Sabato 4 giugno 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 giugno 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Cagliari
Università /1. Per la candidatura il senato accademico dovrà modificare lo statuto
Mistretta pronto per il quinto mandato
Il rettore si ricandida: «Sto a sinistra, con gli studenti»
Il rettore Mistretta ci ha messo poco a scegliere il suo successore: il tempo di guardarsi allo specchio. Pasquale IV si prepara a diventare Pasquale V, la candidatura alle elezioni del 2006 è già pronta. Manca un dettaglio, e non è da poco: «Vediamo se il senato accademico modificherà lo statuto». Lo vedremo presto, e non sarebbe la prima volta che lo vediamo: già nel 2003 studenti e professori avevano deciso che si poteva derogare alla clausola dello sbarramento, quella regoletta che vieta di fare il rettore per più di sei anni, cioè due mandati. Mistretta (che regna dal '91), quella clausola la conosce bene. Personalmente, si potrebbe dire: «Lo sa per chi l'hanno scritta quella norma? Per me», confida mentre l'auto dell'Università si infila nel traffico cagliaritano per un tour tra i possedimenti dell'ateneo. Un giro lungo: da viale Fra' Ignazio a Monserrato, non sembra la mancanza di spazi la prima emergenza accademica. Perché l'hanno scritta per lei? «Perché alla prima elezione hanno detto: questo è socialista e progettista, mettiamogli un limite che magari si mette fare politica o peggio ancora si mette a fare bottega. Poi hanno avuto modo di conoscermi: il Psi l'ho dimenticato appena eletto. Quanto agli incarichi, da rettore non ne ho voluto uno». Ma lei che conosce l'ambiente, che dice? Si può fare questa modifica? «Penso di sì, se c'è consenso su come ho lavorato. D'altra parte la mia scrivania non ha cassetti». Cioè? «Il mio non è un consenso di scambio, nel mio computer non ci sono file con scritto a questo ho fatto una cortesia, a quest'altro pure. In questo sono un atipico, quando c'è da fare non bado a premiare i fedeli o a punire chi non mi sostiene. Lo sanno bene Ingegneria». È la facoltà dove il rettore è nato e cresciuto, ma soprattutto da sempre il suo zoccolo duro elettorale, eppure qualcosina da recriminare l'avrebbe. Un progetto di sopraelevazione per nuovi spazi e nuove aule è fermo dal '99, con tanto di finanziamento. Sull'argomento Mistretta aveva duellato verbalmente con l'assessore all'Urbanistica Giampaolo Marchi, anche lui docente e ingegnere. Risultato, uno zero a zero sterile: Marchi si dimise, il progetto è ancora fermo. Tanto che per ora la sopraelevazione è accantonata; in compenso si va al raddoppio dello stabile che oggi ospita il dipartimento di Ingegneria elettronica. Sempre meno del mega-cantiere di Monserrato: nella cittadella (che elettoralmente non ha mai sommerso Mistretta di consensi) la nuova sede di Medicina è in costruzione, mentre l'ala che ospiterà Fisica e la biblioteca del campus è quasi ultimata. E per forza poi dicono che l'ateneo è un'immobiliare espansionista: «Macché espansionismo, il fatto è che da un lato ci sono gli studenti che giustamente chiedono servizi, e dall'altro le esigenze di innovazione a cui bisogna stare dietro». Gli studenti sono meno di un tempo, almeno i fuoricorso. «Sì, i fuoricorso calano ed è importante che sia così. Ma calano in genere: siamo passati da 41 mila iscritti a 37 mila, ma in realtà il numero ottimale sarebbe trentamila, massimo 32 mila». A proposito di studenti: lei ha dato una sede alle liste che hanno rappresentanti eletti, ma ha anche fatto approvare un aumento delle tasse con la polizia schierata davanti al consiglio d'amministrazione per arginare le proteste degli iscritti. «E su, ancora con questa storia. Parliamo dell'aumento di tasse che restano tra le più basse in Italia». Gli iscritti l'hanno perdonata? «Guardi, se sono rimasto giovane, almeno come modo di pensare, è proprio perché ho un ottimo rapporto con gli studenti. Qualcuno mi vede come l'espressione di una certa borghesia, addirittura secondo alcuni sarei un uomo di centrodestra, ma in realtà non è così. Per intenderci, non sarò io a borbottare per un ombelico scoperto o perché uno non saluta. Anche davanti alle contestazioni so capire quando chi mi attacca lo fa perché per ruolo non può che farlo. Ho visto cinque generazioni di studenti e ho avuto un rapporto costruttivo con tutti. Prendiamo il corpo elettorale: ai tempi del primo mandato i votanti erano settecento: ora sono 1500, ho portato a votare i ricercatori, il personale tecnico amministrativo... Non mi interessa fare i conti con pochi grandi elettori». Quanto all'essere di centrodestra? «Sono un uomo di sinistra». E i poliziotti in tenuta antisommossa? «Di nuovo? Ma cosa crede, che se ci fosse stato Ingrao al posto mio non avrebbe fatto approvare l'aumento?». E sarà sempre peggio, con i tagli della Moratti. «Ma i soldi ci sono, stanno sbloccando nuovi fondi per le Università. E poi ho sempre pensato che i soldi non sono un problema vero: se un progetto è valido, se c'è un'idea forte le risorse si trovano». Il potere è una droga o un divertimento? «È una droga quando è fine a se stesso, e in quel caso lo sbarramento del numero di mandati limitato è sacrosanto. Se il potere è legittimato dal consenso comunque può esserci un certo compiacimento da parte di chi lo esercita, godi del prestigio della carica, può venirti voglia di fare il Grande di Spagna». La confermeranno rettore? «Mah, se ho le motivazioni posso lavorare al meglio, posso pensare in prospettiva, posso impegnare non solo la figura istituzionale del rettore ma anche quella personale di Pasquale Mistretta sulle cose in cui credo. Se sono in gamba, lo capiscono».
Celestino Tabasso
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Cagliari
Università/2
Ingegneria, Ginesu preside
Francesco Ginesu si conferma per la terza volta preside della facoltà di Ingegneria dell'università di Cagliari. Il mandato riguarda il triennio 2005-2008. L'ordinario di Costruzione di macchine è stato eletto in prima votazione con 152 preferenze. Il corpo elettorale era costituito da 247 fra docenti di prima e seconda fascia, ricercatori, rappresentanti degli studenti e un rappresentante del personale tecnico-amministrativo. Alle urne si sono presentati in 185: 48 professori di prima fascia, 68 di seconda fascia, 54 ricercatori, 14 studenti e il rappresentante del personale tecnico-amministrativo. Dallo spoglio sono risultate 19 schede bianche e 14 nulle. «Sono particolarmente soddisfatto - ha dichiarato il preside - per la forte partecipazione dell'elettorato in tutte le sue componenti. Anche perché bisogna tener conto di assenze preannunziate, dovute a impegni accademici precedentemente assunti. Una partecipazione tanto più significativa in questo momento particolare della vita della Facoltà. E ringrazio gli elettori per l'ampio consenso personale ricevuto, determinante per completare i punti qualificanti del mio programma». A proposito di programma, i temi principali all'esame della presidenza di Ingegneria sono quattro. Al primo posto c'è la realizzazione della facoltà di Architettura, che interessa una parte molto ampia del corpo docente e ha importanti implicazioni per lo sviluppo del territorio isolano. Il secondo punto riguarda il completamento del programma edilizio che vede Ingengeria interessata da numerosi progetti in via di approvazione e in corso d'opera. Al terzo posto sta la realizzazione di una maggiore autonomia e decentramento delle Facoltà quanto a budget e finalità, mediante trasferimento di funzioni dall'amministrazione centrale dell'Ateneo alla periferia. Ultimo punto programmatico, il riesame del nuovo ordinamento e la conseguente organizzazione della didattica, anche alla luce della nuova normativa.
 
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Cagliari
Università/3
Laboratori, nuove aule e metri cubi
Non di soli metri cubi si nutrono i progetti di cambiamento dell'Università di Cagliari, anche se la direttrice fondamentale della politica d'ateneo resta la conquista di nuovi spazi per ospitare aule e laboratori. Nella ristrutturazione della facoltà di Economia in viale Frà Ignazio gioca un ruolo, ad esempio, il nuovo sistema per alloggiare i volumi catalogati: i compattatori voluti da preside Roberto Malavasi, degli armadi metallici che contengono fino a 12 mila testi preservandoli da umidità e degrado con una tecnologia «adottata solo da alcune delle migliori Università inglesi». Dal punto di vista tecnologico, oltre alle dotazioni informatiche delle biblioteche, si possono citare i laboratori allestiti per i parassitologi e i genetisti nei nuovi padiglioni della cittadella di Monserrato e i laboratori di e-learning ospitati nella ex clinica Aresu. Una volta acquisito e ristrutturato il vecchio ospedale, le due grandi scommesse urbanistiche dell'ateneo si giocano in viale Frà Ignazio e a Monserrato. Nella cittadella, in virtù di un "macropermesso" dello Stato, l'università ha sostanzialmente mano libera nell'edificazione all'interno del perimetro. Nel giro di un anno potrebbe essere pronta la costruzione che ospiterà la facoltà di Medicina, con priorità per Medina del Lavoro che sarà la prima inquilina. Nel frattempo l'edificio parallelo - che sarà diviso dalla facoltà da una enorme aiuola - è in fase di ultimazione e ospiterà non solo aule e laboratori ma anche quegli spazi per gli archivi di cui l'ateneo è storicamente affamato. Per quanto riguarda il polo giuridico-economico che sorge accanto all'anfiteatro, invece, l'Università ha acquisito la palazzina accanto alla casa di riposo Vittorio Emanuele II. Se riuscisse a incamerare anche il vecchio ospizio, una delle possibilità sarebbe la pedonalizzazione del viale in modo da realizzare una sorta di campus urbano per un polo universitario che oggi registra circa 12 mila iscritti.
 
 
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 40 – Gallura
Palau. Inaugurato l'osservatorio delle coste e dell'ambiente marino a Punta Sardegna
Oceans, un faro acceso sulla vita del mare
E' stato inaugurato ieri nel faro di Punta Sardegna l'Osservatorio Coste e Ambiente Naturale sottomarino (O.C.E.A.N.S). Nella sala consiliare, il sindaco Sebastiano Pirredda ha illustrato brevemente il progetto. Ha ricordato come, sin dal 1997, si è lavorato per questa struttura, mentre risalgono al 2001 la cessione dell'opera all'Università di Trieste e Cagliari e l'avvio dei lavori di ristrutturazione del faro. L'intero ammontare è di 112 mila euro, di cui 40 forniti dall'università giuliana, 47 forniti dal comune di Palau e 25 dall'università cagliaritana. «L'amministrazione lavora per fare di Palau una città moderna e di cultura», ha detto il sindaco. Sandro De Muro professore di biologia marina all'università di Cagliari, di origini palaesi, ha prodotto la relazione scientifica. Ricordando come sin dal 1990 si era scelta Palau «come sede di un laboratorio permanente per lo studio delle spiagge e dei litorali, in quanto punto chiave nello studio e verifica del paleoclima mediterraneo». De Muro ha illustrato il progetto che potrà essere portato avanti nel faro dove sono stati allestiti i laboratori, le aule didattiche, gli alloggi e i sistemi di rilevamento. Uno degli studi più approfonditi sarà dedicato alla ricerca delle ragioni geologiche, biologiche, chimiche e specialmente antropologiche che producono il fenomeno dell'erosione dei litorali. «Un fenomeno ? ha affermato De Muro ? non circoscritto, ma variamente intenso oramai in tutta la Sardegna». Ha portato l'esempio della spiaggia di Vignola: «ogni inverno il mare erode trenta metri di litorale, che però restituisce in estate. Qui un fenomeno naturale, che deve essere studiato e compreso, ma non dappertutto è così. L'uomo può solo fare danni se cerca di impedirlo». E c'è dell'altro. Già da otto anni, ad esempio, le università di Trieste e Cagliari hanno inserito dei sensori nelle spiagge galluresi, da Punta de li Francesi a Capo Ferro, per monitorarne le variazioni. La presenza umana sta portando ad un depauperamento del manto sabbioso, asportando quintali e quintali di sabbia solo camminandovi addosso, o cercando di liberare la sabbia dai cumuli di posidonia: «possono essere anche antiestetici ma sono la salute della spiaggia e trattengono la sabbia. C'è bisogno di un'educazione ambientale alternativa che insegni alla gente a convivere con la spiaggia per quello che è». Antonio Brambati biologo marino dell'università di Trieste, ha spiegato che secondo alcuni studi l'azione combinata uomo-mare sulle spiagge adriatiche ha asportato in sei/sette anni milioni di tonnellate di sabbia. «Ad un metro quadrato di sabbia è stata data una resa commerciale ? resa economica dello sfruttamento balneare - di circa 2,5 mila euro. Le perdite subite negli ultimi cinque anni non sarebbero meno del prodotto interno lordo nazionale di un anno».
Francesco Cardini
 
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 27 – Oristano
Tutte le risposte dei maturandi oristanesi
Sondaggio a scuola: Che farai da grande?
Dove vanno e cosa scelgono gli studenti delle ultime classi degli istituti superiori oristanesi? Tre su quattro hanno le idee chiare a poche settimane dalla fine della scuola, il resto non ha ancora deciso cosa fare né quale indirizzo intraprendre. Sono i risultati di uno studio svolto dal Centro Servizi amministrativi, in collaborazione con i dirigenti scolastici degli Istituti superiori attraverso la compilazione di alcuni questionari distribuiti a tutti gli studenti che negli anni scorsi si apprestavano a dare l'esame di maturità. il sondaggioDalla ricerca risulta che i maturandi oristanesi sono dei decisionisti e non si lasciano influenzare proprio da nessuno. I più indecisi sembrerebbero i ragazzi dell'istituto Magistrale San Giuseppe: il 100 per cento dei ragazzi intervistati afferma che la loro scelta non è affatto definitiva, seguiti dall'83 per cento degli studenti del liceo scientifico di Ghilarza. I più decisi invece sono quelli dell'Istituto d'Arte (66,7 per cento) e dello Scientifico Cuglieri (62,5 per cento) convinti che non modificheranno mai la propria scelta. La maggior parte di chi ha già preso una decisione sceglie di andare all'Università, uno sparuto gruppo di frequentare un corso post-diploma, mentre una buona fetta cercherà di inserirsi nel mondo del lavoro. Pochi seguiranno altre vie, la più comune è la scelta di andare all'estero per lavorare e contestualmente imparare la lingua.Nella scelta per la facoltà universitaria sono molti i ragazzi che sembrano aver preso in considerazione non solo le loro ambizioni ma anche la prospettiva di un lavoro futuro, anche se il 25 per cento dei ragazzi dell'istituto San Giuseppe dichiara di aver ricevuto una marcata influenza dei genitori. Dove andareCagliari è la sede universitaria più gettonata in assoluto, se non si va lì, preferibilmente ci si avvia verso una sede del Centro Italia. Nonostante l'esiguità di indirizzi che offre, anche la sede universitaria oristanese, è stata scelta da una buona percentuale di ragazzi, molti provenienti dall'Istituto professionale dell'Agricoltura, dall'Istituto d'Arte e dal Tecnico Geometri. Chi sceglie di andare fuori Sardegna lo fa soprattutto perché la facoltà non è presente nell'isola o perché la città in cui si ha intenzione di andare offre maggiori possibilità, ma qualcuno giustifica la propria scelta scelta per un'insufficiente validità delle facoltà regionali o, ancora, per sfuggire alla vita isolana e staccarsi dalla famiglia, anche se quest'ultima motivazione, ad eccezione del 100 per cento dei ragazzi dell'Itis di Ales, è nettamente minore fino ad annullarsi in sei istituti provinciali. lavoroSono sicuramente in minoranza i ragazzi che decidono di inserirsi nel mondo del lavoro e il desiderio principale è quello di guadagnare e diventare presto autonomi. Da quest'indagine è risultato che anche i giovani oristanesi non contraddicono le percentuali italiane ma ambiscono ad un posto fisso, infatti una buona fetta cercherà di inserirsi in Enti Locali o statali. L'artigianato è un'arte che va estinguendosi, sono soprattutto i ragazzi dell'Istituto d'arte che intendono praticarlo ma anche qualcuno dell'Itis Othoca e dell'Istituto Commerciale L. Mossa. Tra i maturandi ci sono poi delle minoranze che intraprenderanno la carriera militare e altri che si adatteranno a qualsiasi tipo di lavoro.
Giorgia Salis
 
Il questionario del Centro Servizi
Ateneo più gettonato Cagliari è la sede universitaria più gettonata in assoluto, se non si va lì, preferibilmente ci si avvia verso una sede del Centro Italia Gli indecisi Il 100 per cento dei ragazzi dell' Istituto Magistrale intervistati afferma che la loro scelta non è affatto definitiva. Al secondo posto l'83 per cento degli studenti del liceo scientifico di Ghilarza I più sicuri Sono i giovani dell'Istituto d'Arte, nella percentuale del 66,7 per cento e del Liceo Scientifico di Cuglieri (62,5 per cento). Questi giovani sono assolutamente convinti che non modificheranno mai le loro scelte. La maggior parte di questo campione sceglie di andare all'Università, alcuni invece dicono di vole frequentare un corso post-diploma, mentre una buona fetta cercherà di inserirsi nel mondo del lavoro Chi pensa al lavoro Solo una minoranza degli intervistati decidono di inserirsi subito dopo la maturità nel mondo del lavoro. Il 25 per cento dei ragazzi dell'istituto San Giuseppe, dichiarano di pensarci ma di aver ricevuto una marcata influenza dei genitori
 
In bilico tra le università isolane e le più famose della Penisola
«Fuori dalla Sardegna si cresce»
L' anno scolastico è agli sgoccioli e per i maturandi sale la tensione per l'esame di stato. In realtà non vedono l'ora di concludere le scuole superiori per vivere subito l'esperienza universitaria. Stanchi di essere chiamati compagni di scuola, desiderano assumere il prima possibile l'appellativo di "collega" e molti hanno già le idee chiare sulla strada da intraprendere. Curiosando tra le scelte degli studenti molte non hanno a che vedere con l'indirizzo superiore che si sta terminando. Davide Carrusad esempio ha 18 anni, studia all'Istituto professionale per Geometri e ha deciso di iscriversi in Scienze Giuridiche a Cagliari «Sono sempre stato attratto dalla figura dell'avvocato, una professione che mi darebbe tante soddisfazioni perché potrei dare un maggiore supporto a chi è in difficoltà, un' atteggiamento che, nel mio piccolo, ho sempre assunto», spiega Davide Carrus. I ragazzi che si accingono a lasciare la scuola superiore sono ben consapevoli che il titolo di studio è fondamentale per accedere al mondo del lavoro. «Ci sono tanti laureati che non riescono a trovare lavoro, avere la possibilità di iscrivermi all'università e di laurearmi con successo è certamente un'ottima occasione per assumere una posizione nella società e per dare soddisfazioni anche ai miei genitori» continua Davide. La scelta della sede universitaria, per tutti i ragazzi, dipende da moltissimi fattori ma chi ne ha la possibilità vuole scegliere la facoltà migliore, che spesso trova fuori dalla Sardegna. «Ho scelto di andare alla facoltà di architettura a Milano. È famosa per la sua buona organizzazione e per le ottime competenze dei professori, ma sicuramente anche il desiderio di uscire dalla vita isolana ha influito nella mia scelta. Vivere in un'altra realtà, lontana dagli affetti, mi aprirà gli occhi su tante cose e, probabilmente, mi darà più possibilità di trovare un buon lavoro», dice Luisa Scanu, studentessa del liceo Scientifico Tecnologico di Oristano. C'è anche qualcuno che ha già vissuto esperienze lavorative e proprio per questo si è reso conto che dello studio non si può far a meno. Gianluca Casu ha 26 anni, anche lui quest'anno è di maturità. « Ho lavorato diversi anni, anche fuori dalla Sardegna, ma poi ho constatato che per poter raggiungere alcuni obiettivi l'esperienza lavorativa non è sufficiente, così ho deciso di tornare dietro i banchi di scuola. Quest'anno, grazie alle buone basi di diritto che l'istituto IGEA mi ha dato, ho deciso di proseguire i miei studi in Giurisprudenza a Cagliari», spiega Gianluca Casu che frequenta il Tecnico 2 di Oristano. L'università è in assoluto la scelta più comune tra i maturandi, ma non l'unica. «Adoro il mare, è una passione che coltivo da quand'ero piccolo, perciò ho deciso di iscrivermi all'Accademia Navale» dice Cosimo Barraccu, studente dell'Istituto Industriale "Othoca" «ho già superato le preselezioni, e se riuscissi ad accedervi avrò la possibilità di coronare un mio sogno oltre al fatto che mi pagherebbero mentre studio. Spero che si riveli la porta per accedere ad un futuro sicuro». (g.s.)
 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Fatto del giorno
Le casse vuote, la Regione e le proteste 
I settori della Cultura e Spettacolo in ginocchio per i tagli della Giunta
 ANTONELLO MATTONE
Uno degli obiettivi qualificanti della campagna elettorale di Renato Soru per le regionali del 2004 era il notevole impegno a favore dell’istruzione, della ricerca scientifica e delle attività culturali prodotte in Sardegna. Nel programma di «Progetto Sardegna» si può infatti leggere: «Istruzione e ricerca sono i fattori decisivi dello sviluppo economico e civile (...). Il sapere e la conoscenza sono una risorsa fondamentale. Sull’istruzione il futuro governo regionale deve indirizzare in modo prioritario energie e risorse».
 Affermazioni senz’altro condivisibili. Ma si sa, come dice il proverbio «Passata la festa, gabbato lo santo». Il settore della cultura non solo non è stato incrementato dalla legge finanziaria presentata dalla giunta e approvata di recente dal consiglio regionale, ma è stato ulteriormente salassato rispetto alla dotazione dell’anno precedente. Certo, la giunta Soru deve fare i conti con finanze regionali dissestate e deve, di conseguenza, tentare di ripianare il grave deficit. Non mi scandalizzano i tagli, spesso necessari e talvolta inevitabili. Anche se la vecchia, saggia politica preferiva parlare di riconversione della spesa. Mi lasciano invece francamente perplesso i criteri e la filosofia del taglio. Vediamo un esempio: l’assessore Broccia ha tagliato i finanziamenti regionali a tutta una serie di linee di autobus (tra cui le sempre rimpiante linee no stop Sassari-Cagliari e Cagliari-Sassari di prima mattina) senza precostituire le necessarie e indispensabili alternative del servizio pubblico. Il taglio è avvenuto. Gli utenti si arrangino. No, così non va. Il taglio «giacobino», di cui spesso non viene valutata la ricaduta, non è mai positivo.
 Nel bilancio dell’assessorato alla Cultura sono stati evitati i tagli alla politica scolastica e alle spese per la gestione dei servizi culturali (biblioteche e musei), anche per la pressione delle cooperative che operano in questo settore. Per quanto riguarda l’Università vi è un lieve taglio sul fondo unico dei due atenei sardi previsto dalla legge 26. Vi è invece un taglio del 15% per le cosiddette sedi universitarie «gemmate» (Nuoro, Oristano, Olbia, Iglesias, Tempio, etc.) che raggiunge il 24-25% per la facoltà di Architettura di Alghero, senza che sia stato fatto un serio monitoraggio sulla qualità dell’insegnamento impartito in queste strutture decentrate. Sono stati dimezzati i fondi destinati all’insegnamento della lingua e della storia sarda previsti dalla legge regionale n. 26 del 15 ottobre 1997 approvata dalla giunta Palomba. Un altro provvedimento dei tempi di Palomba, la legge n. 22 del 1998 sull’editoria sarda, viene modificata con inevitabili fermenti e malumori da parte degli addetti ai lavori.
 Nell’ambito dello sport il taglio è stato del 30% sulle sponsorizzazioni e del 20-22% sull’impiantistica, sulle attività semidilettantistiche e sullo sport di base che strappa tanti giovani alla strada, alla bettola e alla vana «balentia».
 Se il calcio dilettantistico piange quello professionistico tira un sospiro di sollievo: il Cagliari, dopo la promozione in serie A, ha ricevuto nel settembre del 2004 lo stesso contributo dell’anno precedente. I tagli, fra l’altro, hanno colpito le squadre sassaresi: la Torres calcio ha avuto il 30% in meno; la Torres femminile il 50% in meno, la Dinamo Banco di Sardegna addirittura il 60% in meno.
 Il 27 maggio scorso si è svolto a Cagliari un incontro, promosso dall’assessore Pilia, aperto agli «operatori professionisti dello spettacolo e delle attività culturali» per verificare la proposta dei criteri di assegnazione dei contributi previsti dagli art. 56 e 60 della legge 1/1990. Si trattava di un’assemblea composita perché accanto ai rappresentanti del mondo dello spettacolo, come, ad esempio, il Circuito teatrale sardo, il Teatro di tradizione di Sassari «De Carolis», il Festival jazz di Berchidda e via dicendo, figuravano quelli di istituzioni culturali quali l’Istituto Gramsci o l’Istituto Bellieni di Sassari, insieme a una miriade di piccole associazioni. In questa circostanza l’assessore ha preannunciato un taglio generalizzato del 27-20%. Il lettore deve sapere che alcune istituzioni hanno presentato la domanda di contributo al ministero delle Attività culturali (entro il 31 dicembre 2004) e alla Regione (entro il 31 gennaio 2005) prima dell’approvazione, nella primavera scorsa, della legge finanziaria. Come base di partenza si è tenuto conto del contributo del 2004 concesso dalla giunta Masala. Non rispettare il programma culturale presentato comporta inevitabilmente a consuntivo, un ulteriore taglio da parte degli enti erogatori.
 Faccio un esempio concreto: il taglio del 20% al Teatro di tradizione sassarese (meno 200mila euro) e il conseguente taglio del contributo ministeriale per non aver ottemperato al progetto proposto porterebbe a una riduzione del 40-45% complessivo dei contributi pubblici, cioè all’oggettiva impossibilità (pena uno sconquasso finanziario) di poter realizzare la stagione lirica 2005. Si tratta dunque di un taglio dannoso e impoverente, sia dal punto di vista culturale (la lirica a Sassari ha 170 anni di storia), sia da quello dell’occupazione: alla stagione lavorano circa trecento persone tra orchestrali, coristi, macchinisti, elettricisti, maestri sostituti, in gran parte sardi.
 Nel contempo all’Ente lirico di Cagliari (nonostante il duo Meli-Procinski abbia dilapidato i denari pubblici) la riduzione del contributo è di meno dell’1%, con un’assegnazione di 10 milioni e 23mila euro. Insomma, un tempo c’era una sorta di linea Maginot che, per tacito accordo delle forze politiche di centrosinistra e di centrodestra, difendeva le istituzioni culturali più importanti dai tagli eccessivi e dalle brutte sorprese.
 In conclusione, mi sembra che l’assessore Pilia non si renda conto della ricaduta negativa dei tagli in tante situazioni concrete. Mancano infatti scelte mirate e conseguenti all’interno di un progetto generale sulla produzione culturale e sullo spettacolo in Sardegna. Ci devono essere criteri precisi per dare e per togliere. C’è ancora tempo per riflettere e per correggere la proposta prima dell’approvazione da parte della giunta. Confido nel buon senso dei nostri amministratori e nelle capacità del presidente Soru (il cui intervento il più delle volte è stato risolutivo). Evitiamo di perdere consenso in uno dei settori, quello della cultura e dello spettacolo, che ha sempre creduto in un disegno di rinnovamento profondo della società sarda.
 Uno dei «reduci» della riunione del 27 maggio mi ha confidato, tra l’ironico e il deluso, «Mai avrei pensato di dover rivalutare Beniamino Scarpa...».
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
PRESIDE INGEGNERIA
Ginesu confermato

 CAGLIARI. Il professor Francesco Ginesu è stato confermato preside della facoltà di Ingegneria per il prossimo triennio. Ha riportato 152 preferenze su 184 votanti (48 professori di prima fascia, 68 di seconda, 48 ricercatori e 14 studenti). Tra i punti qualificanti del programma di Ginesu vi sono la realizzazione della facoltà di Architettura (“con importanti implicazioni per lo sviluppo del territorio isolano”), il completamento del programma edilizio, la realizzazione di una maggiore autonomia.
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Scienziati-spie dei nostri fondali marini 
Inaugurato a Palau “Oceans“ l’Osservatorio coste e ambiente
  dall’inviato Andrea Sini
  PALAU. Conoscere il mare, imparare a rispettarlo per riuscire a salvaguardare l’inestimabile patrimonio naturalistico delle nostre coste. Una via percorribile a patto che gli enti pubblici e le università remino nella stessa direzione. Ieri a Palau un progetto di questo tipo è diventato realtà con l’inaugurazione dell’Osservatorio coste e ambiente naturale sottomarino (Oceans), che ha sede nella magnifica cornice del faro di Punta Sardegna.
 L’osservatorio fa parte e dipende direttamente dal laboratorio di Geologia marina del dipartimento di Scienze biologiche, ambientali e marine dell’università di Trieste.
 Una struttura tecnologicamente all’avanguardia che permetterà di studiare le coste e i fondali marini utilizzando le attrezzature scientifiche messe a disposizione dall’ateneo giuliano e dall’università di Cagliari, che ha collaborato al progetto. Al suo interno troveranno ospitalità sedici ricercatori, che si alterneranno nella raccolta di dati e nel complesso lavoro di monitoraggio in una zona di grande importanza dal punto di vista ambientale.
 Attrezzare e rendere operativo il laboratorio è costato complessivamente 112.000 euro. Quarantasettemila sono arrivati direttamente dalle casse del comune di Palau, 40mila dall’università di Trieste, mentre l’ateneo cagliaritano ha contribuito con 25mila euro. Non certo un investimento da prosciugare le casse degli enti contribuenti, segno che la chiarezza delle idee e soprattutto la determinazione a metterle in pratica possono produrre più risultati di un bilancio florido.
 L’inaugurazione dell’Oceans è stata preceduta da un convegno al quale hanno partecipato tutte le parti che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. «Il nostro comune ha appena raggiunto una traguardo molto importante - ha sottolineato il sindaco di Palau, Sebastiano Pirredda -. In questi anni la nostra sensibilità ambientale è cresciuta di pari passo con la volontà di legare ambiente e turismo. Fare turismo non significa cementificare, ma attivare iniziative come questa».
 Pirredda si è soffermato in particolare sulla legge salvacoste emanata lo scorso agosto dalla giunta Soru, lodandone lo spirito ma criticando la tempistica: «Si tratta di un provvedimento fondamentale - ha sottolineato -, che sarebbe dovuto essere adottato molto prima, anche dalle amministrazioni passate».
 A rappresentare la giunta regionale era presente l’assessore all’Ambiente Tonino Dessì, che ha molto apprezzato le modalità di realizzazione e le finalità del progetto Oceans. «Ci stiamo occupando molto da vicino della salvaguardia delle coste sarde - ha detto -, ma non si può pensare di intervenire senza possedere conoscenze adeguate. Gli interventi devono essere studiati e applicati gradualmente. Il territorio della Sardegna è tutt’altro che vergine: anzi, è alterato e violentato ovunque. Dobbiamo ripensare l’utilizzo del territorio e osservatori di questo tipo aiutano capire come muoverci».
 Per Dessì è altresì fondamentale la collaborazione istituzionale a tutti i livelli: «Serve battere in particolare su due punti - ha precisato -: l’informazione e la prevenzione. Anche gli enti locali devono essere informati su come comportarsi per evitare l’erosione delle spiagge. E poi è inutile reprimere quando i danni sono già stati fatti: è invece preferibile educare i sardi e i turisti al rispetto dell’ambiente. Su questo, è inutile negarlo, c’è ancora tanto da lavorare».
 Dello stesso tenore le dichiarazioni degli altri relatori del convegno: da Antonietta Cherchi, direttore del dipartimento di Scienze della Terra dell’università di Cagliari, ad Aldo Lai, delegato del rettore cagliaritano, al responsabile del servizio fari della Sardegna, Del Curatolo, al rappresentante della Conferenza regioni periferiche marittime, Giosuè Loj. Sino ad Antonio Brambati, delegato per la ricerca dell’università di Trieste e il palaese doc Sandro De Muro, dell’università di Cagliari, responsabile dell’osservatorio Oceans.
 
 
Parla De Muro
Un importante supporto tecnico 
 PALAU. Il professor Sandro De Muro dell’università di Cagliari, responsabile dell’osservatorio Oceans, non sta nella pelle. La si legge sul viso, la soddisfazione per aver portato a termine un risultato di grande importanza per la Gallura e per Palau, dove è nato.
 «L’osservatorio - spiega De Muro - è nato per essere al servizio dei programmatori per tutte le attività che riguardano le coste, parchi marini, province e regioni, per fornire quel supporto tecnico indispensabile per la ricerca. Quindi tutta la parte di conoscenza che è necessario avere per pianificare gli interventi conservativi».
 Non meno soddisfatto il rappresentante del rettore delegato per la ricerca dell’università di Trieste, Antonio Brambati: «Se il tutto si è avverato - ha detto - è perché c’è stato il concorso della volontà politica come ricerca dell’università di Trieste, di creare questo centro in un’area che domina il Mediterraneo occidentale e il Tirreno. C’era disaccordo dal punto di vista delle strutture scientifiche italiane, che sono dedicate soprattutto alle scienze del mare e della biologia, mentre la parte geologica e geofisica era appannaggio della Spagna e della Francia. Quindi noi abbiamo insistito come programmazione a livello nazionale sulla necessità di creare una struttura che occupasse quest’area geologica».
Andrea Nieddu
 
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Sardegna
Per la Cisl regionale 
«Serve un Patto contro il declino»
  CAGLIARI. Contro la stagnazione e il declino sociale ed economico della Sardegna è necessario restituire subito all’isola la priorità del lavoro, sconfiggendo le troppe omissioni e diversivi che penalizzano l’economia e il lavoro. È quanto sostiene una mozione approvata al nono congresso regionale della Cisl sarda. Lo strumento - è spiegato nel documento - è un patto sociale incentrato su sei punti: 1) Riforme istituzionali con un nuovo statuto e una nuova Regione; 2) politiche per lo sviluppo territoriale e l’impresa; 3) trasporti e telecomunicazioni; 4) scuola, formazione, ricerca, università; 5) politiche sociali del lavoro per le categorie più deboli; 6) rilancio del confronto Stato-Regione-Unione europea. Secondo la Cisl, la situazione è giunta a un tale grado di gravità che nessuno (sia un politico di grande esperienza, sia un manager di collaudati successi imprenditoriali, sia un’intera classe dirigente), da solo può rimettere in moto in tempi ragionevoli il sistema Sardegna.
 Solo una mobilitazione unitaria delle forze politiche, economiche, sociali, imprenditoriali per l’attuazione di un progetto condiviso e concertato, può restituire slancio e dinamismo a un’isola in cui quasi tutti gli indicatori economici segnano punti negativi. Per la Cisl - continua il documento - questa mobilitazione unitaria si chiama Patto sociale, per altri «accordo». Indipendentemente dai nomi, conta la sostanza dell’iniziativa: né provvedimenti legislativi, né tagli e ristrutturazioni, neppure la pur necessaria riforma a colpi di ‘mouse’ della macchina regionale, né, infine, il ricorso all’ingegneria istituzionale basteranno per cambiare la Sardegna. Il vero cambiamento - conclude il documento della Cisl - è la modifica dei dati del malessere: forte declino con perdita di competitività crollata negli ultimi quattro anni del 25%.
 
 
 
9 – Corriere della Sera
LAUREA A VASCO
L’università tra marketing e formazione Gli atenei tendono ad aumentare la propria visibilità per contendersi le matricole
Il fenomeno va inquadrato nella strategia di marketing, da tempo adottata dagli atenei italiani, per aumentare la propria visibilità e per contendersi le migliori matricole. Del resto, nei giorni in cui è stato incoronato il dottor Rossi, cantore della «vita spericolata», hanno calcato la scena nelle aule universitarie della prestigiosa Bocconi di Milano altri personaggi televisivi molto noti al pubblico, come Piero Chiambretti e Antonio Ricci, in omaggio alle politiche di notorietà e a testimonianza dell’apertura delle università alla realtà culturale esterna. Ben venga, quindi, lo svecchiamento e il dinamismo delle promozioni, purché all’interno di un disegno coerente, che metta al centro l’offerta formativa e la serietà degli studi. La rincorsa dei rettori alle tecniche di marketing e pubblicitarie è un segno dei tempi e una necessità. Si adottano i linguaggi dei giovani e della società, mutuandoli dai modelli televisivi, per attirare matricole e l’attenzione delle famiglie. Le tecniche usate appartengono al mondo delle imprese, ma le università non coincidono con l’impresa. E offrono «prodotti» delicati, come l'educazione delle persone. Comprendiamo che lo Iulm, che già aveva usato il Tapiro di «Striscia la notizia» per la sua promozione, essendo un'università di Comunicazione usi le tecniche della comunicazione televisiva. Del resto altre università, in Lombardia e in Italia, lo fanno. Per andare a caccia di matricole e di notorietà si usa la cartellonistica stradale, le sponsorizzazioni sportive, i canali satellitari, i siti Internet, la pubblicità sui giornali, gli spot televisivi. Non è un caso che l’insieme delle università italiane ormai spenda in comunicazione ogni anno oltre 10 milioni di euro, il cui ritorno appare garantito, visto che l’investimento cresce del 40-50% all’anno. Il problema, semmai, è quello di una coerenza tra l’immagine usata spesso strumentalmente e la qualità e la serietà dell'offerta formativa.
Se l’università di Macerata usa per la sua pubblicità un ragazzo che fa le corna è libera di farlo. Spetta ai giovani non farsi attirare solo dalle mode, a volte di dubbio gusto. Se l’università di Teramo usa i ragazzi come testimonial facendo recitare loro i proverbi della saggezza popolare è libera di farlo. Anche nelle prestigiose università americane ci si contende i talenti a colpi di gadget, di magliette e di spot pubblicitari.
L’unico limite è quello della volgarità, mai superato da nessuno. E quello del «patto formativo». I giovani e le famiglie hanno il diritto di chiedere analogo investimento perché l’università offra ai propri studenti qualità degli studi e strumenti e servizi utili a mantenere le promesse e a fare centro nel loro futuro professionale.
Walter Passerini
 
 
 
10 – Corriere della Sera
Dottore in 2 anni, laurea «congelata»
Ora il Tar gli dà ragione: va premiato I giudici: siamo nell’era dei crediti formativi, va rivisto il concetto di durata del titolo di studio
ROMA - Gli universitari fuoricorso sono considerati una piaga nazionale, però quando uno studente brucia le tappe gli atenei accendono il semaforo rosso e non lo fanno laureare prima del tempo «normale», che con i nuovi corsi significa tre anni. Pochi mesi fa, però, uno di questi ragazzi invece di arrendersi ha fatto un ricorso al Tar, l’ha vinto ed ha aperto un varco attraverso cui, d’ora in poi, potranno passare tutti gli universitari che nello studio possiedono una marcia in più. Alessandro Gravili, classe ’84, residente a Salice Salentino, anticipatario per vocazione: primina, seconda elementare a 6 anni, maturità a 18, lo scorso 30 aprile si è laureato in Filosofia a Lecce con 110 e lode. Diciassette giorni più tardi ha compiuto 21 anni.
L’ordinanza del Tar prende semplicemente atto che nel nuovo ordinamento dell’università, noto come «tre più due», il concetto di durata legale del titolo di studio è stato sostituito con quello di numero di crediti formativi necessari per conseguire la laurea, nel nostro caso la laurea triennale. La riforma ne prevede 180 e stabilisce che il periodo «normale» per cumularli è di tre anni. In pratica significa che le facoltà in quel lasso di tempo dovrebbero mettere un ragazzo dotato di medie capacità in condizione di conseguire la laurea. Alessandro Gravili ha superato regolarmente le prove previste dal suo piano di studi in un tempo molto più breve del «normale». Ma per il Tar l’efficacia dello studio non va sanzionata.
L’ateneo pugliese ha proposto una sessione di laurea anticipata. Che però sarebbe caduta sempre nel terzo anno di corso. Come dire: sei stato bravo ma non te la cavi con meno di tre anni. E soprattutto non avrebbe consentito ad Alessandro di frequentare sin da gennaio, con riserva, i corsi della laurea specialistica in Storia della Filosofia. Grazie al Tribunale amministrativo ora Gravili non dispera di ottenere un secondo e più prestigioso titolo entro il luglio 2006, a soli 22 anni. Le università hanno sempre cercato di ostacolare chi procede ad una velocità troppo elevata. In meno di tre anni, si sostiene, c’è il rischio di produrre laureati immaturi. Difficile però negare che un anno in più garantisce agli atenei maggiori risorse. Il Tar ricorda a tutti che siamo entrati nell’era dei crediti. E che la velocità, se il piano di studi è approvato e gli esami sono superati, va premiata.
G. Ben.
 
 
 
11 – Corriere della Sera
Lettera aperta di 1.600 accademici e studenti sul futuro della Libera università: salvate la scuola di Carlo Bo Urbino, ateneo statale: retromarcia del ministro La Moratti: prima di diventare pubblico deve diminuire il passivo. Il rettore: ma i fondi non ci bastano
Statalizzazione sì, no, forse. È di nuovo crisi per la Libera università di Urbino: dopo il voto della Camera, favorevole all’assorbimento nel sistema statale, il dietrofront del ministero. E l’ateneo torna a interrogarsi sul proprio futuro. Il dato di partenza è semplice: i soldi non bastano più. Sono almeno quattro anni che il campus urbinate fa i conti con mutui e bilanci che non tornano. La situazione, per un ateneo non statale e lontano dai grandi centri economici (e quindi dai potenziali finanziatori), si fa difficile. Il corpo accademico, capitanato dal rettore Giovanni Bogliolo, invoca a più riprese l’intervento di Roma. I contributi per le università non statali sono fermi alle quote definite nel 1991: 44 miliardi di vecchie lire l’anno. Non possono bastare, anzi «è un miracolo se ce l’abbiamo fatta finora», dice Bogliolo, «la differenza tra entrate e uscite correnti ormai si attesta sui 20 milioni di euro...». Si tenta la via della legge speciale, senza successo. A gennaio, l’ateneo decide: chiediamo la statalizzazione. La mozione d’appoggio è presentata da un gruppo di parlamentari di centrosinistra. Fu allora, ricorda il rettore, «che intervenne il viceministro Possa: ogni soluzione-tampone è un palliativo, la via maestra è la statalizzazione. Risultato: fu presentata una risoluzione congiunta, primo firmatario Antonio Leone, Forza Italia». Approvata con 370 voti favorevoli su 373, impegnava il Governo «ad esaminare con la massima urgenza la possibilità di trasformazione dell’università di Urbino in università statale». Era il 6 aprile. Per un mese e mezzo, tutto tace. Il 26 maggio, la sorpresa: il ministro Moratti, dagli studi di Punto e a capo , «sconfessa» la Camera. Niente statalizzazione, torna l’ipotesi della legge ad hoc. Gioco fermo, palla al centro.
A Urbino, la sequenza degli eventi lascia un po’ perplessi: «È da novembre che chiediamo, con Provincia, Regione e rettore, un incontro con il ministro: ad oggi non c’è niente di definito - sbotta il sindaco Franco Corbucci -. So che in un colloquio con Bogliolo, il capo gabinetto del Miur avrebbe ipotizzato uno stanziamento di 20 milioni per il 2005 e altrettanti per il 2006. Niente di ufficiale. E nel 2006, cosa facciamo?». Letizia Moratti è in viaggio negli Usa, ma dal Ministero fanno sapere che «l’incontro si farà, nei prossimi giorni». Quanto al dietrofront, da Viale Trastevere ribattono: «Serve un piano di rientro, l’ateneo ha un passivo altissimo». E poi, «gli enti locali tengono all’autonomia dell’università». «Non capisco cosa vuol dire piano di rientro: che deve bastare quello che abbiamo? - replica Bogliolo -. Dire che la città è contraria è esagerato, chi si oppone difende una realtà che non esiste più: tutti gli atenei sono ugualmente autonomi dal 1990. Lo stesso anno in cui Carlo Bo, nostro rettore per 54 anni, propose per la prima volta la statalizzazione. Allora il consiglio d’amministrazione la bocciò: oggi i voti contro sono stati due, con una sola astensione in senato».
Intanto, sul sito del campus ( www.uniurb.it ) c’è una «lettera aperta per il futuro dell’università di Urbino». Le firme sono quasi 1.600. Giovanni Conso, presidente dell’Accademia dei Lincei. Il genetista Dallapiccola, il filosofo Bodei. Ilvo Diamanti, Barbara Ensoli, Giulio Giorello. L’economista Sylos Labini, l’ex ministro Treu. Adesioni da Parigi, Mosca, New York, Pechino. «Io sono ottimista - conclude Bogliolo -: mi sembra che da parte del ministero ci sia una disponibilità cui diamo fiducia. Quello che chiediamo ora è una soluzione non solo temporanea ma strutturale, su cui fondare il futuro dell’ateneo».
Gabriela Jacomella
 
 

Questionario e social

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