Martedì 3 maggio 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 maggio 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 47 – Sulcis-Iglesiente
Carbonia. Il grande evento
Una città in festa ha inaugurato la piazza d'autore
Un lunghissimo applauso, il ventesimo di un pomeriggio all'insegna della festa, ha salutato ufficialmente la nuova piazza Roma e "Frammento di vuoto n.1", il gioiello di marmo bianco fiore all'occhiello della città, eredità del grande maestro Gio' Pomodoro. L'attesaA battere le mani migliaia di persone che per quattordici mesi hanno atteso questo grande evento, in testa i familiari di Gio' Pomodoro, e poi gli studiosi, i tecnici, gli ingegneri che hanno seguito passo a passo la rinascita della piazza, gli amministratori della città e dei centri vicini, e poi il vescovo di Iglesias, le autorità militari del territorio, il rettore dell'Università di Cagliari e decine di altri ospiti illustri. Già, non mancava proprio nessuno, tutti sapevano che si stava scrivendo una nuova pagina di storia della città, che sarebbe stata un'occasione unica e irripetibile. Il convegnoGrande festa doveva essere e così è stato, sin da quando centinaia di persone hanno riempito ogni centimetro libero del Teatro Centrale che ha ospitato il convegno di inaugurazione e da dove è partita la lunga serie di applausi. Il primo, doveroso, tributato al figlio e alla compagna del maestro che il destino ha portato via prima di questo gran giorno: «Mai ci saremo persi questo momento - ha detto la signora Antonietta Ferraris che il maestro chiamava affettuosamente Etta - anche per noi quella di oggi è una data fondamentale». Del resto Gio' Pomodor: «teneva moltissimo a questo progetto - ha raccontato il figlio - quando l'amministrazione comunale di Carbonia lo chiamò per chiedergli il suo contributo accettò con entusiasmo. Io invece ero scettico mio padre allora (era il 2002 ndr) era già malato e aveva già preso tanti impegni, così ero convinto che avrebbe rifiutato. Ma non lo ha fatto. Adorava la Sardegna ed era come se per questa terra avesse un debito. Lo ha aperto ad Ales trent'anni fa con la realizzazione della piazzetta dedicata a Antonio Gramsci, lo ha chiuso oggi a Carbonia». La storiaLo ha chiuso nella città dei minatori, nella terra "dove ogni pietra trasuda una storia antichissima", la storia dei fenici e dei punici che tanto affascinò il maestro durante la passeggiata a Monte Sirai il 28 maggio del 2002. «Quando lo chiamammo sapevamo che una sua risposta positiva avrebbe avuto un'enorme importanza per la nostra città - ha ricordato l'assessore all'Urbanistica Ignazio Cuccu - quando abbiamo cominciato a parlare della nuova piazza Roma abbiamo da subito avvertito la necessità, il bisogno di una grande opera, di un segno d'autore che connotasse questo grande spazio. La scelta di Gio' Pomodoro era certamente ambiziosa ma il suo tratto ci sembrava quello giusto e abbiamo voluto provarci». L'emozione per quel "sì" del grande maestro si è fatta ancora più grande «quando abbiamo visto con che passione si è dedicato a questo grande progetto - ha aggiunto Cuccu - quando è arrivato in città deciso a rendersi conto di persona di quale fosse la città che avrebbe ospitato la sua opera che oggi provoca in tutti noi emozione e stupore. Un gioiello che insieme alle torre mineraria diventerà ambasciatore della nostra città». Quella "passeggiata" in città è raccontata nelle immagini scattate due anni fa da Milena Mundula che a Gio' Pomodoro ha dedicato la mostra ospitata al piano terra della Torre Civica. Il lavoroAnche inaugurare "Frammento di vuoto n.1" nella giornata dedicata ai lavoratori non è stata casuale. Il tema del lavoro era tanto caro all'artista che certo sarebbe stato felice, domenica, di vedere presenti gli operai che hanno realizzato la grande piazza e «certamente - ha detto il sindaco Tore Cherchi - avrebbe apprezzato la scelta di aprire questa giornata con il ricordo dei 9 minatori che nel 1939 persero la vita in un grave incidente». Pomodoro amava la gente semplice, quella che nel '77 chiamò a lavorare con lui ad Ales e quella che avrebbe voluto con lui a Carbonia: «Non ha fatto in tempo a coinvolgervi come soltanto lui sapeva fare - ha detto il figlio - non so se è stato un peccato o una fortuna, perché avrebbe fatto lavorare sodo tutti. Era convinto che l'opera d'arte dovesse essere vissuta dalla gente sin dalle prime fasi della sua realizzazione». Ed eccola la "gente" assiepata intorno alla scultura che Gio' non ha fatto in tempo a vedere conclusa: «Un patrimonio di altissimo livello - ha commentato il professor Antonello Sanna del dipartimento di Architettura dell'Università di Cagliari - oggi è chiaro a tutti il senso di quel "grande piano di uso collettivo" sognato dal maestro».
Stefania Piredda
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 9 – Cronaca regionale
Racugno al posto di Pennisi a pochi giorni dal rapporto 2005 sulla disoccupazione
Dopo i dati choc salta il presidente dell'Osservatorio
La Regione fa piazza pulita anche all'Osservatorio industriale. Dopo aver cambiato i vertici di Sfirs, Ersat, Arst, Esit, solo per citare alcuni degli enti commissariati o nei quali è stato sostituito l'organismo di controllo politico, anche l'Osservatorio industriale, l'agenzia preposta allo studio dei fenomeni economici dell'Isola, cambia Cda. Un avvicendamento apparentemente meno cruento rispetto ad altri, visto che il presidente Paolo Pennisi (nominato dalla giunta Masala in quota Riformatori, quindi con ancora circa due anni di mandato da portare avanti) aveva da tempo mostrato la disponibilità a rimettere il proprio mandato. La coincidenzaC'è da dire, però, che il cambio della guardia arriva pochi giorni dopo la pubblicazione dell'Osservatorio della congiuntura, nella quale vengono riportati i dati trimestrali sull'economia della Sardegna, non proprio confortanti nei primi mesi del 2005. Una pubblicazione che ha anche avuto strascichi polemici con uno scambio di commenti tra maggioranza e opposizione in consiglio regionale. «Certo la coincidenza è sospetta», ammette Paolo Pennisi, «ma la situazione può avere solo accelerato la decisione». Il presidente uscente, infatti, conferma di aver dato la propria disponibilità a mettersi da parte. «Circa quindici giorni fa avevo rinnovato la disponibilità a rimettere il mandato», racconta l'ex presidente Paolo Pennisi, «poi il 26 ho avuto un colloquio con il presidente della Regione Renato Soru, il quale ha preso atto del mio atteggiamento di apertura. Il giorno successivo ho convocato il personale, dato l'annuncio e inviato la lettera di dimissioni alla Regione. Il 28 è stata poi convocata l'assemblea degli azionisti che ha deciso le nuove nomine». Un nuovo IstatL'assemblea, composta dai rappresentanti di Sfirs (che detiene il 98% delle quote dell'Osservatorio industriale), Confindustria (1%) e Api sarda (1%), ha deciso di nominare presidente un docente dell'Università di Cagliari, Walter Racugno, a cui spetterà anche il compito di portare avanti la trasformazione dell'ente, imposta dalla giunta. Il piano prevede l'acquisto dalla Sfirs del pacchetto di maggioranza dell'Osservatorio industriale, che verrà controllato direttamente dalla Regione, con la trasformazione dell'ente in agenzia governativa. Cambierà anche il nome, proprio per dare forma alla nuova mission: diventare una sorta di Istat sardo per effettuare rilevazioni statistiche sull'economia e la società isolana. Da qui, la scelta proprio di un docente di statistica per la presidenza dell'ente. Ora, fatto il primo passo, l'amministrazione regionale si prepara dunque a portare a termine il resto dell'operazione, modificando radicalmente l'attività dell'Osservatorio industriale. CooperazioneIntanto un accordo tra la Regione sarda e l'amministrazione regionale del Marocco di Chaouia-Ouardigha, è stato siglato a Cagliari tra il presidente della Giunta, Renato Soru e il numero uno del Consiglio regionale di Chaouia-Ouardigha, Abderrahim Atmoun, che ha trascorso due giorni nell'Isola. La bozza dell'accordo prevede «di istituzionalizzare le relazioni e gli scambi e di creare un quadro favorevole alla realizzazione della comune volontà di cooperazione nello spirito di partenariato, con l'obiettivo di appoggiare lo sviluppo economico, sociale, culturale, scientifico, sportivo e ambientale tra le due regioni». L'area di Chaouia-Ouardgha è in posizione strategica al centro del Marocco, fra Rabat e Marrakech, si affaccia sul mare con due importanti porti. È divisa in tre grandi province e rappresenta un quinto della produzione mondiale di fosfati, e il 67% dell'industria del Marocco. Con importanti investitori stranieri (Benetton e Soparex) è la seconda regione industriale del Paese. Le due amministrazioni, è detto nell'accordo, si impegnano a favorire la realizzazione di progetti di cooperazione e di scambi con particolare riferimento allo sviluppo territoriale, economico, delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, alla cooperazione scientifica, al turismo e alla cultura, alla valorizzazione dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile del territorio (centri urbani e zone rurali). Ieri, inoltre, si è tenuto un incontro tra i rappresentanti della delegazione marocchina e alcuni esponenti delle imprese sarde, interessate a partecipare al progetto di cooperazione economica con il Paese del Nord Africa. (g. d.)
 
 

3 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Ospedale-Università, l’assessore Dirindin tiene ferme alcune posizioni 
«Noi pensiamo agli utenti, non ai primari»
E il preside di Medicina abbassa il tiro: «Credo nelle garanzie sull’azienda mista» 
 SASSARI. Prove di accordo in Regione. Dopo il polverone sollevato dalle affermazioni di Giulio Rosati pubblicate sabato dalla “Nuova” sulla prossima costituzione dell’azienda ospedaliero-universitaria e il battibecco di ieri fra il preside della facoltà di Medicina e l’assessore Nerina Dirindin - che ha anche accusato la stampa sarda di fare inutile allarmismo e cattiva informazione - viene fuori una bozza che potrebbe sedare gli animi e portare finalmente alla definizione dei futuri assetti sanitari cittadini. Una riforma considerata urgente da tutti gli operatori del settore.
 Un documento, quello messo a punto martedì scorso nel corso di una riunione a cui ha partecipato, in veste di mediatore fra le parti, anche il presidente della Giunta Renato Soru, che rivede in parte il protocollo d’intesa siglato a Cagliari e che fa da apripista al decollo dell’azienda.
 «Ho accettato di firmare quel documento - precisa il preside Rosati - soltanto perchè contiene la garanzia che i passi avanti verso l’atto definitivo saranno verificati dal consiglio di facoltà».
 Il preside aveva in pratica accusato la Regione di aver definito una bozza di progetto nella quale la formazione, la ricerca e la didattica (attività di competenza dell’università) sarebbero state penalizzate in modo pesante.
 Il progetto, come dispone il decreto legislativo 517 del 1999, prevede la costituzione di una nuova azienda ospedaliero universitaria pur rimanendo in attività il presidio Usl del Santissima Annunziata. La creazione dei dipartimenti e delle strutture semplici comporta anche una serie di scelte mirate in particolar modo a rispettare le direttive nazionali sulla quantità dei posti letto rispetto al numero degli abitanti e l’abbattimento di costi (con l’innalzamento del livello dei servizi erogati) attraverso l’eliminazione di inutili doppioni fra le strutture ospedaliere e universitarie.
 Il problema quindi è di capire, nel caso di una eventuale “fusione”, quali reparti verrebbero “sacrificati” e quali sarebbero le conseguenze di un simile provvedimento. Secondo Rosati le fusioni non possono in alcun modo compromettere la necessità dell’università di svolgere la sua attività didattica e di formazione perchè altrimenti verrebbero meno quei requisiti minimi che consentono di stare al passo con le altre strutture nazionali. E l’ulteriore conseguenza sarebbe l’impossibilità di tenere in piedi tutta una serie di scuole di specializzazione e la facoltà di Medicina sassarese cadrebbe in una sorta di limbo di mediocrità che ne metterebbe in dubbio la stessa sopravvivenza.
 I principi che invece muovono l’assessore Dirindin partono da un presupposto ribadito anche ieri nel corso di un incontro con gli studenti, preoccupati per il loro futuro. L’assessore ha detto che, come richiede la legge, saranno valutate le esigenze di posti letto dell’università e quelle ospedaliere, nel rispetto di un numero totale che non potrà superare i 4,5 posti letto per ogni mille abitanti comprensivi della lungodegenza post-acuzie e della riabilitazione.
 «In ogni caso - ha sottolineato - al centro di tutte queste valutazioni ci saranno solo e sempre le esigenze dell’utenza e non quelle dei primari e dei docenti universitari».
 Una frecciata alla vera e propria guerra che si sta consumando in città fra la componente ospedaliera e quella universitaria rispetto ai futuri assetti dell’azienda. Perchè se due reparti omologhi verranno accorpati si dovrà anche stabilire chi dirigerà la nuova struttura: sarà un universitario o un ospedaliero? È chiaro come su questo versante sia in atto un vero e proprio gioco di potere e che molte posizioni acquisite negli anni, sia da una parte che dall’altra, sono difficili da abbandonare. Nel frattempo l’assessore avverte che se non verranno rispettati i requisiti stabiliti dalla legge e soprattuto i tempi e le scadenze, potrebbero essere annullati i finanziamenti stabiliti per la sanità sassarese.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
«Apprezzo lo spirito costruttivo e l’apertura ai nostri problemi» 
Caro direttore, l’articolo “Sanità nella tempesta”, pubblicato su La Nuova del 1º maggio, rappresenta una cronaca puntuale degli eventi che hanno caratterizzato le trattative degli ultimi giorni circa la costituzione dell’Azienda ospedaliero-universitaria disposta dall’art. 2 del D.L. 517/99, in attuazione del protocollo d’intesa tra Regione e Università di Sassari stipulato in data 11 ottobre 2004.
 L’articolo, tuttavia, non descrive compiutamente (evidentemente per carenza d’informazioni dettagliate da parte mia) il clima costruttivo che ha caratterizzato l’incontro del 27 aprile tra il presidente Soru, l’assessore Diridin, il Rettore, il sottoscritto e il presidente del corso di laurea in medicina. Tale incontro, dopo lunga discussione, ha prodotto un documento che ha reinserito nella costituenda Azienda ospedaliero-universitaria molte delle funzioni assistenziali “essenziali” per la formazione, da sempre strutture della Facoltà, che in un precedente documento erano state soppresse. Nell’incontro, la componente universitaria ha sottolineato la necessità di reinserire nell’azienda anche le funzioni universitarie di cardiologia, dermatologia e oncologia, in quanto discipline caratterizzanti l’ordinamento didattico del corso di laurea in medicina e sedi di scuole di specializzazione post-laurea. Al riguardo, vale sottolineare che nell’art. 7 del protocollo d’intesa stipulato tra Regione e Università è scritto che l’azienda ospedaliero-universitaria di Sassari comprenderà tutte le strutture gestite direttamente dall’Università e tutte le strutture universitarie convenzionate con l’Azienda U.S.L. n. 1.
 Il presidente Soru e l’assessore Dirindin non hanno rigettato la richiesta, dichiarandosi disponibili a riesaminare il problema una volta acquisito il parere della Facoltà di Medicina. Questo impegno è stato assunto direttamente dal presidente Soru, che ha scritto di proprio pugno una nota al riguardo in calce al documento. A questo punto la componente universitaria, preso atto dello spirito di costruttiva apertura ai problemi della Facoltà medica dimostrato sia dal Presidente Soru sia dall’assessore Diridin, ha siglato l’accordo.
 Circa il problema della riduzione del numero dei posti letto per acuti (peraltro imposto dalle vigenti normative), mi preme precisare che l’Università non si è mai opposta a tale dimensionamento. Nel protocollo d’intesa Regione-Università sono previsti specifici parametri, la cui applicazione ridurrà di oltre 220 i posti letto per acuti disponibili presso le strutture universitarie, fermo restando che il numero dei posti letto a disposizione delle strutture universitarie sia funzionale allo svolgimento dell’attività didattico-scientifica e assistenziale delle predette strutture. Circa i posti letto, ho invece sollevato ripetutamente l’esigenza di convertire l’eccesso dei letti per acuti in posti letto per lungodegenza e riabilitazione. A proposito, è importante rimarcare che nel documento siglato nell’incontro con il presidente Soru e l’assessore Dirindin è prevista l’attivazione di un dipartimento di lungodegenza e riabilitazione sia nell’azienda ospedaliera-universitaria sia nel presidio “SS. Annunziata”.
 Tempo fa, insieme alla facoltà che mi onoro di rappresentare, intrapresi con il Preside e la facoltà “sorella” di Cagliari una serie di azioni rivolte ad avviare un processo di modernizzazione della sanità regionale, che riconoscesse valenza strategica alla qualità della formazione in campo sanitario.
 Tra tali azioni ci fu la sospensione dei concorsi per l’ammissione ai corsi di laurea nelle professioni sanitarie per l’a.a. 2002/03. Tale sospensione si rese necessaria poiché mancava il requisito minimo, imposto da norme nazionali, dell’esistenza dei protocolli d’intesa Regione-Università ai sensi dell’art. 6 del D.L. 502/92. Tali protocolli erano stati stipulati in tutte le Regioni del paese, ad eccezione della Sardegna. Non può pertanto essere attribuita alle Università isolane la responsabilità dell’interruzione dei corsi avvenuta nell’anno 2002/03.
 Quando si presentò sulla scena politica Renato Soru, sviluppai la convinzione che si trattasse della persona idonea a guidare il processo sopra richiamato. Non ho cambiato opinione.
 Grazie per la sua costante azione in difesa sia delle esigenze dei malati sia delle esigenze di formazione dei giovani che aspirano a diventare operatori sanitari preparati e responsabili.
Giulio Rosati preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Sassari
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Camici bianchi, il vivace confronto con l’assessore regionale alla Sanità 
«Meno posti letto? Mai detto»
I medici: «Alla fine l’unica cosa mista saremo noi» 
E gli specializzandi attendono risposte sul loro futuro
 LUIGI SORIGA
 SASSARI. Doveva essere un tranquillo appuntamento elettorale. E così sarebbe stato se l’assessore Nerina Dirindin non avesse aperto il giornale e strabuzzato gli occhi di fronte a un titolo «Sanità in serie C». Fatto sta che nella sala Angioy della Provincia è scattato il fuori programma. Sala gremita di studenti di medicina, professori, preside Rosati in fibrillazione e politici e Ds che si sfregano le mani. Inaspettata sorpresa, una sala tutta gremita. Ma quell’auditorio stipato, 40 gradi, gente seduta per terra, molti in piedi, alcuni fuori ad ascoltare dagli altoparlanti. Tutti, perlopiù, aspettavano solo una notizia. Sì, è vero, c’era l’ex ministro delle politiche sociali Livia Turco che doveva parlare dei disastri fatti dal centrodestra. C’era il segretario regionale Ds Giulio Calvisi a puntare il dito contro Berlusconi, Pisanu e la devolution. Dietro il microfono c’era anche il candidato a sindaco Gianfranco Ganau. Ma chi sudava in silenzio dentro la sala, lo faceva per ben altri motivi. Erano per lo più gli specializzandi, molto preoccupati per il loro futuro e per il loro corso di laurea, strattonato in un estenuante braccio di ferro tra istituzioni, università, Asl, primari, luminari, e potentati vari. Così, quando Nerina Dirindin prende la parola, centinaia di orecchie si sintonizzano sulle frequenze del suo disappunto: «Inutile allarmismo, sterile polemica, provocazioni pretestuose. Non si è mai parlato di abolizione di posti letto nè di dimissioni di alcun direttore». Tutta colpa dei giornalisti, quindi, che si divertono a gonfiare le notizie e a mettere uno contro l’altro i politici e i medici. Il candidato alla Provincia non restiste, vede l’onda, ci monta sopra e cavalca una filippica contro la cattiva informazione. Lo stesso preside della facoltà di Medicina Giulio Rosati nel suo primo intervento sembra imbufalito. Poi però la vicenda rientra nei binari: «Niente di falso nell’articolo, l’autore ha enfatizzato di più la polemica scaturita due settimane fa e si è soffermato meno sulla bozza dell’accordo firmato mercoledì scorso». E poi giù a spalmare balsamo sulle ferite: «Grazie Soru, grazie Dirindin, abbiamo piena fiducia, sappiamo che siete la giunta giusta per noi». Intanto però l’inchiostro sulla bozza d’accordo Rosati l’aveva spalmato perché un’aggiunta a penna recitava: «Salvo modifiche del consiglio di Facoltà». Niente di definitivo, dunque. Anche perché non sono stati certo rose e fiori gli incontri a Cagliari: «La proposta di 15 giorni fa non potevamo accettarla - ribadisce Rosati - la cancellazione dei duplicati, ovvero dei reparti doppioni all’Università e all’Ospedale, per noi può costituire un problema: ci sono dei settori disciplinari essenziali per la formazione degli studenti. Cardiologia, ad esempio, è un settore basilare per noi. Questo dissi all’incontro. Mi fu risposto: se l’atteggiamento è questo, addio azienda mista, non se ne fa nulla. Io e i miei colleghi abbandonammo l’aula». Altra preoccupazione dei cattedratici era questa: il 45 per cento delle strutture avrebbe dovuto traslocare in presidi pubblici. Nel collegio dei primari è scattato l’allarme.
 «Ma con le liste d’attesa chilometriche, con i disagi che ci sono per i pazienti, siamo davvero sicuri che i doppioni siano inutili?», chiede il professor Madeddu. La dottoressa Andreina Tocco, invece, è più tagliente: «Ma l’azienda mista non doveva nascere in una struttura onnicomprensiva nel Santissima Annunziata? Ho paura che in questo disegno l’unica cosa mista siamo noi medici». Una valanga di domande per la Dirindin. Lei va dritta come un panzer: «Le cose stanno così: la tipologia di azienda mista ospedaliera-universitaria è l’unica scelta possibile. La logica che seguirà l’azienda sarà questa: tutela della salute dei cittadini, formazione didattica, possibilità per gli specializzandi di fare pratica sul campo. Queste funzioni si devono integrare. Lo spirito nostro è questo: sì alle esigenze deli utenti di questa azienda, no agli interessi di primari e docenti». E poi, naturalmente le direttive del governo.
 «La legge ci impone di razionalizzare i posti letto, di eliminari gli sprechi. O facciamo così o non prendiamo soldi. Se in una città ci sono due unità doppione, queste devono fondersi in un dipartimento. I dipartimenti funzionano meglio, si lavora di più e il personale fa più esperienza». Gli studenti sono quasi più tranquilli. Quasi.
 «Forse mi sono perso qualcosa - dice uno che nel suo futuro ha disegnato un camice bianco - ma la Dirindin ci ha detto o no che fine faranno i nostri corsi di specializzazione?»...
 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Oristano
Tecnologo, professione da scoprire 
Produzione, conservazione e trasformazione delle derrate alimentari: venerdì giornata di studio promossa dal Consorzio 1
  ORISTANO. Venerdì alle 10, nella sala parrocchiale San Sebastiano, in vico Mazzini, si terrà un convegno sul “Ruolo del tecnologo alimentare nelle imprese della Sardegna”.
 La giornata, organizzata dal Consorzio Uno - Promozione Studi Universitari di Oristano - e dal corso di laurea in Tecnologie alimentari (con sede in città) della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, con la collaborazione della Cooperativa 3A di Arborea, costituisce un’importante occasione per divulgare le potenzialità professionali della figura del tecnologo alimentare nel sistema delle imprese e delle cooperative, in particolare nel settore agroalimentare.
 «L’obiettivo - si legge in un comunicato stampa del Consorzio Uno - è quello di delineare le attuali prospettive, soprattutto in ambito regionale, della figura del tecnologo alimentare sia come libero professionista che come lavoratore dipendente nell’ambito della produzione, conservazione e trasformazione delle derrate alimentari. Di assoluto rilievo - prosegue il comunicato - sarà la rosa dei relatori. Interverranno, infatti, il professor Giovanni Antonio Farris (presidente del Cdl in tecnologie alimentari della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari), Antonello Salis (presidente della Sez. Alimentare Sardegna della Cna), Francesco Foddis (direttore generale della Coop 3A Arborea), Gigi Picciau (presidente regionale della Confagricoltori) e il presidente nazionale dell’Associazione italiana di tecnologia alimentare, Sebastiano Porretta».
 I lavori saranno aperti dai saluti del sindaco Antonio Barberio (nella sua qualità di presidente del Consorzio Uno), Gavino Delrio (preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari), Gianni Biggio (presidente della Federazione regionale degli industriali della Sardegna) e, infine, Antonio Carta (presidente della Lega Coop Sardegna).
 La giornata, alla quale sono invitate le imprese e le cooperative del settore agroalimentare, vedrà la partecipazione degli studenti del corso di laurea in Tecnologie alimentari, che ha sede in città ormai dall’anno accademico 1999-2000.
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Corsi infermieri: Regione li fa, lo dice Dirindin 
«C’è un mercato importante non solo nell’isola, ora vediamo quali e quanti»
Il preside di Medicina: «Posti di lavoro sicuri» Formazione sanitaria: un’integrazione nel fondo per gli atenei
ALESSANDRA SALLEMI
 CAGLIARI. Secondo l’assessore regionale alla sanità Dirindin sarebbe addirittura colpevole un sistema universitario che non tenesse i corsi per formare gli operatori indispensabili al buon funzionamento della medicina sarda. Ecco perché appena arrivata, l’estate scorsa, ha inserito nel protocollo Regione-Università l’impegno a riavviare subito i corsi sospesi. E, ora, è in procinto di promuovere la discussione con le facoltà per stabilire quali e quanti corsi aggiungere e come contribuire al finanziamento.
 Il problema, alla fine, è questo: i corsi servono, sono indispensabili, immettono nel mercato del lavoro figure continuamente richieste in Sardegna e fuori, ma il ministero dell’università, ormai, chiede agli atenei di essere autonomi sul piano finanziario. E questo spiega perché, ovunque, le università si sono affrettate a stringere accordi con le regioni, a loro volta interessate alla formazione perché ospedali e ambulatori pubblici continuano a segnalare la difficoltà di praticare una buona medicina a causa sia degli organici nell’isola ancora di vecchia concezione con figure quasi inutili, sia dei vuoti nelle figure tuttora necessarie.
 L’autunno scorso sono stati tolti dal limbo i pochi corsi che le università erano riuscite ad avviare, adesso si lavora per il futuro. Così l’assessore: «La Regione ha già fatto qualcosa che in precedenza non era stata fatta: ha sottoscritto il protocollo d’intesa con l’Università chiedendo che venissero fatti partire i corsi triennali per professioni molto importanti che costituiscono un’integrazione indispensabile al lavoro del medico. Si tratta di infermieri, logopedistici, tecnici di varia natura senza i quali non si può assolutamente ammodernare i servizi resi al cittadino. C’è un mercato importante per i giovani - continua l’assessore - che non è soltanto regionale. Finora sono state solo le università a farsi carico di questo». Ma i soldi messi a disposizione dal ministero di riferimento non bastano più da nessuna parte e la collaborazione con le regioni è diventato lo snodo per andare avanti e rispondere a quel che la collettività (e la legge) chiede ormai alla facoltà di Medicina: farsi carico della formazione dei medici e di tutti gli operatori della sanità. «Le regioni - conferma l’assessore - hanno interesse a collaborare su questo fronte e infatti mettono a disposizione strutture, strumenti, oppure risorse economiche. Nella legge finanziaria della Sardegna il fondo di sostegno all’università è stato integrato anche per i corsi della facoltà di Medicina. In questa fase stiamo discutendo di quali corsi fare e quanti». Insomma, sarà probabilmente di grande aiuto il lavoro condotto dalla facoltà di Medicina cagliaritana dove si è elaborato un documento in cui si presentano tutti i costi di ciascuno dei corsi che il mondo del lavoro sanitario sollecita. Anche dal suo osservatorio, il preside cagliaritano Gavino Faa commenta: «In questo momento investire nella formazione di un infermiere significa investire in un posto di lavoro a tempo indeterminato: un giovane si iscrive oggi a un corso e dopo tre anni viene assunto il giorno dopo il diploma».
 Un grande tema nei mesi scorsi sul fronte sindacale: in un incontro ufficiale il Nursind, sindacato largamente rappresentato in tutte le aziende dell’isola, a proposito delle costanti proteste da parte degli infermieri sui carichi di lavoro, aveva spiegato quale fosse la situazione generale nell’isola e particolare su Cagliari. Il personale risulta male utilizzato perché nei reparti ospedalieri e negli ambulatori spesso non ci sono tutte le figure professionali che servono. Il carico di lavoro eccessivo provoca una costante richiesta di trasferimenti da reparti faticosi a quelli meno stressanti col risultato di togliere forze dove servono di più. Tra i vari argomenti sostenuti dal segretario nazionale Graziano Lebiu, la formazione professionale veniva indicata come una strada da battere subito perché «anche volendo le aziende sanitarie non potrebbero assumere: infermieri, infatti, non se ne trovano in tutta la Sardegna».
 
 
 
 

Questionario e social

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