Venerdì 12 ottobre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 ottobre 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 2023
«Sono totalmente contro l’università diffusa»
Campane a morto per i corsi di laurea dopo le dichiarazioni di Soru
Iglesias. Preoccupazione tra gli studenti. Il filmato immesso in internet è stato poi fatto sparire
 
 La considerano tutti una scommessa vinta. Ma ora l’Università di Monteponi è a rischio. Per aziende, enti e studenti i tre corsi di laurea attivati nel villaggio minerario alle porte di Iglesias sono una risorsa preziosa. Per la Regione, invece, la cosiddetta Università diffusa è come una Cenerentola. Anzi, per usare le parole di Renato Soru, «è l’Università dei figli di pastori e agricoltori». Un pensiero che il presidente della Regione ha espresso pubblicamente, mercoledì sera, durante un incontro con gli studenti dell’Ateneo Cagliaritano in occasione del ventesimo anniversario della nascita dell’Ersu. «Sono totalmente contro l’università diffusa - ha detto testualmente Soru - È l’Università dei poveri contro quella dei ricchi; quella dei figli di pastori e agricoltori contro quella dei figli di avvocati e commercialisti. Noi l’abbiamo trovata, invece vogliamo che tutti siano nelle condizioni di frequentare a Cagliari e Sassari poi, siccome siamo in un mondo aperto, anche a Pisa».
Parole che hanno lasciato di stucco gli studenti presenti all’incontro, ma anche quelli che hanno ascoltato via internet le parole del presidente. L’incontro all’Ersu è stato, infatti, registrato e inserito nel sito realizzato per la candidatura di Soru alla guida del partito democratico sardo. Una registrazione video che in tanti hanno potuto vedere e ascoltare, ma che è improvvisamente scomparsa nel pomeriggio. È bastato un giro di telefonate tra gli studenti, il diffondersi del malcontento tra gli universitari, il tentativo de L’Unione Sarda di raccogliere reazioni tra i docenti per fare sparire immagini e audio. Molti, però, avevano già avuto modo di ascoltare le parole del presidente. E di reagire indignati: «Abbiamo sentito frasi scandalose - commenta Lorenzo Espa, di Carbonia, studente di Medicina e presidente del Consiglio degli studenti - la definizione di Università diffusa data dal presidente è offensiva e ci preoccupa molto». Il rappresentante degli universitari si sofferma sul caso di Iglesias, dove sono presenti i corsi di Scienza dei materiali, Informatica e Ingegneria ambientale: «Stiamo parlando di una sede che ha la sua peculiarità e ha senso proprio perché si trova in un territorio caratterizzato dalla presenza del Polo industriale».
Sconcertato anche Giorgio Piccaluga, responsabile del polo universitario di Monteponi, il quale, tuttavia, aveva già avuto sentore dell’orientamento della Regione. «Non si spiega altrimenti il fatto che, sinora, non sono stati neppure ripartiti i fondi che ci spettano per il 2007. Posso capire che ci sia la necessità di mettere ordine nel sistema dell’Università diffusa, ma quanto meno il presidente avrebbe potuto avviare un confronto. Invece non solo ciò non è accaduto, ma non ha neppure risposto alla richiesta d’incontro che l’Ausi (l’associazione che sostiene l’Università del Sulcis Iglesiente) ha fatto da tempo». Anche Cinzia Patteri, rappresentante degli studenti della facoltà di Scienze dei materiali, si mostra indignata: «Ho visto il video sul sito internet e sono rimasta sconcertata. La Regione aveva promesso l’erogazione di fondi, ma a giudicare dall’intervento del presidente Soru mi pare di capire che resterà una promessa inutile».
Cinzia Simbula
 
 2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1022
L’allarme. Autocritica del rettore Pasquale Mistretta. Probabili tagli al numero di corsi
Università, 6 su 10 non danno esami
Solo il 12% degli studenti arriva alla laurea: ultimi in Italia
Un panorama desolante che non risparmia nessuna facoltà. Mistretta: «Sempre in coda».
 
«Troppi record negativi: è ora di cambiare rotta». Il rettore Pasquale Mistretta nell’ultima seduta del senato accademico dell’Università ha lanciato l’allarme rosso citando i dati negativi che vedono l’ateneo che dirige agli ultimi posti in tutte le classifiche: dai fuori corso agli studenti che in due anni non danno neanche un esame, dal tasso di completamento degli studi al primo posto, a classifica capovolta, del numero di laureati in rapporto agli iscritti. Una situazione grave sotto molti aspetti, non ultimo su quello economico. Nella distribuzione delle risorse statali, ad esempio, il ministero non prende in considerazione i seimila studenti che in due anni accademici non hanno sostenuto neanche un esame. Così la quota di iscritti che fa fede per il conteggio delle risorse finanziarie del Governo scende da 36 mila a 30 mila.
POCHI ESAMI Un panorama desolante che non risparmia nessuna facoltà. Nel rapporto presentato dal rettore ai componenti del Senato accademico, i dati mostrano una situazione estremamente negativa. La percentuale di studenti che non sostiene esami, nel 2005-2006 ha superato il 50 per cento nei corsi di laurea di Servizi giuridici (53%), Economia e gestione aziendale (60%), Economia e finanza (61%), Filosofia (56%), Lingua, letteratura e cultura della Sardegna (67%), Tecniche e laboratorio Biomedico (75%), Scienza dei materiali (54%), mentre non si contano i casi che superano il 30 per cento. «In tutto» ha evidenziato Mistretta, «sono circa seimila i ragazzi iscritti che non hanno mai dato un esame».
REVOCARE L’ISCRIZIONE Un male radicato nell’Ateneo che il rettore vorrebbe combattere «magari con la cancellazione della loro iscrizione per poi consentirgli di fare una nuova iscrizione seguendo una via più semplice». Nel rapporto si evidenzia un altro aspetto grave: circa il venti per cento degli studenti lascia l’Università. Anche in questo caso ci sono degli esempi rappresentativi con percentuali che arrivano anche a superare il 40 per cento in alcuni corsi di laurea delle facoltà di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Lettere e Filosofia, Farmacia, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Ingegneria. «A volte la presenza di troppi corsi di laurea può essere penalizzante», ha sottolineato Mistretta. Una posizione che lascerebbe intravedere l’intenzione di ridurre il numero dei corsi, eliminando magari quelli con i risultati peggiori.
I RAFFRONTI La relazione del rettore ha inoltre messo a confronto l’Ateneo cagliaritano con alcune Università (Siena, Pavia, Trieste, Cosenza, Genova e Perugia) della stessa grandezza a quantità di iscritti. Un confronto che colloca Cagliari sempre all’ultimo posto. La percentuale di ragazzi che nel 2006 ha completato gli studi (che nel capoluogo varia dal 56 per cento di Medicina al 23 di Giurisprudenza) è la peggiore, con un distacco che in alcuni casi raggiunge anche il quaranta per cento. Male anche il raffronto con la media crediti per studente: anche in questo caso Cagliari occupa l’ultimo gradino. Infine il dato dei laureati in rapporto agli iscritti, con l’inevitabile e sconfortante ultimo posto con una media del 12% e con distacchi dagli altri Atenei che arrivano anche a dieci punti percentuali. «Sempre in coda - ha ammesso amareggiato Mistretta - nonostante nelle recenti graduatorie del Censis, che prende in considerazioni più fattori, Cagliari sia al settimo posto nel confronto con i 17 grandi atenei italiani».
Matteo Vercelli
 
 3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1022
L’addio di Malavasi: «Economia, facoltà d’élite»
Ieri il passaggio ufficiale di consegne con il nuovo preside Aldo Pavan
 
«Molti degli studenti che si sono laureati nella nostra facoltà adesso sono docenti in Università di altri continenti o si sono ritagliati un posto di prestigio nei mercati europei. È il segno dell’ottimo lavoro svolto nei 50 ani di vita della facoltà di Economia». Parola dell’ex preside Roberto Malavasi che dopo 11 anni ha passato il testimone al suo successore, Aldo Pavan. Lo scambio simbolico è avvenuto ieri mattina nell’incontro organizzato dalla facoltà per salutare le 825 matricole che quest’anno si sono iscritte nei vari corsi di Economia. «Da noi», ha ricordato Pavan rivolto agli studenti, «non c’è l’obbligo di frequenza, non ci sono appelli a inizio lezione e non esistono i compiti per casa. Dunque è importante l’autodisciplina che ognuno di voi deve avere».
All’incontro era presente anche il rettore Pasquale Mistretta che ha evidenziato il ruolo sociale e di formazione che svolge l’Università: «Compiti importanti almeno quanto quelli della ricerca. La funzione sociale dell’Ateneo è messa in risalto dal fatto che i corsi a numero chiuso sono pochi, che non è un’università di nicchia e che le tasse sono tra le più basse d’Italia». La mattinata si è conclusa con la spiegazione dei due corsi di laurea con il maggior numero di iscritti: Economia e gestione aziendale e Economia e finanza. ( m.v. ) 
 
4 – L’Unione Sarda
Prov Gallura Pagina 8055
La facoltà di Economia del Turismo conta settecento iscritti, provenienti da tutta le province dell’Isola
Università, scommessa vincente
I primi 50 laureati hanno già trovato lavoro
 
 È nata cinque anni fa quasi come una sorta di esperimento. Adesso, si può dire che la facoltà di Economia del Turismo è una realtà alla quale guardano con particolare interesse le aziende del territorio che operano nel settore.
Nata nel 2002, come sede staccata dell’università di Sassari, la facoltà di economia del turismo era quasi un esperimento. Ora, a distanza di cinque anni conta circa settecento iscritti provenienti da tutta. Pare insomma che la sperimentazione abbia dato ottimi risultati. Contrariamente a quello che si può pensare, questa facoltà é riuscita ad attirare non soltanto gli studenti della Gallura che non potevano o non volevano andare a studiare fuori sede, ma anche tanti ragazzi provenienti dalle altre sette province. Si contano cinque studenti che arrivano da Cagliari, più di venti provenienti da Sassari e una quindicina da Nuoro e La Maddalena. Sono cambiate diverse cose in questi anni, prima di tutto la sede: i primi iscritti della facoltà sono stati ospitati all’istituto tecnico Deffenu, poi il trasferimento nei locali del primo piano dell’aerostazione del Costa Smeralda. Oltre alle classiche aule i ragazzi hanno a disposizione una biblioteca, una sala computer e una per le lingue. La presenza di queste strutture garantisce loro la possibilità di seguire le lezioni e poi poter studiare nello stesso edificio, senza dover perdere tempo con i vari spostamenti. Molti ragazzi non hanno neanche mai preso in considerazione la possibilità di recarsi nella biblioteca comunale (che peraltro è chiusa da agosto perché è stata trasferita nei locali del museo civico) e chi ci va lo fa di rado.
«Io andavo a studiare nella biblioteca comunale per una questione di comodità - ha detto Giovanni Bacciu, di Berchiddeddu - ma in realtà la utilizzavo come sala studio non per consultare o prendere in prestito dei testi». Insomma sono tutti abbastanza soddisfatti. «Forse una lamentela che possiamo fare - dice Andrea La Greca - è quella che i testi non siano sempre in numero sufficiente: non ne abbiamo più di quattro copie per volume».
La presenza di tutti questi studenti fuori sede fa sì che piano piano Olbia assuma le caratteristiche di “città universitaria” con tutti i pregi e i difetti. Tra questi ultimi sicuramente il più temuto dagli studenti e, in maniera particolare dai genitori, è il caro affitti.
«Non è semplice trovare casa a prezzi accessibili, bisogna cercare bene - ha detto Stefania Lissia, studentessa di Calangianus - il problema più grosso è che una volta trovato l’appartamento è quasi impossibile riuscire ad avere un regolare contratto d’affitto».
«Il costo medio di una stanza é di circa duecento euro - dice Veronica Petza di Asuni - io ho il contratto di affitto e non pago tanto ma soltanto perché il mio è un trattamento di favore».
Insomma basta avere un pò di tempo e dimenticare la pretesa di voler abitare da soli per riuscire a trovare un’appartamento carino e sopratutto a buon prezzo. A spianare la strada e ad aiutare i nuovi iscritti hanno pensato in parte i primi laureati, oggi se ne contano più di cinquanta, dei quali alcuni, come ad esempio Barbara Sanna, che si sta occupando di un progetto infopoint 2007 riguardante l’accoglienza dei turisti che viaggiano con i traghetti da e per la Sardegna, collaborano ancora con l’università. L’aspetto più interessante resta quello degli sbocchi professionali. La gran parte dei laureati ha già trovato lavoro in aziende del territorio. Non è una cosa da poco.
Elena Nardi
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 5021
Municipio. L’allarme è stato lanciato ieri mattina nel corso dell’assemblea generale del Consorzio
Università, molti corsi rischiano di sparire
 
Molti corsi dell’Università di Nuoro rischiano di essere definitivamente cancellati. Tutta colpa di una recente direttiva del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario - organo istituzionale del Ministero dell’Università che ha il compito di fissare i criteri generali per la valutazione delle attività degli atenei - in cui si stabilisce che per la sostenibilità dei corsi è necessaria l’effettiva disponibilità di dodici docenti, requisiti che attualmente l’università nuorese non possiede. Insomma, in base a quanto disposto da questa circolare potrebbe prospettarsi l’ipotesi di chiusura di alcuni corsi attivati a Nuoro negli anni passati. Un rischio gravissimo che è stato affrontato ieri nell’assemblea generale del Consorzio universitario Nuorese che si è riunita in Municipio. Il sindaco Mario Demuru Zidda, il presidente della Provincia Roberto Deriu e il presidente del Consorzio per la promozione degli studi universitari Sergio Russo, hanno condiviso la necessità di affrontare l’emergenza coinvolgendo tutti coloro che - a vario titolo - ne sono principali attori. Dal summit è venuta fuori la proposta di una riunione congiunta del consiglio comunale di Nuoro, del consiglio provinciale, dei sindaci dei Comuni della Sardegna centrale, dei consiglieri regionali e dei parlamentari del territorio per affrontare in modo deciso ed efficace quella che ormai viene definita "emergenza università".
«L’Università di Nuoro non è solo una questione del Comune o della Provincia - è stato detto nel corso della assemblea - pertanto i comuni del territorio, la Regione e lo Stato hanno il compito di contribuire alle decisioni che riguardano il futuro della università. Basta con risposte parziali: è una questione che non può più essere elusa. Bisogna fare in modo di offrire garanzie per ciò che riguarda i docenti e le risorse». Un appello forte alle istituzioni perché non abbandonino a se stessa un’istituzione che per il territorio rappresenta una delle poche risorse da sfruttare. «Le ragioni che hanno portato alla istituzione dell’università Nuorese - è stato ribadito nell’assemblea - sono da ricercare nelle conclusioni della Commissione Medici: quelle ragioni sono ancora valide e dunque l’Università rappresenta ancora uno strumento di sviluppo per la Sardegna Centrale.
È allora necessario che chi ha firmato l’accordo di programma, Stato e Regione in primo luogo, lo rispetti in ogni sua parte e non prosegua nella ricerca di interventi occasionali ed ambigui, mutevoli nel tempo e a seconda dell’interlocutore. Comune e Provincia hanno fatto la loro parte, Regione e Stato no. Ora - ha concluso l’assemblea - dobbiamo capire quali siano le reali intenzioni dei firmatari dell’accordo e mobilitare le istituzioni del territorio per rendere stabile l’esistenza dell’università nuorese». La discussione si è poi incentrata sulla recente circolare del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario nella quale si dice che per poter attivare dei corsi universitari è necessaria la presenza effettiva di dodici docenti (ai fini del calcolo i docenti possono essere contabilizzati una sola volta). Requisiti che attualmente l’università nuorese non può vantare, se non per un limitato numero di corsi. Un’ulteriore motivo per chiedere a gran voce il rispetto degli accordi e l’invio di nuove risorse da parte della Regione e del Governo in grado di rilanciare l’ateneo nuorese. 
 
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1022
Sanità. Ospedale civile
Il parto indolore: al San Giovanni gratis da tre anni
 
Parto indolore? Al San Giovanni di Dio lo fanno già da tre anni. La pratica della parto analgesia è eseguita gratuitamente dalle équipe del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale civile ed gratuita, a meno che non sia la donna, per motivi strettamente personali, a chiedere di essere seguita a pagamento, in regime di intra moenia. «Siamo in grado di offrire a tutte le donne che lo richiedono il parto indolore in regime di gratuità. Anche se può capitare che una donna chieda di essere seguita da un anestesista scelto da lei», spiega Marco Piga, primario del reparto di Anestesia.
I DATI I dati dimostrano che le richieste sono consistenti: nel 2005, su 682 parti, 203 sono stati fatti in analgesia. Nel 2006 i parti indolori sono stati 311 (su 878) mentre al 30 settembre di quest’anno sono state eseguite già 297 parto analgesie.
LA TECNICA La tecnica, spiega Gianbenedetto Melis, primario di Ostetricia e Ginecologia, «consiste nell’inserimento di un catetere nella zona peridurale, che rilascia una soluzione di farmaci analgesici. Le partorienti restano coscienti e partecipano attivamente alla nascita del proprio figlio, ma senza sentire dolore. In aiuto delle pazienti utilizziamo metodi come la musicoterapia e sistemi di rilassamento». Dell’équipe fa parte anche Anna Maria Paoletti, titolare della cattedra di Endocrinologia ginecologica dell’Università.
AL BROTZU DA GENNAIO Anche il reparto di ginecologia del Brotzu si prepara al parto indolore ma il via slitta di qualche mese. «Potremo iniziare nei primi mesi del 2007», spiegano. Qualche giorno fa il primario di Ostetricia e Ginecologia Costantino Marcello aveva annunciato che «da ottobre le mamme che ne faranno richiesta potranno scegliere il parto medicalizzato».
1500 EURO A PAGAMENTO Con la speranza di risparmiare 1.500 euro (questo il costo dell’iniezione anestetica) decine di donne avevano chiamato il centralino del Centro unico di prenotazione e la segreteria del reparto che avevano dovuto smentire e preannunciare il via, probabilmente, all’inizio del 2008, quando arriveranno le autorizzazioni necessarie. Il trattamento del parto indolore resta comunque attivo. Ma solo a pagamento: «La spesa? 1.500 euro», hanno spiegato dall’ospedale.   

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Diritto allo studio, la legge è vecchia 
Confronto tra gli studenti e la Regione sul futuro dell’università 
Il presidente Soru e l’assessore Mongiu: «Più investimenti» 
di Stefania Siddi 
 
CAGLIARI. Il giuramento è stato solenne e pubblico: «In futuro investiremo sempre più sull’Università, perché questo è un dovere primario per chi governa e perché tutti noi abbiamo capito finalmente che solo la cultura potrà rendere la Sardegna più ricca o più povera nei prossimi vent’anni››. Sono state queste le parole del presidente Renato Soru all’incontro-dibattito sui vent’anni della legge per “Il diritto allo studio”. Era il 1987 e adesso molto andrebbe cambiato, hanno detto tutte le associazioni degli studenti che hanno organizzato il confronto con la Regione.
 Voluto da tutte le associazioni studentesche accreditate presso l’Ersu, il dibattito è stato incentrato sul faccia a faccia prima con l’assessore alla Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu e poi col presidente. Non è stata la serata delle celebrazioni. Oggi, hanno detto gli studenti, bisogna ripensare al “Diritto allo studio”, perché le esigenze sono cambiate. ‹‹Per rivedere la legge - ha detto l’assessore - ascolterò presto gli studenti e penserò a subito a una conferenza sull’Università››. Secondo Luca Frongia dell’associazione “Terra di mezzo” per essere competitivi in Europa, serve una legge che tenga conto della multiculturalità: «Dobbiamo aprirci al mondo e non arroccarci», ha detto. Non è facile quando sei succube persino dell’annoso problema degli alloggi. Ogni anno sono duemila gli aventi diritto ma i posti letto nelle Case meno di mille. Gli altri fuorisede sono costretti a subire l’onta degli affitti pagati in nero. C’è di più: gli studenti che vivono a Cagliari e dintorni sono quarantamila ma l’Area metropolitana anziché valorizzare questo potenziale, gira la faccia altrove dopo averci speculato sopra. Per questo, gli studenti hanno chiesto “un giusto diritto di cittadinanza” e ribadito “l’esigenza di rimettere al centro dell’agenda politica l’accesso al sapere”.
 ‹‹Oggi - ha detto Egildio Tagliareni dell’associazione Adi - la cultura è sotto offesa e vilipendio e c’è il sentore dell’inutilità dello studio››. Gli studenti hanno chiesto anche più borse di studio, più attenzione per i dottorandi, meno tasse (l’aumento è la polemica del momento), e che le borse del Master and Back diventino non tassabili. E ancora: l’acquisto di testi elettronici per i non vedenti e ipovedenti, un giusto numero di posti riservati agli studenti comunitari ed extracomuinitari. A chi lo ha accusato di non aver risposto alle richieste di un incontro urgente, Soru ha risposto: ‹‹Basta chiamarmi, mi fa sempre piacere parlare con voi. Anzi, vi propongo di invitarmi a cena, in mensa, almeno una volta al mese, così discuteremo meglio››. E poi ha ricordato gli sforzi della Giunta per la cultura negli ultimi anni. A partire dal nuovo campus in viale La Plaia che raddoppierà i posti letto. ‹‹Non abbiamo affittato un edificio spinti da ipotetici appetiti immobiliari - ha detto il presidente - bensì abbiamo affidato il progetto a un grandi architetti, il brasiliano Paulo Mendes de Rocha››. Poi Soru ha ricordato i contributi regionali destinati a far emergere il sommerso degli affitti. Il tutto “perché vogliamo dar vita a un Politecnico della Sardegna”. Con un distinguo: la Giunta non è d’accordo con l’università diffusa, perché “aumenta i costi, fa scadere la qualità e provoca disuguaglianze sociali”. Bisognerà invece puntare sulla meritocrazia e su questo punto - ha aggiunto il presidente - “investiremo tutto quanto possibile, perché se falliremo con l’Università, fallirà la Sardegna».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Sassari
I nuovi progetti per ridisegnare gli ospedali 
Il «civile» occuperà un’area di sette ettari e ci sono nove milioni per il vecchio 
Verrà coinvolta anche la facoltà di Architettura 
 
ALGHERO. Chi progetterà il nuovo ospedale civile che dovrebbe sorgere in località Taulera per il quale la Regione ha già stanziato 40 milioni di euro? A che punto sono le procedure per utilizzare i 9 milioni di euro disponibili dal 1994 per la ristrutturazione dell’ospedale civile?
 Le domande circolano con insistenza nell’ambiente politico, in quello degli operatori sanitari ma soprattutto tra l’utenza che continua ad avere fiducia nella medicina pubblica e per la quale il distretto sanitario algherese ha sempre rappresentato un riferimento di professionalità. Per quanto riguarda la progettazione del nuovo ospedale si stanno incrociando correnti di pensiero e strategie diverse, soprattutto per quanto riguarda i costi. In questa prima fase di monitoraggio, un primo contatto interlocutorio con uno studio tecnico associato di Bologna ha fornito un riscontro di costi che si aggira intorno ai 100 mila euro per l’intera progettazione. Dovranno comunque essere valutati gli eventuali progetti che potrebbero arrivare dal mercato dell’offerta privata nell’ambito locale.
 L’ultima corrente di pensiero che si è dichiarata negli ultimi giorni ha individuato nella facoltà di Architettura di Alghero un riferimento credibile, anche per la presenza di adeguate professionalità per svolgere il compito. Su questa partita si è inoltre trovata anche una convergenza politica che si è concretizzata attraverso diversi confronti con l’assessore regionale alla Sanità Nerina Dirindin, e che sull’altro fronte ha avuto interlocutori il consigliere regionale Mario Bruno e il sindaco Marco Tedde, entrambi disponibili per una soluzione che previlegi la facoltà dell’ateneo sassarese. La questione è in questi ultimi giorni oggetto di nuove verifiche tra le parti, ma l’orientamento sembrerebbe ormai consolidato anche perché sulla sponda catalana si sostiene la massima fiducia nella facoltà del lungomare Barcellona. Tra l’altro il consiglio comunale ha recentemente condiviso l’ubicazione del nuovo ospedale in località Taulera, a breve distanza dall’attuale nosocomio della Pietraia, e sono state inoltre superate le problematiche dettate dalla presenza nei sette ettari di terreno di alcuni siti di rilevanza archeologica. Superamento avvenuto con la Soprintendenza di Sassari. Da ricordare che il costo stimato per le realizzazione del nuovo grande ospedale supera i 100 milioni di euro. Il terreno in questione è di proprietà, in quota parte, del residuo patrimonio della Cooperativa Edile Sardegna e di un privato. Tutto è dunque pronto per il via libera alla progettazione.
 Per quanto riguarda la ristrutturazione dell’ospedale civile, compresa la dotazione di nuovi servizi, a cominciare da quelli specialistici in cardiologia, dopo una «distrazione» durata qualche lustro, l’utilizzo dei nove milioni di euro a disposizione sarebbe ormai alla vigilia del suo decollo operativo attraverso le procedure tecniche e amministrative della direzione generale sassarese della Asl. Una decisione in tal senso, tra l’altro solleciata dal consigliere regionale Pino Giorico, è attesa da un giorno all’altro. Sembra che siano in definizione alcuni dettagli nel progetto generale di ristrutturazione e, tra questi, quello riguardante l’elaborato dell’impianto termico. La preoccupazione, manifestata a livelli diversi nell’ambito politico e sanitario locale, era quella che la riqualificazione tecnica e strutturale del Civile potesse avvenire secondo i tempi biblici della burocrazia pubblica. Come insegnano le risorse finanziarie inutilizzate dal 1994, quando ancora il conio era la lira.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
«Università nuorese, occorre chiarezza» 
Comune e Provincia replicano all’atteggiamento ambiguo di Soru 
L’assessore Mongiu: «Infondate le notizie sulla chiusura» 
 
NUORO. Università, il clima si fa rovente. Se Soru conferma il suo no all’Università diffusa, l’assessore regionale alla Pubblica istruzione definisce «infondate» le voci sulla chiusura dell’ateneo nuorese e il Comune e la Provincia di Nuoro attaccano il presidente per le sue parole «ambigue» e lo invitano a fare la sua parte. In città l’allarme non cessa. In una riunione del consiglio comunale e provinciale, con i sindaci dei Comuni della Sardegna centrale, consiglieri regionali e parlamentari, si è deciso di affrontare di petto l’“emergenza università”. Intanto si respira tensione anche nelle aule universitarie dove però gli studenti precisano: «Non vero che questa università non serve a nulla». 
 
Pagina 39 - Cronaca
L’assessore Mongiu: infondate le notizie sulla chiusura, la Regione ripartisce il fondo unico 
«Basta con le parole ambigue sull’università» 
Dura replica a Soru di Comune e Provincia che invitano il presidente a fare la sua parte 
 
NUORO. Università, il clima si fa rovente. Se Soru conferma il suo no all’Università diffusa, l’assessore regionale alla Pubblica istruzione definisce «infondate» le voci sulla chiusura dell’ateneo nuorese, e il Comune e la Provincia di Nuoro attaccano il presidente per le sue parole «ambigue» e lo invitano a fare la sua parte.
 Da un lato Soru conferma il suo no agli universitari di Cagliari, e dall’altra, l’assessore regionale alla Pubblica istruzione in una nota dichiara invece che «sono infondate le notizie» sulla chiusura dell’università nuorese. Ma che, per meglio qualificare i corsi, ora la Regione analizza i dati di un monitoraggio. La complessità delle problematiche sulla Università diffusa e le discussioni «testimoniano» solo la necessità di garantire «standard di qualità». La Regione inoltre si appresta «a ripartire il Fondo unico» di 8 milioni di euro.
 Ma a Nuoro l’allarme non cessa. In una riunione del consiglio comunale e provinciale, con i sindaci dei Comuni della Sardegna centrale, consiglieri regionali e parlamentari, si è deciso di affrontare di petto l’“emergenza università”. E tanto per cominciare si replica a muso duro a Regione e Stato, i veri inadempienti. «L’Università di Nuoro non è solo un problema del Comune o della Provincia - è stato detto infatti nell’assemblea - per cui i Comuni del territorio, la Regione e lo Stato, hanno il compito di contribuire alle scelte sul futuro dell’università. Basta con le risposte parziali: è una questione che non può essere elusa. Bisogna fare in modo di offrire garanzie per ciò che riguarda i docenti e le risorse. Le ragioni che hanno portato alla istituzione dell’università Nuorese - è stato ribadito - sono da ricercare nelle conclusioni della Commissione Medici: ragioni ancora valide, per cui l’Università rappresenta ancora uno strumento di sviluppo». E’ necessario quindi - sottolinea una nota diffusa subito dopo - che chi ha firmato l’accordo di programma, Stato e Regione in primo luogo: «lo rispetti in ogni sua parte». E non prosegua con «interventi occasionali ed ambigui, mutevoli nel tempo» e a seconda dell’interlocutore. La replica alle parole di Soru è chiara e dura. Anche perchè - continua la nota - Comune e Provincia «hanno fatto la loro parte» mentre «la Regione e lo Stato ancora no». E adesso, quindi, serve capire quali siano le «reali intenzioni» dei firmatari dell’accordo per mobilitare le istituzioni e «rendere stabile l’esistenza» dell’università nuorese.
 Durante l’assemblea si è anche discusso di una circolare del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario in cui si dice che per la sostenibilità dei corsi servono di 12 docenti, che attualmente l’università nuorese non ha. Un fatto che potrebbe portare alla «chiusura di alcuni corsi a Nuoro».
 
Pagina 39 - Cronaca
«E non è vero che non serve a nulla» 
Studenti e politici dicono la loro sulle dichiarazioni del governatore 
 
NUORO. Si respira aria di tensione nelle aule dell’ateneo nuorese dopo le affermazioni del presidente Soru su “questa” università che «non serve a niente». Tensione e paura, anche, per le scelte finali del presidente, il quale ha confermato il suo pensiero due giorni fa agli universitari di Cagliari. «Intanto non è vero che questa università non serve a nulla» afferma Giovanni Zidda, studente al 5º anno di Scienze ambientali. E cita a titolo personale un dato, precisamente un concorso nazionale per dirigenti. «Su 18 concorrenti per posti a livello di funzionari - dice - ne sono passati 10 nuoresi». E questo depone sulla formazione. Il problema dunque è un altro. «L’università nuorese stava crescendo bene - denuncia Zidda - ma è stata bloccata da Cagliari e Sassari. Chi esce dall’ateneo nuorese sa del valore reale dei corsi, ma il problema è che non si vuole che Nuoro cresca. Gli sgambetti per bloccare la sua crescita sono continui». In questa fase al giovane sembra utile dunque una «seria riflessione» sulla crisi, ma anche una «mobilitazione», da fare con senso di responsabilità ed equilibrio, in modo da difendere l’ateneo e «consolidare le alleanze nel territorio», con tutte le forze sociali e politiche. Zidda rinnoviamo quindi il uo sì a un incontro con il presidente Soru ma con «l’obiettivo di qualificare i corsi, non di chiudere i battenti». Presto comunque gli universitari nuoresi uisciranno con un documento completo sul futuro dell’ateneo.
 Anche Cristian Fadda, studente in Scienze forestali, è sulla stessa linea d’onda di Zidda. Nonostante le «dichiazioni forti» del presidente Soru, comunque, lui non crede che il «rischio chiusura sia scontato». Il futuro dell’università dipende anche dalla «mobilitazione che gli universitari nuoresi sapranno darsi» insieme alle forze sociali e politiche. «Tra l’altro - conclude il giovane - quando il presidente Soru quando ci ha incontrato ha garantito un altro incontro con noi, per ascoltare le nostre proposte sul futuro dell’università nuorese. Noi chiaramente, dal canto nostro, chiederemo a lui di andare oltre la chiusura e avanzare le sue proposte risolutive».
 In questi giorni nelle aule e nei corridoi non si discute d’altro. Al centro ci sono le parole di Soru, ma anche il caso del Campus tradito e il patto saltato con la Difesa.
 La reazione però non è solo degli studenti, anche il mondo politico è in fermento. In particolare quello dei consiglieri regionali nuoresi che si sono sempre battuti per l’università. Per Giuseppe Luigi Cucca della Margherita le recenti dichiarazioni «lasciano davvero perlessi» anche perchè sono contro «gli impegni assunti nell’accordo e all’inizio della legislatura». Inoltre c’è il fatto che il presidente Soru è stato più volte «da noi invitato a discutere a Nuoro sull’università, ma lui non è mai venuto». E questo «lascia doppiamente perplessi». Per Cucca invece bisogna correrer ai ripari ed «evitare il peggio», anche perchè ritiene ancora che l’università nuorese sia un potenziale «volano» per lo sviluppo del Nuorese.
 A fianco di Soru invece Vincenzo Floris, consigliere regionale ds. «Io ritengo - dice - che il presidente Soru sia per università di seria A e non di serie B. Soru dunque non è contro l’universitù diffusa, ma contro le università dequalificate. Quella di Nuoro deve diventare una università di alto livello, nell’interesse di tutto il territorio». Sono dunque «fuori luogo» per Floris le «strumentalizzazioni penose» che vengono fatte sulle parole del presidente. «Sarebbe più utile, invece, subito dopo le primarie, sedersi intorno a un tavolo, per rilanciare l’ateneo in termini seri» conclude il consigliere ds.
 Anche per la consigliera regionale ds, Francesca Barracciu, serve subito un tavolo. «Perchè - sottolinea - più che di parole forti, e minacce di chiusura, forse oggi c’è più bisogno di dialogo: per ascoltare, capire e trovare soluzioni». Per la consigliera l’università di Nuoro resta una realtà e una «presenza importante» non solo per gli studenti, ma anche «per il territorio» in termini strategici. «Se questo è un punto di vista ancora condiviso da tutti - aggiunge - allora bisogna essere conseguenti anche sul piano finanziario, dotando di risorse una struttura che, comunque, dovrà fare un salto di qualità, che le consenta di reggersi strutturalmente e di eccellere in alcuni indirizzi di studio».
 «Tutti noi vorremmo una Bocconi in Sardegna - conclude Barracciu - ma non ce nè a Cagliari nè a Sassari. E siccome questo non è facile, occorre partire dalle realtà che abbiamo, Nuoro compresa, per consentire l’accesso agli studi nello sviluppo integrato. Più che di parole forti credo che ci sia bisogno di scelte e soluzioni».(n.b.)
 
 
 

Questionario e social

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