UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 3 ottobre 2007

Mercoledì 3 ottobre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 ottobre 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 11 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

Cominciate le lezioni del corso di laurea di Economia aziendale in videoconferenza da Cagliari per gli studenti di Tortolì. Taglio del nastro - con lezione - per il neo-preside della facoltà, Aldo Pavan. Problemi invece per la Clinica Ostetrica e ginecologica diretta da Gian Benedetto Melis: con il passaggio all’azienda mista: il direttore denuncia su L’Unione Sarda le carenze del reparto. Urbanistica e miniere è il tema di un convegno a Buggerru a cui parteciperanno, con il rettore, alcuni docenti dell’ateneo cagliaritano.
Numerose segnalazioni da La Nuova Sardegna: in corso di svolgimento ad Oristano la settimana europea del turismo, e al Forte Village un simposio internazionale sul trattamento dei rifiuti. Rilievo, nella pagine di Cagliari, per la scadenza per i tirocini formativi di cui dà notizia anche la nostra homepage in questi giorni, mentre nella cronaca di Sassari da segnalare la pubblicazione di parte dell’intervento di Simonetta Sanna ad un convegno sulla figura di Grazia Deledda. Concludono la rassegna altre segnalazioni culturali.
1 – L’Unione Sarda
Prov Ogliastra Pagina 23
Tortolì Ieri la lezione inaugurale
Economia aziendale
Studenti già in aula per la laurea online
 
L’Università del futuro passa per la nuove tecnologie. Un esperimento, quello dei corsi universitari a distanza, che a Tortolì è iniziato tre anni fa e prosegue con successo grazie all’iniziativa dell’Associazione ogliastrina per la promozione degli studi universitari. Ieri mattina alle 8,30, puntuali come un orologio svizzero, le prime tre matricole si sono presentate alla lezione inaugurale (docente Aldo Pavan) del corso di laurea in Economia aziendale dell’Università di Cagliari. Sono diverse decine le iscrizioni da parte degli studenti ogliastrini che, per svariate ragioni, hanno deciso di frequentare le lezioni in videoconferenza nell’edificio tortoliese di viale Santa Chiara messo a disposizione, del tutto gratuitamente, dall’Istituto tecnico commerciale "Gramsci".
Il dirigente scolastico dell’Itc Aldo Secci , che riveste il duplice ruolo di presidente dell’associazione, guarda al futuro. «Ci stiamo impegnando - sottolinea Secci - affinchè i nostri studenti possano completare il corso di studi nella sede di Tortolì». Già dal prossimo anno - secondo quanto riferito dal dirigente scolastico che nei giorni scorso era a Cagliari per discutere i dettagli dell’organizzazione dei corsi universitari - potrebbero essere attivate in videoconferenza anche le lezioni degli altri due anni di corso, lezioni che ad oggi si limitano a quelle del primo anno. «Si tratta di un progetto sperimentale - fa sapere Secci - che va avanti grazie ai contributi dell’amministrazione comunale di Tortolì e della Provincia Ogliastra ed in stretta collaborazione con il preside della facoltà di Economia dell’ateneo cagliaritano, Roberto Malavasi». A parte le lezioni tutto il resto si svolge come in un corso tradizionale. «Gli studenti che devono sostenere gli esami - sottolinea a questo riguardo il capo d’istituto - si recano a Cagliari».
Questa non è la prima esperienza in materia di Università a distanza nel territorio ogliastrino. A fare da apripista con un analogo progetto di corsi in videoconferenza fu Ilbono che attivò un corso di laurea in Informatica. Successivamente anche Elini, in collaborazione con l’Università di Sassari, attivo un corso di laurea online in Giurisprudenza.
Giusy Ferreli
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 1020
San Giovanni di Dio. Denuncia del direttore: mancano infermieri e assistenti sanitari
Ostetricia, la rabbia dei camici bianchi
L’azienda mista: «Nel 2008 trasferimento a Monserrato»
Con il passaggio all’Azienda mista non sono diminuiti i problemi della Clinica
 
È un reparto ospedaliero dove quasi sempre si entra volentieri, ma non al San Giovanni di Dio. La Clinica Ostetrica e ginecologica diretta da Gian Benedetto Melis ha l’acqua alla gola: la carenza di infermieri, operatori socio sanitari e ostetriche rende pesante il lavoro di chi ci opera. C’è poi l’incognita sull’opzione del personale, che potrebbe abbandonare l’Azienda per rifugiarsi nella Asl 8 e creare così vuoti di organico ancora più consistenti. Ora, come tutte le cliniche del Civile, è passata dalla difficile gestione di Università e Asl 8 all’Azienda mista, ma i problemi non sono finiti. Anzi, potrebbero aumentare con il prossimo trasferimento nella Cittadella universitaria di Monserrato, previsto nel 2008. Nel frattempo sembra che i finanziamenti, e i conseguenti miglioramenti o la semplice ordinaria manutenzione, siano bloccati.
LA DENUNCIA L’atrio del reparto al primo piano del vecchio ospedale è affollato da decine di donne in gravidanza che devono eseguire esami, interventi o più semplicemente partorire. L’ambiente non è dei più confortevoli, fa caldo e le poltroncine non sono sufficienti per tutte. Una porta scorrevole separa la quotidianità del reparto dallo studio di Gian Benedetto Melis. «Siamo in condizioni disperate, vede quella macchia - dice indicando una parete con l’intonaco penzolante - è da anni che chiedo una verniciata, ma niente. Ogni settimana sono costretto a farla pulire. Non è dignitoso». Il quadro non è certo esaltante, ma questo è niente rispetto alle carenze della clinica. «Il nostro problema cronico è la mancanza di personale. Siamo un punto di riferimento internazionale, raggiungiamo obiettivi notevoli, ma da troppo tempo soffriamo gli effetti della passata gestione della Asl 8. Mancano ostetriche, operatori socio sanitari (Oss), infermieri professionali e ausiliari. Da dieci anni non ci sono concorsi». Tutto questo si traduce in incomprensioni, tensioni e disagi per i pazienti. «Gli Oss sono quelle figure addette alla pulizia dei ricoverati e delle sale operatorie, funzioni che ora vengono svolte da ostetriche e infermiere, nonostante non sia un loro compito», spiega una dipendente. «Un’irregolarità accertata anche dall’Ispettorato del lavoro, ma niente è cambiato». Un ulteriore incognita pesa sul reparto: il 15 novembre i dipendenti potranno scegliere se rimanere nell’Azienda mista o trasferirsi nella Asl 8. In quest’ultimo caso è prevedibile una ulteriore diminuzione dei dipendenti.
L’AZIENDA MISTA Un piano sopra, sempre nell’edificio realizzato da Cima, il direttore dell’Azienda mista, Ninni Murru, assicura che presto i problemi verranno risolti. «Assumeremo le figure indispensabili. Domani (oggi per chi legge) è in programma un incontro tra sindacati, assessore alla Sanità e manager della Asl 8 per definire i dettagli di possibili defezioni dei dipendenti. Non è un problema - afferma il direttore - nel caso ne avessimo bisogno attingeremo le figure professionali da una graduatoria». Sarà un anno di transizione quello che dovranno affrontare il San Giovanni di Dio e la Clinica Macciotta. «I lavori per la realizzazione del Dipartimento materno infantile nella Cittadella universitaria sono a buon punto e se tutto fila liscio entro l’estate del 2008 le due strutture verranno trasferite a Monserrato».
Andrea Artizzu
 
3 – L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 20
Buggerru. Convegno sull’edilizia dei borghi minerari
Miniere, cattedrali da scoprire
 
Si parlerà di urbanistica e miniere, di traffici commerciali e di edifici industriali legati all’attività estrattiva nel corso del convegno su Cattedrali dell’archeoliga industriale costiera che si svolgerà oggi nella sala dell’ex bacino di Buggerru. Si parlerà anche del libro "Le cattedrali del patrimonio di Buggerru e Argentiera" curato da Francesco Calzolaio direttore scientifico del programma Cultura 2000 Archeologia industriale.
A coordinare i lavori, cui parteciperanno anche il rettore dell’università di Cagliari, docenti universitari nazionali e internazionali e il direttore del sistema di musei della scienza e della tecnica della catalogna Jaume Matamala sarà il commissario straordinario del Parco Geominerario Giampiero Pinna. (d.m.) 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cagliari
Ecco le nuove strade per spingere il turismo 
Piano messo a punto dalla Camera di commercio 
 
 ORISTANO. Prenderanno corpo, nei prossimi mesi, le prime “Strade dei tesori e del gusto”, itinerari promossi dalla Camera di commercio, d’intesa con enti e associazioni, per qualificare e potenziare l’offerta turistica del territorio.
 Protagoniste saranno le imprese, chiamate ad applicare un disciplinare già messo a punto col loro coinvolgimento e che dovrà in qualche modo regolamentarne attività e produzione.
 “L’obiettivo è quello di offrire uno strumento comune, ma di proporsi in modo diverso”, ha spiegato il presidente della Camera di commercio, Pietrino Scanu (nella foto), che ha concluso all’Hotel Mistral 2 i lavori del seminario dedicato proprio alle iniziative promozionali curate dall’Ente camerale. Il seminario era inserito nell’ambito della ‘Settimana europea del turismo’, organizzata dal Sil - Patto territoriale di Oristano.
 È stato il segretario della Camera di commercio, Enrico Massidda, a introdurre i contenuti del progetto sulle ‘Strade’, illustrato poi da Davide Beccu, che insieme al Servizio promozione della Camera ne ha seguito lo sviluppo per circa un anno.
 Si punta alla valorizzazione delle produzioni tipiche e delle peculiarità ambientali e culturali, disegnando nella provincia di Oristano itinerari che accompagnino il turista in una vacanza vissuta attraverso una rapporto diretto col territorio. Da qui le ipotesi allo studio per le “Strade del grano e del riso”, degli stagni e del mare, dell’uva e delle olive.
 «Sicuramente un’opportunità importante che richiede adesso l’impegno concreto delle imprese, perché siano attrici protagoniste dell’iniziativa», come ha sottolineato anche il professor Giuseppe Melis, presidente del Corso di laurea in Scienze del turismo dell’Università di Cagliari attivato a Oristano. Le stesse imprese da queste iniziative trarranno un indubbio vantaggio, contribuendo a valorizzare il comparto turistico provinciale che, ancora secondo il presidente della Camera di commercio di Oristano Pietrino Scanu, accusa “un ritardo di sviluppo”.
 Già si può contare su una positiva esperienza, maturata col Marchio di qualità: in questo caso la collaborazione con le aziende ha avuto evidente riscontro e la Camera di commercio anche quest’anno ha accreditato 39 imprese turistiche. Lo ha fatto utilizzando l’apporto dell’Isnart, l’Istituto nazionale del sistema camerale che ha seguito il progetto.
 È stato proprio il direttore dell’Isnart, Giovanni Cocco, a raccontare nel seminario di ieri l’esperienza conclusa con l’attribuzione del Marchio e una serie di iniziative promozionali a sostegno delle imprese turistiche che hanno ricevuto il riconoscimento: dalla pubblicazione di una guida territoriale, alla realizzazione di un sito internet, alla pubblicità in fiera e iniziative. Alberghi, ristoranti, agriturismo e anche un campeggio che hanno ottenuto il marchio di qualità sono stati sottoposti a un’analisi attenta, che ha tenuto conto di numerosi parametri sulla funzionalità delle strutture e sull’efficacia nella gestione della politica di accoglienza. Un’iniziativa che da un lato ha voluto qualificare gli esercizi partecipanti e dall’altra assicurare credenziali sicure per turisti e utenti.
 Un progetto confermato dalla Camera di commercio di Oristano, che entro la fine dell’anno farà partire una nuova edizione dell’iniziativa.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
«Su Ottana prima gli studi, poi i giudizi» 
Intervista con il docente dell’università di Cagliari Aldo Muntoni 
 
PULA. «Non si deve giudicare a priori: su Ottana prima occorre portare a termine una serie di studi specialistici, poi valutare quale sistema sia più opportuno per lo smaltimento dei rifiuti in quest’area dell’isola». Respinge l’idea di schierarsi sulla base di posizioni ideologiche Aldo Muntoni, 43 anni, all’università di Cagliari docente di Gestione dei rifiuti solidi e bonifica dei siti contaminati. Anche lui in questi giorni impegnato nel simposio internazionale di Santa Margherita, in passato ha fatto parte della commissione incaricata di esaminare il primissimo passaggio della procedura per verificare la fattibilità del progetto destinato al Centro-Sardegna.
 «Sono del parere che qualsiasi scelta non vada né imposta né rifiutata a priori - prosegue Muntoni - E mi spiego con un fatto specifico. Ci sono Paesi come la Danimarca, da tutti citati come esempio di Stato attento alla difesa della salute e alla protezione della natura, che vanno contro le posizioni radicali di una parte del movimento ecologista. Uno di quelli che la richiama più spesso positivamente, la Danimarca, è proprio Beppe Grillo. Ebbene, la patria di Andersen ha invece un numero enorme di centrali per incenerire. Con una concentrazione d’impianti che non trova rispondenze altrove in Europa. C’è allora da chiedersi: le autorità danesi all’improvviso sono impazzite? vogliono attuare un genocidio nella loro stessa popolazione? Non credo. In realtà, seguono la stessa strada anche i norvegesi e neppure a loro ritengo abbia dato di volta il cervello».
 Nel frattempo in Sardegna c’è chi avanza comunque legittime riserve sugli effetti nocivi derivanti dal rilascio delle nano-particelle e chiede estrema cautela. «Ecco perché a Ottana si deve prima esaminare la situazione con cura - sostiene ancora il docente cagliaritano - Ed ecco perché bisogna mettere in campo un’équipe multisciplinare, formata cioè da ingegneri e medici. In ogni caso, un fatto è certo: nessuna scelta può venire fatta calare dall’alto contro la volontà generale». E conclude: «Domani qui al meeting di Santa Margherita il dibattito è aperto: lo scambio di opinioni e un confronto civile permetteranno senz’altro di capire meglio la vicenda Ottana». (pgp)
 
Pagina 6 - Sardegna
Mega inceneritori sì o no?
La sfida dei super specialisti 
 
PULA. Mega-inceneritori sì, mega-inceneritori no. Su Ottana, Macchiareddu e Macomer il dibattito si estende. Chiama in causa specialisti e tecnici. Non si limita a ecologisti, operatori sanitari, politici. Coinvolge via via altri riercatori, studiosi, scienziati. Anche di Paesi diversi dall’Italia. Così - in vista del forum sul nuovo termovalorizzatore previsto per la Sardegna centrale che si terrà domani proprio qui a Santa Margherita, nel centro congressi del Forte Village - gli orizzonti si ampliano. Con una carrellata di pareri non sempre univoci. Con giudizi spesso basati sulle singole realtà nazionali: di frequente complesse, articolate, non riconducibili a una matrice comune a causa di condizioni naturali disomogenee. Un insieme di posizioni, comunque, che arricchiscono la discussione. E certo contribuiscono, grazie al simposio mondiale promosso a Pula dall’International Waste Working Group, a capire meglio le prossime mosse da fare nell’isola.
 Michele Maugeri insegna geotecnica ambientale all’università di Catania. «Sicilia e Sardegna ricadono grosso modo nella stessa area del Mediterraneo - dice - Conoscono perciò le stesse difficoltà derivanti dai mutamenti climatici, a iniziare dalla desertificazione. In un quadro del genere, anche per quel che riguarda i termovalorizzatori, sussiste la medesima incertezza che registro qui come partecipante al convegno sullo smaltimento dei rifiuti. Dei tanti impianti previsti sulla carta per incenerire le immondizie non ne è così partito bene neanche uno».
 Molti medici sostengono che le nano-particelle rilasciate dai termovalorizzatori, entrando nella catena alimentare, possono rivelarsi dannose per la salute. È soprattutto sulla base dei loro pareri - in particolare quello dell’autorevole istituto internazionale Isde - che ecologisti e numerosi esponenti del centrosinistra contestano la costruzione di questo genere di centrali, a partire dalla nuova ipotizzata a Ottana. Ma l’allarme non è registrato in maniera sicura da tutta la comunità scientifica. Sia sul piano nazionale sia nel più ambito europeo ci sono infatti tantissimi medici disposti a giurare il contrario. Anche da queste perplessità e da questi dubbi nascono i contrasti, polemiche, manifestazioni di protesta.
 Ecco perché Luis Diaz, professore all’università di Berkeley, preferisce non schierarsi in attesa di ulteriori approfondimenti. Nell’ateneo californiano Diaz insegna gestione dei rifiuti. E da lì dirige la rivista sicentifica Waste Management che fa capo all’Iwwg. «Negli Stati Uniti esistono sul problema dell’incenerimento le posizioni più variegate - spiega il docente - Greenpeace e l’Associazione internazionale degli ambientalisti sono contrari per ragioni sanitarie. Parlano del fatto che dagli impianti possano sprigonarsi diossina e altre sostanze decisamente pericolose. Le autorità governative si comportano variamente, quasi caso per caso. Ma c’è in giro troppa cattiva informazione: non si fa il bene della collettività divulgando notizie allarmistiche e non attendibili. Da noi i ricercatori che operano per la tutela della salute pubblica sono infatti convinti che non esista un rischio assoluto e che comunque le emissioni possano venire controllate adeguatamente. Però non sono organizzati sotto forma di lobbies. Dunque le loro voci non contrastano quelle di chi grida più forte».
 Come ricorda il responsabile scientifico del simposio, l’ingegnere sassarese Raffaello Cossu, ordinario a Padova e presidente internazionale dell’Iwwg, nel mondo esistono del resto posizioni disparate: «Paesi come la Grecia e l’Australia hanno messo al bando questi sistemi in maniera radicale - sottolinea - Stati virtuosi verso l’ambiente come la Svezia e l’Olanda li usano invece abitualmente. In Spagna gli impianti d’incenerimento devono essere costruiti con criteri di estremo rigore».
 Claudio Fernando Mahler fa parte dello staff di docenti e specialisti che nella megalopoli di San Paolo studia le tecnologie per lo smaltimento dei rifiuti solidi. «Il Brasile è in ritardo di una quindicina d’anni rispetto all’Europa - afferma - Ma sui termovalorizzatori le opinioni sono contrapposte come altrove: da una parte gli ecologisti, dall’altra la comunità scientifica». Nessuna questione, invece, in Malesia. Qui, come rimarca il ricercatore Sivalapan Kathiravale, è il clima a decidere per tutti: «Il caldo-umido delle nostre latitudini - rivela - impedisce ai rifiuti di trasformarsi in cenere: dopo il trattamento si trasformano in una specie di blob bollito. Ecco perché noi facciamo a meno in partenza dei termovalorizzatori dappertutto, tranne che nelle isole, dove invece le condizioni meteo sono più favorevoli». Infine, Christian Stiglitz, in Austria presidente nazionale del Consorzio per il riciclaggio delle scorie: «Nel mio Paese funzionano otto mega-inceneritori. Le direttive emanate di recente dall’Unione europea sono già applicate. Gli esperti, anche i medici, sostengono che qeusti processi, così come quelli collegati con le discariche, siano sostenibili sotto il profilo ambientale. In passato l’opinione pubblica austriaca era sfavorevole, preoccupata. Oggi non è più così: i commenti sono improntati a un maggiore ottimismo perché si vede che le garanzie in difesa della salute sono rispettate. Il più grande di tutti, nel pieno centro di Vienna, è meta continua di turisti e visitatori».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Brevi
ENTRO IL 15
Tirocinio laureati
 
 CAGLIARI. Scade il 15 ottobre il termine di presentazione delle domande per il bando di 117 borse di tirocinio facoltativo destinato a laureati presso azienda sarde e fuori dalla Sardegna. Le borse saranno assegnate sulla base di una graduatoria di merito. Informazioni nella sede di via Ospedale 12 e allo 070/67.58.772.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
La relazione di Simonetta Sanna al convegno di studi che si è chiuso ieri all’Università di Sassari 
L’Isola delle foglie al vento 
Il mondo e la società sarda visti dalla scrittrice nuorese 
Pubblichiamo una parte della relazione presentata da Simonetta Sanna al convegno «Chi ha paura di Grazia Deledda?» organizzato dalla facoltà di Lettere dell’Università di Sassari. Il convegno, iniziato lunedì, si è chiuso ieri.
di Simonetta Sanna
 
E’nella prospettiva dell’Isola che Grazia Deledda si rapporta al mondo. Ed anzi, il suo proposito d’essere per la Sardegna ciò che Tolstoj era stato per la Russia comprende propriamente la duplice prospettiva di «isola e mondo», che infatti determina il destinatario della sua narrativa, rivolta tanto verso l’Isola, quanto verso l’Italia del suo tempo o, più in generale, verso il mondo contemporaneo, risultato dello scontro fra i valori della premodernità e la modernità dell’urbanesimo borghese. Intendo soffermarmi non già sul rapporto della scrittrice nuorese col «mondo», bensì sul suo complesso rapporto con la Sardegna, a tutt’oggi di frequente frainteso e pertanto giudicato con non meritata ingenerosità. Tant’è che ancora le si rimprovera, da una parte, di avere consumato «personali rivincite» nei confronti di una terra schiacciata sui parametri della subalternità o, peggio, di un’antropologia criminale positivistica che legge la «sauvagerie» sarda quale risultato di tare razziali; dall’altra, la si accusa di presentare un’immagine della Sardegna appiattita sui cliché esotici dell’immaginario collettivo. A ben guardare, invece, facendo scontrare i protagonisti isolani della sua narrativa con le problematiche che giungono dal «mondo», la Deledda coglie con rara acutezza le antinomie della tematica identitaria ed insieme ne compendia i traumi ancora irrisolti: il trauma collettivo dell’ormai storica (im)perfetta fusione col Piemonte (1847) e la mutazione moderna relativa allo sviluppo turistico-consumistico, che estraniando la Sardegna dalle proprie tradizioni ripropone il mito non solo letterario della cattiva stella. Proprio all’Isola la Deledda porge lo specchio in cui individuare tanto le ferite collettive, che fanno ancor oggi della società sarda una società «traumatizzata» (e dominata da dinamiche sociali come quelle descritte da Freud in Psicologia delle masse, tanto più virulente quanto meno sono riconosciute), quanto la possibilità di una loro più proficua composizione. Per intanto, la tematica identitaria, rilevata dall’intreccio fra i costumi e le norme del mondo agro-pastorale sardo e le spinte individualistiche della società moderna, mette in moto i conflitti narrati. La loro composizione invece è, nel suo universo narrativo, il risultato dell’azione dei protagonisti, una loro conquista affatto personale: attraverso un percorso di iniziazione che coincide con una seconda nascita, i suoi eroi si riaccostano infine alla collettività avendo identificato una modalità tutta personale di dare voce ad un legame con la comunità ed il passato, nutrito dall’«arcana nostalgia che è nel carattere del popolo sardo» («L’edera»). Più precisamente, la complessa azione cui i protagonisti danno vita osserva in genere un ritmo tripartito: la fase di esordio è costituita da una loro integrazione irriflessa nelle norme collettive preindividuali della società isolana (tesi); la svolta si profila a partire da un doloroso e critico ripensamento di tali vincoli, di cui i personaggi si fanno carico (antitesi); lo scioglimento coincide con l’individuazione di una nuova ubicazione, ormai tutta soggettiva rispetto ai principi collettivi della tradizione plurisecolare sarda (sintesi), che essi tradiscono e rinnovano per adesione personale. La sintesi, l’acquisizione individuale cui la scrittrice fa pervenire i suoi eroi, elude pertanto la licenza moderna della realizzazione di sé a scapito degli altri, per rilanciarne quell’esemplarità etica che va ad arricchire il progetto della modernità, espressione delle aree centrali e del progresso, tramite il ripensamento creativo delle tradizioni della sua periferica Isola.
 Se la critica sarda ha in genere abbreviato e compresso i fattori individuali, la soggettività che sostanzia la frattura tra protagonisti e mondo isolano, caratterizzato tutt’oggi da una forte incidenza di norme preindividuali, la critica nazionale ha invece rimarcato unilateralmente il regionalismo dell’universo deleddiano, appiattendo talora l’universalità del suo registro stilistico a «poesia del vicinato». La rubricazione stilistica esula certo da questo discorso. Ma se la dialettica tripartita delle sue trame narrative appare sempre nuova da un testo all’altro non è solo perché la scrittrice dissolve questo percorso in variazioni infinite, ma anche perché la rappresentazione eccede la risoluzione metaforico-simbolica, per riferirsi piuttosto a un’espressione di conoscenza che si coagula attorno ad immagini che provengono dal silenzio - il quale è sostanza stessa di un paesaggio sardo marcatamente liricizzato, «luogo di grandezza e di mistero» («L’edera») - e in esso affondano. Volte come sono a captare quelle che, con Antigone, potremmo chiamare le «leggi non scritte e immutabili», invitano anche il lettore a compiere un suo personale viaggio, aspettandolo come pertiene ai grandi libri della letteratura universale, che non si è mai finito di leggere: «Da una rêverie all’altra, l’oggetto non è più lo stesso, si rinnova e questo rinnovamento è una nuova stagione del sognatore» (Gaston Bachelard, «La poetica della revêrie» [...].
 Nella prospettiva dei protagonisti dei libri della Deledda, la superiore verità morale che infine acquisiscono e che conferisce loro quell’esemplarità coscienziale rilevata dagli interpreti, è dunque il risultato di un processo di un solve et coagula affatto individuale, di un confronto personale sempre revocabile con le eterne leggi del bene e del male. Questo confronto è, appunto, caratterizzato da un ritmo tripartito: integrati nella fase dell’esordio nella comunità, sotto la spinta alla realizzazione di sé, indotta per lo più dall’assolutezza di un sentimento amoroso quale impulso individuale per eccellenza, i protagonisti pervengono ad una svolta che li mette in rotta con essa. Superata la crisi, i valori in cui si riconoscono nella fase dello scioglimento non sono più quelli irriflessi dell’inizio, ma il risultato di un doloroso processo di agnizione, suggello di una norma etica universale non di meno inscritta nella coscienza del singolo.
 Inoltre, l’orizzonte di riferimento dei conflitti narrati è costituito dai valori comunitari di cui sono ideali custodi gli «antichi padri costruttori dei nuraghes» («Canne al vento»): è un mondo in cui «tout ce tient», nel quale natura e cultura costituiscono ancora un’unità e la cui rappresentazione è affidata ad immagini bibliche tipiche della raffigurazione del mondo preborghese ad esempio nella letteratura tedesca fra ‘700 e ‘800, nel «Werther» (la scena della fontana) o nel «Faust» (la capanna di Philemone e Bauci) di Goethe. Ma tali valori appartengono alla letteratura mondiale e non alla realtà sarda extratestuale o testuale: nelle opere di Grazia Deledda rivivono, infatti, nel paesaggio, nel sogno o nelle feste che vedono riunita la comunità, mentre sono già in piena crisi nel mondo isolano da lei rappresentato. E’ pur vero che costituiscono ancora un valore giudicante rispetto alla modernità degradata dell’urbanesimo borghese e del suo egotismo edonistico, ma le vicende ambientate nella Sardegna del tempo provano già la precarietà di quell’identità collettiva, che appare tutt’altro che scontata: se per i protagonisti tale identità è, come dirò, il risultato di un ripensamento dolente, gli altri personaggi rinunciano ad ogni individualità in nome di uno statico «decoro sociale», oppure oscillano come «foglia al vento» («Marianna Sirca») o come «canne al vento» fra la tradizionale identità collettiva e i presagi di una nuova identità personale. [...]
 Verrebbe infine da chiedersi quale sia oggi, nella letteratura sarda, l’eredità di Grazia Deledda, di quel singolare equilibrio fra l’universale e il particolare conseguito dalle sue opere. Soltanto in rari casi la narrativa sarda contemporanea sembra caratterizzarsi per il rapporto vitale e critico fra il versante universalistico e quello regionalistico, nonostante i lusinghieri successi di pubblico e critica ottenuti soprattutto negli ultimi anni. Le cause sono certo molteplici. Fra le più evidenti citerei il perdurare degli stessi mali: quella vita attenta soprattutto «alle cose che cadono dentro il cortile», vale a dire quella referenzialità tutta interna a quest’Isola che l’imbalsamatore Marini di Giorgio Todde percepisce «abitata da naufraghi che si conoscono tutti e si vedono di continuo». Ne consegue fra l’altro, anche nelle arti e nelle attività culturali in genere, una rete del «dare ed avere» - cui neppure la stampa regionale è estranea - che poi impedisce di agire e pensare «juxta propria principia», nonché di individuare nuove prospettive sui mali antichi e moderni che travagliano l’Isola. Ma questo è un’altro problema, sul quale peraltro mi sembra urgente tornare, così come occorrerà interrogarsi ancora sulla ricezione di Grazia Deledda da parte dei narratori sardi contemporanei.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
IL PREMIO 
Le migliori tesi sulla cultura isolana 
 
CARGEGHE. Altamente positivo il bilancio del premio «TesiSarda 2007», bandito dalla Biblioteca di Sardegna e finalizzato alla valorizzazione delle migliori tesi di laurea di area umanistica.
 Trentadue sono state le tesi presentate al concorso; di queste sette sono state giudicate meritevoli di pubblicazione sulla base di due parametri di giudizio: la scientificità della forma e l’originalità dei contenuti.
 Al primo posto Valeria Pusceddu con «Annunzio Cervi 1892-1918», seconda classificata Lavinia Foddai con «Le figurine bronzee di soggetto zoomorfo nella Sardegna nuragica», terza Caterina Nestoria Solinas con «Per una storia dell’antica biblioteca del soppresso Convento dei Cappuccini di Bosa», quarto Enrico Pusceddu con «I Retabli quattrocenteschi e metodi di studio. Il caso del Retablo di San Bernardino». Quinta Graziella Lintas con «La bolla della traslazione della sede turritana di Eugenio IV», sesta Maria Pieranna Masala con «Il culto di Ercole in Sardegna: riferimenti e suggestioni topografiche», settima Francesca Mulas con «D’Annunzio, Scarfoglio, Pascarella e la Sardegna».
 I lavori andranno in pubblicazione entro il prossimo mese di dicembre. (p.si.)
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
Annunzio Cervi, un ragazzo poeta 
Nella biblioteca di Cargeghe una serata dedicata al letterato 
 
CARGEGHE. Due avvenimenti di notevole spessore culturale hanno caratterizzato l’incontro promosso dalla Biblioteca di Sardegna nel salone del Centro culturale del paese: il ricordo di Annunzio Cervi, poeta sassarese scomparso quasi novant’anni fa, e la cerimonia di premiazione per la prima edizione del concorso «TesiSarda 2007» destinato alle migliori tesi di area umanistica sulla Sardegna.
 Sette quelle premiate, al primo posto «Il Monello Sardo Annunzio Cervi, ritratto di un poeta». Dopo tanti anni di sostanziale oblio Annunzio Cervi ha finalmente avuto la sorte di essere stato oggetto di uno studio attento ed appassionato. Valeria Pusceddu, ha costruito su di lui la propria tesi di laurea (relatore il professor Giovanni Pirodda), conseguendo il massimo dei voti e il primo premio del concorso promosso dalla Biblioteca di Sardegna, che ne ha curato la pubblicazione. Introducendo i lavori il direttore della Biblioteca di Sardegna Corrado Piana ha tracciato un quadro della molteplice attività dell’istituzione rivendicando ad essa un ruolo di promozione non solo semplicemente divulgativa ma anche editoriale del «libro sardo» attraverso il centro di documentazione linguistica e culturale «Inedita». Ruolo che è stato riconosciuto anche dal presidente del consiglio regionale Giacomo Spissu, il quale nel suo messaggio ha assicurato di voler sostenere «in vista del convegno nazionale su Annunzio Cervi in programma a Sassari nel 2008 ogni iniziativa utile a riscoprire la vita e le opere di un artista che, pur morendo a soli 26 anni nella Prima Guerra Mondiale, ha lasciato tracce significative nel panorama letterario del suo tempo». Ma chi era Annunzio Cervi e che rapporto c’è, esistenziale e culturale, tra la sua vita, la sua opera e la città di origine? Nato a Sassari da Antonio Giovanni Cervi, abruzzese e insegnante di liceo, e dalla sarda Costanza Cabras, visse in Sardegna sino a 16 anni. Nel 1908, dopo un breve periodo a Campobasso, si trasferì con la famiglia a Napoli, dove si inserì rapidamente negli ambienti culturali. «Quale patrimonio culturale ha portato con sé da Sassari?», si chiede nella sua relazione il giornalista Salvatore Tola, il quale traccia un quadro dei fermenti sociali, culturali e politici che animavano la Sassari di allora e che certamente devono aver influenzato la maturazione di quell’adolescente culturalmente tanto precoce che, come ricorda Valeria Pusceddu nel suo libro, a soli dieci anni aveva già pubblicato una lunga nenia poetica in un giornalino sardo e a tredici anni una piccola tragedia di cui si ha notizia in un articolo apparso nel 1914 su «Eco della Cultura». Per la Pusceddu l’incontro col personaggio di Annunzio Cervi è stata «l’avventura di una scoperta». «Desideravo trovare un autore dimenticato - racconta - che morto nei ricordi collettivi potesse poi, con il mio piccolo contributo, provare a vivere per sempre». Sfogliando la letteratura sarda ecco il nome di Annunzio Cervi, «un giovane sardo che a soli 26 anni moriva sul Carso per la Patria». Immancabile l’interrogativo di «che cosa e quanto di straordinario avesse mai potuto realizzare un giovane uomo nel breve arco di una vita, così frettolosa come quella di Cervi». Dopo le prime difficoltà nel lavoro di ricerca ecco un susseguirsi di scoperte e di sorprese che ne documentano una attività culturale quanto mai frenetica e intensa sino a «diventare agli inizi del Novecento uno dei massimi rappresentanti del rinnovamento letterario della città partenopea». Molteplici «le metamorfosi» del personaggio, dapprima scrittore, poeta e prosatore, poi critico di teatro e di letteratura, giornalista, soldato, uomo profondamente sensibile come traspare dalle sue lettere inedite. «Da Napoli - sottolinea ancora Valeria Pusceddu - ricordava sovente la sua terra natia, Sassari e la Sardegna. Con fierezza aveva portato con sé dalla sua isola i caratteri di un intero popolo: la testardaggine, la tenacia, la fortezza fisica, il carattere impetuoso, anche se spigoloso e solitario». Al termine della serata dal Centro sociale il pubblico, già intensamente coinvolto, si è trasferito nel vicino oratorio di Santa Croce dove, in un’atmosfera altamente suggestiva, ha potuto assistere ad un recital a lungo applaudito di parole e musica in omaggio all’opera di Cervi con la voce dell’attrice Lella Cucca e la chitarra di Stefano Marrosu.
Pietro Simula 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Sardegna
Contro gli ubriachi al volante c’è il naso spia: l’auto si blocca 
L’invenzione è del chirurgo sassarese Gianfranco Azzena e di un ingegnere
Il ministero dei Trasporti la finanzierà 
 
CAGLIARI. Un «naso» per aiutare a evitare gli incidenti provocati dall’abuso di alcol. Si tratta di un sistema di tre nasi elettronici sistemati nell’auto, messo a punto dal sassarese Gianfranco Azzena e dal padovano Antono La Gatta. E così la vettura diventa intelligente.
 Se il guidatore ha alzato troppo il gomito, i «nasi» lo percepiscono e l’auto non parte o rallenta.
 Tutto è iniziato nel marzo scorso quanto Azzena, oggi direttore della clinica chirugica di Ferrara, si era recato a Milano per un congresso. Qui ha conosciuto La Gatta, titolare di una società di elettronica che costruisce biomedicinali a Padova. «Al rientro - ricorda Azzena - non avendo in quel momento l’auto, ho avuto un passaggio da La Gatta, che faceva la mia stessa strada. Durante il viaggio abbiamo chiacchierato del più e del meno, tra cui anche della sua Mercedes ricca di congegni elettronici. Tra questi, ad esempio, ce n’è uno che segnala quando l’auto raggiunge la stessa velocità di quella che precede. Tornato a Ferrara mi è venuta la curiosità di capire se poteva essere utile un sistema di sensori in grado di rilevare il tasso alcolico presente dentro una macchina».
 A quel punto Azzena si è recato a Roma dal ministro dei Trasporti e ha spiegato la sua idea. Avuto un assenso di massima, ha poi parlato con La Gatta chiedendogli se era interessato a studiare un meccanismo per prevenire gli incidenti da abuso di alcol. Nella sua qualità di direttore della clinica chirurgica Azzena ha spesso modo di vedere traumatizzati da incidenti automobilistici. «Da qui la necessità - spiega Azzena - di elaborare un modello di intervento in grado di ridurre questi drammi. Inoltre penso che la curiosità e la fantasia, anche per le cose di cui non ci si interessa direttamente, sia il segreto per restare giovani».
 Nel 1962 il chirurgo si era laureato a pieni voti nella facoltà di Medicina di Sassari. Figlio d’arte, il padre era primario chirurgo a Tempio, decise di intraprendere la stessa carriera, e alla fine del ’67 si trasferì a Ferrara, dove è poi diventato direttore della clinica chirurgica.
 Ora dopo sei mesi di lavoro seguiti alla convenzione firmata dall’Università di Ferrara col ministero dei Trasporti e la collaborazione dell’ingegner La Gatta, è pronto il primo prototipo di auto-sicurezza. Il progetto si chiama Angel, un acronimo inglese che significa analizzatore del livello dei gas respiratori. Utilizza tre sensori particolari (i nasi elettornici) sistemati a triangolo: uno vicino al volante e due nella parte posteriore dell’auto. Questa posizione permette non solo di individuare i vapori di alcol emessi durante la respirazione dei passeggeri, ma anche di capire chi è dei componenti dell’equipaggio ad avere “alzato il gomito”. Se questo è il guidatore, allora la macchina non parte. Oppure se quest’ultimo dovesse bere durante la guida e superare un determinato tasso alcolico allora la vettura rallenterebbe la corsa.
 «Naturalmente si tratterà di tarare nel modo che si riterrà opportuno - spiega Azzena - i sensori interni all’auto. Noi abbiamo elaborato un sistema di triangolazione utilizzando dei particolari sensori provenienti dagli Usa, messi a punto per individuare i vapori che contengono alcol ed anche per capire se questi provengono da chi sta guidando. Questo sistema è stato poi brevettato ed ha avuto l’assenso del ministero dei Trasporti. In altre parti del mondo si stanno sperimentando diverse modalità per prevenire gli incidenti automobilisti causati da un abuso di alcol. In Giappone, ad esempio, si sta lavorando sul sudore, da altre parti sui movimenti oculari. Sappiamo che sono interessati a queste ricerche anche case automobilistiche come la Saab e la Volvo. Ma il nostro sistema si basa su principi differenti».
 La convenzione stipulata col ministero prevede il termine del progetto per la fine del 2008. Ma chi potrà avere interesse a inserire nella propria auto i sistema di “nasi elettronici” di Angel? Secondo Azzena «molti genitori per far sì che i propri figli guidino in modo più sicuro. Poi le persone responsabili, le compagnie di trasporto per il loro camion e i titolari dei mezzi pubblici in generale. Le assicurazioni, poi, potrebbero proporre sconti a chi utilizza Angel. Il campo è vasto. Ma mi preme sottolineare che l’intento del nostro progetto è quello di prevenire gli incidenti e non di reprimerli».
 I “nasi elettronici” si basano su particolari congegni sensibili a determinate molecole presenti nell’aria, in questo caso appartenenti ai vapori che contengono alcol. Inoltre questi «nasi» rappresentano, forse, un esempio di rivincita dell’olfatto, per tanto tempo disprezzato e relegato ai margini.
Roberto Baracchini
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Nuoro
Due giornate nel segno di Antonio Gramsci  
Il programma del convegno alla biblioteca Satta 
 
NUORO. «Gramsci e la storia d’Italia»: con questo titolo venerdì e sabato partirà il convegno promosso a Nuoro dalla Fondazione «Gramsci» e «Siotto», con la collaborazione del ministero della Pubblica istruzione. Oltre agli esperti e studiosi per parlare del pensatore sardo a 70 anni dalla sua morte ci sarà in biblioteca Satta anche l’assessore regionale Maria Antonietta Mongiu.
 Tra i temi che affronterà il convegno sicuramente non mancheranno ni risultati delle ultime ricerche su Gramsci. In particolare le carte degli archivi di Mosca che di recente hanno aperto altre frontiere e nuovi solchi per gli studiosi. E quasi certamente saranno soprattutto due gli esperti che si cimentaranno con queste nuove pagine: Giuseppe Vacca presidente dell’Istituto nazionale Gramsci e lo storico Nicola Tranfaglia. Non mancheranno naturalmente di dare un contributo importante alla ricostruzione del pensiero e alla rilettura delle opere anche altri docenti di livello nazionale e regionale.
 Il taglio del convegno, e non a caso, stavolta è stato infatti deciso dalle due fondazioni «Gramsci» e «Siotto» con la collaborazione del ministero della Pubblica istruzione. Un taglio che è stato riassunto nel titolo «Gramsci e la storia d’Italia» proprio in occasione di un altro grande anniversario nazionale.
 Il programma della manifestazione che si terrà alla Satta prevede una prima sessione dei lavori venerdì 5 ottobre alle 10 con Giuseppe Vacca presidente della fondazione Gramsci che svilupperà il tema dal titolo «Gramsci oggi», seguirà poi Nicola Tranfaglia e Antonello Mattone che parlerà di «Sovversivi e sovversivismo». Dopo questi interventi, il dibattito.
 Quindi i lavori del convegno riprenderanno alle 15,30 con Antonio Burgio dell’Università di Bologna su «Gramsci storico», e Raul Mordenti dell’università di Roma.
 Mentre Alceo Riosa dell’Università di Pavia tratterà di «Gransci e Tasca». Quindi parleranno altri due studiosi, Carlo Lacaita dell’università di Milano su «Gramsci e Salvemini», e Giovanni Francioni dell’Università di Pavia sull’edizione nazionale delle opere di Gramsci.
 Il secondo giorno del convegno, sabato 6 ottobre, si aprirà con il dibattito alle 9,30 e con gli interventi su «Gramsci sardo» di Eugenio Orrù e «Gramsci e la scuola» di Aldo Accardo.
 Nel finale ancora il dibattito con interventi di insegnanti provenienti dalle scuole del territorio, che per l’occasione (almeno tre per ogni istituto) avranno la possibilità di assentarsi dalle lezioni.
 Mentre il saluto ufficiale sarà dato dal sindaco Mario Zidda, le conclusioni sono state affidate all’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Maria Antonietta Mongiu.
 
 
 
 

Questionario e social

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