Venerdì 6 aprile 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 aprile 2007

 


1 - L’Unione Sarda
Pagina 20 - Cronaca di Cagliari

Università. Infuocata riunione del Senato accademico, poi manca il numero legale
Modifica dello statuto, fallisce il blitz
Discussione sui mandati di rettore e presidi: salta la seduta
Cariche da quattro anni per rettore e presidi, non eleggibili per più di due mandati consecutivi. La proposta ha suscitato critiche e dubbi.

Il blitz è fallito. L’ennesimo attentato allo statuto dell’Università per cambiare durata e mandati delle cariche a rettore e presidi di facoltà non è riuscito. Nell’ultima seduta del senato accademico allargato è stata proposta la modifica di due articoli: quando si è intuito che la variazione sarebbe potuta andare buca, alcuni presidi hanno abbandonato l’aula facendo mancare il numero legale. Se fosse passata la proposta i mandati consecutivi sarebbero scesi a due, con un aumento degli anni di carica, da tre a quattro. Questo avrebbe consentito anche al rettore, Pasquale Mistretta, di chiedere al ministero un anno in più di rettorato.
la proposta Attualmente il rettore (dopo le due modifiche negli ultimi cinque anni) può restare a capo dell’Università per quattro mandati consecutivi, da tre anni. Per i presidi le cariche consecutive possono essere tre. Durate eccessive a detta di tutti. Così  un mese fa, è stato dato incarico alla commissione statutaria di avanzare delle proposte di modifica. Nell’ultima seduta del Senato accademico allargato, subito dopo la votazione della cessione degli edifici del Policlinico all’azienda mista, l’aula, a sorpresa, si è trovata davanti la discussione di modifica dell’articolo 68 e 82. Nel primo caso si sarebbe voluto portare le cariche elettive di rettore e presidi da tre a quattro anni, riducendo i mandati consecutivi da quattro a due. Con il secondo articolo non si sarebbero azzerate le situazioni attuali.
i rischi Proposte che non sono piaciute. Dalle prime indicazioni di voto si è intuito che non si sarebbe raggiunta la maggioranza. Così per evitare una bocciatura, alcuni presidi presenti si sono alzati facendo mancare il numero legale. Il rettore era uscito dall’aula prima della presentazione delle proposte. Tra le perplessità maggiori la durata delle cariche: quattro anni sarebbe, secondo i critici, un tempo eccessivo. Inoltre, con una forzatura, l’attuale rettore avrebbe potuto chiedere, al ministro dell’Università una proroga di un anno al suo mandato.
i dubbi Un altro passaggio poco chiaro quello relativo all’articolo 82 per non azzerare le cariche attuali, evitando così che il rettore e i presidi che avessero raggiunto il limite si potessero ripresentare. I maligni non si sono fidati: una volta approvata la prima modifica chi avrebbe garantito che sarebbe passata anche la seconda? Meglio non rischiare. Così  con la votazione che stava andando verso la bocciatura, qualche preside, particolarmente seccato, ha lasciato la seduta.
Matteo Vercelli 

la storia L’ultima volta due anni fa: così Mistretta si poté ricandidare
Nel 2002 ci fu il passaggio da due a tre mandati consecutivi. Poi, nel 2005, la nuova modifica che portò il numero massimo a quattro. La storia dello statuto dell’università di Cagliari in questi ultimi anni è fatta di modifiche che hanno avuto quasi sempre come oggetto gli articoli sulle cariche del rettore, per permettere a Pasquale Mistretta di arrivare al sesto mandato e a diciotto anni di regno senza soste. Per questo quando i "senatori" si sono trovati davanti la nuova proposta sono rimasti perplessi. Tra i più critici i rappresentati degli studenti (una parte ha dichiarato che avrebbe votato contro, l’altra che si sarebbe astenuta). Diversi i contrari tra i docenti e gli amministrativi. Tutti d’accordo i presidi. C’è chi ha visto in questo blitz un tentativo di Mistretta di allungare di un anno il suo governo (eletto con uno statuto che prevede una carica triennale, in caso di un’estensione a quattro potrebbe chiedere una proroga al ministro). Ma in molti hanno il sospetto che la manovra sia soprattutto pilotata da alcuni presidi in vista delle prossime elezioni per il rettorato. Avere davanti quattro anni di governo, anziché tre, sarebbe molto meglio. (m.v.) 

 


 


2 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari

Un’altra giornata di mobilitazione dei medici specializzandi dell’università
Lavoro nero in camice bianco
Turni massacranti, pesanti responsabilità, nessun diritto


CAGLIARI. Lavorano fino a settanta ore la settimana, sono costretti a turni massacranti e a compiti a cui dovrebbe invece pensare qualcun altro. In più, il loro stipendio è davvero una miseria. Ecco un altro esercito di precari, sono i medici specializzandi.
Sono ottocento in tutto tra le due università di Cagliari e Sassari, costretti a studiare ancora dopo la laurea perché altrimenti non si va da nessuna parte, ma costretti anche a sobbarcarsi di carichi di lavoro impressionanti. Per loro ieri è stata un’altra giornata di mobilitazione: per dire basta allo sfruttamento, ma anche per chiedere certezze, soprattutto dopo che il decreto firmato dal presidente del Consiglio, che avrebbe dovuto dargliele, ha mostrato di non poter essere applicato così facilmente. Il motivo sta tutto nel fatto che quella normativa per diventare realtà ha bisogno del via libera da parte di un nuovo decreto che non si sa più dove sia andato a finire.
«E’ l’ennesimo pasticciaccio all’italiana», dicono adesso gli specializzandi, che nelle centinaia di volantini di protesta distribuiti in questi giorni, denunciano anche «l’incertezza dei tempi e dei modi» con cui sarà bandito il prossimo concorso per l’ingresso nelle scuole di specializzazione. Dal 1991, si legge ancora nei volantini, «il medico specializzando è ancora quello che non ha diritto a maternità, ferie, malattia o previdenza». Ma è anche colui che ancora non sa cosa sia lo stipendio perché al suo posto è pagata solo una borsa di studio. E ancora: «Il medico specializzando - denunciano gli studenti-laureati - ha la responsabilità di un medico professionista ma i diritti di uno studente».
Pochi esempi per chiarire meglio: gli specializzandi, che in teoria dovrebbero solo fare pratica per diventare i medici del futuro, e che buona parte del tempo dovrebbero passarla a studiare, in realtà si trovano nella stragrande maggioranza dei casi costretti in corsia anche per diversi turni di seguito. La legge non li aiuta: prevede un limite minimo alla loro presenza in corsia (38 ore settimanali) ma non uno massimo, con la conseguenza che si è costretti a lavorare anche 70 ore settimanali, e spesso anche 30 ore di filato. I costi, poi: le tasse d’iscrizione all’università s’aggirano sui mille euro l’anno, cui vanno aggiunti l’assicurazione e l’Enpam. Se si considerano, osservano gli specializzandi, che la borsa di studio è di 900 euro il mese, ben ci capisce come i soldi non possano bastare. Pensare di arrotondare facendo qualcos’altro è impossibile: gli specializzandi sono vincolati all’università e fuori non possono accettare neppure una guardia medica. La situazione insomma è al limite: e pensare, protestano i giovani medici (la loro età media va dai 25 ai 40 anni) che proprio noi «rappresentiamo una quota fondamentale in tutti gli ospedali».
Sabrina Zedda 

3 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari

di Alessandra Sallemi

Azienda mista, manager post-congresso
Stop in attesa dell’assise della Margherita Settimana di incontri vani in Regione
Tra i nomi in circolazione anche quello dell’ex direttore generale dell’Asl 8 Gino Meloni pure lui dei Dl

CAGLIARI. Bisogna aspettare il congresso della Margherita perché la Regione trovi la serenità necessaria per nominare il direttore generale della neonata azienda mista. I nomi ci sono, ma in questi giorni non soltanto la Margherita comincia a costruire la prossima campagna elettorale del centrosinistra e, si sa, sui nomi si consolidano o si sbriciolano le alleanze e, si sa anche questo, quando ci sono grandi elettori di mezzo è saggio non sprecar nulla. Il nome in circolazione da settimane è gradito agli universitari e agli ospedalieri, ma in questa fase evidentemente non basta.
Nei giorni scorsi anche il presidente della giunta regionale Renato Soru ha dedicato tempo alla nomina del direttore generale dell’azienda mista. Per scoprire che un nome affiorato di recente dalla lista degli aventi titolo poteva sembrare un asso nella manica e invece gli avrebbe messo contro troppi amici tutti assieme: Gino Meloni, ex direttore generale dell’Asl 8 e city manager di Quartu per la giunta di centrosinistra, non avrebbe dalla sua l’intera Margherita, ha senz’altro contro varie frange del sindacato che in passato ha fatto i conti con la sua direzione, e poi i suoi 64 anni di età lo mettono ai margini delle possibilità perché la legge è precisa nell’indicare i limiti anagrafici. L’astro rinascente della Margherita Paolo Fadda secondo le indiscrezioni avrebbe anche lui aspettative indirette a proposito della direzione dell’azienda mista e forse l’ipotesi attribuita a Soru che, si racconta, avrebbe detto di voler nominare una signora alla direzione dell’organismo, non sarebbe interamente del governatore. Continua a circolare il nome di Angelo Balestrieri, l’ex preside di Medicina, che non rientra neppure nell’elenco degli aventi titolo, ma che probabilmente esprime il desiderio degli universitari (alcuni) di mantenere in casa la leadership di didattica, formazione e assistenza universitarie. Balestrieri, tra gli altri, si troverebbe davanti un grande insormontabile ostacolo: la Regione non intende sostenere candidature di origine universitaria. Che l’ateneo partecipi alla nomina lo stabilisce la legge quando parla di concerto tra presidente e rettore, che l’Università vada più in là e proponga anche nomi è nelle cose, ma che il prossimo direttore generale dell’azienda sia un universitario puro è escluso per l’ovvio motivo che si tradirebbe lo spirito di una legge (la 517) la quale voleva legare la facoltà di Medicina e l’assistenza in essa praticata al servizio sanitario. Diverso invece è il concetto che in passato ha ispirato un’ipotesi di candidatura, quella di Giorgio Sorrentino, attuale direttore sanitario dell’Asl 8: nasce ospedaliero ma ha imparato a conoscere l’ateneo e a gestire i problemi del policlinico di Monserrato stando nello staff dell’ex manager Franco Meloni. Poi c’è il nome che proviene dall’esterno al mondo della Medicina ma che ha dato prova di sé come direttore generale a Nuoro e si è fatto una reputazione nobile anche fra gli universitari i quali gli riconoscono, tra le altre, doti di equilibrio e capacità diplomatica. Insomma, adesso bisogna aspettare e basta. L’attesa non sarà lunga perché proprio su questo la giunta regionale si gioca un po’ della credibilità acquistata col colpaccio dell’azienda mista di Cagliari istituita venerdì scorso anche se quella di Sassari non era ancora possibile vararla. L’azienda mista, infatti, per cominciare a dare prova della sua esistenza in vita ha bisogno del direttore generale che deve stabilire qual è l’esatto numero di dipendenti necessario, ma anche quali dovranno essere i dipartimenti, quale la loro organizzazione e come dovranno convivere i reparti in attesa di poter confluire tutti al policlinico non ancora costruito in tutte le sue parti. Un lavoraccio dove rettore e manager della 8 sono i collaboratori indispensabili, ma che non possono far nulla senza l’elemento terzo che rappresenta l’azienda appena nata. Pasqua può passare, il 1?maggio di sicuro no. 

4 - La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari

Ancora nuvole grigie sull’Azienda mista
I medici ospedalieri cittadini scelgono di restarne fuori
Le ragioni del «no» sono state espresse in un documento inviato a Cagliari


SASSARI. Non c’è pace per l’azienda sanitaria mista. Creata (almeno sulla carta) da tempo, mai battezzata e già soggetta a resistenze provenienti da più parti, l’azienda che dovrebbe coinvolgere ospedale e università si trova ora a dover digerire il “no” dei medici ospedalieri sassaresi. I quali, non vedendo di buon occhio la possibilità di dover sottostare a un controllo targato università, hanno tagliato la testa al toro optando per l’azienda ospedaliera.
Nei giorni scorsi oltre centocinquanta medici hanno sottoscritto un documento da inviare all’assessore regionale alla Sanità, Nerina Dirindin. All’interno viene espresso un “no” deciso all’ingresso dei professionisti nell’azienda mista.
Una scelta potrebbe avere come conseguenza immediata il ridimensionamento della stessa azienda. O persino, come ipotizzano i più catastrofisti, il suo “aborto”. Ma su quest’ultima possibilità, anche i medici sono assolutamente scettici.
Alcuni giorni dopo l’invio della missiva i rappresentanti dei medici hanno avuto un incontro con il responsabile regionale della sanità. Un faccia a faccia che potrebbe avere l’effetto di allentare la tensione, ma che certamente non risolve i nodi cruciali della vicenda.
Secondo le ultime indicazioni, l’azienda mista a Sassari dovrebbe nascere tra aprile e maggio, con almeno un mese di ritardo rispetto al precedente annuncio. L’ultimo intoppo risale infatti alla fine del mese di marzo, quando l’università turritana comunicò all’assessore alla Sanità che i provvedimenti di propria competenza non erano ancora pronti. La Dirindin concesse una proroga di un mese per effettuare tutti i passaggi necessari, confidando di poter chiudere la questione in tempi ragionevoli.
In attesa di ulteriori novità, Sassari è fra le poche città italiane che ancora non ha attuato l’azienda mista, prevista dalla legge. Il rinvio richiesto dall’ateneo ha come scopo il completamento dello scorporo dei beni immobili.
«Il problema - aveva spiegato il preside della facoltà di Medicina, Giulio Rosati - non riguarda certo una mancanza della parte universitaria. Si tratta delle procedure, piuttosto complesse, legate al censimento dei beni immobili di proprietà dell’università che andranno a confluire nell’azienda mista. Il rettore ha spiegato all’assessore che è necessario istruire la pratica dello scorporo e della “cessione” dei beni con il coinvolgimento del consiglio di amministrazione dell’ateneo. L’istanza sarà portata all’attenzione del consiglio d’amministrazione non prima del 18 aprile e ci vorrà ancora del tempo perchè l’iter arrivi a compimento».
Resta quindi la diatriba sulla distribuzione degli incarichi nella futura azienda mista. I medici ospedalieri che lavorano in ambito universitario, infatti, hanno chiesto all’assessore («così come previsto dal protocollo d’intesa fra Regione e università») che siano garantite pari opportunità nel lavoro e nell’assegnazione di posti di responsabilità. 












 



 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie