore astuto e navigato, non è in malafede, è in pessima fede. Io accetto la posizione di chi è contro l’aborto, ma l’accetto da chi ha un totale amore per la vita, ad esempio da chi è vegetariano, da chi è pacifista, da chi non ammazza gli animali. Mi risulta che Ferrara sia sempre stato favorevole alla guerra in Iraq: sono convinto che uccidere essere umani adulti sia molto più riprovevole che “ammazzare” embrioni, che sono solo persone potenziali. Si dice che Ferrara sia stato ricevuto in segreto dal Papa, mi pare chiara la convergenza politica sul tema della “194”.
C’è speranza che l’Italia possa essere un paese realmente laico?
Sì, la speranza sta nei giovani, che hanno meno da perdere e non accettano compromessi.
Ma lei è contrario a ogni religione?
No, sono contrario all’ingerenza della Chiesa nello Stato. Dopo l’unità d’Italia si era stabilito che ci fosse una libera Chiesa in un libero Stato. Io non voglio perdere le conquiste del passato, già il concordato del 1929 è stata una retromarcia, e noi siamo qui oggi, ottant’anni dopo, a rimetterci nelle posizioni in cui si trovavano i padri della patria.



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Pagina 28 - Grande Cagliari
Corsi triennali, lavoro per pochi
a spasso il 63% degli ex studenti
Università. Le parti sociali hanno incontrato il rettore Mistretta e i presidi di facoltà
L’ateneo chiede consigli per sfornare laureati che trovino occupazione. Un corso per cinesi
L’ateneo cagliaritano apre nuove corsi, riduce quelli vecchi. E si impegna a dialogare con le parti sociali finora tenute
fuori dalle porte del rettorato e non coinvolte nella programmazione universitaria. Tutte novità annunciate ieri mattina
dal Magnifico Pasquale Mistretta, che ha aperto le porte dell’aula magna di Palazzo Belgrano a Confindustria, ai sindacati, al Crel, ad Api sarda, alla camera di commercio e a Sardegna ricerche. Forti le critiche ricevute sulla gestione delle facoltà, definite poco appetibili per gli “studenti d’oltremare”. E in modo particolare duro l’attacco mosso alle lauree triennali, definite un fallimento, fucine di disoccupazione. Snocciola dati Fabrizio Carta della Cisl: «Oltre il 63% dei giovani che seguono il “corso breve” dopo due anni dalla tesi risultano ancora inoccupati. E il 17% ha lavori precari». Numeri confermati anche da un’indagine del 2005, realizzata dall’ateneo attraverso interviste telefoniche
su un campione di 653 laureati di primo livello (il 40% su un totale di 1.637). Più confortante appare la situazione di
chi ha seguito la specialistica biennale oppure si è laureato con il vecchio ordinamento a ciclo unico. Fra i 328 interpellati
risulta occupato più dell’86%, con percentuali vicine superiori al 90% in Scienze della formazione e in Farmacia. Dei 45
specializzati non occupati, ben 32 (soprattutto ingegneri e medici) hanno dichiarato di essere impegnati a perfezionare la
propria formazione e due di non cercare occupazione. Ma per le parti sociali l’università è spesso incapace indirizzare per formare figure richieste dal mercato del lavoro. «Per fare ciò serve il dialogo tra noi e voi - ha affermato il presidente
di Confindustria Alberto Scanu - finalmente ci avete invitato. Altrimenti vi avrei scritto». La strada da seguire per rilanciare lo sviluppo economico dell’Isola, secondo Confindustria, passa per la conoscenza. E sul tema Scanu ha
annunciato un convegno in città, in collaborazione con “Il Sole 24 Ore”. Importante investire sulla ricerca e serve che l’università si apra verso nuovi mercati, che diventi polo di attrazione. Questa la ricetta degli industriali. «Ci stiamo muovendo in questa direzione - la risposta dell’ateneo - Siamo in contatto con Shangai e presto apriremo un corso per i cinesi che vogliano imparare l’Italiano». Un buon inizio visti i forti rapporti commerciali tra il Paese del Sol levante e Italia. Per la ricerca, il rettore ha annunciato importanti finanziamenti in arrivo. Soddisfatte le parti sociali che hanno espresso parere positivo sulle riforme, augurandosi che gli incontri con l’università continuino. «Vogliamo questo e terremo conto delle vostre proposte» ha concluso Mistretta. Che il 25 gennaio riunirà il comitato tecnico di coordinamento, quel comitato che dovrebbe garantire la coerenza dell’offerta formativa sarda con le politiche della Regione in materia.
Stefania Aoi
 
 
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Pagina 28 - Grande Cagliari
Ecco i nuovi corsi dell’ateneo da quest’anno accademico
Cinque novità
I corsi passeranno dagli attuali 103 a 97 nell’anno accademico 2008/2009. 49 saranno i triennali (ora 52 e
48 quelli di secondo livello (adesso 51). Saranno istituiti cinque nuovi corsi: uno di primo livello: “tecniche della
riabilitazione psichiatrica” (presso Scienze motorie). Gli altri quattro di secondo livello: “scienze infermieristiche
e ostetriche” (Scienze motorie), “Psicologia dei processi sociali, organizzativi e del lavoro” e “Pedagogia” (facoltà
di Psicologia), “Economia e management del turismo” (facoltà di Economia).


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Pagina 28 - Grande Cagliari
Regalo per gli iscritti
diminuiscono gli esami
Il bilancio. Il Magnifico: “Seimila iscritti nel 2007 non hanno dato neanche una prova. 11mila i fuoricorso”.
«In Europa ci si laurea a 22 anni e in Italia parliamo di master di secondo livello». È la voce del preside della facoltà di Economia, Aldo Pavan, quella che proferisce tali parole. “Dovrebbe frequenti le lauree magistrali solo chi ha certi requisiti di eccellenza e agli altri vietato» propone. Affermazione - lo dice da solo - difficile da sostenere. Ma c’entra almeno una verità: in Sardegna troppi studenti si laureano tardi. Ed è Pasquale Mistretta che dà qualche numero: «Sono 6 mila quelli che quest’anno non hanno dato nemmeno un esame. 11 mila i fuoricorso». Che non sia perché i professori sono troppo selettivi o i programmi troppo lunghi? «Ora abbiamo semplificato e qualificato l’attività formativa dell’università» spiega il Magnifico. Infatti gli atenei stanno attuando alcune riforme strutturali. Primo il numero degli esami sarà ridotto, con l��eliminazione dei cosiddetti “microesami” e l’attribuzione di un numero maggiore di crediti formativi a ciascuno. Inoltre, sono stati condensati in un solo esame, insegnamenti affini. La riduzione dei corsi di laurea è stata attuata con l’istituzione di corsi interclasse che consentono - dice il Rettore – di «ottimizzare e razionalizzare risorse e competenze». Quasi tutte le facoltà hanno rivisto gli ordinamenti didattici, tranne quella di Medicina per i corsi per le professioni sanitarie. «Una rivoluzione dell’ordinamento didattico», ha spiegato Mistretta alle parti sociali, affiancato dal prorettore per la didattica, Patrizia Mureddu, «è una condizione fondamentale perchè gli studenti studino meglio e il carico di lavoro sia alleggerito ». Anche perchè i dati negativi incidono sulla ripartizione delle risorse ministeriali alle 72 università italiane. Cagliari è fra le prime venti in Italia e fra le prime 500 del mondo per la ricerca, mentre per la qualità didattica alcune facoltà sono tra i primi posti a livello nazionale, altre no.


Questionario e social

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