Sabato 22 dicembre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 dicembre 2007

 Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna


1 – L’Unione Sarda
Pagina 10 - Cronaca regionale
Pedofilia: la prof vittima di un hacker
La sociologa Antonietta Mazzette esce da un incubo giudiziario
Antonietta Mazzette, docente di Sociologia a Sassari, esce a testa alta da un’indagine sulla pedopornografia.
Vittima di un hacker. Scagionata dalla più infamante delle accuse: pedofilia. Antonietta Mazzette, docente di Sociologia all’Università di Sassari, è innocente: trascinata nell’inchiesta sulla pedopornografia avviata dalla Procura di Milano da un pirata informatico che ha utilizzato il suo computer, la sua connessione internet per scaricare foto e video di bimbi nudi. L’incubo della docente universitaria sta per finire. Nei giorni scorsi al terzo piano del Palazzo di giustizia di via Roma si è tenuto un vertice. Da una parte gli investigatori della guardia di Finanza di Milano, dall’altra il magistrato Michele Incani, titolare dell’inchiesta per competenza territoriale. Un incontro durante il quale è emersa la totale estraneità della docente universitaria nell’inchiesta per pedofilia. Gli accertamenti dei periti informatici della Procura milanese avrebbero confermato quella che è sempre stata la linea difensiva di Antonietta Mazzette: «Sono vittima innocente di hacker sconosciuti, non so spiegarmi cosa possa essere successo, io ho la coscienza a posto, o è un errore o sono una vittima». Nei suoi confronti era sta ipotizzata l’accusa di «detenzione e diffusione su rete telematica di materiale pedopornografico», ma anche di «avere omesso l’attivazione di filtri adeguati per impedire l’ingresso del materiale pedopornografico nel suo computer». Accuse archiviate. La sociologa sassarese era rimasta coinvolta in una indagine coordinata dalla Procura milanese che ha portato alla denuncia di cinquantasette persone in tutta Italia (bidelli, insegnanti, professionisti), e alla segnalazione di altri centoquattordici stranieri che saranno giudicati nei loro paesi di appartenenza. La posizione di Antonietta Mazzette sin dall’inizio era apparsa molto marginale nell’inchiesta. I finanzieri del Comando provinciale di Milano seguendo le tracce dei pedopornografi su internet si erano imbattuti anche sul suo computer. Le indagini successive hanno poi accertato la totale estraneità della professoressa: la richiesta di archiviazione da parte del sostituto procuratore Michele Incani dovrebbe essere valutata nelle prossime settimane dal giudice delle indagini preliminari.
L’inchiesta milanese aveva portato alla luce il torbido mondo della pedopornografia via internet.
Uno dei cinquantasette accusati di scambiarsi foto via web, era finito in manette: di facciata era un impiegato modello, funzionario della Provincia di Torino. Insospettabile. Nel segreto del suo ufficio, con la porta chiusa e lontano da sguardi indiscreti, era un web-pedofilo. Un appassionato di foto e video di bambini nudi. Immagini che scambiava via internet con tutto il mondo, utilizzando il computer dell’ufficio. Lo avevano beccato così gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano: seduto alla sua scrivania mentre spediva materiale pedopornografico nella rete globale con il pc della Provincia. L’uomo, un torinese di 49 anni, è l’unico arrestato nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore del Tribunale di Milano, Isidoro Palma, e portata avanti dal Nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale di Milano. Le fiamme gialle della Sezione reati informatici, agli ordini del maggiore Mario Leone Piccinni, avevano scoperchiato una rete di orrori telematici e denunciato cinquantasette persone per detenzione e diffusione su rete telematica di materiale pedopornografico. L’operazione, denominata «Pluto» aveva interessato quattordici regioni della Penisola, con quaranta perquisizioni e sequestri di computer e altro materiale informatico. Nella indagine coinvolte tutte persone insospettabili, con una vita e una famiglia normale: i loro pc sono stati «tracciati» dai militari delle Fiamme gialle a caccia di pedofili su internet. Gli accusati sarebbero finiti più volte nella rete di scambio di video e foto compromettenti, utilizzando un sistema chiamato «sharing» o «peer to peer». In pratica un metodo che mette in comunicazione i vari computer direttamente fra loro, senza passare per un server da cui scaricare i file. Per lo scambio di immagini si appoggiavano a una piattaforma molto nota al popolo dei cybernauti, chiamata «Bearshare». Oltre alle cinquantasette persone denunciate in Italia l’operazione della Guardia di finanza ha portato alla segnalazione al «Centro nazionale di monitoraggio della pornografia minorile sulla rete», altri centoquattordici cittadini stranieri, incastrati sul web mentre cercavano e scambiavano immagini di minori. La segnalazione attiva la macchina giudiziaria nei vari paesi di appartenenza delle persone individuate dai militari. Tra queste non c’è la professoressa Antonietta Mazzette: anche lei vittima.
MAURIZIO OLANDI

2 - L’Unione Sarda
Supplemento del Sabato
Un’isola come la Luna
Sandro Maxia, critico e decano degli storici della letteratura dell’Università di Cagliari, analizza il rapporto di amore e d’odio tra Giuseppe Dessì e la Sardegna, la sua terra natale che lasciò sin da giovane per trasferirsi nella penisola. L’occasione è la recente ristampa di "Un pezzo di luna", a cura di Anna Dolfi, pubblicato nel decennale della scomparsa dello scrittore di Villacidro e meritoriamente riproposto da Della Torre perché era praticamente introvabile



di SANDRO MAXIA
Merita sicuramente di trovare lettori numerosi e partecipi la ristampa di un libro importante, e non solo per la cultura sarda, quale è la raccolta degli scritti che Giuseppe Dessì dedicò alla Sardegna in un arco di tempo che va dal 1940 fin quasi alla morte, avvenuta nel 1977. Il volume, intitolato "Un pezzo di luna", egregiamente curato da Anna Dolfi, uscì per la prima volta nel decennale della morte dello scrittore ed è stato recentemente riproposto - e meritoriamente, perché ormai introvabile - dalle edizioni cagliaritane della Torre, nella collana "Tutti i libri della Sardegna" (pagine 269, Euro 13,90). La raccolta è una viva testimonianza del legame mai interrotto tra Dessì e la sua terra, peraltro da lui lasciata molto presto per quel trasferimento in Continente che è stato a lungo, dalla Deledda in poi, l’aspirazione, segreta o palese, dei nostri artisti; legame sofferto, fatto di sentimenti contrastanti, difficili da definire: «Non so più nemmeno - scriveva Dessì nell’introduzione a "Scoperta della Sardegna", antologia di scritti sulla nostra isola da lui curata per le edizione del Polifilo nel 1965 - se il mio sia amore oppure fastidio, rabbia di essere nato là, di essere legato, di rimanere legato per tutta la vita a una terra tanto vecchia e tanto lontana dal mondo nel quale vivo. Eppure quella è la mia piccola patria. Là sono diventato uomo, là è la mia gente: case e tombe».

Vi sono in questo libro delle pagine memorabili. L’elogio delle donne sarde, per esempio, che egli vede come altrettante "Penelopi senza Ulisse", per secoli al telaio a tessere quei tappeti di cui «noi uomini andiamo fieri, e che avrebbero il valore della mitica tela se fossero stati tessuti durante la nostra assenza, mentre navigavamo in mari lontani […] Invece noi eravamo appena a qualche chilometro di distanza, a mungere le nostre pecore». Oppure il racconto autobiografico "Il frustino", incunabolo del romanzo del 1961 "Il disertore"; racconto che tra l’altro contiene un suggestivo ritratto di Emilio Lussu, da leggere in parallelo con il brano "Emilio Lussu, un’immagine simbolo", ora in appendice al romanzo incompiuto "La scelta", pubblicato postumo a cura della stessa Dolfi nel 1978. E ancora: un ritratto dello scultore Eugenio Tavolara; due importanti saggi su Grazia Deledda, scrittrice mai davvero amata da Dessì, che però le attesta ammirazione; il racconto del maturarsi della sua vocazione artistica, che riprende il famoso episodio della "biblioteca murata", presente già, ma con ben altro afflato, nella "Scelta"; e altri brani non meno interessanti.
La similitudine che equipara la Sardegna alla luna, dalla quale è tratto il titolo del libro, alludente alla faccia nascosta del nostro pianeta (ovviamente prima che i satelliti artificiali la mostrassero a noi terrestri), si trova in un articolo uscito nel 1951 sul "Ponte", in un numero tutto dedicato alla Sardegna: ad una gentile interlocutrice che chiede come comportarsi se dovesse fare un viaggio nell’isola, Dessì risponde: «Immagina di essere nella luna. Immagina un paese così, completamente diverso, arido come la luna, ma che però ha un’altra faccia che gli uomini non hanno mai visto…- E continuai nella favola, perché la metafora era comoda: un mondo preistorico ancor vivo, coesistente con le forme moderne della civiltà, come la luna, frammento che testimonia di una fase ormai esaurita del sistema solare […] Un altro senso del tempo, un ritmo diverso». Qui si ritrova uno dei motivi conduttori del libro, forse il più suggestivo: l’estraneità, antropologica e culturale, dei sardi alla civiltà italiana e europea, una "diversità" che tocca radici profonde, fino a condizionare lo stesso sentimento del tempo proprio della gente sarda di campagna.

Dessì non si ferma, sebbene ne senta il fascino, all’immaginosa geografia poetica tracciata da quegli illustri viaggiatori che rispondono ai nomi di Lawrence, di Vittorini, di Dominique Fernandez; non si ferma neppure alla sua immagine della Sardegna "lunare", in cui il tempo sembra non scorrere ma ritornare su se stesso, in una ossessiva circolarità. Egli sa bene che la Sardegna interna, contadina e montanara, di cui prevalentemente parlano le sue pagine saggistiche sull’isola, non é priva di storia. E tuttavia, neppure lui sa resistere al mito dell’impermeabilità, o refrattarietà di questa cultura agli influssi esterni. A ben vedere, quando egli parla di preistoria vuole in realtà parlare di una storia diversa, qualitativamente diversa, una storia "altra", con caratteristiche proprie: una storia segnata da un drammatico arresto di sviluppo, avvenuto in tempi immemorabili, non documentabile con strumenti filologici ma visibile nei suoi effetti fino ai giorni nostri. Questa discontinuità o frattura presuppone, ne sia o non ne sia consapevole lo scrittore, un atto di fede in un’altrettanto mitica età dell’oro, un’età ancora carica di potenzialità inespresse in cui nulla era compromesso e tutto poteva ancora accadere.
Ebbene, questa sorta di peccato originale commesso chi sa quando, che ha condannato la "sua" Sardegna a vivere nel vestibolo o tra gli interstizi della Storia, Dessì, con audace scatto fantastico, lo vede simboleggiato nei motivi ornamentali dei tappeti e delle cassapanche, «segni misteriosi, sempre sul punto di diventare geroglifici, alfabeto». Questi motivi - «uomini e donnine che ballano in tondo tenendosi per mano, galli con un fiore nel becco, ippogrifi, ecc.» - che ora egli vede con fastidio «stampati in serie sugli oggetti-ricordo ad uso delle comitive», non hanno ai suoi occhi niente di ornamentale. Al contrario, sono per lui gli elementi di un sistema di segni arrestatosi al di qua della soglia dell’alfabeto; allegorie dunque di questo arresto di sviluppo, allegorie, cioé, di una civiltà «mai nata alla luce della Storia», perché - sono sempre parole di Dessì - mai veramente fecondata dalla dialettica, dal confronto-scontro con le altre culture da cui «in tutte le civiltà primordiali sono nati i geroglifici e gli alfabeti».

3 - L’Unione Sarda
Pagina 60 - Provincia di Sassari
Sassari. Ex numero uno della Asl di Olbia, si è arreso dopo mesi di lotta contro un male incurabile


Addio al manager della sanità


Gianni Cherchi era direttore dell’azienda mista
Gianni Cherchi, 54 anni, direttore generale della neonata Azienda mista ospedaliera-universitaria di Sassari, è morto la scorsa notte nella sua casa. Un lutto che ha scosso gli ambienti medici e politici di tutta l’Isola.
Addio a un esponente di spicco della Sanità sassarese. Gianni Cherchi, 54 anni, ex manager della Asl n°2 di Olbia, e direttore generale della neonata Azienda mista ospedaliera-universitaria di Sassari, è morto la scorsa notte nella sua casa. Dopo mesi di lotta contro un male incurabile, ha deposto le armi, e si è arreso.
Un lutto che ha scosso gli ambienti medici e politici di tutta l’Isola. Gianni Cherchi, fratello del sindaco di Carbonia e presidente dell’Anci Sardegna, Tore Cherchi, ha lavorato da sempre ai vertici della Sanità sassarese. Prima era a capo del Laboratorio di analisi dell’ospedale Antonio Segni di Ozieri. Poi, dal 1998 al 2005, ha diretto la Struttura complessa del Laboratorio di analisi chimico cliniche e microbiologiche dell’ospedale civile Santissima Annunziata di Sassari. Nel novembre del 2005 Giovanni Battista Cherchi era stato nominato dalla Giunta regionale alla guida dell’Azienda sanitaria locale di Olbia, dopo essere stato per lungo tempo in corsa per l’incarico di manager della Asl di Sassari. A Olbia Cherchi ha portato a compimento il lungo iter burocratico per la costruzione del nuovo ospedale, intitolato a Giovanni Paolo II, inaugurato nel settembre scorso. L’investitura a direttore generale, per Gianni Cherchi è arrivata poco dopo: nel giugno 2007 la Regione gli affida la direzione dell’azienda ospedaliera-universitaria di Sassari. Proprio ricoprendo questo incarico, il professionista sassarese ha compiuto un piccolo miracolo: dopo sedici anni di attese e promesse cadute puntualmente nel vuoto, Sassari avrà la sua Chirurgia pediatrica.
Un nuovo reparto che sorgerà nei prossimi mesi e di cui si è avuta notizia solo in questi giorni. É stato l’ultimo regalo che Gianni Cherchi ha voluto lasciare alla sua città. A tre lustri infatti, la Sanità sassarese aspetta un vero reparto dove poter operare e assistere i bambini: tuttora il team di chirurghi guidato da Antonio Dessanti lavora in condizioni a dir poco precarie, ospite di altri reparti. Una condizione che ha fatto nascere una lista di attesa infinita per i piccoli che necessitano di un intervento chirurgico. Il nuovo reparto di Chirurgia pediatrica sorgerà al secondo piano del palazzo di viale San Pietro, e per farlo funzionare al meglio sono previsti otto posti letto più quelli di cui i medici disponevano già nel reparto di terapia intensiva di neonatologia, quattro chirurghi pediatri.
VINCENZO GAROFALO

4 - L’Unione Sarda
Pagina 50 - Nuoro
L’intesa di programma firmata il 22 maggio sta iniziando a dare i suoi primi frutti


La Regione ha confermato gli impegni


Nell’incontro fra Soru, Zidda e Deriu l’incognita Università
Resta confermata l’acquisizione dell’Artiglieria ma potrebbero passare al Comune anche l’Anap, la stazione Arst e il vivaio di Su Pinu.
Una mezza doccia fredda sull’istituzione dell’Università in mezzo a tante positive conferme dell’intesa istituzionale firmata col sindaco Mario Zidda e col presidente della Provincia Roberto Deriu il 22 maggio scorso è venuta dal presidente della Regione Renato Soru che giovedì sera si è intrattenuto per oltre tre ore con i due amministratori.
LE CONFERME Dalla Regione sono stati già stanziati a favore del piano strategico provinciale 51 milioni di euro sui complessivi 868 richiesti. La parte più sostanziosa è stata destinata alle infrastrutture, soprattutto alle opere stradali, per le quali sono stati già attivati finanziamenti per 34 milioni sui 159 richiesti. «Alcuni interventi, come quelli del settore attività produttive - ha spiegato il presidente Deriu, che nella conferenza stampa in cui sono stati illustrati i risultati dell’incontro con Soru era affiancato dagli assessori Roberto Cadeddu e Maria Sedda - non hanno avuto alcun finanziamento, ma solo perché relativi a iniziative specifiche previste dall’Unione Europea». Altri soldi regionali sono stati destinati all’industria di Ottana (15 milioni), ai parchi come Posada-Tepilora (48 milioni, con appello al sindaco di Torpé perché sciolga le riserve), alla cultura (36 milioni per il sistema archeologico, all’agricoltura (33 milioni).
IL SINDACO Soddisfatto dei risultati dell’incontro, nonostante ci siano dei dettagli da mettere a punto, il sindaco Mario Zidda. «Abbiamo confermato gli impegni per la realizzazione del centro intermodale di Pratosardo, con uno stanziamento di quasi tre milioni, del palazzetto dello sport, con altri nove milioni, della viabilità di ingresso alla città, con 18 milioni».
LE ALTRE OPERE L’incontro con Soru, oltre a confermare la costruzione della caserma di Pratosardo (sarà l’Esercito a deciderne l’utilizzo), ha aperto la porta alla possibilità di acquisire ai beni comunali il centro Anap di Pratosardo (di proprietà della Curia oristanese), la ex autostazione Arst di viale Sardegna e il vivaio forestale di Su Pinu. Confermato inoltre il finanziamento per l’acquisizione dell’ex mulino Gallisay di via Grazia Deledda.
L’UNIVERSITÀ L’argomento, dopo una discussione che rischiava di non approdare a nessun risultato concreto, è stato accantonato. Ciò che non è in discussione è l’acquisizione dell’area dell’Artiglieria di viale Sardegna. Ma per la salvaguardia dei corsi occorrerà un accordo anche con lo Stato. ( a. a. )


Pagina 23 - Sassari

Il direttore generale della nuova Azienda mista era ammalato da tempo

Morto Gianni Cherchi, la sanità sarda in lutto

Ieri una grande folla ha reso omaggio al manager nella camera ardente in viale San Pietro



I colleghi di lavoro e gli amici: «Se ne è andata una persona straordinaria»

SASSARI. La notte scorsa Gianni Cherchi, direttore generale dell’azienda mista ospedale-università, ha smesso di lottare contro un tumore che non gli ha dato scampo. È morto a casa, circondato dai suoi cari come aveva espressamente chiesto, dopo un breve ricovero e dopo che le sue condizioni di salute erano precipitate in pochi giorni. L’ambiente della sanità ha accolto la notizia della sua scomparsa con grande dolore e la camera ardente allestita nell’aula magna della facoltà di Medicina in viale San Pietro ieri pomeriggio è stata al centro di un via vai continuo di persone, colleghi, amici e conoscenti che hanno voluto dare l’ultimo saluto a una persona stimata da tutti.
Cherchi aveva 54 anni, era nato a Banari, si era laureato prestissimo in Medicina e si era specializzato in malattie infettive e igiene. Da allora la sua carriera si è sviluppata dentro la Asl di Sassari, dove per tanti anni ha diretto il laboratorio di analisi dell’ospedale, fino alla nomina, nel 2005, a direttore generale dell’azienda di Olbia. Una carriera brillante che lo ha portato, con il consenso di tutte le correnti politiche, ad essere chiamato, il 1º luglio di quest’anno dall’assessore regionale alla Sanità, alla guida della nuova azienda mista. Ciò che gli veniva proposto era la direzione di un organismo del tutto nuovo, destinato a cambiare radicalmente la sanità a Sassari e Cherchi aveva preso la missione come una vera e propria sfida, consapevole delle difficoltà ma anche determinato a fare il meglio. «Per questo si era messo a lavorare a testa bassa - ha detto il direttore sanitario dell’azienda Antonello Ganau, nominato da Gianni Cherchi il 1º agosto e fra i primi ad arrivare nella camera ardente - e, nonostante fosse già ammalato, non ha mai abdicato al suo ruolo». Ganau ha sottolineato che il collega era una persona straordinairia, animata da un’etica fortissima: «Al centro dei suoi pensieri e delle sue azioni - ha aggiunto - c’era una priorità: il servizio rivolto ai cittadini».
Una stima che Gianni Cherchi si era conquistato sul campo, a Olbia, da dove era andato via soltanto dopo essere riuscito a realizzare il progetto più grande: la costruzione del nuovo ospedale. Poi il rientro a Sassari che ha messo a tacere ogni discussione politica: sul nome di Cherchi tutti si erano trovati d’accordo e anche dalla Regione l’ok era stato incondizionato.
Davanti alla salma del medico c’erano il fratello Tore Cherchi, politico conosciutissimo nonchè sindaco di Carbonia ma anche il sindaco Gianfranco Ganau e Giacomo Spissu, arrivato appositamente da Cagliari. Ma, oltre ai parenti e agli amici, sono i suoi colleghi a rammaricarsi di più per la sua scomparsa: fra i tanti tutti i medici e gli infermieri del reparto analisi dove lui aveva lavorato e molti dipendenti della Asl di Olbia che lo ricordano come un uomo dalle grandi capacità di mediazione. «Nella nuova azienda era il garante dell’equilibrio - ha detto David Harris, direttore amministrativo -. Aveva una volontà di ferro nel perseguire gli obiettivi: lui non occupava gli spazi, sapeva plasmarli. È stata l’esperienza lavorativa più felice che abbia mai vissuto».
Fra i più commossi Nicola D’Ovidio, amico e primario della chirurgia dell’ospedale civile che ad aprile lo aveva operato tentando di estirpare il tumore. È riuscito solo a dire: «Era un grande».
Animato da una passione invincibile per la sua professione Cherchi non ha smesso di lavorare neppure nei momenti in cui stava peggio. Fino a due giorni prima di morire si è tenuto in contatto con i suoi collaboratori per sapere come stavano andando le cose. E tutti sono convinti che l’impronta lasciata sulla nascita dell’azienda mista resterà a segnare il futuro della sanità.
Un ricordo commosso arriva anche dal direttore generale della Asl Giovanni Mele: «La sanità sassarese oggi è in lutto. Perde un professionista che ha dimostrato grandi doti manageriali. Un innovatore che è stato in grado di avviare l’ammodernamento e la razionalizzazione del sistema dei servizi laboratoristici. La sua figura di direttore generale dell’azienda mista è stata un riferimento coerente di crescita della sanità sassarese. La Asl perde un collega che in tanti anni abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare soprattutto per le sue qualità umane. Un vuoto difficilmente colmabile che lascia però una forte eredità di idee e progetti che dovranno essere portati avanti».
Stamani alle 10 nella camera ardente si terrà una commemorazione mentre i funerali saranno celebrati alle 12 nella chiesa di Cristo Redentore a Carbonazzi. Poi Gianni Cherchi sarà sepolto nel cimitero della sua Banari.

2 - La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Cronaca

di Nino Bandinu

Intesa ma senza l’Università

Deriu e Zidda: ecco i risultati del vertice con Soru



Il problema sarà ripreso dal ministro Fabio Mussi che presto parlerà a Nuoro


NUORO. L’Intesa firmata a maggio con la Regione sarda prevedeva come punto prioritario e strategico il potenziamento dell’Università. Ma due giorni fa a Cagliari, in sede di prima verifica, il presidente Renato Soru ha chiesto al presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu, e al sindaco della città capoluogo, Mario Zidda, di «sospendere» il punto. Evidentemente tra le parti non c’era accordo sul futuro dell’ateneo barbaricino e si è preferito passare ad altro, anche per evitare rotture traumatiche. Il punto sull’università sarà comunque ripreso con Mussi.
Il ministro dell’università Fabio Mussi, infatti, verrà presto in città per affrontare la crisi dell’ateneo dal punto di vista nazionale. Sarà quella, quindi, l’occasione in cui anche la Regione Sardegna, con tutti gli altri soggetti coinvolti, diranno la loro sul futuro dell’Università barbaricina.
Pertanto, accantonato questo punto, a Cagliari due giorni fa, si è passati ad altro. In particolare ad esaminare l’Intesa per lo sviluppo del Nuorese, che ha cominciato a mettere in fila alcuni obiettivi di fondo.
I risultati della prima verifica dell’Intesa firmata a maggio con la Regione sono stati poi presentati, ieri pomeriggio, in conferenza stampa dal presidente della Provincia, Roberto Deriu, e dal sindaco di Nuoro, Mario Zidda.
Entrambi hanno messo subito in evidenza le due cifre importanti: cioè i finanziamenti già attivati per i 51 Comuni della Provincia (circa 50 milioni di euro) e quelli attivati per il Comune capoluogo (altri 50 milioni di euro).
L’altra grossa cifra generale è quella richiesta per tutti i progetti presentati nell’Intesa: un investimento complessivo di 868 milioni di euro nel territorio provinciale, di cui già finanziati 50 milioni.
Restano pertanto 766 milioni di euro da strappare, e che il presidente della Regione, Renato Soru, si sarebbe impegnato a finanziari, nei limiti del possibile, tramite strumenti e fondi europei. Su questo c’è da aggiungere che il presidente della Provincia Deriu e il sindaco di Nuoro Zidda si sono detti «soddisfatti» e pronti a presentare quanto prima i relativi progetti con le schede tecniche.
Entrando nel dettaglio, la verifica fatta due giorni fa a Cagliari, secondo Deriu, ha avuto come oggetto un vasto programma di investimenti suddiviso in settori chiave. Il primo, quello delle Infrastrutture-viabilità-digital divide, che prevede un importo complessivo di 159 milioni di euro, può già contare su 34 milioni già finanziati (cioè la gran parte dei già finanziati): con 20 milioni disposti per la tratta ferroviaria Nuoro-Macomer e Borore-Ottana; 4 milioni per la nuova stazione di Macomer; e 10 milioni per collegare con la Traversale l’Ogliastra e l’Oristanese, cioè la strada 389 e la 131. Restano ancora circa 125 milioni da ottenere con gli altri progetti previsti. Il secondo settore invece, quello delle Attività produttive, che prevede un investimento totale di 264 milioni, non può contare su finanziamenti già attivati. Così il settore Industria-Energia con costi totali di 15,5 milioni e nessun finanziamento attivato. Attivato invece con circa 17 milioni, nel settore Ambiente e Turismo, il consolidamento urbano dei centri abitati sulla base di un importo totale di 78 milioni di euro.
Nel settore Cultura inoltre, nessun finanziamento già acceso per un importo complessivo di 36,7 milioni. Così per la scuola e l’Università dove era prevista una spesa di 35,5 milioni. E per quello contro lo spopolamento dal costo totale di 60 milioni di euro (niente finanziamenti già attivati). Infine, il settore agricoltura e allevamento, senza fondi attivati, per un investimento totale previsto di 33 milioni di euro.
Il sindaco di Nuoro, Mario Zidda, ha poi messo in evidenza i progetti per la città capoluogo: 3,8 milioni per la stazione intermodale; altri 18,2 milioni per viabilità, collegamento con la 131, e sede Atp; circa 9 milioni per il palazzetto dello Sport (in parte già finanziato); circa 20 milioni per musei e parchi; più scuola forestale. In tutto circa cinquanta milioni di euro attivati.
Nel pacchetto però, come accennato, non è stata inclusa l’università nuorese, che per i due leader barbaricini resta comunque un punto strategico dello sviluppo.
«L’argomento sull’università per ora è stato accantonato» hanno laconicamente comunicato Deriu e Zidda, che si sono invece soffermati sul «valore strategico» dei progetti in vista dello sviluppo complessivo, e per cominciare a incidere anche sullo spopolamento galoppante che investe i paesi della provincia.
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 38 - altre

L’Ersu paga l’affitto agli studenti fuori sede


OLBIA. L’università paga l’affitto agli studenti anche in città. L’ersu ha bandito un concorso per i contributi per il canone di locazione. Possono accedere al concorso i fuorisede nati o residenti in Sardegna iscritti all’università di Sassari, all’accademia delle belle arti o al conesrvatorio.
Ma per potere avere un contributo sull’affitto bisogna anche rientrare nei parametri di merito e di reddito e di carriera. Non sono ammesse le domande per chi vuole prendere la seconda laurea. Tutte le informazioni sono scaricabili dal sito www,ersusassari.it. Le domande devono essere inviate on line entro le 13 del 31 gennaio 2008. La domanda dovrà contenere tutti i dati anagrafici dei candidati, quelli della carrirera scolastica e quelli sulla condizione economica dela famiglia dello studente. La Regione attraverso l’Ersu vuole fra cresce la possibilità per gli studenti di completare il loro corso di studi con minori sacrifici economici. Il provvedimento è diretto in modo particolare ai ragazzi che frequentano i corsi universitari a Olbia in cui non c’è una casa dello studente e i costi degli affitti sono particolarmente elevati. Un salasso per le finanze delle famiglie dei fuori sede costrette a pagare ogni mese cifre altissime. (l.r.)





















Questionario e social

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