Lunedì 25 giugno 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 giugno 2007

Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalato 1 articolo della testata giornalistica La Nuova Sardegna



Pagina 7 - Sardegna

Quando i sardi dipingevano coccodrilli, jene e gazzelle
Il summit dei massimi esperti mondiali di arte rupestre alla Summer School che si terrà a Seulo dall’8 luglio

Aspettando il G8 prossimo venturo fra gli atolli di La Maddalena, anche la Sardegna di dentro, quella delle rocce e dei laghi, quella delle zone più interne sotto la catena del Gennargentu, è pronta a ospitare un evento mondiale. La Barbagia di Seulo ha la fortuna di giocare d’anticipo e ospiterà tra un mese l’International Summer School on European Prehistory (Issep), il summit dei massimi esperti mondiali dell’arte rupestre, un’arte che ci potrebbe riportare alle glaciazioni della notte dei tempi, alle grandi migrazioni che vedevano anche i sardi circumanavigare il mondo su zattere primitive fatte con tronchi d’albero. E che potrebbero inserire l’Isola fra quei luoghi dove l’uomo “scriveva” sulle pietre e forse le disegnava, come è già stato documentato ad Altamira in Spagna, nelle grotte di Lascaux in Francia, in Australia, in Africa, in alcune zone delle nostre Alpi. Se c’è stato, chi era il primo scultore-piccaperderi sardo, l’antenato di Costantino Nivola e di Pinuccio Sciola? Chi era il primo pittore sardo, antenato di Giuseppe Biasi e Maria Lai? Che cosa avevano scolpito? Quali immagini avevano disegnato? Cavalli o uccelli? Iene o coccodrilli che vivevano attorno al monte Tuttavista di Galtellì? Divinità o demoni? Neri abissi o grandi soli di luce accecante? Mistero.

Inaugurazione domenica 8 luglio, conclusione della Summer School il 22, sempre di domenica. Convegno intrigante. Benedetto dall’Unesco e dall’Ifrao (International federation Rock Art Organisation). Ecco perché sono piovute richieste di partecipazione da tutto il mondo. E poiché il capoluogo dell’evento - Seulo - non dispone né di Hilton né di Holiday Inn, la scuola estiva in Barbagia sarà collegata in web-conference, quasi in mondo-visione, con altri due Master Corse in Europa, il Politecnico di Tomar in Portogallo (corso di dottorato in Archeologia preistorica) e l’università di Bucarest in Romania. Collegamento anche con l’università brasiliana di San Paolo. Venti gli studenti sardi ammessi (neolaureati delle università di Cagliari e Sassari). E con loro, nelle case-albergo del paese, colleghi brasiliani, portoghesi, greci, americani e tunisini. Seulo è mobilitato come non mai e metterà a disposizione i suoi piccoli alberghi, le sue locande, i suoi agriturismo e le sue abitazioni. La sede delle lezioni: il centro polifunzionale del Comune. I pasti? Nella mensa scolastica. Gran daffare per il Comune, l’associazione culturale “Su scusorgiu” (il tesoro), l’associazione turistica Pro loro, l’Ecomuseo dell’alto Flumendosa. Esibizioni ripetute del gruppo folk in piazza Genneria, dei cori polifonici di Mandas e Seulo, i caprari faranno vedere come si confeziona il formaggio, le donne apriranno le loro case e i loro forni per il pane e per i dolci. Le ultime tessitrici metteranno in mostra i telai antichi. Si sono attivati anche i parroci di Seulo don Battista Mura e di Seui don Giuseppe Sanna: cureranno una mostra di oggetti sacri e icone russe, con argenti antichi, paramenti, testi e documenti di valore storico.

Folk, gastronomia, ospitalità ma soprattutto scienza.
Nella serata inaugurale interverranno i principali artefici di questa iniziativa: Maria Giuseppina Gradoli, nota Giusi, una geologa sarda presidente della Comet (società per la valorizzazzione territoriale) e George Dimitriadis, direttore scientifico dell’Herac (il centro ellenico dell’arte rupestre), membro dell’Ifrao (Federazione internazionale delle organizzazioni di arte rupestre), membro permanente dell’Uispp (Unione internazionale delle Scienze preistoriche e protostoriche). Dalla sua casa greca di Filippi, nell’antica Tracia, in una email scrive: «La Sardegna, come ogni altro posto al mondo abitato dall’uomo, riveste un ruolo importante accresciuto dal suo essere un’Isola al centro del Mediterraneo. L’arte rupestre è un fenomeno culturale presente in tutta la terra, tranne che nei Poli. Anche il territorio sardo quindi è stato interessato da questa forma artistica. Dobbiamo stabilire quali vicende umane si sono svolte, di quali entità e intensità».
Lo studioso greco vuol essere cauto: «Manifestazioni di arte rupestre sono presenti nelle zone interne dell’Isola ma occorre stare attenti all’intervento dell’uomo e agli interventi e ai processi naturali».
Interviene Giusi Gradoli: «Pitture rosse e nere, all’interno e all’esterno di grotte, sono frequenti in tutto il territorio che noi abbiamo esaminato negli ultimi anni. In particolare segnali chiari di arte rupestre - con incisioni specifiche - sono stati accertati nei territori di Seulo, Seui, Sadali, Esterzili, Perdasdefogu, Ulassai.
Tracce di arte rupestre sono presenti in diverse zone del Sulcis-Iglesiente. Abbiamo rilevato digitazioni di impronte umane con incisioni simboliche che rappresentano il linguaggio astratto con significati chiaramente legati alla vita quotidiana e alle credenze religiose».
Ancora con più precisione: «L’arte rupestre - dicono Gradoli e Dimitriadis - è fatta da incisioni. In Sardegna ci sono. Non solo: il più delle volte rappresentano simboli, e più sono simboliche e meglio è, perché con quei tratti arriviamo a definire e stabilire la prima forma di linguaggio scritto».

Fascino e mistero. Mistero quasi dovuto, perché l’Anonima Tombaroli - attiva in tutto il mondo - non lo è da meno in Sardegna. Quindi - in attesa di istituire servizi efficienti di videosorveglianza a raggi infrarossi, utilizzabili anche nelle ore notturne - occorre essere prudenti, divulgare quanto basta per evitare assalti e devastazioni. E soprattutto studiare, come si farà nella scuola estiva di imminente apertura. Scuola davvero internazionale con docenti che giungono da tutto il mondo e che vanno citati per capire l’importanta di questo vertice di scienziati palentologi, archeologi, geologi, storici e via dicendo. C’è intanto il patrocinio del World Archaeological Congress e dell’istituto europeo per i beni culturali di Ravello. L’università di Cagliari partecipa con due direzioni generali: quella per l’internazionalizzazione e la direzione per i rapporti con il territorio e l’innovazione tecnologica. Dall’India (università di Calcutta) giungerà Bishnupriya Basak, del dipartimento di antropologia. Dalla Svezia Catarina Bertilsson del National Heritage of Antiquities di Stoccoma. Con lei Ulf Bertilsson, presdente del Car (Commissione di arte rupestre) e dell’Icomos (Consiglio internazionale sui monumenti e sui siti). Dalla Spagna: Fernando Coimbra (università di Salamanca), Hipolito Collado e Juan Javier Enriquez Navascués (Estremadura). Due i docenti dal Belgio: Mike Singleton, di Lovanio e Christine Sprinmont di Namur. Molti gli inglesi: Terence Meaden da Oxford, Stephanie Koerner da Manchester e Lionel Sims, dell’università Londra Est. La Romania è rappresentata da Dragos Gheorghiu (Bucarest). Dal Portogallo Luiz Oosterbeek, Politecnico di Tomar e segretario generale dell’Uispp (Unione internazionale delle Scienze preistoriche e protostoriche).

Ecco il parterre dei docenti italiani: Dario Seglie, Politecnico di Torino, Roberto Maggi, Soprintendenza regionale per la Liguria, Antonio Guerci, università di Genova, Giulio Calegari nella sua veste di coordinatore del gruppo di lavoro archeologia, arte rupestre ed etnoarcheologia e direttore del centro di archeologia africana e Carmelo Prestipino, ispettore ministeriale. E poi tanta Sardegna. A partire dalla Soprintendente ai beni archeologici della provincia di Nuoro Maria Ausilia Fadda che dice: «L’Isola ormai rientra in un contesto europeo, ciò che esiste in tutta Europa si trova anche da noi. Occorre solo prudenza e affidarsi a figure molto specialistiche al di là degli archeologi che debbono capire i propri limiti». C’è quindi l’arte rupestre? «Sulle pareti interne di diverse grotte della Barbagia, a oltre 807 metri sul livello del mare, al centro di forre popolate di cinghiali e volpi, ombreggiate da càrpini neri ontani e lecci, sono state trovate incisioni e pitture che potrebbero documentare le prime presenze umane nell’isola». In quale periodo? Nel paleolitico? Gli esperti non si sbilancaiano. Occorre studiare. E capire la natura delle incisioni e delle pitture che ritraggono, tra l’altro, «la grossa testa di un mammifero, alta più di un metro, dipinta con più strati di pittura rossa». Per gli scienziati potrebbe trattarsi di un “bovide e/o cavallo”. Opera del primo pittore sardo o della natura? Occorre studiare. Ma è certo che se alcune pitture possono essere dubbie e restare avvolte nel mistero, “la presenza di incisioni e pitture rosse e nere in grotta” riportano all’uomo. Con Maria Ausilia Fadda cercheranno di spiegare questi fenomeni d’arte le sue collabotrici di Nuoro: le paleontologhe Maria Arca e Nella Tuveri e l’antropologa Rosalba Floris del dipartimento Biologia sperimentale dell’università di Cagliari. E con loro Maria Teresa Melis, dipartimento di Scienza delle terra di Cagliari e il direttore scientifico del museo archeologico di Villanovaforru Mauro Perra. L’obiettivo principale è - spiega Giusi Gradoli - “studiare la zona interna della Sardegna non solo dal punto di vista archeologico e paleontologico, ma anche naturalistico, geologico, ambientale. Puntiamo a capire le vicende umane di questa zona che è la più interna dell’Isola. Con le nuove tecnologie dell’Archeologia sperimentale in uso in tutto il mondo siamo in grado di ricostruire il passato. Oggi si parla di pirotecnologia e consente di ricreare per esempio una capanna neoloitica analizzando vasellame e resti di varia natura. Un’altra curiosità: puntiamo a ricostruire la navigazione del passato. Anche i nostri antenati hanno costruito zattere con tronchi d’albero, li legavano con nervi animali e forse navigavano in mare aperto, forse hanno solcato gli oceani. Ciò che avveniva nel resto del mondo succedeva anche in Sardegna? Perché la nostra ossidiana si trova nella Foresta nera tedesca? Chi ce l’ha portata? Perché? Oggi possiamo rispondere a queste domande. Certo: occorre studiare e non volare con la fantasia. Oggi è possibile dare una risposta a tutto ciò proprio grazie alle nuove ricerche scientifiche, a quella che si chiama Archeologia sperimentale.

Alcuni studiosi (in particolare quelli della Soprintendenza di Nuoro guidati da Maria Ausilia Fadda) mostreranno i reperti ossei di quella fauna ormai estinta e che sono identici alla fauna dell’Africa equatoriale: scimmie, gazzelle, coccodrilli, jene, la martora pannonictis. Si parla di oltre ottantamila reperti studiati e custoditi a Nuoro. Una eccellente documentazione la si trova già da due anni nel libro di Piergiorgio Pinna “La Sardegna prima della Storia” (edizioni Cuec, maggio 2005). Ritrovamenti che potrebbero riportare la Sardegna a vicende cariche di misteri risalenti anche a due milioni di anni fa. Chissà se durante le settimane della Summer School di Seulo si potranno conoscere pagine inedite della storia sarda. E chissà se scopriremo il Michelangelo o il Raffaello antenati dei nuragici.

 

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