Lunedì 15 gennaio 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 gennaio 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 12
Tuvixeddu, stop anche all'Università
Bloccato un accordo da dieci milioni di euro firmato pure dalla Regione poco più di un mese fa
Mistretta: «In questa città è difficile realizzare qualunque cosa»
I sardisti con la Regione. Zuncheddu: «Non si baratta la nostra stoiria con pochi posti di lavoro»
Il cantiere in viale Sant'Avedrace, il parco sulla necropoli fenicio-punica, i 272 mila metri cubi di ville e palazzine sul fronte di via Maglias non sono gli unici progetti bloccati dal provvedimento del direttore generale dell'assessorato regionale alla pubblica istruzione. Nel congelatore di viale Trento sono finiti anche i sogni di espansione della facoltà di ingegneria e una Casa dello studente previsti nel primo tratto di via Maglias, di fronte agli altri edifici, sotto il costone dei Punici. Un Polo tecnologico da dieci milioni di euro la cui progettazione e costruzione è stata affidata alla Nuove Iniziative Coimpresa e finanziato dal Cipe. A fine novembre 2006 il prorettore dell'università Franco Nurzia e rappresentanti della Regione (che eroga i fondi e vigila sulla procedura) hanno firmato a Roma, nella sede del Comitato interministeriale per la programmazione economica, il documento di consegna dei finanziamenti ed è partita la progettazione definitiva da parte dell'impresa. Anche in questo caso la Regione blocca un'intesa che ha sottoscritto poco più di un mese suscitando imbarazzo e preoccupazioni in facoltà e in rettorato e mettendo in discussione impegni assunti. Che fine faranno quei dieci milioni? La paura del rettore Il rettore Pasquale Mistretta non è stato formalmente avvertito. Ha saputo dai giornali del provvedimento regionale ed ha ipotizzato che riguardasse anche i loro progetti, visto che l'atto dirigenziale emesso da viale Trieste traccia in modo preciso il perimetro dell'area vincolata. «Se cambiano le scelte mi auguro che i fondi possano essere dirottati ad altri progetti, sempre universitari». Il suo ruolo istituzionale lo induce ad essere diplomatico, ma è chiaro che il numero uno dell'università è amareggiato. «A Cagliari non si riesce mai a fare nulla, tutto viene rimasticato, ridiscusso, congelato, ripensato, disperso e infine bloccato, la nostra cultura è la nostra condanna». Il dito non è puntato su Renato Soru, che pure è l'ispiratore della battaglia in corso. «È sempre andata così, anche se francamente non riesco a capire dove voglia arrivare Soru. Se ora è peggio? Sono abbastanza vecchio da poter dire che le cose sono sempre andate così. Posso citare l'asse mediano, Monte Claro, Sant'Elia e sono felice di vedere che dopo decenni di discussioni stanno realizzando lo scalo a mare alla Darsena. C'erano mille competenze, dai Vigili del fuoco ai canottieri alla Lega Navale e altri e non si faceva mai nulla». i dubbi su Tuvixeddu Progetto specifico a parte, Mistretta chiarisce che le sue sono considerazioni da urbanista e da cittadino. «Ciò che si sta realizzando a Tuvixeddu è il frutto di una lunghissima mediazione ed è una contropartita che il Comune paga all'impresa dopo una sentenza del Consiglio di Stato. Si trattò e si mediò tra le esigenze di Coimpresa, che partì da una cubatura molto più alta, e quelle del Comune che giocava al ribasso. Il risultato», spiega il rettore, «fu un compromesso: il privato si impegnò a cedere l'80% delle aree e un parco in cambio della possibilità di costruire quella cubatura. Ora si cambia il ragionamento e mi chiedo: la Regione ha chiaro - mi auguro di sì per la stima che ho nei confronti di Carlo Mannoni - quanto dovrà pagare per indennizzare i proprietari delle aree? Sanno che se un'opera è stata avviata si paga come se fosse stata terminata oltre ai danni, visto che si è innescato un processo - compresi mutui, debiti e infrastrutture già realizzate - che è complicatissimo fermare e che in ogni caso va risarcito?» motivazioni discutibili «L'impressione, ma lo dico con grande prudenza e serenità, è che la battaglia su via Is Maglias non sia fondatissima. Credo che su ogni cosa si debba discutere avendo chiaro dove si vuole arrivare e quali sono le conseguenze», aggiunge Mistretta. «Per capire: se sul costone di via Is Maglias si vuole fare un quinta teatrale la si faccia, poi si sia pronti a pagare i costi salati per gli espropri. Ciò che mi dispiace», conclude il capo dell'ateneo, «è che questa città è lenta. Sono invecchiato vedendo irrealizzate, sepolte da discussioni e polemiche, cose di cui sentivo parlare quando ero ragazzo». I sardisti: bravo Soru Intanto i sardisti definiscono il provvedimento di sospensione dei lavori sul colle di Tuvixeddu «un grande passo in avanti per la salvaguardia e la tutela del patrimonio storico, architettonico e ambientale della città». Per il consigliere comunale Claudia Zuncheddu «la ricchezza della nostra storia è il reale motore di sviluppo economico per il presente e per il futuro della società sarda, e come tale non può essere eventualmente assoggettata ad "accordi di programma" stipulati frettolosamente e in modo incauto fra enti pubblici ed privati che tutelano i propri interessi». Secondo l'esponente sardista, «è grazie al cinismo di questi poteri forti e incontrollati, che i sardi per troppo tempo hanno subito impotenti la distruzione di un ricco patrimonio che nessuno potrà più restituire come è avvenuto con l'anfiteatro romano, il Poetto, e ora con il palazzo Aymerich in Castello e la necropoli punica di Tuvixeddu. Non si barattano alcuni posti di lavoro in cambio della cancellazione della nostra storia». Fabio Manca
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 54
A scuola di crimini e delitti
Supertecniche investigative e storie da brivido. Sulle tracce dei grandi esperti parte un anno di master per diventare un esperto criminologo. È questa l'ultima offerta formativa dell'Università di Sassari. Il corso, organizzato in collaborazione col sindacato autonomo di polizia, è dedicato ai laureati delle facoltà di giurisprudenza, scienze giuridiche e lauree equiparate. Tra gli obiettivi del corso c'è quello di formare degli esperti che potranno affacciarsi al mondo del lavoro vantando una solida preparazione nel diritto penale, nel diritto processuale e nelle strategie seguite dalla polizia giudiziaria. Verranno illustrate agli studenti le innovazioni tecnologiche utilizzate dagli esperti nella fase delle indagini. La teoria troverà la sua logica applicazione sui più intricati casi della cronaca dei giorni nostri. Dai delitti che hanno occupato le pagine dei giornali, gli studenti dell'ateneo sassarese cercheranno di trarre insegnamenti validi per risolvere i casi che, inevitabilmente, occuperanno le pagine di cronaca in futuro. La figura del criminologo, quasi sconosciuta fino a qualche anno fa, ha assunto dal delitto di Cogne in poi un'importanza sempre maggiore, occupando tra i ruoli investigativi un crescente risalto. Il corso post laurea, però, non ambisce a formare solamente criminologi, ma anche investigatori privati e avvocati più formati sulle tecniche investigative che precedono il processo. Le 1500 ore di lezione che compongono il master di primo livello in scienze criminologiche, oltre ad arricchire il curriculum dei neolaureati, potranno valere come specialistica per i ragazzi che hanno terminato i corsi di laurea triennale del nuovo ordinamento, fornendo loro un credito formativo di 60 punti. Le lezioni, che avranno luogo nelle aule della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Sassari, dovrebbero svolgersi durante i fine settimana, per consentire a chi si è già inserito nel mondo del lavoro di frequentare il corso e migliorare, in questo modo, la propria formazione professionale. In cattedra saliranno esperti del campo investigativo, criminologi, docenti di diritto e professionisti del campo forense. Le domande di ammissione al corso, che ha un costo complessivo di 1236 euro, dovranno essere presentate entro il 22 gennaio.
Mariella Careddu
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 13
Al Palazzo della Regione
Protesta dei precari del Policlinico: messa in via Roma
Una messa celebrata sotto il palazzo regionale. Poco più in là, una mamma che allatta un bambino in una tenda. In via Roma ormai si prega, si dorme, si spera, si protesta, si vive all'addiaccio. È lo strano destino dei 128 precari del Policlinico universitario di Monserrato. Sono gli agenti sociosanitari che non trovano risposte alla loro richiesta di un lavoro e ormai da una settimana devono vivere accampati per veder riconosciuti i loro diritti. Persino la messa domenicale l'hanno dovuta ascoltare per strada. «Intere famiglie rischiano di restare senza un pezzo di pane», ha detto durante l'omelia padre Sergio Pintus, cappellano dell'ospedale Brotzu. «Senza la certezza di un futuro. E il governatore dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza per trovare una soluzione». senza punteggio Stessa situazione per medici, infermieri, componenti del personale voluti dall'Università con contratti a tempo determinato. I 128 agenti sociosanitari l'anno scorso hanno partecipato a un concorso pubblico che non aveva date di scadenza. «Vinto il concorso, siamo passati alla rotazione che per alcuni di noi è durata tre mesi, per altri nove», sottolinea Gianfranco Angioni. «Ma oggi non ci resta nessun punteggio perché abbiamo lavorato senza poter azzardare nuove strade, fidandoci e credendo nei nostri datori di lavoro». stipendi da fame E se loro si devono accontentare dei 920 euro mensili che speravano di avere ancora (seppur a intermittenza), i medici specialistici, con il loro contratto libero professionale, guadagnano solo 1200 euro al mese. Cifre che non possono passare inosservate, in quel palazzo dove si sta arrivando alle fasi finali dell'approvazione del piano sanitario regionale. «Nella pubblica amministrazione», spiega Francesco Locci, «un concorso pubblico deve avere termini specificati nel bando iniziale. Noi, invece, siamo stati chiamati dall'Università quando servivamo, ma sempre senza sapere il termine del contratto». la protesta Tra i precari, c'è chi lavora sin dalla prima turnazione prevista con le assunzioni e sin da quando al Policlinico non c'erano neppure letti nuovi. Qua e là tante mamme che per non perdere un giorno di protesta davanti al Consiglio di via Roma fanno i turni: «Vogliamo che i nostri figli siano fieri di noi e che non debbano vivere senza poter sperare in un futuro». Per ora restano due tende, tanti striscioni, una cucina di fortuna, un promesso emendamento sulla situazione del Policlinico.
Beatrice Saddi
 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Attualità
Equipe italiana scopre gene dell’Alzheimer 
ROMA. A pochi giorni di distanza dalla scoperta delle cellule staminali nel liquido amniotico, che vede coinvolti ricercatori italiani, un’altra sensazionale scoperta pubblicata su Nature Genetics vede nuovamente in primo piano neuroscienziati italiani. Si tratta della scoperta di un nuovo gene coinvolto nella patogenesi della malattia di Alzheimer. Un gruppo di ricerca internazionale, coordinato da Peter St.George-Hyslop dell’Università di Toronto, ha dimostrato che particolari varianti (polimorfismi) del gene che codifica per la sortilina 1 sono associate in modo significativo alla malattia di Alzheimer. All’interno del gruppo di ricerca un ruolo di rilievo è stato svolto da alcuni neuroscienziati italiani. Tale collaborazione, attiva da numerosi anni, ha permesso, tramite lo studio di alcune famiglie italiane che presentavano una forma particolarmente grave di malattia di Alzheimer, l’isolamento dapprima dei geni della presenilina 1 e della presenilina 2, della nicastrina e, attualmente, di quello della sortilina. «I risultati ottenuti da queste ricerche», dice la dottoressa Amalia Bruni, direttore del centro regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme, «evidenziano l’importanza degli studi genealogici al fine della raccolta di dati geneticamente omogenei per la costituzione di grandi banche del Dna».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
«Io sardo trapiantato a Bristol perché la ricerca abita qui» 
Alessandro Cannas ingegnere di Tertenia con la passione per i materiali compositi e la musica «Soprattutto il jazz» 
La passione sono i “materiali compositi”, studia “la meccanica della loro frattura”, si ingegna sul come rinforzarli “con nuove fibre”. Linguaggio proibito per i comuni mortali, ma molto familiare a un giovane ingegnere meccanico di Tertenia. È lui il primo italiano a essere approdato a Bristol nel Regno Unito, al dipartimento di Ingegneria aerospaziale, dove studia proprio quei materiali con i quali si costruiscono carlinghe di aerei, componenti per l’elettronica e parti dei satelliti, tutto ciò che ha rapporti con i misteri della navigazione in cielo, dai piccoli Cessna ai jet supersonici di ultima generazione fino ai materiali delle navicelle che puntano verso la luna. Se più semplicemente cliccate su Google, University of Bristol, vi appare il nome di Alessandro Cannas e trovate grafici e proiezioni, vi imbattete nei “metodi di analisi ad elementi finiti” e di “test meccanici di singole fibre e laminati compositi” oppure di “interfaccia fibra-matrice”. Insomma complicati dettagli tecnici che un sardo d’OltreManica studia per concorrere a rendere più sicuri gli aerei, più efficienti i sistemi di difesa, ma anche - per cercare di penetrare alcuni rebus scientifici - sistemi di “ammortizzatori intelligenti” da applicare sia nella nostra automobile che sui carri armati. Militarista di ferro, tutto d’un pezzo? Ma neanche per sogno. «Negli anni dell’università, a Cagliari, al posto del servizio militare ho fatto quello civile, aiutavo gli studenti a studiare, li accompagnavo in città, ma soprattutto li preparavo agli esami, soprattutto a quelli di ingegneria. Mi interessa la ricerca scientifica, lo spazio ben si presta a soddisfare i miei interessi».
 
In Sardegna per Natale, Alessandro è tornato alla sua passione-professione di Bristol dal due gennaio. Collabora con la Bae Systems, la British Aerospace che si occupa di discipline che vanno dalla micro e nano tecnologia alle proprietà di materiali e strutture, dai modelli matematici ai sensori elettronici di controllo. Un colosso che ha relazioni esterne con il ministero della Difesa del Regno Unito, il dipartimento di Difesa degli Stati Uniti, l’Esa (European Space Agency) e con le università di tutto il mondo. Il suo studio è nel nuovo open space all’interno del dipartimento di Ingegneria aerospaziale dell’Università di Bristol (16 mila studenti iscritti). Qui Alessandro - all’Advanced Composites Centre for Innovation and Science - sta ultimando il suo dottorato. Con sponsor di prima grandezza. British Aerospace vuol dire un’azienda multinazionale con sedi in tutti e cinque i Continenti per un totale di novantamila persone impiegate. È la più grande compagnia europea di difesa e tra le prime dieci compagnie di difesa del mondo. Ha un fatturato di vendita annuo di 14.8 miliardi di sterline inglesi (circa 23 miliardi di euro). Ogni anno propone cento nuove invenzioni che fanno salire il prodotto interno lordo dell’U.K. Ed è questa la calamita che tiene Cannas legato al Regno Unito. «Qui hanno capito il valore della ricerca scientifica e si comportano di conseguenza. I nostri programmi di studio, in Italia, sono più vasti, ma molto più teorici. In Italia, a Cagliari per esempio, non disponi di laboratori attrezzati. Qui avviene esattamente il miracolo vietato nel nostro Paese. La ricerca è legata a doppia mandata con le aziende industriali, studi la teoria in forme sintetiche, ma la applichi immediatamente in laboratorio dove si lavora moltissimo. Non si fa ricerca pura, ma applicata».
 Per il momento Alessandro non tornerà in Italia. «Resto a Bristol. L’Italia è tra le prime nazioni al mondo nella ricerca aerospaziale però è complicatissimo avere accesso alle aziende. È un peccato perché le potenzialità dei ricercatori italiani, in tutti i settori scientifici, sono altissime. Ma il governo romano fa orecchie da mercante».
 Le tappe sardo-inglesi di Alessandro Cannas sono lineari e limpide. Primo di due figli (la sorella Manuela è segretaria della pro-loco di Tertenia), il padre (Saverio Cannas) preside delle scuole medie, la madre (Cecilia Cocco) impiegata del caseificio sociale Sant’Antonio, frequenta le elementari del paese “con maestra Anna”, poi il liceo scientifico al “Businco” di Jerzu. L’Università a Cagliari, corso di Ingegneria meccanica, indirizzo “materiali” col professor Francesco Aymerich. Si aggiudica la borsa Erasmus e si trasferisce in Inghilterra a Sheffield senza conoscere una sola parola di inglese. Gli basta poco per imparare la lingua, per parlarla e scriverla correttamente. Abita con due cinesi, Chiao e Shiu-You, con un chimico libico (Abdul), con Arthur inglese di Londra. Arthur diventa il suo insegnante di inglese, con gli altri conosce la città di Sheffield. Segue concerti e continua ad amare la musica. È un grande appassionato di jazz, dice con orgoglio di avere «una collezione di quasi cinquecento CD e trecentonastri musicali di tutti i generi».
 
Frequenti i viaggi per il mondo, «i voli low cost lo consentono». Ma soprattutto non smette di giocare regolarmente a pallone come ha fatto per vent’anni in Sardegna, prima acclamato portiere nelle divisioni regionali col Tertenia e poi il passaggio al Cus Cagliari. Diventa portiere titolare anche del Sneyd Park, squadra storica fondata nel 1898, la stessa che ha organizzato il primo campionato a Bristol, il prestigioso Downs League, il torneo più grande d’Europa che si svolge all’interno dello stesso spazio (30 campi), al secondo posto c’è Liverpool. Squadra multietnica: «I miei compagni giocatori sono di tutti i Continenti, affiatamento perfetto, adesso siamo terzi in classifica».
 Musica, sport e studio. Sostiene otto esami in inglese. Discute la tesi a Sheffield, nello Yorkshire, seguito da Fabrizio Scarpa (Politecnico di Torino), allora (e oggi a Bristol) senior lecturer. Tesi dal titolo da rompicapo (“confronto sulle proprietà meccaniche di spugne auxetiche e normali”) e riguardante il comportamento di “nuove spugne che si espandono trasversalmente quando vengono tirate longitudinalmente”.
 È più comprensibile capire e apprezzare il percorso lavorativo e professionale dell’ingegnere sardo (ha 32 anni). Diventato dottore, il primo lavoro nel Regno Unito è la traduzione in italiano del dvd “Chi vuol essere milionario” (“Who wants to be a millionaire”). Gli danno sette sterline all’ora. Allo stesso tempo invia il curriculum. «Lo spedisco a dieci università e a diverse aziende, mi rispondono tutte, da Manchester a Notthingham. Proposte allettanti, scelgo Bristol perché conoscevo il prestigio della sua università e del suo dipartimento di Ingegneria aerospaziale in particolare. Letto il curriculum, mi hanno subito chiamato per un colloquio e nel giro di un mese era pronta una scrivania con un contratto per dottorato di ricerca. Tutto alla luce del sole». Raccomandazioni? «Che cosa sono?».
 
L’ingegnere-portiere si ritrova così a contatto con l’Epsrc (Engineering and Physical Sciences Research Council). «Questo è un ente governativo inglese che finanzia parte della ricerca nel Regno Unito e quindi anche il mio dottorato». Perché «è vero che ti pagano per tre anni e che tu per tre anni non spendi una sterlina, ma poi i risultati delle ricerche restano per intero in Inghilterra dove si passa alle applicazioni pratiche mettendo insieme il sapere universitario e il rischio imprenditoriale». Una istituzione importante. L’Epsrc al momento controlla 6332 borse di ricerca. A questo punto non si possono evitare confronti col nostro Paese. Dice Alessandro: «L’Inghilterra spende per la ricerca circa 47 miliardi di euro all’anno, mentre l’Italia ne spendeva circa un terzo (14,6 miliardi di euro) prima degli ultimi tagli che la portano ad essere l’ultima in Europa secondo i dati confermati dal The Economist. È questo basso rapporto con la spesa in ricerca scientifica una delle palle al piede del nostro Paese».
 La giornata dell’ingegner Cannas comincia alla sette del mattino nel quartiere di Clifton, uno dei più chic della città capoluogo dell’Avon. Colazione a base di frutta, caffè con la moka rigorosamente italiana, quaranta minuti di nuoto nella piscina dell’ateneo, poi al dipartimento universitario, sempre a piedi «oppure con i mezzi pubblici, che sono frequenti e puntuali». Prima del lavoro un meeting durante il quale «tutti si dicono tutto, e così non esistono compartimenti stagno, si lavora in équipe, c’è comunicazione diretta, ciascun ricercatore sa esattamnente che cosa fa il vicino di scrivania o di stanza». La teoria in una struttura, a Filton la pratica «dove vado a fare i test sui materiali, in un rapporto costante con le esigenze dell’ industria aerospaziale e sotto la supervisione della British Aerospace che da sei mesi collabora con me sulla parte finale del mio dottorato». Il tema della ricerca? Torniamo al linguaggio ostico: «Studio nuove soluzioni di rinforzo per i materiali compositi, formati cioè da più materiali che sono, nel mio caso, una matrice di resina e un rinforzo di fibra».
 
Alessandro Cannas diventa presto un comunicatore. Scrive articoli scientifici per l’Aias (Associazione italiana per l’analisi delle sollecitazioni) e per il Journal of Advanced Materials già a Sheffield. La scorsa estate, tra il 29 agosto e il primo settembre, presenta una parte dei suoi studi alla conferenza europea sui materiali compositi, organizzata dall’Eccm 12 (European Conference on Composite Materials) svoltasi a Biarritz in Francia. È fitta l’agenda anche per il nuovo anno: vari articoli sul tema prediletto, la meccanica della frattura dei materiali compositi. Sarà Cannas a parlare in alcune conferenze internazionali, tra le quali l’Iccm16 (International Conference on Composite Materials), vertice mondiale sui materiali compositi che si terrà a Kyoto in Giappone a luglio e per il quale l’articolo-saggio dell’ingegnere sardo è già stato accettato.
 Ma a un ogliastrino, nato a pochi chilomentri dalla costa orientale dell’isola, non manca il blu del mare sardo, dell’isolotto di Quirra? «Certo che mi manca, mi manca il blu del cielo e la limpidezza delle acque di Sàrrala e di Melisènda. Il mare di Bristol è quello di Weston Super Mare, solo proporre un parallelo sarebbe un insulto. Quando ho desiderio di mare mi sposto in Cornovaglia, vado a St. Ives, è bellissimo, è uno dei rifugi degli scrittori che amano il silenzio e la natura incontaminata e lì compongono le loro opere». Tornare a Tertenia solo d’estate per le ferie? Sperare in un’Italia convertita alla ricerca scientifica? «Adesso devo finire il dottorato. Ma so già che qui potrò mettere presto in pratica la mia esperienza sui materiali senza dover vagare da un’azienda all’altra, senza dover fare la fila umiliante davanti a un dirigente politico. Eppure credo che le cose possano cambiare. Anche in Sardegna, più di prima, si sta investendo in formazione scientifica. Ma devono cambiare radicalmente i meccanismi. E, soprattutto, occorre che l’Italia creda nella ricerca. Se non si cambia registro i cervelli italiani lavoreranno tutti all’estero».

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