Venerdì 15 giugno 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 giugno 2007

 Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna  


L’Unione Sarda
Provincia Gallura Pagina 39
Facoltà in aeroporto e orari rovesciati

Quello di avantieri (nella foto di Antonio Satta) è forse l’unico esperimento in Italia di esami universitari nel cuore della notte. E, stando alla promessa del professore Roberto Ghiselli Ricci, non sarà l’unica prova in previsione nei prossimi mesi: resta ancora un tentativo per la prova di matematica finanziaria. Singolarità che ben si addice alla Facoltà di Economia ed imprese del turismo olbiese, l’unica università ad essere ospitata in un aeroporto.(m.me.)

Olbia. L’esperimento notturno alla facoltà di economia del turismo
Cervelli assonnati all’esame di mezzanotte
La notte porterà consiglio ma non buoni voti: a giudicare dagli esiti dell’esame di matematica la novità non ha portato fortuna.

L’ansia è troppa per lasciare posto a qualche sbadiglio di stanchezza. La tensione è sempre quella che anticipa ogni esame, anche se questa volta niente rientra nella normalità e nella routine della facoltà di Economia e imprese del turismo di Olbia. Con largo anticipo due studenti ripassano al volo qualche formula, gli stramaledetti integrali che proprio non entrano in testa, seduti nella panchina al primo piano dell’aeroporto che si svuota dell’ultimo sbarco di passeggeri assonnati. Aspettano i colleghi ritardatari i due universitari, e il docente di matematica che, questa volta, non farà il solito quarto d’ora accademico. Nel frattempo qualche telecamera inizia a filmare l’evento e qualche curioso del terzo anno fa capolino in tenuta casual. "Ore 23,30", dice uno di loro. Mezz’ora ancora per "The exam night", una specie di guinnes dei primati, che ha il sapore un po’ di una scommessa, un po’ di una burla degenerata in sfida per vedere chi resiste di più. Ma anche di uno strappo alla regola bello e buono. Alla rigidità della professione che Roberto Ghiselli Ricci, docente universitario di matematica, ha voluto infrangere con ironia nell’intestazione del "compito" che a mezzanotte e cinque distribuirà tra i banchetti dell’aula magna ai 14 volontari ? rigorosamente a distanza l’uno dall’altro, perché non ci sono agevolazioni per nessuno - dell’esperimento dell’esame notturno. Prova scritta di matematica generale, Olbia 12-06-2007 ? The exam night, epitaffio in memoria di una nottata troppo alternativa. «E’ una risposta ad una nostra battuta - sorride Marco Manconi, 44 anni studente con 17 esami e otto ancora per la laurea ? qualcuno ha avuto da ridire sull’orario della prima sessione, alle 14 in pieno giugno. Troppo caldo, sonnolenza ?». Boutade del popolo della notte che ha trovato il prof in vena di provocazioni, tanto da cogliere la palla al balzo senza tanto da ridire, lasciando spiazzati i duri e puri delle ore piccole. «Per uno come me ? continua Manconi ? mezzanotte è un po’ troppo a dire la verità. Da un lato, però ho la mente più libera. Perché finito l’orario di lavoro, la sera non ho altri assilli e impegni a cui pensare se non a riposare. Quindi mi sento più concentrato». Ma c’è il segreto dietro. «Vabbè sono rientrato a casa, ho fatto la doccia, cenetta e riposino dalle 19,30». Almeno qualche sconto il professore lo farà in questa prova d’esame? «Macchè ? chiosa Salvatore Bacciu ? come minimo ci aspetta la bastardata: funzione composta e ciao». Ricetta dello studente modello per le ore piccole? «Due red bull e sono a posto ? continua lo studente al secondo anno ? altro che caffè». Mezzanotte meno un quarto, il gruppetto cresce, al femminile. Facce tirate per l’ansia, un leggero accenno di sonno negli occhi un po’ arrossati. «Chissà che cosa metterà nel compito?», accenna una di loro soffocando un mezzo sbadiglio. Il verdetto da lì a poco. Quando da una porta scorrevole al piano terra dello scalo commerciale appare Ghiselli sorridente. Tutti in aula. «Siete pronti per il bellissimo esercizio della notte?», ridacchia rivolgendosi agli studenti, nove ragazze, cinque maschietti: «Sembrerà strano ? spiega il docente ? ma dietro tutto questo c’è il motivo serio degli studenti lavoratori che non potevano presentarsi alle 14. Dall’altra c’è il gradimento di alcuni ragazzi a questo esperimento. C’è la voglia di vedere come si ragiona a quest’ora, come funziona il cervello rispetto all’esame delle 14». Panico. «Studio di funzione: ? legge Ghiselli ? studiare completamente la funzione di x uguale ad e elevato» eccetera eccetera, e così via per altri quattro esercizi. Tempo fino alla una e 45. «E’ semplice ? rassicura ? anche un bravo studente di un buon liceo riuscirebbe in parte a risolverlo». Un 21 un 18, 12 cassati. Forse era meglio starsene a letto. Marco Mezzano

L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 18
A proposito di salute mentale Chi usa l’elettroshock è schierato a destra

di Gaetano Di Chiara*

La polemica sull’apertura del Csm, che non significa Consiglio Superiore della Magistratura ma Centro di Salute Mentale nell’area dell’ex-manicomio ripropone un campionario di vecchi argomenti. Caratteristica saliente di questi dibattiti è la forte connotazione ideologica e la resistenza a qualsiasi logica ed evidenza scientifica. Un esempio per tutti è l’atteggiamento nei confronti dell’elettroshock. L’Unasam, l’associazione nazionale che raccoglie le associazioni dei familiari dei malati di mente, nella persona del suo presidente nazionale, la signora Gisella Trincas, ha inserito tra i suoi fini primari l’eliminazione dell’elettroshock dal novero delle terapie praticate sui pazienti psichiatrici. Questo in barba alle evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia dell’Ect (electroconvulsive therapy) nel ridurre l’incidenza di suicidi nei depressi, cosa che nemmeno i più efficaci antidepressivi o la più costosa terapia cognitivo-comportamentae sono in grado di fare. Sull’elettroshock si sono stratificati decenni di pregiudizi. Oggi l’elettroshock ha in comune con la tecnica inventata da Cerletti nel lontano 1930 soltanto gli effetti positivi, dato che si pratica sotto anestesia, cosa che impedisce le convulsioni e fratture ossee, e con intensità di corrente che riduce al minimo i disturbi della memoria. Uno studio recente sugli effetti avversi dell’elettroshock esclude la presenza di lesioni cerebrali e annovera soltanto transitori disturbi della memoria e dolori muscolari, dovuti all’uso di farmaci necessari per prevenire le contrazioni muscolari. Attualmente in Sardegna l’elettroshock si pratica solo in due presidi ospedalieri, a Cagliari e ad Oristano. Nella penisola, la Clinica psichiatrica dell’Università di Pisa, diretta dal professor Cassano, lo utilizza di norma nei pazienti resistenti ai comuni antidepressivi ed in quelli a rischio imminente di suicidio. Al Mac Lean Hospital di Boston, l’ospedale psichiatrico dell’Università di Harvard, l’elettroschock è utilizzato sia nei depressi che rifiutano il cibo e rischiano di morire d’inedia, che nei maniaci gravi a rischio di esaurimento fisico. L’ostracismo dell’Unasam nei confronti dell’elettroshock è apparentemente condiviso dall’assessore alla Sanità della Regione Sardegna, Nerina Dirindin, che fin dal 2004 raccomandava alla commissione regionale sulla salute mentale da lei presieduta di uniformarsi al dettato della lettera del sottosegretario Guidi, che annoverava l’elettroshock, assieme alla contenzione fisica ed a quella farmacologica, tra gli "interventi di natura apparentemente terapeutica ma che di fatto costituiscono inaccettabili forme di tortura" (sic!). Perché questo ostracismo? Semplice pregiudizio, elevato a ideologia politicamente corretta. Se sei per l’elettroshock non puoi che essere di destra. Così come, se sei di sinistra non puoi essere contro la marijuana. Anche la salute mentale ha bisogno delle sue icone e l’elettroshock è una di queste. L’aspetto più tragico della vicenda, in questo caso, è che i più convinti avversari dell’elettroshock sono proprio i familiari dei pazienti, cioè di coloro che più di ogni altro potrebbero giovarsene. Ma non si creda che in tema di salute mentale il pregiudizio stia solo da una parte. Come considerare se non frutto di pregiudizio l’argomento secondo cui i locali dell’ex-Villa Clara sarebbero inadatti ad ospitare il nuovo Csm per il semplice fatto che fino a 10 anni fa in quell’area c’era il manicomio? Un’altra icona, elevata a strumento di lotta politica.

* Tossicologo

L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 17

Il disastro dei test di ammissione e gli abbandoni delle matricole

L’allarme sul livello di preparazione degli studenti sardi era scattato da diversi anni. Ad amplificarlo erano arrivati i disastrosi esiti dei test d’ammissione all’Università, nelle facoltà di Medicina e Odontoiatria. Lo scorso novembre solo gli studenti di Catanzaro, Campobasso e Salerno avevano fatto peggio di quelli cagliaritani. Un verdetto impietoso come confermato dal punteggio medio (27,3) ottenuto nei quiz, di molto inferiore alla media nazionale. Gli studenti di Cagliari tirarono un sospiro di sollievo: la graduatoria infatti era valida solo ai fini statistici. Altrimenti il massacro sarebbe stato devastante: dei 170 posti nella facoltà di Cagliari soltanto 87 sarebbero stati occupati da ragazzi cagliaritani. Il peggior dato dopo quello registrato a Catania. Risultati in media con il 2005, nonostante i corsi organizzati dalle stesse facoltà e le iniziative messe in campo dalle associazioni studentesche. Ma a destare preoccupazione ci furono anche gli abbandoni degli studi universitari dopo un solo anno accademico, con il 18 per cento della matricole che aveva alzato bandiera bianca dopo soli dodici mesi. Durante la presentazione dell’anno accademico fu proprio il rettore, Pasquale Mistretta, a definire «problema sociale» i dati nazionali che collocavano la scuola sarda agli ultimi posti. Purtroppo a distanza di un anno la situazione non è cambiata. (m.v.)

 

La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Nuoro
DORGALI
Gli imprenditori incontrano i giovani laureati disoccupati

NINO MUGGIANU

DORGALI. «I laureati e le imprese nel territorio; prospettive, sviluppo, sinergie»: è il tema centrale del convegno indetto da Rotary Club di Dorgali, che si terrà sabato mattina nella sala consiliare. «I giovani sono il futuro del nostro territorio ed è responsabilità di tutti noi garantire il diritto di accedere a tutte le opportunità di crescita e sviluppo delle loro potenzialità, nonché l’accesso ai massimi livelli di formazione culturale, tecnica e professionale - spiega il presidente del club dorgalese del Rotary, Salvatore Mereu - la garanzia di questo diritto dipende anche da quanto saranno integrate e sinergiche le istituzioni, il sistema della formazione e le imprese».
«Serve - continua Mereu presentando il convegno - anche una logica di confronto e di scambio con altre realtà e di applicazione diretta delle migliori esperienze formative tenendo conto che il nostro territorio ha le sue particolarità culturali, economiche e sociali. Le esperienze formative formative, sociali e di impresa. Se combinate nella giusta misura creano eccellenze diffuse a vantaggio del territorio. Se questo sistema sarà anche in grado di rendere possibile, e desiderabile costruire il proprio futuro nel territorio possiamo dire di avere operato al meglio per i giovani». «Alla luce di questi temi - conclude Salvatore Mereu - il convegno si propone come momento di riflessione e intende fornire indicazioni utili, esperienze e strumenti da utilizzare». Dopo il saluto del sindaco di Dorgali e del presidente del Rotary club di Dorgali Salvatore Mereu, relazioneranno:Roberto Sau, responsabile dell’osservatorio economico del Cciaa di Nuoro; Luigi Crisponi, presidente regionale di Federalberghi, Francesco Pigliaru, professore di economia all’Università di Cagliari, Pino D’Antonio, presidente della Lariso e Salvatore Carotti, presidente di Confindustria della Sardegna Centrale. Numerosi anche gli interventi previsti. A chiudere i lavori che saranno coordinati da Vannina Mulas, il presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu.

La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Fadda congelato, ritorna Nino Granara
Il ministro di Rifondazione l’ha nominato commissario

Scaduto il mandato, le commissioni parlamentari dei trasporti non avevano ancora espresso il parere sulla nomina a presidente dell’ex assessore regionale

MAURO LISSIA

CAGLIARI. Paolo Fadda può attendere, all’autorità portuale ritorna Nino Granara. Il colpo di scena si è realizzato ieri mattina alle nove in punto, quando il ministro dei trasporti Alessandro Bianchi ha firmato il provvedimento di nomina a commissario straordinario dello scalo cagliaritano l’ex consigliere regionale di Forza Italia. Atto dovuto, norme alla mano probabilmente inevitabile.
Per ragioni legate ai tempi tecnici: dalla proposta di Fadda ad oggi sono trascorsi i quarantacinque giorni stabiliti dalla legge senza che le commissioni trasporti della Camera e del Senato abbiano emesso il proprio parere obbligatorio sulla nomina. Granara avrebbe liberato la scrivania questa mattina, alla scadenza naturale del mandato. Quindi al porto della città si sarebbe creato un vuoto di potere, con pericolose ripercussioni di carattere amministrativo. Così è avvenuto quello che nessuno avrebbe mai immaginato: un ministro espresso da Rifondazione comunista ha rimesso in sella, sia pure a termine, un presidente del porto voluto dal centrodestra. Che resterà in carica fino a quando la nomina di Paolo Fadda non avrà completato il cammino procedurale indicato dalla legge. Impossibile fare previsioni sui tempi, considerato che l’agenda delle commissioni parlamentari, con la vacenze estive in vista, è piuttosto ricca di impegni. E’ probabile che se ne riparli a settembre, forse anche più in là. La sola certezza è che nel frattempo Granara avrà pieni poteri perchè le sue decisioni non dovranno neppure passare al vaglio del comitato portuale, il parlamentino di via Roma che spesso entra in rotta di collisione con la presidenza. L’ex consigliere forzista avrà mani libere per un tempo limitato ma forse non brevissimo, autorizzato ad assumere qualsiasi decisione e non solo a gestire l’ordinaria amministrazione. Una situazione a dir poco singolare per la Regione, costretta a ereditare un’Authority espressa dall’amministrazione di centrodestra, poi ad accettare la nomina di un presidente non del tutto gradito come Fadda - Renato Soru avrebbe preferito il preside di giurisprudenza Massimo Deiana, già consulente per i trasporti - infine a ingoiare una proroga di Granara proprio quando l’attenzione sul porto e sul piano destinato a regolarne il futuro ha raggiunto il picco di massima. Basta ascoltare il dialogo politico degli ultimi mesi: sulla superficie a mare controllata dall’Autorità di via Roma il Comune e la Regione hanno giocato con grande determinazione le proprie carte, convinti che lo sviluppo economico della città sia sempre più legato al mare e alle attività marittime. Il museo Bètile di Zaha Hadid, la cittadella universitaria dell’architetto brasiliano Da Rocha, il polo crocieristico, gli hotel, i centri congressi e il possibile trasferimento del traffico commerciale sulle banchine di Macchiareddu sono alcuni dei punti di partenza individuati per dare a Cagliari un volto nuovo, forse per garantire ai gruppi di potere cittadini un avvenire dorato. Una linea fortemente sostenuta da Soru, convinto che l’economia cagliaritana dei prossimi decenni sia legata alle attività turistiche piuttosto che a quelle commerciali di largo raggio del porto canale.

La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Domani alle 11 alla Camera di Commercio un convegno con monsignor Ignacio Carrasco De Paula
Bioetica e medicina a confronto
«Volontà di vivere, volontà di morire: quale spazio per il medico?»



SASSARI. «Volontà di vivere, volontà di morire: quale spazio per il medico?”. Si tratta di una questione che si affaccia al versante sempre più attuale e delicato della bioetica, al centro, domani, di un’iniziativa promossa dalla sezione di Sassari dell’Associazione medici cattolici italiani, presieduta da Benedetto Arru. L’appuntamento, fissato alle 11 nella sala-convegni della Camera di Commercio, vedrà la partecipazione di monsignor Ignacio Carrasco De Paula.
Il cancelliere della Pontificia accademia per la vita e docente di Bioetica all’università cattolica, terrà una lettura magistrale. Interverrà inoltre Vincenzo Saraceni, presidente nazionale dell’Anmci.
Provvedere alla formazione morale, scientifica e professionale dei medici, promuovere gli studi di etica in medicina, ispirandosi ai principi della dottrina cattolica e nel fedele rispetto del magistero della Chiesa, animare lo spirito di autentico servizio umano e cristiano dei medici nei rapporti con l’ammalato e i suoi familiari sono alcuni degli obiettivi dell’Associazione, con l’impegno di testimoniare i valori cristiani della vita.
Domani, la sezione sassarese dell’Amci proporrà un approfondimento sui temi di bioetica ed etica medica, affidando a monsignor Carrasco De Paula, settantenne originario di Barcellona, una lezione magistrale. Laureato in Medicina e chirurgia e in Filosofia, Carrasco ha occupato la cattedra di Teologia morale fondamentale alla Pontificia università della Santa Croce, dove è stato rettore per dieci anni, sino al 1994. Dal 1987 ha collaborato come advisor nel comitato etico della World medical association, impegnandosi particolarmente nella nuova dichiarazione di Helsinki sulla sperimentazione con soggetti umani. Fa parte del comitato etico per la sperimentazione clinica all’ospedale del Bambin Gesù e del policlinico Gemelli di Roma. Monsignor Carrasco è membro della Pontificia accademia per la vita e collabora con diversi dicasteri della Santa Sede ed è consultore del Pontificio consiglio per la Famiglia e del Pontificio consiglio per la Pastorale della salute. Per la sua profonda esperienza e competenza è considerato uno dei più grandi nomi della bioetica a livello internazionale.
Il contributo che monsignor Carrasco De Paula darà all’iniziativa, assieme a quello garantito dal presidente nazionale, Vincenzo Saraceni, costituirà una preziosa opportunità di riflessione su temi sempre più dibattuti e proposti all’attenzione dell’opinione pubblica, anche attraverso specifici e drammatici casi che richiamano gli interrogativi sull’eutanasia.
Marco Deligia


















Questionario e social

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