Domenica 3 luglio 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 luglio 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Bufera in Pediatria, Pintor lascia
Al Santissima Trinità avevano già accorpato la chirurgia pediatrica alla chirurgia generale. E giù proteste. Ora - denunciano - vogliono accorpare Pediatria e Psichiatria infantile e Puericultura e Patologia neonatale. Non è ancora una decisione definitiva, ma una proposta del direttore generale del San Giovanni di Dio Giuseppe Ortu ai direttori dei reparti. Che, riuniti in assemblea assieme ai medici, hanno già detto no. Ma la proposta è rimasta in campo suscitando le clamorose dimissioni del direttore del dipartimento di Scienze pediatriche dell'Università, Carlo Pintor, comunicate al preside della facoltà di medicina dell'Università. «Entro l'anno vado via, non posso più tollerare che si continuino a maltrattare i bambini», protesta Pintor. la denuncia «Mesi fa feci una conferenza stampa per denunciare la situazione in pediatria. L'ex direttore generale ci garantì un intervento. Hanno iniziato a fare qualcosa, ma solo sul decoro, poi Aste è andato via. Da allora la situazione è peggiorata. Ma non basta: di recente il direttore sanitario ci invia la sua proposta», prosegue Pintor, «di accorpare clinica pediatrica e psichiatria infantile e puericultura e patologia neonatale. Un provvedimento provvisorio, come tanti che poi puntualmente diventano definitivi. Significa essere costretti a ricoverare un bambino psicopatico assieme agli altri. Un crollo della qualità dell'assistenza e dei servizi essenziali. Noi medici ci riuniamo e la respingiamo», racconta il direttore della clinica pediatrica, «perché è intollerabile penalizzare i bambini dopo quello che è stato fatto al Santissima Trinità dove hanno accorpato chirurgia pediatrica alla chirurgia generale. Inviamo una lettera al direttore della Asl Gumirato e al preside della facoltà. Tentiamo di fissare un incontro, non ci riusciamo». le dimissioni Per Carlo Pintor la situazione è insostenibile. «Il problema è lo scarso riguardo per i bambini per i quali i livelli di assistenza sono in calo vertiginoso. Per questo ho presentato le dimissioni all'università. Non è più una minaccia. Non posso assecondare questo disegno, non è tollerabile che i bambini siano trattati così». F. Ma.
 
 
 
2 -  La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
La ricerca finanziata dall’Ue 
Scoperta in Sardegna una crema anti Aids
 
 CAGLIARI. Una crema microbicida che inibisce il virus Hiv e impedisce il contagio durante i rapporti sessuali: è stata sintetizzata dall’Università di Cagliari nell’ambito di un progetto finanziato dall’Unione Europea. Tra breve comincerà la sperimentazione sulle scimmie (in Germania e nel Gabon) poi si passerà ai test sull’uomo. E’ un farmaco studiato per i paesi poveri del Terzo Mondo dove l’Aids fa strage.
 
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Una crema microbicida fermerà l’Aids 
Rapporti sessuali non più a rischio grazie al farmaco studiato a Cagliari
A giorni il via dei test su scimmie Un progetto finanziato dall’UE 
 di Roberto Paracchini
  CAGLIARI. Secondo il rapporto dell’Unicef ‘Children on the Brink’ (bambini sull’orlo del baratro) entro il 2010 nell’Africa sub-Sahariana ci saranno 50 milioni di orfani. E più di un terzo avrà perso uno o entrambi i genitori a causa dell’Aids. Da qui l’importanza di intervenire con forme di prevenzione efficaci ed economicamente accessibili come, a esempio, una crema in grado di impedire il contagio durante il rapporto sessuale, sintetizzata nell’università di Cagliari.
 La speranza per milioni di persone si chiama EMC1220 ed è una molecola che rappresenta l’elemento centrale della crema microbicida scoperta dall’equipe del microbiologo Paolo La Colla, direttore del dipartimento di scienze e tecnologie biomediche dell’ateneo cagliaritano. A giorni inizierà la sperimentazione di questo preparato nelle scimmie: a Gottingen, in Germania, e a Franceville, in Gabon. Il progetto, coordinato da La Colla, è stato finanziato dall’Unione europea con 4 milioni all’interno di un programma per ‘malattie da povertà’, e coinvolge cinque Paesi europei e uno africano. Secondo l’Unicef l’Aids sta producendo «una devastazione senza precedenti nell’Africa sub-Sahariana» dove sono presenti i due terzi di tutti coloro che vivono con l’HIV (il virus che causa la malattia) e i tre quarti di quelli che stanno morendo. Le cifre dicono che circa 30 milioni di persone colpite dalla sindrome che azzera le difese immunitarie vivono in quest’area, altri 6,5 milioni abitano nel Sud Est asiatico, un altro milione nell’Asia dell’Est e nei Paesi del Pacifico, altrettanti nell’Europa dell’Est e in Asia centrale, 600.000 in Europa, 1,5 milioni in America Latina e altrettanti negli Usa, Canada, Caraibi e Messico.
 Le terapie attuali dell’Aids sono in genere molto costose (si va da due-tremila a diecimila euro e oltre) e richiedono un insieme di farmaci da somministrarsi in modo combinato e che necessitano strutture sanitarie attrezzate, carenti nei Paesi più colpiti. Nello stesso tempo, e nonostante gli studi stiano facendo passi da gigante, l’HIV è particolarmente difficile da combattere. I virus sono dei parassiti obbligati perchè, per vivere, hanno bisogno di entrare dentro una cellula e di utilizzare i suoi strumenti per riprodursi. In particolare l’HIV «si integra nei nostri cromosomi - spiega La Colla - e se ne sta lì, buono ma pronto a esprimersi ogni volta che la cellula viene chiamata a replicarsi. E tutto questo rende molto complicata la terapia che, per fare effetto, deve essere continua, cronica. In più c’è anche un altro problema: il meccanismo particolare di replicazione di questo virus (la trascrittasi inversa) sbaglia spesso. Ma questo, al contrario, non è un vantaggio. Il virus cambia fisionomia di continuo rendendosi irriconoscibile ai farmaci». Il che spezza un’altra lancia in favore della prevenzione.
 Ma perchè intervenire sui rapporti sessuali con una crema specifica? «Perchè - informa La Colla - la sessualità è il modo di gran lunga maggiore con cui l’HIV si diffonde, soprattutto nei Paesi del così detto Terzo Mondo, ma oggi anche in Occidente. Chiariamo: questo virus, oltre che nel sangue, si concentra nelle secrezioni vaginali e nel liquido seminale di qualsiasi persona che abbia un’infezione da HIV, anche se non ha la malattia conclamata. E si diffonde poi con meccanismi che sono preposti al controllo degli elementi estranei». Nelle mucose sessuali, infatti, vi sono delle cellule (le dendritiche) che hanno il compito di catturare tutto quello che di estraneo viene a contatto con loro e, tramite un iter specifico, portarlo davanti ai linfociti, preposti alla difesa immunitaria. «Ma il problema sta proprio qui - spiega La Colla - l’HIV si è specializzato nell’attacco del sistema immunitario causando quella che viene definita ‘immunodeficienza acquisita’, che disarma l’esercito degli anticorpi. E permette l’invasione di qualunque microrganismo esterno». Per molto tempo si è pensato, invece, che i rapporti sessuali potessero diventare contagiosi, per l’Aids, solo se traumatici e quando cioè si creano piccole lesioni sufficienti per il passaggio del virus nel sangue. Mentre «uno studio più attento - continua La Colla - mostra che la pericolosità del rapporto sessuale nella trasmissione del virus è molto maggiore». L’EMC1220 individuato a Cagliari protegge dal contagio la mucosa femminile (ma anche quella maschile e il retto) in quanto inibisce in modo irreversibile l’HIV. In pratica funziona come una specie di chiave che entra dentro una serratura presente in quella parte del virus che permette l’avvio della sua replicazione (la trascrittasi inversa). Solo che al posto di fare un giro completo, questa chiave è come se si bloccasse a metà, senza poter più uscire. E così il virus è sistemato: non può più replicarsi.
 Ma il bello di questa pomata vaginale è che sarà un qualcosa (una volta finita la sperimentazione) su cui non potranno cadere i divieti - come per i preservativi - nè della chiesa cattolica, nè di altre religioni che finalizzano l’atto sessuale alla riproduzione. L’EMC1220 infatti non è spermicida e, quindi, non impedisce il possibile concepimento. Nello stesso tempo permette alla donna, soprattutto dove questa è più penalizzata, di difendere meglio la propria salute.
 
 
3 - La Nuova Sardegna
L’isola sta lentamente recuperando il tempo perduto e in certi settori ha raggiunto livelli d’eccellenza
L’università, ponte tra Europa e Africa 
Grazie alla ricerca la Sardegna acquisisce il ruolo auspicato da molti
  CAGLIARI. A suo tempo aveva iniziato a parlarne Umberto Cardia, europarlamentare e lucido intellettuale sardo, oggi scomparso. Sosteneva che Cagliari e la Sardegna potevano (e dovevano) diventare cerniera tra Europa e Africa. Poi il discorso è stato fatto proprio da tanti altri. Tutti d’accordo, a parole, nella pratica ma solo dal mondo della ricerca ci sono stati esempi in tal senso: nel settore dell’ingegneria mineraria (con la scuola iniziata da Mario Carta) o in quello agrario, tanto per indicare alcuni esempi. In questo filone-cerniera si inserisce a pieno titolo anche la ricerca sulla crema microbicida anti-Aids, il cui brevetto è di proprietà dell’università di Cagliari e della società farmaceutica Idenix.
 Il progetto coinvolge cinque Paesi europei e uno africano. Oltre al dipartimento di scienze e tecnologie biomediche dell’ateneo cagliaritano (il cui direttore Paolo La Colla coordina tutti i risultati), partecipano alle ricerche il German Primate Center di Gottingen (dove inizierà a giorni la sperimentazione sulle scimmie), il Cnrs (analogo al Cnr) di Marsiglia, l’Ird di Montpellier e l’ospedale Petié-Salpétrière di Parigi (che farà i controlli sulle donne, una volta terminati quelli sulla scimmia), l’Università di Patras in Grecia, l’University Southern in Danimarca, l’istituto di ricerca Cirmf di Franceville in Gabon, Africa (dove si terrà una analoga sperimentazione sulle scimmie) e le facoltà di Farmacia di Roma e di Milano.
 Il progetto è stato finanziato attraverso il sesto programma quadro dell’Unione europea, finalizzato alle ‘malattie da povertà’. Un risultato positivo che mostra l’efficacia di una strategia, quella dell’equipe di La Colla, che punta sulla valorizzazione dell’università. Nei giorni scorsi, inoltre, il parco scientifico Polaris (presso Pula) ha dato notizia che il ministero ha riconosciuto, sulla base di un progetto, l’area come polo d’eccellenza per le tecnologie bionformatiche. A giorni sarà poi presentata una proposta di legge per la ricerca scientifica (messa a punto dal neuroscienziato Gian Luigi Gessa).
 Tutti segnali che qualcosa si muove, linee di tendenza importanti e da valorizzare perchè le cifre dicono che la Sardegna è ancora molto indietro: al di sotto della media nazionale (e del sud) come laureati e anche come brevetti. (r.p.)
 
 
 

Questionario e social

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