Lunedì 7 febbraio 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 febbraio 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio stampa

 
1 – L’UNIONE SARDA
Enti pubblici, acquisti in rete 
Opportunità per le imprese che forniscono la PA
Confcommercio stipula un accordo con Consip e prepara alcuni corsi di formazione
Per le aziende arriva un'ulteriore possibilità per vendere i propri prodotti alla pubblica amministrazione. È nato su internet un sito che permette alle imprese di diffondere i prezzi, le offerte e tutto quanto possa interessare Comuni, Università, Asl, scuole e così via. Il portale internet, www.acquistinretepa.it, consente alle pubbliche amministrazioni di prendere visione dei servizi disponibili e di effettuare direttamente gli acquisti. Facile comprendere che anche le imprese potranno ricevere benefici da questa forma di commercio elettronico. In una vetrina virtuale dovranno presentare i prodotti e il listino prezzi, poi la pubblica amministrazione valuterà dove e che cosa comprare. Mentre nel resto d'Italia l'iniziativa ha subito trovato il consenso delle imprese, in Sardegna questa nuova forma di mercato on line stenta a decollare. Fino ad ora, le aziende che hanno aderito sono solo sei, prevalentemente concentrate nel Cagliaritano. Come fareIntanto, come per ogni forma di e-commerce, anche in questo caso, il titolare dell'impresa deve inviare al Comune dove l'esercente, se persona fisica, ha la residenza o dove l'impresa ha sede legale una comunicazione di inizio attività. Trascorsi trenta giorni è possibile operare. Ecco allora che l'azienda dovrà entrare nel sito, accreditarsi e, dopo una serie di passaggi, potrà inserire i propri prodotti e i prezzi. I beni più richiesti sono attrezzature sanitarie, articoli di cartoleria, accessori per personal computer, impianti video e tanto altro ancora. «Le aziende sarde che hanno aderito sono pochissime», sottolinea Giuseppe Scura, direttore della Confcommercio di Cagliari, «forse per scarsa conoscenza, forse perché non c'è mai stata molta informazione. Proprio per venire incontro alle esigenze delle aziende, la Confcommercio ha stipulato un accordo con il Consip e sta per iniziare un seminario formativo per le aziende che si vogliono affacciare al marketplace (il mercato elettronico): può essere un grosso volano per le imprese locali». Già a fine mese presso le Ascom provinciali sarà operativo uno sportello per tutte le imprese che vorranno chiarimenti, informazioni e supporto tecnico. Il listinoInserire i propri prodotti e il listino è totalmente gratuito, la Consip non chiede nulla alle imprese. L'azienda deve essere in possesso della "smart card" rilasciata dalla Camera di commercio, poi arriva il bello della rete. Una volta che un'azienda ha inserito il proprio prezziario, le offerte e quanto può interessare la pubblica amministrazione deve attendere che i vari enti siano interessati alle proposte. Anche perché, anche le pubbliche amministrazioni devono registrarsi. Ecco allora che in rete ci sono già molte scuole isolane, piccoli Comuni, alcune Asl. La pubblica amministrazione sarda, a differenza delle imprese, sta già utilizzando il nuovo sistema di acquisti. I vantaggiIl marketplace permette alle imprese di abbattere i costi di vendita grazie alla parziale riduzione dei costi di intermediazione, e consente poi di adottare un nuovo canale di vendita e allargare il proprio bacino di clienti. Un altro aspetto interessante è rappresentato dalla possibilità di recuperare competitività, soprattutto sul mercato locale, rispetto al sistema delle convenzioni Consip. L'unico limite è rappresentato dal fatto che on line la pubblica amministrazione potrà effettuare acquisti solo "sotto la soglia di rilievo comunitario" (50.000 euro). Alessandro Atzeri
 
2 – CORRIERE DELLA SERA
FONDO SOCIALE EUROPEO
Master gratuiti alla Bicocca
Ultimi giorni (entro il 14 febbraio) per iscriversi ai master gratuiti dell’Università Bicocca finanziati dal Fondo sociale europeo. Tra i corsi, metodologie per i servizi finanziari, amministratore di sistemi informatici, malattie cerebrovascolari. Informazioni su www.unimib.it o chiamando il numero verde 800445441.
 
3 – CORRIERE DELLA SERA
PUBBLICO & PRIVATO
Il capo è silenzioso?
Avete tre motivi per preoccuparvi
Ricordo che, a Trento, l'élite dirigente del movimento studentesco convocava l'assemblea all'ultimo momento, in modo che tutti quelli che potevano fare opposizione non fossero informati e non riuscissero ad arrivare in tempo. Un meccanismo di manipolazione efficacissimo nei movimenti studenteschi, sindacali, anarchici e rivoluzionari che considerano l'assemblea il massimo della democrazia. In realtà l'assemblea spontanea, caotica e senza regole rigorose di convocazione e di votazione consente il massimo arbitrio ai capi carismatici che riescono a far fare agli altri quello che vogliono. Ma l'accorgimento di non fissare le date per tagliare fuori gli oppositori viene talvolta usato anche nei consigli di amministrazione o nei Consigli di facoltà universitari. Ci sono alcuni che mandano la comunicazione in un ufficio dove il consigliere va solo raramente. Talvolta, lo inviano all'indirizzo sbagliato. Altre volte la lettera parte in ritardo così la colpa può essere data al cattivo funzionamento delle poste. Infine, ai propri si telefona per assicurarsi che siano presenti e agli altri no.
Anche nel corso delle riunioni ci sono innumerevoli mezzi per non dare le informazioni più importanti. Alcuni capi tengono lunghi discorsi oscuri e vuoti, altri snocciolano elenchi di cifre da cui non si capisce quasi nulla mentre le informazioni vere, quelle che contano, se le dicono e le discutono fra di loro in privato, magari a casa propria o a cena.
Alcuni grandi dirigenti sostengono che tenere riservate le informazioni in modo da decidere da soli è l'unico metodo per evitare perdite di tempo, fuga di notizie e ottenere rapidi risultati. Non è vero. Tutti i grandi imprenditori che ho conosciuto, anche quelli che, essendo i proprietari, potevano decidere senza consultarsi con nessuno, preferivano discutere a fondo i problemi con i loro collaboratori, sentire il parere degli esperti, sfruttare la creatività di chi lavora con loro. Sono giunto alla conclusione che chi non agisce così è perché ha una opinione esagerata di se stesso o perché ha qualcosa da nascondere.
Ci sono anche imprese in cui tutti i funzionari si tengono ben stretto quanto sanno senza comunicarlo agli altri. Sembra che difendano un segreto di Stato. Ma la ragione è più semplice e più squallida. Tacciono per avere potere sui propri colleghi e per fare i propri affari privati con enti, fornitori, politici. Vi sono anche laboratori di ricerca in cui gli studiosi lavorano per conto proprio e non si scambiano i risultati ottenuti. Lo fanno perché sono invidiosi l'uno dell'altro, o perché sono indifferenti al risultato finale. Sempre con effetti catastrofici, visto che la scienza progredisce solo come opera collettiva in cui ciascuno parte dalle scoperte dei colleghi.
Concludendo, quando vedete che non vi arrivano le informazioni per fare meglio, quando i dirigenti sono oscuri, quando incontrate gente che non sa discutere apertamente e lavorare insieme siate diffidenti. Vuol dire che è all'opera uno di questi tre fattori: o il capo è un megalomane dispotico, o la gente non è motivata, o fa i propri interessi personali e non quelli dell'impresa.
www.corriere.it/alberoni
 
4 - LA REPUBBLICA – AFFARI & FINANZA
Università e Microsoft
Nascerà presto a Trento un centro di eccellenza per la ricerca scientifica e tecnologica d’avanguardia, frutto della collaborazione fra governo, Microsoft, provincia e università. L’iniziativa è stata concordata la settimana scorsa a Praga nell’ambito della conferenza europea Government Leaders Forum e annunciata dai ministri Stanca e Moratti e dallo stesso Bill Gates. L’evento, nelle intenzioni dei promotori, è una tappa importante per rilanciare l’Italia nei settori cruciali della convergenza tra scienze, medicina, biologia, genetica e tecnologia dell’informazione.
Il nuovo centro, denominato Microsoft Research – University of Trento Centre for Computational and Systems Biology nasce in risposta alle esigenze espresse dal mondo politico ed economico di dare un nuovo impulso allo sviluppo del Sistema Italia attraverso l’innovazione e la ricerca, per richiamare investimenti da parte di aziende straniere e rilanciare la competitività del nostro paese. Il contributo di questo centro è volto allo sviluppo di studi e programmi in grado di oltrepassare le attività classiche della ricerca di base e portare a nuove scoperte scientifiche che abbiano un grande impatto a livello sociale e medico. «L’istituzione a Trento del centro dice il ministro della Ricerca, Letizia Moratti è un’altra buona notizia per la ricerca italiana, che negli ultimi tre anni ha visto crescere gli investimenti pubblici (la spesa per il 2004 si attesta attorno allo 0,60% del pil) e il numero di ricercatori, aumentato tra il 2000 e il 2004 di 7.000 unità nel settore pubblico e di 4.500 nel settore privato».
Il lavoro di ricerca condotto da Microsoft e dall’Università degli Studi di Trento nelle tecnologie computazionali più avanzate, nella convergenza tra informatica, biotecnologie e medicina, e la loro applicazione nei settori di interesse del centro creano un valore unico all’interno del panorama di ricerca nazionale e internazionale.
Il centro, fortemente voluto e supportato nella sua fase di ideazione da Microsoft Italia, si avvarrà del lavoro di risorse qualificate come ricercatori permanenti e specialisti postdottorato. «E’ un importante passo avanti nella collaborazione fra pubblico e privato», ha commentato Umberto Paolucci, presidente di Microsoft Emea. La struttura metterà anche a disposizione posizioni per dottorati di ricerca per la specializzazione nelle discipline di interesse.
RENATA FONTANELLI
 
5 - LA REPUBBLICA – AFFARI & FINANZA
AFFARI ITALIANI
Pisa come nasce un distretto di knowledge management
Quanta economia può creare un’università? Molta, quanto basta per trasformare le sorti di un intero distretto come quello pisano, passato dal declino industriale degli anni Ottanta alla «knowledge economy attuale». E’ uno dei dati che emerge da uno studio di Riccardo Varaldo, direttore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sulle Metropoli di seconda generazione: città la cui funzione primaria è quella di offrire servizi prima ancora che residenza (e che quindi dovrebbe iniziare a strutturarsi in funzione di questo nuovo ruolo piuttosto che nel modo tradizionale). Lo studio costituisce anche l’occasione per fare il punto sul ruolo delle università pisane nello sviluppo delle aziende spin off, ossia nuove imprese tecnologiche nate per iniziativa di docenti universitari, o anche di dottorandi, per andare a coprire quella zona grigia che va dal compimento di una ricerca universitaria e allo sviluppo industriale dei risultati scientifici ottenuti. Un compito che solo quanti a quella ricerca hanno lavorato possono portare avanti, ma che è evidentemente al di fuori degli scopi a cui un ateneo deve destinare le sue risorse e i suoi sforzi. E il Sant’Anna di Pisa è stato tra i primi centri universitari a muoversi in questa direzione, già a partire dai primi anni Novanta. Da allora ad oggi dal Sant’Anna sono nate 18 aziende spin off e altre sono uscite dal Consorzio Pisa Ricerche, dall’Università e dall’Infm. Il risultato complessivo è che oggi ci sono ben 221 imprese ad alto contenuto di conoscenza e tecnologia nella provincia di Pisa (il 42% nel solo Comune), impiegano oltre 6 mila addetti, la metà dei quali laureati. Pisa emerge poi come un centro ad alta specializzazione nel campo della formazione, della ricerca e dell’innovazione: vi opera il 4% dei ricercatori italiani, edita il 5% di tutte le pubblicazioni scientificotecnologiche; vengono da Pisa oltre il 5% dei brevetti italiani acquisiti negli Stati Uniti, il 6% dei progetti europei che vedono un italiano come coordinatore. E nel complesso quelle pisane sono l’8% di tutte le 350 spin off italiane. Un buon numero, anche se, secondo i dati dell’Osservatorio Imprese Hi Tech della provincia di Pisa, coordinato da Andrea Piccaluga, quelle che si sviluppano fino al livello di aziende di media dimensione, dai 20 addetti in su, sono poche, 23 a Pisa, una ventina su tutto il territorio italiano, quindi una media appena sotto il 10%. «Le altre spiega Piccaluga restano ad un livello di artigianato tecnologico, con due o tre addetti ognuna». Non è un cattivo risultato: non tutte le idee possono svilupparsi ad alti livelli industriali. Non ci sono invece grossi problemi finanziari, anche se una maggiore attenzione da parte delle banche, specie per le più piccole start up, sarebbe auspicabile: ma nelle banche è difficile trovare chi sa valutare bene un business plan tecnologico.
STEFANO CARLI
 
6 - LA SICILIA
Ricerca scientifica
Roma.  Mancini e destrimani vedono il mondo in modo opposto. Infatti Carmel Mevorach dell'Università di Birmingham ha dimostrato che a seconda della mano preferita, usiamo parti differenti del cervello non solo per le funzioni del linguaggio e la percezione dello spazio, ma anche nel rispondere a stimoli visivi. Gli esperimenti della sua équipe sono stati raccontati sulla rivista «Nature Neuroscience». Quando a un mancino viene chiesto di concentrarsi sui dettagli di un'immagine, per esempio un albero, piuttosto che sulla visione di insieme, la foresta, è il lobo parietale destro del suo cervello a funzionare di più, viceversa nel destrimano è il sinistro. E quando invece all'osservatore spetta il compito di farsi una visione di insieme dell'immagine che ha di fronte, quindi di vedere la foresta e non un singolo albero che ne fa parte, il mancino mette in moto il lobo parietale sinistro, l'individuo che usa la mano destra invece attiva di preferenza il destro.
 
7 - LA SICILIA
Ricerca scientifica
un incasso immediato preferibile a uno più alto rinviato
La ricerca è recente ed è stata pubblicata su Science. Si tratta di un lavoro di Jonathan Cohen dell'università di Princeton che conferma sperimentalmente quanto era già intuibile sulla nostra razza, portati al "mordi e fuggi", ovvero a prendere del "denaro, poco, sporco ma subito…..". Detti che inquadrano il modo di funzionare degli esseri umani e più che mai del loro cervello.
Se, in altre parole, ci propongono una fetta di torta subito, oppure tutta la torta tre giorni dopo, molti di noi sceglieranno di mordere subito la fetta. Se, appetito a parte, abbiamo l'opzione tra l'incassare immediatamente una piccola somma di denaro o una più cospicua giorni dopo, sceglieremo la somma più piccola purchè, appunto, esigibile rapidamente. Più le ricompense hanno un valore gratificante immediato, più tendiamo a preferirle rispetto a quelle differite. Lo studio, che ha enormi ricadute sui processi educativi di cui genitori e docenti dovrebbero essere edotti, precisa che la decisione sta nel rapporto tra l'attivazione di aree della regione limbica (il cervello irrazionale, più antico ) e quelle della corteccia prefrontale e parietale (cervello razionale, più moderno).
L'osservazione grazie ad un gruppo sperimentale di 14 volontari che, sottoposti a risonanza magnetica funzionale, "accendevano" le aree sottocorticali del cervello quando prendevano subito il premio, mentre quando riuscivano ad aspettare per posticipare una ricompensa più corposa attivavano quelle corticali. Com' è noto l'attivazione delle strutture limbiche ha a che fare con i comportamenti istintivi, primordiali, mentre quella della corteccia riguarda individui in grado di lavorare con funzioni cognitive superiori, di valutare, progettare e quindi rimandare un rinforzo positivo, in vista di uno analogo ma più corposo.
Sappiamo che molti individui a furia di preferire l'uovo oggi alla gallina domani, non mangiano mai carne, vale a dire molta gente è incapace di affrontare una valutazione delle contingenze oltre il "qui ed ora", limitandosi ad agire in base ad una spinta avvertita come spontanea. Ed ecco un altro nodo della questione: un certo tipo di atteggiamento esistenziale considera una violenza qualsiasi tipo di addestramento del comportamento o quasi. Mentre ritiene libertario tutto ciò che scaturisce dal sentire e dal vivere istintivamente. Quando questa concezione partorisce un modello educativo, avremo modelli tesi a "lasciar vivere" i bambini per come sentono e preferiscono, proseguendo più o meno su questo filone nell'adolescenza e chissà, da adulti. E ciò perché il porre delle regole equivale a porre dei paletti, a far soffrire, a non dar gioia, veicolando gli individui verso schemi troppo razionali e perciò poco "sentiti".
In realtà sappiamo che gli esseri umani sono programmati per agire impulsivamente in taluni situazioni di pericolo imminente ed a ragionare sulla migliore opzione quando c'è il tempo di farlo. Così come l'esperimento di Cohen ha dimostrato che ragioniamo meglio e facciamo i nostri interessi se siamo costretti ad aspettare, mentre agiamo in fretta se la meta appetibile (ma anche un pericolo) è a portata di mano. Ciò spiegherebbe anche la tendenza dei cosiddetti dongiovanni a non rinunziare mai ad una preda alla portata. Il sesso è un rinforzo primario e spesso molti, se incapaci di ragionare e valutare le conseguenze dei propri gesti, rischiano di mettersi nei guai. Ad esempio con una relazione adulterina o con un rapporto non protetto.
L'addestramento del cervello razionale è un vero e proprio esercizio. Come quello muscolare si fa in palestra, quello corticale si dovrebbe effettuare a casa ed a scuola. Come? In segnando ai bambini a ragionare, a valutare i pro e i contro di una possibilità, magari trovandone una seconda o una terza o più di tre. Ragionare vuol dire sottoporre a verifica un fatto, qualcosa che accade secondo alcuni principi. Ad esempio quello della coerenza, della concretezza, dell'esaustività, della parsimonia. Si tratta di insegnare al cervello più evoluto ad investire sui dati di realtà, a compiere operazioni complesse per interdire quand'è il caso la spinta all'azione rapida, spesse volte improduttiva ed inefficace a raggiungere certi traguardi.
Purtroppo le regole del vivere quotidiano non sempre soddisfano questo esercizio. E sarebbe interessante raffrontare l'attuale "supremazia" diffusa delle "risposte limbiche" del cervello rispetto a quelle più evolute della corteccia, in ordine alla genesi dei disturbi compulsavi (dalle ripetizioni si singoli gesti, agli acquisti obbligati o al gioco d'azzardo). Se la paventata anomalia di taluni neurotrasmettitori del cervello possa essere agevolata o meno da un'impostazione comportamentale lasciata prioritariamente al soddisfacimento immediato del bisogno.
In altre parole non è facile al nostro cervello, e dunque al nostro modo di essere, richiedere talune prestazioni procrastinate nel tempo con un fine preciso, se a monte non ci siamo addestrati ad andare oltre l'uovo oggi, a scorgere i benefici di un'attesa motivata, ad operare per giungere ad un preciso obiettivo. Oliare il cervello significa in soldini spingerlo ad usare al meglio tutti gli ingranaggi e le connessioni di cui è capace, per farci vivere con le maggiori risorse disponibili. Ciò non vuol dire rinunziare all'impulsività, ma utilizzarla quando serve. Il libero arbitrio ha proprio le sembianze della razionalità utilizzata per governare e mediare le istanze istintive e non di reprimerle sic et sempliciter.
Roberto Cafiso
 
8 - LA SICILIA
Sentenza a Chicago. Embrioni distrutti, per giudice è omicidio
«E' un essere umano». La decisione riapre le polemiche negli Usa
Washington.  Un giudice di Chicago ha stabilito che una coppia può fare causa per omicidio involontario ad una clinica che ha distrutto per errore alcuni embrioni congelati appartenenti agli aspiranti genitori.
La decisione del giudice Jeffrey Lawrence, basata sulla conclusione che «un embrione è un essere umano» ed ha diritto quindi alla completa protezione della legge, può rendere la vita molto difficile non solo alle cliniche per aborti ma anche a quelle per la fertilizzazione artificiale e ai ricercatori sulle cellule staminali (che usano embrioni umani) se confermata, ma sembra improbabile, in appello.
Alison Miller e Todd Parrish avevano avviato una azione legale contro il «Centro per la Riproduzione Umana» di Chicago dopo essere stati informati che nove embrioni affidati nel gennaio 2000 alla clinica per un tentativo, al momento opportuno, di fertilizzazione artificiale erano stati distrutti dopo alcuni messi «per un arrore umano». La clinica aveva offerto di ripetere, stavolta gratuitamente, il tentativo di concepimento in provetta. Ma la coppia aveva fatto causa.
Dopo che due giudici avevano respinto l'azione legale, il giudice Lawrence della Contea Cook (dove si trova Chicago) ha invece accolto la richiesta sostenendo che la coppia ha diritto allo stesso tipo di risarcimento spettante ai genitori i cui figli vengono uccisi.
La sentenza, oltre ad essere criticata immediatamente dai gruppi favorevoli al diritto d'aborto, ha suscitato reazioni di scetticismo negli ambienti legali. «Come attivista anti-aborto sono molto soddisfatto per la sentenza del giudice Lawrence - ha commentato l'esperto legale Victor Rosenblun, che insegna Legge alla Northwestern University - Come avvocato non ritengo però che il giudice si muova su un terreno solido».
Se confermata, la sentenza potrebbe mettere in discussione la stessa attività delle cliniche che effettuano aborti, oltre alle cliniche per la fertilizzazione (che usano solo una parte degli embrioni in loro possesso, distruggendo quelli non utilizzati) e le ricerche che usano cellule embrionali (come quelle sulle cellule staminali).
Cristiano Del Riccio

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie