UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 7 settembre 2007

Venerdì 7 settembre 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 settembre 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina
Riflettendo sui rincari
Scuola e libri di testo, manca il buon senso
di Raimondo Cubeddu
 
La propensione degli italiani a spendere in educazione non è marcata. Più che di una buona laurea si pensa debba essere fornito ai figli un titolo di studio. Possibilmente conseguito a buon prezzo. Di qui le proteste degli aspiranti studenti universitari e dei relativi genitori che trovano scandaloso dover spendere qualche centinaio di euro per l’acquisto di libri di testo ma non per una cena, un concerto o per un paio di scarpe alla moda. E senza dire del telefonino.
Che i libri di testo siano cari è vero. Ma ciò che colpisce è che vengono sostituiti troppo spesso ed aggiornati dilatandone la mole in maniera sproporzionata alla capacità di tanti studenti di immagazzinare anche una parte delle nozioni. Sarebbe meglio usare il vecchio ed economico buon senso e pensare sia a libri più sintetici, sia a mantenerli in uso per più anni.
Ma il buon senso, purtroppo, è da un bel po’ scomparso dalla nostra scuola. Forse da quando essa è diventata il campo di ricerca di esperti in didattica ai quali però gli studenti e i genitori che ora protestano devono tanto il deprecato caro libri, quanto il lassismo che consente indici di promozione tanto elevati.
Il caso eclatante è stato quello delle lamentele per il costo dei libri per preparare i test d’ammissione all’università. La loro presenza e diffusione sono il segno del fallimento della scuola media superiore. Tant’è che tale ridondanza di scienza e di informazioni deve essere ridotta in quiz a risposta multipla che nessuno studente dovrebbe avere difficoltà a superare a meno di scegliere una facoltà molto diversa dal procedente curriculum.
Tutti questi difetti del sistema scolastico ed editoriale non devono comunque indurre a pensare che il numero chiuso sia inutile, perverso, e fonte di abusi. È vero che talora sono il primo gradino nell’accesso a corporazioni remunerative il cui costo di formazione è molto alto per lo stato. Ma è anche vero che senza il numero chiuso le università non sarebbero in grado di fornire strutture logistiche e didattiche adeguate, e che gli studenti che vi si sottopongono sono più motivati di quelli che si iscrivono alle classi di ripiego o di riflessione.
Certamente rimangono dei difetti. I concorsi di ammissione a carattere nazionale si svolgono nello stesso giorno e spesso capita che il voto con cui non si è ammessi nella sedi ritenute migliori consentirebbe una dignitosa ammissione in facoltà meno ambite. Si tratta comunque di problemi che potrebbero essere risolti attribuendo un’autonomia alle università che le inducesse ad occuparsi anche del loro prestigio e con un sistema di differenziazione delle date di svolgimento dei concorsi.
Tutto questo per dire, in buona sostanza, che il problema non è certamente quello del caro libro, ma che esso è il frutto perverso di un sistema scolastico che non funziona e che sarebbe inutile cercare di curare con calmieri. 
 
2 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 12
Pari opportunità, master per esperti
 
Le domande di iscrizione al Master universitario di II livello in "Esperti in promozione delle pari opportunitá" dovranno essere presentate entro lunedì 10 settembre: per quelle inviate tramite posta non farà fede il timbro postale. Il Master, istituito dall’Università di Cagliari, sarà diretto dalla professoressa Anna Oppo, ed è il primo del genere mai attivato in Sardegna. Il Master è stato reso possibile anche grazie agli Uffici della Consigliera di Parità della Regione, della Provincia di Cagliari, dalla Provincia del Medio Campidano e dall’Aidda. Per informazioni rivolgersi ai numeri 070 6753759 e 070 60605545.
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Italiana Pagina 9
«Quando le cellule aiutano a guarire»
Il professor Antonio Cao e il via libera agli embrioni-chimera
 
Si chiamano “embrioni-chimera” perché hanno il Dna umano impiantato in un ovulo di mucca. Una combinazione ardita proprio come l’essere mostruoso della mitologia greca che aveva una testa di leone, un corpo di capra e una coda di drago. Dopo mesi di dibattito, l’Human Fertilisation and Embriology Authority di Londra ha autorizzato i ricercatori del King’s College di Londra e dell’Università di Newcastle che ne facevano richiesta a fare gli esperimenti su questo tipo di embrioni. Una nuova frontiera della ricerca scientifica che ha già diviso le coscienze e acceso grandi polemiche. Il professor Antonio Cao, direttore dell’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del Cnr di Cagliari, ha dedicato la vita allo studio del codice delle cellule.
Professore l’HFEA ha detto sì alla ricerca per esperimenti che prevedono l’inserimento di Dna umani in ovuli di mucca o di coniglio: l’obiettivo produrre cellule staminali. Come funziona questo mix?
«Per cercare oggi di avere delle cellule staminali omologhe (identiche all’organismo) si fa il cosiddetto clonaggio o trasferimento nucleare : si prende il nucleo da una cellula di un signor X, per esempio della pelle, e lo si mette dentro un uovo al quale è stato tolto il nucleo. A questo punto si fa procedere l’uovo e quando arriva a una fase molto, molto precoce, si interrompe la crescita e si prendono le cellule embrionali. Queste possono in un futuro sostituire organi, perché sono omologhe, hanno praticamente tutte le informazione genetiche dello stesso individuo. L’unica differenza è che nell’uovo che ha fatto da “accettore”, c’è un altro gruppo di geni, molto piccolo che è codificato dal Dna mitocondriale e non nucleare. Ora il problema è che il numero di cellule uovo disponibile è bassissimo. Ottenere uova da una donna è difficile, è doloroso, comporta dei rischi. In questo campo, in Italia, la ricerca è proibita. In Inghilterra, in Australia e in altri paesi si fonda sulla donazione, in qualche paese addirittura sull’acquisto».
Mucche e conigli sono un’alternativa.
«Gli studiosi inglesi hanno proposto di usare l’uovo di un animale per il trasferimento nucleare».
Una traccia del Dna animale rimarrà però all’interno dei mitocondri, le fonti di energia della cellula. Che lingua si parlerà alla fine, quello dominante con il 99 per cento umano o lo 0,1 animale?
«Credo che questo tipo di procedimento non verrà mai utilizzato nell’uomo. Verrà usato per studiare, per capire che cosa si può ottenere con il trasferimento nucleare ; quali sono i fattori che determinano il meccanismo per cui il nucleo si differenzia e diventa un nucleo totipotente, con la potenzialità cioè di produrre qualsiasi cellula dell’uomo. La conoscenza precisa di questo processo, con ogni probabilità in futuro consentirà di ottenere delle cellule embrionali senza ricorrere all’uso di uova, magari unicamente con la stimolazione del nucleo».
Il via libera ha due condizioni: gli ibridi devono essere distrutti dopo due settimane e non possono essere impiantati nell’utero. Lei vede comunque un vantaggio per la ricerca scientifica?
«Sì. Il trasferimento nucleare per la produzione di cellule embrionali omologhe apre molte potenzialità per le cure di tante malattie. Non lo posso applicare sull’uomo ma è una nuova strada per fare ricerca».
Perché è così importante per la scienza disporre di cellule staminali anche costruite in questo modo?
«Le cellule staminali sono “totipotenti”, in realtà non sappiamo ancora in che modo, ma è possibile che in futuro possano servire a rigenerare qualunque parte dell’organismo. Facciamo l’esempio più banale, quello delle malattie che si curano con il trapianto del midollo osseo. Il midollo osseo buono è quello Hla compatibile preso dai fratelli. Un fratello su quattro può essere un buon donatore. Al di fuori della donazione Hla compatibile (tra familiari non identici, oppure donazione da banca) i rischi sono maggiori. In questo modo se si dovesse riuscire, ma ancora non si è riusciti, dalla cellula embrionale a produrre la cellula “totipotente” midollare ognuno avrebbe risolto ad esempio, il problema dei trapianti. Un discorso analogo lo si fa per l’infarto cardiaco».
Se il traguardo è quello di avere a disposizione cellule che possono aiutare a guarire, perché gli studiosi inglesi parlano di Parkinson e soprattutto di Alzheimer?
«L’applicazione in questi campi è problematica, forse un po’ meno per il Parkinson. Ma il cammino della scienza è immenso, imprevedibile. L’importante è che si possa con correttezza, con mentalità scientifica perseguire varie strade senza ostacoli. Naturalmente nessuno vuole produrre delle cellule che contengono un Dna non umano per usarle poi nell’uomo, sarebbe assurdo».
La comunità scientifica ha salutato la notizia con favore. Angelo Vescovi, uno dei pionieri delle ricerche sulle staminali però parla di un’aberrazione che non darà risultati…
«Gli scienziati dovrebbero parlare senza pregiudizi: dire a priori “non servirà a nulla”, è un atteggiamento antiscientifico. Tutte le grandi scoperte sono state fatte quasi per caso. L’uomo è curioso, cerca di capire. Se pone dei paletti ha pregiudizi. La scienza non vuole pregiudizi».
Il Vaticano parla di mostruosità e di sistemi da campo di concentramento. L’Italia resta sempre a guardare.
«È tagliata fuori da questa ricerca, ma è tagliata fuori anche da alcune applicazioni pratiche dell’uso della diagnostica, come la diagnosi pre-impianto e preconcezionale per le malattie genetiche. Il risultato è un doctor shopping fuori d’Italia, in Turchia e in Spagna. Direi che è molto peggio pagare una povera donna, facendole correre dei rischi. Il grande vantaggio di questa nuova ricerca, che resterà nei confini della ricerca, è di proteggere proprio le donne».
Caterina Pinna

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
Master per le Pari opportunità
Domande per le borse di studio 
 
CAGLIARI. Scade lunedì 10 settembre il termine per la presentazione delle domande di iscrizione al Master Universitario per «Esperti in promozione delle pari opportunità». Lo ricordano la consigliera regionale di Parità, Luisa Marilotti, e la professoressa Anna Oppo dell’Università di Cagliari. Il Master, che è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione e al sostegno finanziario dall’Ufficio della Consigliera di Parità Regionale, dall’Ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Cagliari, dalla Provincia del Medio Campidano e dall’Aidda, è sostenuto dall’assessore regionale del Lavoro Romina Congera che contribuirà con alcune borse di studio per favorire la partecipazione di donne disoccupate e/o precarie.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 31 - Sassari
Attività sportiva sin da piccoli: ricetta per sconfiggere le malattie 
IL CONVEGNO
Esperti a confronto al Libyssonis 
 
PORTO TORRES. Lo sport nell’età evolutiva è stato l’argomento centrale della prima giornata del 7º congresso di medicina e cardiologia dello sport, cominciato ieri mattina nella sala conferenze dell’hotel Libyssonis, con l’obiettivo di stabilire le linee guida sulla quantità e sulla qualità dell’attività fisica che un bambino debba praticare per conservare il buono stato di salute da adulto.
 “Crescere con lo sport” si intitola la tre giorni congressuale che vede la presenza di alcuni tra i migliori specialisti regionali e nazionali della medicina sportiva e non, predisposta dall’associazione medico sportiva sassarese e dall’associazione regionale cardiologi ambulatoriali Sardegna col patrocinio di Regione, provincia di Sassari, comune, Parco Asinara, Coni provinciale e Asl 1.
 La sessione di ieri, dedicata a “I paramorfismi osteoarticolari e l’allenamento del bambino”, ha proposto una relazione particolarmente esaustiva dell’ortopedico Andrea Manunta, della clinica universitaria di Sassari, che ha sottolineato che nei bambini, anche in caso di paramorfismi, è indicata seppur in maniera moderata l’attività fisica.
 Un intervento accorato quello di Sergio Moraglia, medico sportivo dell’Asl di Sassari, che ha ricordato come «l’attività sportiva non agonistica deve essere fatta con metodo e criterio, perché anziché portare dei benefici potrebbe arrecare danni all’organismo».
 Il presidente della Federazione medici pediatri, Lino Argiolas, ha parlato di asma e attività fisica: il broncospasmo indotto dallo sforzo assume rilevanza in età pediatrica e adolescenziale, e se non riconosciuta e adeguatamente trattata l’asma da esercizio fisico può indurre in molti bambini un circolo vizioso che può causare il loro allontanamento dallo sport con ripercussioni socio psicologiche e sulla qualità della vita».
 A livello isolano, leggendo i dati statistici di Argiolas sull’infanzia, i pazienti asmatici sono circa l’80 per cento, 40 per cento quelli con rinite allergica e 10,3 per cento soggetti senza storia di asma.
 «La pratica sportiva - ha aggiunto il pediatra - è utile per la crescita e per l’equilibrio psico-sociale del bambino e dell’adolescente, oltre a essere un buon supporto per il controllo della malattia e per il miglioramento della complicanza terapeutica».
 Della “sindrome ipocinetica” si è occupato il responsabile dell’Unità di scienza dello sport del Coni Marcello Faina, ricordando che di «questa malattia si parla da quaranta anni a questa parte: il problema reale è nello stile di vita degli individui, e la risoluzione del problema sta nel ruolo che rivestono gli adulti, cioè i genitori e gli allenatori - ha sottolineato l’esperto -, nella funzione di educatori dei bambini».
 Il concorso fotografico “Click on sport 2007” ideato dalla Ambrosia centro studi fitness, ha chiuso la prima giornata del congresso.
Gavino Masia 
 
 

Questionario e social

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