UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 3 gennaio 2007

Mercoledì 3 gennaio 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 gennaio 2007
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
   
1 - L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 14
Al Policlinico universitario arriva la Rianimazione
Inaugurata la sala: due posti letto che in futuro potrebbero diventare cinque
Per il momento è un reparto interno, riservato alle emergenze post-operatorie delle varie chirurgie che funzionano nel Policlinico. In futuro però la nuova sala di rianimazione del mega-complesso sanitario della Cittadella universitaria di Monserrato potrebbe accogliere anche i pazienti provenienti dagli altri ospedali. Da subito sono disponibili due posti letto di terapia intensiva, con l'obiettivo però di arrivare a cinque anche se sarà necessario ottenere il via libera della Regione. Ma il primo passo è fatto, con l'istituzione del nuovo mini-reparto affidato a Gabriele Finco, direttore della scuola di specializzazione in anestesia e rianimazione. «I posti letto opereranno con le nostre chirurgie», spiega Andrea Corrias, direttore sanitario del Policlinico: «C'è qualche differenza rispetto alle rianimazioni collegate ai pronto soccorso che già operano in città, ma abbiamo in programma un ulteriore potenziamento con altri tre posti». E se la notizia dell'apertura era parsa quasi il primo tassello per la nascita di un nuovo pronto soccorso in città, così come più volte chiesto dai principali comuni dell'area vasta metropolitana, le precisazioni dei vertici sanitari del Policlinico rappresentano la classica doccia fredda. «Nessun pronto soccorso in vista», prosegue Corrias, «ora non ci sono le condizioni e non abbiamo nemmeno il personale per farlo». Nonostante il modernissimo complesso universitario di Monserrato disponga ormai di buona parte delle specialità sanitarie, mancano alcuni di quei reparti d'emergenza che obbligatoriamente devono essere affiancati ai pronto soccorso. In funzione dall'aprile del 1999, il Policlinico conta oggi quasi tutte le strutture cliniche della Facoltà di Medicina e numerosi centri di ricerca. Sul versante della didattica, il complesso sanitario è anche il punto di riferimento di tutte le lauree di primo livello (infermieri e ostetrici, tecnici di radiologia, ortottisti e fisioterapisti), ma soprattutto delle specializzazioni di medicina e chirurgia. Organizzato in dipartimenti, il Policlinico ha numerosi reparti di medicina interna e clinica medica, cardiologia e angiologia, endocrinologia e reumatologia. Tra i servizi ci sono tre chirurgie (generale, toracica e vascolare), ma anche centri all'avanguardia per le malattie del fegato e metaboliche e numerosi laboratori di analisi. Tramite ricoveri programmati, il Policlinico garantisce il percorso di diagnosi e terapie per un gran numero di patologie non urgenti. (fr. pi.)
 
 
2 - L’Unione Sarda
Prima Pagina - Pagina 1
Gli studenti e l'università Un panino a lezione: il prof è come la tv di Giuseppe Marci
In un'intervista al Corriere della sera, Osvaldo Bagnoli ha dichiarato di aver lasciato il mestiere di allenatore di calcio, perché un Maestro, se non ha più fiducia nei suoi allievi, se ne deve andare. Monito da filosofo greco, al quale penso sovente, sotto l'incalzare delle riflessioni che dicono della decadenza dei tempi, degli studi e della moralità espressa dai "giovani d'oggi". Per non parlare delle ragazze, la cui massima aspirazione sarebbe quella di fare le veline e fidanzarsi con un calciatore. Amen. Ci ripenso, mentre con crescente fatica salgo le scale dell'improbabile edificio in cui esercito la mia funzione di insegnante. Conoscono soltanto la lingua degli sms, dicono; sono ignoranti come capre e in più non portano rispetto: mangiano perfino, durante le ore di lezione. Cheeseburger giganteschi che li rendono obesi a vent'anni. In effetti anche a me è successo, qualche anno fa, di sobbalzare la prima volta che una studentessa ha scartato un panino e ha cominciato a mangiare. I severi insegnanti dai quali discendo l'avrebbero espulsa e sicuramente avrebbero espulso anche me che ho considerato l'assoluta innocenza del gesto: mi guardava come se fossi un programma televisivo (spero interessante), e mangiava. Non ho detto nulla per non turbare la sua concentrazione: stava comunque ascoltando e, per chi fa il mio mestiere, questo non è poco. Qualche giorno fa, giunto in anticipo, mi sono fermato ai piedi del retorico scalone che conduce ai miseri piani dove sono le aule (così è, spesso, il nostro Paese: molta retorica e poca sostanza). Ho sollevato lo sguardo e ho letto le parole incise sulla parete dell'edificio che un tempo è stato clinica medica: "La vita è breve. L'arte è lunga. L'occasione è fuggevole. L'esperimento è fallace. Il giudizio è difficile". Concetto vagamente iettatorio, mi è sembrato. Sostanzialmente vero. Sono entrato in aula rimuginando su quanto fallace sia stato l'esperimento di riforma della scuola e dell'università condotto con arte talmente lunga che in esso sono confluiti i concordi propositi del ministro di centro sinistra che lo ha avviato e di quello di centro destra che lo ha portato a compimento. Difficile spiegarsi razionalmente il motivo di tale congiunta volontà distruttiva. Il giudizio è difficile. Sono stato accolto, come sempre, dagli sguardi fiduciosi degli studenti. È stato allora che mi sono venute in mente le parole di un sapiente collega il quale una volta, indicando l'aula, aveva detto: "Capisci da dove Leopardi ha tratto l'immagine gli occhi tuoi ridenti e fuggitivi?". Ho capito. E capisco ogni volta che li vedo, gli occhi ridenti e fuggitivi dei giovani. Non sono cambiati, dall'Ottocento leopardiano a oggi. È più probabile che siamo cambiati, e in peggio, noi, gli adulti. Continuo ad aver fiducia, come Bagnoli chiede perché il lavoro del Maestro continui. E spero di essere degno io, della loro fiducia, anche se me la concedono col volto mezzo nascosto da un panino imbottito.
Giuseppe Marci
 
 
3 - L’Unione Sarda
Quartu S.Elena Pagina 20
Sogni di quartesi d'importazione
Immigrati. Senegalesi, brasiliani, bulgari e nigeriani a scuola di italiano per riuscire a integrarsi Extracomunitari in cerca di amore e di fortuna
Paese straniero, lingua sconosciuta: le speranze di farcela sono poche, soprattutto per chi vorrebbe studiare nelle nostre università. Ai corsi di italiano si ritrovano extracomunitari di tutti i continenti
Niente da dire sulla città e sull'accoglienza dei quartesi: gli stranieri che frequentano i corsi di italiano al Centro territoriale permanente in via Perdalonga, sono tutti d'accordo. Certo, ambientarsi non è stato facile, soprattutto perchè imparare l'italiano non è un gioco da ragazzi, e loro sono proprio questo: ragazzi stranieri che s'incontrano per studiare le regole della nostra articolata grammatica. Arrivano da tutti i continenti, e tra un corso e l'altro parlano della propria storia, si scambiano consigli e la lezione diventa istruttiva anche per chi sta in cattedra.
le brasiliane
Spesso è l'amore a portare queste persone lontano da casa, com'è successo a Geovana Zambonata, una brasiliana di 32 anni che segue il corso di italiano di primo livello. «Sono arrivata quattro mesi fa seguendo mio marito, che gioca in una squadra di calcio a cinque qui a Quartu», racconta Geovana, che conosceva già l'italiano visto che l'anno scorso, sempre col marito, era stata in Sicilia. Ora fa la casalinga e la mamma, ma spera di trovare presto un lavoro, anche se «prima devo imparare meglio la vostra lingua». Stare sui libri tutti i giorni non le pesa: «sono abituata: in Brasile frequentavo l'università per diventare docente di portoghese» racconta. L'idea di stabilirsi definitivamente qui non le dispiace, anche perché «ho conosciuto altri brasiliani: sono stati proprio loro a parlarmi del Ctp». Con lei al corso c'è anche un'altra carioca: Juliana Ramos, trentenne, in Sardegna per motivi di cuore, ma non solo. Il suo fidanzato, sardo, l'ha convinta a raggiungerlo e lei, laureata in Storia, non se l'è fatto ripetere. «Frequento il corso per potermi iscrivere all'università e studiare storia dell'arte», spiega con il suo italiano un po' impacciato. A differenza della sua connazionale, però, non è sicura di voler passare qui il resto della vita, ma il suo fidanzato sembra avere le idee più chiare: «Non credo che abbia intenzione di spostarsi», sorride rassegnata.
i senegalesi
In classe non ci sono solo donne, ma anche alcuni ragazzi senegalesi, come un sedicenne arrivato in Italia da sei mesi. Minorenne, dunque il suo nome non può comparire sul giornale: «Fino a poche settimane fa stavo a Quartu con mio padre, ora abitiamo a Cagliari. Di mattina faccio l'ambulante, all'una vado a casa, pranzo e poi vengo qua per imparare l'italiano».
la nigeriana
C'è anche chi, come la nigeriana Faustina Adua, frequenta sia il corso di primo sia quello di secondo livello. Si è trasferita in città un anno fa per raggiungere sua zia, che ha sposato un quartese. «L'anno scorso avevo iniziato a frequentare il primo livello e quest'anno ho deciso di seguirli entrambi». Come a qualsiasi diciannovenne, anche a Faustina piacerebbe viaggiare e conoscere il mondo, ma prima di tutto vorrebbe tornare in Nigeria per rivedere la famiglia. «Vorrei potermi iscrivere all'università e continuare gli studi scientifici che avevo iniziato a casa», spera, «e magari diventare infermiera, o medico».
la bulgara
Al corso avanzato partecipano solo donne: tra loro, la veterana Mariana Atanasova, arrivata cinque anni fa dalla Bulgaria e che ha iniziato a seguire i corsi al Ctp nella sede staccata di Dolianova. «Ora che abito a Monserrato, ho deciso di seguire le lezioni qui a Quartu», racconta con il suo italiano fluente, frutto dei tanti corsi seguiti, «ed essendo curiosa ho voluto cimentarmi anche con i corsi di teatro e scrittura creativa». In città si trovano tutti bene, ma al tempo stesso li accomuna la nostalgia per i propri cari. Non solo gli italiani sono mammoni.
Roberta Sanna
 
 
4 - L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra - Pagina 20
Cento concessioni edilizie bloccate dai Piani regionali
Lanusei. Lottizzazioni congelate dai vincoli ambientali
Il Comune ha le mani legate: serve l'adeguamento del Puc al Ppr e si aspetta la conclusione dello studio sull'assetto idrogeologico.
Due piani con tanti vincoli e decine di concessioni edilizie continuano a restare bloccate. È quello che accade a Lanusei dove il piano di assetto idrogeologico (Pai) e il piano paesaggistico regionale (Ppr) hanno, per ora, mandato in pensione le imprese di costruzione. In attesa di tempi migliori: cioè fino a quando il piano urbanistico comunale non sarà adeguato al Ppr e la Regione non completerà lo studio (affidato all'Università di Cagliari) sui rischi idrogeologici. Insomma la lottizzazione di Costa 'e Coccu e una trentina di concessioni edilizie restano al palo. rischi idrogeologiciÉ da aprile che Lanusei è finita nella rete del Pai. Nella giungla di sigle e abbreviazioni tante le aree bloccate e registrate come Hg3, appunto ad alto rischio geologico come stabilito dalle mappe del Genio civile. Sono circa settanta i lotti di Costa 'e Coccu bloccati: gli fanno compagnia anche sette privati. Prima di poter costruire è necessario che lo studio della Regione sulle aree interessate venga portato a termine. L'Università sta lavorando, ma non si hanno ancora tempi certi. Intanto il Comune ha fornito tutti i progetti e i dati in suo possesso per agevolare lo studio e velocizzare i tempi. piano paesaggisticoCome se non bastassero i divieti imposti dal Pai, su Lanusei si sono abbattuti anche i vincoli di un'altra sigla, il Ppr. Per venticinque concessioni urbanistiche è scattato immediato lo stop. Si tratta soprattutto di domande per costruire fabbricati nell'agro della cittadina (case rurali). Per far sbloccare la situazione è necessario che il Comune adegui il suo Puc al piano paesaggistico. Il prossimo passaggio dovrebbe essere lo stanziamento, da parte della Regione, dei fondi necessari all'amministrazione, per portare a termine il procedimento. Poi il via all'adeguamento: un iter che si concluderà con l'approvazione da parte del commissario prefettizio, anche se i tempi non sono brevi e si dovrebbe arrivare a dopo l'estate. Quindi spetterà alla nuova giunta e al nuovo consiglio comunale (come decideranno i cittadini di Lanusei nelle elezioni di aprile) votare il Puc con le varianti. mani legateIl passaggio che ha portato alla sospensione delle concessioni edilizie, ricordano dal Comune, è stato obbligato: gli uffici non hanno deciso niente, ma semplicemente applicato la normativa introdotta con il Ppr. sbloccatiLe opere pubbliche, nel caso del Pai, hanno seguito un iter diverso. É i caso del Poliambulatorio: il progetto della Asl è rimasto bloccato dal piano assetto idrogeologico da marzo a fine novembre, risultando conforme a tutte le normative e ottenendo il placet della Regione un mese fa. Anche il nuovo commissariato di Lanusei ha ricevuto il via libera. Ora anche i privati sperano di liberarsi dalle fastidiose trappole delle sigle dei due piani. Matteo Vercelli 
 
  

 
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Attualità
Due donne esempio di forza morale 
Il capo dello Stato ha ricordato l’incontro con una madre e una ricercatrice precaria 
ROMA. «E’ stata una grande sorpresa ascoltare le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica durante il discorso di fine anno. Lo ringrazio per aver portato all’attenzione del mondo politico la situazione dei giovani ricercatori in Italia». Così Enza Colonna, 30 anni, ricercatrice del Cnr, risponde a Napolitano che nel suo discorso di l’ha citata come esempio di forza morale e passione professionale nonostante la condizione di precaria e gli scarsi guadagni.
Napolitano ha infatti ricordato l’incontro con due donne di Napoli. La prima, Emilia Galeotti «madre di un ragazzo che si stava perdendo nelle trappole della malavita, ci ha raccontato come abbia combattuto per salvarlo, per recuperarlo alla scuola e come ci sia riuscita con l’aiuto della scuola». La seconda - appunto Enza Golino - «una giovane che ha studiato con successo giungendo alla laurea e al dottorato, lavora ora a un progetto avanzato di ricerca genetica, per mille euro al mese, e si considera fortunata» perchè considera «bellissimo» il suo lavoro. «Ecco - ha commentato Napolitano - due casi così diversi: ma che ci dicono entrambi quale forza morale anima tante donne e può diventare fattore essenziale di progresso civile e di crescita dell’economia e della società».
 
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Olbia
La Maddalena, borsa di studio per otto giovani universitari 
LA MADDALENA. Con una cerimonia semplice, ma molto appropriata e significativa, il preside del liceo classico «Garibaldi» Gianfranco Impagliazzo, ha consegnato le borse di studio 2006-2007, attribuite dalla fondazione Ada Regnoli e Claudio Angiolino. Tutti gli anni prima delle vacanze natalizie otto studenti ricevono un primo assegno dell’importo di 1032 euro che viene consegnato in due rate: la seconda nel mese di giugno, a patto che in primavera gli studenti abbiano superato almeno due esami universitari.
Ecco i nomi dei ragazzi meritevoli (alcuni di loro nella foto a fianco insieme al preside) che si sono diplomati al liceo Garibaldi l’anno scorso: si tratta di Annarita Gioia, Alessandro Aloisi ed Alessandro Codina per l’indirizzo scientifico, Daniela Moro, Barbara Morello, Silvia Pala, Alice Delogu e Maddalena Piscedda per l’indirizzo linguistico.
Il preside Impagliazzo ha consegnato la prima parte dell’importo davanti a diversi rappresentanti del corpo docente e alcuni genitori.
Gli studenti, tutti molto emozionati, hanno assicurato il massimo impegno per non deludere le aspettative di chi ha deciso di premiarli.
L’appuntamento con l’assegnazione delle borse va avanti già da diversi anni.
Il liceo classico della Maddalena è stato scelto tempo fa dalla famiglia Regnoli-Angiolino che ha creato l’omonima fondazione. Gli assegnatari (la maggior parte dei quali ritirano anche la seconda tranche dell’importo), sono giovani impegnati con profitto negli studi universitari, con grande soddisfazione per l’istituto che ha sfornato e continua a sfornare cervelli promettenti.
Il patrimonio della famiglia Regnoli-Angiolino era costituito da una villa in Toscana e qualche appartamento a Roma per un totale superiore al miliardo di vecchie lire.
La stessa Ada Regnoli ha insegnato al ginnasio del Garibaldi (ed è questo il motivo del forte legame con la scuola) mentre il marito insegnava all’allora Scuola Avviamento. (a.n.)
 
 
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Sassari
Caso Welby: «Il medico non deve mai uccidere» 
La decisione dell’anestesista va contro la Costituzione e la deontologia 
Welby è morto. Un anestesista di Cremona ha deciso di staccare il respiratore esaudendo un desiderio che, a quanto pare, Piergiorgio Welby stava esprimendo da 88 giorni. Il decesso è stato annunciato da Marco Pannella.
Secondo alcuni il fatto rientrerebbe nella ordinaria pratica clinica in quanto tutto si sarebbe svolto nel pieno rispetto dei dettami della Costituzione. Immaginiamo che costoro si riferiscano all’articolo 32 della Costituzione che prevede la legittimità del rifiuto delle terapie. L’atto medico perciò sarebbe un atto dovuto per un paziente che chiede di non essere più curato.
Noi crediamo invece che l’articolo 32 imponga al medico di non agire quando il malato, con piena consapevolezza, lo richieda espressamente, mentre non implica affatto che il medico debba assecondare la volontà del paziente quando egli chiede di fare qualcosa che non corrisponde a quello che è il dovere fondamentale del medico: praticare atti terapeutici (nel senso di guarire e prendersi cura), a meno che non si voglia considerare il dare la morte come un atto terapeutico. Nel caso in questione Welby non ha chiesto seplicemente che non gli venissero praticate determinate terapie, bensì reclamava un atto da parte di terzi che avrebbe avuto come epilogo la sua morte. Il medico, in questo caso, diventa il diretto responsabile della morte. Riteniamo perciò sbagliato far ricadere il suo gesto nella fattispecie del diritto al rifiuto delle cure sancito dalla Costituzione; esso si prospetta, piuttosto, come un vero e proprio atto eutanasico, vietato dal codice deontologico che all’articolo 36 impone al medico di non effettuare né favorire trattamenti diretti a procurare la morte del paziente, fosse anche su sua richiesta.
In secondo luogo, viene violato l’articolo 579 del codice penale che proibisce l’omicidio del consenziente. Infine il respiratore non poteva configurarsi come accanimento terapeutico. Su questo sono eloquenti le parole del presidente della commissione istituita dal consiglio superiore di Sanità su richiesta del ministro Turco per verificare l’ipotesi appunto di accanimento terapeutico.
Egli afferma: «Abbiamo deciso che la ventilazione meccanica non è accanimento terapeutico perché Piergiorgio Welby, che è in una situazione clinica devastata ma stabile, è un uomo lucido, in grado di intendere, ha grande intelligenza e capacità di vita e proposta. Inoltre non c’è situazione di morte incombente, cioè un quadro clinico che lasci presagire che a breve termine possa morire».
Non c’è scampo. Quello che è successo mercoledì 20 dicembre 2006 rappresenta un fatto inquietante che necessità di una parola chiara. La professione medica ha un valore troppo grande per lasciare nell’incertezza che un uomo - il medico - possa, in determinate situazioni, decidere di uccidere un altro uomo.
Salvatore Pisu, medico, docente di Bioetica dell'Università di Cagliari
Demetrio Vidili, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale civile di Sassari
 

Questionario e social

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