Giovedì 10 gennaio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 gennaio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e altravoce.net  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 15
Università. Il record alla facoltà di Ingegneria. Il capo delle segreterie si scusa: «Troppi passaggi»
Dopo la laurea nove anni per la pergamena
 
Da cinque a otto anni: è quanto devono aspettare in media i laureati dell’Università di Cagliari per vedersi consegnare l’agognata pergamena. Un’attesa lunghissima e apparentemente ingiustificata che è fonte da anni di infinite lamentele. Il caso più eclatante riguarda la facoltà d’Ingegneria dove nessuno, tra quanti hanno conseguito il titolo dopo il 1999, ha ancora ricevuto l’attestato.
Nelle altre facoltà l’attesa è un po’ più breve (dura in media cinque anni) ma considerando la recente introduzione delle lauree brevi e il contestuale incremento del numero dei laureati e delle nuove pergamene da stampare, sembra proprio che la situazione sia destinata a peggiorare. I neodottori sono infuriati e non è difficile capire il perché. Dopo tanti anni di studio e una marea di sacrifici, ambiscono a ottenere il prima possibile la mitica pergamena da esibire di fronte a parenti e amici oppure da incorniciare in ufficio. Un sogno legittimo che s’infrange regolarmente contro il muro della burocrazia.
«La sua pergamena non è pronta, riprovi l’anno prossimo. Se nel frattempo arriva la avvisiamo noi, non si preoccupi». Questa la risposta standard che gli impiegati delle segreterie forniscono ai neo dottori. Parole edulcorate che suonano però come una beffa per chi sta dall’altra parte del vetro o della cornetta telefonica. «Abbiamo il diritto sacrosanto di avere quel documento subito», si sfoga Cristian Loddo, 32 anni, laureato in Ingegneria nell’aprile del 2002, nel 2004 si è trasferito a Brisbane, in Australia, dove tuttora vive e lavora. «A Natale sono rientrato in Sardegna per trascorrere le vacanze in famiglia e visto che c’ero mi sono recato in segreteria per ritirare la pergamena. Pensavo fosse pronta e invece niente. Mi hanno detto per l’ennesima volta che devo aspettare. Ma quanto? Non si sa. L’unica certezza e che tra qualche giorno ripartirò e non tornerò a Cagliari prima di due anni. Mi auguro che per quella data la pergamena sia pronta, ma a questo punto non ci scommetterei».
La difesa. «I laureati hanno ragione a lamentarsi», si scusa Gaetano Melis, responsabile delle segreterie studenti. «I ritardi sono notevoli e rappresentano forse l’unico vero disservizio dell’ateneo». Ma perché ci vuole così tanto? «Il problema è che le pergamene devono essere firmate di pugno da tre persone (il rettore, il preside e il dirigente amministrativo) in tempi diversi. Il documento passa da un ufficio a un altro, esce dall’ateneo per essere compilato a mano dai calligrafi, poi torna alla base, viene controllato e infine consegnato. Per snellire la procedura stiamo pensando di emettere gli attestati direttamente dal nostro sistema informatico». (p.l.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Prov Ogliastra Pagina 20
Aiutare i disabili diventa un mestiere
La sfida di tre neolaureati: portare gli anziani in piscina
Baunei. Un lavoro nato dalla passione per il volontariato coltivata all’Università
 
I giovani dell’associazione sportiva Kemas raccontano la loro esperienza in piscina a Loceri e Lotzorai in compagnia di anziani e disabili. Inventarsi un lavoro sfruttando le competenze acquisite all’università e contemporaneamente rispondere ad un’esigenza molto sentita in Ogliastra: offrire servizi di qualità in piscina ai disabili e agli anziani. Questo l’obiettivo che tre giovani ogliastrini si sono posti fondando l’Associazione Sportiva Kemas, operativa dal settembre 2007 nelle piscine comunali di Lotzorai e Loceri.
LA SFIDA I protagonisti di questa iniziativa sono Federica Tronci, 30 anni, e Mauro Mura, 29, entrambi di Baunei e Francesca Mocco, 27 anni, di Gonnesa ma ogliastrina d’adozione. Tre giovani, una sola passione, lavorare con e per i disabili, maturata nel tempo e coltivata durante l’Università. E a distanza di qualche mese la scommessa appare vinta, dato che ormai usufruiscono di questo servizio oltre un centinaio di persone, tra disabili e anziani. “Indagine sull’attività sportiva dei diversamente abili in Ogliastra”: questo il titolo, profetico, della tesi di laurea di Mauro Mura in Scienze motorie, datata 2004, che rivela la profondità di una passione.
«Durante le ricerche - racconta Mura - mi sono reso conto che le famiglie dei disabili facevano spesso riferimento alla mancanza di servizi di un certo tipo, come quelli ricreativi». Anche Francesca Mocco, durante le ricerche per la sua tesi (“L’altra faccia della medaglia, le badanti raccontate dalle famiglie”, del 2006) scopre che anche agli anziani piacerebbe frequentare le piscine, nuotare in compagnia, fare qualcosa di diverso dal solito: «Per molti anziani frequentare la piscina è veramente gratificante, perché consente di socializzare svolgendo un’attività fisica divertente».
BOOM DI ISCRITTI Per la terza componente del gruppo, Federica Tronci, il mondo della disabilità è stato al centro della specializzazione post laurea in "Attività motoria preventiva e adattata a soggetti diversamente abili" del 2005. «Per quanto riguarda questo tipo di servizi ai disabili - evidenzia Tronci - l’Ogliastra era carente rispetto ad altre realtà. Oggi, grazie ad un bando del Gal ogliastrino, possiamo mettere alla prova le nostre competenze nelle due piscine di Lotzorai e Loceri». La bontà dell’iniziativa è dimostrata dal costante aumento del numero di anziani e disabili che frequentano le due vasche attrezzate, al punto che in certi giorni la piscina finisce per apparire persino troppo piccola. «Pare sia l’effetto positivo del passaparola - confessano i tre della Kemas - e sapere che chi viene in piscina sta bene è per noi motivo di grande soddisfazione».
Giampaolo Porcu
 
 3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 15
Vertice ieri mattina in Municipio tra il sindaco e il comandante militare della Sardegna
Esercito pronto a lasciare l’Artiglieria
Nuova caserma, Zidda chiede un incontro al ministro Parisi
Appello a Stato e Regione per fare chiarezza sugli impegni sottoscritti per il campus universitario e la struttura di Pratosardo
 
L’Esercito è pronto a liberare l’area dell’Artiglieria dove il Comune conta di realizzare il campus universitario. Ma ha bisogno di trovare ospitalità in un’altra struttura. Soluzione provvisoria, in attesa che la nuova caserma di Pratosardo venga realizzata secondo gli impegni sottoscritti a suo tempo, benché i dubbi sul suo futuro abbondino. Due ore di colloquio in Municipio non sono bastate ieri a chiarire tutti i problemi che fanno da corona alla complessa vicenda. Faccia a faccia il sindaco Mario Zidda e il generale Sandro Santroni, comandante militare della Sardegna, accompagnato da uno stuolo di ufficiali. Presente anche Sergio Vacca, in rappresentanza dell’università.
NUOVA CASERMA Concluse le operazioni di bonifica nell’area di Pratosardo, il Comune è pronto ad affidare i lavori all’impresa che, a suo tempo, ha vinto l’appalto da 12 milioni di euro. Prima di avviare l’opera il Comune vuole vederci chiaro, per evitare contenziosi o penali da sborsare. Si tratta, però, di una decisione politica che - come è emerso ieri - compete al ministro della Difesa Arturo Parisi. Non a caso il sindaco ha già chiesto di incontrare il ministro. «Le scelte devono essere fatte adesso», dice Zidda. «Nell’ambito degli accordi dobbiamo verificare il ruolo di tutti», sottolinea pensando agli impegni sottoscritti da Comune, Regione, Esercito. In ballo il futuro della presenza militare in città a cui è subordinata la nuova caserma di Pratosardo e quello dell’università che, secondo l’accordo di programma, dovrebbe trovare posto nell’area dell’Artiglieria di viale Sardegna. «Chiediamo al ministro di chiarire la posizione. Ognuno, a tutti i livelli, è chiamato a definire la sua parte», sottolinea il sindaco.
IL CAMPUS Dopo i tagli ai corsi e il nuovo orientamento della Regione, le incertezze abbondano anche sulle prospettive dell’ateneo. Intanto, l’Esercito dà la disponibilità a sgomberare subito l’Artiglieria purché abbia uno spazio alternativo. Soluzione che sta a cuore anche al sindaco per evitare il trasferimento della presenza militare in città. Da qui la ricerca di possibili strutture civili da adeguare alle esigenze militari. Opzione non facile, finora mai stata adottata da nessuna parte. «Abbiamo esaminato tutti gli aspetti, valutato le varie ipotesi», sottolinea il generale Santroni che fa riferimento a “difficoltà di varia natura”. E conclude: «Lo Stato maggiore sta valutando la possibilità di costituire un ente a Nuoro». A questa scelta è legata la costruzione della caserma, come dalla Regione dipende il futuro dell’università.
Marilena Orunesu

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Oristano
AIDOMAGGIORE 
Domani prendono il via gli incontri del Sistema interbibliotecario 
 
AIDOMAGGIORE. Il secondo ciclo degli incontri culturali organizzati dal Sistema interbibliotecario “Città territorio” di Norbello prenderà le mosse da Aidomaggiore.
 L’appuntamento è per domani pomeriggio alle 16.30 nella biblioteca comunale, dove Simona Pilia, docente all’Università di Cagliari, esporrà la relazione su Antonio Puddu e la narrativa sarda del secondo Novecento. I prossimi seminari (18 e 25 gennaio-primo febbraio) si terranno a Soddì, Ghilarza e Abbasanta, mentre Norbello ospiterà, in primavera, il Presidio del libro con Marcello Fois e Giorgio Todde. (mac)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Nazionale
Università. Presto l’artiglieria al Comune, ma la nuova caserma dipende da Roma 
I militari cedono l’area: il Campus può partire 
Vertice ieri mattina tra il sindaco Zidda e il comandante regionale, generale Santroni 
 
 NUORO. A un passo dal Campus. E poi forse verso la salvezza e il rilancio dell’Università nuorese. Resta sempre in sospeso, invece, la questione della nuova caserma a Pratosardo. Questi in sintesi i risultati del vertice tenutosi ieri mattina a Nuoro, tra il sindaco Mario Zidda, e il comandante dell’Esercito in Sardegna, generale Sandro Santroni. In due ore l’annoso problema, in tutti i suoi dettagli, è stato passato al setaccio. Infine, la fumata bianca: i militari si sono detti pronti a cedere tutta l’area dell’Artiglieria al Comune. Il Campus, dunque, potrebbe partire.
 E’ durato due ore, ieri mattina, l’incontro tra un gruppo di cinque alti ufficiali guidati dal comandante regionale Sandro Santroni e Mario Zidda. Due ore intense durante le quali sono stati esaminati nel dettaglio tutti gli aspetti della questione ancora aperta del Campus e della nuova caserma a Pratosardo. Ma soprattuto il primo punto, su cui la competenza del Comando regionale dell’esercito sembra apparire più chiara. Sulla nuova caserma a Pratosardo, invece, a decidere sarà lo Stato maggiore e il ministero della Difesa.
 Verso le 10,30 dopo i primi convenevoli Zidda e il generale sono entrati subito nel vivo e hanno affrontato il problema, osservandolo attentamente in tutti i suoi risvolti, negativi e positivi. Quindi si è passati a stralciare le parti di competenza del ministero per fermarsi su quelle su cui il comando regionale può decidere autonomamente. E a questo punto è stata trattata la questione della «cessione» dell’area dell’Artiglieria al Comune per fare il Campus universitario. Circa sei ettari di superfice al centro della futura «Città moderna». Una grande opportunità.
 Già da tempo si sapeva che di questa area molto vasta, una parte sarebbe andata al Comune: prima si parlava di un terzo poi di due terzi. Ma erano soltanto voci, niente di più. Ieri mattina invece il punto è stato affrontato per la prima volta in una visita ufficiale, e da questa ne è venuto fuori un orientamento più definito nei contorni. Presi in esame i punti tecnici e giuridici della questione alla fine le parti hanno convenuto per il momento di “liberare” una parte della vecchia Artiglieria per cominciare a progettare il Campus. E poi, in base base agli accordi di programma, di vedere nel prossimo futuro anche i modi e i termini per “liberare” tutta l’area dei sei ettari. Molto importante quindi che il vertice abbia cominciato a discutere sul «come fare» oltre che sui soliti problemi e le difficoltà. Per dirla in gergo, si è stralciato: stralcio per fare il Campus. Ma non per la nuova caserma a Pratosardo. Questo punto resta sospeso. Ma poi cosa succederà? «Ad ognuno le sue competenze» ha risposto alla fine del vertice il sindaco Zidda. Che ha poi aggiunto: «Per quanto ci riguarda, come Comune di Nuoro, dopo la conclusione delle operazioni di bonifica a Pratosardo, noi consegneremo i lavori all’impresa che ha vinto l’appalto».
 La ditta Pellegrini di Cagliari, che ha vinto l’appalto fermo da un anno, e per il cui ritardo tra l’altro ha chiesto i danni, ora dunque potrà cominciare a costruire la nuova caserma a Pratosardo. Ma se poi il ministero della Difesa non dà il via, che succederà? A che cosa potrà servire una caserma, definita ormai superata, dalla nuova Riforma sulle Forze armate in Italia?
 Nessuna risposta. Su questo punto, assoluto silenzio, o soltanto qualche battuta in politichese. Tipo questa: «A ognuno le sue competenze». Che resa esplicita vuol dire questo: finita la bonifica il Comune è di fatto costretto da consegnare i lavori dalla ditta Pellegrini. E questo farà, anche in base agli accordi di programma firmati da Comune, Regione e Stato. Poi sarà il ministro Parisi a decidere che fare sul piano militare. Mentre il presidente Soru dovrà dire che università vuole fare. Ad ognuno la sua parte, insomma.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Master sardo-corso per chi sogna di lavorare nella Unione europea 
 
 SASSARI. Le facoltà di Giurisprudenza di Sassari e dell’università corsa «Pascal Paoli» organizzano, per l’anno accademico 2007-08, il master universitario di secondo livello in «Diritto della integrazione europea delle autonomie - Droit des collectivitès territoriales - orientation professionnelle».
 «Il master - spiega una nota - è pensato per chi vuole lavorare con o nella Ue. Tra i docenti ci sarà un funzionario europeo e nello svolgimento del master si terrà conto delle ultime politiche europee, in particolare del nuovo fondo Enpi per le politiche di cooperazione 2007-2013».
 Le lezioni del master saranno impartite in parte a Sassari e in parte a Corte, in Corsica, ma potranno essere seguite a distanza. Richiesta la laurea in Giurisprudenza, Economia o Scienze politiche. Al termine verrà rilasciato un diploma di master (60 CFU) sia dalla facoltà di Sassari che dalla facoltà di Corte. Chi non è in possesso del titolo richiesto può essere ammesso al master quale uditore e ottenere un attestato di partecipazione. Le domande dovranno pervenire entro l’11 gennaio. Il bando può essere scaricato dal sito www.ammin.giuriss.it. Per informazioni rivolgersi alla segreteria organizzativa - facoltà di Giurisprudenza, viale Mancini 5, 079.228800 - mail masterlex@uniss.it.
 
1 – altravoce.net
La Regione e la lotta alla dispersione
nei licei classici cagliaritani
Scuola elitaria? No, spreco di soldi
di Marco Pitzalis
 
Un mio recente articolo pubblicato su www.insardegna.eu ha dato la stura ad un dibattito sulle politiche scolastiche in Sardegna che si è “spostato” su questo giornale. Colgo l’occasione dei rimproveri che Donatella Lissia mi muove da queste pagine per riprendere alcuni spunti e approfondire alcune tematiche che nell’articolo citato per brevità non ho trattato.
Le politiche scolastiche in Sardegna, negli ultimi dieci anni, sono state sviluppate in maniera a dir poco dilettantesca, anche se caratterizzate da un professionalissimo spirito clientelare. In questo modo, anche le iniziative più importanti da un punto di vista culturale e di più ampio respiro - come i progetti Marte e Campus - non sono state capaci di imprimere i cambiamenti auspicati. Un altro esempio di spreco di risorse è costituito dal bando emanato sotto la giunta Pili che condusse a regalare al Censis 500.000 euro per una ricerca sulla dispersione scolastica che nessuno cita, perché perfettamente inutile.
Ma cos’è successo negli ultimi tre anni? L’Assessorato alla pubblica istruzione ha conosciuto tre assessori: Elisabetta Pilia, l’interim di Mannoni e infine l’arrivo di Maria Antonietta Mongiu. Questo ultimo evento ha coinciso con la decapitazione della dirigenza dell’Assessorato e la nomina di due nuovi direttori generali. È evidente che si è voluto dare un segnale di discontinuità politica ed amministrativa.
Per quanto mi riguarda, questa instabilità esprime ed è espressione di uno stato di confusione politica e amministrativa e della mancanza di una visione prospettica e sistemica dei problemi dell’istruzione e della formazione in Sardegna. A tre anni e mezzo dall’insediamento della Giunta ci si dovrebbe aspettare di raccogliere i frutti di un’azione politica coerente. E invece abbiamo assistito ad un nuovo inizio. L’assessore Mongiu (con il suo staff) ha agito come se prima del suo arrivo non ci fosse stato niente. Come se non ci fossero stati progetti, discussioni, ricerca e sperimentazioni.
Donatella Lissia sostiene che se avessi letto la delibera non avrei dubbi sulla “svolta” rispetto alle politiche scolastiche precedenti. Mi dispiace deluderla: ma la delibera dei “29 milioni” non è capace di alcuna progettualità, è un semplice - e, per alcuni, consolatorio - ritorno a su connottu scolastico, non ha nessuna ambizione di sistema e brucia tutto ciò che di buono è stato fatto negli ultimi anni.
Questa delibera è la più clamorosa delle distribuzioni a pioggia di finanziamenti pubblici nella scuola. Questi soldi vengono impegnati sostanzialmente per svolgere attività didattiche e per far fare ai docenti ciò che dovrebbero fare a lezione, ma che a lezione sembra non siano più capaci di fare. Tali docenti dovrebbero - nel corso delle attività didattiche finanziate - promuovere quegli approcci didattici innovativi che a lezione sembrerebbero non sperimentare. Poiché, inoltre, viene totalmente snobbata la rete informatica creata con i progetti Marte e Campus, ogni istituto rimane chiuso nei propri confini e non vengono incentivati lo scambio e la circolazione di prodotti di eccellenza. Ogni istituto gestirà e distribuirà al proprio interno queste insperate risorse che saranno distribuite in emolumenti di vario di tipo che “finalmente” risarciranno quei docenti esclusi dal banchetto dei progetti.
Ogni istituto potrà combattere la propria battaglia contro la dispersione. Anche i due prestigiosi licei classici cagliaritani, il Dettori e il Siotto, avranno la loro parte. Al primo spetteranno - per l’anno scolastico in corso - circa 175 mila euro e al secondo circa 223 mila. Il Siotto riceverà una quota parte di finanziamenti superiore all’istituto professionale Meucci (183 mila euro). E sì, perché quello che conta non è l’origine sociale delle famiglie, il loro capitale culturale di partenza, le risorse economiche: si tiene conto solo del numero di studenti per istituto. E la distribuzione viene fatta in maniera burocratica, mirando a “raggiungere” il 25% degli studenti.
Scandaloso, no? Basti pensare che gli studenti in difficoltà sono in maggioranza maschi, di classe popolare, di zona rurale o sub-urbana e hanno scelto in maggioranza le filiere tecniche e professionali. È questo il tipico studente del Dettori e del Siotto, n’est ce pas?
Alcuni dati: nell’anno scolastico 2005-2006, nei licei classici sardi gli studenti promossi con debito erano il 31% degli studenti promossi, mentre negli istituti tecnici erano il 43%. Inutile dire che la percentuale dei ritirati e dei respinti sul totale degli studenti raggiunge il 21% negli istituti professionali e il 19% negli istituti tecnici, mentre si attesta all’11% nei licei classici.
Il fenomeno del gap formativo - che va ben oltre il problema degli studenti ritirati, respinti o con debito formativo - ha un peso differente negli istituti tecnici e professionali o nei licei, per i ragazzi o per le ragazze, per gli studenti di classe popolare e per gli studenti delle classi medie e della borghesia. Non si tiene conto delle differenze territoriali e delle specificità delle diverse filiere di istituto: per Soru (che ha firmato la delibera) e la Mongiu, Cagliari è come il Sulcis, Sassari come la Barbagia. I dati dicono un’altra cosa.
Chi non conosce la situazione politica regionale e le condizioni della scuola in Sardegna potrebbe pensare che questa delibera sia espressione di una visione elitista e classista della cultura e della scuola. Niente di tutto questo. Si tratta di pura e semplice mancanza di progetto politico e culturale. Mi si dice che “questa volta” ci sarà valutazione e monitoraggio. Non ci credo. Nella delibera si parla di autovalutazione di istituto e di fantomatici comitati che serviranno solo a offrire una breve stagione di notorietà a qualche vestale della politica scolastica e del sindacalismo. La situazione è peggiorata rispetto al passato, quando alcuni progetti ambiziosi e d’avanguadia sono stati messi in campo (Marte e Campus). Ora non c’è progetto, non c’è ambizione, non si prevede continuità, non c’è metodo né valutazione.
Questa delibera rappresenta, inoltre, una smaccata svolta conservatrice che riduce il problema della dispersione ad una questione di un “ritorno allo studio”. È la rivincita - anzi il colpo di coda - del professore Magister sul professore “animatore”. È la sconfitta di una scuola che - in un caso e nell’altro - è incapace di essere sede di un progetto pedagogico coerente.
Non si tiene conto della complessità del sistema dell’istruzione (solo in Sardegna ci si ostina a ragionare in termini di “sistema scolastico”) e dell’articolazione della domanda sociale di formazione. Gli ideologi che hanno animato le politiche scolastiche sarde degli ultimi tre anni hanno spinto ad un ritorno alla centralità della scuola e alla mortificazione del sistema di formazione professionale e ora impongono una svolta tradizionalista - ancorché illusoria e velleitaria - che non mette in questione i curricola, le forme didattiche (se non in maniera generica) e soprattutto la struttura dell’offerta formativa in Sardegna.
Per fortuna, questa politica avrà breve durata, forse meno di un anno scolastico che volge a termine, e si esaurirà - e mi addolora - con il più clamoroso e inutile dispendio di risorse. Non si sarà fatta sperimentazione, non si sarà fatta ricerca, non si sarà prodotta conoscenza, non saranno implementati processi, non saranno migliorate le infrastrutture.
 
Proposte e sperimentazioni ci sono,
ma in Assessorato non lo sanno
Donatella Lissia, che frequenta l’ufficio di gabinetto dell’assessorato, mi invita a fare proposte. Rimango basito. Fino a ad un mese fa l’assessore Mongiu non era a conoscenza del rapporto sulla scuola secondaria sarda che l’Assessorato ha a disposizione dal mese di luglio 2007 e che è stato considerato da chi ha preceduto l’attuale staff come capace di indirizzare le politiche scolastiche regionali.
Ora mi sorge il sospetto che l’intero staff dell’Assessorato non abbia visionato i rapporti di ricerca prodotti nel corso del 2007. Li invito dunque a colmare la lacuna e suggerisco loro di prendere visione, inoltre, del video della conferenza svoltasi a Paulilatino il 16 giugno 2007. In quella occasione presentai i risultati di una sperimentazione concernente lo sviluppo dei Poli tecnico-professionali in Sardegna. Alla conferenza parteciparono l’assessore Mannoni, la dottoressa Farinelli (MPI), gli assessori di numerose province, molti docenti e dirigenti scolastici, rappresentanti delle imprese e delle parti sociali.
Lo staff dell’assessorato potrà scaricare comodamente i documenti e il video della conferenza dal portale www.conoscere.it (anzi, li prego di volerli mettere a disposizione, insieme a tutta la documentazione esistente, di tutta la comunità scolastica e dei cittadini). Si potrà così scoprire che in Sardegna e nella scuola sarda hanno avuto luogo riflessioni e progettualità che hanno posto - nonostante la pochezza della Regione, l’evanescenza della Direzione scolastica regionale e la litigiosità di molti dirigenti scolastici - la nostra scuola all’avanguardia del dibattito nazionale.
Sulla base del lavoro svolto finora ritengo che possano essere indicati alcuni elementi strategici:
1. Occorre investire in programmi di ricerca sulle politiche e i processi scolastici, culturali e formativi di lungo periodo. Occorre affiancare ad una seria ricerca quantitativa un approccio micro che analizzi i processi e le dinamiche sociali, professionali, organizzative nelle scuole, i processi culturali e il rapporto famiglia-scuola. Questi programmi di ricerca devono coinvolgere gli insegnanti al fine di diffondere le conoscenze e le competenze scientifiche tra gli operatori scolastici.
2. Occorre modificare profondamente la struttura dell’offerta di istruzione in Sardegna e la sua distribuzione territoriale. Occorre distribuire equamente nel territorio le opportunità formative in termini quantitativi e qualitativi.
3. A tal fine dovrebbe essere rilanciato il progetto Campus mettendolo nelle mani delle scuole e dei docenti e rovesciando la logica dirigista, centralista, burocratica che l’ha caratterizzato finora.
Mi soffermo brevemente sul punto due. Ritengo che il punto di partenza debba essere costituito dagli indirizzi di politica scolastica che stanno emergendo a livello nazionale. In particolare, occorre investire proprio sul settore più debole del sistema: la formazione tecnica e quella professionale. A questo proposito, mi permetto di ricordare che il ministro Fioroni ha lanciato all’inizio del 2007 i Poli tecnico-professionali, che devono essere costituiti come consorzi di scuole, enti di formazione, imprese, che dovrebbero creare i presupposti sistemici per il rilancio di questo settore strategico dell’istruzione.
Da questo punto di vista occorre ragionare ad un profondo rinnovamento curricolare, didattico e pedagogico delle filiere tecniche e professionali e alla realizzazione di un’offerta formativa plurale che copra tutte le esigenze di formazione provenienti dagli studenti e dalle imprese (dall’avviamento professionale all’istruzione tecnica superiore). Tali poli costituiscono - secondo la prospettiva che ho indicato in altra sede - il nerbo di un sistema di governance che trasformi lo sfilacciato rapporto tra scuole, enti locali, imprese ed università e faccia emergere delle comunità epistemiche locali collegate a reti epistemiche nazionali e transnazionali in cui si produca conoscenza, si trasmettano saperi, si creino expertise.
In Sardegna, il dibattito e la sperimentazione su questo punto sono già avviati. Esistono già gli strumenti culturali e legislativi per darsi obiettivi di sistema, ma occorrono capacità di ascolto, di analisi e di sintesi che in Sardegna sono virtù rare.
pitzalis@unica.it
 
 

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