Giovedì 27 gennaio 2007

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 gennaio 2007
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Rassegna Stampa di giovedì 27 gennaio 2005
1 – L’Unione Sarda
Pagina 12 – Economia
Cagliari. Formez, i 40 anni nell'Isola
Un incontro per riflettere sul cammino svolto, sul supporto dato alla pubblica amministrazione, ma anche per analizzare quali possano essere gli sviluppi futuri. Il Formez celebra i 40 anni di attivitài: lo fa con un convegno che si svolgerà questa mattina a Cagliari, dalle 10 nella sala anfiteatro dell'assessorato regionale alla Pubblica istruzione, in via Roma 253. Numerosi e qualificati gli interventi: dal presidente del Consiglio regionale, Giacomo Spissu, al direttore generale del Formez, Marco Bonamico. Nel corso della giornata verrà anche proiettato il video Formez in Sardegna: un viaggio lungo 40 anni, un modo per ripercorrere l'attività svolta. A seguire, è prevista una tavola rotonda, coordinata dal giornalista Paolo Matta, e nel corso della quale interverranno Linetta Serri, presidente dell'Anci Sardegna, il rettore dell'Università di Cagliari Pasquale Mistretta, Enrico Gaia, dell'Api Sarda, l'assessore regionale agli Affari generali Massimo Dadea, il consigliere regionale Giorgio La Spisa, Angelo Crasta, presidente dell'Unicem regionale e Paolo Tola, responsabile del Formez in Sardegna. Le conclusioni saranno affidate al presidente nazionale del Formez, Carlo Flamment, e al presidente della giunta, Renato Soru. Dal 1964 ad oggi le attività dell'istituto hanno visto più di 1.200 corsi e azioni formative e oltre 30.000 partecipanti. Sarà l'occasione per ripercorrere il cammino del Formez, che spesso ha affiancato la Regione e gli enti locali sia con azioni formative mirate, che con interventi di supporto alle politiche di modernizzazione e cambiamento nella pubblica amministrazione. Sarà l'occasione per individuare nuove opportunità per ampliare le attività svolte in passato, ma anche studiare i possibili interventi di sviluppo organizzativo. In questo contesto si pongono le iniziative di e-goverment e e-learning e attività di formazione nella pubblica amministrazione che vedono il Formez protagonista.
Alessandro Atzeri
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
I Ds: Melis omofobo Soru: è solo
«I sardi sono un popolo generoso, tollerante, ospitale, l'hanno confermato in tante occasioni, anche durante le persecuzioni degli ebrei». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Renato Soru in occasione della giornata della Shoah definendo «deprecabile l'episodio di intolleranza razziale da parte di un singolo, di cui si è parlato e scritto nei giorni scorsi, che non può certo scalfire questa immagine». Il riferimento, anche se non viene nominato nella nota è al professor Pietro Melis e al suo saggio con affermazioni antisemite. «Anzi - prosegue Soru - per la Sardegna posta al centro del Mediterraneo è una spinta ulteriore a coltivare la cultura dell'accoglienza e ad aprirsi al confronto con altre civiltà, difendendo costantemente la propria identità e i valori, senza avere mai atteggiamenti di superiorità nei confronti di quelli altrui. Intanto il deputato dei Ds Franco Grillini, leader del movimento gay, ha presentato un'altra interrogazione che prende spunto da alcune affermazioni contenute in un testo del professor Melis. «Per quanto riguarda il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, non è necessario essere cristiani per avvedersi che si tratta di un assurdo giuridico proprio alla luce del diritto naturale, essendo gli omosessuali errori della natura»: è uno degli «insulti omofobi» segnalati dal diessino nell'interrogazione presentata al ministro dell'Istruzione. Nell'interrogazione parlamentare (firmatari i deputati Magnolfi, Zanotti, Siniscalchi, Kessler, Zumino, Abbondanzieri, Bimbi, Zanella, e Giacco) si sottolinea, tra l'altro, che il docente di filosofia ha inviato il suo testo a 140 biblioteche italiane, «e a molti politici 'oltre che ad alcuni noti omosessualì una lettera di accompagnamento contenente frasi insultanti». Si chiede, pertanto, al ministro Moratti «se ritenga di intervenire sulla Facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari per chiedere chiarimenti anche tenendo conto delle leggi vigenti a partire dalla nota legge Mancino contro il razzismo». Il caso era stato sollevato qualche giorno fa dal capogruppo di An Gianfranco Anedda .
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 42 - Cultura e Spettacoli
 Bernardini e la scuola nuova
 Stamattina l’Università di Cagliari gli conferisce la laurea honoris causa
 
E’ stato insieme con Ciari, Lodi e Rodari uno dei maggiori innovatori della teoria e della pratica pedagogica in Italia
 
 La facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Cagliari consegnerà oggi, alle ore 11,30, in aula magna, la laurea «honoris causa» ad Albino Bernardini, il maestro e scrittore di Siniscola che ha contribuito - insieme a Mario Lodi, Bruno Ciari e a tanti altri maestri, compreso lo stesso Gianni Rodari - a tracciare in profondità un percorso didattico e formativo di alta qualità nella scuola elementare, modificando alla radice il concetto stesso di scuola di base.


di Franco Enna
«Bernardini», ha scritto il pedagogista Rinaldo Rizzi, «è insieme una figura isolata e partecipe del complesso movimento della «pedagogia popolare» italiana. Nato e cresciuto, come uomo e come maestro, in una fra le terre più «primitive» del nostro Paese, la Barbagia, e trasferitosi nel cuore urbano e istituzionale dell’Italia, Roma e le sue borgate, ha saputo rimanere «essere sociale» anche dentro l’aula scolastica ed insieme esprimere una carica eversiva a difesa degli altri, gli uomini-bambini, umiliati e piegati nella società contadino-pastorale da una cultura tradizionale violenta o assediati e corrosi da una sottocultura di marginalizzazione e di violenza sociale caratteristica dello sradicamento culturale migratorio delle periferie urbane metropolitane».
 Ma prima dell’esperienza romana - da cui elaborò una delle testimonianze di didattica attiva tra le più efficaci degli anni Sessanta, e cioè «Un anno a Pietralata», che diede poi lo spunto allo sceneggiato televisivo «Diario di un maestro» - Bernardini si fece le ossa di maestro e pedagogo proprio nelle aule scolastiche della Barbagia, dove imparò a confrontarsi con una realtà educativa di stampo autoritario e di estremo disagio culturale. Anzi, fu certamente una realtà marginale e isolata come quella vissuta a Lula a far maturare il suo ruolo educativo nella realtà isolana e nazionale. Nel paese barbaricino, Bernardini restò un solo anno, sufficiente però a fargli mettere in discussione tutti i principi pedagogici che la scuola sarda di quei tempi si portava dietro da sempre. E fu proprio da quella esperienza che nacque la testimonianza riportata nel libro «Le bacchette di Lula», in cui racconta con passione e indignazione la realtà di una scuola dominata dalle verghe e dalle bacchette, che ogni bambino doveva portare in classe all’inizio dell’anno scolastico per essere frustato ogni qualvolta lo meritasse. Era la scuola della maestra Ballena, che puniva i bambini che si facevano la pipì nei pantaloni spedendoli in giro per il paese con le mani legate dietro la schiena, con in pugno una scopa. La stessa scopa che, presumibilmente, le «streghe» di una truce tradizione popolare facevano passare, infiammata, tra le gambe del malcapitato bambino eneuretico. Il maestro di Siniscola, nella sua solitaria e decisa opposizione a questo metodi diseducativi, non ottenne mai l’adesione delle autorità scolastiche, che anzi lo punirono con il trasferimento d’ufficio, ma riuscì ad insinuare nella chiusa realtà dei piccoli lulesi di allora l’idea che si potesse imparare a crescere anche attraverso il confronto democratico e la discussione.
 «La sua testimonianza di educatore», scrive ancora Rizzi, «è molto diversa da quella “razionale” di Ciari o “poetica”di Lodi; egli è un crudo fotografo della “sua” scuola: quella che è riuscito a realizzare. Senza concedere nulla alla mistificazione e all’abbellimento di sé, egli ci ha lasciato una testimonianza viva di nuova storia: storia della pedagogia vera (quella praticata e non solo predicata), della didattica viva, della cultura popolare non mitizzata nella comoda aula scolastica».
 La laurea honoris causa che Albino Bernardini riceverà quest’oggi ha, perciò, il valore di un riconoscimento autorevole ad un vero «mastru ’e iscola», un maestro con la M maiuscola: uno di coloro che hanno contribuito, con grande sacrificio e passione, a realizzare il sogno «italiano» di un’alfabetizzazione capillare, basata sull’insegnamento del «leggere, scrivere e far di conto», ma senza mai rinunciare al dovere di far crescere nei piccoli scolari e nei loro familiari, sia a Lula sia a Pietralata, il senso della propria dignità e del diritto all’appartenenza a pieno titolo alla comunità sociale e, dunque, ad essere trattati come persone.
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Sardegna 
Interrogazione del diessino Grillini sul contestato professore cagliaritano
 «Da Melis insulti omofobi»
 Sul libro altri passaggi incriminati dopo le teorie razziste
 ROMA. «Per quanto riguarda il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, non è necessario essere cristiani per avvedersi che si tratta di un assurdo giuridico proprio alla luce del diritto naturale, essendo gli omosessuali errori della natura». Teorie allucinanti in un mondo che sta lentamente imparando ad applicare il valore del «tutti diversi, tutti uguali», ma che provengono da un recidivo.
E’ uno degli «insulti omofobi» contenuti in un testo del docente dell’università di Cagliari Pietro Melis segnalati dal diessino Franco Grillini in un’interrogazione presentata al ministro dell’Istruzione. Il testo in questione è lo stesso già finito sotto i riflettori nei giorni scorsi per le gravi affermazioni antisemite in esso contenute.
 Nell’interrogazione parlamentare (firmatari i deputati Magnolfi, Zanotti, Siniscalchi, Kessler, Zumino, Abbondanzieri, Bimbi, Zanella, e Giacco) si sottolinea, tra l’altro, che il docente di filosofia ha inviato il suo testo a 140 biblioteche italiane, «e a molti politici’oltre che ad alcuni noti omosessuali una lettera di accompagnamento contenente frasi insultanti». Si chiede, pertanto, al ministro Moratti «se ritenga di intervenire sulla Facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari per chiedere chiarimenti anche tenendo conto delle leggi vigenti a partire dalla nota legge Mancino contro il razzismo»
 Sul razzismo è tornato ieri il presidente della Regione Renato Soru. «I sardi sono un popolo generoso, tollerante, ospitale, tutte doti che hanno palesato in tante occasioni, anche durante le persecuzioni degli ebrei». «Il deprecabile episodio di intolleranza razziale da parte di un singolo, di cui si è parlato e scritto nei giorni scorsi non può certo scalfire questa immagine. Anzi, per la Sardegna posta al centro del Mediterraneo è una spinta ulteriore - osserva Soru - a coltivare la cultura dell’accoglienza e ad aprirsi al confronto con altre civiltà, difendendo costantemente la propria identità e i valori, senza avere mai atteggiamenti di superiorità nei confronti di quelli altrui. La storia ha insegnato ai sardi cosa significhino lo sradicamento dalla propria terra, l’integrazione in un altro paese in cui si deve imparare prima a convivere, poi a superare il pregiudizio e la diffidenza. Non dobbiamo dimenticare - conclude il presidente della Regione sarda - ma accrescere nei giovani il senso di responsabilità davanti a ogni uomo”.
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
 La Manifattura per gli architetti europei
 L’ateneo vuole istituire la nuova facoltà Ipotesi sulla sede: l’edificio ex Monopoli
 
 CAGLIARI. La facoltà di architettura che l’università inaugurerà al più presto ha già trovato casa: nella manifattura tabacchi. In centro, con tutti i parcheggi che servono, l’edificio ha un ulteriore e non sottovalutabile pregio: con quattro carte firmate tra Roma e Cagliari l’università si troverebbe pronto uno stabile da usare senza chiedere permessi, sopportare discussioni, accettare il rischio che, un domani, il proprietario potrebbe desiderare di fare altro in un’area molto preziosa. L’unico svantaggio che per ora si intravvede è questo: lontano da facoltà con materie mutuabili come le ingegnerie e anche alcune branche degli studi umanistici gli studenti del futuro corso di laurea nascerebbero pendolari, contro la tendenza ormai affermata nell’ateneo cagliaritano di eliminare il disagio dell’andirivieni per seguire lezioni e seminari. Ma, questo, come argomento contrario, sembra davvero poco spendibile.
 La corsa all’istituzione della facoltà stavolta ha una spinta in più: in Europa la progettazione di una casa, di un complesso, di un quartiere spetta all’architetto. Gli sforzi della facoltà di Cagliari di tenere sul mercato gli ingegneri edili nel tempo rischiano di diventare se non inutili certo non capaci di premiare i professionisti formati in città. Anche i conti sull’impegno chiesto agli studenti giocano a favore di un facoltà di architettura: per formare un ingegnere-architetto ci vogliono 4 mila ore di lavoro universitario, per altre ingegnerie ci si attesta sulle 3 mila ore.
 E’ una vecchia storia quella della facoltà di Architettura. Non da oggi si sogna di aprirla anche qui. Ma ci sono sempre state alcune perplessità. Sui numeri, per esempio: una facoltà nuova in una città senza tradizione in questo campo quanti studenti sarebbe in grado di attirare? Forse soltanto i giovani sardi e non tutti. Strettamente collegato era il problema del corpo docente: di quale qualità in una facoltà neonata in un deserto o quasi? La vicenda europea ha cambiato i connotati della questione: gli ingegneri civili ci sono, ma perché il loro titolo sia riconosciuto a livello europeo (per lavorare qui come ad Amsterdam o a Monaco) occorre che la formazione sia adeguata agli standard del cosiddetto «architetto europeo», quindi c’è da ragionare sul tipo di insegnamento da impartire ed ecco come salta fuori la necessità di aprire una facoltà che punti a formare progettisti in campo architettonico-urbanistico. Nella penisola si è andati progressivamente su questa strada: le facoltà di ingegneria nel tempo hanno cominciato a dedicare meno ore alla formazione di tipo architettonico. Cagliari, per tradizione e per la mancanza di un’Architettura, ha sempre curato l’indirizzo architettonico e le materie che lo distinguono. Ed è proprio da questo dipartimento che proviene la richiesta ufficiale di aprire una facoltà di architettura. Il rettore ha abbozzato, ma c’è il suo consenso di fondo. Anche in altri campi si pensa di istituire facoltà: vale per Biologia che si affrancherebbe dalla schiera delle scienze (naturali, biologiche ecc.) impostate sulle necessità di studenti decisi a fare gli insegnanti e per Psicologia che ora è un dipartimento di scienza della formazione. Tornando ad Architettura: ci sarebbe anche la sede. La manifattura tabacchi è un edificio storico, ormai inserito nell’elenco dell’archeologia industriale sarda. La manifattura è stata dismessa dai Monopoli di Stato, ma è ancora nella disponibilità del demanio statale. Per lo statuto sardo dovrebbe passare al demanio regionale, salvo che lo Stato non dichiari questo edificio «di interesse governativo». E’ a questo punto che l’ateneo può far partire lettere: con la richiesta di ottenere l’edificio rivolta al ministero dell’università. Resta da vedere se il Comune starà a guardare oppure se, in cambio della pace delle parole, all’università chiederà qualche cosa in cambio.
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
 Maida bacchetta il Comune
 «Aspettiamo da un anno e mezzo l’approvazione del progetto per il polo veterinario dell’Università»
 
 SASSARI. Maida bacchetta il Comune. Il rettore dell’Università si scaglia contro l’amministrazione per i ritardi nell’approvazione del piano che prevede il completamento del polo veterinario. Il disegno è ambizioso e include la costruzione di un ospedale per animali e la realizzazione di un centro servizi. Nell’area di proprietà dell’Università sorgerà anche l’istituto zooprofilattico.
 “Da un anno e mezzo aspettiamo che il progetto sia approvato da Palazzo Ducale, e andiamo avanti e indietro inutilmente - spiega Alessandro Maida -. I tempi della burocrazia ci soffocano. Abbiamo i soldi, l’area e il progetto, manca solo il via libera del Comune, che per ora non ci ha dato risposte concrete. Non chiediamo soldi, abbiamo anche permesso che una strada pubblica passasse nel mezzo del terreno”. Il rettore punta a dare all’ateneo un polo veterinario all’avanguardia che sarà frequentato da oltre duemila studenti.
 Il j’accuse di Maida è avvenuto alla inaugurazione del nuovo padiglione della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali a due passi dal parco di Monserrato. L’edificio è stato progettato nel 1973, una parte venne completata nel 1995. Il secondo lotto dei lavori è stato portato a termine in questi giorni. Lo stabile ha subito un profondo restyling interno ed è stato arricchito di un laboratorio di lingue futuristico: 25 postazioni multimediali con kit satellitare, sistemi di videoproiezione, che potranno essere utilizzati anche da altre facoltà.
 Anche altre aule sono state sottoposte a lifting, tanti computer e nuove poltroncine con scrittoi per mancini. “Vogliamo rendere la nostra Università ancora più competitiva - continua il rettore -. L’ateneo con la sua cultura e la sua vivacità deve dare un contributo per la rinascita di questa città”.
 Ma Maida nel suo intervento ha disegnato il futuro di tutta l’Università. Sarà divisa in cinque poli immersi nel tessuto urbano. Non è mancato, anche in questo caso, un affondo contro Palazzo Ducale. “Il prossimo obiettivo è trovare nuovi spazi all’interno della città per il nostro ateneo. Il problema più grave lo affrontano gli studenti di lingue e lettere. La struttura che li ospita rischia di scoppiare per il sovraffollamento. Abbiamo preso contatti con il Comune per avere lo stabile dell’ex mattatoio, aspettiamo anche in questo caso una risposta. La soprintendenza ha già fatto un progetto di recupero e abbiamo i fondi per trasformarlo in realtà. Potrebbe essere un nuovo edificio di pregio per la città. Non vogliamo impadronirci di una struttura che appartiene a Sassari, vogliamo solo creare un punto aperto a tutti dove si produce sapere”.
Luca Rojch
7 – Corriere della Sera
Qualche proposta per gli atenei
RIVOLUZIONE E BELLEZZA


di GIULIO FERRONI
Sarà per un certo inguaribile pessimismo: ma tra i due decaloghi proposti su queste pagine da Domenico De Masi, quello sulla deprimente condizione dell'università romana e quello sul radioso futuro che si prospetta per i nostri concittadini, riesco a condividere e a considerare realistico solo il primo, che suggerisce la necessità di interventi radicali sul nostro sistema universitario, sui suoi ambienti e luoghi fisici, sullo svolgersi stesso della sua vita quotidiana. Da tempo mi capita di sostenere che per l'università e per la scuola, prima di ogni ridefinizione pedagogica e di ogni cervellotica riforma, sarebbe essenziale un'attenzione alle strutture fisiche, una cura per i loro luoghi e strumenti materiali, una creazione di adeguate condizioni e rapporti interpersonali. Di tutto ciò non riusciamo a trovare traccia negli interventi pubblici sull'università: e le recenti riforme, suscitando una proliferazione di nuovi corsi di laurea e di spesso peregrine iniziative didattiche, hanno addirittura aggravato il quadro ambientale, tanto più nella nostra città, e nel modo più intollerabile nella cosiddetta «Sapienza». È lecito sperare che il nuovo rettore raccolga il decalogo dei mali redatto da De Masi e cominci a prospettare qualche intervento: perché non creare, tra i tanti organismi, reparti, settori di cui dispone il gigantesco ateneo, un centro per la qualità della vita (di studenti e professori) e per la decenza degli ambienti universitari? Perché non sollecitare, con iniziative adeguate, una maggiore presenza degli studenti nelle sedi di studio e un loro impegno per rendere quei luoghi più vivibili e accoglienti? Proprio in vista della vita futura della nostra città, sarebbe davvero essenziale che coloro che un giorno verranno a far parte delle sue classi dirigenti, dei suoi ceti colti e «riflessivi», possano muoversi entro rapporti civili, studiare in un contesto di rapporti quotidiani non in radicale contraddizione con gli universi culturali su cui si stanno affacciando. Da questo punto di vista, è già un assurdo che lo spazio «metafisico» e ben poco funzionale della Città universitaria si presenti, a chi lo percorre in mattinata, come un immenso, selvaggio parcheggio, con automobili accatastate dappertutto: un bislacco tempio della costipazione urbana più che un tempio della scienza (anche qui nulla viene fatto per scoraggiare l'uso dell'automobile: la città universitaria non è nemmeno servita da linee urbane specifiche, funzionali ed efficienti). Su questo sfondo, gli studenti, invitati ad iscriversi ma scoraggiati a frequentare, trattano l'università come un depresso mercato suburbano, dove si «prendono» crediti formativi a pezzi e bocconi (e qui giocano anche tutti i difetti della recente riforma); talvolta credono di risolvere i loro problemi contattando i professori per via e-mail; e c'è chi preferisce affidarsi alla mediazione di equivoci organismi parauniversitari. Per i più la vita è tutta altrove: ma l'università riuscirà ad essere parte delle loro esistenze, all'altezza di uno sperabile futuro, solo se saprà liberarsi dalla sciatteria, dalla bruttezza, dall'indifferenza dei suoi luoghi fisici.
 
 
8 – Corriere della Sera
ALLA COLUMBIA
Gli studenti ebrei: siamo discriminati
Una conferenza di studi sul Medio Oriente è stata cancellata ieri alla Columbia University di New York. L’appuntamento era stato organizzato da George Mitchell, l’ex inviato della Casa Bianca incaricato di gestire la questione israelo-palestinese. A determinare l’annullamento è stata la defezione all’incontro dell’ambasciatore di Israele negli Usa, Daniel Ayalon, «alla luce delle denunce degli studenti ebrei di intimidazioni da parte di membri del corpo accademico». La crisi del prestigioso ateneo statunitense nasce dalle accuse di alcuni studenti ebrei, che sostengono di venir discriminati e insultati da docenti di simpatie filopalestinesi. Il presidente della Columbia, Lee Bollinger, ha avviato un’inchiesta interna.

Questionario e social

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