Giovedì 8 novembre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 novembre 2007

Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 2 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna   


 


1 – L’Unione Sarda
Pagina 56 – Cultura
Convegni Si inaugura oggi a Cagliari
Scienza e società, una settimana per favorire il dialogo
Rafforzare il ponte tra scienza e società. È il principale obiettivo della “VI Settimana cittadina della Scienza”, il ciclo di manifestazioni che sarà aperto oggi a Cagliari con la conferenza del presidente del Gruppo di lavoro interministeriale per la diffusione della cultura scientifica, Luigi Berlinguer (ore 11, sala conferenze dell’edificio Sali Scelti - Parco Molentargius Le Saline). Il calendario delle attività organizzate dal comitato “ScienzasocietàScienza” comprende una serie di laboratori interattivi per le scuole, incontri con ricercatori e scienziati, seminari e convegni, in cui si affronteranno temi cruciali per la società della conoscenza come le difficoltà degli studenti di fronte alle materie scientifiche e la crisi di iscrizioni ai corsi di laurea in chimica, fisica e matematica. Si parlerà anche della necessità di allestire un centro della scienza in Sardegna. E ogni domenica mattina appuntamento al centro culturale Exmà per i caffè scientifici: incontri informali per informare e discutere. La settimana cittadina della scienza è aperta a tutti: dalla mostra interattiva che svela la scienza nascosta negli ambienti domestici (dagli elettrodomestici agli alimenti, dai cosmetici ai detersivi, dagli acari alle muffe) agli incontri con gli scienziati, fino ai tre spettacoli di teatro scientifico (modalità emergente per avvicinare il pubblico alla scienza).
Nel calendario (il programma è nel sito: www.scienzasocietascienza.eu) anche alcuni spettacoli di teatro scientifico. La settimana scientifica cagliaritana, oltre alle cinque edizioni alle spalle, conta anche sull’esperienza maturata al festival europeo “Science on Stage”. Alla manifestazione, nata nel 2003 per raccogliere quanto di più innovativo e stimolante si propone in Europa per la diffusione delle conoscenze nel campo delle Scienze sperimentali, è presente sempre una delegazione di insegnanti sardi. Quest’anno hanno partecipato Valentina Devoto, con un’analisi didattica dei cibi, e Carla Romagnino, coordinatrice nazionale del progetto.
Carla Romagnino (presidente del comitato “ScienzasocietàScienza” e componente del Gruppo presieduto da Berlinguer) è in prima linea da alcuni anni: «Dal 2000 cerchiamo di sensibilizzare le istituzioni affinché partecipino all’organizzazione degli eventi culturali che proponiamo. Ogni anno invece affrontiamo enormi fatiche per trovare finanziamenti. Osserviamo città come Genova, Bergamo e Perugia che riescono ad allestire meravigliosi festival della scienza con il contributo attivo delle istituzioni».
A cosa servono queste iniziative?
«Innanzitutto a rafforzare l’interesse del pubblico verso la scienza, poi per aiutare gli studenti a capire quali sono le loro vere aspirazioni. Infine per fornire agli insegnanti nuovi stimoli per un approccio allo studio più vivo e interessante».
Vi battete da anni anche per la creazione di un Centro della scienza a Cagliari. Perché?
«Riteniamo che un luogo di questo tipo potrebbe dare alla città e alla regione occasioni di crescita culturale. Ma potrebbero essere anche una risorsa per la scuola e gli insegnanti oltre che avere una evidente valenza turistica».
Quest’anno avete scelto l’edificio Sali Scelti del Parco del Molentargius. Potrebbe essere questa la sede del nostro Science Center?
«Sarebbe meraviglioso se il Centro della scienza venisse creato nel Parco di Molentargius. L’ambiente naturale, la lavorazione del sale, l’ampiezza degli spazi potrebbero addirittura costituire una Città della scienza. Siamo molto grati alla direzione del Parco di Molentargius - Le Saline per l’opportunità che ci hanno dato quest’anno. Anche il sindaco di Cagliari vede di buon occhio questa soluzione e mi risulta che anche il presidente Soru si sia espresso in questi termini».
ANDREA MAMELI



Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Luigi Berlinguer parla del convegno sul rapporto tra scienza e società che si svolge a Cagliari
Cultura scientifica uguale democrazia
L’anomalia italiana, fanalino di coda in Europa per la ricerca
 
ROBERTO PARACCHINI
 

 CAGLIARI. «La cultura scientifica è importante per tanti motivi ma ce n’è uno che mi sta particolarmente a cuore ed è che fa bene alla democrazia», sottolinea Luigi Berlinguer, già ministro della Pubblica istruzione, oggi a Cagliari dove alle ore 11 terrà la relazione inaugurale della manifestazione Scienza Società Scienza (che si svolgerà sino al 25 novembre nell’edificio dei Saliscelti del parco di Molentargius).
 - Professore, in che senso la diffusione della cultura scientifica è importante per la democrazia?
 
«Perchè rende le persone più consapevoli in quanto educate dal metodo scientifico sperimentale. Mentre nella cultura idealistica questo non avviene in quanto la scienza viene lasciata ai margini».
 - In fatto di investimenti nella ricerca, l’Italia si trova ancora agli ultimi posti. Nonostante l’Agenda di Lisbona, che ha spronato tutti i Paesi europei a investire in questo settore, nel 2006 la percentuale sul Prodotto interno lordo era ferma all’1,11 per cento. La diffusione della cultura scientifica può contribuire a invertire questa tendenza?
 
«Certamente anche perchè può influire sulla sensibilità del mondo politico e, quindi, sulle scelte legate al finanziamento della ricerca. Ma va detto che in Italia abbiamo degli ottimi laboratori scientifici, tutti pubblici. E che la carenza maggiore è legata al settore privato che investe pochissimo in questo settore, pur determinante per lo sviluppo economico. Si parla di priorità della ricerca, ma solo a parole».
 - Lei, che è anche presidente del Comitato interministeriale per la diffusione della cultura scientifica, come si spiega la forbice tra un’importanza della ricerca conclamata a parole e il non considerarla nei fatti?
 
«Precisato che un conto è la ricerca, altro è la diffusione della cultura scientifica, direi che anche la scarsa diffusione di quest’ultima si riflette negativamente sulla prima».
 - Perchè la sensibilità culturale verso la scienza è così limitata?
 
«Il gruppo di lavoro interministeriale che presiedo ha affrontato complessivamente il problema ed è arrivato ad alcune sintesi. In generale verso la scienza e la tecnica c’è un atteggiamento di paura: spesso sono viste come oggetti da stregoni, altre come un qualcosa in grado di modificare i cibi, di produrre l’inquinamento, i pericoli del nucleare...».
 - Timori, in parte giustificati...
 
«Mi spiego, io sono un ambientalista, ma un conto è combattere il prodotto di una serie di scelte politiche (economiche, energetiche ecc.), altro è coinvolgere la scienza e la tecnica nel suo complesso. Questi giudizi negativi sono per lo più prodotti dall’ignoranza e da un atteggiamento esclusivamente ideologico. Le scienze non sono considerate prodotti culturali universali. Se una persona non sa il “dolce stil novo”, viene considerata ignorante, se è digiuna di biologia o matematica, no».
 - Non dovrebbe essere la scuola a invertire questa tendenza?
 
«Sì, ma nel nostro sistema scolastico le scienze non sono considerate essenziali».
 - Come mai?
 «Paghiamo ancora lo scotto di quello che è capitato un secolo fa col neoidealismo di Bendetto Croce e Giovanni Gentile: per questi filosofi, che egemonizzarono la cultura italiana, le scienze non raggiungevano le vette dello spirito. Eppure è sotto gli occhi di tutti l’importanza di queste discipline: se non ci sono più le epidemie di un tempo lo si deve alle scienze».
 - Non le sembra che oggi parte della cultura cattolica stia, di fatto, svolgendo un ruolo di freno verso alcuni settori della ricerca?
 
«Non credo che la religione sia un freno. La storia è piena di vicende negate in passato dalla Chiesa (dal processo a Galileo al prestito di denaro, all’uso della morfina in medicina), poi rivalutate. Semmai si può parlare di rallentamento, ma sono fiducioso: si tratta di pressioni secolari e non eterne. Penso che in futuro la contraccezione sarà la norma e sarà anche benedetta».
 - Torniamo alla scuola: come migliorare l’insegnamento delle discipline scientifiche?
 
«Nella cultura neoidealista tutto quello che è pratico non è cultura, quindi non si devono fare esperimenti per capire, bisogna imparare a memoria e acquisire le conoscenze scientifiche come dei precetti. Invece occorre ripristinare anche nell’insegnamento il metodo scientifico sperimentale e logico deduttivo: di ricostruzione del ragionamento che ha portato alle conoscenze».

Questionario e social

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