Lunedì 12 marzo 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 marzo 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 15
Salute mentale.
Da sabato via al progetto dell'Università
Se gli specialisti imparano on line
La salute mentale in un percorso formativo on-line destinato ai paesi dell´area mediterranea dell'Africa. È il tema al centro di un meeting iniziato sabato che si concluderà mercoledì. Il progetto è coordinato da Mauro Carta e da Carolina Hardoy del dipartimento di Sanità Pubblica dell´Università di Cagliari ed è stato finanziato dalla Presidenza della Regione con risorse comunitarie (legge Regionale 19/06). Del progetto fanno parte Vera Danes, psichiatra dell´Università di Sarajevo, esperta in disturbi post traumatici da stress, Elia Karam dell´Università di Beirut, psichiatra che si occupa prevalentemente di epidemiologia delle tossicodipendenze, Khadija Mchichialami, psichiatra del Centro Collaborativo Oms dell´Università di Casablanca, Oje Gureye del Centro Collaborativo Oms dell´Università di Ibadan (Nigeria), Giuseppe dell´Acqua responsabile del dipartimento di Salute Mentale di Trieste e dell´annesso Centro Collaborativo OMS, Gisella Trincas rappresentante della associazione italiana per la riforma psichiatrica. Per l´Università di Cagliari partecipano il centro e-learning d´ateneo e il dipartimento di Scienze Mediche.
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra Pagina 61
Ilbono
Un piccolo aiuto della Provincia scongiura la chiusura dell'Università
La Provincia ha stanziato ventimila euro per sostenere la prosecuzione delle attività del corso di laurea a distanza in Informatica, con sede a Ilbono. Il finanziamento, se non risolve i problemi della scuola, da una boccata d'ossigeno alle casse dell'ateneo, che nel corso ha visto crescere le sue difficoltà finanziarie fino ad arrivare, nel 2005, al blocco totale del terzo anno di corso, che poteva essere frequentato solo presso la sede centrale a Cagliari. A seguito di questa situazione si costituì un comitato spontaneo di studenti, che portò la protesta in tutti i paesi d'Ogliastra. Seguirono diversi tentativi di dialogo con la Regione Sardegna e con la segreteria di Cagliari. Senza alcun risultato, almeno fino a questo momento. «Quei soldi sono stati stanziati per l'anno 2006 - afferma il sindaco di Ilbono, Contu. Basteranno appena per saldare gli stipendi dei tutor e pagare alcune attrezzature, niente di più». Alla notizia dell'arrivo di nuovi finanziamenti, Guglielmo Cabiddu, promotore della protesta studentesca, si dice soddisfatto per il sostegno ricevuto dalla Provincia. «Ma quei soldi- aggiunge - sono pochi e finiranno in fretta. Ci vorrebbe maggiore sensibilità da parte delle istituzioni». Quelle stesse istituzioni che, a distanza di due anni dalle prime richiesta d'intervento, non hanno mai inviato alcuna risposta. «Servirebbe maggiore collaborazione anche da parte dei comuni del circondario - aggiunge Cabiddu - dopotutto accedono a quell'università tutti gli ogliastrini. Le scuole sono il futuro e credo sia assurdo non appoggiarle».
Daniela Deiana

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
C’è un solo modo per salvare sa limba: parlarla dappertutto 
La Provincia di Oristano promuove un convegno su lingua e pubblica amministrazione: emergono i dati sui tagli ai fondi per la promozione 
ORISTANO. C’è un solo modo per salvare una lingua: parlarla. Tutte le volte che si può. Dovunque - casa, scuola, chiesa, lavoro - per conservarla viva sulle labbra del popolo che l’ha tramandata nei secoli. Tutto il resto è secondario e spesso rischia di apparire un apparato museale, talora vagamente funerario. È questo il messaggio più fortemente sentito - sostanziale - venuto dal convegno di venerdì scorso sul tema “Sa limba sarda in s’Amministratzione pùblica” promosso dalla Provincia di Oristano nel Centro di spiritualità Nostra Signora del Rimedio, a Donigala Fenughedu. In questa tutela di ordine pratico che si nutre di fatti più che di teorie credono gli specialisti della lingua e gli amministratori regionali e crede da anni fortemente Pasquale Onida, attuale presidente della Giunta provinciale ma da sempre in primissima linea come consigliere e assessore regionale - lui, figlio di un poeta improvvisatore - quando si è trattato di schierarsi a favore della tutela e della lingua dei suoi antenati. Il governatore Renato Soru e l’assessore alla Cultura Carlo Mannoni - impegni indifferibili in Consiglio regionale - hanno affidato ad Antonina Scanu, la dirigente responsabile del servizio regionale sulla lingua e la cultura sarda, il compito di chiarire l’attività della Regione in materia di tutela della lingua, sulla base della legge 482/99 dello Stato. La signora Scanu l’ha fatto in maniera estremamente chiara, senza sottovalutare difficoltà e problemi, sia nel suo intervento iniziale sia nel dibattito del pomeriggio, ottenendo apprezzamenti spontanei fra gli addetti ai lavori e il pubblico, che ha gradito moltissimo anche l’uso del sardo (“finalmente una che sa parlare in limba”, il commento più ascoltato). Ma Antonina Scanu viene da Pattada, oltre ad avere fatto studi umanistici rigorosi, dunque se un problema non ha è quello della sardofonia. Inviato del Ministero era Renato Fedele, nella sua veste di coordinatore dei servizi delle Regioni autonome a statuto speciale in materia di minoranze linguistiche. Il suo argomento ha riguardato il bilancio di cinque anni e le prospettive finanziarie per le lingue minoritarie. Non si è nascosto dietro un dito, Fedele. Tutt’altro. I tagli sono spietati e minacciano di esserlo ancora di più in futuro, ha rimarcato con lo sconforto dei numeri: da 9 a 5 milioni di euro. Dunque occorre organizzarsi meglio, mediante forme opportune di associazionismo come quella del consorzio. Ma resta da chiarire il perché della disparità di trattamento da parte del Governo. L’ha detto a chiare lettere l’assessore provinciale Cristiano Carrus, subito dopo il prologo di Pasquale Onida: la Sardegna ha avuto la miseria di 13 euro per abitante, il Trentino 216, cioè sedici volte tanto, con l’avanzo di otto. Proite? E in sala è corsa voce che ai tempi del mai abbastanza lodato ministro forzista La Loggia il Comune di Piana degli Albanesi (di quale minoranza si tratti lo dice già il toponimo), tremila e cinquecento abitanti, abbia ottenuto un finanziamento triennale di circa un milione e mezzo di dieuro (ma forse è meglio dire euri, come scrive il professor Brigaglia). Maurizio Virdis, professore di filologia romanza e di linguistica sarda nell’ateneo cagliaritano, ha richiamato in apertura due nomi famosi e di intensa suggestione identitaria: Antonio Sanna, compianto professore di linguistica a Cagliari, e Giovanni Lilliu, in gran vegliardo di Barumini che sta per essere festeggiato solennemente a partire da domani in tre convegni voluti in suo onore dalla Fondazione “Barumini Cultura” e dalla Provincia del Medio Campidano. Come sempre puntuale, il discorso oristanese di Virdis sull’inserimento della lingua sarda nell’Università. Ma rimane da sciogliere - riferiamo commenti uditi in sala - il nodo dei formatori, alcuni dei quali apparterrebbero alla serie dei “ne parlo ma non la parlo”. E siccome nessuno ha mai potuto - né potrà mai - insegnare ad altri una cosa che lui stesso non conosce a fondo, bisognerà pure andare finalmente, anche qui, alla fonte. Michel Contini, professore emerito di fonetica foneticaall’Università Sthendal di Grenoble e studioso di vasta fama, è originario di queste parti. Comunicatore affabile e di grande chiarezza, ha tracciato un quadro esauriente della fonetica del sardo, illustrandola anche con il sussidio di cartine per l’aspetto della distribuzione geografica. Discorso estremamente aperto, il suo. Ridotto in pillole: una lingua standard è necessaria, ma per favore salviamo l’enorme ricchezza complessiva delle diversità delle parlate locali e dei loro suoni “strani”. Esiste il modo di riportare graficamente questi suoni, impariamo a farlo. Non meravigliamoci delle diversità delle parlate, almeno tra noi ci capiamo. E qui Michel Contini ha ricordato una testimonianza del grande tragico francese del Seicento Jean Racine: “Durante un suo viaggio da Parigi alla Provenza - ha raccontato Contini - a un certo punto Racine iniziò a non capire la lingua della gente che incontrava. Procedendo ancora, via via si accorse di non essere capito lui. Nois non semus a-i cussu puntu, noi siamo messi molto meglio. L’appello più ragionato alla salvezza delle lingue attraverso il loro uso quotidiano è venuto, con argomenti inoppugnabili, da Gabriele Iannàccaro, docente di glottologia e linguistica all’Università di Milano. Jannàccaro ha invitato alla salvaguardia della “lingua della nonna” ma ha anche ammonito sul rischio del purismo dialettale e sull’errore di “puntare troppo sulla scuola” (sottinteso: è molto meglio la famiglia). Sullo standard, ha sostenuto che “la lingua unificata è una sorta di tetto che protegge la lingua familiare”, concludendo con otto brevi parole quasi sillabate: la lingua si salva solo se si parla”. In Irlanda - aveva esemplificato - il gaelico è scritto ma non parlato e perciò si avvia a diventare una lingua morta. Alla ripresa pomeridiana Giuseppe Contini, docente emerito di diritto costituzionale e coordinatore del convegno ha dovuto - e l’ha rimarcato sorridendo - dare la parola a sé stesso per trattare della lingua sarda nella pubblica amministrazione. “Stiamo cercando di risalire dal baratro - ha premesso - perché in passato il sardo era considerato un’altra lingua e usato in pubblicazioni istituzionali ufficiali e anche la Chiesa e l’amministrazione della giustizia ne facevano largo uso”.
 La direttrice friulana del Centro internazionale sul plurilinguismo di Udine, Carla Marcato, ha svolto una relazione estremamente critica sulla situazione del Friuli (soprattutto in materia di scelte lessicali per la lingua standard, pregiudizialmente in chiave anti-italiana). anche se ha ricordato l’enorme mole di lavoro svolto a partire dagli anni Settanta nella sua regione d’origine. Qualcuno ha parlato di mal comune, escludendo però il mezzo gaudio. La speranza e l’invito all’operatività sono venute da Pasquale Onida, altro sardofono di lingua madre. Ha scritto Lorenzo Ilieschi, poeta di Ploaghe redattore di S’Ischiglia, morto poco più di un anno fa: “Chie sa limba sua non faeddat est che cane de isterzu e no apeddat” (chi non parla la sua lingua è come un cane da cucina, incapace incapaceperfino di abbaiare).
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Cronaca
Un compleanno speciale da festeggiare con il confronto organizzato dall’associazione Oristano Giovane 
Le dieci candeline dell’Università 
Sabato prossimo un convegno su passato, presente e futuro dell’ateneo 
Saranno affrontati temi e argomenti sulla breve vita dei corsi di studio partiti nel 1996 
ORISTANO. Dieci candeline sulla torta equivalgono alla raggiunta maturità. L’università oristanese festeggia il suo decimo compleanno ed apre la strada ai bilanci di un ciclo di studi così importante. Se ne fa carico l’associazione Oristano Giovane, che si definisce «apartitica e indipendente per l’espressione giovanile».
 Presieduta da Antonio Iatalese, studente universitario, l’associazione ha programmato per sabato alle 9.30 al teatro Antonio Garau un dibattito sul tema “Dieci anni di università ad Oristano: passato presente e....”. Sottintendendo ovviamente la parola futuro. Le prospettive dell’ateneo cittadino, gestito dal Consorzio Uno, sono infatti molto articolate.
 L’introduzione al convegno sarà curata da Andrea Pigato, socio di Oristano Giovane e dallo stesso Antonio Iatalese. Dopo la lettura del saluto dell’arcivescovo monsignor Ignazio Sanna, interverrà il direttore e fondatore del Consorzio Uno Eugenio Aymerich.
 Hanno assicurato la partecipazione al dibattito Stefano Zedda, docente dell’università di Cagliari e Raimondo Zucca, professore dell’Università di Sassari. Sono previsti gli interventi del sindaco del capoluogo, Antonio Barberio, che è anche presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio Uno, dell’assessore provinciale all’istruzione Cristiano Carrus, dell’imprenditore Antonio Falchi e dello studente della sede di Via Carmine Stefano Collu. Modererà il dibattito Piero Marongiu.
 Il dibattito si presenta interessante. Dopo la recente riflessione critica del ministro Fabio Mussi sulle sedi universitarie gemmate come appunto quella di Oristano, l’associazione ha intervistato alcune settimane fa il sindaco Barberio, che ha fugato ogni dubbio sull’ipotesi di chiusura dell’ateneo cittadino.
 Nato nel giugno del 1996, il Consorzio Uno è un ente privato che raggruppa le principali istituzioni del territorio (Provincia, Comune, Camera di Commercio, Associazione degli Industriali, ConfCommercio), insieme ad alcuni imprenditori privati. Il Consorzio Uno ha sottoscritto una convenzione con le due università sarde - Cagliari e Sassari - nella quale ciascuno dei soggetti si impegna ad assolvere precisi obblighi: le due università istituiscono il corso e svolgono l’attività didattica. Il Consorzio Uno mette a disposizione i locali, le attrezzature, il personale non docente, e paga l’attività didattica e le spese sostenute per le trasferte dei docenti.
 Le risorse finanziarie del Consorzio Uno arrivano quasi completamente dalla Regione, attraverso un contributo previsto ogni anno nella legge finanziaria. Oltre il contributo della Regione, il Consorzio Uno ha ottenuto dall’amministrazione provinciale alcuni finanziamenti e la sede del Chiostro del Carmine (foto in alto). Il Comune di Oristano ha messo a disposizione, invece, i locali di Nuraxinieddu nei quali è stato realizzato il laboratorio didattico per le discipline biologiche. Ora altri laboratori sono stati predisposti nell’ex-dispensario dell’Asl in viale Diaz.
Antonio Pinna 
 
 
 

Questionario e social

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