UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 11 febbraio 2005

Venerdì 11 febbraio 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 febbraio 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
Ufficio stampa
 
1 – L’Union e Sarda
Pagina 37 - Nuoro
in regione Fondi per l'università, vertice con l'assessore Pilia
La mancata previsione nella Finanziaria di un fondo specifico per l'università nuorese è stata al centro di un vertice che si è svolto ieri mattina a Cagliari tra l'assessore regionale Elisabetta Pilia, i rettori e i presidenti dei consorzi universitari. «Il tavolo è andato bene, sono state prese in considerazione le nostre ragioni», ha commentato al termine della riunione Bachisio Porru, presidente del consorzio nuorese. L'assessore regionale alla Pubblica istruzione avrebbe espresso la disponibilità a rivedere il fondo unico per l'università diffusa, proposta dall'articolo 9 della Finanziaria, tanto contestato nei giorni scorsi da vari consiglieri regionali nuoresi, della maggioranza e dell'opposizione. La Regione potrebbe correggere la previsione attuale ripristinando i finanziamenti diretti purché possa intervenire nella fase di pianificazione e di verifica. «Siamo moderatamente soddisfatti, in attesa dell'approvazione della Finanziaria in modo che anche quest'anno si possano compiere ulteriori risultati nell'ampliamento dell'offerta formativa», dice Porru facendo riferimento al corso specialistico in scienze dell'amministrazione e quello in scienze infermieristiche. Nell'incontro di ieri è stato richiamato l'accordo di programma sull'università nuorese firmata dieci anni fa dalla Regione a sostegno del terzo polo
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Fatto del giorno
 Letterea del prof. Eusebio Tolu
 A Cagliari la Regione finanzia 53 progetti di ricerca Sassari 13, la musica non cambia
 Cagliari batte Sassari 53 a 13. E’ il risultato di una partita di calcio, di palla a volo o di pallacanestro? Niente di tutto questo è il risultato dei progetti di ricerca di Prevenzione ed Educazione Sanitaria finanziati dalla Regione Sardegna.
 Su 66 progetti finanziati 53 spettano a Cagliari e 13 a Sassari. Già 53 a 13. Il finanziamento totale erogato è di 1.500.000 euro, 1.230.000 euro per Cagliari e 270.00 euro per Sassari. Le briciole, bel risultato non c’è che dire. Lamentarsi non serve, contano i fatti, vuol dire che i sassaresi non sanno fare ricerca o non sono capaci di presentare progetti credibili.
 Peccato che a livello nazionale e internazionale le cose non stiano proprio così. Basta leggere la classifica delle Università italiane stilata dal Censis, in graduatoria quella di Sassari stacca di diverse lunghezze quella di Cagliari.
 Non si vuole fare del campanilismo spicciolo, ma si vuole anche credere che non esista un campanilismo alla rovescia. Un ricercatore sassarese non può che rimanere perplesso ed esternare indignazione per questa decisione ingiusta e discriminatoria.
 Dal nuovo corso politico ci si aspettava ben altro. Non si vuole credere che le parole cambiamento, voltar pagina, discontinuità col passato abbiano avuto un significato soltanto in campagna elettorale.
 Il rinnovamento deve essere vissuto giorno per giorno, nelle cose grandi e nelle cose piccole.
 Nel merito, i criteri utilizzati per la selezione dei progetti ammessi al finanziamento e riportati nella delibera, sono gli stessi da almeno 20 anni. Sono criteri ambigui e fuorvianti, in pratica qualunque progetto di ricerca può essere incluso o escluso. Dipende. Si è sempre criticata la distribuzione a pioggia operata dalle precedenti amministrazioni, ma questa volta la distribuzione è stata torrenziale in un verso e a goccia nell’altro. Si è persa l’occasione di emanare un bando di selezione con criteri nuovi e trasparenti. In altra occasione si era sostenuto che la Regione Sardegna poteva fare molto per rimettere in moto le sue Università, dicasi le due Università di Cagliari e di Sassari. Non è importante soltanto investire in ricerca e in formazione ma occorre individuare priorità e programmi, stabilire regole certe e valutare i risultati. Niente da dire sui progetti di ricerca selezionati per il finanziamento, diciamo che sono tutti meritevoli. Ma non si parli di coerenza del progetto con gli obiettivi regionali, tanti progetti manterrebbero la loro validità scientifica anche se presentati negli Stati Uniti. Non si parli di competenza scientifica del responsabile del progetto di ricerca, alcuni non pubblicano un lavoro degno di questo nome dal almeno 5-7 anni. Non si parli di ringiovanimento dei ricercatori, si è riusciti a finanziare anche ricercatori in pensione. Ed intanto Sassari ed il nord Sardegna vivacchiano in attesa di tempi migliori. Speriamo. E pensare che eravamo convinti che il 53 non fosse ancora uscito, invece si, ovviamente nella ruota del Capo di Sotto.
 
  ordinario di Fisiologia Umana-Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Sassari

SONO ANNI che sostengo, spesso con troppa veemenza e qualche aggettivo di troppo, che la Regione Sardegna, specie per quanto riguarda la Sanità, si comporta come la più malvagia delle matrigne. Da anni la maggior parte dei fondi per l’edilizia sanitaria vanno a Cagliari, da anni i fondi per le attrezzature prendono la strada di Cagliari. Sono d’accordo con lei. No al campanilismo. Ma quando le sperequazioni sono macroscopiche a quale santo bisogna rivolgerci? Da qualche mese i suonatori sono cambiati ma la musica è la stessa. La signora Dirindin evidentemente pensa alla piemontese: Torino in serie A gli altri in B e in C. Bisogna che qualcuno le faccia capire che l’equazione non può essere applicata in Sardegna. Dovrebbero farlo i nostri rappresentanti in Regione. Non lo fanno. Non so se per pigrizia o per mancanza di interessi. Occorre allora che Sassari provi ad alzare il tono della sua voce. Io l’ho fatto. E quando la Dirindin si presentò in Sardegna con una soluzione già scritta per i trapianti di fegato e quant’altro, urlai. Mi accusarono di aspirare alla poltrona di direttore generale della Asl. Così vanno le cose a Sassari. Teniamoci quindi le pedate sui denti.
Livio Liuzzi
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
 Terzo polo, titolare autonomo di fondi
 Il Consorzio universitario rivendica il suo ruolo nell’offerta formativa
 Ma la Finanziaria mette assieme situazioni diverse e distanti tra loro
 NUORO. Terzo Polo di nome e di fatto. E non certo tanto per dire. Il Consorzio universitario nuorese, infatti, ha già in tasca i numeri per poter rivendicare un ruolo ben determinato nel panorama dell’offerta formativa in Sardegna. Insomma: l’ateneo barbaricino non va gettato nel calderone della cosiddetta università diffusa. Tant’è vero che stavolta un buon segnale arriva anche dalla Regione.
 Non a caso Bachisio Porru (nella foto), presidente del Consorzio per la promozione degli studi nella Sardegna centrale, è carico di «moderata soddisfazione» subito dopo l’incontro di ieri mattina con l’assessore regionale alla Cultura e istruzione Elisabetta Pilia. La buona novella dice che per Nuoro e i suoi studenti si riapre uno spiraglio di speranza per continuare a crescere. Con gambe proprie. Dalla riunione nel capoluogo isolano (presenti anche il rettore dell’università di Cagliari Pasquale Mistretta e il prorettore dell’ateneo di Sassari Attilio Mastino, oltre ai presidenti dei Consorzi universitari), infatti, il Terzo Polo esce con i dovuti attestati di merito: quelli che gli attribuiscono titolarità a ricevere finanziamenti propri. Nuoro, in altre parole, è soggetto autonomo degno di fondi appositi. È questo che Porru rivendica da tempo (lo stesso fa il Consorzio di Oristano). Soprattutto ora che la legge finanziaria regionale, vedi articolo 9, ha messo sotto la stessa voce complessiva Nuoro, Oristano, Iglesias, Sant’Anna Arresi, Scano Montiferro, Elini, Ilbono, Sorgono, Budoni, Olbia, Tempio, Alghero e Ozieri. Realtà ben diverse tra loro, accomunate tuttavia per la distribuzione dei finanziamenti. Eppure davanti a certe “aule” dell’accademia diffusa che contano trenta iscritti appena, la capitale barbaricina ne vanta già 1400 (Oristano ne ha 750 circa). Terzo Polo, dunque, di nome e di fatto. Dopo Cagliari e Sassari, chiaro, i numeri premiano Nuoro. E così deve essere anche con i soldi pubblici. No al fondo unico, in sostanza, previsto dalla Finanziaria per tutto ciò che non sta né nel Capo di Sotto né nel Capo di Sopra. Un concetto che potrebbe essere presto rivisto dalla Regione, pronta a rivendicare i suoi compiti nel campo dell’università, ma anche a distinguere realtà da realtà. È quanto lascia intendere la Pilia.
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
 Urbanistica. Domani l’iniziativa alla Satta promossa dall’assessorato comunale
 Quale città? Conferenza con Cervellati
  NUORO. L’assessorato all’Urbanistica organizza per domani con inizio alle ore 18,30 nella sala conferenze della biblioteca Satta, la conferenza del professore Pier Luigi Cervellati, uno tra più importanti urbanisti a livello internazionale. La conferenza, intitolata “Il Futuro delle Città”, segue quella tenuta da Luigi Maria Lombardi Satriani nelle scorse settimane.
 L’incontro rientra nelle iniziative dell’amministrazione messe in piedi all’insegna della cosiddetta “Urbanistica partecipata”, ossia destinata al maggiore coinvolgimento possibile della città nelle scelte che riguardano la Nuoro del futuro, con l’apporto di luminari nel campo dell’urbanistica. Dati biografici: Pier Luigi Cervellati è professore ordinario del Sso Icar/20 “Tecnica e Pianificazione Urbanistica” all’Università Iuav di Venezia, dove insegna Politiche Urbane e Territoriali presso la Facoltà di Pianificazione. Nell’anno accademico 2004/2005, è in congedo dall’attività didattica, per motivi di studio e di ricerca. Ha insegnato ai Politecnici di Milano e di Torino, e alla Facoltà di Architettura di Venezia. E’ coordinatore del dottorato di ricerca in Pianificazione territoriale e Politiche Pubbliche del Territorio, attivato dal Dipartimento di Pianificazione dell’Università di Venezia - IUAV. Ha pubblicato monografie e saggi in Italia e all’estero (il libro più recente è: Politiche, Milano, 1998). Ha svolto attività di studio e ricerca negli Stati Uniti, in Francia e in Gran Bretagna. Ha diretto ricerche con fondi Cnr, Murst e Miur. È responsabile del gruppo di lavoro Dp/Iuav, nel Progetto Mahlde.net - Interreg IIIA Transfrontaliero Adriatico.
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Cagliari
 «Arti e mestieri» oppure «Scienza e tecnica»?
 Museo contro museo sull’ex macello di via Po
  CAGLIARI.Un museo della scienza e della tecnica contro una città delle arti e dei mestieri. Si consuma su questi argomenti la nuova battaglia tra comune e circoscrizione numero 2 (Sant’Avendrace) sulla destinazione da dare all’ex mattatoio di via Po. Da una parte c’è l’amministrazione cittadina che, giusto qualche tempo fa, pare abbia espresso il desiderio di trasformare l’immensa area abbandonata in un museo della tecnica e delle scienze, dall’altra c’è il parlamentino che, allarmato dalla notizia, ha subito rispolverato il suo vecchio progetto su un cittadella delle arti e dei mestieri, ponendo la questione all’ordine del giorno della prossima seduta. Il presidente della circoscrizione non crede che il Comune abbia questa intenzione «ma se dovessi sbagliarmi, come circoscrizione all’amministrazione diciamo: ‘Alt, guardate che c’è anche un nostro progetto’». Un progetto proposto al comune già qualche anno fa, ma mai discusso. Sull’utilizzo dell’ex mattatoio, un’area vastissima di tre ettari, esiste anche un’altra proposta, che porta la firma, tra gli altri dall’Università di Cagliari: è il progetto sulla costruzione del museo di santa Igia, dove mettere in bella evidenza i resti arrivati sino a noi del primo nucleo della città, con tanto d’utilizzo di nuovissime tecnologie capaci di catapultare il visitatore indietrissimo negli in una ricostruzione virtuale dell’antica città. «D’altronde - dice Tocco - l’ex mattatoio è l’unica area del quartiere in cui si possa fare qualcosa del genere». Ma a scanso di polemiche, il presidente fa il diplomatico: «Tre ettari sono qualcosa di grande - dice - Non è detto che nella stessa area i progetti non possano convivere entrambi». (s. z.)
 
 
6 -  La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
 «La Filosofia non è una merce»
 Università, protestano gli studenti del corso di laurea
 Il numero dei docenti è sceso da nove a sei, gli insegnamenti non sono sufficienti e manca il pluralismo nella didattica
  SASSARI. Pochi docenti, ancor meno insegnamenti, sessioni d’esame ogni morte di papa. Gli studenti del corso di laurea in Filosofia non ne possono più di un’università «dove le materie sono diventate merce e quelle poco mercificabili sono destinate a sparire». Vogliono saperne di più delle correnti filosofiche, vogliono discutere i programmi e veder garantito il diritto al pluralismo.
 Per questo hanno chiesto una convocazione straordinaria del consiglio di corso di laurea e del consiglio di facoltà per dicutere di tutti questi problemi. Hanno inviato la loro richiesta al rettore, al preside della facoltà e al presidente del corso di laurea a dicembre ma fino ad oggi non hanno avuto risposta.
 «Nel passaggio dai corsi quadriennali e quelli triennali il corso di laurea in Filosofia risulta fra i più penalizzati. Ha infatti visto ridursi il numero dei docenti strutturati, affidatari di almeno un insegnamento, da nove a sei nell’ultimo anno. Il corso non ha dunque un numero sufficiente di docenti per un’equa e corretta distribuzione delle cattedre e quindi degli insegnamenti, che risultano non in grado di fornire il pluralismo didattico necessario».
 E gli studenti entrano nello specifico dicendo che lo «studio della Storia della Filosofia, fondamentale per la conoscenza delle diverse correnti filosofiche, per anni era diviso in due corsi monografici. Attualmente l’offerta formativa prevede un unico corso, tenuto peraltro da un docente titolare della cattedra di Filosofia morale (nonchè presidente del corso di laurea) che segue ormai da anni la linea di pensiero fenomenologico-esistenzialista non trattando in alcun modo altre correnti pensiero. Lo studio della Storia della scienza è stato soppresso, mentre gli studi di Filosofia politica e Storia delle dottrine politiche da tanto tempo ormai propongono lo stesso programma che non stimola la frequentazione delle lezioni».
 Ma gli allievi dell’ateneo sassarese puntano il dito soprattutto contro il corso di Storia, fondamentale per collocare le diverse correnti filosofiche nel contesto che le ha determinate. Riferiscono che in Storia Moderna manca lo studio della rivoluzione inglese del Seicento, le riforme del Settecento, la rivoluzione americana, la rivoluzione francese e la rivoluzione industriale.
 Per questi e altri motivi gli studenti chiedono che vengano garantite le minime condizioni di pluralismo e democrazia, che il fondo studenti sia utilizzato per iniziative che abbiano lo scopo di migliorare la preparazione degli allievi e, soprattutto, di aver voce in capitolo nelle scelte didattiche, come prevede l’articolo 13 del regolamento di ateneo. (g.g.)
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
 TRASFERTA IN ASIA
 L’ateneo alla fiera cinese sull’istruzione
  SASSARI. L’Università degli Studi di Sassari sarà presente, tra la fine del mese di febbraio e i primi giorni del mese di marzo, alla più frequentata fiera cinese sull’istruzione superiore, il Decimo China International Education Fxhibition Tour (Cieet), che si svolgerà nelle città di Beijing, Qingdao e Shanghai. L’Ateneo sarà rappresentato dal proprio delegato professor Paolo Puddinu, docente ordinario di Storia e Istituzioni dell’Asia. L’Università degli Studi di Sassari è partner del Progetto Marco Polo, promosso dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e dalla Confindustira e sottoscritto nel luglio 2004, il cui fine è quello di rafforzare la collaborazione accademica tra Italia e Repubblica Popolare Cinese nel settore dello scambio di studenti e ricercatori. In questa direzione la partecipazione al decimo Cieet rappresenta una grande opportunità per presentare il sistema universitario italiano e l’offerta formativa degli atenei. L’ateneo di Sassari, che ha manifestato il proprio interesse e aderito al Progetto sin dal suo inizio sarà presente con un suo stand e offrirà agli studenti cinesi, che fin dal prossimo anno accademico potranno essere presenti nell’ateneo, tutte le informazioni sull’offerta didattica.
 
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
 ORIENTAMENTO
 Una serie di incontri per scegliere meglio
  SASSARI. L’Università di Sassari ha organizzato, dal 14 al 18 febbraio, la seconda edizione della manifestazione dal titolo «Studiare a Sassari: informazione e orientamento all’Università». L’iniziativa vede coinvolti i docenti e gli studenti degli istituti secondari superiori della provincia di Sassari e delle provincie di Nuoro e Oristano. La manifestazione si svolgerà nel complesso didattico della facoltà di Scienze in via Vienna 2, dove saranno anche allestite alcune postazioni fisse per pubblicizzare i servizi del Centro Orientamento di Sassari, del Counseling e dell’Ersu.
 
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
 Nell’isola “a rischio zero” le norme antisismiche sono un costoso optional?
 CAGLIARI. Il ruolo delle regioni nella classificazione delle aree a rischio sismico, il quadro legislativo in continua evoluzione, le nuove norme sulle costruzioni pubbliche e le istanze di chiarezza avanzate da imprese e tecnici: sono questi i principali temi trattati durante la conferenza organizzata ieri dalla sezione di Tecnica delle costruzioni del Dipartimento di Ingegneria strutturale dell’Università.
 “A breve sarà pubblicato il nuovo testo unico che conterrà anche le prescrizioni per le zone sismiche - spiega uno dei promotori dell’iniziativa, il docente Fausto Mistretta - per questo è necessario che la Regione non si faccia trovare impreparata”.
 Secondo i rilevamenti effettuati dalla commissione tecnica ministeriale, illustrati dal docente dell’Università Roma 3 Camillo Nuti, il territorio della Sardegna appartiene alla zona quattro: rischio sismico praticamente nullo. Per questo, la Regione può decidere se recepire o meno le norme stabilite. “È vero, il rischio è molto basso - ammette Mistretta - ma progettare le strutture seguendo dei criteri antisismici diventa sicuramente un vantaggio per far fronte ad altre situazioni che magari non hanno niente a che vedere con i terremoti ma possono rivelarsi ugualmente distruttive. Ora, dobbiamo decidere se l’isola preferisce fare finta che il problema non esista oppure, con un piccolo sforzo, sceglierà di cambiare i metodi di progettazione, con un mutamento anche a livello politico, sociale ed economico, e adeguarsi agli standard”.
 I professionisti del settore, ingegneri in testa, si dicono favorevoli al recepimento delle nuove norme, ma nel contempo sottolineano che potrebbero verificarsi delle difficoltà di carattere tecnico non indifferenti. Le nuove direttive impongono l’adozione di diversi accorgimenti: i pilastri portanti devono avere un diametro maggiore, bisognerà impiegare più acciaio, ferro e staffe nelle giunzioni fra travi e pilastri, si dovranno evitare i piani pilotis (l’area immediatamente al di sotto del palazzo, normalmente adibita a parcheggio).
 “Per le civili abitazioni - spiega Mistretta - attuare questi sistemi non incide in maniera significativa, sia dal punto di vista economico che di impostazione del lavoro. Il problema si pone per quanto riguarda i cosiddetti edifici sensibili, come per esempio scuole e ospedali, dove interventi di questo tipo, oltre ad avere un’incidenza economica non irrilevante, comportano delle difficoltà tecniche maggiori”.
 Una scelta, quella di recepire o meno le norme antisismiche, che dovrà quindi tener conto di diversi fattori. “Ritengo che in Sardegna, al momento, siamo impreparati sotto diversi punti di vista, a cominciare da quello culturale - dice Mistretta - perché adottare queste norme vorrebbe dire modificare totalmente il modo di progettare e di effettuare i controlli per giungere ad un approccio completamente differente. Per questo, tecnici e imprese chiedono maggior chiarezza: l’obiettivo di questo incontro è stato anche quello di testare la situazione e, per quanto possibile, sgombrare il campo da possibili dubbi o incomprensioni. Ora la decisione finale spetterà alla Regione, che dovrà esprimersi sull’adozione delle direttive antisismiche del ministero dei Lavori pubblici”.
Pablo Sole
 
 
 
  
11 – Corriere della Sera
Milano e le eccellenze
LA CITTA’ DELLE IDEE

di WALTER PASSERINI
Alla ricerca dell’eccellenza. Milano è in profonda mutazione, ma resta la metropoli più attrattiva d’Italia. Perché può contare su alcune eccellenze, in parte ancora in embrione, alla ricerca di una nuova identità. Il «genius loci», quel folletto che ne rappresenta l’anima, sta forse nel suo nome, quello di «città di mezzo» o di «città a metà», tra gli scambi e i flussi, di beni, servizi, idee e culture, che soffiano da Est a Ovest, da Nord a Sud, verso il Mediterraneo, anche lui «mare di mezzo». Più che una locomotiva unidirezionale, la «grande Milano» è un crocevia, una città molecolare, fatta al suo interno di tante città. Il cui policentrismo si sposa con quello di una geopolitica di più ampio respiro. Senza perdere le radici. Tenendo, anzi, i piedi nel «locus» e la testa nel «globus», che connota la nuova dimensione «glocal». Essere una città di flusso e di passaggio ha vantaggi e svantaggi, ma tant’è, è così. Milano si deve reinventare a ciclo continuo e non conosce rendite.
Ma la «città-nodo» di una rete più ampia, multidirezionale, sta vivendo ancora la grande mutazione economica, fatta di bradisismi e terremoti, spie e sensori della città «neo-industriale». A Milano il termine post-industriale non è mai piaciuto, perché l’industria non è passata a miglior vita, ma è viva. Sta solo cambiando pelle. La neo-industria si trasforma ed elabora, qualche volta perde pezzi, con i relativi costi sociali. Ma è vitale e vuole continuare a vivere. Per farlo deve stringere un nuovo «patto per lo sviluppo», basato su risorse in ricerca e innovazione, pubbliche e private, senza trastullarsi nella sindrome della prima della classe, in Italia, forse, ma non in Europa. Il «patto per lo sviluppo» chiede innovazione delle relazioni industriali, in cui sindacati e imprese, insieme, si muovono per migliorare i vantaggi competitivi della città, all’insegna di innovazione e coesione sociale.
Ma per fare tutto questo, per sviluppare la propria competitività, Milano deve puntare sui talenti, sui «cervelli», sulle idee e sulla creatività. Sta qui la nuova identità delle metropoli, quella di «città delle idee e della qualità». Esportando la capacità di fare sistema, nel design e nella moda, ad altri settori. In questo la città può contare sull’eccellenza delle sue università e delle sue tante comunità professionali. «Adotta» un giovane talento può essere la nuova missione di imprese, università, studi professionali, laboratori e «botteghe». Servono nuove «élite» politico-amministrative e registi, etici e creativi, della nuova città delle intelligenze.
 
 
12 -  Il Tempo
ABRUZZO
Informatica: patto Ateneo-Regione                                                                                               
Università d'Annunzio e Regione Abruzzo daranno vita a un consorzio per la promozione di sistemi informativi geografici all'interno della Pubblica amministrazione. La notizia è stata comunicata dal presidente della regione, Giovanni Pace, a margine dell'incontro che si è svolto all'Aquila al quale hanno partecipato il rettore dell'università, Franco Cuccurullo, il professor Armando Montanari della facoltà di Economia e l'ingegner Augusto Lino, presidente dell'Arit. «Il tema riveste particolare importanza alla luce delle trasformazioni del ruolo delle regioni e degli enti locali introdotta dal Titolo V della Costituzione - ha commentato Pace - fenomeno questo che porterà la regioni ad assumere un ruolo di programmazione degli interventi e delle trasformazioni del territorio. Infatti i sistemi informativi geografici costituiranno l'elemento essenziale nel prossimo futuro in stretta relazione con i sistemi di gestione delle informazioni statistiche per la realizzazione di efficienti strumenti informatici di supporto alle decisioni».                           
 
 
 

Questionario e social

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