Domenica 24 aprile 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 aprile 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Cagliari
Staff guidato dal professor Cao
Nuovi finanziamenti dall’Agenzia spaziale: promossa Ingegneria
Il suo studio è sempre lo stesso: pochi metri quadri con una valanga di libri, testi e tesi universitarie. Da quelle quattro mura nel dipartimento di Ingegneria chimica e dei materiali, nel 2002 era nato, in collaborazione con Crs4 e Cnr, il progetto Cosmic, da tre milioni di euro presentato all’Agenzia spaziale europea, per studi su derivati di alluminio, boro e titanio in assenza di gravità. Da tre anni nulla è cambiato, anche la validità degli studi dello staff guidato da Giacomo Cao, che ha nuovamente attirato l’attenzione dell’Agenzia spaziale europea. Anche in questo caso la cifra è elevata (un milione e 360 mila euro), con una ricerca che segue i passi della precedente. In concreto, gli studi in assenza di gravità su alcune classi di materiali che potrebbero servire in futuro a realizzare saldature nello spazio. Come nel progetto Cosmic, anche in questo caso il gruppo Alckeme guidato dal professor Cao è affiancato dal Crs4 e dal Cnr, oltre che da staff del Belgio, Spagna e Russia. La grande novità è il coinvolgimento di una piccola media impresa di Sestu, la Corem srl. Insomma nello spazio ci sarà rappresentata la ricerca dell’Università di Cagliari. «Stiamo continuando a lavorare sul progetto Cosmic, ma nel frattempo ne abbiamo presentato uno nuovo, che nei giorni scorsi ha ricevuto una valutazione di eccellenza da parte dell’Agenzia spaziale europea che coprirà i costi». Cao è il vertice di un gruppo di lavoro che continua a crescere, e che ottiene riconoscimenti scientifici a livello mondiale. Il nuovo progetto segue le orme del precedente: l’obiettivo è quello di studiare il comportamento della sintesi di diverse classi di materiali in assenza di gravità. Nel caso di Cosmic si è arrivati, attraverso sperimentazioni con i voli parabolici (nel marzo del 2002) e con una missione sulla stazione spaziale (novembre 2002), a valutare il comportamento del sistema costituito da alluminio, titanio e boro in assenza di gravità. Studio mai realizzato prima. Mentre si mettono in cantiere altre missioni spaziali, ecco arrivare la notizia del finanziamento del secondo progetto, con la parte italiana che ammonta a 825 mila euro. «Siamo in attesa che l’agenzia spaziale nazionale copra la parte italiana relativa al primo progetto, circa un milione e 600 mila euro sui tre totali ? ricorda Cao ? Speriamo che questo secondo riconoscimento a livello europeo affretti l’iter». La novità di ricerca scientifica che ha attirato l’attenzione è lo studio di nuovi sistemi che un domani, consentiranno di rivoluzionare le attività delle missioni spaziali. Tutto made in Cagliari, in un istituto che, per arredi e colpo d’occhio, ti fa fare un salto nel passato più che nel futuro. Potere della scienza. Matteo Vercelli
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 57 – Monserrato
Monserrato
Una clinica nel rudere di Cortis
È ormai un rudere. Costruita nel 1991 dal consorzio regionale imprese edilizia scolastica (Cries), la scuola elementare del quartiere Cortis aspetta un restauro che la trasformi in clinica odontoiatrica. Nel 2003 il Comune di Monserrato ha stipulato con l’Università degli studi di Cagliari un protocollo d’intesa per utilizzare la scuola non solo come sede della clinica odontoiatrica, ma anche per istituire i corsi di laurea breve in medicina. L’ edificio offrirà spazio per associazioni di volontariato, società sportive e per la scuola materna. «Il progetto è stato approvato», dice l’ingegner Andrea Cossu, dell’ufficio tecnico comunale, «ma le sovvenzioni della Regione sono insufficienti per realizzarlo: abbiamo ricevuto 307 mila euro e per concretizzarlo serve un milione e ottocentomila euro». Un buco consistente che non spinge all’ottimismo. «Stiamo aspettando che la Regione integri il finanziamento per poter cominciare i lavori», chiarisce Cossu. Il fabbricato, che diverrà sede universitaria, si trova nel quartiere Cortis a ridosso del confine con Selargius, vicino alla stazione delle ferrovie della Sardegna e il Policlinico Universitario. Da tempo è un rudere: abbandonato, l’edificio è stato con gli anni preso di mira da vandali, riusciti in poco tempo a rovinarne la struttura. Nel 1989 il Comune di Cagliari approvò il progetto per la costruzione di una scuola elementare. Due anni dopo, l’ inizio dei lavori affidati al Consorzio regionale di imprese per l’edilizia scolastica Cries, sospesi nel ?92 e mai più ripresi. Diverse le cause dell’interruzione. Problemi rilevati nel collaudo durante la realizzazione, vicissitudini politico-amministrative legate alla divisione patrimoniale tra i Comuni di Cagliari e Monserrato, e diminuzione demografica. La costruzione realizzata dal Cries manca di qualsiasi rifinitura e di impianti: visibile solo nella struttura, si trova in stato di abbandono causato da ripetuti atti vandalici. Giulia Marini
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 41 – Ogliastra
Scienze ambientali, i laureati chiedono il riconoscimento della loro figura
"Ambiente" e "sviluppo sostenibile" sono state ieri le parole chiave dell’incontro nazionale delle scienze ambientali organizzato dalla sezione locale dell’Aisa per confrontarsi sulle competenze che la laurea in questa materia dà in tema di pianificazione e monitoraggio dell’ambiente. Leonetto Conti, docente della facoltà di Nuoro, ha evidenziato per esempio le competenze del dottore ambientale nel settore delle energie rinnovabili; Diego Marazza, esperto di sistemi di gestione ambientale, ha puntato sul valore economico che una corretta gestione territoriale può comportare; Carmen Giancola e Veronica Marullo hanno dato testimonianza delle proprie competenze professionali come dottoresse in scienze ambientali. Giovanni Micera, preside della facoltà di Scienze dell’università di Sassari, Sergio Vacca, docente della Facoltà di Nuoro, Tonino Bassu portavoce del presidente del Consorzio Universitario della Sardegna centrale e Giovanni Zidda, presidente Aisa di Nuoro, hanno posto l’accento sulla offerta formativa presente in Sardegna, insistendo sulla necessità che istituzioni e intellighenzia isolana elaborino una strategia per impedire la fuga degli studenti verso le università della Penisola. Mario Napoletano, presidente nazionale dell’Aisa, ha illustrato la diffusione nazionale dell’Associazione e i network di cui dispone per mettere in contatto i professionisti dell’ambiente in tutto il Paese. Nell’intervento di Marcello Garau, esponente dell’Arpas, è saltato fuori anche l’argomento parco «che dev’essere - ha puntualizzato Vacca - un’esigenza locale e non un’imposizione esterna». Parlando di sviluppo sostenibile, Carla Testa, presidente dell’Arpas, ne ha trovato le componenti nella conoscenza e nella comunicazione. Da parte dei laureati e degli organizzatori del convegno è stata formulata anche la richiesta specifica all’assessore regionale all’Ambiente Tonino Dessì di ufficializzare la professionalità del dottore ambientale con il suo inserimento nei bandi di concorso per l’accesso alle agenzie regionali per la Valutazione di impatto ambientale. «Cosa fattibile dal punto di vista giuridico e pratico», secondo Edolo Minarelli, direttore dell’Arpa Emilia. «Da parte mia - ha risposto Dessì - assicuro l’impegno affinché questa figura trovi il giusto impiego nell’amministrazione delle nuove province che, con l’attivazione di una politica ambientale fondata su basi scientifiche, avranno bisogno di figure così qualificate". Barbara Murru
 
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 44 – Sassari
Sassari Lutto all’Ateneo per la morte di Da Passano
Mario Da Passano, preside della Facoltà di scienze politiche, è morto ieri nel tardo pomeriggio. La causa del decesso sarebbe un infarto. Il professore, docente di Storia del diritto e Storia delle codificazioni si è sentito male in viale Umberto, a pochi metri dalla propria abitazione. Soccorso da due mezzi del 118 è stato immediatamente trasportato all’ospedale Santissima Annunziata dove però è giunto ormai privo di vita. Grande la commozione nel mondo accademico sassarese: il professor Da Passano era diventato preside di Scienze politiche da poco più di un anno. Era nato a Genova il 1° gennaio del 1946. Dopo aver conseguito la maturità classica, nel 1969 si era laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Genova, discutendo una tesi in Storia del diritto italiano. Nel 1971-72 era stato addetto alle esercitazioni di Filosofia del diritto e di Esegesi delle fonti del diritto romano nella Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Genova, presso cui è stato negli anni seguenti titolare di una borsa di studio e poi di un contratto di ricerca. Nel 1975-76 gli era stato conferito l’incarico di Storia delle codificazioni e delle costituzioni contemporanee presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Sassari e nel 1982 ha conseguito l’idoneità a professore associato nella stessa materia. Dal 1990 era professore ordinario di Storia del diritto medioevale e moderno presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Sassari. Direttore del dipartimento di Storia dal 1995-96 al 2001-02. Dopo essersi occupato inizialmente della storia del processo di costituzionalizzazione fra il XVIII e il XIX secolo, i suoi interessi scientifici si erano rivolti prevalentemente alla storia della codificazione sia del diritto civile sia del diritto penale. Al suo attivo numerosi saggi.
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Nuoro
Anche Azione giovani si schiera in difesa dell’Università nuorese
 NUORO. Azione giovani, il movimento giovanile di Alleanza nazionale, si schiera con il Consorzio interuniversitario nuorese, a difesa della Università di Nuoro che rischia seriamente di essere ridimensionata da alcuni provvedimenti dell’Università di Cagliari che ha deciso di attivare i due corsi di laurea specialistica in Scienza dell’amministrazione pubblica e in Gestione e programmazione delle politiche dei servizi sociali solo nella sede cagliaritana, impedendo a Nuoro di dare avvio ai due corsi.
 “Siamo di fronte a un vero proprio scippo - commenta Daniele Maoddi, presidente provinciale di Azione Giovani e consigliere di amministrazione dell’ateneo di Sassari -. Vogliamo fare nostro l’appello lanciato qualche giorno fa dal presidente del Consorzio, Bachisio Porru, a difesa dei corsi specialistici nuoresi, e consideriamo la decisione dell’ateneo cagliaritano profondamente inopportuna e centralista. Ancora una volta, dopo le minacce di tagli da parte della giunta regionale di Renato Soru, la nostra provincia rischia di essere ulteriormente danneggiata da decisioni prese dall’alto. Auspichiamo che tutte le forze politiche e sociali, al di là della diversa appartenenza, facciano sentire la loro voce affinchè l’Università nuorese non venga ridimensionata ma anzi sia al centro del dibattito politico e dei futuri programmi di sviluppo».
  
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Cagliari
Esperti a confronto oggi a Villagrande su natura e lavoro 
 VILLAGRANDE STRISAILI. Ieri e oggi, in paese si tiene l’incontro nazionale delle scienze ambientali. Uno dei componenti il consiglio nazionale dell’omonima Associazione, è il villagrandese Gabriele Rubiu, che è stato eletto in rappresentanza delle regioni del centro Italia ed è stato proposto dal consiglio nazionale alla carica di vice presidente. «La manifestazione di sabato e domenica - ha spiegato Rubiu - vuole essere, per i laureati sardi, un’occasione di confronto con i loro colleghi provenienti da diverse regioni italiane. È un momento importante per noi che viviamo una realtà, quella del lavoro, ben diversa dal resto della nazione. L’alto tasso di disoccupazione e le difficoltà nel trovare un lavoro, ci spingono a volere essere sempre più “aperti” verso realtà diverse dalle nostre, soprattutto verso giovani che hanno un’occupazione da diversi anni. Cosa che li ha portati a maturare un’esperienza in differenti settori, sempre relativi all’ambiente, che possono servirci da esempio». A parere di Gabriele Rubiu, è proprio ambiente la parola chiave di questi ultimi decenni: «E la figura professionale del laureato in Scienze ambientali, nata solo da due decenni in Italia, è stata ideata per potere occupare delle cariche nei settori più diversi di cui l’ambiente è composto. A tal proposito, basta citare alcuni esempi: il settore dei rifiuti, delle energie alternative, della Valutazione di impatto ambientale (Via), della valorizzazione e conservazione delle aree protette, della certificazione di qualità ambientale, dei Gis (Sistemi informativi geografici), della tutela delle acue e altri». L’obiettivo che l’Associazione italiana delle scienze ambientali si è proposta di raggiungere con la due giorni, è quello di potere realizzare, per la seconda volta in Sardegna, un importante momento di confronto fra i laureati sardi e i laureati in Scienze ambientali delle Università delle altre regioni italiane. (l.cu.)
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
LUTTO A SCIENZE POLITICHE 
E’ morto il preside Mario Da Passano
  SASSARI. Si è accasciato a terra davanti al portone di casa, in viale Umberto, stroncato da un infarto. È morto così, nel tardo pomeriggio di ieri, il professor Mario Da Passano, preside della facoltà di Scienze politiche e direttore della scuola di Giornalismo dell’università di Sassari. Inutili i soccorsi dei medici del 118, che hanno provato a lungo a rianimarlo.
 Mario Da Passano, nato a Genova nel 1946, laureato in Giurisprudenza, nel 1975 aveva ricevuto l’incarico di Storia delle codificazioni e delle costituzioni contemporanee nella facoltà di Giurisprudenza di Sassari, diventando poco tempo dopo professore associato. Dal 1990 era diventato ordinario di Storia del diritto italiano nella facoltà di Scienze politiche. Dal 1995 al 2001 è stato direttore del Dipartimento di Storia. Alcuni mesi fa era stato nominato preside della facoltà di Scienze politiche, prendendo il posto del professor Virgilio Mura. Negli anni scorsi aveva dedicato i suoi studi alla storia del Diritto penale nell’Italia preunitaria tra Sette e Ottocento, occupandosi specialmente dei problemi relativi alla giustizia e all’unificazione legislativa. In seguito aveva coordinato un gruppo di ricerca sulla storia del carcere nell’Italia liberale. Nei prossimi giorni sarebbe dovuto partire per un mese a Corfù per uno studio sul diritto. Mario Da Passano ha pubblicato numerosi libri sulla storia del Diritto penale.
 
 
 
8 – Corriere della sera
I medici soddisfatti: «Meglio un politico che un nostro collega»
ROMA - Storace ministro, le reazioni sono contrastanti. Sindacati, associazioni, primari e ricercatori si dividono nel giudicare l’arrivo dell’ex governatore di An sulla poltrona che è stata dell’esperto di immunologia Girolamo Sirchia: giudizio negativo da Cgil e Anaao-Assomed. Commenti favorevoli, invece, da medici di famiglia e ricercatori che vedono «un passo avanti» e da chi ha scelto la terapia «Di Bella» per curare il cancro. Attende invece di conoscere il programma del neo ministro il Tribunale per i diritti del malato. «Il passaggio da Sirchia a Storace non ci entusiasma affatto - spiega Achille Passoni , responsabile nazionale della Cgil Sanità - perché se con il primo abbiamo avuto quattro anni di vuoto pneumatico, il secondo è stato sconfitto alle elezioni regionali anche perché i cittadini non hanno gradito il suo modello di sanità, troppo sbilanciato sulle cliniche private». Concorda Serafino Zucchelli , segretario nazionale dell’Anaao-Assomed: «Siamo preoccupati: Storace sarà più sensibile ai problemi sociali rispetto ai liberisti di Forza Italia, ma per anni ha privilegiato le strutture private rispetto alle Asl».
Luigi Frati , prorettore e preside di Medicina dell’università «La Sapienza» di Roma, preferisce «sempre un politico a un tecnico». L’esponente di An «conosce bene i problemi della sanità - aggiunge Frati - ma il settore è troppo condizionato dalla disponibilità di fondi». Per Mario Falconi , responsabile della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) «l’ex ministro non è mai stato un vero tecnico, cioè un esperto di politiche e sistemi sanitari. Meglio quindi un vero politico». Sirchia «è un ottimo medico - precisa Falconi - ma è un’equazione imperfetta pensare che un ottimo medico sia di certo un ottimo ministro».
Diplomatico Claudio Bordignon , direttore scientifico del San Raffaele di Milano: «Preferisco sempre i tecnici, soprattutto per programmi di 5 anni, ma è giustificabile un politico per governi di breve durata». E il primario di chirurgia plastica del Policlinico Umberto I di Roma, Nicolò Scuderi , taglia corto: «Tecnici o politici, l’importante è che siano bravi perché la sanità è un campo minato». Patrizia Mizzon dell’Associazione che sostiene la terapia «Di Bella» spera «in qualcosa di importante da Storace, Veronesi e Sirchia non hanno fatto molto». Più cauta Teresa Petrangolini del Tribunale del malato: «Vedremo come si comporterà su problemi concreti, come le liste d’attesa: poi lo giudicheremo».
Francesco Di Frischia
  
9 – Corriere della sera
Il filosofo Berti: sì alla ricerca, ma andava aggiunto il divieto di produrne altri
Embrioni, lite sul parere dei Lincei
MILANO - Era inevitabile. Il «sì» dei Lincei alla ricerca sulle cellule staminali embrionali (58 voti favorevoli, otto contrari e quattordici astenuti) ha suscitato perplessità e reazioni polemiche. Dentro e fuori l’Accademia. Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, è il più duro. Dice: «Il testo sembra avere lo scopo di influire sull’opinione pubblica e non di promuovere la scienza». E parla di «strategia unitaria dei referendari». Anche Riccardo Pedrizzi (An), presidente della Consulta etico religiosa, prende le distanze: «Il documento non è condivisibile. La proposta di usare gli embrioni già prodotti e crioconservati, con l’argomentazione che altrimenti sarebbero destinati a morte certa, parte da un presupposto sbagliato. Non è vero: quegli embrioni si potrebbero adottare». Il tema divide gli accademici. Più di quanto non dica l’esito della votazione, difficile e tesa, come quando tra i presenti è volato un «nazisti!». «Non c’ero, mi trovavo a Catania per un convegno. Ma certamente non avrei votato un documento senza una indicazione precisa scritta e inequivocabile sul divieto di produrre in futuro embrioni destinati alla ricerca. L’epiteto nazista? Non approvo questi eccessi, accuse di questo tipo non rientrano nelle mie abitudini», spiega Enrico Berti, professore di Storia della filosofia all’Università di Padova. E Paolo Prodi, docente di Storia moderna all’ateneo bolognese, ammette: «Non ho potuto partecipare alla votazione. Ma il discorso sull’uso o meno degli embrioni diventa tecnico e molto limitato. Il tema centrale, di interesse per tutti, è quello della vita stessa». Giuseppe Zerbi, ordinario di Scienza e tecnologia dei materiali al Politecnico di Milano, è uno degli otto «no». «Io ero presente - dice - e ho votato contro il documento sulle cellule staminali ricavate dagli embrioni congelati. Ho detto no a un testo blindato e ambiguo che non tutela l’essere vivente».
Ciascun no ha motivazioni articolate e precise. Enrico Berti parla dal punto di vista filosofico. Spiega: «Acconsento in linea di principio, per fini scientifici e terapeutici, all’uso degli embrioni già esistenti e dei quali si sa con certezza che non potranno mai essere messi nelle condizioni di potersi sviluppare. Sarebbe senza senso opporsi». Però: «L’impiego di embrioni umani per scopi diversi dallo sviluppo e dal bene degli embrioni stessi contraddice un principio fondamentale dell’etica kantiana: "Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro uomo, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo". E l’embrione è in potenza una persona».
Il sì degli accademici di fatto arriva a poche settimane dall’appuntamento referendario del 12 e 13 giugno, quando gli italiani saranno chiamati a rispondere ai quattro quesiti sulla legge che regola la procreazione assistita. E, letto dai referendari, l’intervento dei Lincei appare di sostegno. Così Marco Cappato, segretario dell’associazione Luca Coscioni, assicura: «Il voto dell’altroieri è un pronunciamento di buon senso. Una conferma della distanza tra la gran parte della comunità scientifica e il legislatore che ha partorito la legge 40. Gli accademici hanno sottolineato con semplicità la contraddizione di una legge che, sacralizzando l’embrione, preferisce che i trentamila embrioni soprannumerari esistenti oggi in Italia marciscano nei congelatori, piuttosto che essere utilizzati per cercare la cura contro malattie». Per la biologa Raffaella Nicolai la presa di posizione dell’Accademia rispecchia in pieno «l’evidenza scientifica e anche medica: l’embrione non è persona umana». Su questo, però, tra gli accademici non c’è unanimità.
Elvira Serra
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Questionario e social

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