Sabato 12 marzo 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 marzo 2005
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 15 – Cultura
Un volume curato da Laura Pisano
Memoria, paesaggio e cultura nel nome di Dessì

 

 
di Gianni Filippini
 
È un volume pubblicato dall'editore Franco Angeli per lodevole iniziativa della Fondazione Giuseppe Dessì. Si intitola Memoria, paesaggio, cultura. Itinerari italiani ed europei e dentro, a cominciare da Laura Pisano che l'ha curato, ci sono nomi grossi di studiosi e specialisti dell'Università di Cagliari e di altri prestigiosi atenei. Va detto, ad onore di chi l'aveva meritoriamente organizzato nel settembre del 2003, che il volume raccoglie i saggi e gli interventi proposti nel convegno di studi promosso dall'università cagliaritana e dalla Fondazione intitolata al grande scrittore cagliaritano-villacidrese. Sono gli interventi di storici, critici letterari e d'arte, scrittori, architetti, ingegneri, sociologi, antropologi, economisti, geografi, studiosi di agricoltura. E ambientalisti, naturalmente. Laura Pisano - che è professore di Storia del giornalismo e che da anni dedica studi e riflessioni anche al tema dell'ambiente come risorsa culturale ed economica - di tutti i saggi propone una illuminante chiave di lettura, collegandoli, in particolare, all'identità, al ruolo e agli obbiettivi del "Parco culturale Giuseppe Dessì". Con una precisazione: si è voluto stabilire e comunque evidenziare il rapporto tra la percezione "letteraria" del paesaggio e la sua più vasta lettura storica e scientifica. Insomma, per dirla con Laura Pisano, gli organizzatori dell'importante convegno, hanno voluto «richiamare l'attenzione degli studiosi del nostro Paese sullo spazio occupato e disegnato storicamente dalle pratiche del lavoro e dell'ecologia storica, e dallo studio del paesaggio agrario e urbano». Con un fine preciso: «Stimolare una lettura filologica del territorio analizzato come testo, con le cancellazioni, addizioni, sovrapposizioni dei segni dell' attività dell'uomo storicamente stratificata». Com'era stato possibile constatare durante il convegno e com'è confermato adesso dal volume, gli obbiettivi sono stati largamente raggiunti. Tutti gli interventi operano scavi in profondità, pongono specifiche competenze al servizio del tema generale, offrono contributi di obbiettivo valore alle opportune riflessioni collettive. Ad aprire la prima parte del volume - "Luoghi e itinerari di viaggio nella letteratura, nella storia, nella geografia" - è un breve ma intenso saggio di Maria Corona Corrias che da «storica del pensiero politico, cioè principalmente del pensiero riflesso», si è interrogata sulle prospettive aperte da quella che definisce «una storiografia di frontiera che sarà foriera di notevoli sviluppi». A seguire, per citarne soltanto alcuni, gli stimolanti scritti di Piero Bevilacqua, Clara Incani Carta e Maria Carmela Porcu. Della seconda parte - "Disegnare il paesaggio" - da segnalare, per la particolare suggestione dei temi trattati, gli interventi di Tito Orrù e Gianni Olla. Sul turismo culturale, oggetto della terza parte, hanno portato documentate testimonianze ed esperienze esperti e rappresentanti di consorzi, enti e imprese. Insomma, come ha lucidamente rilevato Laura Pisano a conclusione del suo interessante saggio, si è fatto tesoro della lezione di Giuseppe Dessi, «uno scrittore che ha saputo avvicinare incredibilmente letteratura, storia degli uomini e geografia dei luoghi».
 
 
2 –L’Unione Sarda
Pagina 27 – Quartu S. Elena
Un centro congressi nelle vecchie Fornaci
Rinasce l'area delle ex Fornaci Picci. Un centro congressi e nuovi spazi per la cultura e la formazione prenderanno presto il posto del degrado. Il Comune nei giorni scorsi ha, infatti, predisposto un progetto per partecipare al bando Por Sardegna 2000-2006 che prevede la sistemazione del terzo lotto dell'ex fabbrica di mattonelle. Il piano preliminare, predisposto dall'ufficio all'urbanistica, prospetta il recupero completo del capannone a tre campate dove verrà realizzata una città di servizi con la creazione di una grande sala congressi e con il recupero delle celle di essiccazione che saranno destinate ad aule per la formazione di corsi professionali. «Nella realizzazione del progetto», spiegano i funzionari del settore urbanistica, «ci siamo avvalsi della collaborazione di tre partner: l'Università degli studi di Cagliari e le associazioni disabili Habitat e Onlus. Le aule per la formazione si aggiungeranno a quelle già esistenti dell'Enap». Il capannone sulla via Brigata Sassari sarà invece riservato all'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro. Tutto intorno sorgeranno ristoranti, baby parking per le madri lavoratrici, giochi d'acqua e un parco attrezzato. Nel capannone centrale sarà realizzato uno spazio aperto con una grande fontana. «Proprio eseguendo i rilievi», aggiungono i funzionari comunali, «abbiamo constatato il degrado in cui versa attualmente la zona. I capannoni sono completamente sommersi da distese di siringhe». L'imponente progetto prevede inoltre il riutilizzo dei condotti di areazione dei vecchi forni dove l'aria esterna entrerà passando sotto terra e verrà poi aspirata dalle vecchie ciminiere. La copertura della piazza centrale sarà realizzata in vetro apribile e schermata da una struttura sovrastante in lamelle in grado di schermare i raggi solari in estate e di farli filtrare in inverno. Nel progetto è previsto anche il recupero di un ulteriore lotto da destinare a biblioteca e a alloggi residenziali per privati. Il finanziamento richiesto è di circa sei milioni di euro. Il cofinanziamento comunale è del cinque per cento più un dieci per cento per le attività di formazione. Compreso nel piano dir recupero anche un quinto lotto per il quale dovranno essere reperiti fondi per la sistemazione del forno Hoffman da destinare a strutture espositive e convegni. Oltre a un ponte pedonale di collegamento oltre il rio Is Cungiaus. «Se arriveranno i finanziamenti», garantiscono negli uffici comunali, «già il primo aprile dovremo dare il via alla progettazione esecutiva». Qualche tempo fa il Comune aveva già provveduto a recuperare due edifici lungo via Brigata Sassari aggiudicando inoltre i lavori per la realizzazione del secondo lotto funzionale che prevede la sistemazione di un fabbricato destinato a servizi alla cultura e della prima parte del capannone di testata dove sorgeranno uffici e spazi polivalenti. «Un progetto importante», ha spiegato il commissario prefettizio Luigi Serra, «che servirà per recuperare un'area da tempo abbandonata». (g. da.)
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 17 - Lettere
Sergio Frau e Atlantide
Ma quell’appello mio fa un po’ paura
Ho seguito con divertimento e sconcerto la querelle su "Le Colonne d'Ercole". Sul libro di Sergio Frau è inutile che mi dilunghi. Quasi tutti ormai in Sardegna conoscono almeno le idee guida. Sulla fondatezza delle tesi non ho competenza e autorevolezza. Da lettore sono rimasto colpito dalla loro originalità e dalla profondità della ricerca condotta sui testi degli autori più antichi, che alla luce delle nuove tesi acquistano plausibilità anche nelle parti che avevano finora sfidato l'interpretazione degli studiosi. Al fascino del diario di un'avventura intellettuale senza reticenze, si aggiunge la ricchezza dei punti interrogativi. Per un non addetto ai lavori come me il libro è stato un richiamo all'umiltà, un segno di onestà intellettuale, e l'apertura di orizzonti nuovi. Credevo ingenuamente che la verifica sarebbe avvenuta in decenni di scavi archeologici, prospezioni geologiche. Invece no. Una parte della cultura ufficiale sarda ha ritenuto di avere già in mano tutte le prove per emanare una sentenza di condanna. Ed ecco, in 21 punti, l'"Appello agli studiosi di scienze dell'antichità del mondo mediterraneo", firmato da 250 persone che fanno parte prevalentemente della comunità archeologica autoreferenziale delle Soprintendenze e delle Università. Che bisogno hanno avuto 250 studiosi di pubblicare un appello contro un libro e un autore? Un appello è una cosa molto diversa delle opere di 250 studiosi che dissentono e confutano le tesi di un autore. Un appello fa pensare a una crociata. Io non ricordo un precedente simile, roba da Manifesto della Razza. Ma forse sbaglio. È troppo chiedere che i firmatari spieghino le ragioni del loro gesto? Ai "ventuno punti" e al loro involontario umorismo devo momenti di irrefrenabile ilarità. Leggo al punto 2): "?l'Atlantide di Platone ? è solo una costruzione poetica e utopistica a fini esplicativi ? che affonda le radici in una serie di miti diffusi nel mondo antico, radicati nella consapevolezza della fragilità delle conquiste della civiltà di fronte allo strapotere della natura e rafforzati dalla memoria di catastrofi naturali effettivamente accadute e documentate come l'eruzione del vulcano di Thera nelle Cicladi, tra il XVII e il XVI sec. a.C." Dunque: l'eruzione del vulcano Thera sì, perché già documentata, tutto il resto è frutto della fantasia e quindi indegno di essere indagato. Perché indagare se si sa già tutto? E se domani un firmatario si imbattesse in qualche indizio, che fa? Approfondisce e ci rimette la faccia? Hanno ragione i 250: i dilettanti sono una piaga che getta discredito sull'archeologia seria. Prendete il caso di quel tale, un certo Schliemann, bottegaio tedesco ignorante e credulone. Scambiò le "costruzioni poetiche" di Omero per storia vera, si improvvisò archeologo della domenica e si mise a cercare Troia.... 3) "la moderna ricerca archeologica e storica evita il ricorso a cataclismi, invasioni e migrazioni come spiegazione risolutiva dei cambiamenti culturali, e può accogliere tali elementi solo come fattori concomitanti nel quadro di ricostruzioni interpretative di tipo sistemico su scala geografica adeguata". Perdonatemi. Sarà un principio scientifico ineccepibile, ma mi scappa da ridere se penso alla perplessità degli archeologi che hanno dovuto interpretare i cambiamenti culturali intervenuti nelle città di Pompei ed Ercolano. "12) la dissoluzione della civiltà nuragica resta un fenomeno storico da indagare" ma "non è accettabile un'unica soluzione precostituita, per di più evidentemente inadeguata". Neanche come ipotesi da verificare? I 250 stilano una sentenza di condanna che qualunque tribunale casserebbe o rinvierebbe per un supplemento d'istruttoria. Ammettiamo che in futuro non emerga uno straccio di indizio a favore di Frau. Rimarrebbe il merito di aver divulgato la grandezza del patrimonio archeologico della nostra regione e della civiltà che lo ha prodotto e quanto l'area sarda sia rimasta marginale rispetto alle grandi correnti della ricerca archeologica. Che sia questa la vera ragione dell'Appello? Mi sgomenta il pensiero che quel patrimonio sia nelle mani dei 250. Paolo Pischedda

 
 

 
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
Università. Nasce il primo centro di simulazione
Mini clinica virtuale per gli aspiranti medici
Una mini clinica virtuale con tanto di attrezzature mediche, aula didattica, sale operatorie e per la rianimazione Bls (Basic Life Support) e Asl (Advanced Life Support), controllate da sistemi elettronici. Non mancheranno neanche i pazienti, manichini (uomo, donna e bambino) che simulano tutte le patologie e le emergenze e metteranno a dura prova i riflessi e le tecniche d'intervento dei futuri medici degli ospedali sardi e non. Si chiamerà Cusma (Centro Universitario di Simulazione Medica Avanzata) ed è il primo centro didattico in Italia per la medicina d'urgenza che sarà realizzato dalla Facoltà di Medicina in una struttura dedicata all'interno della Cittadella Universitaria di Monserrato. Si tratta infatti di un progetto ambizioso dell'ateneo, primo in Italia a realizzere una struttura professionale e tecnologicamente avanzata come questa. Un centro simile esiste già a Bologna, ma si tratta di una struttura privata. «Se vogliamo che un medico sia veramente un medico capace professionalmente già al momento della laurea - dice Gavino Faa, preside di Medicina - la via obbligata è passare per l'istruzione all'interno di un centro come questo. Ogni facoltà di medicina - aggiunge - in un momento di competitività degli atenei deve caratterizzarsi per un aspetto. Noi puntiamo sulla medicina delle emergenze». Il progetto è ormai in uno stadio avanzato e si stima una spesa di 500 mila euro per le sole attrezzature a cui si aggiungerebbero i soldi per la creazione di una struttura a forma di croce medica nel cui centro troverebbe collocazione l'accettazione. Ai lati le cinque stanze ospiteranno un'aula didattica da 20 posti, una stanza per imparare e mettere in pratica sui manichini il Bls (basilare, pediatrico, traumatico e Bls-D con defibrillatore semiautomatico), un'altra per l'Asl divisa in monitoraggio ed intervento sul sistema respiratorio e sul sistema cardiocircolatorio. La struttura si completa con una stanza di degenza e una doppia sala operatoria per adulti e neonati. In quest'ultima verranno inserite telecamere e sensori controllati da una sala regia, in cui il docente simulerà peggioramenti delle condizioni del paziente-manichino. In un'altra sala attigua altri corsisti potranno assistere all'intervento e istruirsi ulteriolmente attraverso le registrazioni audiovideo che saranno riviste in un briefing finale. All'esterno della struttura, inoltre sosterà una ambulanza che verrà utilizzata per simulare interventi di emergenza all'interno di un mezzo di soccorso. Una attenzione particolare, in questo caso, viene data ai futuri operatori del 118. L'iniziativa, che non è rivolta solo agli studenti in medicina, ma anche a quelli di scienze infermieristiche, sta già riscuotendo consensi all'esterno, con un dialogo ancora aperto tra l'Università di Cagliari e la Questura. Dallo scorso anno, infatti, gli operatori delle Forze di Polizia, come anche quelli delle Associazioni di Volontariato sono autorizzati, dopo un corso preparatorio, all'utilizzo del defibrillatore semiautomatico.
 

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Attualità
Si premia la ricerca, lotta al lavoro nero
 Fondo per le aziende in crisi e agevolazioni per chi ritorna a produrre in Italia
 LE NOVITA’
  ROMA. La misura di cui si accorgeranno subito i cittadini riguarda la compravendita delle auto: non servirà più la certificazione del notaio. «L’importo del passaggio di proprietà viene stabilito a seconda del modello di auto: si parte da qualche centinaia di euro - ricorda Gian Primo Quagliano del Centro Studi Promotor - ma si può arrivare anche a mille».
 «Di sicuro è una semplificazione - dice l’Unione nazionale autoscuole studi consulenza automobilistica (Unasca) - ma speriamo che non sia foriera di ulteriori complicazioni per l’utenza». I consumatori parlano di «bufala».
 Dogane e falsi. Rafforzamento del sistema doganale con controlli massicci sulle importazioni, ma anche lotta senza quartiere ai falsi. Su questi ultimi previsto un inasprimento delle pene e delle multe per chi vende e produce e, per la prima volta, sanzioni amministrative per chi acquista. Chi comprerà una griffe falsificata sapendo che è un falso (fa fede il luogo, per esempio una bancarella, e il prezzo) rischia da 50 a 10mila euro di multa.
 Innovazione. Almeno il 30% del Fondo rotativo di sostegno alle imprese è destinato ad attività, programmi e progetti strategici di ricerca e sviluppo realizzati insieme da imprese e università o enti pubblici di ricerca.
 Incentivi. I finanziamenti a fondo perduto saranno sostituiti con intervento composto fino al 50% da contributo in conto capitale, il 25% di credito agevolato, e un altro 25% di credito bancario.
 Fondi e premi. Nasce il fondo per le aziende in crisi, finanzia interventi per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà. Stanziati 35 milioni di euro per il 2005. Premio di concentrazione alle Pmi che si uniscono: un credito di imposta pari 30% delle spese sostenute per studi e consulenze.
 Sgravi ai neoassunti. Quintuplicati al Sud e triplicati nel Centro Nord per le aziende che assumono in aree sotto-utilizzate, per un costo di 15 milioni nel 2005, 183 nel 2006, 282 nel 2007, 366 nel 2008.
 Sommerso. Inasprite la sanzioni: in aggiunta a quella esistente, 2mila euro di multa per ogni lavoratore irregolare, più 50 euro per ciascuna giornata di lavoro effettivo da lui svolto.
 Previdenza e ammortizzatori. Stanziati 720 milioni di euro: 20 nel 2005, 200 nel 2006 e 530 a decorrere dal 2007. Il Fondo per l’occupazione viene incrementato di 170 milioni di euro nel 2005. Aumentatano durata e importo dell’indennità di disoccupazione.
Delocalizzazione. Agevolazioni per le imprese trasferitesi all’estero che tornano a investire in Italia (esenzioni su terreni, fabbricati, nuove attrezzature, etc.). Niente a chi se ne va e chiude in Italia.
 Commissari grandi opere. Istituzione prevista nell’ ambito del rifinanziamento della Legge obiettivo. Fondi anche per la riqualificazione delle aree urbane.
 Turismo. Trasformazione dell’Enit in Agenzia nazionale del turismo, affidando i poteri di indirizzo e vigilanza al ministero delle Attività Produttive.
Semplificazione. Ampliamento dell’autocertificazione. Si potrà avviare l’attività produttiva, se non c’è rifiuto da parte dell’amministrazione pubblica, entro 30 giorni.
 Addio vecchie caldaie. Parte delle sanzioni riscosse dall’Autorità per l’Energia potranno essere utilizzate per rafforzare la sicurezza della rete elettrica, per promuovere il risparmio energetico, ma anche per favorire la sostituzione di vecchie caldaie e vecchi condizionatori d’aria con impianti a maggiore efficienza energetica.(a.g.)
 
 
6 –  La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
 «L’Accademia non si tocca»
 Il presidente respinge l’idea dell’assessore regionale Pilia
  SASSARI. L’Accademia di belle arti resterà patrimonio della città. Il mondo artistico sassarese si schiera contro la prospettiva di un trasloco. Qualche giorno fa l’assessore regionale alla Cultura, Elisabetta Pilia, aveva minacciato uno spostamento a Cagliari. L’ennesimo scippo per Sassari. Un’eventualità che non è piaciuta ai rappresentanti dell’istituto di alta formazione. «È illogico e impensabile che la città possa perdere anche un bene prezioso come questo», ha dichiarato Marcello Frau.
 Frau da tre mesi è presidente del consiglio di amministrazione dell’Accademia. «Forse l’assessore puntava a richiamare l’attenzione su un rapporto più stretto tra la città e l’istituto - ha detto -. Ma noi stiamo lavorando proprio in questa direzione. Posso confermare che l’Accademia manterrà la sua sede attuale e che non consentiremo alcuno scippo».
 Il consiglio di amministrazione sta preparando un documento per prendere una posizione ufficiale. «Stiamo valutando l’opportunità di avere aule aggiuntive a Cagliari e Nuoro - ha precisato Frau - per svolgere alcune lezioni. Ma non saranno sicuramente sedi distaccate». Studenti e docenti aspettano di sapere se dovranno fare le valigie, qualcuno pensa che sia solo una tempesta passeggera.
 L’assessore regionale aveva denunciato l’assenza di una vera sintonia tra la città e la scuola degli artisti. «Ci sono colpe reciproche - ammette il presidente del consiglio di amministrazione -, è un distacco che nasce da entrambe le parti. Ma abbiamo già in cantiere alcune iniziative per mettere in mostra l’istituto e dimostrare che siamo una realtà radicata nel territorio. Realizzeremo una serie di appuntamenti importanti che finora sono mancati». L’Accademia sta preparando la prima esposizione antologica dei lavori dei propri artisti. Una mostra per raccontare la creatività che è cresciuta a Sassari in questi quindici anni, uno stuolo di allievi che in qualche caso è riuscito a imporsi all’attenzione del pubblico, con primi posti in concorsi di livello nazionale e internazionale. L’Accademia, nata nel 1989, è la più giovane in Italia e oggi ha più di trecento iscritti che arrivano da tutta l’isola. Lo stabile di via Duca degli Abruzzi è di proprietà della Provincia, che l’ha ceduto per 99 anni all’Accademia in comodato d’uso gratuito. Oggi alcune aule sono inagibili e gli spazi per gli studenti sono ridotti. «Abbiamo attivato contatti con l’università di Sassari - continua Frau - per rendere possibile una maggiore apertura dei corsi. Resta il problema degli spazi. Non ci servono semplici aule universitarie, ma aree più ampie per i laboratori di pittura e scultura, dove gli allievi possano esercitarsi. Il rettore ha già dato la sua disponibilità alla creazione di zone espositive. Una di queste sarà nell’ex mattatoio».
Silvana Porcu
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
 Vola in Norvegia il lavoro di Monica Minnei
 Anche una tesi di laurea serve per fare turismo
  SASSARI. Esportare le tradizioni, la cultura e la storia della Sardegna è un obiettivo ambito e perseguito da sempre da parte degli operatori turistici locali e dai rappresentanti delle varie istituzioni. Ma che soddisfazione per la neolaureata in Lettere Moderne Monica Minnei, oristanese, impegnata nel settore della formazione professionale sassarese, quando poche settimane fa Jon Gisle, vice presidente del tribunale del lavoro di Norvegia e sua moglie Else Ryen, docente di filologia all’Università di Oslo, entrambi interessati allo studio della lingua e delle tradizioni popolari sarde le hanno chiesto un’intervista che verrà pubblicata sulla rivista norvegese Dag og tid (Giorno e tempo). Lo scopo è stato quello di raccogliere maggiori informazioni sulla ricerca condotta dalla giovane cultrice di tradizioni popolari sarde sulla corsa di San Salvatore, festa che ricorre a Cabras ogni primo week-end di settembre e che è stata oggetto della sua tesi di laurea. La curiosità di Else Ryen e Jon Gisle, anche autore di un cortometraggio sulla medesima tradizione popolare, dal titolo “Saving the Saviour” (Salvando il Salvatore), insignito del sigillo d’argento al festival britannico di Norwich, è scaturita dal fatto che la neolaureata ha analizzato la corsa e il suo evolversi nel tempo per la prima volta in chiave antropologica. “Jon Jisle ed Else Ryen trascorrono le loro vacanze in Sardegna dal 1992 e da quella data si sono appassionati ed interessati alla nostra cultura - spiega Monica -. Qualche settimana fa, trovandosi nell’isola per uno studio sulla Sartiglia e sul carnevale barbaricino, mi hanno contattata per saperne di più sulla mia tesi di laurea sulla corsa di San Salvatore. E’ stata una grande soddisfazione incontrarli e dar conto della mia ricerca, soprattutto se penso che tale interesse è arrivato da persone depositarie di una cultura quale quella nordica di certo molto “lontana” dalla nostra. Sono convinta però che proprio l’incontro e il confronto tra le “diversità” stia alla base della crescita culturale di ogni comunità. Spero quindi che la mia intervista sia stato solo il primo passo verso un gemellaggio culturale che potrebbe avere importanti risvolti in prospettiva futura.” A breve la tesi di laurea di Monica sarà racchiusa in un libro di prossima pubblicazione dal titolo «Guardando “oltre” la corsa di San Salvatore. Tradizioni popolari a Cabras». Con l’auspicio che altri giovani, al termine dei loro studi universitari con tesi di ricerca, possano avere la stessa gratificazione morale di Monica, ci si augura che la stesura della tesi in un libro possa avere il riscontro di successo e di riconoscimento che indubbiamente l’autrice merita.
Giulio Favini
 

 
8 - Corriere della Sera
L’intervento sul «Corriere»
Ernesto Galli della Loggia
L’università si trascina da tempo dibattendosi tra un’autonomia gestionale che non ha potere di decisione,
e un potere di decisione che ha limitatissime funzioni di gestione. Nell’incertezza creata
da questa contraddizione da decenni
si è assisa sovrana la vera dominatrice della politica universitaria italiana: la demagogia
Quando fu varato l’infelicissimo (e già fallito) sistema ...
Quando fu varato l’infelicissimo (e già fallito) sistema detto «tre?due» l’università italiana ebbe un duro risveglio. Si sentì dire che doveva rassegnarsi a essere essenzialmente, nel «ciclo» dei tre anni, un post-liceo o un paraliceo. Questo era l’imperativo categorico per essere «europei». Moltissimi sapevano che ciò era falso, ma l’arbitrio decisionista di Luigi Berlinguer di cui si fece esecutore il suo successore Zecchino (per pure ragioni di «serenità di coalizione») risultò irresistibile. A chi protestava argomentando in modo tutt’altro che vano, fu tappata la bocca così: gli studi più seri si faranno nel biennio (il cosiddetto «?due»). Ora si è arrivati al punto di decidere che cosa metterci, dentro il «due». E vediamo che cosa sta per succedere. Per conto del ministero lavorano, a tal fine, commissioni di esperti. Ma alcuni più lesti o più invadenti degli altri stanno per imporre una soluzione che vanifica ogni seria aspettativa. «Magistrale» viene chiamata una delle lauree specialistiche, quella che avvierà all’insegnamento. Di fatto, almeno nel settore detto «umanistico», sarà per ovvie ragioni la più frequentata: la sceglierà il novanta per cento. Orbene in questa laurea, in questo «due», si vuole relegare in un piccolo angolo (il trenta per cento dei cosiddetti crediti) le vere discipline fornite di un contenuto. E tutto il settanta per cento andrà in psicopedagogia, in «laboratori didattici», «tirocini», «praticantato».
Insomma: anziché finalmente buttarsi nell’acqua e imparare concretamente a nuotare, si insegnerà teoria del nuoto.
Anche il «due» diventa una scatola vuota. I contenuti quasi svaniscono. Viene dunque disattesa in pieno la promessa con cui si fece deglutire, anche ai riluttanti, lo snaturamento in senso liceale degli studi universitari. E viene approfondito in modo irreparabile il fossato, che diventerà un baratro, tra università per il «volgo» e le «scuole di eccellenza», per lo più autoproclamatesi tali.
Pur non essendo al «governo», insomma, i «pasdaran» berlingueriani stanno per dare la picconata finale. Fermiamoli finché siamo in tempo.
 
 
9        -  Corriere della Sera
Il neoassessore alla Cultura: Cadorna è un suk, la Bicocca non mi piace e il monumento a Pertini va spostato. Ma sono pronto a un confronto sull’estetica
Zecchi: sfido la sinistra sugli orrori di Milano
L’accusa: manca un programma, atteggiamento offensivo contro la città. La replica: è mio diritto criticare le brutture
Chissà se pensa a quelle disfide scolastiche dove monaci e filosofi se le davano di santa ragione a suon di proposizioni, note e corollari. Il neoassessore alla Cultura, Stefano Zecchi non demorde e rilancia la sfida agli «intellettuali di sinistra» milanesi. Quelli, per intendersi, «che lo annoiano e lo fanno sbadigliare», quelli che, sempre secondo la sua definizione, «hanno creato disastri» nella città. A partire da piazzale Cadorna, per continuare con la Bicocca, passando dalla fontana di San Babila per finire con il monumento a Pertini di Aldo Rossi. «Ho il diritto di esprimere un giudizio estetico su queste opere - attacca Zecchi -. Nessuno me lo può togliere e nessuno me lo può impedire. Lo faccio da 40 anni dalla cattedra di estetica dell’Università. Li sfido a intervenire al grande convegno sulla qualità estetica di Milano che terremo a breve e li sfido a confrontarsi con il giudizio estetico».

LA LETTERA - Getta altra benzina sul fuoco Zecchi dopo la lettera firmata da Guido Artom, Carlo Bertelli, Eva Cantarella, Luigi Moscheri e Francesca Zajczyk. Quindici righe che stigmatizzano le dichiarazioni rilasciate dal professore-assessore al Corriere. «Dall’intervista sul Corriere della Sera si - scrivono i firmatari - si evince un atteggiamento che non solo appare gravemente offensivo nei confronti di alcuni ma per di più pare creare contrapposizioni del tutto incompatibili con l’attitudine al dialogo e al rispetto del vero uomo di cultura». La conclusione è tranchant: «Se non si ha nulla da dire è preferibile il silenzio». Replica Zecchi: «È inammissibile questa interdizione del parere altrui caratteristico degli intellettuali di sinistra. Se le cose non passano attraverso di loro, non passano. Rivendico il diritto di dare giudizi estetici».


GLI ORRORI - E giù con la lista delle «brutture». «Piazzale Cadorna è un suk. Il progetto di Gae Aulenti rompe la prospettiva. Dal punto di vista funzionale ha complicato la viabilità. Le fontane sono orribili. Al posto dell’Ago e il Filo avrei messo il cavallo di Leonardo. E lo dico anche se il progetto ha avuto il beneplacito da questa giunta». Ci si sposta di qualche chilometro e tocca alla Bicocca di Vittorio Gregotti: «È una ristrutturazione che non mi piace affatto. Ma come amministratore non direi mai di buttare giù Cadorna e la Bicocca. Lo dico da professore che insegna estetica. È un mio diritto». Si torna in centro. «Toglierei la fontana di San Babila». Ci si sposta in via Manzoni: «Il cubo di Aldo Rossi non ha senso in quella strozzatura. Va spostato in un parco, in uno spazio aperto. Sul trasferimento c’è l’accordo di tutti, centrodestra e centrosinistra». E qui, forse parla d’assessore, visto che dà per imminente il trasloco invocato da decenni.
Zecchi mette nel conto dell’intellighentia di sinistra anche le omissioni: «Noi restaureremo la sala delle Cariatidi che è rimasta in quelle condizioni ignobili per 60 anni. Siamo nel 2005 e faremo il museo del 900. Gli altri perché non lo hanno fatto?». Se gli intellettuali accetteranno l’invito non mancheranno le scintille. Come al Costanzo Show.
Maurizio Giannattasio
 
 
10   - Corriere della Sera
Il ministro dopo l’editoriale di Galli della Loggia. «L’autonomia non diventi difesa corporativa»
Moratti: tanti errori, università sotto esame
ROMA - Sull’università e sulla sua riforma il ministro Letizia Moratti «condivide le preoccupazioni di Galli della Loggia» espresse in un editoriale sul Corriere . Perché «nel sistema attuale ci sono errori che indubbiamente si riversano sugli studenti. L’autonomia degli atenei non può diventare la difesa della corporazione. Deve restare consapevole uso del denaro pubblico da investire nel futuro dei giovani». In un’intervista, il ministro Moratti spiega che comunque «è già partito un serio monitoraggio dei risultati da parte del dicastero: continuerà e sarà molto attento. Sono in valutazione diciottomila "prodotti" di ricerca universitaria, selezionati e inviati al Comitato per la valutazione».
 
Moratti: «Controlli sulle università Autonomia, non corporativismo» Il ministro: abbiamo avviato un serio monitoraggio dei risultati «Le conseguenze si vedono. Aumentano i laureati, meno abbandoni»
ROMA - Ministro Letizia Moratti, l’università italiana è in un mare di polemiche. Giorni fa, sul Corriere della Sera , Ernesto Galli della Loggia in sintesi ricordava: da una parte ci sono gli atenei con la loro autonomia ma che non possono decidere sul quadro finanziario e normativo; dall’altra c’è il ministero che è padrone dei soldi e delle regole ma non può intervenire sulla gestione. Chi paga per gli errori? Nessuno, sembrerebbe... «Condivido le preoccupazioni di Galli della Loggia. Nel sistema attuale ci sono errori che indubbiamente si riversano sugli studenti. L’autonomia degli atenei non può diventare la difesa della corporazione. Deve restare consapevole uso del denaro pubblico da investire nel futuro dei giovani».
Per dirla in poche parole?
«Bisogna sicuramente coniugare l’autonomia con la piena responsabilità verso i risultati, quindi i ragazzi, il Paese».
Ovvero? Come pensate di riuscirci, concretamente?
«Già è partito un serio monitoraggio dei risultati da parte del ministero: continuerà e sarà molto attento. Sono in valutazione 18 mila "prodotti" di ricerca universitaria, selezionati e inviati al Comitato per la valutazione. Poi c’è il nuovo modello di finanziamento delle università che non guarda solo al numero degli studenti ma a tre parametri: gli iscritti senza matricole e fuori corso, la coerenza dei percorsi formativi con gli sbocchi professionali, la valutazione della ricerca. Ma i primi risultati si vedono. I tassi di abbandono erano altissimi, il numero di laureati molto basso, i ritardi nel conseguimento della laurea assurdi. Abbiamo più laureati in minor tempo. Il tasso di abbandono era del 66%, ora è del 46%. È sempre elevato, lo so, ma è calato. Ci sono più professori in rapporto agli studenti. Infatti abbiamo aumentato del 20% docenti e ricercatori: sono passati dai 50 mila del 2000 ai quasi 60 mila nel 2005. E i finanziamenti complessivi sono cresciuti dal 2001 al 2005 del 13%».
Ancora Galli della Loggia accusa: molti atenei tengono basse le rette e moltiplicano i corsi per favorire il passaggio dei docenti al livello superiore e tenere buoni gli studenti...
«Anche qui ha ragione. I corsi sono spesso troppo numerosi per esaudire le richieste dei professori, più che per venire incontro alle esigenze degli studenti. Ma noi intendiamo assicurare qualità ai corsi. Ora sono stati introdotti requisiti minimi a seconda delle varie facoltà: nove docenti per i corsi di primo livello e sei per il secondo, strutture adeguate, posti a sedere, laboratori, almeno un tutor ogni 25-40 studenti».
Si ha spesso la sensazione che maggioranza e minoranza trovino intese trasversali nel nome degli interessi corporativi del mondo universitario per affossare le riforme, o stravolgerle. Che ne pensa?
«Su questi temi governo e maggioranza sono sempre stati compatti. Non ho motivo di credere che in futuro ci siano cambiamenti. E voglio sperare, in generale, che nelle università prevalgano le forze migliori...».
Il sistema dei crediti crea una moltiplicazione dei corsi, una parcellizzazione delle prove: sembra quasi che il vecchio «esame generale» sia finito, che molti ragazzi escano senza essere padroni della materia.
«Non è il sistema dei crediti ad aver prodotto la polverizzazione degli insegnamenti. Ma la gran mole di insegnamenti con un basso numero di crediti è motivata spesso dalle spinte accademiche. Le università sono autonome nell’attribuire il numero dei crediti da assegnare a ciascun segmento, usano questo meccanismo proprio per aumentare i corsi. Anche per questo servirà il monitoraggio del ministero».

I ricercatori universitari protestano: non siamo la zavorra dell’università, noi siamo la terza gamba dello sgabello su cui poggia l’intero sistema. La Moratti vuole cancellarci.
«Il sistema dei ricercatori con contratto a tempo determinato pluriennale ci permetterà di allargare la base dei giovani che entrano nell’università e di selezionare i migliori non solo per la carriera accademica ma anche per l’inserimento nelle imprese. Non dimentichiamoci che, secondo gli accordi di Lisbona, il 3% del Pil dev’essere investito nella ricerca: ma i due terzi di quella cifra devono essere costituiti da investimenti privati. Quindi i ricercatori sono una risorsa per l’intero sistema-Paese, non solo per l’università».
Ma il nodo resta quello dei contratti a tempo determinato...
«Parliamo d’Europa, di cifre. In Italia abbiamo 59 mila docenti a tempo indeterminato: contando anche chi ha contratti per poche ore di insegnamento, senza coinvolgimento nelle scelte dell’ateneo, si arriva a 15 mila titolari di tempi determinati. In Francia il rapporto è di 49 mila a tempo indeterminato contro 33 mila. In Germania addirittura 38 mila contro 100 mila, nel Regno Unito 65 mila contro 70 mila. Mi sembra evidente che ci si debba allineare su simili realtà».
I ricercatori non ci stanno, sono sul piede di guerra.
«Noi abbiamo sempre riconosciuto il loro impegno. Sappiamo che, grazie soprattutto a loro, è stato possibile garantire l’offerta formativa dopo la revisione degli ordinamenti del 1999. Ma ricordo che dal 1980 al 2004 sono stati banditi 33.251 posti tra professori ordinari e associati: le opportunità offerte sono state significative. Comunque nel disegno di legge abbiamo pensato di riconoscere l’impegno degli attuali ricercatori, e su questo è aperto il confronto con i rettori. E ancora, nel ddl è prevista una idoneità scientifica nazionale aperta. Chi la otterrà potrà occupare i posti che si libereranno nei prossimi dieci anni, cioè 32 mila, tra pensionamenti e uscite: un turnover che creerà grandi opportunità, inclusi i più giovani. Infine c’è un’altra questione. La legge richiede "piena maturità scientifica" per gli ordinari, "maturità scientifica" per gli associati. Per una terza figura dovremmo immaginare una "scarsa maturità scientifica"?».
La Conferenza dei rettori, presieduta dal professor Piero Tosi, la accusa: c’era bisogno di un confronto più aperto, di scelte condivise. Come risponde?
«Ci avevano chiesto di sospendere l’esame del provvedimento finché non fossero stati garantiti all’università i fondi aggiuntivi e lo sblocco delle assunzioni. Con la Finanziaria il nodo è stato sciolto. Il 27 gennaio l’assemblea della Conferenza dei rettori ci ha presentato quindici richieste di modifica. Ne abbiamo accolte tredici, tra cui il mantenimento della distinzione tra tempo pieno e tempo definitivo, il ricorso alle docenze esterne con contratti a tempo determinato. Ora abbiamo concordato una ulteriore pausa per proseguire il confronto sui tempi aperti. Difficile, credo, parlare di un dialogo che non c’è. Il nostro, per concludere e per rispondere a Ernesto Galli della Loggia, è un modello di università che coniuga equità e merito, autonomia e responsabilità».
Paolo Conti
 
 
11   - Corriere della Sera
«Ridicolo boicottare la Coca-Cola» Tra i professori c’è chi si pente Casula: se si rivotasse, sarei contro. Grilli: non ci fu discussione
ROMA - Il dissenso esplode piano, come bollicine che arrivano in superficie: a «Roma Tre», adesso, cominciano a venire a galla parole, pareri contrari. E sarcasmo, anche: «E poi cosa faremo - si chiede uno dei componenti del Senato accademico, Pietro Grilli di Cortona - metteremo una commissione per la salute pubblica? E chi decide cosa fa bene e cosa male?». Il professore di Storia contemporanea Carlo Felice Casula aggiunge: «Un conto sono le scuole elementari, nelle quali è giusto insegnare ai bambini cosa bere e mangiare, ma da noi qualsiasi tentazione pedagogica è una forzatura». Insomma, se l’ateneo offre una versione light della decisione del Senato, «che ha solo preso atto della richiesta degli studenti», dall’altra il «boicottaggio della Coca-Cola», come lo chiamano i ragazzi, non solo continua a far discutere, ma s’arricchisce. Di pareri contrari, come detto. Ma non solo. Alcuni preferiscono dire che «quel giorno sono andato via prima», o «ero uscito a telefonare», o anche «mi dispiace, ero all’estero». La vicenda è nota, a metà febbraio il Senato accademico dell’ateneo più giovane della Capitale (40 mila iscritti), «prende atto» della proposta dei rappresentanti degli studenti (di sinistra). I ragazzi, nel testo, parlano di multinazionali «accusate di crimini di lesa umanità» e chiedono di sostituire alcuni prodotti, nelle macchinette distributrici, con quelli del commercio equo e solidale. Il Senato accademico, come ha precisato ieri «Roma Tre», «in seduta il 15 febbraio, ha unanimemente preso atto della mozione». In qualche modo, «ma senza votare», la accoglie. Di certo, non la rigetta. La decisione è presa: basta a certe merendine e bibite gasate nelle macchinette, spazio ai prodotti «bio». Nei bar tutto come sempre.
Decisione all’unanimità, ripetono tutti. Solo che qualche settimana più tardi, e più precisamente ieri, questa intesa, tra i membri del Senato, non sembra più così solida. Sentite Carlo Felice Casula: «Va ricordato che la Coca-Cola ha origini nobili, eticamente valide, nasce infatti come bevanda da opporre alla diffusione dell’alcol. E in ogni caso io ne sono un amante. Ma anche se non la bevessi, sentirei di oppormi al corto circuito che si è creato: un conto è favorire il commercio equo, un altro è arrivare all’ostracismo, all’antiamericanismo». Perché questo sembra essersi creato, secondo molti. «Infatti se si votasse oggi, sarei contrario. E in ogni caso il Senato non ha la competenza per decidere simili questioni». Grilli di Cortona premette che «in quella seduta del Senato, la vicenda è stata trattata solo alla fine, e senza discussione». Ricorda che «fu interpretata come esibizionismo politico, non sembrava una decisione operativa, anche perché il Senato non credo possa limitare il libero mercato». Oggi però, quasi un mese dopo, «la sensazione è che si inveisca contro le multinazionali in modo indiscriminato, che si tratti di un semplicismo che ha un forte accento ideologico». Capisce i ragazzi, però: «Hanno fatto il loro gioco, si sono fatti pubblicità». Ma se si potesse votare «sulla messa in pratica della mozione, voterei no».
E così, adesso, nell’ateneo la vicenda è trattata con molta cautela. Alcuni professori, oggi, parlano a lungo prima di dire che «va bene, adesso le rispondo con franchezza: nel Senato accademico - è il docente di linguistica italiana Paolo D’Achille ad affermarlo - si discute di molte cose, e su alcune, forse, si decide senza riflettere troppo sulle conseguenze, sul rilievo che viene dato». Ecco il punto: nessuno a «Roma Tre», tranne forse gli studenti, si aspettava tanto clamore. E oggi è tutto un far notare che «boicottare la Coca-Cola - come dice il preside di Scienze politiche, Luigi Moccia - sarebbe banale e ridicolo. Noi vogliamo solo dare spazio a una forma sperimentale per sensibilizzare i ragazzi, aiutarli a fare attenzione ai profili socioeconomici». Invece il professor Roberto Aguiari fa notare che «non c’è mai stata votazione», il preside di Architettura Francesco Cellini che «da una richiesta ragionevole dei ragazzi è nata una questione eccessiva. Ma quale boicottaggio? Anche numericamente sarebbe ridicolo. I problemi delle università sono altri, non si può parlare di quelli?». Un altro professore, Gaetano Domenici, minimizza: «Gli studenti volevano dare un segnale sulle multinazionali», mentre il preside di Scienze della formazione, Francesco Susi, rimane «favorevole alla decisione presa, la condividevo e la condivido». Detto con tono fiero, di chi capisce il momento e non si sposta di una virgola. Invece il professor Vincenzo Mannino non ha «elementi per commentare, sono in Francia da una settimana». Ma la decisione è di un mese fa... «Si vede che ne hanno parlato alla fine, quando sono andato via».
Alessandro Capponi
IL SENATO ACCADEMICO DI ROMA TRE
Docenti e studenti, i 51 contro le bollicine
Il Senato accademico di Roma Tre è composto, oltre che dal rettore Guido Fabiani, dal prorettore Mario Morganti e dal direttore amministrativo Pasquale Basilicata, dai presidi delle varie facoltà: Vito Michele Abrusci (Lettere e filosofia), Franco Gori (Ingegneria), Maria Paola Potestio (Economia), Francesco Cellini (Architettura), Mario Girardi (Scienze matematiche, fisiche e naturali), Letizia Vacca (Giurisprudenza), Luigi Moccia (Scienze politiche) e Francesco Susi (Scienze della formazione). I rappresentanti dei docenti sono Paolo D’Achille (professore ordinario), Giacomo Marramao (ordinario), Anna Pompei (ricercatore), Liliana Barroero (ordinario), Francesco Fiorentino (professore associato), Carlo Felice Casula (ordinario), Gaetano Domenici (ordinario), Andrea Vidotto (ordinario), Silvia Santini (ricercatore), Alfonso Miola (ordinario), Carlo Benedetto (ordinario), Pietro Renato Di Rosa (associato), Settimio Mobilio (ordinario), Giovanni De Marco (ordinario), Giovanni Antonini (ordinario), Augusto Gambacorta (ordinario), Corrado Falcolini (associato), Liliana Rossi Carleo (ordinario), Antonella Palumbo (ricercatore), Paolo Carnevale (ordinario), Santino Vincenzo Mannino (ordinario), Claudio Mazziotta (ordinario). I rappresentanti dei direttori sono Giorgio De Vincenti (ordinario), Francesca Cantù (ordinario), Mario De Nonno (ordinario), Augusto Di Napoli (ordinario), Giorgio Piccinato (ordinario), Antonio Praturlon (ordinario), Alessandro Verra (ordinario), Roberto Aguiari (ordinario), Pietro Grilli di Cortona (ordinario). L’area amministrativa è rappresentata da Aldo Rocchegiani (Divisione affari generali e Ufficio ricerca) e Maria Colagrossi (Servizio legale), l’area bibliotecaria da Maria Palozzi, l’area tecnico ausiliaria da Maria Rosaria Cagnazzo. Infine, i rappresentanti degli studenti: Massimiliano Caserta (Architettura), Francesco Pennacchia (Scienze matematiche, fisiche e naturali), Federica Zaccagnini (Economia), Enrico Crescenzi (Giurisprudenza), Emanuele Occhipinti (Giurisprudenza).
 
 
 

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