Mercoledì 1 agosto 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 agosto 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e altravoce.net 

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Sanità. Pochi e costretti a eseguire turni di lavoro massacranti: emergenza in tutti i reparti
Policlinico, la rivolta degli infermieri
 
Mancano gli infermieri e al Policlinico universitario di Monserrato i reparti viaggiano a regime ridotto. La crisi si fa sentire ovunque da Rianimazione a Oncologia con un boom di pazienti e carenza di personale. Per ben 71 infermieri precari la Regione aveva promesso l’assunzione a tempo indeterminato, invece ancora tutto tace e molti non possono fare altro che tentare concorsi esterni nella speranza di avere certezze per il futuro. «Molti hanno vinto il concorso per le nuove assunzioni di infermieri all’ospedale Brotzu e sono andati via - dice Gianfranco Angioni, della Cisal Università - altri invece stanno tentando quello per la Asl 8. E così il Policlinico si svuota. Gli infermieri in servizio sono costretti ad estenuanti turni di lavoro nel tentativo di attenuare i disagi per i pazienti. Ma la situazione sta precipitando».
In totale gli infermieri sono 71: 23 assunti a tempo indeterminato, 40 interinali, 8 che arrivano da altri presidi. In pianta organica mancano ben 30 infermieri. E chiaramente che è presente nel reparto deve farsi carico anche del lavoro di chi non c’è. Non solo. La speranza sarebbe potuta arrivare dai giovani laureandi, ma la Regione non ha più stanziato i soldi per i corsi in Scienze infermieristiche. Con il risultato che neanche in futuro ci saranno infermieri disponibili. L’unica carta che resta è quella dei lavoratori stranieri. Sono già 7 quelli in servizio. «In programma - conclude Gianfranco Angioni - c’è un nuovo ospedale e per questo sì che la Regione ha stanziato fondi. Ben 400 milioni di euro. Ma se non riescono a fare vivere neanche una realtà come il Policlinico, perché vogliono andare altrove? A Monserrato ci sono gli spazi, le strutture. Basterebbe che la Regione investisse sui giovani sardi e la loro formazione. Invece ci ritroviamo anche per questi motivi con un sistema sanitario da Terzo Mondo». In questi giorni sono stati nominati il direttore sanitario e amministrativo. E ora gli infermieri che restano al Policlinico, ma soprattutto i pazienti attendono risposte.
Beatrice Saddi
 
2 – L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 27
Conclusa a Carbonia la campagna di scavi del Cnr
Affiorano venti misteriose sepolture nella necropoli punica di Monte Sirai
 
Una grande necropoli punica sepolta sotto il parcheggio d’ingresso insieme ai resti di una ventina di cartaginesi inumati secondo un rito sacro rarissimo ed affascinante. Sono queste le scoperte più importanti emerse dalla campagna di scavi 2007 che si è svolta nella cittadella fenicio punica di Monte Sirai.
La scoperta del vasto cimitero risalente ai primi anni della dominazione punica, modifica la teoria secondo la quale la città fondata dai fenici sul pianoro, per un lungo periodo dopo l’occupazione cartaginese avesse perso importanza. «Evidentemente non è così - spiega l’archeologo Piero Bartoloni, docente dell’Università di Sassari e direttore della campagna - le sepolture sono tante e anche di una certa importanza». La prova è data dal corredo trovato nelle tombe a fossa. «Molti defunti erano stati sepolti con il loro scarabeo, il loro sigillo, segno che appartenevano ad un ceto elevato». In alcune tombe sono stati trovati monili d’oro, anelli d’argento e di bronzo e collane. E poi ci sono le venti sepolture, sembra che in quel caso i morti siano stati inumati con un rito misto fenicio -punico. «Una specie di rito di transizione. I fenici bruciavano quasi completamente i loro morti in roghi che arrivavano anche a 1000 gradi di temperatura, i punici no», spiega Bartoloni. «Questi sono stati bruciati parzialmente lasciando intatto lo scheletro che infatti abbiamo ritrovato», dice l’archeologo. Sepolture simili, risalenti allo stesso periodo(510, 470 avanti Cristo), erano state trovate a Bithia sul finire degli anni Settanta. Gli studiosi dovranno accertare se gli inumati appartenevano a qualche setta religiosa particolare, magari poco diffusa. Con Bartoloni hanno scavato gli archeologi Michele Guirguis, Elisa Pompianu, Antonella Unali e Laura Mallica.
Marco Venturi
 
3 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 12
Cagliari
Authority, Paolo Fadda verso la nomina
 
Conto alla rovescia per la nomina di Paolo Fadda, docente universitario nella facoltà di Ingegneria, alla presidenza dell’Autorità portuale di Cagliari. Il nome di Fadda era stato indicato dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi nell’ambito della "terna" proposta dagli enti "accreditati" dalla legge 84/94. Con la Camera di commercio e la Provincia, a esprimersi sono stati il Comune capoluogo, Capoterra e Sarroch. La competenza dell’Autorità portuale di Cagliari, infatti, si estende sino a Porto Foxi, includendo la raffineria della Saras. I nomi in lizza, oltre Fadda, erano quelli di Sandro Usai, Massimo Deiana e Nino Granara, presidente uscente e attuale commissario dell’Authority.
I RITARDI La nomina di Fadda, che aveva incassato anche il benestare del presidente della Regione Renato Soru, non ha conosciuto un iter rapidissimo. Il ministro chiede, per legge, un parere consultivo alle commissioni Trasporti della Camera e del Senato, che devono esprimersi entro 30 giorni. Possono anche non pronunciarsi, ma è necessario che la proposta di nomina sia iscritta all’ordine del giorno. Radio Palazzo parla di atteggiamenti politici finalizzati a ritardare l’iscrizione del parere all’ordine del giorno. Obiettivo: far tornare in pista altri candidati. Ieri, tuttavia, è stato possibile appurare che, a quasi un mese di distanza dalla richiesta di parere formulata dal ministro, avvenuta il 20 giugno, la commissione Trasporti della Camera, in data 17 luglio, ha iscritto all’ordine del giorno la nomina di Fadda. Idem per il Senato: l’argomento è in scaletta dal 17 luglio. A questo punto la nomina di Fadda è solo una formalità temporale. (e.d.)  
 
4 – L’Unione Sarda
Prima Pagina Pagina 1
I risultati della nuova maturità
La sana competizione fa bene agli studenti
di Leonardo Tondo
 
I risultati dell’esame di maturità 2007 sono rassicuranti per il rinnovato inserimento di un esame di ammissione e il ritorno dei commissari esterni, più imparziali di quelli interni. E così tra mancate ammissioni e bocciature si è arrivati a un sette per cento di studenti che dovranno ripetere l’esame, il doppio dell’anno scorso. Peccato per loro, ma come si sa, potevano pensarci prima. Un altro anno sui libri sicuramente non li danneggerà nello spirito, come invece dicono psicologi domenicali e genitori iperprotettivi, come se le frustrazioni non debbano far parte dell’esperienza comune di crescita.
Invece, il messaggio, finalmente, va nella direzione della selezione per merito che fa storcere il naso a una certa sinistra livellatrice, ma che è stata ridicolizzata dal precedente ministro di destra. Il cambiamento è importante perché riprende il vecchio e utile insegnamento che per ottenere qualcosa un certo impegno è necessario e che se vuoi raggiungere dei risultati devi fare di più e meglio degli altri. Non solo. Per i giovani il senso della competizione è importante. Sarà un retaggio evoluzionistico per la sopravvivenza del singolo e della specie però esiste e il nostro cervello è organizzato geneticamente a produrre quello che serve per raggiungere risultati migliori. Soprattutto nell’adolescenza. Naturalmente, l’ambiente fa la sua parte e lo spirito competitivo può venire esaltato troppo e trasformarsi in aggressività, deviato e prendere la via dell’antisocialità, oppure venire frustrato e umiliato e convertirsi in ansia e depressione. Ma se si rimane in equilibrio, una sana competizione nella scuola, è la garanzia per risultati migliori all’università e nel lavoro. Intanto per le nuove proposte sull’importanza del voto di maturità per l’accesso alle facoltà con numero programmato che, fra l’altro, va nella direzione di una continuità fra studi secondari e università.
Lo scopo della selezione non è darwiniana, ma serve per sviluppare i talenti e le risorse di ognuno nel suo ambito più adatto: musica, matematica, sport, natura, filosofia seguendo l’attuale orientamento in tema di intelligenze multiple. Che è poi la direzione presa da molti sistemi scolastici europei.
Tranne i ragazzi bocciati che incolpano certamente i professori e la sfortuna, il coro di soddisfazione per questo nuovo/vecchio esame è quasi unanime. Tanto che non si capisce come i ministri precedenti si siano messi in competizione per rendere gli esami sempre più facili, con la complicità dei docenti impauriti dalla diminuzione delle classi. Un altro dato proveniente da questa maturità è il miglior rendimento delle ragazze. E anche qui aiuta la conoscenza dello sviluppo del cervello che vede quello femminile più predisposto all’apprendimento verbale (parlato e scritto). Non è una novità che le ragazze abbiano gradualmente sorpassato i ragazzi come numero in molte facoltà tradizionalmente maschili. E sarebbe anche ora di dedicarsi a quel disturbo dell’attenzione che interessa in modo significativo almeno il sei percento dei ragazzi e che contribuisce significativamente alla dispersione scolastica. Ne dovrebbe tenere conto il nuovo assessore alla Cultura che ha inserito questo argomento fra quelli prioritari del suo programma. 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Formazione. Il corso a settembre 
Turismo e affari i nuovi mediatori 
 
CAGLIARI. Un corso di formazione per creare professionisti della comunicazione capaci di valorizzare le potenzialità turistiche e culturali del territorio. Partirà a settembre negli spazi dell’istituto tecnico Fabio Besta di Monserrato, che insieme al Cirem (Centro interuniversitario ricerche economiche e mobilità), all’Università, al Centro servizi promozionali per le imprese della Camera di commercio e all’associazione Italia nostra, ha preparato un percorso di 1.200 ore destinato 25 a giovani diplomati tra i 19 e i 29 anni. L’obiettivo è formare la figura del “Tecnico superiore per la comunicazione e i multimedia”, con competenze nel campo dell’informatica, delle nuove tecnologie, della comunicazione che sappia “vendere” il prodotto Sardegna utilizzando tutti i canali disponibili: da Internet alla carta stampata, passando per tivù e radio. ‹‹Si tratta d’un corso monitorato direttamente dal ministero della Pubblica istruzione - dice la dirigente dell’istituto Besta, Simonetta Staico - su cui stiamo lavorando da due anni e che ora è finalmente pronto a partire››. L’idea di fondo è quella di stare lontano da molti corsi spesso ingannevoli, proponendo invece un’occasione formativa che possa realmente essere spesa sul mercato del lavoro. Non a caso delle 1.200 ore in programma, 760 saranno dedicate alle lezioni in classe e 440 a stage in aziende del settore, come il consorzio Camù (che s’occupa dei centri culturali del comune di Cagliari) o il consorzio Sa Corona Arrubia. ‹‹L’auspicio - dice Cristiano Erriu, del Centro servizi promozionali della Camera di commercio - è che una volta ottenuto l’attestato i ragazzi possano trovare lavoro››. Il corso si rivolge anche a cinque uditori. Le domande, che possono essere compilate anche sul sito bdp.it/ifts/cipe/index.php devono essere presentate entro il 18 agosto. La selezione (fatta sulla base di test, colloquio attitudinale e titoli) avverrà il 27 agosto. (s.z.)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Carissima vacanza ma quanto mi costi 
I prezzi salgono più della media nazionale Alle stelle alimentari, bevande e trasporti 
Più 0,5 per cento da giugno contro lo 0,3 del resto d’Italia L’incremento annuo è dell’1,7 in linea con quello programmato 
di Giovanni Bua 
 
CAGLIARI. Più cari prodotti alimentari e bevande analcoliche. Trasporti, comunicazione, abitazione, acqua, energia elettrica e combustibili. Più cari rispetto al mese scorso. E rispetto a tutta Italia, che chiude con un +0,3 per cento complessivo contro il +0,5 per cento di Cagliari. Ma a guardar bene gli aumenti voce per voce non è lo 0,2 per cento in più che fa storcere il naso, ma alcuni meno “non avvertiti” (-0,1 per cento per le spese sanitarie e per ricreazione spettacolo e cultura). E soprattutto il peso percentuale con cui l’Istat distribuisce le spese di una famiglia tipo.
 «Lo 0,2 per cento in più rispetto alla media nazionale non è un dato di poco conto - spiega Arturo Maullu, componente della commissione di controllo prezzi e responsabile dell’ufficio statistica del policlinico universitario - considerando soprattutto quanto poco i numeri dell’Istat corrispondono alla realtà. Ma d’altronde è sotto gli occhi di tutti che l’operazione di “spennamento” estivo del turista è cominciata. Non lo si poteva nascondere nemmeno volendo». A farla da padrone sono infatti i trasporti (+1,7), i generi alimentari (+0,7) e i servizi ricettivi e di ristorazione (+0,6). Altalenante, come di consueto, il dato riguardante ricreazione, spettacolo e cultura (-0,1). «Il dato cittadino sembra un elettrocardiogramma - spiega Maullu - ma dipende dagli umori del presidente del Cagliari Cellino, e da quanto decide di fare pagare i biglietti per le partite». Altro dato in diminuzione è quello riguardante le spese sanitarie: «Il valore -0,1 per cento è un po’ inquietante - continua Maullu - soprattutto perché è un dato che si ripete tutti i mesi, senza che in effetti ci sia nessuna effettiva diminuzione». Dati sballati dunque? «No - spiega Maullu - l’Istat fa statistica, e analizza i dati che gli vengono dati da analizzare. Ad essere davvero sballato e il peso percentuale dato a ogni singolo dato nel paniere».
 Qualche esempio. Secondo la divisione Istat nel portafoglio degli italani le spese per alimentari e bevande analcoliche pesano per il 18 per cento. Prendendo un nucleo familiare di tre persone con un reddito di 1500 euro sarebbero dunque 270 euro. Novanta euro al mese a testa. Tre euro al giorno per colazione, pranzo e cena. «Davvero ridicolo - sottolinea Maullu - ma mai quanto il dato che riguarda abitazione, acqua, elettricità e combustibili: il 10 per cento. Secondo l’Istat una famiglia media spenderebbe 150 euro al mese tra affitto e bollette».
 Altro dato davvero inverosimile, soprattutto per chi ha figli che studiano fuori sede, è quello che riguarda l’istruzione: 0,8 del paniere. Che, sempre con un reddito di 1500 euro, sarebbero 12 euro al mese. «La cosa grave - sottolinea Maullu - è che su questi numeri platealmente sballati si regge l’economia del paese. Tanto per iniziare la contrattazione collettiva e i rinnovi dei contratti nazionali. E poi le pensioni, che vengono adeguate al 75 per cento dell’inflazione. Vi lascio immaginare quanto potere di acquisto possano aver perso negli anni». Problema tecnico dunque. «No politico - conclude Maullu - e nessuno sembra volerlo risolvere. Un dato che può far riflettere è che, con la destra al governo, almeno l’altro istituto di ricerca nazionale, l’Eurispes, faceva uscire dati reali sull’aumento dei prezzi. Adesso che è cambiato il colore di chi governa sembra non siano più interessati nemmeno loro. L’unico interesse è che inflazione programmata e inflazione rilevata concidano a fine anno. E, caso strano, succede ogni volta».
1 – altravoce.net
Due giganti verdi e un’antica iscrizione
a guardia dell’ex clinica Aresu,
vittima per decenni di maldestri rattoppi
di Marinella Lőrinczi
 
Quisquis huc accedis:
Quod tibi horridum videtur
Mihi amænum est.
Si placet maneas
Si tædet abeas,
Utrumque gratum.
 
Sulla parte sinistra della scalinata monumentale che porta al ventoso atrio della ex clinica medica “Mario Aresu”, in basso, vicino ad un cestino dei rifiuti, si nascondono, all’ombra di una gigantesca acacia, due lapidi. Quella superiore reca la scritta appena riprodotta, senza traccia di traduzione e non per caso. Ai tempi in cui è stata esposta la lapide, primi anni Cinquanta, l’epigrafe risultava comprensibile alle persone con studi classici, certamente non ai poveracci del quartiere o ai malati afflitti da guai ben diversi da quelli ciceroniani, oppure ai loro parenti e visitatori preoccupati o piangenti, i quali, se avessero avuto tempo e modo per capire la scritta in latino, sarebbero scappati a gambe levate, anche in punto di morte. Ora ci passano davanti numerosi giovani studenti che per svariate ragioni non notano e nemmeno comprendono la scritta, quasi quasi per fortuna, direi. Cuorna, bicuorna ... tie’!
 
L’ingresso alla ex Clinica Aresu e in genere le sue parti strettamente perimetrali espongono un vero programma architettonico ed estetico che purtroppo è stato lentamente e quasi definitivamente messo in ombra non tanto da due enormi e bellissimi alberi (incrociamo le dita circa il loro futuro…) quanto da successivi interventi edilizi, sicuramente generati da necessità funzionali, ma brutti, incoerenti e perciò soprattutto maldestri. Se avessi avuto potere e capacità, nel momento della rifunzionalizzazione degli edifici, qualche anno fa, avrei fatto demolire almeno la baracca prefabbricata antistante che un tempo sembra abbia ospitato il reparto di epatologia guidato da un’eminente studiosa.
 
Sorvoliamo su cosa sta diventando il complesso della ex Clinica Aresu, di fuori e di dentro, al ritmo martellante e pluriennale di trapani e motopicchi che scandiscono i tempi delle attività dei nuovi abitanti, tra un po’ anche loro bisognosi di interventi psichicamente restauratori. Potrebbe essere chiamato un groviera burocratico con consistenti inserti didattici, che contraddice il principio di unitarietà e corenza sostenuto dal fondatore. Sul suo cocuzzolo, a mo’ di vezzoso pennacchio, ci hanno piazzato lo sportello d’ateneo per la lingua sarda, al quale si accede per una scala di ferro esterna.
 
Piuttosto raccontiamo un po’ delle sue origini. La gradinata a ventaglio (ora affettata da due corrimano metallici che potevano benissimo essere piazzati discretamente sui due lati), i due balconi paralleli, che fanno venire in mente «Itagliani!!!», racchiusi in un’ampia arcata in stile EUR, tradiscono inequivocabilmente il periodo della progettazione: anni Trenta. È difficile sapere com’era allora la Fossa di San Guglielmo dove è stata costruita la clinica, sito forse di un’antica cava di pietre per la costruzione di Castello, come lo era diventato anche l’anfiteatro romano. Certo è che la scalinata della Clinica, viste le sue dimensioni, doveva dare su un piazzale ampio ora soffocato da altri edifici parassitari e labirintici, e che dalla parte alta di via Cammino nuovo, purtroppo ora impraticabile, si poteva avere una visione frontale e spettacolare della facciata. Questa storia andrebbe meglio documentata.
 
La roccia calcarea che incombe sulla Clinica è sostenuta, verso via Porcell, da megagradini di cemento armato, perché è piena di grotte, cisterne, accumuli di acque, dovuti alle plurimillenarie frequentazioni umane del sottosuolo della collina. L’idea della Clinica da impiantare vicino all’ospedale di San Giovanni di Dio era stata di Mario Aresu (1892 - 1963), ritenuto un ottimo medico, professore universitario e poi rettore dell’Ateneo cagliaritano negli anni Trenta, energico organizzatore, preside della Facoltà di Medicina tra il 1955 e il 1962 ed altro ancora di cui comunemente si sa poco.
 
Nonostante le sue qualità professionali, il progetto fu osteggiato, poi interrotto dalla guerra, e si potè realizzare soltanto agli inizi degli anni Cinquanta. Nel frattempo, durante i bombardamenti di Cagliari, le grotte erano servite da rifugio per i malati dell’ospedale e per il suo personale. Oggi sono, parte di esse, depositi per pacchi marcescenti e dimenticati che contengono le pubblicazioni dei candidati ai concorsi universitari locali.
 
La scritta della prima lapide sembra voler alludere alle controversie, aspre ma superate, ai «ritardi e animosità di ogni genere» che si sono manifestati verso il il progetto della clinica e verso il suo ideatore. La seconda lapide, in italiano, ci spiega però che l’iscrizione latina è copia di una famosa «rinvenuta nel giardino della Farnesina di Agostino Chigi». Ma cosa commemora veramente l’epigrafe originaria? Sicuramente si tratta di un epitaffio sepolcrale romano, e non di parole che potrebbero adattarsi a un discorso d’epoca di Mario Aresu. È un antico defunto che si rivolge al passante, secondo un noto stilema funerario: «Tu che accedi a questo luogo, chiunque tu sia, sappi: per quanto esso ti sembri orrido, a me invece piace. Rimani, se ti garba, puoi andartene, se ti disgusta. Va bene lo stesso».
 
Idea bizzarra e macabra, esporre questa scritta su di un ospedale; infatti non è stata tradotta. Oppure piuttosto grottesca, nel senso artistico del termine, dal momento che intorno alla clinica Aresu si addensano una serie di componenti che non stonerebbero affatto nel parco cinquecentesco di Bomarzo (da vedere assolutamente i due belli e recentissimi e-books di Sebastiano Inturri e Luigi Manzo).
 
Anzitutto due grandissimi alberi, l’acacia che pietosamente ombreggia la nostra lapide funebre e un altro a destra, sicuramente esotico (qualcuno potrebbe dargli un nome?) i cui strati di accrescimento, una volta seccati (fenomeno osservabile sui fragili rami abbattuti dal vento) sembrano di carta e che ha una fioritura a grappolo dall’aspetto mimetico ma profumata. L’aiuola degli acanti, sul lato destro dell’edificio. Ma ancora prima, la vasca oblunga dei pesci adagiata al muro di sostegno, che forse era stata pensata per raccogliere l’acqua sgorgante dalle vene della roccia. Poveri pesci: d’estate l’acqua sorgiva scarseggia e sicuramente moriranno per asfissia… Qualcuno provveda!
 
Un mio collega inglese l’ho sorpreso contemplativo davanti alla vasca e così ha commentato: a Cagliari ci sono angoli bellissimi e insospettati.
 
 
 

Questionario e social

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