Giovedì 8 marzo 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 marzo 2007
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Pubblicati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna
 
1 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 56
Una speranza dalla scienza per la Sindrome di Crisponi
Scoperto il gene che mutando provoca una malattia rara, ma presente nella nostra isola
Quella pubblicata ieri dall’American Journal of Human Genetics non è solo un’importante pubblicazione di ricerca genetica su una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. L’articolo è di quelli che regalano speranze e soddisfazioni. Speranze per le cure verso una delle più temibili malattie rare. Soddisfazioni per un successo della ricerca sarda. I ricercatori dell’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del CNR di Cagliari, guidati da Laura Crisponi, in collaborazione con i colleghi tedeschi del Cologne Center for Genomics e dell’Università di Muenster, hanno condotto uno studio sull’intero genoma di 5 famiglie sarde e 3 turche affette dalla sindrome di Crisponi, riuscendo in pochi mesi a identificare il gene implicato nella patogenesi della malattia. La sindrome di Crisponi, ora è certo, è causata da mutazioni nel gene CRLF1. L’importante scoperta è stata finanziata dall’Associazione Sindrome di Crisponi e Malattie Rare e dalla Regione. Di questa Sindrome, riconosciuta per la prima volta nel 1996 dal medico cagliaritano Giangiorgio Crisponi, sono noti pochissimi casi in tutto il mondo, la maggior parte in Sardegna. La malattia è evidente fin dalla nascita con le caratteristiche contrazioni dei muscoli facciali, in risposta a stimoli tattili esterni o durante il pianto, cui si aggiunge la camptodattilia: la costante contrazione delle dita delle mani. Cosa accade ai malati? «La maggior parte dei pazienti è deceduta nei primi mesi di vita in seguito agli effetti dell’ipertermia: febbri alte e inarrestabili. I pazienti che sopravvivono, attualmente cinque in tutta la Sardegna, sviluppano una severa scoliosi che richiede chirurgia correttiva o l’impiego del busto. Inoltre le sudorazioni intense dopo l’esposizione a basse temperature e l’intolleranza al caldo provocano ulteriori disagi». A quali risultati condurrà la vostra ricerca? «A breve termine si potranno approfondire i meccanismi fisio-patologici alla base della malattia e sviluppare i reagenti necessari per effettuare la diagnosi prenatale e una diagnosi differenziale con altre sindromi simili. In futuro la definizione della via fisio-patologica del gene coinvolto fornirà importanti informazioni per lo sviluppo di terapie specifiche per la sindrome e eventualmente anche per patologie ben più frequenti». Com’è stato possibile realizzare questo progetto? «Indubbiamente grazie alla partecipazione entusiasta, continua e generosa di tutti i componenti delle 5 famiglie sarde colpite dalla sindrome. In particolare ringrazio Emanuela Serra e Marco Sarigu che con la loro voglia di combattere contro questa malattia hanno fondato un’attivissima associazione, che porta il nome della sindrome. Inoltre vorrei ringraziare mio padre, il Professor Cao e tutti i ragazzi del gruppo di ricerca che hanno collaborato con me. In particolare: Alessandra Meloni, Gianluca Usala, Manuela Uda, Marco Masala, Mara Marongiu e Francesca Chiappe. E Giuseppe Pilia che mi ha insegnato tutto ciò che mi ha permesso di riuscire in questa impresa». L’associazione Sindrome di Crisponi e Malattie Rare, attiva dal 2005, si propone di sostenere la ricerca con raccolte di fondi e attività di sensibilizzazione e informazione. Emanuela Serra, presidente dell’associazione, non nasconde l’entusiasmo per la scoperta: «Desideriamo ringraziare tutti coloro che, in vario modo, hanno reso possibile questo risultato. Un immenso grazie lo dobbiamo alla Regione: un anno fa, con un emendamento alla finanziaria, è stata prevista l’erogazione di 50 mila euro a favore di progetti di ricerca sulla sindrome di Crisponi». Come avete contribuito al raggiungimento di questo risultato? «Il 29 Gennaio 2006 ? prosegue Emanuela Serra ? abbiamo contribuito all’avvio del progetto di ricerca, che aveva per obiettivo l’identificazione del gene della sindrome, con l’erogazione di 23 mila euro. In seguito copriremo una borsa di studio del valore di 11 mila euro». Quali sono le vostre speranze? «Il prossimo obiettivo è la ricerca di una cura. La nostra speranza è anche che questo risultato, di collaborazione tra il volontariato e la scienza, possa stimolare la sensibilità dei cittadini e delle istituzioni nei confronti delle malattie rarissime. Senza dimenticare che dietro alle patologie ci sono persone con problemi quotidiani». L’Organizzazione mondiale della sanità classifica circa 6 mila malattie rare, molto eterogenee fra loro sia nei sintomi che nell’origine (per l’80% genetica), ma accomunate dalla bassa frequenza. L’intero insieme di patologie rare rappresenterebbe circa il 10% di tutte le malattie croniche. Generalmente si tratta di patologie poco conosciute e a ridotta capacità di richiamo per la ricerca (che vive di progetti finanziati) e per il mercato della salute (più attratto dai grandi numeri). Questo si riflette sui pazienti e sulle loro famiglie: non a caso le informazioni su queste malattie sono più facilmente reperibili nei siti web delle associazioni ? come www.sindromedicrisponi.it ? che su quelli istituzionali. Le prime iniziative sulle malattie rare, nate con lo scopo promuovere la realizzazione di opportuni farmaci (detti orfani), sono state avviate negli Usa nel 1983 (Orphan drugs act) poi in Giappone, Singapore e Australia. Nel 1999 il Parlamento Europeo ha riconosciuto nelle malattie rare una priorità per la ricerca e la sanità pubblica.
Andrea Mameli
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis Pagina 20
Iglesias
Nel Sulcis il polo di Sardegna Ricerche
Al varo ufficiale la nuova sede del Sulcis del Parco Tecnologico di Sardegna Ricerche; sorgerà a Monteponi. Nella mattinata di oggi verranno presentati i progetti di ricerca e le attività legate al nascente polo scientifico del Sulcis Iglesiente, che si svilupperà tra Serbariu e Monteponi. L’obiettivo, per Sardegna Ricerche, è quello di creare, nell’asse Iglesias-Carbonia, "un’area di riferimento per la concezione e sperimentazione di nuove tecnologie nell’ambito della Scienza dei Materiali, Energie rinnovabili, Ambiente e Georisorse". Nei locali di Villa Bellavista, sede dell’Ausi (Associazione per l’Università del Sulcis Iglesiente), interverranno studiosi del Crs4, i responsabili di Sardegna Ricerche, il rettore dell’Università di Cagliari Pasquale Mistretta, i sindaci di Iglesias e Carbonia e il Presidente della Provincia Pierfranco Gaviano. Tra progetti scientifici e master all’avvio, si è intanto concluso con successo il primo Corso di aggiornamento organizzato dal consorzio internazionale Forgea sulle tecnologie per il recupero e il riciclo di materiali, svoltosi nelle aule di Monteponi, dove verranno domani consegnati gli attestati agli studiosi provenienti da tutta l’area mediterranea. Anche il Parco Geominerario riparte dalla cultura. Sempre domani si svolgerà a Iglesias la "Giornata della memoria", dedicata alla commemorazione dei lavoratori caduti nelle miniere della Sardegna. L’appuntamento è per le 9,30 nel tempio votivo Santa Barbara di Bindua, dove il Vescovo presiederà una celebrazione commemorativa, dopo la quale è prevista la presentazione del libro "Sardegna: minatori e memorie", patrocinato dal Parco e frutto di una ricerca portata avanti dai volontari dell’associazione "Minatori Memoria". (p. mo.)
 
3 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 56
Appuntamenti
Tra "Donne al lavoro", vizi in libreria e l’utopia della sardità
"Donne nel lavoro e nella società": è il tema del dibattito che in occasione dell’8 marzo, e dell’anno europeo delle pari opportunità per tutti, si terrà stasera alle 17,30 a Cagliari, nell’aula magna della facoltà di scienze politiche, viale Fra Ignazio 78. L’incontro, che prenderà le mosse dalla pubblicazione del libro di Maria Letizia Pruna "Donne al lavoro" sarà aperto dai saluti di Aide Esu, Coordinatrice del Percorso "Donne, Politica e Istituzioni" e di Daniela Cardia - Presidente Commissione regionale Pari Opportunità. Introduce e presiede la sociologa Anna Oppo. Discutono: Annalisa Diaz (presidente Centro studi e documentazione delle donne), Giuliana Mandich (presidente Corso di laurea in programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali), Luisa Marilotti (consigliera regionale di Parità), Angela Quaquero (assessore Politiche Sociali e della Famiglia della provincia di Cagliari). Interviene l’autrice. Libreria ZonzaIncontro-dibattito stasera alle 18 nella Libreria Zonza di via Paoli 19, a Cagliari, sul tema "Reale e immaginario nell’universo femminile". Intervengono Paola Alcioni, Maria Grazia Caligaris, Annalisa Ferruzzi, Simona Tilocca. VIZI IN LIBRERIA"Tu ... che vizio hai...?". È il tema dell’incontro che si terrà stasera alle 18.30 nella Libreria Murru di via San Benedetto, a Cagliari. Daniela Tatti e Simona Mercenaro sviscereranno i primi 4 dei 7 vizi capitali: Ira, Gola, Superbia, Lussuria, in attesa di analizzare gli altri tre, Accidia, Avarizia e Invidia. Sandrone Dazieri Sandrone Dazieri, in compagnia di Gianluca Floris e Celestino Tabasso, ci parlerà domani del suo ultimo romanzo "È stato un attimo" edito da Strade Blu-Mondadori. L’incontro, organizzato da Letteraria Kalama, Karalettura e Libreria Piazza Repubblica Libri, si terrà alle 19 al Caffè Savoia, in piazzetta Savoia a Cagliari. In mattinata, dalle 11,30, Dazieri sarà protagonista nella libreria di piazza Repubblica della manifestazione "Scrittori socialmente utili". L’autore sarà a disposizione come commesso per consigliare buone letture ai clienti. In Vetreria Domani alle 18 all’ex Vetreria di Pirri, via Italia, l’associazione Media Mundi presenta il libro di Eliseo Spiga "La sardità come utopia. Note di un cospiratore", pubblicato dalla Cuec editrice, collana Prospettive. Relatori: Salvatore Cubeddu e Graziano Milia, coordina Giorgio Pisano.
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 22
Università. L’attuale presidente confermato ieri dalla Regione
Ersu, Solinas commissario
Per il nuovo cda in corsa Piras (Margherita)
Christian Solinas resta alla guida dell’Ersu: da presidente diventa commissario straordinario. Lo ha deciso il governatore Renato Soru con la delibera approvata ieri nella riunione di giunta regionale. Con il consiglio d’amministrazione che ha finito ieri il suo mandato, la nomina di un commissario è stata una scelta quasi obbligata. Stupisce però che Soru abbia deciso di confermare Solinas, nominato presidente dell’Ersu durante la scorsa legislatura dal centrodestra. Intanto è iniziato il "toto-nomine" dei quattro membri del prossimo cda. la conferma Solinas, in passato uomo di Mario Floris e dell’Uds, resterà commissario «per il periodo necessario alla ricostruzione del consiglio d’amministrazione e comunque per un periodo non superiore a sei mesi», come specificato nella delibera. Soru sarebbe intenzionato a confermare Solinas anche come presidente. Una decisione che alzerebbe un polverone di polemiche: potrebbe creare scontento in Progetto Sardegna che conta tra i suoi fondatori, a Cagliari, l’ex presidente dell’Ersu, Luigi Sotgiu e nei Ds tagliati fuori. il cda Il rinnovo del cda (composto da cinque consiglieri: il presidente, nominato dal governatore di concerto con il rettore, due indicati dalla maggioranza e dall’opposizione in Consiglio regionale, uno eletto dai docenti e uno dagli studenti) dovrebbe avvenire entro aprile. Il rettore, lo scorso 21 febbraio, ha infatti comunicato la date dello svolgimento delle elezioni dei rappresentati dei docenti e degli studenti (il 18 e 19 aprile). Consiglio Il consiglio regionale potrebbe indicare i due nomi in questi giorni. Nel centrosinistra dovrebbe essere un uomo della Margherita. Tra i papabili Marco Piras, consigliere comunale a Cagliari. Per il centrodestra il nome dovrebbe spettare a Forza Italia e a un uomo vicino al consigliere Giorgio La Spisa. Docenti Nella corsa tra i professori universitari, che non devono presentare candidatura, circolano i primi nomi: oltre al consigliere uscente Giancarlo Nonnoi (facoltà di Lettere), potrebbero tentare la scalata Giuseppe Arca (Ingegneria), Marco Pitzalis (Scienze della formazione) ed Enzo Tramontano (Scienze biologiche). (m.v.)
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
L’INIZIATIVA 
«Sperimentando con la chimica», un successo 
IGLESIAS. E’ un grande successo collettivo, quello che finora ha fatto registrare”Sperimentando con la chimica”, la manifestazione promossa dal Comune, l’associazione Pro loco, l’A.U.S.I e l’Università degli Studi di Cagliari. Una iniziativa prestigiosa, quanto affascinante e coinvolgente, che quest’anno per la prima volta ha fatto tappa in città. Oggi la giornata conclusiva, interamente dedicata alla mostra interattiva, inaugurata martedì, che sarà accessibile al pubblico dalle 9 alle 13. Che le premesse per una ottima riuscita e, soprattutto per una risposta massiccia da parte degli studenti e dei comuni cittadini che non hanno specifiche competenze in materia, ci fossero tutte, lo si è potuto intuire fin dalla giornata di apertura di”Sperimentando con la chimica”. L’approccio utilizzato sia nella mostra interattiva (i visitatori possono disporre di tutta una serie di apparecchi, che consentono di scoprire personalmente il gusto della scoperta e delle applicazioni pratiche della scienza), che negli incontri con gli studiosi, difatti, ha mostrato con semplicità quanto la chimica sia presente in ogni aspetto della quotidianità. «E’ stata l’occasione per far cadere il falso mito di una scienza a sé stante fatta esclusivamente di formule e slegata da contesti storico-culturali: la chimica ha un ruolo fondamentale nella conservazione e valorizzazione dell’inestimabile patrimonio regalatoci dal passato», ha spiegato l’assessore comunale alla Cultura, Cinzia Guaita. E, relativamente alla città, nell’intervento curato dal professor Luigi Massidda, del Dipartimento di Ingegneria Chimica e dei Materiali, si è parlato dettagliatamente dei beni marmorei e bronzei. E, a questo proposito, un esempio concreto è quello del caratteristico cimitero monumentale. Ma, come detto, la chimica è presente negli angoli apparentemente più impensabili (e questo è un particolare che deve giocoforza portare a una attenta riflessione) del nostro”universo quotidiano”. Basti pensare all’ambiente domestico: «Lo ha mostrato senza troppi giri di parole un documentario il cui obiettivo è quello di spiegare come sarebbe il mondo se non ci fosse il supporto della chimica», ha aggiunto l’assessore Guaita. E il filmato è stato di una eloquenza a dire poco notevole: se venisse a mancare l’apporto della chimica sparirebbero letteralmente i piccoli e grandi oggetti che ci circondano, dall’arredamento agli apparati elettronici. H questo modo di rapportare la scienza alla concretezza, in un viaggio che coinvolge il passato, con la fondamentale funzione nel delicatissimo campo del restauro dei beni culturali, presente e prospettive future, il segreto della grande passione e curiosità popolare che ha accompagnato questa tre giorni di studio. Che si riassume alla perfezione in una affermazione del docente Giorgio Piccaluga: «Siamo onorati di aver portato l’A.U.S.I nel cuore della città». (mo.to)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Donne, ruolo da eterne segretarie Nel lavoro italiane fanalino di coda 
I progressi nell’occupazione di cui si parla sono solo enfatizzazioni di casi limite Peggio di noi solo il Messico e la Turchia 
di Giacomo Mameli
Che la rivoluzione femminile sia incompiuta lo dimostra una tabella (pagina 39) del libro «Donne al lavoro» della sociologa sarda Maria Letizia Pruna (nota Lilli). Mettendo a confronto i recentissimi tassi di occupazione nei Paesi dell’Ocse nella popolazione fra 16 e 64 anni per il 2006 si nota subito che le donne al lavoro in Italia sono ancora una minoranza, al terzultimo posto col 45,3 per cento rispetto all’81,2 dell’Islanda, al secondo posto (72 per cento) della Norvegia, il Regno Unito è ottavo col 68 per cento, gli Stati Uniti decimi col 65,6, la Germania è a quota 15 col 59,6 per cento, la Francia diciottesima col 56,9. All’ultimo posto c’è la Turchia con 23 donne su cento al lavoro, il Messico ha il 41,5 e, terzultima, l’Italia. «Le donne - dice Lilli Pruna al primo piano della facoltà di Scienze politiche di Cagliari dove insegna Sociologia economica - continuano a muoversi in un mondo del lavoro che non è ancora pienamente favorevole alla loro presenza, hanno ancora opportunità minori rispetto a quelle degli uomini e sono nettamente diverse tra Nord e Sud d’Italia». La Sardegna? «Ha fatto passi da gigante. Negli ultimi vent’anni l’occupazione femminile è cresciuta del venti per cento, oggi - col suo 45,3 per cento - è in testa alle regioni del Mezzogiorno contro il fanalino di coda Puglia che si attesta al 33,9 e il penultimo posto della Campania ferma al 35,2. In Italia svetta l’Emilia Romagna col 63,4». Scrive la studiosa: «Se scendiamo al livello provinciale scopriamo divari crescenti e preoccupanti: nella provincia di Modena il livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro raggiunge il 65 per cento, vale a dire che quasi due donne su tre sono attive, a fronte del 29,6 per cento della provincia di Crotone».
 «Lo scarto - osserva Pruna - è di 35 punti percentuali. Siamo dunque di fronte a disparità smisurate, anche volendo tenere conto dell’incidenza del lavoro sommerso che soprattutto - ma non solo - nel Mezzogiorno coinvolge molte donne. Queste cifre descrivono disugualianze inspiegabilmente trascurate tra la partecipazione al mercato del lavoro delle donne che risiedono nelle due parti del Paese. Un divario prodotto da fattori locali diversi che si cumulano con quelli più generali che penalizzano le donne, dando come esito finale non una semplice somma di svantaggi, ma una complessa debolezza e marginalità delle forze di lavoro femminili del Mezzogiorno».
 Maria Letizia Pruna non è nuova a queste letture profonde del mondo femminile ma soprattutto a quello della sfera produttiva, di chi fa. Allieva di Aris Accornero col quale si era laureata alla Sapienza di Roma in Sociologia del lavoro, autrice di «Occupazioni e disoccupazioni» (Franco Angeli, 2002), coautrice con Gianfranco Bottazzi e Marco Zurru di «Come è difficile spendere» e «Dal basso o dall’alto», sempre con Franco Angeli, Lilli Pruna riesce con efficacia a spiegare «una realtà che non è quella che appare. Non è vero che le donne ormai possano decidere come vogliono, che esista una sostanziale uguaglianza di genere». In uno dei primi capitoli del libro (bella la copertina di Miguel Sal & C. con un fiore giallo-ocra fra penne matite e forbici) l’autrice scrive per esempio che «le carenze e i veri e propri vuoti del welfare italiano gravano sulle spalle delle donne che in assenza di adeguati servizi alle famiglie - in particolare bambini, disabili, anziani - e in presenza di una divisione del lavoro familiare tuttora fortemente squilibrata - si fanno carico della maggior parte delle attività domestiche e di cura».
 Non si lamenta certo della sua condizione di moglie fortunata, di essere la mamma della bellissima Alice che con i suoi sette anni gioca nel giardino di casa sotto i monti di Pula con la capretta Bebè e con l’asinello Fidel. No. Lilli Pruna - radiologa ormai da un ventennio della società italiana e sarda con attenzione specifica al mondo femminile - constata: «È più frequente che una disapprovazione sociale venga espressa nei confronti di una donna che lavora anche avendo figli piccoli piuttosto che verso una donna che non lavora pur non avendone».
 Eppure quelle che le donne chiamano «differenze di genere» sembrerebbero assottigliate, perfino non più esistenti. Ed ecco perché scoprire che l’Italia è terzultima nel mondo Ocse è quasi una sorpresa: «Sì, perché nella percezione delle persone questo dato è sorprendente, non ci si rende conto di differenze tanto marcate». Lilli Pruna si dà una spiegazione di questa «percezione errata, di questa visione strabica della realtà». E mette in risalto quelle che definisce «responsabilità dell’informazione». Che «enfatizza la presenza femminile nel mercato del lavoro, la sovradimensiona. Una donna vigile urbano fa notizia e così sembra che tutto un paese di donne sia al lavoro con paletta e fischietto. Una donna magistrato fa notizia. E così, notizia oggi notizia domani, si costruisce un’opinione pubblica abbagliata da titoli spesso sensazionali, sparati come si dice in gergo. Ma la realtà è un’altra». Ancora Lilli Pruna: «Le donne che lavorano sono senz’altro più numerose rispetto al passato, ma sono migliorate anche le loro condizioni? Quotidiani, radio e televisione riportano sempre con enfasi le notizie che riguardano la presenza di donne ai vertici di aziende, a capo di un’équipe chirurgica, sul podio di un’orchestra o alla guida di una missione spaziale. Ciò determina una lettura non corretta del lavoro femminile. Si trascura come sono cambiate anche le donne che lavorano, le loro aspirazioni professionali, le aspettative di carriera».
 Uno dei capitoli dove la lettura è stimolante è quello sulle carriere e sull’immagine sociale delle donne di successo. Definizioni degli anni ’80, «gli anni del rampantismo e degli yuppies in cui esplodeva l’ostentazione del successo e del potere». Un periodo recente della nostra storia con le «carriere maschili che si moltiplicavano» nel pubblico e nel privato. In quegli anni «Marisa Bellisario, diventata amministratrice delegata dell’Italtel al culmine di una brillante carriera, rappresentava un obiettivo possibile per altre donne, ma allo stesso tempo un caso talmente raro da non essersi più ripetuto».
 Cambia anche il vocabolario. «La definizione di donne in carriera si era diffusa nel linguaggio comune per indicare le donne che cominciavano a competere con gli uomini per l’assunzione di ruoli decisionali, vantando credenziali e competenze elevate e adeguandosi agli unici modelli di carriera esistenti, quelli maschili». Quella era «un’etichetta sociale negativa» che «enfatizzava i tratti caratteriali maschili attribuiti alle donne di successo, ridicolizzava le loro aspirazioni di conquista dei posti di potere e ingigantiva la percezione dei successi femminili da parte dell’opinione pubblica. Si citavano queste figure più di quanto avrebbe giustificato il loro numero, quasi ad esorcizzarne l’espansione». Osserva inoltre Lilli Pruna: «Non può quindi sorprendere che tra le donne di successo la famiglia sia composta - più spesso che tra gli uomini - solo dal coniuge, e magari da un gatto, perché il cane è già troppo impegnativo, anche se non mancano, e aumentano, i casi di donne con figli arrivate all’apice della carriera a prezzo di indescrivibili fatiche».
 Un libro che certamente riaccenderà il dibattito sul ruolo della donna nella società italiana. Sotto molti aspetti. E con contributi di studiosi di primo piano. La sociologa sassarese Antonietta Mazzette ha recentemente analizzato l’urbanità delle donne in una decina di città italiane. Chiara Saraceno lo aveva fatto da par suo in «Sociologia della famiglia», Chiara Valentini in un intrigante «Le donne fanno paura», Aris Accornero in «Donne in lavori da uomini» o Jaques Venon, nel 1997 sempre col Mulino, con «Il posto delle donne».
 Il nuovo lavoro di Lilli Pruna dà luce nuova, è certamente una sintesi felice degli studi condotti almeno negli ultimi dieci anni. Con la consapevolezza che c’è ancora molto da fare. Cita Amarthya Sen: «Le disuglianze di genere hanno a che fare con la libertà». D’accordo sulle quote rosa? «D’accordissimo, è certo uno strumento disonorevole non per le donne, ma per la società che è costretta a utilizzare una legge per spezzare uno squilibrio sociale che è ancora oggi gravissimo e inaccettabile».
 Ottimista? «Per forza, per dovere morale. I livelli di istruzione delle donne, anche in Sardegna, sono decisamente superiori a quelli maschili. Nel 2005 le laureate della Sardegna, col 75 per cento, avevano lo stesso tasso di attività delle laureate del Piemonte. Basta insistere, e le donne sanno insistere. Non solo in Italia».

Questionario e social

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