Venerdì 4 maggio 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 maggio 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 14 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
1 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 16
Maratona di lettura tra i detenuti
Si parte alle 11 del mattino e pagina dopo pagina, voce dopo voce, si arriva alle undici di sera fino a completare la lettura di "La coscienza di Zeno", il capolavoro di Itao Svevo scelto per la maratona letteraria in programma per il 9 maggio. L'appuntamento è europeo, nella stessa giornata saranno impegnati a leggere in pubblico, e poi a passarsi il libro come un testimone, cittadini britannici, spagnoli, romeni, finlandesi, serbi, greci, polacchi e bulgari. In Italia al "campo di gara" tradizionale di Verona, la città dell'associazione promotrice Aida, si aggiunge quest'anno la colonia penale di Isili: detenuti, agenti, insegnanti e studenti della facoltà di Psicologia di Cagliari si alterneranno nella lettura del grande triestino, e a dar loro manforte ci sarà l'assessore alla Cultura Carlo Mannoni, che ieri in conferenza stampa diceva di voler portare con sé i suoi colleghi di giunta. Al reading parteciperanno anche attori, registi e musicisti sardi con il compito di intervallare la lettura del libro con momenti di spettacolo musicale e teatrale, sempre inerenti al testo. Scelta dagli stessi detenuti, anche la frase a loro avviso più significativa del romanzo di Svevo che fa da slogan all'edizione sarda della manifestazione: «La vita non è brutta né bella, ma è originale». Così come è originale la colonia penale che ospita la maratona, almeno dal punto di vista dell'attivismo culturale. La scelta, spiegavano ieri il direttore Marco Porcu e i dirigenti dell'assessorato, è caduta su Isili in virtù dell'ottima accoglienza che i suoi ospiti riservarono a un'altra manifestazione indetta dal ministero della Cultura, quell'Ottobre Piovono Libri che vide scrittori, detenuti e agenti alternarsi nella lettura di brani di narrativa e poesie. Ma il rapporto della colonia agricola con la lettura non si esaurisce nelle occasioni speciali come gli eventi organizzati dal ministero: forte di una biblioteca di circa tremila volumi, la colonia ne ha una virtuale molto più ampia, visto che è collegata in rete con il sistema bibliotecario regionale e gli ospiti possono ottenere nell'arco di due o tre giorni qualunque volume dall'esterno. Ovvio quindi che Isili abbia accolto con entusiasmo - per dirla con Porcu - l'indicazione della Regione, visto che una manifestazione come la maratona letteraria è del tutto coerente con i principi dell'ordinamento penitenziario: stimola il contatto con il mondo esterno e con le istituzioni tra detenuti che si avvicinano a riconquistare la libertà, visto che la colonia è spesso l'anticamera della scarcerazione e ospita chi non ha più di quattro anni da scontare. Se a Isili la manifestazione si nutrirà solo di inchiostro e di parole (oltre che di musica e teatro) Verona la maratona si completerà anche con una prova sportiva: alle 21.00 prenderà il via una staffetta letteraria con decine di maratoneti che, seguendo un percorso nei luoghi più significativi della cultura (librerie, teatri, biblioteche, musei, università, monumenti), toccheranno otto punti di scambio. L'iniziativa è organizzata in collaborazione con l'Unione Marciatori Veronesi e Centro Sportivo Italiano sezione di Verona, che ha contribuito alla staffetta anche con la partecipazione di Gabriella Dorio, Medaglia d'Oro nei 1.500 alle Olimpiadi di Los Angeles. Il testimone sarà sostituito da libri. La staffetta si concluderà, come la Maratona, con l'arrivo intorno alle 23.00 a Cortile Mercato Vecchio. La manifestazione - compresi momenti della giornata isilese - può essere seguita sul canale 916 di Sky e sui siti www.fuoriaula.it e radioverona.it. (c.t.)
 
2 – L’Unione Sarda
Nuoro e Marghine Pagina 23
Silanus. Due servizi
L'elisir di lunga vita e le ricerche dei giornali inglesi
Una decina gli anziani che hanno tagliato il traguardo del secolo di vita
L'interesse degli studiosi che cercano di capire quale sia il segreto della longevità dei sardi è arrivato fino al Regno Unito. Due giornali inglesi, di recente, si sono occupati dei centenari sardi, soffermandosi con particolare attenzione sugli abitanti di Silanus che hanno superato il secolo di vita. Così hanno fatto Heather Browne, giornalista del "Sun", e Robert Hardman, del "Daily Mail", che sono arrivati fino al cuore del Marghine per cercare di capire meglio quale sia il segreto per una vita lunga. Robert Hardman, nel suo articolo "La dolce vita a Silanus", descrive con dovizia di particolari la vita condotta dalle donne e dagli uomini che hanno vissuto tutta la loro vita a in paese, dedicandosi esclusivamente al lavoro e alla famiglia. Il giornalista inglese ha incontrato il novantaquattrenne Stefano Cossu, che ancora oggi lavora in campagna occupandosi delle sue pecore, e la centenaria Teresa Morittu. Già da tempo i ricercatori dell'Università di Sassari, guidati dal medico biologo Luca Deiana, stanno cercando di capire come mai proprio in Sardegna sia presente la popolazione più longeva del pianeta. La spiegazione a cui fin'ora sono giunti viene attribuita ad alcune caratteristiche del Dna dei sardi. Sicuramente le condizioni di vita e la mancanza di stress favoriscono la longevità. Robert Hardman sottolinea che proprio la provincia di Nuoro, assieme ad alcune zone del Giappone, della California e della Costarica, rientra tra i luoghi in cui la vita si protrae più a lungo. Ether Browne, invece, afferma che «entrando a Silanus è come se si tornasse indietro di 50 anni», a dimostrazione del fatto che l'aver mantenuto ritmi di vita diversi da quelli della città, ha giovato agli abitanti del paese. La giornalista ha intervistato la signora Gonaria Deledda, che ha superato gli ottant'anni e che tutt'ora si dedica al lavoro e alla cura della casa come una ragazzina. La Browne osserva la vita dei silanesi con stupore e curiosità quasi fossero dei marziani. Probabilmente l'attenzione costante che i ricercatori dedicano ai centenari e al loro stile di vita, incuriosisce a tal punto da far apparire piuttosto strana la vita che ancora oggi si conduce nei piccoli paesi. Intanto, per non perdere il primato di centenari di cui Silanus si vanta, tra qualche settimana anche tziu Giuseppe Puddu spegnerà le sue cento candeline.
Federica Ladu
 
3 – L’Unione Sarda
Iglesias Pagina 24
Allarme-alcolismo tra i giovanissimi
Alla domanda se l'alcol sia o meno una droga, un giovane studente risponde secco: «Sì e no. Sì perché fa male, ma no perché è legale». Un concetto semplice, ma molto importante quello espresso in occasione dell' Alcol prevention day", la giornata di prevenzione rivolta agli studenti delle scuole medie e superiori che ha visto la partecipazione dei Licei Scientifico e Artistico, Ipia, Media Eleonora D'Arborea e Lamarmora. A organizzare l'iniziativa, che si è svolta ieri mattina al Centro culturale, è stato l'Assessorato comunale ai Servizi sociali in collaborazione con la Società italiana di alcologia, l'Acat Sulcis Iglesiente, il Sasol point e il Sert dell'Asl 7. Iniziativa che, grazie all'intervento degli operatori del Sert (i medici Marco Masia, Davide Sitzia, Rossana Fais, Roberto Pirastu e gli psicologi Silvia Congiu e Bachisio Carta) dell'Università di Cagliari (la ricercatrice Roberta Agabio) ha focalizzato l'attenzione sui rischi dovuti all'abuso di alcolici e sulla necessità di coinvolgere i giovanissimi per aiutarli a sviluppare un senso critico, una capacità di valutare i fattori di rischio senza farsi condizionare dai modelli imposti da programmi televisivi, pubblicità e mode. Perché, è risaputo, le bevande alcoliche sono alla portata di tutti, minorenni compresi. Eppure birra e alcolpops, i liquori colorati e arricchiti di zucchero tanto pubblicizzati e di tendenza, possono diventare molto più pericolosi di altre sostanze proibite. Non a caso, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, l'alcol è la prima causa di morte tra i giovani europei. In Italia risulta che i bevitori adolescenti siano 800 mila, mentre per quanto riguarda la Sardegna i dati evidenziano che il 15 per cento delle persone controllate dalle forze dell'ordine risulta positivo all'esame dell'etilometro. Difficile circoscrivere il fenomeno a livello locale, ma è significativo sapere che i carabinieri di Iglesias e Carbonia, nei controlli del fine settimana, ritirano in media quattro, cinque patenti di guida in stato di ebbrezza. A mettersi alla guida dell'auto dopo avere bevuto qualche bicchiere di troppo sono soprattutto giovani al di sotto dei 30 anni. «Il fenomeno esiste e va affrontato - commenta Brigida Aru, assessore ai Servizi sociali - non disponiamo di dati precisi, ma sappiamo che in città molti giovanissimi fanno uso di sostanze alcoliche. Basta vedere come si trasformano alcune zone della città nel fine settimana: dintorni del Centro culturale, Parco delle Rimembranze o il Colle del Buon Cammino vengono invasi da bottiglie vuote di birra e altri prodotti alcolici. È un fenomeno che dobbiamo contrastare, questa iniziativa va proprio in questa direzione». (c. s.)
 
4 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 16
Nasce "Terra Gramsci"
Una rosa e una rete di affetti e cultura nel nome di Antonio
Una rosa per Gramsci. Una rosa da esporre domani sui balconi e nelle finestre di tutta la Sardegna. Una rosa per ricordare le roselline carcerarie care a Nino, quelle che coltivò con amore nel carcere di Turi. Quelle che gli davano speranza («la rosa è viva e fiorirà certamente») e delusione («la vecchia rosa canina è morta e disseccata da un pezzo»). L'idea è dell'artista Maria Lai, presidente di International Gramsci Society-Sardegna-Terra Gramsci: una rete di comuni, associazioni, intellettuali, artisti, amministratori, che vede la luce stasera a Ghilarza, domani ad Austis, domenica ad Ales. Presidente onorario della rete è lo storico marxista Eric Hobsbawn, vice presidente è Giorgio Baratta, che a sua volta presiede il Gramsci International. Baratta, e con lui Clara Murtas e Nereide Rudas hanno accolto per primi la proposta dell'artista di Ulassai e ne spiegano le ragioni: «Gramsci amava le rose», scrivono tra l'altro, «perché lo compensavano, in qualche modo, della scomparsa dello spazio e lo riannodavano al ritmo dle tempo che egli ciamava "pseudonimo della vita". Nel nostro amore per le rose ritorniamo a lui, nella consapevolezza che ripercorrere il suo vissuto individuale ci aiuti a comprendere la sua straordinaria apertura su un paesaggio di idee ed emozioni che ancora oggi, forse addirittura più che ieri, si mostra capace di parlare alla nostra mente assetata di verità». Scritta da Borges, rielaborata da Nereide Rudas , una poesia riassume il significato della rosa per Nino: «Della generazione delle rose/perse nel tempo nel ripido pendio/voglio salvarne una dall'oblio/una con un marchio ed un segno/tra le cose che furon/: La sorte mi concede/di dar nome e misura/ alla silente rosa/fiore e creatura/che Nino coltivò/ entro le mura/del tetro Turi./O tu gialla o vermiglia/o bianca rosa/d'un giardin murato/lascia magicamente/il tuo passato/ e per noi ancora brilla/. Oro, peso e fragranza/sangue e notte tenebrosa/pena e speranza/come nel suo sguardo/vivente/o simbolica rosa. Mantenere viva - anche attraverso un gesto simbolico - la memoria e la presenza dell'opera di Gramsci nel contrappunto tra la Sardegna e il "mondo grande e terribile" è dunque l'obiettivo di Terra Gramsci, che riunisce sindaci e presidenti di Casa Natale di Gramsci, ad Ales, i comuni di Austis, Gavoi e Orgosolo; Stazione dell'Arte di Ulassai; Associazione Amici di Gramsci di Sorgono; International Gramsci Society-Italia; Istituto Italiano per gli Studi Filosofici; Transito Atlantico. Tutti insieme in un grande progetto dalla Sardegna al mondo e dal mondo alla Sardegna. Eminenti studiosi fanno parte del direttivo e del comitato scientifico e artistico. Sei sono in memoriam: Umberto Cardia, Giuseppe Fiori, Valentino Gerratana, Antonio Pigliaru, Edward W. Said, Antonio A. Santucci. GhilarzaStasera alle 21,30 si costituirà la IGS-Sardegna al III Congresso della International Gramsci Society. E si presenta il progetto "Università Nuova dei Beni Comuni". Austis Domani Austis festeggia il "Gramsci dei piccoli", in collaborazione con la XII edizione de "I ragazzi della Speranza": 1000 bambini di tutta la Sardegna raccontano: "Gramsci, lo vivo così". Ales Domenica in Piazza Gramsci, dalle 10 alle 13, "Il sole e le rose", intellettuali e artisti per Gramsci.
 
5 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 26
Sestu. Cantieri sbloccati nei rioni attorno al rio Sa Cora. Restano i vincoli sull'ex 131
«Nessun rischio, si potrà costruire»
La Regione ha accolto la variante sull'assetto idrogeologico
Non ci sono più pericoli per la vita degli abitanti nei quartieri a Nord dell'abitato. La Regione ha accolto la variante proposta dal Comune al Piano di Assetto Idrogeologico, riducendo al minimo la classificazione di rischio nelle aree minacciate dal Rio Sa Cora. Entro un mese dalla pubblicazione nel Bollettino Ufficiale, i cantieri sospesi un anno e mezzo fa potrebbero riprendere le attività. Restano i vincoli, invece, a ridosso della ex Carlo Felice dove l'antico canale fluviale di campagna si incontra con il Rio Matzeu. La modificaA confermare la notizia della modifica del Pai sono stati, ieri mattina, il sindaco Aldo Pili e il suo vice Sergio Cardia, assessore all'Urbanistica. «L'Autorità d'ambito e di bacino della Regione» hanno detto, «ha adottato in via definitiva la nostra modifica. Ora vedremo con gli uffici come ridurre i tempi per far ripartire quei cantieri che erano caduti nei vincoli del Pai». Una quindicina, in tutto, i progetti già approvati che il Comune aveva dovuto revocare quando, a marzo del 2005, la Regione aveva approvato il Piano: lo studio individuava in tutta l'Isola le aree con rischio di frana e a alluvione. A Sestu, una grossa fetta di paese tra via San Gemiliano e via Andrea Costa, oltre all'intero costone del Rio Matzeu lungo via Leopardi, avevano ricevuto la classificazione di maggior pericolo (HI4), con un altissimo rischio per la vita e l'incolumità degli abitanti. In altre parole: vietato costruire nuovi edifici o ampliare quelli esistenti nell'intera zona. La trafilaAlla fine del 2005, però, il Comune ha incaricato il Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali (Ciisa) dell'Università di Cagliari di studiare con maggiore precisione la portata dei torrenti e dei canali, e di valutare gli interventi idraulici per mettere in sicurezza le aree a rischio. Sei mesi di lavoro per ridisegnare la mappa del pericolo, approvata dal Consiglio comunale circa un anno fa (a fine maggio). Nove mesi più tardi è arrivato anche il parere favorevole del Genio Civile, mentre la scorsa settimana la modifica è stata adottata anche dall'Autorità d'ambito e di bacino della Regione. In questi giorni il provvedimento verrà pubblicato sul Buras, da quel momento passeranno trenta giorni perché diventi effettivo. Si costruirà«I quartieri all'interno dell'abitato», concludono Pili e Cardia, «sono passati da rischio quattro a rischio uno, questo permetterà ai cittadini di riprendere l'edificazione con alcuni accorgimenti tecnici».
Francesco Pinna (Unioneonline)
 
6 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 42
Mandas
Nasce l'Istituto di feudalesimo sardo
Nasce a Mandas l'Istituto del feudalesimo sardo. L'amministrazione ha deciso di riservare una stanza dell'ex convento francescano alla realizzazione di un centro studi sul feudalesimo. Continua quindi la riscoperta della storia e della cultura di Mandas anche attraverso la valorizzazione dei monumenti del centro storico. «Con questo obiettivo un anno e mezzo fa abbiamo concluso i lavori di recupero su una struttura unica qual è il convento francescano», sottolinea il sindaco Umberto Oppus. L'edificio ospita la sede di Titolus, l'associazione che raggruppa i Comuni feudali della Sardegna: Villasor, Laconi, Sanluri, Orani, Cuglieri, Sedilo e Mandas. Tra circa due mesi sarà pronto l'allestimento del nuovo centro studi. Nel lungo lavoro di ricerca di documenti e libri dedicati al feudalesimo l'amministrazione ha coinvolto i docenti del dipartimento di storia dell'Università di Cagliari, Gianni Murgia e Gianfranco Tore. (sev. sir.)
 
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Fidapa
Poesia, premio Mercede Mundula
Si svolgerà oggi alle 10.30 al palazzo Viceregio, la cerimonia di premiazione del premio letterario "Mercede Mundula", promosso dalla Fidapa di Cagliari. Nata inizialmente come "Associazione delle donne professioniste e artiste", la Fidapa ha sempre voluto incoraggiare le sue socie ad esprimere pensieri, fantasie e sogni nelle forme artistiche a loro più congeniali. Nasce così nel 1964, il premio letterario intitolato alla poetessa Mercede Mundula. Istituendo questo Premio, che ha cadenza biennale e carattere nazionale, la sezione di Cagliari si è proposta anche di far conoscere e amare la cultura sarda. Per il 50° anniversario della morte della poetessa, il Comune ha dato un giusto rilievo alla commemorazione sia curando una ristampa delle sue opere, sia intitolandole una piazzetta nel quartiere di Castello. Nell'ambito poi della XII Settimana dei beni culturali e per l'inaugurazione della Sala sarda nella Biblioteca dell'Università, è stata istituita la donazione Fondo Mercede Mundula, con testi ed opere originali donati dalle figlie. «Tra gli obiettivi del Premio - ha spiegato la presidente Fidapa Silvia Trois - anche quello di avvicinare i giovani alla poesia e all'arte, valorizzandone il talento». (b. s.)
 
8 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 21
24 Ore – altre notizie
Criminologia, via al Master
È stata inaugurata ieri la seconda edizione del master in “Psicologia giuridica e criminologia” organizzato dalle Facoltà di Scienze della Formazione e Giurisprudenza in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Giorgio Spangher, ordinario di Procedura penale alla Sapienza, ha tenuto una lezione dal titolo “Giudizio d’appello nel processo penale”

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Sanità. Pronto il decreto del presidente della Regione sul direttore dell’azienda mista 
Ninni Murru è il manager 
Sulla scelta di Renato Soru non risulterebbero critiche
Consensi dall’Università e dai politici vicino all’Unione
Al Policlinico di Monserrato cresce l’insoddisfazione 
Preside dell’Alberti, ex dirigente di Nuoro e Oristano 
CAGLIARI. Ninni Murru è il nome del direttore generale dell’azienda mista Regione-Università che compare nel decreto del presidente della giunta regionale Renato Soru scritto materialmente in questi giorni e di varo imminente. La scelta, alla fine, è stata fatta. Come è noto Murru è stato direttore generale dell’Asl di Nuoro fino al 1995, poi ha diretto Oristano e adesso è preside del liceo scientifico cagliaritano Alberti, la scuola resta il suo campo professionale d’origine.
 Viene presentato come vicino ad Antonello Cabras e gradito a Progetto Sardegna, ma il «colpaccio» sarebbe l’indicazione del suo nome fatta dal rettore dell’ateneo di Cagliari Pasquale Mistretta. Inoltre Murru sarebbe nome apprezzato anche dalla Margherita e poi il suo curriculum di direttore generale nelle Asl testimonierebbe della sua capacità di fare. Che sia abile a mettere d’accordo le persone lo dimostrebbe il consenso giunto da più parti verso la sua nomina. L’università l’avrebbe indicato proprio per le sue capacità diplomatiche, gli altri a vario titolo si sarebbero espressi a suo favore considerando il suo passato di direttore generale. L’azienda mista ha urgente bisogno del manager perché si tratta della figura chiave, l’unica in grado di mettere in moto il macchinone. Dal policlinico di Monserrato arrivano segnali di grande malessere, da quando c’è l’azienda mista, anche se soltanto sul piano formale, l’Università di fatto ha scaricato il problema perché tutto ormai confluirà sul tavolo della direzione generale. Il primo lavoraccio che toccherà al manager è la definizione del profilo aziendale sotto l’aspetto delle necessità: dovrà dire in altre parole che cosa serve per dare vita materiale all’azienda, quindi quanto personale sarà indispensabile e diviso come, quali e quanti dipartimenti dovranno essere creati, come bisognerà suddividere gli insegnamenti, a quale figure toccheranno le direzioni e le vicedirezioni. Ognuna di queste strutture dovrà ricevere la dotazione di personale: quanti vorranno andare nell’azienda mista? Il calcolo andrà fatto in fretta perché se saranno numerose le scelte a favore dell’Asl 8 bisognerà studiare le convenzioni col sistema sanitario regionale affinchè l’ospedalone universitario non resti sguarnito. Insomma, il lavoro non si presenta facile e si sa che gli ospedalieri sono restii al passaggio mentre gli universitari non desiderano certo cambiamenti rispetto alla quantità di cattedre, di insegnamenti e di organizzazione della loro giornata di lavoro. (a. s.)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Nuoro
L’università conquista gli studenti 
Giornate dell’orientamento, ieri la prima delle tre visite 
Viaggio affascinante tra laboratori, computer e provette 
I ricercatori a confronto con 500 ragazzi delle scuole superiori 
di Antonio Bassu
 NUORO. L’Università, nella giornata dell’orientamento, ha accolto la prima delle tre visite programmate (fissate per il 3, il 7 e l’8 maggio) di 500 studenti nuoresi che frequentano l’ultimo anno delle scuole superiori. L’impatto è stato oltremodo interessante, insieme alla vivacissima curiosità nel momento in cui gli allievi hanno preso contatto con i ricercatori impegnati nella ricerca scientifica.
 Dopo le comunicazioni del preside della facoltà di Scienze Forestali Pietrino Deiana, del presidente del Consorzio per la promozione degli studi universitari Sergio Russo e il saluto dell’assessore all’ambiente Rocco Celentano, ciascuno dei quali ha posto l’accento sull’importanza dell’offerta formativa dei due corsi di laurea, insieme alle principali attività didattiche e di ricerca, i ragazzi si sono trasferiti da “Sa terra mala”, a bordo di un bus-navetta messo a disposizione dall’Atp, nei laboratori di “Cartaloi”.
 Ed è qui, affascianti dai ricercatori e dottorandi in camice bianco, che gli studenti hanno aguzzato la vista e le orecchie per tentare di catturare qualcuno dei segreti relativi alle particolari prove ed esami sugli studi e le ricerche nei settori della microbiologia, patologia ed entomologia, analisi e chimica del suolo e dell’acqua.
 Tra provette, sofisticate apparecchiature elettroniche computerizzate (qualcuna delle quali costa diverse decine di migliaia di euro), collezioni di insetti e campioni vegetali, l’interesse degli studenti è salito a mille. Rapiti dalle illustrazioni dei ricercatori, la maggior parte dei quali sono donne, i giovani allievi delle scuole superiori hanno denunciato un grande interesse, formulando intelligenti domande sul monitoraggio degli insetti nelle zone lacustri e in quelle montane del Gennargentu. In modo particolare sui lepidotteri defoliatori di sughere, lecci e querce. Attività che i contrattisti, i ricercatori e i dottorandi delle facoltà di Scienze ambientali e di Scienze forestali, insieme ai tesisti, svolgono in modo complementare relativamente ai vari progetti e ricerche, denunciando entusiasmo e competenza.
 Grande attenzione è stata posta sul sistema ambientale turistico “Geo Dorgali” commissionato da Sardegna Ricerche. Progetto pilota che contiene tutte le informazioni possibili su Dorgali e il suo territorio, realizzato usando software, web e tecniche di Gis, utilizzando tutti i tipi di carte a disposizione: geografiche, geologiche, ambientali, turistiche, storiche, dei sentieri, marine, vegetali, idriche, realizzando per ciascuna una scheda. Attraverso questo studio il turista tedesco che vuole raggiungere Dorgali, è in grado di sapere quanti sono i chilometri, ad esempio, tra Berlino e il comune barbaricino. Un clic gli consente di visualizzare il percorso e di sapere tutto su Dorgali e il suo territorio.
 Insomma l’Università è pronta ad aprirsi a tutti i paesi del Mediterraneo, offrendo agli studenti che frequentano i corsi, la possibilità di acquisire una buona preparazione e la competenza per inserirsi nel mondo del lavoro, grazie anche alle ricerche e sperimentazioni che spesso si realizzano col partenariato e centri di ricerca di Università straniere.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
Oggi la presentazione del rapporto sul turismo 
ALGHERO. Stamane alle 10 nella sala consiliare del Palazzo Civico di via Columbano si terrà la presentazione del secondo rapporto sul turismo ad Alghero. L’elaborato è frutto dell’iniziativa congiunta tra l’assessorato comunale al Turismo e la facoltà di Architettura che ha sede in città.
 A illustrare i dati saranno il sindaco Marco Tedde, l’assessore Antonio Costantino e il professor Arnaldo Cecchini della facoltà di architettura. Nel pomeriggio presso i locali dell’ex Asilo Sella, sul Lungomare Barcellona, ex via Garibaldi, Giampaolo Nuvolati, docente di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio all’Università Milano Bicocca, terrà una lezione aperta dal titolo “Popolazioni in movimento”. 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Cagliari
INIZIATIVA DEL CENTRO UNIVERSITARIO
CONOSCERE L’HOCKEY SU PRATO
 CAGLIARI - Il Centro universitario Sportivo, in collaborazione con l’assessorato al Verde Pubblico del Comune di Cagliari e la Municipalità di Pirri, ha promosso un’iniziativa volta alla diffusione dell’hockey su prato. Questa avrà luogo presso il Parco di Terramaini e consisterà in dimostrazioni pratiche e incontri di gioco. L’appuntamento è per domenica e festivi dalle ore 10 alle 12.30. (s.s.)
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Tuvixeddu, un altro esposto al Tar 
La Coimpresa impugna la decisione della Commissione al Paesaggio 
La società chiede un giudizio di merito in tempi brevi 
CAGLIARI. L’avevano promesso e hanno mantenuto la promessa. Nei giorni scorsi i responsabili della Coimpresa, titolare della lottizzazione integrata sui colli di Tuvixeddu-Tuvumannu, hanno presentato un ricorso al Tribuanle amministrativo regionale (Tar) sull’estensione del vincolo di inedificabilità a tutto Tuvixeddu. Un ampliamento che per la società significa blocco dell’edificazione dei quattrocento appartamenti previsti nell’intervento. Da qui il ricorso al Tar.
 In precedenza la Coimpresa aveva già presentato un esposto al Tar: in occasione della determina dirigenziale regionale che aveva stabilito il blocco dei lavori. Ma il proseguo della storia ha cambiato la situazione. Due i passaggi centrali: la delibera di indirizzo della Giunta per il parco Karalis su tutto Tuvixeddu (dove esiste la necropoli punico-romana più importante del Mediterraneo) e la relazione finale della commissione regionale al Paesaggio. Quest’ultima (sorta a seguito della vertenza tra Regione-Coimpresa sulla base del «Codice Urbani», che regola i beni culturali in campo nazionale) ha firmato un documento che ridefinisce i vincoli in tutta l’area che va da Sant’Avendrace a Tuvumannu. In particolare ha indicato come zona di notevole interesse pubblico tutto il colle di Tuvixeddu. Il che significa vincolo di inedificabilità salvo interventi funzionali al parco.
 Situazione, questa, che ha portato al secondo esposto al Tar. La Coimpresa, che fa capo all’imprenditore Gualtiero Cualbu, ha chiesto al tribunnale amministrativo che si pronunci «sul merito a breve». Richiesta fatta allo scadere (il 26 aprile) dei sessanta giorni dalla firma del documento da parte della commissione al Paesaggio. La prassi, infatti, prevede che le decisioni della commissione siano pubblicate nell’albo pretorio proprio per possibili ricorsi. Successivamente vi saranno altri trenta giorni per le osservazioni dei cittadini e, infine, l’adozione (o meno) definitiva da parte della Regione.
 L’esposto della società punta a mostrare che le decisioni della Regione e, quindi, il lavoro della commissione al Paesaggio, sono irregolari. Qualora il Tar dia ragione alla Coimpresa, vi sarà poi un’azione risarcitoria che viene valutata, ufficiosamente, sui 150 milioni di euro. Ma se il ricorso al Tar era stato annunciato, in molti speravano che tra la Regione e la Coimpresa si arrivasse a un accordo.
 L’oggetto della discordia, come accennato, è la lottizzazione integrata (che interessa quarantotto ettari dei due colli) nata da un accordo di programma siglato nel 2000 dalla Coimpresa, dal Comune di Cagliari e dalla Regione. Trentotto ettari, come previsto nell’accordo, sono stati ceduti al Comune e tra questi vi è anche l’area del parco archeologico naturalistico (i cui lavori sono stati bloccati con la richiesta di rimodulazione delle opere, considerate troppo invasive). Mentre la volumetria ipotizzata: in un’altra parte di Tuvixeddu (le residenze per quattrocento alloggi) e su Tuvumannu (gli istituti universitari) è di 273mila metri cubi complessivi.
 Dopo il blocco dei lavori e la ripermetrazione dei vincoli, indicata dalla commissione, su Tuvixeddu, la situzione poteva e può avere due sbocchi: o un accordo o l’esproprio. Il sindaco Emilio Floris si era espresso proponendo la revisione dell’accordo di programma, temendo altrimenti una vertenza dai tempi lunghi. Inoltre il Comune ha già acquisito trentotto ettari e l’area del sito archeologico, in cambio avrebbe dovuto rilasciare le licenze edilizie, oggi bloccate dalle nuove norme regionali. E il presidente della Regione, Renato Soru, aveva (seppure informalmente in alcuni convegni) ipotizzato alla Coimpresa un cambio di area su cui lottizzare. Ma Culabu aveva risposto che si trattava di proposte tecnicamente non possibili. (r.p.)
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
Sì alla limba, quasi un plebiscito 
Il 90%: è la nostra identità. Il 78%: va insegnata a scuola 
SASSARI. Il 68,4 per cento dei sardi intervistati a campione dichiara di conoscere e parlare una qualche varietà della limba; il 78% sostiene che vada insegnata a scuola. Nei paesi al di sotto dei 4000 abitanti, la percentuale sale all’85,5 e nei centri al di sopra dei 100mila scende al 57,9. Il 29 per cento complessivo del campione afferma che, pur non parlandolo, capisce il sardo (spiega di non usarlo e non comprenderlo solo il 2,7% del totale). L’89,9 per cento dei sardi si dichiara «molto d’accordo» con la frase contenuta nella scheda-intervista «la lingua locale deve essere sostenuta perché è parte della nostra identità». I nuovi dati emergono dalla ricerca socio-linguistica voluta dalla Regione e svolta dalle due università di Sassari e Cagliari. Venuta alla luce dopo mesi di verifiche, quest’indagine riserva più di una sorpresa. Sul tema domani dibattito a Paulilatino con esperti e docenti. Gavino Ledda leggerà brani delle sue opere.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Il 68% dei sardi parla in limba «Va anche insegnata a scuola» 
di Piergiorgio Pinna
SASSARI. Il lungo film sulla limba si avvia a conclusione. Almeno così è per le sequenze che, nel grande set dell’isola, riguardano una parte dello studio: la ricerca socio-linguistica voluta dalla Regione. Venuta alla luce dopo mesi di verifiche, l’indagine riserva qualche colpo di scena. Meglio: come in una pellicola ricca di emozioni, custodisce il suo prezioso scrigno di segreti proprio nelle ultime immagini. Novità e sorprese finali che mettono in crisi pregiudizi, luoghi comuni, visioni superate. Ma eccoli, gli elementi di maggior spicco. Primo punto: il 68,4% dei sardi intervistati a campione dichiara di conoscere e parlare una qualche varietà della limba. Secondo: nei paesi al di sotto dei 4000 abitanti, la percentuale sale all’85,5 e nei comuni al di sopra dei 100 mila scende al 57,9. Terzo: il 29 per cento complessivo del campione afferma che, pur non parlandolo, capisce il sardo (spiega di non usarlo e non comprenderlo solo il 2,7 % del totale). Il quarto dato si riferisce alle aree urbane. A Cagliari il 59,3 sostiene di conoscere la lingua locale e utilizzarla, mentre il 36,7 ammette di avere solo una competenza passiva. A Sassari, la percentuale è del 60,7%. A Nuoro discute in limba il 66,7, a Olbia il 62,7. Quinto punto: l’89,9 per cento dei sardi si dichiara «molto d’accordo» con la frase contenuta nella scheda-intervista «la lingua locale deve essere sostenuta perché è parte della nostra identità». Sesto: il 78,6 per cento è d’accordo sull’insegnamento del sardo a scuola. Settimo: l’81,9 per cento aderisce al fatto che quest’istruzione comprenda l’italiano, una lingua straniera e il sardo. Ottavo e ultimo dato: il 31,9% è contrario all’uso della lingua locale negli uffici, mentre il 57,7 del tutto o in parte favorevole all’introduzione di una forma scritta unica per la pubblicazione dei documenti della Regione.
 Ma chi sono gli autori dello studio, non a caso intitolato «Le lingue dei sardi»? Quanti e quali strati della popolazione dell’isola ha interessato la ricerca? Intanto va subito rimarcato che a condurre in porto l’indagine (le foto in alto sono tratte dai loghi promozionali diffusi dalla Regione sul dossier) hanno pensato specialisti che da tempo si occupano di questi temi: Giovanni Lupinu, Alessandro Mongili, Anna Oppo, che ha curato anche il rapporto finale, Riccardo Spiga, Sabrina Perra, Matteo Valdes. Lo studio, più in generale, è stato portato a termine dal dipartimento universitario di Ricerche economiche e sociali di Cagliari e da quello di Scienza dei linguaggi dell’ateneo sassarese. Impegnati, inoltre, l’assessorato ai Beni culturali e la Commissione tecnico-scientifica «sullo stato delle lingue della Sardegna». Quest’ultima, fra l’altro, ha approvato la scheda d’intervista utilizzata nei sondaggi. La ricostruzione delle opinioni degli abitanti dell’isola, infine, si è resa possibile grazie al contributo di 2437 cittadini che hanno accettato «con grande disponibilità», rilevano gli studiosi, di rispondere ai quesiti.
 Interessanti le loro caratteristiche sociali. A parlare una delle varietà linguistiche sono più spesso gli uomini. Tra i 15 e i 24 anni, poi, la differenza maschi-femmine è di circa 16 punti percentuali a favore dei primi. Solo tra gli over 65 le distinzioni non sono più significative e paiono attenuarsi. Sempre nel caso delle donne, il conseguimento di un titolo di studio suoperiore come il diploma o la laurea fa dichiarare alle intervistate una minore conoscenza della limba rispetto al cosiddetto sesso forte. È dunque l’influenza dell’età che, secondo i risultati dello studio, spinge a dire di conoscere il sardo il 90 per cento dei pensionati e l’82 delle pensionate. Nel caso dei maschi sono invece gli occupati, più dei senza lavoro e degli studenti, a fare la stessa affermazione. Mentre, per quanto riguarda ancora le donne, sono casalinghe e disoccupate a sostenere con maggior assiduità la loro competenza nella varietà locale delle aree di residenza. L’indagine, articolata su un dossier di 110 pagine, appare di particolare complessità, sebbene di agile lettura. Tra statistiche, approfondimenti su parlate locali e lingue dei bambini, si arriva alle valutazioni sulla necessità di codici istituzionali e all’esame specifico di alcune macro-aree linguistiche. Tutto in un quadro che tiene conto di oralità, scrittura, mass media, interpretazioni, competenze. E così alla fine non manca che aspettare il nuovo film sulla limba.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Metodologie e conclusioni in un lavoro sul campo durato molti mesi 
Vergogne, timori, tabù 
Le premesse della ricerca socio-linguistica 
Le valutazioni fatte oltre 10 anni fa per conto della Ue e quelle predisposte oggi dagli esperti 
«Le lingue dei sardi»: è il titolo della ricerca sociolinguistica avviata dalla Regione e resa nota in questi giorni. Di seguito, ampi stralci della premessa, che contiene anche una serie di conclusioni degli studiosi.
Gli estensori del rapporto sulla Sardegna della survey sullo stato delle lingue minoritarie in Europa condotta nel 1996 per conto dell’Ue, scrivevano, a conclusione del loro lavoro: «Vi è un ulteriore gruppo linguistico minoritario in situazione di grande pericolo. Le agenzie della produzione e della riproduzione (delle lingue) non svolgono più il ruolo che svolgevano solo una generazione fa. Il sistema educativo non interviene in alcun modo per sostenere la lingua, per favorirne la produzione e la riproduzione. La lingua non ha prestigio e viene usata nei luoghi di lavoro occasionalmente e non in modo sistematico. È una lingua relegata alle interazioni fra amici e parenti in contesti precisamente situati. La sua base istituzionale è debolissima e in declino. Eppure vi è preoccupazione fra i parlanti che hanno un forte legame emotivo con la lingua, per il suo rapporto con l’identità sarda». Va aggiunto il senso di sconcerto che si avverte quando i medesimi studiosi annotano come, nonostante l’alta competenza dichiarata dagli intervistati nell’usare l’idioma locale, essi scelgano di non usarla in posti come le stazioni di polizia, i tribunali, la scuola, la chiesa, i luoghi di cura, i ristoranti e cosi via. Potremmo forse immaginare il parallelo sconcerto degli intervistati alle domande che sottintendevano come essi avrebbero potuto scegliere di parlare nell’idioma locale nei luoghi succitati. Ed è un risultato registrato anche dalla nostra ricerca. Ci sono luoghi, situazioni, interlocutori e discorsi in cui parlare sardo o altro idioma locale appare tabù. È il tabù dato dalla «vergogna» che non si sappia parlare italiano. Ci sono anche tabù all’uso dell’italiano, tuttavia, quando in una conversazione informale di sardofoni, che si considerano socialmente pari, qualcuno si esprime in italiano (un ex-emigrato, ad esempio) e quest’uso viene giudicato dagli interlocutori improprio, sussiegoso, da parvenu o almeno da «incompetente sociale», incapace di capire dove, come e quando deve usarsi l’uno o l’altro codice.
 Perché il dato più rilevante della nostra ricerca è che al ritrarsi delle parlate locali da questo o quell’ambito sociale, da questa o quella interazione linguistica aumenta l’uso dei due codici, in modi che non siamo in grado di documentare ma che ci indicano almeno alcune direzioni utili per future ricerche. Vi sono i perfetti bilingui che usano l’uno o l’altro codice con consumata competenza sociale, vi sono coloro che, per relativa imperizia nell’uno o nell’altro usano mescolarli in vari modi, vi sono coloro che si limitano a inserire una frase o una parola in lingua locale in una conversazione in italiano per alleggerire il carattere formale dell’incontro, per segnalare una implicita complicità o per stabilire una distinzione fra «noi» e «loro». Nelle cittadelle più ostili all’uso delle parlate locali, quali sono le università, nei suoi ranghi gerarchicamente più elevati, in cui viene stigmatizzato negativamente chi non conosce l’inglese, quest’uso di parole o frasi dialettali per segnare una parvenza di amicizia che, momentaneamente, fa tacere le gerarchie, o per ammiccare ad una complicità, è relativamente frequente. (...).
 A proposito del senso del «noi», del legame emotivo con la lingua e con l’identità isolana, già segnalata dal rapporto Euromosaico e confermata dalla nostra ricerca, vale la pena di sottolineare alcuni aspetti. Non vi è dubbio che questo rapporto identitario vi sia, specie in precisi settori della popolazione isolana, ma è presente anche fra i più italofoni dei nostri intervistati, quali i giovani e gli adolescenti, specie se di sesso femminile. E, tuttavia, questo legame emotivo sembra senza sbocchi, senza progettualità e, soprattutto, senza un sufficiente grado di autoriflessività. A parte i (pochi) nostalgici di una improbabile età dell’oro della civiltà dei pastori e dei contadini, la maggioranza dei sardi ha di fatto accolto l’italiano come propria lingua.
 Il dato sulla trasmissione intergenerazionale delle lingue locali non potrebbe essere più eloquente e, per più versi, inquietante. Ma i sardi vorrebbero riappropriarsi delle proprie lingue, anche se con prudenza, senza mettere a rischio ciò che pensano di aver conquistato con fatica. Si invocano, perciò, interventi istituzionali a salvaguardia delle lingue locali, si chiede alla scuola - come al solito - di intervenire per dare qualche rudimento di sardo o di altra parlata locale agli scolari e agli studenti, ma fra coloro che chiedono che si faccia qualcosa per salvare la «lingua dell’identità» vi sono il 70% delle madri che hanno cresciuto i propri figli nella lingua italiana. Scarsa autoriflessività, si è detto. Col senno del poi. Come non capire la prontezza delle donne che, nell’impadronirsi, per prime, dell’italiano e della scuola, pensavano di liberarsi contemporaneamente dagli scialli, dal confinamento nella casa, dai gesti di deferenza quotidiana nei confronti di padri e mariti come quello di sfilare loro gli stivali e di lavargli i piedi una volta che questi rientravano a casa? (...). Come non riconoscere che la diffusione dell’uso dell’italiano si è storicamente collegata all’emancipazione sociale e culturale? E non certo, o non solo, per le innate qualità del sardo e dell’italiano come lingue (tutte da determinare), ma per le condizioni peculiari della modernizzazione in Sardegna. Se questa ricerca ha qualche merito - ne ha qualcuno, un’altissima qualità dei dati, ad esempio - uno dei maggiori è di essere stata per molti rispondenti un’occasione di riflessione. Occasione colta da quasi tutti con interesse, quando non con entusiasmo, che ha fatto sì che si siano avuti tassi ridottissimi di «non risposte» ai quesiti, inusuali nelle surveys svolte nella diffidente società di oggi (...). Non vi è dubbio che la perdita delle lingue native sia sempre una ferita aperta nella coscienza dei sardi. E forse proprio oggi che ci si sente sicuri - a ragione o a torto - della propria padronanza dell’italiano e di fronte all’incombere di nuovi codici linguistici prestigiosi si fa più acuta la nostalgia, il bisogno di riappropriarsi delle lingue locali. Come riappropriarsene, come curare questa antica ferita non è chiaro ai nostri intervistati, che si limitano ad augurarsi che qualcuno faccia qualcosa.
 
 
 
 
 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie