Venerdì 21 gennaio 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 gennaio 2005

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Rassegna Stampa di VENERDì 21 gennaio 2005
1 – L’Unione Sarda
Pagine 1-21 – Cagliari
Cagliari. Alcune frasi nel libro di un docente provocano indignazione
Antisemitismo all'università
Interrogazione di Anedda alla Moratti e Pisanu
È bufera sull'Università di Cagliari dopo la pubblicazione di un libro di testo che contiene frasi antisemite. Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha chiesto formalmente spiegazioni al rettorato, mentre il capogruppo di An alla Camera, Gianfranco Anedda, ha interrogato i ministri dell'Interno e della Pubblica Istruzione per sapere com'è possibile che in un saggio - pubblicato dall'ateneo e scritto da un docente di Scienze della Formazione - si giustifichino l'antisemitismo e le camere a gas. Il rettore Pasquale Mistretta si è scusato formalmente e il preside di Scienze della Formazione parla di «espressioni ignominiose» mentre l'autore del testo, il professor Pietro Melis, parla di una provocazione e assicura: «Sono sempre stato filoisraeliano. I miei studenti? Non hanno protestato».
 
Frasi antisemite in un libro d'esame per gli studenti di Scienze della Formazione
All'Università lezione nazista
Protesta il rabbino-capo di Roma, il caso in Parlamento
«È giusto dichiararsi antisemiti nei confronti degli ebrei credenti, né ci si può dolere del fatto che questi siano finiti nelle camere a gas naziste». A scriverlo è un docente dell'Università cagliaritana, Pietro Melis. E non in una lettera o nel suo diario, ma in un testo d'esame, un libro indicato agli studenti di Scienze della Formazione che devono sostenere l'esame di Storia della Filosofia. Se per il professore si è trattato di «una provocazione» - come spiega nell'intervista accanto - e per il momento non si registrano reazioni o proteste da parte degli studenti che hanno letto il testo, c'è comunque qualcuno che ha sentito il dovere di reagire al nazismo in formato accademico. Innanzitutto c'è stata la durissima protesta di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che ha chiesto spiegazioni per iscritto al magnifico rettore di Cagliari. Al leader religioso, nel pomeriggio di ieri, si è unito capogruppo di An alla Camera, il cagliaritano Gianfranco Anedda, che sulla pubblicazione antisemita ha rivolto un'interrogazione al ministro della Pubblica Istruzione e a quello dell'Interno. Anedda sottoscrive le «vibrate rimostranze» del rabbino - al quale ieri tanto il rettore Pasquale Mistretta quanto il preside della facoltà Alberto Granese hanno rivolto le loro scuse - e chiede al governo di intervenire «affinché tali assurde, spregevoli opinioni, contrarie al comune sentimento, alla Costituzione e ad ogni principio di civiltà, non circolino in un'istituzione universitaria». Il saggio incriminato si intitola "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'Occidente e il diritto naturale" ed è inserito in una pubblicazione dell'Università: Annali di Scienze della Formazione. Ha tutti i crismi dell'ufficialità accademica, insomma, anche quando a pagina 13 spiega che «il cosiddetto tempio ebraico era in realtà un grande mattatoio, dove i cosiddetti sacerdoti cospargevano continuamente l'altare del sangue degli animali ancora vivi». Ed è proprio «in considerazione di ciò», secondo il professor Melis, che sarebbe lecito l'antisemitismo e non ci si potrebbe dolere delle camere a gas. Facile immaginare l'imbarazzo del rettorato per un episodio che associa l'ateneo a un fenomeno disgustoso come l'antisemitismo: via Università assicura l'apertura di un'indagine conoscitiva e tende la mano al rabbino Di Segni. Nessuno ai piani alti aveva letto quel saggio, nessuno aveva idea delle tesi sostenute a pagina 13; eppure, se anche qualcuno avesse controllato le bozze prima della stampa, forse la pubblicazione non si sarebbe potuta evitare. Sembra un paradosso ma non lo è, come spiega il preside Alberto Granese: «Intanto diciamo subito che trovo vergognose, irresponsabili, inqualificabili e gravemente offensive le affermazioni sottoscritte dal professor Melis, e non ho dubbi che l'Università debba scusarsi con la parte offesa. Devo aggiungere che non mi è naturalmente possibile leggere tutti i testi pubblicati negli Annali, e che comunque il preside non ha diritto di censura su quanto scritto da un docente. Il preside può ritenere che determinate opinioni vadano condannate, ma non può censurarle. Detto questo, in un caso così grave avrei comunque forzato i limiti che il ruolo mi impone e avrei fatto in modo di bloccare la pubblicazione». Altrettanto netta la condanna da parte del rettore Pasquale Mistretta: «È vero, ho ricevuto la protesta del rabbino capo che mi esprime giustamente tutto il suo disappunto. Il mio commento? A caldo non posso che dire poche cose: intanto che purtroppo il professore non è nuovo a uscite di questo genere, sarà poi lui a spiegarci in base a quale fondamento. Di sicuro mi dispiace enormemente che si approfitti della libertà d'espressione e della libertà di stampa che vigono in una libera Università - dove non è consentita la censura, devo ricordarlo - per offendere la dignità del popolo ebraico. Sono mortificato, chiedo scusa al rabbino Di Segni e mi impegno a mandargli copia della nota articolata su questa vicenda che ho chiesto al preside di Scienze della Formazione e al nostro dipartimento per la memoria storica».
 Celestino Tabasso
 
Parla l'autore del saggio
«Volevo provocare, dagli studenti nessuna protesta»
«Un'interrogazione parlamentare su di me? Vuol dire che la mia provocazione è andata a segno». Il professor Pietro Melis, docente di Storia della Filosofia e autore dello "Scontro tra culture" pubblicato nel ventisettesimo volume degli Annali universitari pubblicato nel 2004, non sembra particolarmente turbato.
Professore, lei è antisemita. «Macché, chi legge quel testo vedrà che indico come modelli d'umanità ebrei laici come Einstein, Freud, Marx. E scriva anche che sono sempre stato filoisraeliano in una facoltà che negli anni Settanta era tutta pro Nasser. Sa quando Nasser diceva che avrebbe preso il caffè a Tel Aviv io che dicevo? Che speravo che gli israeliani prendessero il caffè in Marocco, pensi un po'. Le leggo un altro passo del saggio: "l'ebreo ateo Einstein rimane il miglior esempio di uomo senza identità, cioè senza cultura". Voglio dire che Einstein era orientato verso un tipo di umanità ideale e universale, mentre la cultura si restringe sempre nel locale. È un elogio».
 Ma nel suo saggio giustifica l'antisemitismo. «Ripeto, è una provocazione. Oggi purtroppo se non lanci una provocazione nessuno ti sta a sentire. E io volevo essere ascoltato nella mia denuncia: tutta l'Europa si dovrebbe vergognare per come vengono tenuti e abbattuti gli animali. In questa battaglia dovrei avere con me tutti gli animalisti».
 Ma per essere animalisti non c'è bisogno di essere antisemiti. Lei ha detto anche che i nazisti erano sì dei criminali, ma quanto a protezione animali erano all'avanguardia. «Ed è vero: una mia laureata ha scritto la tesi sulle leggi naziste per la tutela degli animali e della natura, dopo una traduzione dal tedesco gotico alla quale ho partecipato anch'io. Quanto ai sacrifici nel tempio, lo dice la Bibbia». Non basta per giustificare le camere a gas. «Io ce l'ho con quanto prescritto dalla religione ebraica per il sacrificio degli animali».
 Nessuno dei suoi studenti ha avuto nulla da ridire? «Nessuno. Forse per timore, visto che devono dare l'esame con me, comunque non ha protestato nessuno». Magari avrà qualcosa da dire la Procura. «Facciano quel che credono. Ho raggiunto l'età della pensione, se resto al lavoro è perché amo il contatto con i giovani». (c. t.)
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 22 – Cagliari
Studenti
Biglietto unico treno-bus
Un biglietto per il treno, un altro per l'autobus: gli studenti pendolari che vivono nella provincia sono costretti a spendere centinaia di euro solo per raggiungere la scuola o l'università. Uno sforzo economico che, talvolta, mette in ginocchio intere famiglie, anche se diversi comuni, da tempo, hanno previsto contributi sui costi delle trasferte da assegnare agli studenti più bisognosi. «Una discriminazione», dice Stefano, 17 anni di Decimomannu, al quarto anno di liceo scientifico, «passino i disagi della sveglia prima dell'alba per raggiungere la scuola, ma non è giusto che gli studenti residenti nei centri della provincia siano costretti a pagare il doppio abbonamento: treno più autobus, oppure corriera più autobus. Da anni ci promettono il biglietto unico, ma la realtà è che finiremo il liceo e l'università prima di vederlo realizzato. Spendiamo un mare di soldi, solo per poter studiare». Una situazione che, in alcuni istituti della città, pesa sulle tasche della maggioranza degli studenti. La soluzione, secondo i ragazzi, è una sola: il biglietto unico per gli studenti. Un abbonamento da distribuire a chi frequenta le scuole superiori o l'università e che consente di prendere a turno il treno, l'autobus o la corriera (esclusivamente nella tratta da casa a scuola, per evitare abusi o inflazioni). È questo il progetto che inseguono i ragazzi di "Unico" (nome che ricorda il modulo per le tasse), il comitato costituito da un gruppo di universitari della facoltà di Giurisprudenza e dai giovani dei licei Alberti, Pacinotti e dell'Eleonora d'Arobrea. «Abbiamo deciso di raccogliere le firme», spiega Ornella Pintus, studentessa di Uta: «i costi per lo studio sono ancora esorbitanti per molte famiglie: basti pensare solo ai libri di testo e alle tasse universitarie. Non è giusto essere penalizzati solo perché si vive a trenta, quaranta chilometri dalla scuola. In molti casi le spese per raggiungere l'istituto costringono genitori e studenti a sacrifici insostenibili». Il biglietto unico è uno dei progetti inseguiti da tempo dalla Provincia. (fr. pi.)
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 34 – Provincia di Cagliari
Monserrato. Insorge anche il presidente della Provincia: si mettano d'accordo tra loro
«Svincolo, Regione pasticciona»
Il rettore si scaglia contro il blocco del ponte alla Cittadella
Ora si sa anche il perché: «Lo svincolo sulla 554 per la Cittadella universitaria di Monserrato non consente un'equilibrata espansione del centro abitato». È così che la Regione giustifica il suo no al ponte strallato in uno dei punti più spinosi per il traffico sulla circonvallazione. Leggendo le motivazioni che hanno spinto il Comitato tecnico regionale per l'Urbanistica a dettare le condizioni per l'approvazione della variante del piano regolatore, chiesta da Monserrato proprio per realizzare il nuovo svincolo, sembra di tornare indietro di 11 anni. Diversi i motivi del no della Regione: impatto ambientale, differenza di struttura da quella originariamente prevista con "svincolo ad anello", inserita nel piano provinciale della mobilità del ?93, e zone di salvaguardia. «Complimenti per la tempestività delle decisioni e per il coordinamento dei soggetti coinvolti»: esordisce così il rettore dell'Ateneo cagliaritano Pasquale Mistretta, alla notizia del blocco regionale allo svincolo. «È da 4 anni che 7,5 milioni di euro giacciono nelle casse senza essere utilizzati, intanto ho partecipato a due conferenze di servizi all'assessorato regionale ai Lavori pubblici dove progetti, valutazioni di espropri, pareri e quant'altro si sono succeduti. Ora l'assessorato all'Urbanistica fa l'offeso con quello ai Lavori pubblici e blocca l'opera». Mistretta lancia un appello al presidente Soru: «Dall'alto della sua carica, risolva il problema dando delle indicazioni precise ai due assessorati». A proposito dell'anello di cui parla la Regione, Mistretta aggiunge: «Premesso che i terreni sono dell'Università e quindi dello Stato, e che non si può decidere in casa d'altri, in tutte le città del mondo, Tokyo e Bilbao per citarne solo due, si fa a gara per realizzare ponti strallati. Certo, quello di Cagliari non sarà opera di nomi internazionali, ma può essere considerato un segno architettonico nel triste paesaggio della 554». Non mancano i commenti sulle destinazioni d'uso. «Non credo che sia compito dell'Urbanistica entrare nel merito delle scelte del Comune di Monserrato e del sacrificio di territorio per realizzare l'opera. Se ci si vuole rifare alle esperienze del Porto canale, 40 anni, dell'asse mediano, 35 anni, del teatro comunale, 15 anni, dobbiamo preoccuparci perché purtroppo la 554 ha una storia di soli 11 anni». Sconcertato il presidente della Provincia, Sandro Balletto: «Nell'ottobre del 2003 la Regione approvò il progetto definitivo dell'opera: ora, a distanza di un anno, quel progetto non è più considerato attuabile. I cittadini delle amministrazioni coinvolte nell'opera pubblica devono sapere chi in tutti i modi sta cercando di far saltare la realizzazione dello svincolo», prosegue Balletto, «perché se l'assessore regionale intende mandare in fumo tutti questi anni di lavoro, deve dichiararlo». Stando a quello che è richiesto dal documento regionale, «dovremmo rifare tutto da zero: questo significa che potrebbero passare altri cinque anni prima di vedere il cantiere dello svincolo», continua Balletto, «per questo ho convocato per il 4 febbraio una conferenza di servizi alla quale saranno invitati tutti gli enti che partecipano al progetto». Balletto non ha ancora preso contatti con gli amministratori coinvolti nell'opera, ma anticipa: «Per ora ho sentito soltanto i miei avvocati, che hanno espresso incredulità».
Serena Sequi
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 8 – Cronaca italiana
È fra le macchine più potenti al mondo: compie 12 miliardi di operazioni al secondo
Nato Ape-Next, il supercomputer italiano
RomaSi chiama Ape-Next l'ultimo arrivato dei supercomputer italiani, gli Ape, ed è già entrato in produzione, con una quindicina di esemplari. Con la sua potenza, grazie alla quale compie 12 miliardi di operazioni al secondo, è immediatamente salito ai vertici della classifica mondiale delle migliori macchine di calcolo. Nato dalla collaborazione tra Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l'azienda Eurotech, Ape-Next non è soltanto uno dei supercalcolatori più potenti del mondo: ha il vantaggio di avere dimensioni ridotte (può essere contenuto in una normale sala da calcolo, anzichè richiedere centinaia di metri quadrati di superficie) e consuma meno energia rispetto agli altri supercomputer della stessa potenza. Il via alla produzione dei primi esemplari è stato annunciato ieri a Roma, in una conferenza stampa presso l'INFN, dal presidente dell'INFN, Roberto Petronzio, e dal presidente e amministratore delegato dell'Eurotech, Roberto Siagri, e il padre dei supercomputer Ape, il fisico Nicola Cabibbo. Le prime macchine saranno installate in Italia nei prossimi mesi, presso i laboratori dell'INFN, e si prevede che le prossime installazioni possano avvenire in Germania e Francia, e successivamente in Gran Bretagna. «La collaborazione tra l'INFN ed Eurotech è stata fondamentale per la realizzazione del progetto - ha osservato Petronzio - ed è un esempio di come la ricerca e l'industria italiana, quando collaborano attivamente, possano competere per vincere in Europa e nel mondo, favorendo la capacità di innovazione, con importanti ricadute industriali». Grazie alle diverse generazioni dei supercomputer Ape (Array Processor Experiment, esperimento di batterie di processori), ha rilevato Cabibbo, l'Italia è da vent'anni al passo con la ricerca internazionale in questo campo. Ape-Next appartiene all'ultima delle quattro generazioni dei supercomputer Ape, nata negli anni '80 con Ape-1 e proseguita con Ape-100 negli anni '90, quindi con Ape-1000 alla fine degli anni '90. Secondo Petronzio «sono supercalcolatori versatili e utilizzabili per le applicazioni più diverse». La prima applicazione dei supercomputer Ape, così come quella di Ape-Next è la fisica delle particelle. «I supercalcolatori Ape - ha detto Siagri - sono stati i microscopi dei fisici teorici», che hanno permesso di studiare la natura delle interazioni che legano i quark all'interno dei protoni e dei neutroni che formano il nucleo degli atomi.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 13 - Sardegna
 Anedda denuncia: «Testi universitari antisemiti»
 
 CAGLIARI. L’antisemitismo è dappertutto, anche nei testi univesitari. A denunciare che il virus ha attecchito nel tempio della cultura cagliaritana, è il deputato di Alleanza Nazionale, Gianfranco Anedda. Guarda caso l’autore delle frasi agghiaccianti (solo un accenno: non ci si può dolere del fatto che gli ebrei credenti siano finiti nelle camere a gas naziste) è Pietro Melis, anni fa portavoce della Lega di Bossi in Sardegna. Il tutto potrebbe sembrare una guerricciola interna al Polo, invece è ben altro. Questa è la battaglia civile di un parlamentare, Gianfranco Anedda, che appartiene sì alla destra, quella in doppiopetto, per fortuna, ma tra i primi a tagliare il cordone col passato ingombrante e violento del Movimento Sociale Italiano. In un’interrogazione al ministro della Pubblica Istruzione, oggi chiede un intervento urgente per quanto scritto dal professore (la scelta del corsivo è una diminutio voluta) nelle dispense consegnate agli studenti. Il testo contaminato dall’antisemitismo è «Annali di Scienze della Formazione», pagina 13: «Il cosiddetto tempio ebraico era in realtà un grande mattatoio, dove i cosiddetti sacerdoti cospargevano l’altare del sangue degli animali ancora vivi. In considerazione di ciò è giusto dichiararsi antisemiti nei riguardi degli ebrei credenti nè ci si può dolere del fatto che questi siano finiti nelle camere a gas naziste». Sconcertante, il pensiero, dalla prima all’ultima parola. La replica di Anedda è nell’interrogazione: «Saputo delle giuste e vibrate proteste del rabbino capo Riccardo Di Segni con il rettore dell’università di Cagliari, è importante che siano intraprese opportune iniziative affinché tali assurde, spregevoli opinioni, contrarie al comune sentimento, alla Costituzione e a ogni principio di civiltà, non circolino in un’istituzione universitaria». L’iniziativa del deputato di Alleanza Nazionale dovrebbe far meditare quelle frange della destra, soprattutto giovanile, che vive ancora in un mondo zeppo di svastische, saluti romani, camere a gas ed antisemitismo.
 
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Regione
 Il progetto Eda
 «Risorse efficaci per il lavoro»
 
 CAGLIARI. «Definire un modello di attuazione delle metodologie di valutazione, analisi e monitoraggio delle politiche locali per l’occupazione, per di fornire agli attori interessati uno strumento funzionale all’elaborazione e applicazione di strategie occupazionali efficaci ed appropriate». E’ questo uno degli obiettivi del progetto Eda, promosso dall’Agenzia regionale del lavoro con la collaborazione del Crenos, dell’Insar, agenzia di promozione del lavoro e d’impresa, delle università di Cagliari e Sassari e delle quattro province sarde. La realizzazione del progetto ricade nell’ambito degli interventi previsti dal Fondo sociale europeo.
 L’Eda (Employability, Development, Adaptability) si articola in tre fasi distinte: ricerca e analisi, creazione di un modello e sperimentazione in ambito locale. «Il modello di attuazione - ha spiegato il coordinatore delle attività di ricerca Giorgio Garau - deve diventare il quadro di riferimento per elaborare le strategie per l’occupazione. Lo strumento che garantisce una partecipazione estesa sin dalla fase di progettazione, con attenzione al coinvolgimento della popolazione locale, sono le autorità locali per l’occupazione, che corrispondono alle Province».
 «Il piano del lavoro - ha osservato il presidente dell’Insar Gabriele Calvisi - ha prodotto, dal 1998, 10.000 nuovi posti di lavoro a fronte di una spendita di risorse pari al solo 30% di quelle programmate. Una legge mirabilmente singolare, ma con un’abnorme incapacità di spesa». (p.so.)
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Cagliari
 Unicef e Comune. Ciclo di lezioni universitarie
 
Per una cultura della pace e di tutela dei diritti umani
 
 
 
 
 
 
 CARBONIA. «Divulgare una cultura di pace e di educazione ai diritti umani». Con questo intento l’assessorato comunale alla Pubblica istruzione ha aderito alla proposta dell’Unicef e del 1º circolo didattico, per l’organizzazione in città di un ciclo di lezioni del IX Corso universitario multidisciplinare di “Educazione allo sviluppo”.
 Il progetto coinvolge diversi atenei, con lo scopo di diffondere la consapevolezza sulla centralità delle tematiche dello sviluppo: tra gli obiettivi, fornire risposte alle esigenze di informazione e formazione dei giovani, attraverso un approccio aperto e critico alle tematiche dello sviluppo, e proporre elementi di conoscenza e di confronto fra le culture. È rivolto a studenti universitari e neolaureati, operatori sociali, educatori e docenti: il costo del corso, per 50 iscritti, è a carico dell’assessorato alla Pubblica istruzione. Gli studenti universitari potranno ottenere l’attestato di frequenza, valido per i crediti concordati con il docente, laddove, alle lezioni previste a Carbonia, vorranno aggiungere la frequenza di altri tre appuntamenti previsti a Cagliari, nell’auditorium dell’Istituto del Sacro Cuore, in via Macomer 29. È possibile iscriversi fino al 24 gennaio, rivolgendosi alla docente del 1º circolo didattico Loredana Gheza, responsabile del progetto per l’istituto scolastico e per l’Unicef, dalle ore 9 alle 12, nel plesso di via Roma (tel. 078162266): a Carbonia le lezioni si terranno, di sabato, all’Ipia, dalle ore 10 alle 13. Il primo gruppo di lezioni tratterà del”Ruolo dell’Unicef Italia nella difesa dei diritti umani”: inizierà il 5 febbraio Federico Palomba, consulente Onu sui diritti umani, sul “Ruolo dell’Unicef nell’Onu che cambia”; il 19 febbraio, Isabella Zedda, dell’università di Cagliari, su “Sviluppo umano, solidarietà e governance nel terzo millennio”. Il secondo gruppo tratterà della”Mediazione dei conflitti come educazione alla pace”: il 12 marzo, Giovanni Poddigue, della Senior University degli Stati Uniti, illustrerà “La logica della cooperazione: un progetto individuale per un’azione collettiva”; il 2 aprile Luciano Mazzetti, dell’università Roma Tre, tratterà il tema “Educare alla pace: utopia disarmata o difficile scommessa?”. “Nessuno escluso/Tutti compresi”, sarà il filo conduttore del terzo blocco: il 9 aprile, Carlo Pintor, dell’ateneo cagliaritano, parlerà di “Etnopediatria, infanzia tra due mondi: un approccio metodologico assistenziale”, mentre il 23 aprile, Gualtiero Harrison, dell’università di Modena, tratterà della “Logica dell’esclusione come etnica dei giorni feriti”.(g.d.p.)
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
 Sassari. Protestano gli studenti di via Verona
 L’acqua calda: un sogno per 150 fuorisede Ersu
 
 
 SASSARI. Sveglia a notte fonda per attaccare l’unica lavatrice dello stabile. Giubbotto in cucina perché il riscaldamento è inesistente. Di corsa giù dal letto per trovare l’acqua calda sotto la doccia. Vita da caserma? No, da Casa dello studente di via Verona. Ieri mattina nella struttura dell’Ersu l’acqua calda mancava dalle 7.30. Nessun tipo di razionamento.
 Solo che la cisterna, alimentata da pannelli solari, è in grado di fornire 2000 litri d’acqua calda. “Peccato che - affermano gli universitari di via Verona -, c’è stato detto, 2000 litri sono sufficienti solo per 40-50 persone e noi siamo 150. Ogni mattina, quindi, capita che non sappiamo mai se riusciremo o meno a farci la doccia”. Ogni giorno dunque nella residenza studentesca si dà vita a una corsa contro il tempo.
 Ma all’Ente regionale per lo studio universitario devono pensare che il freddo tempri il fisico, perché se l’acqua è fredda le stanze non sono da meno. I fan coil che ciascuno studente ha nella propria camera, non funzionano. “Dall’impianto di climatizzazione - racconta Alessandra - esce aria, né calda né fredda, solo aria. Questo succede da sempre, da quando sono arrivata, a marzo dello scorso anno”.
 La struttura è nuova, è stata consegnata agli studenti nel 2004, meno di un anno fa. E’ un moderno palazzo di sette piani, il cui ingresso dà su via Milano. Ventitre camere per piano e una cucina dotata di ogni elettrodomestico, persino del forno micronde. Al settimo si trovano un grande terrazzo e la lavanderia. In questo locale ci sono tre lavatrici, ma solo una funziona. Una per 150 ragazzi fuori sede. Davanti alla lavatrice sta seduta una ragazza con un libro in mano. “Bisogna fare i turni, spesso quindi ci sediamo qui davanti - racconta - perché se perdi l’attimo, addio! A volte ci mettiamo la sveglia durante la notte per poter fare il carico del bucato”. “La roba inevitabilmente si accumula. Siamo lontani da casa spesso non torniamo per un mese intero”.
 Davanti alle lamentele dei ragazzi la risposta dell’Ente è stata: “Stiamo inviando i tecnici”. Ma da novembre a oggi nella casa dello studente di via Verona non si è visto nessuno. Sulla parete esterna dell’edificio sventola uno striscione con su scritto “Ora basta vogliamo l’acqua calda”. “E’ questo striscione - dicono gli universitari - che ha attirato l’attenzione dell’ingegnere che aveva predisposto gli impianti. È venuto a sapere cosa succedeva perché un suo amico ha letto lo slogan, questo dimostra che l’Ersu non l’aveva contattato”.
 “Abbiamo deciso di passare ai fatti, perché sembra che con le parole risolviamo poco. Se la situazione non cambierà noi non pagheremo la rata di affitto di gennaio-febbraio. Magari così inizieranno a rendersi conto di quali siano le nostre condizioni”.
Jessica Cugini
 

Questionario e social

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