UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 24 ottobre 2007

Mercoledì 24 ottobre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 ottobre 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Sport Pagina 24
SCUOLA & SPORT
Un corso per insegnanti di ginnastica
 
Si chiama progetto "Save your back" e ha come obiettivo la prevenzione delle patologie della colonna vertebrale partendo dal mondo della scuola. A promuoverlo è l’Asmos, l’associazione sarda dei laureati in scienze motorie, che ne ha già avviato la realizzazione nella media Giacomo Leopardi-Dante Alighieri di Pirri. Con il corso gli insegnanti e tutto il personale scolastico potranno, con l’ausilio di medici, fisioterapisti e tutor della facoltà di Scienze Motorie, arricchire il proprio bagaglio di operatori impegnati nella formazione dei ragazzi non solo nel campo dell’istruzione, ma anche di quello della salute e del benessere fisico. «Un progetto senza precedenti», spiega Lucia Cugusi, presidente dell’Asmos, «che si propone di diffondere le nozioni di base, gli accorgimenti e le buone abitudini che possono aiutarci a ’usare’ meglio il nostro corpo anche nelle ore lavorative».
Il corso, ha preso il via il 18 ottobre, dura due mesi e propone altri sette incontri, tutti nell’aula multimediale della scuola di Pirri. Al termine saranno distribuiti, con gli attestati di partecipazione, anche alcuni opuscoli con tutte le notizie e i consigli utili per trattare meglio la propria schiena e averne un sicuro beneficio nel tempo. ( l.f. ) 
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 49
Porto Torres - Illustrati i progetti
Architetti dal Pratt per trasformare la zona industriale
 
Nella sala consiglio, ieri, si respirava un’aria multietnica: i visi raccontavano provenienze lontane, culture diverse. La lingua più usata era l’inglese. Ma l’idioma comune, per i cinque giovani laureati del Pratt, la famosa scuola newyorchese, è la passione per l’architettura. Una passione che li ha portati lontano, sino a Porto Torres, dove hanno illustrato i progetti e gli studi di una nuova, possibile trasformazione industriale. L’input è partito da una ricercatrice dell’Università di Cagliari, Maria Ludovica Tramontin, che lavora al Dipartimento di Architettura. Una sorella maggiore per i dodici studenti (in Sardegna ne sono sbarcati solo cinque) che hanno lavorato sodo per portare idee fresche dall’oltreoceano. Aleksandra Dvekic-Soss, Benjamin Martinson, Jennifer Hardy, Jung Un Choi, Makiko Nukaga hanno preso in mano il microfono e parlato a ruota libera della zona industriale che hanno in mente.
La città che conoscevano solo sulla carta è diventata subito familiare. Due giorni fa hanno visitato i luoghi oggetto di studio. Qualche foto qua e là e in serata erano già davanti al pc per elaborare nuove strutture ecosostenibili. Perché il loro obiettivo è quello di far capire che è possibile coniugare energie rinnovabili e progettualità digitale per trasformare il panorama della zona industriale. In testa hanno un’area produttiva per rispettare in pieno l’ambiente. Con un software capace di elaborare gli elementi architettonici grazie all’immissione dei dati sul clima e altri fattori contingenti (come la distanza fra gli edifici), hanno dimostrato che si potrebbe creare una comunità di piccole e medie imprese capace di arrivare all’autoproduzione energetica. Questo grazie alle fonti rinnovabili applicate a modelli architettonici. Emblematico il caso di una fabbrica in Norvegia che si autoalimenta grazie a una forma strutturale capace di sfruttare i cambiamenti climatici. Basta cambiare la fisionomia e il gioco è fatto. Nella costa si potrebbe scorgere un disegno diverso, futuristico, della città. Un impatto forse inizialmente un po’ forte, ma dai benefici elevati. Nei progetti si legge comunque il tentativo di studiare elementi architettonici che siano complementari al paesaggio di Porto Torres. Il sindaco Mura ha apprezzato l’interesse mostrato dagli studenti. Ha auspicato che una delegazione dell’amministrazione possa essere presente alla discussione dello studio in quel di New York, davanti alla commissione, e ha omaggiato i cinque laureati di un cd con la storia della città. All’ora di pranzo il libro dei sogni si è richiuso. Per riaprirlo ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma questo l’avranno capito anche i ragazzi del Pratt. (s. s.) 
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 20
Università. Il presidente del Consorzio ha incontrato l’assessore regionale alla Cultura
Nuove cattedre per salvare l’Università
Sergio Russo: «Fronte comune per convincere il Ministero»
L’incremento del numero dei docenti in base ai parametri governativi, è necessario per la sopravvivenza del polo universitario
 
«La Regione deve fare fronte comune, assieme all’amministrazione comunale e alla Provincia, per far sì che il Ministero dia una risposta sull’istituzione di nuove cattedre all’Università di Nuoro». Il presidente del Consorzio universitario Sergio Russo ha incontrato ieri mattina a Cagliari l’assessore alla Cultura Maria Antonietta Mongiu. Un incontro per discutere del futuro dell’Università barbaricina, minacciato dai tagli delle risorse finanziarie, dalla direttiva ministeriale che impone un determinato numero di docenti per l’attivazione dei corsi, dalle voci sulla chiusura della segreteria.
LE RISPOSTE Una situazione preoccupante - per il polo universitario nuorese che conta mille studenti - sia da un punto di vista finanziario che, appunto, normativo. Quest’anno la Regione non ha ancora dato un soldo al Consorzio nuorese. I soldi arriveranno, ha garantito l’assessore, «e quantomeno ci aspettiamo un importo uguale a quello dell’anno scorso: 3 milioni e 100 per l’università pubblica, 950 mila per l’Ailun», sottolinea Russo. Risorse che permetterebbero, tra l’altro, di onorare la convenzione con l’Ateneo di Cagliari per i due corsi (Scienze dell’amministrazione e Scienze del Servizio sociale) che rischiano la chiusura. Quanto alla notizia di un prossimo trasferimento a Cagliari di due impiegati della segreteria di via Salaris, il presidente Russo garantisce «l’impegno per far sì che queste due figure restino a Nuoro. Il punto è che, figurando come dipendenti, l’Università ne decide la collocazione. Ma non c’è dubbio che il servizio di segreteria deve essere garantito, e anzi il nostro progetto prevede che venga potenziato. Pensiamo a un servizio aperto non solo agli studenti che frequentano i nostri corsi, ma anche a quelli che frequentano altrove».
IL FUTURO A quindici anni dalla sua istituzione, l’Università barbaricina è a un bivio: o cresce (e si consolida) o muore. E l’incremento del numero delle cattedre, così come richiesto dalla recente direttiva del Ministero, è assolutamente necessario per poter garantire la sopravvivenza dell’Università di Nuoro. «Davanti a questo problema normativo è evidente che il Consorzio, il Comune e la Provincia non possono essere lasciati soli. La Regione deve credere nell’importanza del polo universitario nuorese, così come ci crediamo noi. E per questo occorre subito aprire un tavolo di discussione con il Ministero». Obiettivo è la qualità, l’eccellenza. «È su questo che punta il progetto che abbiamo elaborato e che è già stato illustrato anche al presidente Soru: l’Università di Nuoro deve diventare un centro di qualità». Nei prossimi giorni è previsto un incontro con i rettori di Cagliari e Sassari. 
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 8
«Favismo, sardi beffati dall’Esercito»
Il professor Antonio Cao spiega la causa della discriminazione
 Per gli scienziati il favismo non deve essere un motivo per escludere i sardi, ma l’Esercito ha ribaltato il verdetto
di Lucio Salis
 
Esclusi e beffati. Sono i giovani sardi, fabici, che vogliono arruolarsi nell’Esercito, ma vengono sempre respinti. Dopo anni di battaglie legali, una commissione di scienziati ha stabilito che il favismo, malattia provocata dall’ingestione di fave, non rappresenta un motivo valido per privarli delle stellette. Il ministero della Difesa ha recepito il verdetto, ma ha emesso un decreto che, di fatto, li esclude. «Una presa in giro», messa in atto giocando proprio sui dati indicati dalla commissione, «una ignobile furbata», secondo il professor Antonio Cao, già titolare della cattedra di Pediatria all’Università di Cagliari, direttore dell’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche).
Ma la partita non è finita. Perché un gruppo di parlamentari sardi, dell’intero arco costituzionale, ha presentato un disegno di legge che mira a cancellare l’odiosa (e ingiustificata) discriminazione. Quasi unica al mondo. Applicata solo nell’esercito turco. Per gli americani, i greci e i francesi il favismo non è causa di esclusione dalla Leva.
Come esperto della materia, Cao (che al favismo e ad altre malattie genetiche ha dedicato una vita di studi) ha fatto parte della commissione, nominata dal ministero Difesa, chiamata a decidere se fosse giusto non ammettere nelle forze armate i giovani fabici. Con lui, altri illustri clinici: i professori Alberto Zanella e Sergio Amadori, il magistrato Giovanni De Cesare, il generale Michele Donvito. Dopo un’intensa fase di lavori e accese discussioni, «non sempre eravamo d’accordo», gli esperti decisero che il favismo non doveva essere considerato una patologia valida per impedire a un giovane di arruolarsi. Il tutto articolato in alcuni punti, sinteticamente riportati in un documento. Base di partenza, i valori di G6PD, sigla che indica l’enzima Glucosio-6-Phosphato Deidrogenasi presente nel sangue. La cui carenza, al di sotto di certi valori, provoca il favismo, cioè dissoluzione dei globuli rossi e crollo del tasso di emoglobina, fronteggiabile con trasfusioni di sangue.
La commissione ha definito "non idonei al servizio militare" solo i soggetti fabici che abbiano avuto "comprovate crisi emolitiche".
Idonei, senza alcun limite, invece, coloro che presentano "attività G6PD superiore o uguale al 30 per cento se maschi e al 70 per cento se femmine". Ma idonei devono essere considerati anche "i maschi che hanno G6PD inferiore al 30 per cento e le femmine inferiore al 70 per cento". Questi ultimi sono valori inferiori alla norma, piuttosto diffusi fra i sardi. I giovani nei quali vengono rilevati non dovrebbero essere inviati, per precauzione, nei paesi in cui si registra una diffusione endemica di malaria da Plasmodium falciparum. Perché, fra le possibili cause di crisi emolitica, non ci sono solo le fave, ma anche alcuni farmaci utilizzati per la cura della malaria.
Chiarissimo il verdetto finale degli scienziati: «La rivalutazione complessiva del difetto da G6PD porta a concludere che tale difetto non debba essere considerato un fattore di discriminazione nella valutazione medico-legale dell’idoneità al servizio militare».
I massimi esperti della materia erano convinti di aver risolto il problema. Non avevano però fatto i conti con l’opposizione, da sempre manifestata dalla medicina con le stellette, all’arruolamento dei fabici (come ben sanno tantissimi ragazzi e ragazze sarde).
Le resistenze si sono materializzate nel decreto (n. 224) emesso dal Ministero della Difesa nel settembre scorso, che tiene conto del parere degli scienziati, ma individua due categorie di candidati al servizio militare. La prima è quella dei soggetti con valori G6PD superiori al 30 per cento (maschi) e 70 per cento (femmine). «Che saranno subito arruolati - spiega il professore -: peccato che in Sardegna non esistano». Della seconda categoria fanno parte i giovani con G6PD inferiore al 30 per cento (maschi) e al 70 per cento (femmine). «I fabici sardi hanno un’attività G6PD che va dall’1 al 3 per cento. Il decreto ne prevede l’arruolamento, ma dopo quelli della prima categoria. In teoria, riconosce loro una sorta di idoneità, che di fatto li esclude, perché i posti disponibili nell’esercito sono sempre in numero inferiore rispetto alla domanda. Un’autentica porcheria».
È indignato il professore, perché si è utilizzato in maniera distorta il lavoro della commissione, per continuare con una discriminazione che non ha motivazioni scientifiche. «La verità è che i medici militari hanno paura di arruolare i fabici, anche se sanno benissimo che il loro stato di carenti dell’enzima G6PD non comporta alcuna menomazione. Non vogliono grane. Forse hanno paura che, in caso di incidente, qualche fabico faccia loro causa. E non sono assicurati». 
 
Scheda I pregiudizi e le crisi emolitiche
Il difetto di un enzima che provoca l’anemia
   
Il favismo è causato dalla carenza di un enzima, G6PD (Glucosio-6-Phosphato Deidrogernasi) presente in tutte le cellule del corpo umano e nei globuli rossi. Quando è manca, in parte, nelle altre cellule non dà problemi, mentre nei globuli rossi provoca emolisi, cioè la distruzione, con conseguente anemia. Il professor Antonio Cao spiega, in termini volutamente
semplici, cos’è questo difetto, che in Sardegna colpisce il 16,4 per cento dei maschi e il 20,6 per cento delle femmine. «L’emolisi avviene a causa di fattori esterni scatenanti: nel caso specifico, le fave (non i piselli, come erroneamente si crede) e una serie di farmaci ossidanti, come diversi composti antimalarici».
Professore, la crisi emolitica può essere provocata dall’ingestione di fave o anche dalla vicinanza di un campo in cui vengono coltivate?
«Pure quest’ultima è una credenza errata. Fa male solo mangiare fave, perché contengono due veleni, che si chiamano vivicina e isuramide, che non sono volatili. Eppure, a causa di questa sciocchezza, alcuni paesi hanno vietato la coltivazione delle fave nei pressi dell’abitato. Di rado la crisi può essere scatenata anche da infezioni, come il tifo e l’epatite. Concetto fondamentale, comunque, è che il soggetto fabico è assolutamente normale».
Il difetto è cronico, non si guarisce, non è trattato con farmaci, ma con trasfusioni di sangue, in caso di crisi gravi. È ereditario, si trasmette, per lo più, attraverso il cromosoma x delle donne. Può essere mortale quando causa insufficienza renale. È diffuso soprattutto in Africa, ma anche in alcune popolazioni dell’Asia meridionale e del bacino mediterraneo, come la Grecia e la Sardegna, dove raggiunge livelli elevati di diffusione. Sintomi rivelatori, febbre, ittero della cute e delle mucose, urine ipercolorate giallo arancione, pallore, debolezza, respiro frequente e difficoltoso, polso rapido, debole.
L. S.  

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Cagliari
Keller, ingegneri in carrozza 
Villacidro, convenzione tra l’azienda e l’università 
 
VILLACIDRO. Sono tempi decisamente floridi e di grande attivismo per la Keller Elettromeccanica. Piovono le commesse di carrozze ferroviarie dal lontano Iran - che garantiscono stabilità finanziaria alla società guidata dal direttore generale Nicolò Gavotti e posti di lavoro sicuri per il territorio - e si raggiungono accordi per interessanti prospettive di collaborazione con l’Università di Cagliari, facoltà di ingegneria meccanica e di ingegneria elettrica ed elettronica. Ieri mattina è stata siglata una convenzione fra Keller e Università per aprire le porte dello stabilimento di carrozze ferroviarie a studenti, laureandi e dottorandi di Ingegneria con stage, tirocini ed esperienze di ricerca applicata. Saranno effettuate congiuntamente attività improntate allo sviluppo di tecnologie innovative e di consulenza scientifica, sperimentazioni e applicazioni sul campo. Ancor prima dell’accordo, l’azineda ha preso in carico quindici stagisti e assunto dodici giovani laureati provenienti dall’Università del capoluogo sardo. La Keller potrà adesso accedere a strutture, strumenti e ricercatori dell’Ateneo cagliaritano per sviluppare progetti in ambito della tecnologia ferroviaria, per l’esecuazione di test specialistici e programmi di sperimentazione.
 A siglare l’intesa sono stati il direttore generale della Keller Nicolò Gavotti e il rettore dell’Università Pasquale Mistretta, presente il preside di Ingegneria Francesco Ginesu. «Il rapporto di collaborazione - ha sottolineato il dg Gavotti -, in corso già da qualche anno, ha dato ottimi frutti e con questa convenzione ufficiale vogliamo rafforzare l’integrazione con il territorio e la società civile e valorizzare le competenze tecniche e professionali locali». Non meno soddisfato il rettore Mistretta: «E’ fondamentale lavorare insieme per costruire un futuro diverso per i nostri giovani e la regione. La Keller è un esempio per tutta l’industria isolana».
Luciano Onnis
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Nuoro
Giovane ricercatore scopre l’antica Biblioteca popolare 
Ritrovato in una stanzetta il fondo completo di 530 volumi, uno dei quattro rimasti in Italia 
 
BITTI. Clamorosa scoperta culturale a Bitti. Un giovane ricercatore ha tolto dall’oblio il fondo completo di ben 530 libri appartenente all’antica Biblioteca popolare del Novecento. Lo ha catalogato, studiato, e ne ha fatto un libro.
 Oltre cinquecento libri di una «Biblioteca popolare» dei primi del Novecento istituita anche a Bitti da un capitano dell’Artiglieria Giuseppe Di Suni su iniziativa di un gruppo di intellettuali milanesi aderenti a Federazione nazionale di cui faceva parte anche Filippo Turati. Il fondo originario è completo, non manca un libro. La scoperta è stata fatta da un giovane ricercatore di Bitti, Giuseppe Luigi Sanna, laureato in Filosofia e Storia all’universitò di Cagliari, e da qualche tempo collaboratore della Università gregoriana in Roma.
 Il ritrovamento fatto dal giovane ha del clamoroso, anche perchè la «Biblioteca popolare» di Bitti, è una delle quattro sopravissute al tempo in tutt’Italia. Ed è quindi, anche il solo punto di riferimento rimasto nell’isola, per chiunque voglia fare ricerca intorno a questo argomento.
 L’avventura della scoperta è raccontata in diretta dal giovane bittese con gli occhi ancora lucidi dall’emozione.
 «Era un caldo pomeriggio dell’estate del 2004 - comincia Giuseppe Luigi Sanna - e anche quel giorno sono andato nelle biblioteca comunale spinto da quella forza misteriosa che caratterizza chi cerca una nuova verità in un nuovo libro. Ma spinto anche dalla voglia di refrigerio, visto il caldo afoso che faceva all’esterno, e il fresco che invece si trovava in biblioteca». Entrato nel “rifugio” e quasi annoiato il giovane butta lo sguardo nell’androne del locale di via Minerva e nota in fondo a una stanzetta un libro dalla copertina rossa e con il frontespizio che riporta con caratteri argentati questa dicitura: «Biblioteca popolare, capitano Giuseppe Di Suni, Bitti».
 Primo lampo di cuorità. «Giro e rigiro quel libro tra le mani - continua Sanna nel suo racconto - poi mi rivolgo alla bibliotecaria e le faccio: «Cosa vuol dire questo frontespizio. E chi è questo capitano Di Suni?». La ragazza spiega al giovane che forse si tratta di un libro della vecchia biblioteca comunale. Poi aggiunge, indicandogli la stanzetta in fondo: «Guarda che laggiù che ce ne saranno sette o otto casse di questi libri». Fu così, quasi per caso, che avvenne la scoperta della «Biblioteca popolare» di Bitti.
 La prima scoperta, a dire il vero: perchè la ricerca vera e propria del giovane bittese cominciò proprio a quel punto. Sia sulla biblioteca che sul capitano che la istituì a Bitti nei primi anni del Novecento. Prima con un tuffo nei registri per il prestito libro ritrovati nelle cassette, e compilati a mano, rigorosamente con penna e calamaio come si faceva al tempo, dove spiccava una intitolazione in parte cancellata: Biblioteca scolastica, con l’aggettivo “scolastica” cancellato e sostituito con “popolare”. «Insomma - osserva oggi il giovane - si trattava della fase di passaggio da una all’altra biblioteca: da quella scolastica alla Biblioteca popolare, fatto con un semplice tratto di penna». Un segno banale dava l’incipit a un avvenimento importante sul piano culturale. E non solo a Bitti.
 Così Giuseppe Luigi Sanna scopre che le «biblioteche popolari» hanno una loro storia peculiare e affonda la prima parte della sua ricerca negli anni dell’Unità nazionale dell’Ottocento e nei primi del Novecento. Un’immersione totale per tenere stretto il filo che lega la storia delle biblioteche in Italia e in Sardegna: dalla prima, come la biblioteca ambrosiana di Milano nel 1608, a quelle del regno italiano, e nel 1861, quando Antonio Bruni fonda a Prato la prima Biblioteca popolare. E su su fino ad arrivare al 1908, quando compare, anche in quella storia delle biblioteche, il nome del grande Filippo Turati.
 «Il leader socialista del tempo - ricorda oggi Sanna - allora infatti faceva parte del gruppo della Federazione nazionale, uscito dal congresso per l’Educazione popolare nel 1908, dove tra gli altri c’erano anche Vittorio Emanuele Orlando, Cesare Saldini, Ettore Fabietti anima del movimento e Augusto Osimo direttore della società Umanitaria».
 Insomma, durante la ricerca il giovane bittese scopre che le prime biblioteche popolari del Novecento, compresa quella di Bitti, nascono sotto l’impulso culturale umanitario, forse laico e socialista, con l’obiettivo dichiarato di divulgare la lettura a livello nazionale e promuovere anche l’unità linguistica del paese. «Questo fu un grande movimento culturale - precisa Sanna - che si articolò allora in tutta l’Italia e quindi anche in Sardegna e a Bitti». Con questa differenza, rispetto ad altri, che il paese Bitti, grazie alla recente scoperta della Biblioteca popolare di Di Suni, conserva ancora intatto il fondo librario di 530 testi. Un tesoretto che “parla” della letteratura diffusa nel tempo, dei saggi, di poesie, ma soprattutto di libri su scienza e tecnica, di chiara matrice positivista. «Non è un caso - aggiunge allusivo Sanna - se tra quei libri ci sono pochi testi sacri: esclusa la Bibbia, gli altri sono tutti testi laici». Come laico era d’altronde il fondatore della biblioteca bittese: il capitano Giuseppe Di Suni.
 Ed eccoci all’ultimo capitolo della storia. Un capitolo misterioso. Chi era Di Suni? Come è finito a Bitti quel giovane capitano dell’esercito, e perchè fonda la biblioteca popolare?
 «Sul personaggio Di Suni abbiamo molte notizie, ma sul suo passaggio a Bitti nei primi del Novecento non abbiamo trovato ancora nulla, se non l’intestazione della biblioteca» osserva Sanna, che però non dispera di scoprire e scrivere nel prossimo futuro qualche nuova pagina sull’argomento. In compenso, però, i registri svelano il tipo di gente che accedeva al prestito libro. In genere persone acculturate, donne e uomini, ma anche gente comune, persone identificabili, e che sicuramente hanno contribuito a tenere viva la tradizione intellettuale del paese. Grazie anche a Di Suni. E sulla tradizione bittese si sofferma il sindaco, Giuseppe Ciccolini, che oltre ad annunciare la esposizione della biblioteca popolare alla mostra del libro di Macomer, che apre oggi, parla pure del valore della scoperta all’interno della programmazione culturale.
 «Noi abbiamo dato subito tutto il nostro sostegno morale e materiale possibile a questo giovane ricercatore - afferma con orgoglio - perchè abbiamo ritenuto che il suo lavoro rientri appieno nel progetto di valorizzazione delle risorse culturali tipiche di questo paese. Risorse che noi continueremo a valorizzare se, come questa ricerca, queste contribuiranno a ricostruire parte della storia e della identità di questa nostra comunità».
Nino Bandinu
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Nuoro
Esperti a confronto in un convegno internazionale all’Isre 
La Sardegna vista dai viaggiatori 
Dal Settecento ai giorni d’oggi in compagnia dei grandi scrittori 
 
NUORO. È in programma dall’1 al 4 novenbre, nell’auditorium del Museo del Costume, un convegno internazionale “sulla letteratura di viaggio”, organizzato dall’Universitè IV Sorbonne de Paris, in collaborazione con l’assessorato provinciale per lo Sviluppo economico e l’Isre.
 Promotrice e coordinatrice del simposio è la nuorese Tania Manca, che alla Sorbonne ha fatto un master sulla storia dei viaggiatori nell’isola, curando anche la pubblicazione del volume “Viaggiatori europei: dall’esplorazione del mondo al viaggio in Sardegna ( ’700 e ’800)”, pubblicato per i tipi della Editrice Delfino di Sassari nel 2004.
 Nei tre giorni di lavori si alterneranno alla tribuna degli oratori ben 43 docenti e ricercatori di diverse Università del mondo: la IV Sorbonne de Paris, Barcellona, le Isole delle Baleari, Istanbul, Utrecht, Nottingham, Piliscsaba, Ankara, Bruxelles, Essex, Tunisi, Bordeaux, Bristol, Utah Valley State College, Emerson College, l’americana University of Soutghen California, Liverpool, Valladolid, insieme agli atenei italiani di Cagliari, Sassari, Palermo, Bari, Salerno, Siena, Lecce, Chieti e Pescara.
 Sedici le sezioni sui temi: Viaggio e antropologia; Sguardi incrociati nel Mediterraneo; La costruzione delle immagini di viaggio nello spazio Mediterraneo; Viaggio e identità; La scoperta dell’alterità; L’immagine di sè e l’immagine dell’altro; Letteratura e viaggi; Dalle frontiere geografiche allo spazio identitario; Viaggi e geografia; Viaggiare nel Medioevo; Viaggi e storia; Viaggi e icononografia; Dislocations and relocations in Anglophone travel literature; Viaggiatori naturalisti; Viaggi, cinema e reportage. Nel corso dei lavori del convegno saranno proiettati due film etno-antropologici a cura dell’Istituto etnografico. Si tratta della 7ª edizione del convegno internazionale, che in precedenza si è tenuto in Inghilterra, Francia, Turchia, Palermo e il prossimo anno in Australia.
 La scoperta della Sardegna da parte dei primi viaggiatori viene datata nel Settecento, mentre la Sicilia medioevale aveva avuto contatti frequenti con il mondo anglossassone e talvolta aveva ospitato pellegrini che rientravano dalla Terrasanta. In Sardegna i viaggiatori prima e dopo l’unità d’Italia furono: Luca Clerici, che curò una prima documentazione, e poi Francesco d’Austria-Este che scrisse un diario autografo di un viaggio nell’isola, incentrato sulla geografia sociale. Successivamente venne Alberto Ferrero della Marmora (1826), quindi Padre Bresciani (1850) che scrisse dei costumi sardi comparati con gli antichissimi popoli orientali. Il primo a raccontare della storia della Sardegna, lontana dall’Italia e dall’Europa in generale, fu il console francese nell’isola.
 Tania Manca svolgerà la sua relazione giovedì 1 novembre, alle ore 18, sempre nell’auditorium del Museo del Costume, parlando dell’antropologia nell’opera e nelle immagni di Carlo Piaggia. Tra i professori che da anni seguono e organizzano i convegni internazionali: Tim Youngs dell’Università di Nottingham, Betty Graham, Glem Mooper, Jean Brem e Jean Yves Lesdisez.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
TRACCE D’ARCHITETTURA 
Dopo Parigi e Genova un libro sul capoluogo 
 
CAGLIARI. Un nuovo libro sull’architettura e l’urbanistica di Cagliari è stato pubblicato nella collana Tracce di Architettura, dedicato all’architettura e all’urbanistica di Cagliari. Lo hanno scritto due studiosi ricercatori all’università di Cagliari, Anna Maria Colavitti e Nicola Usai. Il libro è il sesto della collana diretta da Guya Bertelli, sono già stati pubblicati volumi su Barcellona, Vienna, Genova, Chicago e Parigi.
1 – Il Sardegna
Grande Cagliari – pagina 25
Facoltà di Ingegneria
Linux Day in città per saperne di più
 
Anche Cagliari celebra il Linux Day, sabato alla facoltà di Ingegneria. Per tutta la mattina sarà possibile assistere a  seminari sul software, provare i sistemi e le loro applicazioni. Verranno distribuiti cd con i vari sistemi operativi di Gnu-Linux e Floss (i software liberi).
 
 

Questionario e social

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