Lunedì 19 novembre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 novembre 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e altravoce.net  

1 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro Pagina 5047
Università, parte la mobilitazione
Oggi riunione congiunta dei consigli comunale e provinciale
 
I timori sul futuro dell’università nuorese, già fortemente ridimensionata con la cancellazione dei corsi di laurea in scienze del servizio sociale e in scienze dell’amministrazione, saranno al centro oggi di un dibattito che coinvolge contemporaneamente il consiglio comunale e quello provinciale. Le due assemblee sono convocate alle 9.30 nell’auditorium della Camera di commercio.
Sull’università interviene, intanto, il consigliere regionale e provinciale di Fortza Paris Silvestro Ladu che bacchetta il centrosinistra al governo a Cagliari e Roma e fa un appello alle forze politiche e sociali per una mobilitazione del territorio. «È necessario - sostiene - che in provincia tutte le forze democratiche, le parti sociali, i sindacati e le associazioni professionali indicano una giornata di mobilitazione straordinaria, in tempi stretti, affinché trovi accoglienza a livello centrale e regionale il sacrosanto diritto delle nostre popolazioni ad avere garantiti gli strumenti per determinare una nuova rinascita economica e per il riscatto del territorio».
Ladu sottolinea la delusione di un’università nata per diventare terzo polo sardo e ora fortemente a rischio. «Oggi tutto è cambiato non per un ineluttabile destino avverso, ma per discutibili ragioni di carattere politico. L’ultimo attacco viene dal Governo», sottolinea Ladu. E accusa: «Tutto ciò è passato con lo stridente silenzio dei parlamentari sardi di centrosinistra che in Sardegna strepitano, ma una volta a Roma si piegano alle direttive delle segreterie dei loro partiti che in nome di una inaccettabile e dannosa razionalizzazione tutelano interessi platealmente molto distanti da quelli dei sardi. La stessa giunta regionale, non avendo il peso e la credibilità necessari, ammesso che ci fosse davvero la volontà, sta assistendo inerte a questo progressivo smantellamento». 
 
 2 – L’Unione Sarda
Pagina 11 – Cultura
L’eredità di Gramsci giornalista Le notizie non sono una merce
In un convegno organizzato a Nuoro da Articolo 21 confronto fra redattori, storici, politici e studenti 
 
Nuoro. Non piaceva ad Antonio Gramsci l’idea di giornali merce, considerati soltanto prodotti commerciali. Il politico e pensatore pensava all’informazione come strumento essenziale per la costruzione di una società più giusta, di un ordine nuovo . Prima che un cronista, Gramsci era un politico, ma sempre egli invitò i giornalisti al rispetto della verità, da onorare anche quando apparentemente dannosa per la propria causa. «La verità è sempre rivoluzionaria», è la frase che volle inserire sulla testata dell’ Unità, il giornale da lui fondato nel 1924 e ancora oggi in edicola seppure fra mille difficoltà .
Intorno al Gramsci giornalista si sono ritrovati a Nuoro storici, politici, redattori e dirigenti sindacali della Federazione della stampa. E soprattutto studenti, decine di studenti che giovedì scorso dalle 10.30 del mattino alle 20 della sera hanno affollato il Teatro Eliseo, accogliendo l’invito di Intermezzo e Articolo 21 . «Abbiamo voluto colmare una lacuna - spiegano Gianfranca Fois e Pasquale Mascia, a nome delle due associazioni- perché in quest’anno di celebrazioni 70 anni dopo la morte di Gramsci la sua attività di redattore e poi direttore di testate come Il Grido del Popolo, L’Avanti!, La Città futura e L’Ordine nuovo è stata colpevolmente trascurata».
Incredibilmente la poderosa attività del redattore Gramsci («in dieci anni ho scritto tante righe da poter costituire 15 o 20 volumi da 400 pagine») offre stimoli anche per quanti, oggi, credono in un giornalismo al servizio dei lettori, piuttosto che di interessi economici e politici. «La necessità di storicizzare il pensiero gramsciano- spiega Francesco Cocco, intellettuale e politico, in passato assessore regionale alla Cultura - non significa che le sue categorie interpretative non possano aiutarci ad analizzare la realtà attuale, in particolare nell’analisi del ruolo degli intellettuali».
Nelle parole dei relatori e nelle immagini di filmati messi a punto per la sede Rai di Cagliari da Romano Cannas, Attilio Gatto, Jacopo Onnis, viene fuori il giornalista che esordisce nella sua attività in una Cagliari nella quale arriva nel 1908 per frequentare il liceo classico Dettori. «Nella città sono esplose grandi lotte sociali, si vive una vera e propria tempesta di uomini », spiega lo storico Stefano Pira, che ricorda i primi scritti di Gramsci giunto nel capoluogo pochi anni dopo l’eccidio di Buggerru del 1904 e i moti popolari contro il carovita del 1906.
«Si potrebbe retrodatare a questo clima e all’arrivo a Cagliari - dice Pira - la nascita del Gramsci giornalista o almeno la sua radice e la sua passione per la scrittura, che lo porterà a Torino a rinunciare ai suoi brillanti studi di linguistica per abbracciare completamente la professione giornalistica».
Primo maestro di giornalismo a Cagliari era stato il suo professore di italiano al liceo Dettori Raffa Garzia, direttore de L’Unione Sarda , giornale nel quale il 26 luglio del 1910 escono le prime venticinque righe di Antonio Gramsci corrispondente da Aidomaggiore.
In piena prima guerra mondiale a Torino Gramsci sposa totalmente il giornalismo, sempre e soltanto nel nome del racconto della verità, da cronista di razza: «Non sono mai stato - scriverà dal carcere alla cognata Tatiana - un giornalista professionista, che vende la sua penna a chi gliela paga meglio e deve continuamente mentire, perché la menzogna entra nella qualifica professionale. Sono stato giornalista liberissimo, sempre di una sola opinione e non ho mai dovuto nascondere le mie profonde convinzioni per far piacere a dei padroni o manutengoli».
«È questo il Gramsci che ancora oggi- dice Ottavio Olita, giornalista Rai di Articolo 21- ci parla e ci spinge a ricercare un giornalismo non mercantile, ma al servizio dei cittadini». Un Gramsci che Franco Siddi e Roberto Natale, a vertici del sindacato dei giornalisti italiani, la Fnsi, citano anche pensando all’ Unità il quotidiano fondato dal politico sardo e oggi nel mirino degli Angelucci, proprietari di cliniche e immobiliaristi, editori di Libero: il loro ingresso nella proprietà piace poco alla Fnsi. «Il giornale fondato da Gramsci - dice Franco Siddi - è patrimonio collettivo, non può mai dimenticare la sua natura non mercantile. Deve sì misurarsi con il mercato, ma senza piegarsi. L’anima di un giornale non può essere messa in vendita come non sono in vendita i suoi giornalisti». E Roberto Natale, molto seguito mentre descrive i guasti di un’informazione televisiva tutta veline, pettegolezzi e volgarità, va giù netto sul rifiuto del passaggio dell’Unità a una famiglia proprietaria di Libero, quotidiano schierato sul fronte del centrodestra: «È come se famiglia Moratti - dice- oltre all’Inter volesse comprare anche il Milan».
Molto seguita dai ragazzi Maria Antonietta Mongiu, assessore regionale alla Cultura, che punta sull’incentivazione della nascita di giornali scolastici: «Sono palestre di formazione di grandi professionisti»; dice. E ricorda il giovane Gramsci, la sua vita a Cagliari, la sua attenzione per l’uso del sardo.
Parlano l’assessore alla Cultura Maria Antonietta Chironi e il sindaco di Nuoro, Mario Zidda, che porta un saluto non formale. E sottolinea la centralità di una città che per la seconda volta in poche settimane si fa da periferia centro degli studi sul pensatore sardo nato ad Ales e cresciuto a Ghilarza.
Difficile raccontare la ricchezza di un dibatttito nel quale Francesco Birocchi e Carlo Verna portano importanti testimoninaze. E Filippo Peretti, presidente dell’Ordine dei giornalisti sardi chiarisce l’essenza di una professione fondata sull’autonomia dei giornalisti dal potere economico e da quello politico.
Gli studi continueranno, ma Beppe Giulietti lancia anche una proposta, subito raccolta da Tonino Mulas, presidente della federazione degli emigrati sardi in Italia: «Perché non facciamo le primarie della qualità -dice il deputato portavoce di Articolo 21- affidando agli studenti e ai lettori il giudizio sui migliori programmi televisivi e i migliori servizi giornalistici?» Si comincia dalla scuola, dunque, a smetterla con l’essere passivi consumatori per trasformarsi in soggetti attivi della voglia di cambiare e migliorare l’informazione.
Giancarlo Ghirra

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Ateneo: ora le imprese entrano all’Università 
Meeting tra studenti, aziende e big dell’industria per prevenire la crisi post laurea 
 
 CAGLIARI. Per colmare il vuoto che si crea tra il conseguimento della laurea e il primo impiego, l’Ateneo cagliaritano ha sperimentato un “meeting” tra domanda e offerta di lavoro. Venerdì scorso, quattrocento studenti hanno incontrato alcune aziende locali e i due big Saras ed Energit.
 Come inserirsi nel mondo del lavoro una volta raggiunto il traguardo della laurea? Quali sono gli sbocchi occupazionali del corso prescelto, come scrivere un curriculum e presentarsi ai datori di lavoro? E cosa possono fare i tanti, troppi, laureati in materie umanistiche? Se i titoli e la conoscenza non bastano a garantire un rapido accesso al mondo del lavoro, ci sono delle carte che si possono giocare. Indipendentemente dal tipo di laurea ottenuta, nel mondo del lavoro è meglio affacciarsi con largo anticipo, preparati e con la cassetta degli attrezzi ben fornita. E per chiarire le idee di laureandi e laureati, la Direzione orientamento e comunicazione dell’Università venerdì scorso ha organizzato un incontro al T-hotel fra aziende locali e chi sta muovendo i primi passi nel mercato del lavoro, presenti anche i big Saras e Energit. Ad accettare l’invito sono stati circa 400 studenti.
 Si tratta del primo evento del genere organizzato dall’ateneo cagliaritano, ma è il segnale di una svolta cominciata l’anno scorso, quando l’Università è entrata a fa parte di AlmaLaurea, un consorzio di cinquantasei atenei, sostenuti dai ministeri dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, nato nel 1996 a Bologna. AlmaLaurea infatti affianca gli atenei nella valutazione, nelle scelte didattiche, programmatiche e di orientamento, svolgendo anche un supporto nella formazione e nei servizi agli studenti. Altro scopo, è quello di «agevolare e democratizzare - è scritto nel sito Internet - l’accesso dei giovani al mercato del lavoro italiano ed internazionale». Per favorire questo processo, partirà un corso per l’orientamento al lavoro e uno sui saperi aggiuntivi e le competenze trasversali.
 Nel 2007 si sono tenute 18 sessioni simili con 1.200 studenti; 4 edizioni sui saperi aggiuntivi, cui hanno partecipato in 300. A breve partirà anche un corso di sostegno alle lauree deboli. Nell’inserimento lavorativo giocano un ruolo importante i tirocini formativi. Dal 1999 se ne sono svolti più di 6.500, grazie alle convenzioni stipulate con circa 2.000 aziende, enti e studi professionali. Un servizio importante è quello del curriculum online, una banca dati di laureati e laureandi che consente di creare un canale privilegiato tra domanda e offerta. Sono circa 250 le aziende che attraverso questo servizio hanno richiesto più di 1.000 figure professionali, e al 26 per cento dei tirocinanti è stato proposto un contratto, non sempre però a tempo indeterminato.
Dai dati nazionali emerge che la laurea con più sbocchi lavorativi è quella in ingegneria, mentre all’ultimo posto c’è medicina, per via della specializzazione. Anche se nel lungo periodo è quella che ripaga di più. Più rapido, invece, l’accesso con le lauree sanitarie.
Stefania Siddi
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Pianta giurassica all’Orto 
Fino al 1994 la Wollemia sembrava estinta 
 
CAGLIARI. Non avranno bisogno di fare un viaggio nel tempo gli appassionati di botanica per trovarsi davanti ad una pianta contemporanea dei dinosauri. Da ieri, l’orto botanico ospita un raro esemplare di Wollemia nobilis, vero e proprio “fossile vivente” che risale all’Età della pietra e si mantiene in forma, sostengono gli esperti, da 200 milioni di anni. In realtà, la comunità scientifica credeva si fosse estinta, almeno fino all’agosto del 1994. Quando una guardia forestale del Parco Nazionale del New South Wales, David Noble, ne scoprì una piccola popolazione in una gola di arenaria nel Parco Nazionale Wollemi in Australia. Un’equipe di botanici identificò la pianta come appartenente a una specie di “Araucariaceae”. Da analisi svolte su uno dei ritrovamenti fossili più vecchi, oltre 90 milioni di anni, è risultato che questa conifera maestosa non si è modificata geneticamente.
 Il direttore del dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Cagliari, Mauro Ballero, ha ricevuto i primi visitatori che hanno potuto ammirare il raro esemplare. La sua origine risale presumibilmente alla formazione giurassica di 200 milioni di anni fa: è sopravvissuta alle glaciazioni e alle catastrofi naturali. La pianta, la cui corteccia assomiglia un po’ a quella del pino, deve la sua esistenza fino ad oggi alla sua abilità unica di generare getti sempre nuovi dalla profondità delle radici, malgrado fulmini o incendi boschivi. Il “fossile vivente” è stato esposto nell’ambito delle manifestazioni culturali e di informazione ambientale concordate col Comune di Cagliari.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Cagliari
Fondi dimezzati, università a rischio 
Previsto un taglio da otto a quattro milioni nella finanziaria regionale 
Potrebbero esserci pesanti ricadute per il Consorzio Uno. Approvata in Provincia una mozione del Pd 
 
ORISTANO. Tutti insieme appassionatamente. Maggioranza e opposizione per una volta viaggiano appaiati d’amore e d’accordo. Il taglio dei fondi ai consorzi universitari infatti rischia di mettere in crisi il mondo accademico oristanese e quindi serve immediatamente una compatta azione per cercare di convincere la Regione a cambiare rotta.
 La proposta della giunta infatti prevede un taglio complessivo dei fondi da destinare ai consorzi universitari. I finanziamenti verranno dimezzati e passeranno da otto a quattro milioni di euro. E allora è scattato immediatamente l’allarme che ha convinto il gruppo del Partito Democratico in Provincia, composto da Peppino Marras, Antonio Cinellu, Giuseppe Deias, Danilo Mastinu e Mario Tendas, a presentare una mozione urgente che poi è stata approvata all’unanimità dal Consiglio nella seduta di venerdì pomeriggio.
 Poche righe, per spiegare che la necessità di fondi è imprescindibile perché il Consorzio Uno, che gestisce l’università, rimanga attivo. La riduzione delle capacità di spesa avrebbe l’effetto contrario per «l’importanza che tali corsi hanno per la nostra città e per tutto il territorio provinciale - recita la mozione -. Preso atto che il Consorzio Uno ha garantito la presenza dell’università a Oristano e, di anno in anno, ha migliorato la sua offerta formativa fino agli attuali cinque corsi di laurea».
 Da qui l’esigenza di sollecitare la giunta affinché eserciti tutto il suo impegno perché nella finanziaria regionale siano inserite quelle risorse che garantiscano l’attività dell’ateneo.
 E non solo la Provincia, perché nelle prossime sedute la mozione del Partito Democratico verrà riproposta anche in consiglio comunale. Per un esito nelle votazioni che si prevede sia scontato. Ovviamente all’unanimità in favore della mozione per quanto questa sia presentata dall’opposizione.
 Un passo indietro, alla seduta del consiglio provinciale di venerdì. Sull’argomento università sono intervenuti i consiglieri Peppino Marras, Mario Tendas e Danilo Mastinu (Pd), Silvano Cadoni (Psd’Az), Stefano Figus (Idv), Giampietro Pili (Uds), Alfredo Mameli e Mauro Solinas (Fortza Paris). È stato l’unico ad esprimere perplessità sul documento in quanto presentato dalla stessa area politica che esprime il presidente della giunta regionale che eviterebbe di affrontare i problemi dell’Oristanese.
 In che modo il taglio dei fondi inciderebbe sull’università oristanese? Il discorso è quanto mai semplice, perché i primi contraccolpi si avrebbero proprio col ridimensionamento di sedi e corsi gemmati - esattamente la tipologia di corsi presente ad Oristano - con gli atenei di Cagliari e Sassari.
 Dal canto suo il presidente della Provincia, Pasquale Onida, ha consegnato ai consiglieri un documento che ricorda l’attività dell’università oristanese dove sono in atto cinque corsi di laurea con 642 studenti, di cui 193 sono le matricole e 318 finora gli studenti laureati; 75 sono i diplomati mentre il 48% ha trovato un posto di lavoro.
 Sul problema Pasquale Onida ha annunciato la piena sintonia con il sindaco Angela Nonnis e che, sull’argomento dei tagli alle sedi decentrate delle università, comuni iniziative saranno assunte con la Provincia di Nuoro e che nei prossimi giorni vi sarà un’audizione con la commissione Bilancio del consiglio regionale. (e.c.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
«I ragazzi bevono e si drogano per allontanare la solitudine» 
Dati allarmanti sono emersi durante un convegno 
 
CHIARAMONTI. «Trasmettete ai vostri figli quei valori che la gente sarda ha nel Dna: il senso della lealtà, della dignità, l’attaccamento alle proprie radici. Dobbiamo restituire valori al destino delle nuove generazioni. Sono grato ai tanti “no” detti dai miei genitori, frutto del loro amore. Dobbiamo essere capaci di dire “no” ai nostri figli».
 Così il prefetto Paolo Guglielman è intervenuto al convegno «Alcolismo e tossicomanie», venerdì a Chiaramonti e che, dopo quello sul bullismo, ha affrontato un altro aspetto del disagio giovanile: quello delle dipendenze.
 Dopo i saluti del vicesindaco Giuseppe Michienzi, Guglielman ha chiamato in causa gli altri attori che concorrono all’educazione dei giovani, Dopo i genitori, la scuola «che - ha detto il prefetto - deve recuperare il senso del rispetto reciproco, il gusto dello stare insieme»; le istituzioni, che possono essere presenti e solidali; le associazioni, in cui i ragazzi possano trovare spazi di aggregazione. Alternative a quei luoghi dove più di frequente circolano sostanze e bevande dai nomi spesso accattivanti ma dagli effetti a lungo termine devastanti sul cervello e sulla personalità, descritti con l’ausilio di diapositive da Micaela Morelli, docente di farmacologia all’Università di Cagliari. «Le droghe agiscono come i gratificanti naturali, stimolano zone del cervello come certi cibi che provocano piacere, per esempio la cioccolata - ha detto la farmacologa -. In più modificano altri comportamenti come quelli emotivi, cambiano la personalità e le motivazioni. Le droghe non vengono mediate dai sensi ma vanno direttamente al cervello, creando un corto circuito». Ci sono quelle classiche: le derivate dall’oppio; quelle psicostimolanti; le inalatorie; quelle assunte per compiere atti violenti perché fanno perdere la memoria; quelle «da stupro» e quelle «anoressizzanti» come le ha definite Alessia Micoli, psicologa giuridica e criminologa, nella ricostruzione di esperienze maturate nelle scuole romane. Ne è emerso «un consumo sociale della droga, che non isola più l’individuo come in passato l’eroina» come ha testimoniato anche Paolo Loffredo, responsabile dell’équipe alcologica del SerD di Sassari che, in particolare, ha riportato i dati relativi alla diffusione dell’alcol, primo fattore di rischio di mortalità tra i giovani secondo l’istituto mondiale della Sanità. Una voce, infine, dal mondo della scuola: Vittorio Sanna, dirigente scolastico a Sassari, ha invitato a coinvolgere i ragazzi, a non considerarli «come contenitori di interventi di adulti» e ha messo in guardia dal rischio di emulazione che filmini o dimostrazioni troppo tecniche possono generare se non inserite in progetti educativi più ampi.
Letizia Villa 
 
1 – altravoce.net
Dopo la laurea si impara a cercare lavoro
Curiosità e speranze fra i giovani
che rispondono all’appello del “Career Day”
di Matteo Bordiga
 
«Bene, ragazzi, siete accorsi straordinariamente numerosi, più di quanto chiunque si sarebbe aspettato. Si vede che c’è grosso interesse attorno a questa tematica!» «No, si vede che non c’è lavoro…».
Nella risposta borbottata da un neolaureato a un relatore che sottolineava la grande partecipazione di giovani all’iniziativa “Career Day 2007”, svoltasi ieri al T Hotel di Cagliari, c’è tutto il lucido disincanto di chi si ritrova in mano un pezzo di carta ma non sa come metterlo a frutto. E lo spirito delle centinaia di studenti e laureati che hanno invaso la sala conferenze era proprio quello: scetticismo, diffidenza nei confronti di un problema così annoso come l’inserimento dei neodottori nell’asfittico mondo lavorativo. Ma anche interesse, curiosità, voglia di apprendere qualche “trucco” per imparare a orientarsi nella giungla delle offerte più o meno precarie. E scegliere la strada migliore dopo un 110 e lode che esaurisce la sua carica di euforia con il passare delle prime settimane trascorse nella vana ricerca di un impiego.
L’obiettivo della giornata era quello di munire i ragazzi della “cassetta degli attrezzi” con la quale affacciarsi nell’universo lavorativo: come proporsi, come accostarsi ad aziende in cerca di candidati, dove attaccare il (debole) mercato attuale. Inoltre, gli esperti hanno fornito ai neolaureati un quadro della situazione lavorativa a livello nazionale e regionale: prospettive di impiego a uno, tre e cinque anni dalla laurea; livelli e tipologie occupazionali ricorrenti; compensi medi percepiti nel breve e nel lungo periodo dopo avere avviato la propria attività.
Lo scenario che ne è scaturito non parrebbe così apocalittico. Almeno stando alle valutazioni di Angelo Guerrieri, direttore tecnico del consorzio interuniversitario Almalaurea: «Il problema di trovare una sistemazione fissa è inflazionato da media, ricerche disfattiste e indicatori eccessivamente allarmistici. Che distorcono una realtà un po’ meno disperata: in Italia, ad esempio, ad appena un anno dal conseguimento della laurea triennale l’84% dei dottori in facoltà come Medicina e Farmacia già lavora. Guadagnando in media circa 1000 euro al mese». In Sardegna, il 75% dei laureati del vecchio ordinamento a cinque anni di distanza dalla laurea ha trovato impiego. «Non solo», prosegue Guerrieri, «ma dopo tre anni, il 96% dei laureati sardi che si sono sistemati lavorano entro i confini del territorio regionale. Dunque, nei primissimi anni dopo l’Università è fondamentale sapersi adattare e avere una certa versatilità: bisogna andare là dove il lavoro chiama, e non rimanere per troppo tempo a cercare il mestiere dei propri sogni…».
Ma, alla fine, lo sforzo viene premiato: «Nel lungo periodo, in genere il lavoratore riesce a inserirsi nel suo campo di competenza privilegiato. E, con buona frequenza, a tornare nella terra d’origine, senza bisogno di spostarsi più in Italia o all’estero. Piuttosto, la laurea rimane un patrimonio su cui puntare forte», prosegue il direttore tecnico di Almalaurea, «perché chi dispone di un titolo universitario trova ancora molte più opportunità rispetto a un diplomato: c’è uno scarto di circa venti punti percentuali nella griglia degli occupati fra coloro che si sono fermati alle scuole superiori e chi invece è diventato dottore».
Un ottimo filtro fra il neolaureato e l’impresa è proprio Almalaurea: «Il nostro consorzio abbraccia 50 atenei italiani, fra cui anche l’Università di Cagliari, e il suo database comprende 950mila laureati», ricorda Guerrieri. «Il servizio sfrutta le potenzialità di una prateria sconfinata come Internet, mettendo in rete i curricula dei laureati che aderiscono al consorzio e rendendoli visibili alle aziende. Che, dal canto loro, possono selezionare preventivamente i criteri di ricerca, scegliendo negli annunci di lavoro solo laureati in Economia o Scienze politiche. Così si accorcia e si ottimizza enormemente la trafila che i ragazzi devono seguire per far pervenire la propria candidatura alle aziende».
Ma l’Università di Cagliari, a parte gli spazi telematici che fungono da ponte fra domanda e offerta, prepara realmente i ragazzi a confrontarsi con i futuri datori di lavoro? «Attraverso una semplice iscrizione ai bandi pubblicati sul sito dell’ateneo, è possibile essere ammessi a frequentare dei corsi di orientamento al lavoro», chiarisce Gabriele Pazzola, della direzione Orientamento e comunicazione dell’Università di Cagliari. «Il primo corso è un seminario introduttivo che suggerisce ai laureati alcuni accorgimenti pratici, come l’adeguata preparazione di un curriculum vitae e la giusta predisposizione a un colloquio di lavoro. In secondo luogo, abbiamo attivato un corso denominato “Saperi aggiuntivi e competenze trasversali”, a cui si accede attraverso un piccolo contributo economico, che affina la capacità di elaborare progetti di sviluppo delle attitudini», prosegue Pazzola, evidenziando che «sono previste poche lezioni di teoria e molte esercitazioni pratiche».
Infine, il corso di sostegno alla lauree cosiddette “deboli”: «Colma le inevitabili lacune informatiche, tecniche, giuridiche e commerciali dei laureati in Lingue, Scienze della formazione e Lettere. Diciamo che fornisce loro i “ferri del mestiere” per entrare nel mercato del lavoro». In 18 edizioni, svolte a cadenza non regolare durante gli ultimi tre anni, i corsi di orientamento hanno visto la partecipazione di oltre 1.200 laureati. «Inoltre, va ricordata la possibilità di usufruire di tirocinii presso aziende con le quali sono state stipulate convenzioni», aggiunge Pazzola. Gli stage si possono richiedere all’Università entro 18 mesi dal conseguimento della laurea o anche prima di laurearsi: basta che sia stato completato il percorso formativo per almeno tre quarti del piano di studio. Al 26% dei tirocinanti è stata proposta, al termine dell’apprendistato, una qualche forma di contratto.
Ma gli studenti che pensano di queste agevolazioni? E soprattutto, nell’era del precariato non-stop, come vivono il rapporto con lo schizofrenico mondo del lavoro? Simona, 25 anni, sta per ottenere una laurea triennale come operatore culturale del turismo (Facoltà di lettere e filosofia): «Non ho nessuna idea di cosa mi possa aspettare dopo la laurea. Progetti? Difficile farne: ho colleghe che si sono specializzate nel mio settore ma che adesso lavorano come semplici impiegate». Gli sbocchi professionali sarebbero ben altri: gestione e valorizzazione di musei, mostre, manifestazioni. «Il consiglio che ci danno è quello di mettere su un’attività tutta nostra: una sorta di piccola impresa». Una parola… «Purtroppo il mercato regionale è saturo. Se prenderò in considerazione l’idea di lasciare l’Isola? Per il lungo periodo preferirei di no», scuote il capo Simona, «sono la classica sarda che non vorrebbe recidere il cordone ombelicale che mi lega a questa terra».
Marco, 37 anni, è laureato in Ingegneria dell’ambiente e del territorio: «Ma neppure noi ingegneri siamo troppo facilitati nella ricerca dell’impiego», commenta, «tanto che io da più di un anno sono a caccia di qualche opportunità e ho difficoltà a districarmi non solo a livello regionale, ma nazionale. Dove mi piacerebbe lavorare? Nel settore della depurazione delle acque, quello sarebbe l’optimum. Ma devo battere anche strade alternative: per esempio nel comparto del commercio. Sto mandando curriculum a destra e a manca…».
Elisa, 22 anni, presto sarà dottoressa in Economia e politiche europee, laurea triennale: «Ma proseguirò gli studi», assicura decisa, «e punterò sulla specializzazione. Credo in marketing. Sono convinta che cercare una sistemazione seria dopo aver conseguito una semplice triennale sia tempo perso. Il Career day? Mi è stato utile per prendere coscienza di iniziative di cui non conoscevo affatto l’esistenza: i corsi di formazione e orientamento dell’Università di Cagliari, ad esempio». Ma è proprio vero che, qui in Sardegna, il vecchio calcione nel didietro fa ancora invidia a corsi e tirocinii di ogni sorta? «Non partiamo prevenuti», ammonisce Elisa, «perché le raccomandazioni conteranno pure, ma credo che le capacità di una persona, prima o poi, debbano necessariamente venire fuori».
 
 
 
 

Questionario e social

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