Giovedì 30 giugno 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 giugno 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’UNIONE SARDA
Cagliari – Pagina 17
Università Assemblea contro la riforma Moratti
Assemblea straordinaria stamattina del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione dell'Università di Cagliari, per chiedere il ritiro del decreto legge sullo stato giuridico dei docenti. Si ritroveranno tutti, con l'invito a vestirsi di nero per simboleggiare la morte sicura dell'Università in caso di approvazione della legge. L'appuntamento per l'ateneo cagliaritano è fissato per le 11,30, nell'aula magna della cittadella universitaria di Monserrato. Una convocazione voluta dal rettore, Pasquale Mistretta, applaudita dal coordinamento dei ricercatori, e che dà seguito al documento approvato lunedì durante la seduta del Senato accademico, contro il Ddl Moratti. Il disegno di legge viene considerato "non rispondente alle esigenze di una seria riforma del sistema universitario". (m. v.)
 
2 – L’UNIONE SARDA
Cagliari – Pagina 17
Addio al professore che amava la Rive gauche
Lutto. A 64 anni è morto Ubaldo Floris, intellettuale e docente di letteratura francese
Se n'è andato a 64 anni, con i suoi studi sul teatro francese del Seicento e le sue curiosità mai del tutto appagate. L'Università e la città perdono un protagonista poco propenso all'esibizione, ma attento come pochi al suo ruolo di docente di Letteratura francese e a quello, più generale, di maestro delle giovani generazioni. Chi lo ha conosciuto sa che Ubaldo Floris aveva una capacità sempre più rara: quella di ascoltare, di consigliare, di cercare anche per gli allievi nuovi libri da studiare, nuovi campi da indagare. Era approdato all'Università alla vigilia degli anni caldi del movimento studentesco. Figlio di un leader del popolarismo in Marmilla, Renzo, origini a Lunamatrona, Ubaldo Floris era stato negli Anni Sessanta dirigente dell'Intesa, l'organismo degli studenti universitari cattolici. Spesso gli toccava il ruolo di presidente delle infuocate assemblee che precedettero il Sessantotto nella facoltà di Lettere e Filosofia, in piazza d'Armi. I maligni sostengono che questo compito gli venisse affidato per impedirgli di parlare, ma in realtà era la sua capacità di ascoltare le ragioni di tutti, anche in quelle aspre discussioni, a portarlo alla presidenza. Negli anni della contestazione si spostò via via verso le posizioni politiche di sinistra, ma la sua attività prevalente divenne quella di studioso. Legatissimo a Giancarlo Fasano, il suo maestro, entrò rapidamente fra gli assistenti di ruolo, poi è stato professore di Letteratura francese. E per trent'anni la sua vita si è divisa fra i frequenti viaggi verso la Biblioteca nazionale di Parigi, le lezioni, gli incontri con gli studenti, la sua partecipazione appassionata alla vita della facoltà. Intellettuale curioso di ogni aspetto del sapere, amava confrontarsi, mettere in discussione le sue e le altrui certezze, indagando con tecnica socratica sui temi in discussione. Gli piaceva raccontare le sue ultime scoperte sui grandi tragici del teatro francese del Seicento. Amava Corneille, Racine ma anche La Menardiere e Chapelain, si soffermava per ore a discutere sui principi dell'imitazione degli antichi, a distinguere fra verità e verosimiglianza, a difendere la moralità del teatro messa in dubbio dalla Chiesa, a partire da Sant'Agostino. Aveva studiato anche le interpretazioni che del teatro davano i protestanti, i calvinisti, i giansenisti. E c'era in lui qualcosa di giansenista, un forte rigore e una forte tensione morale, rivolta soprattutto verso se stesso: era molto esigente, forse troppo, mentre era di una generosità rara verso quanti gli chiedevano un sostegno e una mano per camminare senza perdersi nel vasto mondo della cultura. Un mondo nel quale si aggirava alla ricerca di scritti talvolta polverosi e dimenticati, convinto che ciò che appare oggi poco interessante possa domani apparire rilevante. Uomo assai legato al passato, alla sua terra, a suo figlio Andrea che oggi percorre la strada degli studi della fisica dei materiali, Ubaldo Floris era anche e soprattutto un pioniere del futuro. Se aveva ragione nell'intuire l'insondabilità delle sorti dell'opera intellettuale, fra qualche anno, fra qualche decennio, o magari anche domani, i suoi scritti, i suoi interventi produrranno frutti imprevedibili. Di sicuro il professore di Letteratura ha lasciato una grande eredità di affetti e di cultura. Se n'è andato troppo presto, ma il suo passaggio sulla terra non è stato leggero. Giancarlo Ghirra
 
 

3 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 4 - Olbia
Una libera università per la Gallura 
Ipotesi per l’Euromediterraneo, i primi impegni del governo 
IL CONVEGNO Presenti sindaci e imprenditori 
TEMPIO. È un’investitura vera e propria quella che l’Euromediterraneo ha ricevuto dal viceministro dell’Istruzione, Guido Possa, ieri a Tempio per partecipare ad un convegno sulle libere Università. Un titolo che, nelle esplicite intenzioni degli organizzatori, voleva essere tutto un programma. Cosa che, in effetti, si è poi rivelata azzeccata, visto che davanti ad un pubblico numeroso il vice della Moratti ha apertamente dichiarato di apprezzare la strada intrapresa dall’Euromediterraneo, per il quale la trasformazione in una libera Università non è un traguardo impossibile. Anzi, a giudicare dal tono delle dichiarazioni di Possa, a Tempio e in Gallura (occorre ricordare che l’Euromediterraneo ha una sua sede anche a Olbia) potrebbe presto nascere la prima libera Università della Sardegna. Lo chiedono in tanti: in particolare, gli amministratori galluresi (Comuni, Provincia e Comunità montane) e i rappresentanti delle forze sociali e produttive (Confindustria, Coldiretti, operatori turistici).
 Il progetto non dispiace nemmeno alla Cei che con monsignor Nunzio Galantino, tra i relatori del convegno, ha definito l’Euromediterraneo come «un avamposto di quell’attività di animazione culturale del territorio che la Chiesa italiana va promovendo da anni e che sa trasformare il sapere teologico in riflessione critica sull’esperienza di fede». Parole d’oro per don Gian Franco Saba, direttore dell’Euromediterraneo, istituto che, dopo avere raccolto l’eredità del vecchio corso di scienze religiose (sempre presente però tra le nuove proposte formative), sembra navigare ora a vele spiegate verso il riconoscimento giuridico che lo potrà qualificare come una libera Università.
 Ad incoraggiare attese e speranze, condivise dai tre sindaci di Olbia, Tempio e Nulvi, dove hanno luogo le sedi territoriali dell’Euromediterraneo, è stato lo stesso vice ministro che, ribadendo a chiare lettere l’interesse e l’apprezzamento del Miur, ha dichiarato che, una volta espletate tutte le procedure formali, la via seguita dall’Istituto e dalla sua dirigenza volgerà verso il pieno successo. Ciò che si attendono, e anche in tempi piuttosto rapidi, i sindaci di Tempio e Olbia, che, recitando a mo’ di celia il ruolo di antagonisti, hanno sostenuto entrambi come l’Euromediterraneo spinga tutti verso il superamento dei facili e infruttuosi campanili. «Lo abbiamo voluto dimostrare - ha dichiarato Settimo Nizzi - assegnando all’Euromediterraneo un palazzo stile liberty di proprietà del Comune».
 Un impegno simile a quello precedentemente compiuto dal Comune di Nulvi, che nel progetto della libera Università rappresenta l’Anglona, e che all’Euromediterraneo, oltre ad un primo finanziamento di 20 mila euro (cifra non risibile per un piccolo Comune dell’interno), ha addirittura destinato l’ex convento di Santa Tecla. «E il fatto che Nulvi - ha detto il sindaco Roberto Luciano - sia un comune guidato attualmente da un’amministrazione di sinistra dovrebbe dimostrare a tutti che l’Euromediterraneo non strizza l’occhio né a questo né a quel partito».
 Una proposta operativa di particolare interesse è stata formulata dal sindaco di S. Teresa, Piero Bardanzellu, per il quale la specificità esclusiva dell’Istituto va non solo tutelata, ma sostenuta introducendone il progetto nell’inter-reg. L’ultimo intervento è stato quello di Mauro Pili, firmatario di un protocollo d’intesa con la Regione di cui la giunta attuale non vuole sentire ragione.
 «Ma la strada tracciata è tale e il sostegno è così forte e diversificato - ha detto il predecessore di Soru - che il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca sapranno bene cosa fare».
Giuseppe Pulina 
 
4 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 27 - Sassari
Scienze animali, al via le lezioni 
Un corso di laurea di Veterinaria per formare esperti in zootecnia 
L’amministrazione ha anche organizzato per ottobre un master di alta specializzazione sul disagio giovanile 
OZIERI. In sede di dichiarazioni programmatiche, l’esecutivo comunale aveva assunto l’impegno di aprire nuovi orizzonti didattici e formativi ai giovani del Monte Acuto-Goceano. Al giro di boa della legislatura, quella prospettiva assume contorni più nitidi e tutto lascia credere, ormai, che possa materializzarsi nel prossimo ottobre in concomitanza con l’apertura del prossimo anno scolastico. Per quella data, infatti, è fissato l’avvio delle lezioni del corso universitario per la laurea in scienze animali.
 Superate le diverse difficoltà che hanno caratterizzato l’iter della pratica, il sindaco Giovanni Cubeddu e le autorità accademiche stanno provvedendo proprio in questi giorni alla definizione degli organici e all’organizzazione del corso che avrà la sua sede nei locali dell’ex complesso culturale di San Francesco. Un’attività che, comunque, non interrompe l’impegno degli amministratori locali e dei responsabili della facoltà di Veterinaria verso la definizione della pratica relativa alla creazione di un’azienda zootecnica sperimentale a Chilivani. Nel frattempo, con la collaborazione dell’Aipre Associazione italiana di Psicologia preventiva, dell’Istituto di Psicologia Università Pontificia Salesiana e del Centro orientamento scolastico professionale e sociale, il Comune ha promosso un corso di alta specializzazione per «la progettazione di interventi territoriali integrati di prevenzione del disagio giovanile e di promozione della salute in età adolescenziale». Il master, destinato a persone già in possesso di laurea, avrà una durata di 800 ore, di cui 320 in aula, 150 di Fad, 150 di autoformazione assistita e 180 ore di project world. L’inizio delle lezioni è previsto per il 21-22 ottobre per concludersi nel giugno 2007. Il corso è a numero chiuso. Verranno infatti selezionati due gruppi da quindici unità. Per la peculiarità del corso, volto a trasferire competenze progettuali in ambito lavorativo, si darà precedenza a coloro che già operano nel settore di pertinenza dell’evento formativo in strutture pubbliche e private. È previsto il riconoscimento dei crediti formativi corripondenti da parte della facoltà di scienze dell’Educazione del predetto ateneo pontificio. La verifica della documentazione di iscrizione e i colloqui preliminari si svolgeranno entro il 15 settembre. Le domande vanno presentate su apposita modulistica all’ufficio amministrativo del servizio socio assistenziale del Comune entro e non oltre il 16 agosto. «Con questa iniziativa, già prevista nel programma socio assistenziale comunale - spiega il sindaco Cubeddu - viene offerta la possibilità di specializzare figure capaci di intervenire sulle realtà adolescenziali del territorio a livello preventivo. Si intende cioè creare i presupposti per individuare i principali fattori di rischio e di protezione presenti nella realtà locale e incidere significativamente sugli stili di vita degli adolescenti».
Angela Farina
 
5 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 7 - Sardegna
«Nessun segreto: i dati erano già noti» 
Dessì conferma la presentazione di un esposto alla magistratura 
CAGLIARI. Chiamato in causa dal segretario nazionale sardista Giacomo Sanna, l’assessore regionale all’Ambiente Tonino Dessì interviene in serata per chiarire meglio la sua posizione e quella della giunta. «Nessun segreto - dice Dessì -: i contenuti del verbale del 19 maggio 2005 erano infatti già stati resi noti dalla stampa. E confermo che, dopo i controlli richiesti dal Noe, con i quali era stato riscontrato che nei fumi di acciaieria in ingresso nello stabilimento, e prima della lavorazione, la percentuale di piombo “era estremamente alta e superava la normativa”».
 «Per questo motivo - ha detto ancora Dessì - la Provincia ha inoltrato, poco prima del 19 maggio, la denuncia alla magistratura, mentre la Regione ha solo potuto inoltrare una diffida, perchè i controlli reali vanno fatti in uscita, ossia in discarica, dove la soglia percentuale di piombo ammessa è minima».
 In questo momento, secondo quanto ha reso noto l’assessore, si stanno attendendo i risultati dei controlli che sarebbero dovuti essere effettuati, in questo senso, dalla Provincia. A giorni ci sarà un nuovo incontro del Comitato per valutare la situazione». Dice Dessì: «Per quanto mi riguarda, sono determinatissimo nel voler far rispettare esattamente quelli che sono gli adempimenti contenuti nella delibera della giunta e nella autorizzazione del dirigente del servizio rifiuti, a febbraio, e che prevedono un dettagliato “cronoprogramma”: bonifica dell’intero impianto, abbattimento delle emissioni in atmosfera, copertura e sigillatura dei mezzi, controlli a campione a scadenze casuali».
 «Se non verranno rispettate le prescrizioni - dice ancora - io stesso prenderò dei provvedimenti e non ci saranno atteggiamenti di tolleranza». Per quanto riguarda il dato della percentuale di piombo nel sangue dei bambini di Portoscuso, Dessì sottolinea che «questi numeri inquietanti non sono nuovi, in quanto sono frutto di una indagine del Comitato per il Disinquinamento dell’Università di Cagliari, di alcuni anni fa. Si tratta di un monitoraggio cominciato nei primi anni ’90 e conclusosi dopo dieci anni».
 «Insieme all’assessore alla Sanità Nerina Dirindin - conclude Dessì - si stanno predisponendo ulteriori analisi epidemiologiche per verificare la situazione attuale».
 
 

6 – CORRIERE DELLA SERA
Il ministro Moratti, la ricerca e l’Europa
Le considerazioni di Francesco Giavazzi sul Corriere del 25 giugno a proposito della posizione - a suo dire - contraria del governo italiano sull’istituzione dell’ European Research Council meritano qualche precisazione. Secondo Giavazzi infatti il presunto diniego verso l’Erc, un’istituzione che avrebbe il compito di finanziare la ricerca di base sul modello della National Science Foundation americana, scaturirebbe «dall’opposizione della lobby dei ricercatori italiani e polacchi terrorizzati dalla prospettiva che i fondi vengano assegnati sulla base del merito». Le cose non stanno così. In primo luogo perché - lo afferma tra gli altri David King, consigliere scientifico di Tony Blair su Nature - il nostro Paese si colloca al terzo posto nel mondo per numero di pubblicazioni e di relative citazioni per ricercatore. Quindi non è certo la capacità di competere a livello internazionale dei nostri ricercatori a essere in gioco.
L’auspicio della creazione di un nuovo sistema comunitario di sostegno alla ricerca è peraltro assai diffuso in Europa e nel nostro Paese. Per finanziare i progetti, ad oggi l’Ue si basa prevalentemente sull’assegnazione di contracts di ricerca a gruppi di ricercatori appartenenti almeno a tre paesi europei, ma esige la predefinizione degli obiettivi ( deliverables ) e la partecipazione di un alto numero di ricercatori di vari paesi, spesso fino a 25. Ciò è fortemente limitante per lo sviluppo di ricerca altamente innovativa, «a rischio», e aumenta la complessità delle procedure burocratiche.
L’istituzione dell’Erc potrebbe permettere invece, se accompagnata da un’opportuna revisione della normativa vigente, di passare dal regime dei contracts a quello dei grants , sul modello americano, permettendo il finanziamento di programmi di ricerca presentati da un solo gruppo di ricerca, senza obiettivi predefiniti e con una semplificazione burocratica e libertà nei temi proposti.
Il governo italiano ha sempre favorito, anche in sede europea, questa modalità di finanziamento, ma ha posto precise questioni preliminari per consentirne la sua efficace attuazione. Innanzitutto uno stretto coordinamento tra assegnazioni comunitarie e finanziamenti nazionali, per evitare duplicazioni negli interventi. I fondi europei sono infatti pari al 5% di quelli disponibili a livello dei singoli paesi, e ciò fa sì che attualmente i migliori ricercatori dei vari Paesi siano in genere già finanziati, e per importi assai maggiori, a livello nazionale. Occorre poi eliminare il meccanismo per il quale alcuni paesi europei deducono dai finanziamenti assegnati ai propri ricercatori a livello nazionale la quota di quelli ottenuti a livello europeo, che comporta quindi, anche nel caso dell’Erc, un semplice travaso di fondi dalle casse dell’Ue a quelle dei vari paesi, senza alcun beneficio per la ricerca.
Infine, è opportuno scongiurare la moltiplicazione delle strutture burocratiche e di valutazione esistenti a Bruxelles, che si prospetta con la proposta di assunzione, presso l’Erc, di circa 700 unità di personale, oltre a quelle già disponibili presso la divisione ricerca della Ue. Ciò contrasta con quella semplificazione burocratica e gestionale tanto invocata a sostegno del nuovo ente, riducendo il volume di risorse da assegnare agli oltre 900 mila potenziali ricercatori europei beneficiari.
Questi e altri punti, quali ad esempio la necessità di una valutazione eminentemente strategica, e non tecnica, per la ripartizione dei fondi dell’Erc ad almeno 15 gruppi di discipline non paragonabili tra loro, pongono pesanti interrogativi, allo stato attuale della conoscenza, sulla funzionalità di questo nuovo organismo, così com’è ora. Interrogativi che il governo italiano ha posto alla Commissione europea e al nuovo commissario per la ricerca, Potocnic, e che ora estendo anche al professor Giavazzi.
 
7 – CORRIERE DELLA SERA
Ministro Istruzione, Università e Ricerca
In un commento ad un articolo del ministro Letizia Moratti, pubblicato sul Corriere della Sera il 22 novembre 2004, avevo già dimostrato come le tabelle del professor King, se lette correttamente, offrano un’immagine meno edificante dei risultati scientifici dei nostri ricercatori. Evidentemente il ministro lo ha scordato. Molte delle argomentazioni sono condivisibili, in particolare l’opportunità di chiudere la Direzione generale per la ricerca della Commissione nel momento in cui nascesse il nuovo Erc ( European Research Council ), cosa che evidentemente trova forti opposizioni nella burocrazia di Bruxelles. Ma se davvero il ministro ne fosse convinta sarebbe stata in prima linea nella battaglia per l’Erc, anziché accodarsi alla Polonia esprimendo un parere negativo che ha lasciato allibito il mondo della ricerca in Europa. Ma come! Abbiamo creato l’Iit (Istituto italiano di tecnologia) per copiare il Mit e diciamo no a una Nsf ( National Science Foundation ) europea? L’affermazione che è necessario coordinare fondi comunitari e nazionali mi preoccupa.
Non è che anziché un mezzo per garantire più efficienza questo è il grimaldello che chiedono le conventicole nazionali per non perdere il potere di influire sull’assegnazione dei fondi europei? A pensar male...
Letizia Moratti
 
8 – CORRIERE DELLA SERA
Progetti di ricerca per la sicurezza
Pavia, centro studi contro il bioterrorismo e i rischi della Rete
PAVIA - Bioterrorismo, grandi rischi finanziari o informatici, allarme per la sicurezza di cittadini, aziende o istituzioni. Come evitarli? Primo passo: valutarli. Secondo: gestirli. Se ne occuperà il nuovo Centro internazionale di studi per la sicurezza presentato ieri a Pavia al collegio Borromeo, l’ultima creatura nata dalla costola dello Iuss, Istituto universitario di studi superiori, e, in particolare, dal master in metodi per la gestione di sistemi complessi, guidato dal fisico Giorgio Goggi (dirigerà anche il centro). «Le scienze della complessità - spiega Goggi - possono creare modelli di rischio che servono per affrontare situazioni reali».
Il centro è nato dalla collaborazione tra Iuss, l’agenzia no profit Sermas e STMicroelectronics, ma ha già attirato l’attenzione di giganti internazionali come la multinazionale di consulenza Kpmg, ieri presente, ed è pronto ad aprirsi alle aziende che potrebbero finanziarlo. Si rivolge anche a privati e istituzioni come potenziali associati.
«I problemi della sicurezza - ha detto il presidente della Sermas, Antonio Serra - hanno assunto da tempo un ruolo centrale e sono conseguenza di un complesso di rischi insiti in un quadro internazionale incentrato sulla globalizzazione. La sicurezza così intesa deve confrontarsi con l’imprevisto e la complessità.
«Vogliamo finalizzare l’attività del centro a studiare e prevedere eventi e comportamenti socio-economici o culturali rilevanti rispetto alla sicurezza, organizzare progetti di ricerca applicata a favore dell’incremento delle condizioni di sicurezza, sviluppare competenze professionali e produrre risultati di ricerche internazionali utili allo sviluppo della cultura della sicurezza».
A cavallo tra formazione e ricerca, le aree di intervento sono quelle della strategia globale, della sicurezza nelle istituzioni, nell’economia e nell’industria, le tecnologie per l’informazione, l’analisi dei dati e la sicurezza legale.
Donatella Mele
 
9 – CORRIERE DELLA SERA
Tor Vergata, 8 idee d’impresa
Ecco «E2B Lab», laboratorio per far nascere aziende ad alta tecnologia
Concorso per le migliori iniziative imprenditoriali
L’ateneo garantisce tutela e proprietà dei brevetti
«La macchina organizzativa sarà pure piccola, sì. Ma terrà dentro diversi settori professionali. E alla fine affronterà il mercato». Parla con passione del suo progetto Alessia, architetto romano, con esperienza over 20. Lei, con altri 300 «portatori d’idea», concorre a E2B Lab, che non è un’astrusa formula matematica ma un laboratorio, anzi un’incubatrice d’impresa. A Tor Vergata, si firmano i progetti e oggi è l’ultimo giorno per questo concorso grazie al quale 8 «business idee» diverranno realtà. Rivolto a studenti e ricercatori, piccole aziende già costituite nella Regione Lazio, enti, persone giuridiche e fisiche di ogni età, il concorso premierà le migliori iniziative imprenditoriali a elevato contenuto di tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione. L’ateneo garantisce tutela della proprietà intellettuale e dei brevetti. Ai vincitori andranno 10.000 euro, oltre a consulenze fiscali e tecnologiche per la stesura del «business plan» e per l’avvio dell’impresa. «Le innovazioni che sogno per la mia attività finalmente potranno svilupparsi» dice Paolo, ricercatore alla facoltà di Economia. «La cosa che più ci entusiasma è la grande potenzialità offerta dal laboratorio: la contaminazione di idee e le collaborazioni che potrebbero scaturirne» dice Erica, laureanda in Lettere.
Fra le idee di impresa già esaminate, prevalgono quelle in campo informatico (il 32%), seguite dai servizi on line (10%), nelle telecomunicazioni (11%), ma anche nella biomedicina (7%) e nell’editoria (3%).Nato un anno fa, l’E2B Lab, presieduto da Luigi Paganetto, preside della Facoltà di Economia, e cofinanziato dal ministero delle Attività Produttive, si avvale di un comitato scientifico composto da docenti universitari e da esperti nella gestione e nella strategia aziendale.
«La peculiarità principale di E2B Lab - spiega Paganetto - è proprio quella di essere realizzato in un ateneo pubblico. E, soprattutto, di avvalersi delle competenze di chi questo mestiere lo fa di professione; come, ad esempio, Angelo Airaghi. In questo modo offriamo alle imprese una serie di vantaggi, sia sul piano dello sviluppo delle "business idea" che su quello dell’immissione sul mercato. Forti della certificazione di un ateneo prestigioso e del contributo di professionalità extra-accademiche. Proprio queste potranno fornire e trasmettere le loro conoscenze e la loro esperienza nel settore. Inoltre - continua Paganetto - le imprese che si rivolgono a E2B Lab potranno usufruire delle strutture dell’università (aule e locali attrezzati, biblioteche, infrastrutture tecnologiche) e di database per ricerche ed elaborazione dati». Il laboratorio ha già realizzato accordi di collaborazione con enti e istituzioni, ed ha avuto contatti con varie associazioni e con aziende che operano nelle aree dell’incubazione di impresa e dell’innovazione. Inoltre sono state avviate partnership con imprese del settore Ict e società tecnologiche e di servizio, per rendere disponibili prodotti e servizi. Insieme ad AsseforCamere, per esempio, E2B Lab intende realizzare azioni promozionali sul territorio, come l’apertura di sportelli locali informativi, mentre con Filas, (Finanziaria laziale di sviluppo), è prevista la diffusione del progetto E2B Lab presso le piccole e medie imprese e all’interno del mondo universitario.
«Grazie al binomio pubblico-privato - afferma Glauco Carlesi, direttore di E2B - avverrà un trasferimento tecnologico tra università, centri di ricerca e mondo del lavoro. Tra i nostri principali obiettivi - continua - c’è anche quello di creare sinergie per far avere alle neoimprese finanziamenti pubblici e privati». Per proporre la propria candidatura e per ulteriori informazioni è attivo il sito www.e2blab.it, un desk informativo all’indirizzo info@e2blab.it e al numero 06.72595604.
Luana Silighini
 
10 – CORRIERE DELLA SERA
Vaccino per l’Aids, lite sullo studio italiano
La virologa Ensoli presenta la sua ricerca
Aiuti: pochi test sui pazienti, violate le regole
ROMA - «Presentazione della prima fase di sperimentazione del vaccino per l’Aids». È bastata questa riga per seminare sconcerto e polemiche fra i ricercatori che partecipano allo studio clinico sul vaccino messo a punto da Barbara Ensoli, Istituto superiore di Sanità. La frase incriminata compare sul biglietto di invito al gala in Campidoglio organizzato domani dal Comune di Roma e dalla Presidenza del consiglio in onore della virologa. Iniziativa poco gradita dalla Comunità scientifica italiana.
L’EX MAESTRO - L’immunologo Fernando Aiuti, ex maestro della Ensoli, contesta il modo di procedere: «Questi dati avrebbe dovuto presentarli prima di tutto a noi, farne oggetto di una comunicazione ai congressi e poi divulgarli al pubblico. È gravissimo che così non sia avvenuto. Noi abbiamo il diritto di aprire per primi i codici della sperimentazione e di valutare se i risultati sono validi sia dal punto di vista della sicurezza che dell’efficacia». Aiuti contesta inoltre il fatto che lo studio sia stato chiuso in anticipo, senza spiegazioni esaurienti: «Dovevano essere arruolati 88 pazienti, il protocollo invece è stato tagliato senza preavviso a 55 volontari, anche se noi non eravamo d’accordo. I malati continuano a sottoporsi ai controlli ignari dello stop. Neppure i comitati etici degli ospedali coinvolti sono stati informati».
I DATI - La Ensoli però chiarisce: «Non rivelerò dati durante il gala, lo farò la settimana prossima in via ufficiale assieme al ministro della Salute Storace dopo aver riunito i colleghi. Non infrango certo le regole. Spero che si trovino i soldi per passare alla seconda fase della ricerca. Il vaccino comunque funziona», liquida la faccenda la virologa che cerca fondi per portare avanti il progetto. Il gala, tutto incentrato sui problemi dell’Africa, ha anche questo fine: è lì che si vorrebbe verificare sul campo, dove l’infezione è estremamente diffusa, se la cura è valida.
L’ESPERIMENTO - La prima fase della sperimentazione è cominciata alla fine del 2003 in tre centri italiani: Policlinico Umberto I, San Raffaele di Milano e Spallanzani di Roma. Il vaccino sotto esame è il cosiddetto anti-tat, dal nome della proteina che si vorrebbe inibire, uno dei fattori determinanti nella replicazione dell’Hiv, il virus dell’Aids. Potrebbe essere utilizzato nella prevenzione della malattia e nella terapia. Infatti i test hanno riguardato ambedue gli aspetti, coinvolgendo rispettivamente sieropositivi e volontari sani.
I FONDI - La strada per Barbara Ensoli è sempre stata in salita. Prima la difficoltà nel trovare finanziamenti, poi si sono aggiunti i pettegolezzi pronunciati a mezza bocca ai congressi da qualche collega e la velata ostilità dell’ambiente medico italiano mai prodigo di incoraggiamenti nei confronti della virologa, tornata a Roma dagli Stati Uniti proprio per lavorare sulla proteina-tat. «Un modo inconsueto di procedere», schiva le polemiche Adriano Lazzarin, infettivologo, uno degli sperimentatori del San Raffaele che però nota: «Nella nostra comunità scientifica le regole sono ben diverse». Aiuti sbatte la porta: «Non parteciperò alla riunione della prossima settimana, parto, dovevano avvertirmi prima. Non ne so ancora niente. Che figura col resto del mondo. Annunceranno dati relativi ai test su poco più di 25 pazienti visto che l’altra metà ha preso il placebo. Ritengo inoltre molto grave che il ministro della Salute non sia stato invitato in Campidoglio».
Margherita De Bac
 
I due scienziati
BARBARA ENSOLI
Ricercatrice e direttrice del reparto Aids al dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di Sanità, ha sperimentato un vaccino contro l’Aids risultato efficace sulle scimmie
FERNANDO AIUTI
Ex maestro della Ensoli, è ordinario di medicina interna, allergologia e immunologia clinica e direttore della scuola di specializzazione in allergologia e immunologia a «La Sapienza» di Roma. Ha fondato e presiede l’associazione nazionale per la lotta all’Aids
 
11 – CORRIERE DELLA SERA
IL CASO IIT / Confronto con «lavoce.info»
Mit italiano al rallentatore Grilli: no, sta già lavorando
«Attivate 35 borse di dottorato nel 2005
Dopo il primo triennio, organico di 150 persone»
Botta e risposta tra il sito lavoce.info e Vittorio Grilli, commissario unico dell’Iit, il «Mit» italiano, sullo stato di avanzamento e lo sviluppo dell’istituto che dovrebbe fermare la fuga dei cervelli dall’Italia. Grilli, insieme al direttore scientifico Roberto Cingolani, ha risposto ieri alle domande poste nel sito dai due economisti Daniele Checchi e Tullio Jappelli nei giorni scorsi. Interrogativi che sembravano far trapelare uno stato dei lavori non soddisfacente. I due economisti spiegavano che l’Iit, nato nel novembre del 2003, «dovrebbe privilegiare aree di ricerca di frontiera, come le bio-tecnologie, le scienze neurali, l’automazione e la robotica». Lo stesso Grilli, precisano, «prometteva che l’Istituto avrebbe cercato fondi aggiuntivi e che non sarebbe stato legato esclusivamente a finanziamenti pubblici». Ma nel bilancio dell’Istituto nei due anni trascorsi, si evidenzia che persino «il sito internet è molto avaro di notizie e il forum di discussione è desolatamente vuoto». Insomma, l’accusa nemmeno troppo velata era anche di scarsa trasparenza. Grilli e Cingolani hanno difeso il Mit nostrano con numeri alla mano. «Già nel corso del 2005 sono state attivate 35 borse di dottorato per un importo di circa 1,2 milioni di euro». Mentre altri fondi, concludono, «saranno utilizzati nella seconda metà del 2005». Inoltre, per la selezione delle università sono stati «usati criteri di eccellenza nei settori di pertinenza dei programmi E' peraltro evidente in qualsiasi consesso scientifico internazionale che istituzioni quali il Politecnico di Milano, l’Università Vita-Salute San Raffaele, l’Università di Milano-Scuola Europea di Medicina Molecolare, la Scuola Normale Superiore di Pisa, la Scuola Superiore S.Anna e l’Università di Genova rappresentino istituti di riferimento per il Paese». Infine, sull’organico a regime dell’Iit, Grilli e Cingolani indicano in 150 unità un obiettivo ragionevole alla fine del primo triennio di età dell’istituto.

Questionario e social

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