Lunedì 27 giugno 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 giugno 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari - Pagina 10
Case fatiscenti? Ecco gli studenti muratori
Diventano muratori per aiutare chi soffre ed è in difficoltà. Trenta volontari del movimento Universitari costruttori lavoreranno a casa di persone con particolari situazioni di disagio per intonacare, ristrutturare e sistemare edifici spesso al limite dell'agibilità. Con sabbia e cemento, i ragazzi dell'associazione hanno iniziato nei giorni scorsi una serie di campi di lavoro in città e nel Cagliaritano. Gli interventi, estesi anche ad alcune case-famiglia, puntano a migliorare lo spazio, e quindi anche la qualità della vita, di pazienti seguiti dai servizi sociali che non hanno possibilità di spendere per chiamare geometri e muratori, ma che hanno ugualmente bisogno di urgenti opere di manutenzione alle abitazioni. Il progetto, curato dal servizio tutela salute mentale dalla Asl 8 e affidato ai volontari dell'Uc, ha preso il via questo fine settimana con l'apertura di alcuni cantieri nelle abitazioni di tre famiglie seguite dai servizi sociali e inserite in un progetto di riabilitazione. Oltre all'azienda sanitaria, nell'iniziativa sono impegnati anche il Comune di Cagliari (che ha procurato l'alloggio per i volontari) e l'amministrazione di Quartucciu, dove risiede una parte degli assistiti. Nei mesi scorsi, i volontari erano già stati impegnati in un progetto analogo nel centro residenziale di La Maddalena Spiaggia e in una casa famiglia di Decimomannu. Campi di lavoro nei quali i volontari vengono affiancati da esperti trasformandoli in muratori e carpentieri veri e propri. «Secondo noi è importante la cura del proprio ambiente - spiega Anna Pisano, responsabile nell'Isola del movimento universitario costruttori - in questo modo diamo una mano attivamente a chi ne ha bisogno, intervenendo direttamente con lavori che altrimenti difficilmente verrebbero fatti». Nei prossimi giorni, i volontari (non solo studenti universitari, ma anche dipendenti pubblici e professionisti) vestiranno il tradizionale copricapo in carta da giornale dei muratori, trasformandosi all'occasione anche in idraulici e imbianchini. È lo spirito che anima da sempre gli universitari costruttori, movimento nato circa quarant'anni fa a Padova sulla scia del movimento studentesco. Ispirato ai sentimenti cristiani di solidarietà e altruismo, i volontari offrono la manodopera gratuita e sono specializzati in costruzioni e ristrutturazioni di comunità e associazioni. «La partecipazione è aperta a tutte le persone con un'età compresa tra i 16 e i 75 anni - continua la responsabile - e non sono necessarie competenze specifiche nel campo dell'edilizia». I lavori sono organizzati in due distinti periodi dell'anno: estate e inverno. I campi durano una settimana e tutti i lavori sono autofinanziati dagli stessi partecipanti. «Gli universitari costruttori si ispirano ai valori cristiani di solidarietà - sottolinea Carla Montixi, volontaria cagliaritana - tuttavia non esistono preclusioni verso altre idee o religioni. Chiunque volesse fare qualcosa di concreto per gli altri può avvicinarsi». Durante l'intera durata del programma i volontari saranno ospitati in un edificio messo a disposizione dall'assessorato ai Servizi sociali del Comune.
Francesco Pinna
 
2 – L’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari - Pagina 12
Salute Studiosi a convegno al Businco
Caccia al gene dell'emoglobina per trovare la cura della talassemia
Migliorare la qualità della vita dei talassemici, sostenere la ricerca scientifica e ribadire ancora una volta l'importanza di individuare valide alternative alla terapia trasfusionale. Sono stati questi, i temi principali del meeting sulla talassemia che si è tenuto giovedì mattina nella sala conferenze dell'ospedale oncologico Businco. L'incontro, promosso dall'Associazione regionale per la lotta contro la talassemia, è stato condotto dallo scienziato Stefano Rivella, medico piemontese che dal 1997 dirige il laboratorio di ricerca della Cornel University di New York, centro che da anni esegue sperimentazioni finalizzate ad individuare nuove terapie per la cura della talassemia. Di fronte a una platea attenta, composta da medici del Businco e tanti giovani sardi affetti da anemia mediterranea, il professor Rivella ha illustrato le finalità degli studi condotti dal suo laboratorio. «Il centro analisi della Cornel University si occupa quasi esclusivamente di terapia genica - spiega Rivella - ossia del trattamento finalizzato alla sostituzione del gene difettoso chiamato beta-globina. Attualmente l'obiettivo principale è quello di trovare valide alternative alla trasfusione. Per riuscirci, stiamo studiando le molecole attivatrici della emoglobina fetale, sperando di ottenere la produzione di un tasso maggiore di emoglobina». «Un tasso che eviterebbe al paziente - afferma Giorgio Vargiu, presidente dell'Associazione sarda contro la talassemia - di ricorrere alla trasfusione. L'unico nostro cruccio è che le sperimentazioni americane sono state fatte finora solo sui topi mentre sarebbe opportuno utilizzare animali più simili all'uomo, come le scimmie. Cosa che al momento non è possibile fare». Un altro aspetto della ricerca condotta dall'équipe di Rivella riguarda poi l'assorbimento del ferro. «È noto - spiega Vargiu - che i talassemici hanno problemi di accumulo di ferro. E proprio per questo si lavora per comprendere meglio i meccanismi del metabolismo del ferro nel paziente. Una terapia farmacologica esiste già, si tratta della ferrochelante, ma non basta». Al termine del convegno, Stefano Rivella ha ricevuto un assegno da 15 mila euro. La somma, destinata a sostenere la ricerca, è il ricavato della vendita del calendario "Un cuore rossoblù in campo contro la talassemia", iniziativa promossa lo scorso Natale dal Comitato zonale dei giovani talassemici di San Gavino Monreale, presieduto da Giancarlo Deligia, in collaborazione con il Cagliari Calcio e il coordinamento dei Cagliari club.
Paolo Loche
 

 
3 – CORRIERE DELLA SERA
Lauree nello Sport
NEW YORK - George Foreman ha aspettato i 45 anni d’età per riconquistare il titolo mondiale dei massimi, ma una cosa non gli è mai andata giù: non esser riuscito a prendere un titolo di scuola. «Il mio problema è sempre stato dormire: se le lezioni fossero iniziate alle 4 del pomeriggio, avrei almeno due lauree». Non è facile essere un campione dello sport e un buono studente allo stesso tempo. A meno che tu non sia Shaquille O’Neal. L’asso dei Miami Heat ha appena ritirato il suo Master di Business Administration presso l’Università della Southern California. Il minimo che potesse fare un uomo d’affari che vale circa 140 milioni di dollari l’anno.
Dice Shaq: «Ho preso la laurea in questo Campus, ma non volevo accontentarmi. Un Master è più prestigioso. Era importante poterlo mettere nel mio resumé». Già, come se, a carriera finita, Shaquille si dovesse mettere a spedire il proprio curriculum alle aziende interessate.
Ma il punto non è questo. In una società sportiva dominata dall’ansia da performance, Shaquille costituisce un esempio raro. Neppure Michael Jordan, che lasciò l’Università con un anno d’anticipo per diventare il più grande cestista di sempre, ha mai fatto pace con mamma Deloris per aver rinunciato al pezzo di carta. E in questo Shaq è più forte di Jordan.
Il professore Warren Washington, l’uomo che ha consegnato il prestigioso diploma a Shaq, ha raccontato un curioso episodio: «Un giorno si presenta un tizio dicendo di essere il bodyguard di Shaquille e di volere dutti i documenti per l’iscrizione al corso. Ovviamente ho pensato a uno scherzo. Shaquille O’Neal che ha bisogno di una guardia del corpo? Poi, però l’ho visto spuntare in classe sul serio, e ho conosciuto una persona formidabile».
A far traballare il primato accademico di O’Neal ci si è messo però il mercato del basket. Quando la scorsa estate Shaq ha traslocato da Los Angeles a Miami, l’obiettivo Master sembrava sfumare per sempre. «Finché ero ai Los Angeles Lakers, seppure con fatica, riuscivo a presentarmi a lezione puntualmente. Ma dalla Florida potevo farlo solo attraverso Internet. Mi sono scoraggiato, ma la mia famiglia mi è stata di grande aiuto. Mi hanno sempre detto: ‘‘Cerca di acquisire più conoscenze che puoi. Quando smetterai col basket, farà la differenza’’».
Il giorno in cui Shaquille smetterà di tirare a canestro non pare vicinissimo. A 33 anni, Shaq ha ancora un anno di contratto con gli Heat, ma la società di Miami vorrebbe estenderlo per altri due. «Sono una persona che guarda avanti, lo sono sempre stato. Avevo due anni di contratto coi Lakers, ma volevo sapere che progetti avessero. Ecco il motivo per cui me ne sono andato in Florida prima del tempo. E così è lo studio: voglio essere pronto per quello che viene dopo. Non so ancora, vorrei sempre fare l’agente di polizia, ma forse con quello che ho imparato posso essere utile in altri campi. E comunque non mi fermo, adesso voglio il dottorato. Presto mi rimetto a studiare. Il mio obiettivo è farmi chiamare da tutti Dottor O’Neal...».
Il sistema sportivo americano, prevede, prima del professionismo, nella maggioranza dei casi, il passaggio all’università: in teoria per poter giocare a basket o a football, è indispensabile ottenere buoni voti a scuola. In pratica, ai campioni viene riservato un occhio di riguardo. Quasi l’80 per cento dei laureati professionisti, non praticherà mai la professione per cui ha studiato.
Shaquille, anche qui, vuole sconfiggere i luoghi comuni. Anche se prima sembra avere altre priorità: «Certo, vorrei vincere un titolo Nba anche a Miami. Quest’anno ci siamo andati molto vicini, ma come squadra, con Detroit, ci è mancata l’esperienza alle sfide di alto livello. L’anno prossimo ci saremo. Il mio titolo Nba per oggi è il Master all’Università».
E dunque, dopo una frugale e inconsueta conferenza stampa per un Campus universitario, si è mescolato ai 2000 compagni di corso per festeggiare come uno studente qualunque. Ed ha ricevuto la benedizione del preside, Matthew Johnston, che ha dato il via alle celebrazioni: «Questi ragazzi non si sono voluti accontentare e adesso sono pronti a grandi imprese nella società».
Shaq era felice come un bambino.
 Riccardo Romani
 
 

5 – IL MESSAGGERO
Catania, si spara per un esame: salvo 
CATANIA - È fuori pericolo lo studente universitario di 21 anni che a Giarre si è sparato un colpo di pistola in bocca preso dallo sconforto per un esame, quello di Diritto Privato, che venerdì avrebbe dovuto sostenere per la quarta volta. Il giovane è ricoverato nell' ospedale di Giarre. Il proiettile gli ha sfiorato la carotide ed è fuoriuscito.
 

Questionario e social

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