UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 20 novembre 2007

Martedì 20 novembre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 novembre 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Impresa Oggi Pagina 32
Vantaggi anche dal carbone: riduce le tariffe
Parla Giorgio Cau, docente di Sistemi energetici dell’Università di Cagliari
«Sarebbe importante puntare sull’autoproduzione di energia con impianti di cogenerazione» «Benefici con il metano»
 
 «Il futuro per le imprese sul fronte energetico sarà migliore quando arriverà in Sardegna il metano». Fino a quel momento, per Giorgio Cau, direttore del dipartimento di Ingegneria Meccanica all’Università di Cagliari e docente di Sistemi energetici e Conversione dell’energia, le alternative all’energia elettrica non sono molte. Anche se per ridurre i costi qualche strada da seguire c’è: rivedere i contratti della fornitura, maggior razionalizzazione nell’utilizzo dell’energia e una manutenzione costante degli impianti che può comportare risparmi anche del 30 per cento.
Cau non ha dubbi: «Nell’isola la penalizzazione maggiore, e non soltanto per le imprese, è l’assenza del gas. Garantirebbe maggiore efficienza nell’uso dell’energia e un minor impatto ambientale». Anche perché molte delle nuove tecnologie che si stanno sperimentando, e già attuando, in Italia e in Europa, hanno come base produttiva il gas. In attesa del gasdotto (i lavori potranno prendere il via solo dal 2009 con l’entrata in esercizio dal 2012) ci si deve arrangiare con quello che c’è in giro.
I RISPARMI E per riuscire a limare i consumi di energia le imprese dovrebbero seguire alcuni suggerimenti: «Uno di questi», spiega il docente universitario, «è la revisione dei contratti di fornitura energetica. Spesso non vengono esaminati attentamente e nascondono brutte sorprese. Per questo sarebbe meglio affidarsi a un professionista». Grande attenzione poi agli impianti: «Rifasamento dei carichi e revisione della loro distribuzione temporale per ridurre la potenza massima assorbita, controllo periodico delle apparecchiature di combustione, riduzione delle dispersioni termiche sono accorgimenti che possono portare a una riduzione dei consumi del 30 per cento». Spesso le imprese, soprattutto quelle più piccole, preferiscono non spendere in manutenzione: «Alla fine i costi aggiuntivi superano di molto le spese in più causate dall’aumento dei consumi».
AUTOPRODUZIONE Tra le altre possibilità illustrate da Cau c’è anche l’autoproduzione di energia «specie mediante impianti di cogenerazione, con la produzione combinata di energia elettrica e calore, e di trigenerazione, produzione combinata di energia elettrica, calore e freddo. Anche in questo caso però la Sardegna è svantaggiata perché le migliori tecnologie per la cogenerazione e la trigenerazione utilizzano il gas come combustibile». Altrimenti si può ricorrere alle fonti rinnovabili incentivate: «In particolare il fotovoltaico e il minieolico», suggerisce il docente della facoltà di Ingegneria, «anche a livello consortile per i costi eccessivi che dovrebbe assorbire una singola impresa».
CARBONE Sull’argomento anche le istituzioni, e la politica, possono fare molto. E la Sardegna potrebbe sfruttare alcuni vantaggi: «In Italia», ricorda Cau, «c’è un limitato utilizzo del carbone, fonte energetica più disponibile, più sicura e più economica, anche se più impegnativa per quanto riguarda l’impatto ambientale. Inoltre non c’è il nucleare. Si arriva così a un maggior ricorso a fonti primarie come il petrolio e il gas, i cui prezzi sono notoriamente più volatili. La Sardegna oggi fornisca un importante contributo a livello nazionale per la generazione elettrica da carbone. Oltre il 60 per cento dell’energia elettrica in Sardegna è prodotta da minerale. Per questo potrebbe rivendicare tariffe più basse rispetto a quelle applicate a livello nazionale non solo a vantaggio delle grandi aziende ad alta intensità energetica ma di tutto il sistema produttivo».
Matteo Vercelli
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 5022
Al capezzale di un’università mai nata
Cagliari batte cassa: 500 mila euro per riaprire i due corsi sospesi
L’assessore Mongiu: «Serve un progetto e decidere di fondare un ateneo che ora non esiste»
 
 Ieri la seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale: «Fronte unico per scongiurare i tagli del governo»
Nuoro è decisa a difendere la sua università che, con la riforma introdotta dal decreto Mussi, si ritrova monca di due corsi di laurea e colleziona, nel frattempo, tante promesse mortificate. Ieri i Consigli comunale e provinciale si sono riuniti per dare voce ai timori di una smobilitazione più ampia e per chiedere con forza a Stato e Regione scelte non ispirate ai parametri ragionieristici delle norme, ma alle esigenze di sviluppo di un territorio orfano dei suoi giovani. La Regione, però, non sembra troppo rassicurante. L’assessore alla Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu richiama i politici locali: «Come si è arrivati a questo punto?». E poi: «Dobbiamo fare una battaglia comune con i nostri parlamentari, che oggi non ci sono, per riconoscere a Nuoro la dignità di ateneo. Si tratta di capire che protagonismo Nuoro e la provincia si riconoscono. Serve un progetto, sederci con le università e decidere di fondare un ateneo che ora non esiste». L’assessore annuncia anche che la Finanziaria regionale prevede sei milioni di euro per l’internazionalizzazione delle università sarde. «Va da sé - sottolinea - che vengano ridimensionate le sedi con pochi iscritti». Il grido d’allarme resta forte benché l’assessore abbia una citazione speciale per Scienze forestali. «Ho incontrato il rettore dell’università di Bagdad, la più antica del mondo, per vedere cosa si può fare assieme. Ho pensato a Nuoro e a scienze forestali».
LA DENUNCIA In apertura della riunione, ospitata nell’auditorium della Camera di commercio, il sindaco Mario Zidda tira fuori toni da battaglia. «Sullo spopolamento esigiamo risposte chiare e definitive. Non ci si può permettere di mettere in dubbio un impegno storico», dice richiamando l’accordo di programma del 1989 firmato dalle università sarde e dalla Regione, concordi nell’istituzione dell’università nuorese per agganciare un processo di sviluppo altrimenti proibito. «Se c’è un problema di cattedre - insiste - la Regione può esaminare il problema e dare indirizzi precisi. Si può lavorare assieme alle università sarde o ad altre per costruire il polo nuorese. Non si distrugge nulla, c’è spazio per creare a Nuoro un’offerta formativa in modo che il sistema complessivo possa ricevere un contributo di efficienza». I toni decisi del sindaco sono condivisi dal presidente della Provincia Roberto Deriu che dice: «L’università è opzione strategica per la città e per lo sviluppo del territorio. Non ci servono super master, un’università simbolica o diffusa, ma un polo universitario con migliaia di giovani, una sede per la ricerca e la conoscenza. Vogliamo essere una comunità, non un ospizio o una scuola materna».
IL CONSORZIO Il presidente del consorzio universitario Sergio Russo ricorda le prime inadempienze, ovvero il mancato avvio dei corsi in ingegneria elettronica da parte dell’università di Cagliari. E aggiunge: «La Regione considera Nuoro un’università diffusa. Per noi l’università è un progetto strategico e irrinunciabile che non può risolversi con qualche centro di eccellenza. Perciò chiediamo una deroga al ministro Mussi e la stabilizzazione delle risorse. Ma anche ottenendo questo, non avremo risolto il problema perché l’università non è radicata. Serve un nuovo progetto». Russo cita la Normale di Pisa e disegna per il futuro un centro di ricerca, un college e tanti servizi efficienti. «Pensiamo che la didattica integrativa sia improntata a innovazione, tecnologia, mercato, territorio». Nel suo intervento non dimentica l’Ailun di cui è presidente suscitando la reazione di Rifondazione. «Non capisco il modello di università di Russo, se pubblico o pubblico-privato. In quest’ultimo caso mi trovo davvero in difficoltà», dice il consigliere regionale Ciriaco Davoli.
L’UNIVERSITÀ Raffaele Paci, preside della facoltà di Scienze politiche di Cagliari che ha cancellato i corsi di scienze dell’amministrazione e servizio civile, spiega la rigida gabbia imposta dal decreto. «Avevamo bisogno di 9 docenti da destinare a Nuoro, ma la nostra facoltà non è in grado di sostenere il carico formativo non solo qui ma anche a Cagliari. Manca il 46 per cento dei docenti». Risultato: stop a cinque corsi di cui due in città. «È una decisione presa con grande difficoltà, ma non possiamo fare altro». Suggerisce una via d’uscita. «Bastano 500 mila euro, il costo dei 9 ricercatori per garantire la prosecuzione dei corsi. Ma devono arrivare dal ministero, non dalla Regione. Noi garantiamo il nostro impegno. Ma la richiesta va fatta all’interno di un progetto complessivo». Strappa un applauso quando, replicando a Russo, dice: «Se volete una libera università fate pure, ma io non ci credo. Noi siamo disposti a concorrere a questa università, a condizione che ci siano le risorse». Le parole del preside restano al centro del lungo dibattito. Intervengono decine di consiglieri. C’è chi propone la mobilitazione del territorio (Fortza Paris e Udeur), chi un’alleanza con Oristano e Gallura per dare più forza alle rivendicazioni nuoresi (Udc). L’incontro di ieri proseguirà con una riunione dei capigruppo: preparerà il documento finale da adottare dalle assemblee consiliari di Comune e Provincia.
Marilena Orunesu
 
3 – L’Unione Sarda
Lavoro e Previdenza Pagina 39
FORMAZIONE Organizzati sei corsi e un master di primo livello in management
Restauro e conservazione dei beni culturali dell’isola
 
L’Università di Cagliari collabora alla preparazione di specialisti molto richiesti dal mondo del lavoro
 Il Centro del restauro di Cagliari dispone da diversi anni di una scuola di formazione nel settore della tutela e conservazione dei beni culturali, artistici e storici. I corsi organizzati forniscono competenze specialistiche nella diagnosi dei fenomeni di degrado, nella formulazione di prodotti per il restauro artistico e monumentale, nella sperimentazione e ricerca di nuove tecnologie nel rispetto dell’ambiente. Nella sede di via Sant’Alenixedda vengono formati operatori per il controllo del degrado di monumenti e di manufatti, tecnici per l’esecuzione di lavori di restauro architettonico e monumentale, esperti nell’esecuzione del restauro di affreschi, mosaici, terrecotte e dipinti. Le numerose richieste di personale esperto che arrivano al Centro dai privati sono la chiara dimostrazione che in questo settore si possono trovare interessanti sbocchi professionali. La mancanza di manodopera specializzata costringe i privati a rivolgersi fuori dall’isola o addirittura all’estero, come sta già accadendo in Costa Smeralda.
CORSI E MASTER Il Centro del restauro organizza sei corsi e un master universitario di primo livello in collaborazione con la facoltà di economia dell’Università di Cagliari. Il corso di restauro pittorico prevede lo studio dei seguenti argomenti: concetti generali del restauro moderno, il colore e le radiazioni luminose, i pigmenti e la teoria dei colori, schede degli interventi di restauro pittorico. Le lezioni pratiche vedono gli allievi impegnati nell’esecuzione diretta di lavori di restauro su pannello. Il corso di decorazione pittorica è invece suddiviso in due sessioni, una teorica e una pratica, con l’esecuzione del restauro di tempere e affreschi murali. Si tratta di un primo passo per capire se si è portati per questo tipo di lavoro. In caso di risposta affermativa si può accedere al corso di restauro pittorico avanzato che alla preparazione teorica associa un tirocinio impegnativo con il restauro completo di un’opera murale policroma.
DIAGNOSTICA Il corso di diagnostica del restauro fornisce gli strumenti teorico-pratici per indagini, controlli e analisi durante i lavori, sui materiali, sui prodotti per lo sviluppo di nuove tecnologie. Il corso di base di ricamo artistico è invece un’iniziativa che mira a recuperare dal passato l’arte dell’agopittura. Le lezioni saranno tenute da una maestra esperta. Infine per avvicinare i bambini alla pittura il centro organizza corsi di pittura elementare destinati appunto ai più piccoli. Infine il master di primo livello in “Management dei beni culturali, ambientali e del turismo” mira a formare profili professionali con funzioni dirigenziali rivolgendosi a coloro che sono già in possesso di un titolo accademico.
INFORMAZIONI Maggiori informazioni e chiarimenti si possono ottenere contattando il Centro del Restauro, via Sant’Alenixedda 2, a Cagliari, numero di telefono 070.453142.
Maria Bonaria Di Gaetano
 
Lavoro e Previdenza Pagina 41
In settanta negli Usa
 
Circa 70 sovvenzioni per studiare negli Stati Uniti. La Commissione Fullbright per gli scambi culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti ha infatti pubblicato i nuovi bandi per le borse di studio per gli Stati Uniti. Possono partecipare laureati, ricercatori, insegnanti. Oltre le tradizionali borse di studio, quest’anno la Commissione lancia due nuovi concorsi. Si tratta della borsa Fulbright-Finmeccanica, di 80.000 dollari, per frequentare un master biennale in discipline scientifiche e tecnologiche e una borsa di studio di 20.000 dollari per artisti, ricercatori e docenti interessati a svolgere una ricerca nel campo delle arti contemporanee negli Stati Uniti. Sono previste inoltre 10 sovvenzioni per studi in “management”, con stage in aziende americane. Le domande sono da presentare tra novembre 2007 e febbraio 2008. Maggiori informazioni nel sito www.fulbright.it. (r. f.)
  
4 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 18
In attesa della riscrittura ad hoc
Nuovi problemi, nuovo Statuto
di Gianfranco Sabattini*
 
 I ritardi ereditati dalla Sardegna sulla via della crescita e dello sviluppo hanno impedito all’Isola di risolvere il problema della Rinascita sociale ed economica. È questa la ragione per cui, al presente, è avvertita l’urgenza della riscrittura dello Statuto. Tenuto conto dei mutamenti intervenuti nello scenario nazionale e internazionale, può essere individuato un possibile "sentiero" da percorrere per una moderna riproposizione della Questione Sarda; con la consapevolezza però di tutti i sardi che, a fronte della gravità dei problemi, non si imbocchi alcuna scorciatoia, soprattutto se al termine del percorso non resta che affidarsi a un nuovo e improponibile "uomo della provvidenza", quale sembra voler essere l’attuale presidente della Giunta regionale.
Lo Statuto concesso dopo la Seconda guerra mondiale alla Sardegna ha riflesso i canoni classici del costituzionalismo dello Stato di diritto liberale; la caratteristica fondamentale è consistita nel garantismo, ovvero nella determinazione delle sfere di autonomia e di libertà a ogni livello di governo; è noto, tuttavia, come il costituzionalismo dello Stato di diritto liberale si sia risolto nella cosiddetta democrazia formale che, se per un verso è valsa a "dare voce", almeno in parte, al principio dell’autodeterminazione delle diverse realtà storico-culturali, per altro verso ha assegnato ai partiti un ruolo di connettivo tra i diversi segmenti sociali in cui si è articolata la società civile nel processo di edificazione della democrazia sostanziale (sociale), propria dello Stato di diritto liberal-democratico.
Questo ruolo dei partiti, però, in assenza di una strutturata società civile regionale, è valso a trasformare nel tempo i partiti stessi in "agenti involontari" del processo di centralizzazione delle procedure decisionali pubbliche. Allo stato attuale, occorre invece valutare quali conseguenze positive possono derivare dalla nuova ripartizione dei poteri tra Stato e Regione e, all’interno di questa, tra i diversi livelli di governo, per pervenire a una governance -multilivello con cui garantire alla società civile una partecipazione generalizzata ai processi decisionali collettivi.
L’attuale dibattito sulla revisione dello Statuto ha evidenziato i limiti dell’assunzione di una validità assoluta della struttura verticistica dell’organizzazione istituzionale regionale; ciò ha reso estremamente deboli le proposte di riforma nel senso di un reale decentramento territoriale dell’organizzazione istituzionale della Sardegna. Si può fondatamente ritenere che le recenti modifiche costituzionali abbiano rilanciato ed esteso il concetto stesso di specialità. È questa la ragione per cui nell’immediato è necessaria la riscrittura dello Statuto che incorpori le modifiche costituzionali e, soprattutto, che assicuri rispetto al 1948 l’individuazione delle nuove e diverse ragioni della specialità dell’Isola, in rapporto ai suoi attuali problemi di natura sociale ed economica. La riscrittura dello Statuto, infatti, dovrà essere orientata a riarticolare il rapporto tra i diversi livelli di governo senza che la riarticolazione riproponga le antiche relazioni di omologazione dei livelli di governo più bassi nei confronti di quelli più alti.
Il maggior coinvolgimento degli interessi radicati nel territorio dovrà consentire una maggiore partecipazione dal basso al processo decisionale pubblico; come già si è detto, ovviamente, il maggior coinvolgimento della società civile regionale nelle sue articolazioni territoriali potrà realizzarsi solo se la riorganizzazione della struttura istituzionale regionale consentirà di attivare un rapporto interattivo tra "periferia" e "centro"; ovvero, solo se la "periferia", pur in presenza di direttive di indirizzo del "centro" che riflettano i reali interessi generali della comunità regionale (ordinati dalla riscrittura del modello di crescita e sviluppo e legittimato dal "momento costituente"), riuscirà a portare all’attenzione del massimo livello di governo regionale le proprie proposte. Se ciò accadrà, si realizzerà un’effettiva innovazione nelle procedure decisionali pubbliche, che vedrebbero protagonista l’intera comunità regionale. Allo stato attuale, sembra non essere questa la prospettiva più probabile che si offra alla Sardegna; per questo è necessario che i sardi avvertano il pericolo che incombe su di loro e si mobilitino per sventarlo.
*Università di Cagliari
 
 5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1023
astronomia
Occhi al cielo per guardare luna e cometa
 
Oggi, dalle 18 alle 22, nel parcheggio del dipartimento di Fisica alla cittadella universitaria, si terrà l’iniziativa del “Gruppo Studentesco per la divulgazione dell’Astronomia e della Fisica”, coadiuvato da Università, Astrofili Sardi e Ischire. Oltre all’osservazione della luna e della cometa 17/P Holmes, ci sarà una conferenza per spiegare come orientarsi fra le costellazioni. (m.v.) 

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
A Nuoro mobilitati Comune e Provincia, seduta straordinaria 
Vano incontro col preside Paci di Cagliari e l’assessore Mongiu: cancellate due iniziative 
 
 NUORO. Ora nel Nuorese l’emergenza si fa economica e culturale. E la situazione si complica, perché nonostante la presenza dell’assessore regionale Maria Antonietta Mongiu, risposte politiche chiare non se ne sono viste. Ieri Comune e Provincia si sono riuniti in seduta straordinaria e congiunta, in difesa dell’università nuorese che rischia di morire. Ma l’incontro è stata snobbato dal rettore di Cagliari che ha mandato il suo proconsole, Raffaele Paci, e dal governatore regionale Renato Soru, che ha inviato l’assessore Mongiu. Due presenze importanti, ma non decisive.
 Mancavano inoltre i parlamentari nuoresi e molti sindaci. Ieri alle 10 nella sala della Camera di commercio il clima si è fatto subito incandescente. Hanno aperto le ostilità il sindaco Zidda e il presidente della provincia Deriu, che hanno puntato tutto sul politico. Anzi sulla «questione storica e politica» di una università voluta dalla Commissione parlamentare di indagine sul banditismo in Sardegna (Medici) e consacrata poi da un Accordo di programma firmato dallo Stato e dalla Regione nel 1992.
 Due impegni istituzionali forti ma messi in forse: uno dallo Stato centrale e l’altro dalla Regione autonoma. È da qui che è partito il sindaco di Nuoro. Il quale, dopo aver affermato che «l’università è soprattutto degli studenti», si è chiesto se la «motivazione» sia cambiata. La questione ora diventa dunque questa: «Si vuole o non si vuole più il terzo polo universitario a Nuoro?». Su questo punto per Zidda oggi Stato e Regione rischiano seriamente di «perdere la faccia». Il suo segnale è chiaro, la mobilitazione scontata. Lo conferma poi anche Roberto Deriu, presidente della Provincia, che precisa come la questione non sia solo «burocratica e normativa, ma politica». Insomma, il decreto Mussi e tutto il resto, non possono cancellare il «grande patto» per l’università a Nuoro. Una università, tra l’altro, che non fa parte di quella «diffusa» proprio perché ha una «sua storia» e una struttura. Non è così invece per Raffaele Paci che conferma la chiusura dei due corsi gemmati con Cagliari: da gennaio fine delle immatricolazioni. L’assessore Mongiu cerca di mediare. «La questione non è nuorese, ma sarda» dice. E propone «un’intesa dentro un’idea di sviluppo».(n.b.)
 
Pagina 6 - Nuoro
«A rischio l’idea fondativa dell’università» 
Zidda e Deriu pongono il problema politico ma la Mongiu rinvia a un’intesa condivisa 
La protesta. Il consiglio comunale e quello provinciale riuniti in seduta congiunta 
 
NUORO. Grandi i boatos, ma deboli le risposte. La mobilitazione in difesa dell’università barbaricina che rischia di morire ha visto una grande partecipazione, ieri mattina, nella sala della Camera di commercio dove si sono riuniti i due consigli del Comune e della Provincia. Ma per Raffaele Paci dell’ateneo cagliaritano due corsi chiudono a gennaio. Mentre per l’assessore regionale Mongiu serve un’intesa.
 A rischio non è l’ateneo ma l’idea fondativa stessa dell’ateneo barbaricino. E questo per il sindaco Zidda e il presidente della Provincia Deriu rende il problema molto più grave. La questione diventa politica.
 Dopo i preamboli, gestiti dai due presidenti delle rispettive assemblee, comunale e provinciale, allargate ad altri soggetti, il dibattito entra subito nel vivo. E parte la mobilitazione in difesa dell’università barbaricina.
 Prende per primo la parola il sindaco di Nuoro per precisare che «l’università è degli studenti» prima che degli enti e dei rettorati. E saranno loro a giudicare i risultati di una gestione che oggi vede la città e il Nuorese impegnati «sul fronte regionale e delle due università sarde». Dato che Comune e Provincia non possono contare su una «leva di contrasto reale». Individuate la controparti Mario Zidda passa a ricordare i dati fondanti della storia dell’ateneo nuorese: la Commissione parlamentare Medici sul banditismo in Sardegna, che la presupponeva in relazione; e l’Accordo di programma con la Regione e lo Stato del 1992 che prevedeva anche il Campus universitario con 40 miliardi di vecchie lire per realizzarlo. Ma prima è saltato il Campus e ora rischia di saltare l’idea fondante di università. Per Zidda allora la questione diventa questa: si vuole o non si vuole il polo universitario a Nuoro? Di fronte a questo tutto il resto conta poco. «Oppure è cambiata la motivazione originaria?» Se così fosse - aggiunge il sindaco di Nuoro - Stato e Regione oggi rischiano di «perdere la faccia». I discorsi sulla didattica da qualificare sono «cosa ovvia», così quelli sulle cattedre, e altro. Per cui la Regione deve impegnarsi per un «progetto preciso» e sull’eccellenza anche con un «pool di esperti».
 «Il punto oggi è politico» ribadisce subito dopo il presidente della Provincia, Roberto Deriu, che fa fuori «decreti, grida e circolari» per fare posto alla vera «questione politica»: quella dell’università come «punto centrale» del Piano strategico dello sviluppo territoriale. Dunque Deriu sgombra subito il campo in vista dell’incontro con la Regione e pone sul tavolo tre priorità: l’industrializzazione («altro che progetti Pasquetta»), le infrastrutture e la conoscenza. Da qui l’esigenza di un polo universitario a Nuoro come «condizione per stare nel sistema regionale». Deriu inoltre sgombra il campo anche dall’università diffusa. «Nuoro - afferma - non fa parte di questa realtà». Pertanto va trattata come realtà diversa.
 Sergio Russo presidente del consorzio universitario e dell’Ailun invece comincia così: «Sembra quasi un blob». Dopo 20 anni l’allarme «si ripete». Dunque qualcosa «non ha funzionato». Ma cosa? «Non ha funzionato il progetto, che resta incompiuto» spiega Russo. Per lui è mancato un progetto orientato allo sviluppo e le due inversità sarde «non hanno aiutato». Quindi occorre cambiare «modello e offerta formativa». Senza questa svolta, insomma, anche arrivare alla deroga del ministero e alle risorse regionali, non risolve la crisi dell’ateneo. «Il progetto è irrinunciabile».
 Zidda, Deriu e Russo hanno parlato. Ora comincia il dibattito interno ai due consigli riuniti e con la partecipazione anche di altri soggetti. I consiglieri locali difendono tutti l’università e pongono punti di rilancio. Ma arriva subito la doccia fredda di Raffaele Paci, presidente della facolta di Scienze politiche di Cagliari, che parla a nome del rettore assente. E che sciorina subito una sfilza di dati e criteri che «impongono» una razionalizzazione anche per Nuoro. Insomma, si chiude: a gennaio saranno due i corsi nuoresi a venir meno. A meno che in Finanziaria «non si riesca a ottenere 500 mila euro per finanziare le 9 docenze necessarie». Poi una breve polemica con Russo e l’Ailun, e Deriu e i super masters.
 L’intervento di Paci non piace, però, al sindaco Zidda, che reinterviene e spara: «Paci si è infilato in questa seduta - dice - ma l’interlocutore doveva essere il rettore». Che invece ha snobbato Nuoro e la sua università.
 Il dibattito continua ancora con vari consiglieri. Quindi è la volta del regionale di Forza paris Silvestro Ladu che critica la gestione di Provincia e Comune e spara anche contro Renato Soru.
 A nome della Cisl invece Ignazio Ganga, dopo aver ricordato gli impegni elettorali di Soru sull’università, inserisce la questione nel pacchetto dello «sciopero generale» proclamato anche per lo sviluppo del Nuorese. Poi avverte i due atenei sardi: gemmati con loro o con altri l’università nuorese dovrà essere autonoma ed eccellente. Adesso tocca a Peppino Balia consigliere regionale dello Sdi che dice: «Mussi non deve servire a giustificare i tagli» perchè si sa che «quando la politica vuole i problemi si risolvono».
 Poi la parola passa a due studenti nuoresi, uno gemmato con Cagliari e l’altro con Sassari. Ma entrambi molto critici con i due atenei perchè si sono dimostrati «insensibili come la Regione». I due contestano inoltre la cosidetta dequalificazione dei corsi nuoresi con questi dati: su 18 concorrenti ai posti dirigenziali nell’Ente foreste ben 10 erano laureati a Nuoro. Il resto è tutto dedicato al tema dell’impegno a «tutti i livelli» e alla mobilitazione.
 Infine il discorso dell’assessore regionale alla Cultura, Mariantonietta Mongiu, che comincia così: «Non è mai un problema di soldi». Po continua con gli indirizzi di Lisbona, per tornare a Nuoro e affermare che «questo non è un problema locale ma di tutta l’università sarda». Serve dunque una «intesa» complessiva e «condivisa» ma dentro una «idea dello sviluppo». La Regione quindi punta sui 500 mila euro della Finanziaria nazionale per «dare dignità» all’ateneo nuorese; e su una «battaglia comune» per fare un «polo di attrazione» alla Barbagia. Non terzo polo, quindi, come chiedono il Comune e la Provincia, ma un «polo di attrazione» quasi esclusivo.
 La manifestazione si avvia alla conclusione. Interviene Ciriaco Davoli consigliere regionale di Rifondazione che difende l’ateneo nuorese ma polemizza con la gestione Russo e l’Ailun. E poi anche Roberto Capelli dell’Udc. Silenzio da parte degli altri regionali.
 Solo Giuseppe Luigi Cucca, uscendo dalla sala, sbotta sdegnato: «Basta con le parole: sono le due università sarde e la Regione che devono decidere di istituire i corsi a Nuoro. Raffaele Paci dice soltanto balle».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
AL VICEREGIO IL CONFERIMENTO DEI TITOLI 
Master sull’antidroga 
 
CAGLIARI. Un master sulla prevenzione primaria della tossicodipendenza verrà riconosciuto oggi agli operatori di prevenzione già laureati in lettere, filosofia, psicologia, pedagogia e scienza della formazione. A loro sarà affidato i compito di diffondere o organizzare la prevenzione alle droghe. I titoli saranno conferiti oggi a palazzo Viceregio alle 10.20. Partecipano il presidente della Provincia Graziano Milia e il preside di lettere Giulio Paulis.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Combattere le barriere architettoniche 
Una mostra-concorso fotografico organizzata per dicembre dalla sezione dell’Uildm 
 
SASSARI. La sezione Uildm con il contributo del Comune, dell’Ersu, della Provincia e dell’Università promuove una mostra-concorso fotografico che si terrà dal 18 al 28 dicembre nel Padiglione Tavolara. L’iniziativa “Sassari e le barriere... vent’anni dopo”, è dedicata alla città di Sassari, con lo scopo di sensibilizzare tutti i cittadini, in particolare i giovani, ad una maggiore consapevolezza sulle barriere architettoniche e il diritto alla mobilità delle persone con disabilità. Il progetto della mostra-concorso trova una ulteriore giustificazione nella proclamazione del 2007 quale “Anno europeo delle pari opportunità per tutti”. Un anno, dunque, dedicato alla lotta contro le discriminazioni basate sul genere, sulla razza, sull’origine etnica, sulla religione, sulla diversità di opinione, sulla disabilità, sull’età, sugli orientamenti sessuali. Tra gli obiettivi che possono essere rafforzati fondamentale il riconoscimento ai cittadini disabili del “diritto di godere di un uguale trattamento”. Il bando, la scheda di partecipazione e ogni altra informazione potranno essere richiesti alla segreteria organizzativa del concorso: Uildm sezione di Sassari - telefono 079/5577575 - 079/273389 - uildmsassari@tiscali.it o scaricati dal sito www.uildm.org. Scheda di partecipazione e le immagini dovranno essere consegnate a mano nella sede sociale della Uildm in via Pozzomaggiore, 14/a Sassari, il 27, 28 e 29 novembre, dalle ore 17 alle 20.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
Corsi gemmati degli atenei, cresce la tensione 
Dopo gli ultimatum di Regione e ministero, incertezza sul futuro delle sedi decentrate 
Non cessa la protesta. Nell’isola interessati tremila studenti e centinaia di docenti 
 
 SASSARI. Le gemme rischiano di sfiorire prima del tempo: i corsi decentrati degli atenei di Sassari e Cagliari sono sempre più in pericolo. A minacciare il ricorso alle cesoie, e al conseguente taglio dei finanziamenti, sono in tanti. Dalla Regione al ministero dell’Università. Ma contro sforbiciate che potrebbero sfociare in malessere sociale per realtà spesso senza prospettive culturali concrete appaiono invece schierati, e non da oggi, i rappresentanti delle autonomie locali. Che - a Iglesias come a Tempio, a Ozieri come a Nuoro - puntano sulla valorizzazione dei propri territori.
 In mezzo al guado, i vertici dei due atenei sardi: i senati accademici hanno già recepito le esigenze di razionalizzazione sollecitate dal governatore Renato Soru e dal ministro Fabio Mussi, ma nello stesso tempo si sforzano di salvare il salvabile. È dunque con questa situazione, accompagnata da contenimenti di spese annunciati e sempre più imminenti, che professori e studenti dei corsi perioferici devono continuare a fare i conti. Di qui le assemblee, le prese di posizione, le proteste, gli appelli a coniugare le uscite con le entrate.
 Su un piatto della bilancia, le nuove chance offerte in questi anni a contesti dimenticati o trascurati sotto il profilo della didattica e della ricerca. Sull’altro piatto della bilancia, i disequilibri e le dispersioni di una politica universitaria che oggi pagando il prezzo di un decentramento da parecchi ritenuto eccessivo.
 È così evidente l’escalation di un braccio di ferro dalle conseguenze difficili da valutare sino in fondo. Ecco, in sintesi, qualche tappa. A fine estate dalla Regione arrivano i primi segnali negativi su un proseguimento pedissequo dei corsi. Segnali sempre più forti via via che il tempo passa e le lezioni stanno per ricominciare.
 In autunno l’assessore alla Cultura, Maria Antonietta Mongiu, in un incontro pubblico a Sassari fornisce elementi più tangibili per il ventilato ridimensionamento. Da Roma, intanto, Fabio Mussi fa sapere che la stessa politica di contrazione dei denari da assegnare alle sedi decentrate è divenuta cruciale per qualsiasi ateneo. Iniziano così, con processi analoghi a quelli della Sardegna, i tentativi dei senati accademici di tutta Italia per contrarre le spese. Il 4 novembre scorso Renato Soru, al Forum nazionale della lettura in corso a Cagliari alla presenza del «collega» pugliese Nichi Vendola, insiste: «A volte quei corsi servono solamente ai sindaci: per i ragazzi è importante acquisire esperienze di vita anche studiando fuori casa». E mentre da docenti come Giulio Angioni e da altri intellettuali nell’isola arrivano inviti alla moderazione, spesso accompagnati dall’idea di evitare soluzioni radicali come una chiusura indifferenziata, a Iglesias, Nuoro, Oristano e Olbia proseguono le proteste contro le smobilitazioni. Sino ad arrivare appunto alle reazioni delle ultime ore.
 Il caso, o l’insieme dei casi che la questione comporta, interessa centinaia di professori e più di tremila studenti sardi. Il calcolo esatto dei docenti non può essere fatto per diversi motivi. Uno è rappresentato dai mutamenti in corso per l’anno accademico 2007-2008. Un altro dal fatto che molti insegnano tanto nelle sedi madri che in quelle periferiche. Un altro ancora è costituito dalle differenti figure professionali impegnate nelle gemmazioni.
 Più in generale non si tratta, comunque, di un tema di scarso rilievo: al di là dei numeri - che rigurdano all’incirca il cinque per cento del complesso dei docenti e degli studenti delle due università - c’è chiaramente in gioco un altro punto. La formula di lavoro degli atenei del Novecento deve rimanere immutabile, con le sedi accentrate e gli studenti necessariamente pendolari, oppure sono possibili forme d’integrazione sul territorio in grado certo di condizionare sotto il profilo economico, ma anche di arricchire i territori?
 È appunto a questo non facile interrogativo che si dovrà presto tentare dI dare una risposta definitiva per garantire il corretto andamento degli studi anche in periferia.
 Un problema reso ancora più intricato dall’articolazione e dalla composizione dei corsi nati nell’isola in questi anni. Sassari ha dato vita a Olbia al polo universitario per il turismo, a Nuoro a Scienze ambientali e forestali, a Oristano a Beni culturali, Viticoltura, Scienza degli stagni, a Tempio a Erboristeria, a Ozieri a Scienza del cavallo. Numerose anche le sedi decentrate di Cagliari. A Oristano c’è Economia e gestione dei servizi turistici e Biotecnologie industriali. A Nuoro Amministrazione, governo e sviluppo locale. A Iglesias Scienza dei materiali e a un altro corso secondario che fa capo a Ingegneria ed è attivo anche nel capoluogo.
 
Pagina 5 - Sardegna
Economia del turismo difesa dal Consiglio comunale 
Olbia chiede più soldi: «A noi solo le briciole» 
 
OLBIA. Nella battaglia per la difesa del corso di Economia del turismo a Olbia, le bandiere dei partiti restano ammainate. I colori politici sbiadiscono per consentire alla sede gemmata di Sassari di continuare a brillare nel panorama della formazione.
 Il consiglio comunale ha votato all’unanimità un documento con il quale chiede alla Regione di aumentare i fondi per il corso olbiese. L’assessorato regionale alla Cultura si è mostrato avaro con l’università. Dei 6 milioni di euro destinati alle sedi periferiche ne ha assegnato solo 137 mila euro al corso di economia e imprese del turismo. Briciole rispetto ai 3 milioni di euro dati a Nuoro e agli oltre 2 milioni assegnati a Oristano. La ripartizione dei fondi ha generato una delusione bipartisan. Nel consiglio comunale di ieri sono arrivati anche i big galluresi della politica, i consiglieri regionali Renato Lai, Matteo Sanna e Giovanni Pileri, l’assessore provinciale alla Cultura, Elena Burrai, il parlamentare e vice segretario dell’Udeur, Antonio Satta. Tra i banchi dell’aula di Poltu Quadu industriali, sindacalisti e docenti universitari. «La delibera di giunta ha assegnato al corso di Olbia delle risorse esigue - ha spiegato Carlo Marcetti, docente e responsabile della didattica del corso di Economia del turismo -. Fondi non consoni ai parametri di quantità e qualità raggiunti che non premiano il lavoro fatto fino a oggi». Marcetti ricorda il curriculum a cinque stelle del corso universitario: 650 iscritti, un centinaio di eventi organizzati, un servizio speciale sulla prestigiosa rivista accademica Oxford bulletin of economics and statistics», un convegno con il premio Nobel Robert Engle. «Le risorse finanziarie non devono essere viste solo in funzione della sede o delle supplenze - ha aggiunto Andrea Franco, decano dell’università di Sassari -, ma anche come supporto per raggiungere i parametri che ci vengono chiesti dal ministero, fondamentali per andare avanti. Se la pressione da Roma continuerà ad essere così forte temo che alcuni corsi universitari di Sassari, e non parlo solo di sedi periferiche, rischiano la chiusura». Pungente l’intervento del consigliere Renato Lai contro la delibera regionale che assegna i 137 mila euro a Olbia. «Uno schiaffo al territorio, un intento di sottostimare i risultati virtuosi dell’università gallurese - ha detto Lai -. Per fortuna il Comune interviene con fondi propri per garantire il futuro del corso, ma non potrà sempre farlo».
 A fine serata il consiglio comunale ha votato all’unanimità la delibera con la quale chiede alla Regione di inserire nella prossima finanziaria maggiori risorse per il corso di Economia del turismo.
 
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Interrogazione a Ozieri «Fondi anche per noi» 
Giudicate discriminatorie le scelte fatte sinora 
 
OZIERI. Quali fondi per il corso universitario? A porre la domanda che nella scorsa legislatura era divenuta il leit motiv del centrosinistra è oggi il gruppo consiliare di An. In un’interrogazione l’ex sindaco Giovanni Cubeddu, Antonio Doneddu e Nico Mundula, nell’esprimere «preoccupazione per l’ostilità del presidente Soru verso le esperienze decentrate», chiedono di conoscere «le scelte dell’amministrazione comunale sul corso di gestione e allevamento degli equini». Dopo aver ricordato che nel primo biennio il numero degli studenti iscritti è stato di gran lunga superiore a quello registrato nelle esperienze similari in varie parti dell’isola, i tre consiglieri prendono atto con soddisfazione del giudizio positivo che il sindaco ha attribuito alla presenza dell’università. Ma dopo i convenevoli di rito, gli esponenti dell’opposizione affrontano il punto dolente della vicenda ricordando che gli oneri per il funzionamento del corso, pur limitati grazie alla collaborazione dell’ateneo sassarese, sono stati finora sostenuti dal Comune di Ozieri. Una situazione derivata, a detta degli interroganti, dall’atteggiamento discriminatorio della Regione che non avrebbe dato il minimo appoggio a quella cittadina.
 Un esito nefasto, nonostante in passato siano state sempre intraprese le iniziative inerenti la trafila burocratica per accedere ai finanziamenti regionali e nazionali. Per quest’anno, le prospettive non offrono motivo di ottimismo. «Appreso ufficiosamente da notizie di stampa, oltre che dalle conferme in ambiente universitario, dell’intenzione della giunta regionale, nella persona del presidente e dell’assessore alla Pubblica istruzione, di voler drasticamente eliminare o ridurre i finanziamenti alle sedi gemmate delle università sarde, a eccezione di quella di Nuoro, che parrebbe godere di particolare riguardo», per i tre consiglieri di An si può facilmente dedurre che anche per l’attuale anno accademico «il corso con sede a Ozieri non otterrà alcun finanziamento regionale”. Come dire che cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa.
 In effetti, il sindaco avrebbe avanzato la richiesta di fondi suppletivi all’assessorato regionale. Però ogni pronostico appare attualmente prematuro.
 
 

Questionario e social

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