Venerdì 26 gennaio 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 gennaio 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 15
Medici preparati, ma solo in teoria
Troppi grovigli nella giungla sanitaria
di Carlo Pintor
Gli ultimi avvenimenti hanno prepotentemente riproposto il problema della sanità in Italia. Ancora una volta medici nell'occhio del ciclone. Ma sono davvero gli unici responsabili di tanti disastri? Le strutture in cui sono chiamati ad operare sono adeguate? Le strumentazioni di cui sono dotati, il personale, tutto è valido qualitativamente e quantitativamente? La sanità in Sardegna è una giungla, un ginepraio. Servizi sorti come funghi e senza alcuna programmazione, sparsi in maniera sconclusionata in un territorio già così difficile: doppioni di servizi inutili e troppo spesso inadeguati e totale carenza di servizi essenziali. È indispensabile ridisegnare la sanità in rapporto alla popolazione (un milione e mezzo di abitanti) e in rapporto alle reali esigenze del territorio. Basta mugugni non giustificati, campanilismi dannosi. Accanto alla carenza strutturale dei servizi, si innesca la professionalità dei medici; pensiamo realmente che la loro preparazione sia adeguata e sufficiente? Nutro forti dubbi. I più bravi lo sono - troppo spesso - solo teoricamente e presentano gravi lacune dal punto di vista pratico. L'esame di Stato, strumento di verifica, è in realtà solo un pro forma. Poco importa al paziente se un medico è culturalmente preparato se all'atto della richiesta d'aiuto questo è carente. E anche qui una serie innumerevole di esami, alcuni poco utili che, come i servizi, polverizzano le energie del povero studente. Di chi è la colpa? Solo del medico che ha cercato in tutti i modi di attrezzarsi o di chi non lo ha dotato di sufficiente professionalità? Diciamo che ci sono almeno delle correità. Anni addietro erano tanti i bambini che morivano, eppure il medico era rispettato e anche nelle tragiche conclusioni veniva ringraziato. Oggi fortunatamente nell'area pediatrica i decessi sono una rarità. Ecco perché è indispensabile aprire un serio tavolo di discussione tra università e Regione. L'università in particolare deve riacquistare una credibilità perduta. Deve rappresentare un'istituzione fondamentale per gli organi regionali. Ma perché ciò avvenga è necessario che offra le proprie professionalità, e sono tante, in un progetto onnicomprensivo. Non come attualmente avviene attraverso progetti e proggettini che ogni singola individualità chiede vengano approvati e finanziati per vie non sempre ortodosse. L'offerta di servizi deve inderogabilmente rappresentare un piano organico e non più una richiesta separata di piccoli oboli personalizzati. Lo sviluppo è scuola, università, famiglia e passa necessariamente attraverso una gioventù oggi purtroppo maltrattata, dimenticata, frustrata. Che dire di maltrattamenti e abusi sui minori? Sono ormai all'ordine del giorno, ma non sono purtroppo una novità. Sono aumentati? Diminuiti? La percezione è che siano in aumento sia come numero e purtroppo come gravità. È un problema serio che va affrontato scientificamente. Uno sforzo notevole l'ha compiuto la Provincia di Cagliari con un accordo di programma con la Regione. Ma non basta: occorre istituire dei centri di crisi, pochi ma dotati di altissime professionalità. Non è sufficiente essere psicologi, pediatri, ginecologi per essere veramente esperti in un settore così delicato e difficile. Da una nostra recente indagine, è scaturito che dal 2,5 al 5 per cento dei ragazzi che frequentano le superiori della nostra regione hanno subito un abuso del quale non hanno parlato a nessuno, ed è vero. E gravissimo di per se stesso, ma lo è ancora di più se consideriamo che il 30 per cento di essi - stando alla scienza delle statistiche - è destinato a diventare a sua volta un abusante. Verrebbe da dire: siamo alla frutta. Se veramente vogliamo un mondo migliore, una società meno egoista, se vogliamo evitare tante tragedie, è indispensabile porre le basi subito per un percorso sicuramente lungo ma che è necessario almeno iniziare per dare una svolta: diversamente i tempi saranno sempre più bui.
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis Pagina 28
In vista del piano del traffico
Un analisi certosina sul pianeta trasporti della Provincia
Dalla settima prossima li vedremo all'opera con penna e taccuino all'ingresso di ogni paese e città della Provincia. Sono gli operatori incaricati di contare auto e pullman, camion, motocarri e biciclette. Un lavoro certosino che sottintende un importane fine: acquisire i dati per elaborare il piano provinciale del traffico. La messa a punto di questa iniziativa è avvenuta avant'ieri durante l'incontro, nella sede provinciale di via Fertilia a Carbonia, fra gli amministratori del territorio (sindaci e assessori al Traffico), della Provincia e di Italo Meloni, responsabile del Cirem, Centro interuniversitario di ricerche economiche e mobilità dell'Università di Cagliari. Lo scopo dell'incontro era quello di varare questa attività di ricerca sancita da un protocollo d'intesa fra amministrazioni regionale e provinciale sottoscritto in dicembre e capire quali servizi minimi garantire ai cittadini in termini di qualità e quantità dei trasporti pubblici nell'ambito della riforma avviata dalla Regione. «Questo dovrà scoprirlo il Cirem ? precisa l'assessore provinciale Emanuele Cani - tramite un'analisi capillare del trasporto intercomunale all'interno del territorio della Provincia di Carbonia-Iglesias, analisi che scatterà nei prossimi giorni». Agli addetti ai lavori spetterà un compito "ripetitivo". Inclusi sabati e domeniche, dovranno contare agli ingressi di ognuno dei 23 Comuni della Provincia e lungo alcuni assi viari principali quali e quanti tipi di veicoli transiteranno in determinate fasce orarie. Dovranno poi realizzare indagini dei carichi a bordo dei mezzi pubblici e acquisire i dati sulla mobilità della popolazione studentesca. Tutti gli elementi raccolti saranno fondamentali per creare il Piano provinciale del traffico che dovrà essere integrato con i Piani già elaborati da varie amministrazioni, come quello del Comune di Carbonia. «L'efficienza e l'efficacia dei trasporti minimi essenziali è il nostro obiettivo - ha aggiunto l'assessore comunale alla Viabilità Giacomo Guadagnini - ci interesserà solo che il futuro gestore del trasporto pubblico locale garantisca la qualità del servizio, per il resto siamo anche noi d'accordo con la necessità di evitare doppioni soprattutto nei grandi collegamenti con Cagliari e nella prospettiva che la città sarà presto dotata di un centro intermodale».
Andrea Scano
 
3 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 19
Classe 1917, nuorese di nascita, è stato direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari
Mario Ladu, la Fisica come impegno civile
Novant’anni di lucidità: il Professore si racconta
l Ragazzi di via Panisperna, la politica, l’etica
di Lucio Salis
La Fisica per vocazione, una vita trascorsa a studiare radiazioni, sempre attento ai problemi della sua terra, senza mai isolarsi nei laboratori. Anche oggi che compie 90 anni, Mario Ladu non ha perso lo spirito polemico del liceale nuorese che, a 18 anni, apostrofò un commissario dell’esame di maturità: «Conosco la Fisica meglio di quanto lei non pensi, professore ». Fu rimandato a settembre. In Fisica, ovviamente. Fu l’unica bocciatura di un’irresistibile ascesa che gli ha fatto salire tutti i gradini del prestigio accademico. Sino alla direzione del Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari, con esperienze al Cern di Ginevra, al Centro per l’energia nucleare di Frascati e al Centro nucleare di Saclé, in Francia. Alla facoltà di Cagliari si era iscritto giovanissimo, ma un’insegnante (Rita Brunetti) aveva intuito in quel ragazzino nuorese un talento spiccato e lo fece trasferire a Pavia, dove si laureò, a 22 anni, (massimo dei voti) con una tesi sullo “Spettro magnetico dei raggi beta del radio D”. Si andava verso la fine degli anni Trenta, un periodo esaltante per la Fisica italiana, concentrata soprattutto sullo studio degli elementi radioattivi. Il giovane Ladu ebbe la fortuna di conoscere un gruppo di ricercatori dell’università di Roma diventato celebre come “I ragazzi di via Panisperna”, riuniti dal professor Orso Mario Corbino. In prima fila, Enrico Fermi, autore di studi fondamentali nella fisica del nucleo, coronati, nel 1938, dall’assegnazione del Premio Nobel. «Fermi, Edoardo Amaldi, ma anche Ettore Majorana, avevano intravisto nello sviluppo di quelle ricerche la possibilità di creare armi potentissime. E forse, proprio per questo, Majorana, colpito da una grave crisi di coscienza, nel 1938 decise di scomparire misteriosamente. Era giovanissimo, ma resta uno dei più grandi fisici mai esistiti». A sconvolgere la sensibilità del grande ricercatore era stata la sensazione che fosse ormai vicina la realizzazione della bomba atomica, della quale intuiva la spaventosa potenza devastante. In seguito alla promulgazione delle leggi razziali fasciste, nel 1938, il gruppo di via Panisperna si sciolse: Enrico Fermi, Emilio Segrè, Franco Rasetti e Bruno Pontecorvo lasciarono l’Italia. «Fermi, dopo la consegna del Nobel, si rifugiò negli Stati Uniti, dove collaborò molto attivamente alla messa a punto della bomba atomica». Scelta che aprì una discussione L sulle valutazioni di ordine etico dalle quali non dovrebbe prescindere, secondo una corrente di pensiero, chi svolge attività di ricerca in certi ambiti. Opinione che la tragedia di Majorana ha contribuito a diffondere. Fu giusta la decisione di Fermi? «La scienza va sempre avanti, non la ferma nessuno. Ad avere certe armi, alla fine, ci arrivano tutti. Poi, naturalmente, non si possono ignorare le conseguenze di certe scoperte. Che sono terribili ». Il professor Ladu ha avuto la fortuna di lavorare con una generazione di fisici «che possono essere considerati dei geni. Gente normale, che però vedeva l’avvenire molto più chiaramente e rapidamente di quanto non accadesse agli altri. Fermi era uno di questi». Bruno Pontecorvo fece invece una scelta opposta a quella di Fermi: si rifugiò in Russia. «La sua fu una decisione politica, che va rispettata. Era un comunista convinto, un bel cervello». Ladu non si è invece mai interessato di studi riguardanti il settore delle armi «non per motivazioni etiche. Il mio campo di attività è sempre stato quello delle radiazioni. Le armi atomiche, all’epoca, rappresentavano una prospettiva lontana». Ha lavorato in Italia e all’estero, il professore, ma non è sempre stato chiuso in laboratorio. «Avevo grande stima per due comunisti nuoresi, Efisio Caria ed Antioco Dore. Affascinato dalle loro idee, presi anche la tessera del partito. Ma solo per alcuni mesi, perché presto mi resi conto che nel Partito comunista di allora non si ammettevano discussioni. E io, per natura, tendevo a protestare». Era, come si diceva all’epoca, un intellettuale engagé, il professor Ladu. Studioso di Fisica ma attento ai problemi della società civile. Anche per questo, nel 1968, fu candidato al Senato dal Partito socialista. «Non ce l’ho fatta per un centinaio di voti. Ma non me la presi. Mi aveva fatto piacere che la proposta l’avesse fatta Emilio Lussu. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, insieme a una grande generazione di socialisti, come Antonio Francesco Branca, Emilio Cuccu, Vinicio Mocci e altri. Ci riunivamo spesso nella casa di Lussu, in viale San Vincenzo, dove lui teneva banco con una conversazione brillantissima sino a tarda ora. Era un narratore formidabile». Dal passato al presente, il professore non fa più politica, alcuni dei suoi vecchi amici non ci sono più. Ma questo non gli impedisce di apprezzare personaggi di oggi, come il presidente della Regione Renato Soru. «Ho l’impressione che stia promuovendo, con molta convinzione, le riforme necessarie alla Sardegna. E ovviamente, uno che fa riforme tocca molti interessi e si attira critiche. È un uomo coraggioso ». I politici sotto pressione attirano l’attenzione del professor Ladu, il suo spirito critico ne coglie il disagio nel momento in cui li vede impegnati ma anche sottoposti a critiche feroci. «Per questo stimo molto Romano Prodi. Gliene stanno dicendo di tutti i colori, ma vedo che si difende bene». Lo apprezza tanto che glielo ha fatto sapere. Con una lettera al fratello Vittorio, «siamo vecchi amici, accomunati dagli studi per la Fisica medica. E l’ho pregato di esprimere al Presidente la mia solidarietà umana e politica. La mia solidarietà non conta molto, ma deve sapere che c’è tanta gente che lo stima». Conosce anche Franco, l’altro fratello, «ma solo perché ho fatto parte della commissione che gli ha assegnato la cattedra». Ha idee molto precise sugli uomini di governo e di opposizione, il professor Ladu. Pensa di scrivere anche a Berlusconi «per consigliargli di lasciare la politica bottegaia. Meglio che si ritiri, finché è in tempo». È netto, a volte duro, nei giudizi. L’età e una lunga esperienza di vita gli hanno insegnato a non accettare compromessi. Soprattutto quando si parla della sua terra. «Sul futuro della Sardegna sono ottimista, ha grandi risorse, speriamo sia sempre governata da grandi uomini. Capaci di essere protagonisti di una una politica intelligente. Come troppo spesso non si è fatto in passato».  
 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Cronaca
Anche Oxford premia l’università gallurese 
OLBIA. Oxford promuove il corso universitario di economia e imprese del turismo. L’ateneo olbiese conquista le pagine della prestigiosa rivista accademica «Oxford bulletin of economics and statistics» che ha dedicato un servizio speciale al convegno internazionale «Frontiers in time series analysis» ospitato nel 2005 in città in collaborazione con il Comune e la Geasar.
 Docenti e ricercatori di fama mondiale, arrivati dalle più rinomate università di economia, si erano dati appuntamento nel capoluogo gallurese. Robert Engle, premio Nobel per l’economia nel 2003 e docente dell’università di New York era stato l’ospite speciale della tre giorni scientifica. Un evento internazionale cdi assoluto rilievo che non è sfuggito alla rivista accademica inglese, una tra le più importanti al mondo nell’area statistico-economica.
 La lezione accademica e il dibattito sulle serie temporali si sono trasformate in una vetrina per la facoltà di economia ma anche per la città.
 Insomma, sulle pagine della rivista britannica Olbia e la Gallura sono uscite dai soliti schemi con i quali il nord Sardegna è conosciuto all’estero. Oltre che per la bellezza del suo mare e dei suoi paesaggi ha esportato la nuova immagine di polo universitario di alto livello e con grandi doti organizzative. La sede gemmata nata solo quattro anni fa raccoglie i primi risultati e si afferma nella scena internazionale come centro di eccellenza.
 «Dopo la visita del premio Nobel Robert Engle - commentano dal polo universitario, al primo posto in Italia per la qualità della ricerca scientifica - adesso riceviamo questo prestigioso riconoscimento. Un importante passo avanti verso l’affermazione internazionale dell’università compiuto grazie al lavoro di squadra di tutti i docenti e dei ricercatori. Speriamo che nei prossimi anni un ulteriore contributo possa arrivare dai nostri studenti e dai nostri laureati».
 
2 – La Nuova Sardegna
 Pagina 32 - sassari
PATTADA 
Oggi un convegno sull’eutanasia 
PATTADA. Oggi alla scuola elementare si terrà il convegno dal titolo “Eutanasia tra libertà e responsabilità”. L’incontro, promosso dal centro culturale Logudoro, tratta un tema di grande attualità, che è riemerso con forza a interrogare la coscienza di tutti anche in seguito agli ultimi avvenimenti (caso Welby) che hanno avuto vasta risonanza nei mass media. Al dibattito parteciperanno il vescovo di Ozieri, monsignor Sergio Pintor, che ricopre l’ incarico di responsabile della pastorale della salute nella conferenza episcopale italiana e i relatori, dottor Salvatore Pisu, medico e docente di bioetica nell’università di Cagliari, che illustrerà gli aspetti più significativi della problematica e la professoressa Mariella Nuvoli, insegnante, che commenterà alcuni passaggi del libro “Pensieri di uno spaventapasseri” di Carlo Marongiu, malato di Sla di Narbolia che offre importanti elementi di riflessione. (m.f.)
 
 
 

Questionario e social

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