Martedì 30 gennaio 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 gennaio 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 22
Giorno della memoria
Oggi dibattito storico all'Università
Si concludono oggi, con una manifestazione all'università, la serie di iniziativa organizzate in città per ricordare la Shoah. Alle 16, presso l'Aula magna del corpo aggiunto delle facoltà umanistiche, in via Is Mirrionis, si svolgerà una conferenza-dibattito dal titolo «Guerra totale e diritti umani. Una riflessione sulla Shoah tra passato e presente». Le relazioni sono affidate a Enzo Collotti, uno dei massimi storici ed esperti in Italia e in Europa di storia del nazismo e della Shoah, che affronterà il tema Dalla guerra di sterminio alla shoah, e al giurista Salvatore Senese. Interverranno gli storici Claudio Natoli, Maria Luisa Plaisant e Gian Giacomo Ortu. L'iniziativa è dell'Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell'Autonomia.
 
2 – L’Unione Sarda
Lettere & Opinioni Pagina 15
La parola ai lettori
ENCICLOPEDIA BIOGRAFICA
Dimenticato Giuseppe Brotzu
Affinché sia rilevata dagli autori della Enciclopedia biografica universale, in corso di pubblicazione, segnalo un'omissione importante. Accanto al nome di numerosi scienziati italiani e stranieri giustamente menzionati, manca quello di Giuseppe Brotzu (1895-1976), già professore di Igiene a Cagliari e largamente citato nella letteratura internazionale per la scoperta del cephalosporium acremonium, micete progenitore delle cefalosporine, antibiotici ancora oggi usatissimi. Seppure più tardivamente, la scoperta di Brotzu è stata riconosciuta anche in Italia, vedi per esempio alla pagina 23 della Storia della Medicina e della Sanità nell'Italia Contemporanea di G. Cosmacini (Laterza 1994). Ulteriore documentazione può essere acquisita nel sito web dedicato a Giuseppe Brotzu dall'Università di Cagliari
Alessandro Riva
Doc. di Anatomia e Storia della Medicina Università di Cagliari 
 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Oristano
Nasce un museo a cielo aperto che riporterà alla luce la vita preistorica dei fossili 
Geopaleosito nuova frontiera del turismo 
GENONI. Storia, preistoria e vita primordiale della terra. Percorsi consumatisi a distanza di tempo l’un l’altro che oggi ritrovano un comune denominatore, nel desiderio di rendere fruibile quanto una piccola comunità riesca a conservare del passato.
 Così, il paese del Sarcidano, accanto a nuraghi, menhir, tombe dei giganti, resti di monumenti punici e romani, oggi può annoverare anche un importante patrimonio di reperti fossili.
 E proprio questi ultimi sono al centro di un interessante progetto del Comune che, in convenzione con la facoltà di Scienze della Terra dell’Università di Cagliari e con la collaborazione delle Soprintendenze di Nuoro e Sassari, mira proprio a valorizzare tale patrimonio.
 Il suo nome è “Geopaleosito”, ma per il momento è solo un grande cantiere di scavo in una località chiamata “Duidduru”, dove da una vecchia cava, fino a poco tempo fa proprietà privata, si stanno estraendo vere e proprie meraviglie legate, perlopiù, all’ambiente marino.
 Nel contesto dello stesso progetto si inserisce anche il recupero di un antico edificio nel colle Santu Antine che dovrà fungere da sala espositiva e centro studi.
 Per il futuro l’intento è di riunire quì tutto il patrimonio storico-culturale rinvenuto qui: non solo fossili, ma tanti reperti archeologici che attualmente si trovano fuori sede e di cui si auspica, con ragione, il rientro.
 Il progetto del Geopaleosito, ha un costo di circa 114 mila euro ed è stato prevalentemente finanziato con risorse della legge “37” (il cosiddetto “piano straordinario per il lavoro”, varato nel 1998), poiché la finalità è anche riuscire a creare sviluppo e occupazione. La struttura, infatti, sarà gestita da una cooperativa di giovani del posto, in un paese che patisce la piaga della disoccupazione, pertanto l’auspicio del primo cittadino Roberto Soddu è che anche altre occasioni di lavoro, magari dovute a iniziativa privata, possano ruotare attorno al progetto: «Che nasce, in primis, con l’intento di rendere fruibile un importante patrimonio, ma che costituisce anche opportunità per incentivare il cosiddetto turismo rurale, scommessa delle zone interne che stenta, però, a decollare.», ricorda, «A tal proposito ci siamo inseriti anche nel circuito del Consorzio turistico di “Sa Perda’e Iddocca”, insieme al quale abbiamo presentato dei progetti e ora attendiamo di avere un riscontro per tutto l’impegno e le risorse impiegate.»
 Con il “Museo Del Cavallo” e, a breve, con il “Geopaleosito” riteniamo di offrire interessanti percorsi culturali che vale la pena visitare.
Ivana Fulghesu 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Cultura e Spettacoli
Un master in traduzione e comunicazione in sardo 
Ultimo giorno per iscriversi al master in Traduzione e Comunicazione in lingua sarda che si svolge da alcuni anni a cura del Consorzio universitario di Nuoro in collaborazione con l’Università autonoma di Barcellona. Fino ad ora è stato frequentato da almeno 90 persone, che poi hanno sfruttato le abilità e le conoscenze acquisite negli enti locali (sportelli linguistici), nelle scuole, nell’informazione. «Il Master - spiega Diego Corraine, direttore della parte sarda - aggiunge nuove opportunità di restare nel terriorio sfruttando la risorsa lingua, permettendo in molti casi di perfezionare studi di carattere linguistico già avviati all’Università. Durante i 3 anni precedenti, Nuoro è stata il crocevia di decine di manifestazioni, corsi, seminari, che hanno mobilitato circa 120 esperti di ogni parte d’Europa. Ricordo che la lingua sarda è una risorsa anche economica ed occupazionale, grazie alle iniziative degli enti locali, dei privati, secondo quanto consentito da leggi come la 482/99. La collaborazione con Barcellona ci garantisce risultati ottimali, data la elevata specializzazione dei Catalani nel campo della traduzione e nell’utilizzo istituzionale ed esteso a tutta la società» Saranno ammessi massimo 30 laureati che diventeranno esperti in tecniche di traduzione in sardo, a partire da lingue come l’inglese, ma anche il catalano, il francese, lo spagnolo. Infatti, oltre che una buona conoscenza del sardo orale e scritto, è richiesta la conoscenza di almeno una lingua straniera. Per ulteriori informazioni: www.consuninuorese.it oppure telefonare al numero 0784-244704.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Cultura e Spettacoli
Valorizziamo le risorse umane 
Daniele Porcheddu, che insegna all’università di Sassari, crede nella creatività all’interno del mix globale-locale 
Istituzioni e imprese tra progettualità e situazioni contingenti 
«Il mix locale-globale? Certo, va bene: per le imprese sarde è una strada da percorrere. A patto però di puntare sugli uomini, valorizzando al massimo le persone, la loro creatività, in uno scambio continuo di rapporti culturali con altri Paesi». Secondo Daniele Porcheddu esistono spazi per una competitività effettiva dell’isola: nel bacino del Mediterraneo come tutto il mondo. Porcheddu è docente-ricercatore nella facoltà di economia dell’università turritana (sotto la direzione di Marco Vannini). Nato a Budoni 34 anni fa, si considera sassarese d’adozione. È stato finora l’unico laureato nella facoltà cittadina di Economia (istituita non da molti anni) a vincere, ancora giovanissimo, quel concorso che oggi gli consente di avere tre insegnamenti in «strategie d’impresa». Come autore del volume «La new economy nel Mezzogiorno» ha ricevuto il Premio Iglesias nella sezione saggistica assieme al collega dell’ateneo di Perugia Luca Ferrucci, co-autore del saggio.
 Il volume affronta, come sottolinea lo stesso Porcheddu, nascita ed evoluzione di un cluster (o grappolo) di imprese che nell’isola producono comunicazione altamente tecnologizzata (vedi Tiscali). «In effetti la cosa a prima vista può sorprendere - chiarisce il docente - Soprattutto se si pensa che la Sardegna, nell’immaginario collettivo, passa per una regione economicamente depressa. E magari legata sul piano storico alla petrolchimica e alla lavorazione di minerali non metalliferi, industrie ormai in declino. Noi invece abbiamo voluto analizzare gli avvenimenti che hanno caratterizzato la parabola della new economy sarda a partire dai primissimi anni Novanta». Anni, come ricorda ancora l’economista, segnati da una serie di pietre miliari: «Parlo di fatti che testimoniano il dinamismo dei ricercatori e degli imprenditori nell’information and communication technologies (Icts). Non bisogna scordare che nell’isola è stato creato il primo sito italiano in Rete né che nella nostra regione diversi ricercatori hanno contribuito a perfezionare il primo browser di dominio pubblico (Mosaic). È stato sempre un sardo a inventare la prima web-mail. Tiscali, neanche a farlo apposta, è attualmente uno dei più importanti Internet provider a livello europeo, con diverse centinaia di dipendenti solamente nell’isola».
 «Il nostro contributo sul piano esplicativo ha cercato di porre in luce la complessità della ricetta che sta dietro questa sorta di zuppa tecnologico-economica - afferma ancora Daniele Porcheddu - Gli ingredienti sono davvero numerosi. Tutto il libro, come conferma il sottotitolo su istituzioni e imprese tra progettualità e situazioni contingenti in Sardegna appare permeato da una dicotomia solo apparente: da una parte la progettualità umana, dall’altra appunto le contingencies. Una storia che in effetti mostra fra le altre cose un fatto chiaro: la parabola di un’area, di un distretto tecnologico, di un’impresa, di un imprenditore, di una persona sono il risultato del complesso intrecciarsi di sforzi di progettualità umana e circostanze talvolta imponderabili. Spesso innocue, ma in non pochi casi quasi gravitazionalmente attratti da fatti precedenti». In questo modo, sempre a detta di Porcheddu e Luca Ferrucci, le ultime vicende della new economy sarda, dal punto di vista della politica industriale, appaiono emblematiche: «Da un lato, consentono di evidenziare alcune regolarità rispetto ad altre storie locali di sviluppo nell’ambito delle Icts. Dall’altro lato, mettono in guardia dalle tentazioni di automatiche replicazioni della ricetta isolana in differenti contesti territoriali (per esempio in diverse regioni del Mezzogiorno)». «Più in generale, poi, nessuno oggi può dire se le strade fondate sulle moderne tecnologie si riveleranno vincenti - è la conclusione di Porcheddu. Si parla sempre, e in ogni caso, d’investimenti ad alto rischio. L’importante a mio avviso rimane però puntare sul capitale umano, e non più si quello che in passato non a caso si chiamava, con una distinzione terminologica, fattore lavoro. Con una contaminazione culturale che arricchisca i nostri rapporti con le altre regioni italiane e con gli altri Paesi del mondo». (pgp)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Cultura e Spettacoli
Sì alla società delle conoscenze 
Intervista con il docente della Bocconi Fabrizio Onida 
PIER GIORGIO PINNA 
La Sardegna deve puntare sulla nuova società delle conoscenze. A dirlo sono in tanti, magari con più o meno convinzione. Ma l’economista Fabrizio Onida ci crede con tutte le forze. Il perché è presto detto: ha studiato il fenomeno a fondo, analizzato i singoli aspetti della questione, interpretato tutti i fattori di novità. Non fatica così a spiegare l’intero quadro emergente: «L’isola oggi ha una serie di handicap, dalle difficoltà nei trasporti a infrastrutture insufficienti. Proprio perciò è preferibile che scelga la progettualità in campi avveniristici sul piano tecnologico. Bisogna individuare altri moderni settori di sviluppo piuttosto che incamerare le eredità dei nostri nonni, come la pastorizia o l’agricoltura tradizionali, ora non più strategiche».
Carenze e difficoltà
Lo specialista della Bocconi custodisce gelosamente le sue lontane origini sarde, in ogni caso «tradite» in qualche modo dal cognome. E anche per via di quelle origini conosce bene la realtà regionale. Fra l’altro, da molto tempo tiene costanti e stretti contatti con il parco scientifico Polaris di Pula. «In Italia - chiarisce ancora il docente - ci sono realtà d’imprese piccole molto diverse che possono generare benessere. Nell’isola si va dall’agricoltura biologica alla bio-informatica. Ebbene: continuare su questa strada è allora quasi un obbligo. Ma per innovare il tessuto produttivo dell’isola occorre superare il livello di prototipo coinvolgendo sempre più università, aziende ospedaliere e istituzioni».
Possibili parallelismi
 Secondo Onida è difficile fare confronti tra la realtà regionale e quelle di altre zone d’Italia. «Con una premessa, però - aggiunge - La Sardegna conserva in sé una miscela peculiare». Le ragioni sono storiche e sociali. Innanzitutto, rispetto al Nord, ha naturalmente un tessuto differente. Niente a che fare con le risorse industriali, antiche e di grandi dimensioni, ancora presenti in tante aree, come il Piemonte, la Lombardia o il Veneto. Nulla a che vedere neppure con le situazioni emergenti nel tessile o nel manifatturiero in Toscana e nelle Marche.
 «Alla mancanza nell’isola dei tradizionali distretti fa da contraltare un turismo in espansione - continua Onida - La sua manifestazione più vistosa, per così dire, è rappresentata dall’élite richiamata in Costa Smeralda e nei suo dintorni. Un quadro che crea ricchezza, da sola però insufficiente per la tenuta dell’intero comparto. Per il resto ci sono villaggi enormi, riservati a ospiti dal tenore di vita medio-alto. In questi casi, tuttavia, le chance di crescita sono limitate, condizionate dai disagi nelle comunicazioni e dalle carenze nelle infrastrutture».
 Nell’analisi aleggia ovviamente il ricordo delle infelici esperienze dell’industria petrolchimica, con molto capitale investito e un «ritorno» sin dall’inizio modesto per l’isola, diventato addirittura nullo con lo smantellamento pressoché totale delle fabbriche a Porto Torres e a Ottana. Resta la Saras di Moratti. Ma le prospettive della primissima raffinazione, secondo Onida, non appaiono convincenti: «Ormai a bocca di pozzo la fanno anche gli arabi: quale sarà il futuro quando in questo specifico ambito si accavalleranno sempre più concorrenti?».
Il passato che torna
  Il docente della Bocconi si dice invece sicuro delle potenzialità collegate all’agricoltura selezionata. Per esempio, quella basata sulle nuove prospettive dell’enologia o degli olii di qualità. È però certo che neanche questi tesori, da soli, potranno rispondere a tutte le esigenze del mercato. Un mercato che spesso propone «in termini di domanda» quantità ben maggiori di ciò che le aziende sarde strategiche e con una mentalità aperta al mondo sono in grado di assicurare.
 Che fare, allora, per superare l’impasse? «Il piccolo avanzato avrebbe bisogno di crescere considerevolmente - dice Onida, e lo dice con estrema convinzione - Il suo obiettivo primario dovrà essere quello di venire collocato in una rete con punte avanzate della ricerca nei campi che s’intendono incrementare. Il futuro, insomma, è nei laboratori d’eccellenza: biogenetica, fisica dei materiali, biomedicina, elettronica, bioagricoltura. Sia realizzati direttamente dalle imprese sia attraverso l’ausilio delle potenzialite insite nel web. La Rete, in particolare, consente di annullare le distanze tra centro e periferia. E in questo senso le operazioni già compiute in Sardegna nel recente passato appaiono incoraggianti».
Le opportunità
 In un quadro tanto rinnovato e modificato, a detta dell’economista, si verrebbero così a determinare diversi vantaggi. Uno è la possibilità di selezionare e coltivare verso questa direzione le competenze di studenti, ricercatori, docenti.
 Un altro, l’impiego concreto di queste professionalità nell’isola. «Ma più nella sostanza - afferma Onida in ultima analisi - si aprirebbero le porte di una strada fondata sulla cultura della meritocrazia ancora così poco diffusa nel nostro Paese».

Questionario e social

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