Lunedì 11 luglio 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 luglio 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 11 – Cagliari
Si punta alla valorizzazione della necropoli romana
Tuvixeddu, oggi una tavola rotonda per raccogliere le idee e i progetti
Una tavola rotonda per valorizzare la zona di Tuvixeddu. La propone l’associazione Amici di Sardegna che per oggi, alle 10.30, nel teatro dell’Annunziata, in viale Merello, organizza un incontro per promuovere l’individuazione dei progetti di valorizzazione e gestione del compendio storico ambientale e naturalistico. Al dibattito è invitato chiunque abbia un’idea per la rinascita della zona. In particolare sono attesi Circoscrizione, Comune, Provincia, Regione, Soprintendenza, scuole, Università, associazioni, mondo del volontariato, residenti, operatori turistici e culturali, Forze dell’ordine, forze sindacali e politiche, imprese interessate allo sviluppo dell’area, ricercatori e studiosi. L’associazione Amici di Sardegna si occupa da anni della necropoli, promuovendo visite guidate sua sul versante punico che su quello romano. Mentre sul primo sono in corso i lavori per la realizzazione del Parco, il fronte romano, quello che si affaccia sul viale Sant’Avendrace era abbandonato da anni. Le grotte con i colombari erano stati trasformati in discoteca attigua a una villa che era stata abbandonata negli anni ’70. Da allora la necropoli è diventata in parte una discarica, in parte rifugio di senzatetto. La tavola rotonda di oggi al teatro dell’Annunziata mira proprio a mettere sul tavolo le idee da proporre all’amministrazione comunale.
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 3 – Speciale
Industria Sistemi elettrochimici, confronto tra esperti
Giovedì e venerdì, nell’Aula Verde della Cittadella dei Musei, a Cagliari, congresso annuale del network universitario Tersi (Tecnologie elettrochimiche recupero residui e scarichi industriali) costituito dal 1998 tra alcuni docenti del dipartimento di Ingegneria chimica di Cagliari e docenti e ricercatori di altre università (Torino, Milano, Genova, Venezia, Roma e Padova). Il congresso scientifico denominato Era (Elettrochimica per il recupero dell’ambiente) viene ospitato a turno. L’edizione cagliaritana, dal titolo "Nuovi materiali e sistemi elettrochimici per l’eco-sostenibilità dei processi produttivi", darà rilievo ad aspetti tecnico-scientifici di argomenti molto attuali e di grande interesse per il territorio quali: la produzione di idrogeno da fonti energetiche alternative (energia eolica o rifiuti biodegradabili) ed il suo utilizzo per le pile a combustibile; la decontaminazione di reflui industriali; la bonifica ed il risanamento di suoli e acque naturali contenenti scarti tossici e pericolosi; la produzione di materiali speciali per indirizzare i processi verso gli scopi prefissati.
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 3 – Speciale
Fondi comunitari Fuori dall’Obiettivo 1: un convegno a Cagliari
Il servizio "ConsulEnti" del portale a carattere nazionale www.infoappalti.it organizza per mercoledì alle 10.15, all’Exmà di Cagliari, il convegno "Fondi comunitari e competitività territoriale. Informazione, documentazione e progettualità". I lavori si articoleranno in due sessioni: "Strumenti e risorse per la progettazione comunitaria" e "Uscita dall’Obiettivo 1 e periodo di programmazione 2007-2013. Problematiche e opportunità". Nella prima sessione interverranno: Renato Sailis, founding director del portale www.infoappalti.it; Alessandro Murgia, architetto e Katyuscia Carta, europrogettista. Nella seconda porteranno la propria esperienza: Francesco Mola, direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Cagliari; Roberto Demontis, direttore del Centro studi Cisl regionale e Roberto Saba, direttore regionale Confindustria. Il convegno nasce dall’esigenza di condividere e dibattere l’attualissimo tema della competitività territoriale.
 
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cronaca
UNIVERSITA’ 
Ai laici piace la Pontificia
Crescono ancora le iscrizioni alla facoltà di Teologia 
 CAGLIARI. Anche professionisti, docenti universitari e qualche giovane pensionato che non ha intenzione di mandare il cervello in quiescenza, tra i 243 studenti che frequentano i corsi della Pontificia facoltà teologica della Sardegna. Dal prossimo ottobre partirà il 79º anno accademico e il numero degli iscritti potrebbe ulteriormente aumentare. I costi peraltro non sono eccessivi: 200 euro la prima rata, altrettanti nel secondo semestre. L’immatricolazione (200 euro) si paga solamente il primo anno e ha validità quinquennale. Unico problema la lunghezza degli studi: cinque anni per il baccellierato, titolo base senza il quale i seminaristi non possono diventare preti, altri due per la licenza equivalente alla laurea del vecchio ordinamento universitario, ancora un biennio per il dottorato di ricerca.
 Off limits per i laici fino al 1971, la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, istituita nel 1927 da Pio XI con sede a Cuglieri per preparare esclusivamente i giovani sardi destinati al sacerdozio, ogni giorno si popola di adulti maturi, maschi e femmine, che siedono fianco a fianco a sacerdoti, suore e seminaristi: «Quest’anno - spiega il segretario della Facoltà, padre Dionigi Spanu - si sono iscritti in 82. Alcuni vogliono laurearsi in teologia, altri, in particolare docenti universitari, seguono corsi specifici. Qualche studente dell’Università statale studia l’ebraico». Per sapere tutto sulla scienza teologica non è richiesto certificato di battesimo o la recita del “Credo”: «La facoltà è aperta a tutti. Alcuni hanno dichiarato - aggiunge il segretario - di non essere assidui frequentatori di chiese, altri persino il loro agnosticismo. Eppure sono qui».
 La maggior parte degli studenti è formata dal clero diocesano e religioso. In particolare: 49 sono preti e diaconi diocesani, 28 religiosi, 84 seminaristi provenienti dalle dieci diocesi isolane e 82 laici. «Sarebbero anche di più - aggiunge padre Spanu - se la facoltà tenesse lezioni anche di pomeriggio. Precise indicazioni provenienti dal Vaticano, per il momento, ci obbligano a funzionare soltanto nelle ore antimeridiane». Diverse conferenze episcopali sollecitano la Santa Sede a cambiare registro. Ancora non ci sono riuscite: «Mi risulta che molti laici impegnati nel lavoro e madri di famiglia sono disposti a riprendere gli studi se potessero frequentare di sera le lezioni impartite dai nostri 40 docenti. La loro presenza - continua il segretario della Facoltà - sarebbe un ulteriore stimolo per i giovani studenti».
 Il piano di studio istituzionale fa tremare i polsi: 60 esami da sostenere, più del doppio di quelli necessari per conseguire la laurea in un Università statale. «Non c’è da spaventarsi. Molte materie - spiega il gesuita - sono state sdoppiate, altre comportano un insegnamento solamente semestrale. Si deve studiare».
 Per quanto riguarda gli sbocchi occupativi, l’unica cosa certa è che baccellierato, licenza e dottorato in teologia aprono le porte per l’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Con licenza e dottorato si può partecipare a concorsi-esami di Stato per il conseguimento dell’abilitazione o idoneità a insegnare nelle scuole parificate o pareggiate dipendenti da enti ecclesiastici o religiosi. Un accordo di cooperazione tra facoltà teologica e Università consente agli studenti dei due atenei di usufruire dei rispettivi servizi didattici, accedere alle biblioteche, partecipare a viaggi di studio di interesse comune e perfino, per i teologi della facoltà di via Sanjust, di fare sport negli impianti del Cus. Complesso il giro istituzionale che sovrintende al funzionamento della facoltà oggi presieduta da padre Maurizio Teani. Il livello più alto è occupato dalla Congregazione per l’educazione cattolica, che affida alle conferenze episcopali nazionali il compito di far funzionare seminari e facoltà teologiche.
Mario Girau
 
 
 
5 – Corriere della Sera
Più risparmio e niente file per i genitori. All’iniziativa hanno già aderito 50 scuole della Capitale
Libri di testo: a rate, per posta
Accordo tra ministeri: i volumi prenotabili via Internet, il prestito si rimborsa in 12 mesi
Libri di testo che arrivano direttamente a domicilio pagabili con rate mensili. È una piccola rivoluzione quella realizzata grazie a un protocollo d’intesa siglato da ministero dell’Università (Miur) e Poste italiane. Da settembre i libri scolastici potranno essere prenotati su Internet (www.poste.it) e verranno ricevuti a casa dalle famiglie, senza alcun aggravio di spesa. Chi pagherà a rate, avrà la facoltà, se ne farà richiesta, di usufruire di un prestito di 500 euro per le scuole secondarie e di 1.000 per le superiori. La somma, rimborsabile in un anno, prevede un tasso di interesse del 7,5% ed è aperto anche agli universitari. Al progetto hanno già aderito 50 scuole della Capitale.
 
Oltre 50 istituti hanno aderito al progetto che potrebbe alleviare un problema delle famiglie alla ripresa di settembre
Caro libri, il rimedio nella buca delle lettere
Accordo tra Ministero e Poste: i volumi per la scuola prenotabili via Internet. Prestiti fino a 3 mila euro
Libri di testo a domicilio pagabili in rate mensili. Al ritorno dalle ferie i genitori romani con figli in età scolare, potrebbero avere un pensiero in meno. Niente file nelle librerie per prenotare o comprare i libri e, soprattutto, nessun conto salato (per i libri del liceo classico si possono spendere, esclusi i dizionari, fino a 500 euro) da saldare subito alla cassa. Contro l’ansia da fila, sarà possibile infatti, affidarsi ad Internet (www.poste.it) per una prenotazione dei libri on line che a Roma, grazie a un protocollo d’intesa tra Miur e Poste Italiane, sarà sperimentata, per la prima volta, quest’anno. «Al progetto di prenotazione on line - dice Alessandro Musumeci, direttore dei Sistemi Informativi del Miur - hanno già aderito oltre 50 scuole ed altre potranno farlo entro i primi di settembre. I libri arriveranno direttamente a casa senza alcun aggravio di spesa». «Invece per i prestiti, cumulabili (se si hanno più figli) fino a 3 mila euro, occorre rivolgersi direttamente - spiega Laura Mattei, direttore Marketing della Divisione Corrispondenza di Poste Italiane - agli Uffici Postali dove si potrà aprire un conto Bancoposta». La somma prevista è di 500 euro per le scuole secondarie e di mille per le superiori. Il prestito, rimborsabile in un anno, prevede un tasso di interesse del 7,5% ed è aperto anche agli studenti universitari. Per informazioni si può consultare il sito di Poste Italiane.
Alle novità messe in campo dal Miur e Poste Italiane ha aderito con piacere Guglielmo Neri, preside del liceo classico Kant di via Anagni, zona Centocelle. «Del servizio on line - dice - le famiglie e gli studenti sono già stati avvertiti, perciò da settembre chi vorrà potrà collegarsi ad Internet e spedire c/o email l’elenco dei libri a Poste Italiane. Per le rate invece non ci sarà la mediazione della scuola, ma sono sicuro che saranno molte le famiglie che usufruiranno di questa possibilità. Già per le gite, a volte, alcune famiglie ci pagano in due o tre soluzioni».
La comodità della prenotazione on line proposta dal Miur, già sperimentata l’anno scorso a Milano, è stata subito riconosciuta anche dall’Istituto d’Istruzione Superiore di via delle Sette Chiese «anche se - osserva l’assistente amministrativa Rosa Carotenuto - servirà sicuramente un rodaggio per le scuole con il personale meno abituato a navigare su Internet». Però in alcune scuole sono stati proprio i professori a sollecitare la direzione dell’Istituto ad aderire al servizio. E’ successo alla media Wincklemann di largo Lanciani. «Lo scopo - dice la vice preside Cristiana Cremona - è quello di evitare perdite di tempo ai genitori che spesso devono tornare in libreria più volte. Troviamo comodo anche il pagamento a rate visto che molti testi, per le modifiche apportate in alcune materie dalla Riforma Moratti, non si possono più trovare usati».
Intanto, con un decreto il Miur ha stabilito per la scuola secondaria (ex media), il tetto massimo di spesa per il prossimo anno scolastico: 280 euro per la prima classe, 108 per la seconda e 124 per la terza. Limite non contemplato per le superiori dove si può spendere, mediamente, dai 250 ai 500 euro.
Anna Merola
 
 
6 – Marketpress.info
BOCCONI, UN PIANO PER L’EUROPA PRESENTATO DA MARIO MONTI E ANGELO PROVASOLI IL NUOVO PIANO STRATEGICO DELL’ATENEO. COMPETITIVITA’, CULTURA DEL MERITO E RESPONSABILITA’ SOCIALE LE CARTE SULLE QUALI PUNTARE PER VINCERE LA SFIDA EUROPEA
 Milano, 11 luglio 2005 - Europa, competitività, cultura del merito e responsabilità sociale: sono queste le parole chiave della Bocconi, che caratterizzano il piano strategico presentato oggi, venerdì 8 luglio 2005, da Mario Monti, Angelo Provasoli e Giovanni Pavese rispettivamente presidente, rettore e consigliere delegato dell’ateneo. Col nuovo piano, che ridefinisce gli obiettivi dell’università, ribadendo i suoi valori fondamentali di libertà e indipendenza, pluralismo delle culture e delle idee, adesione ai principi della società aperta e stretto collegamento tra ricerca teorica e prassi operativa, la Bocconi si prepara ad affrontare le nuove sfide: la conoscenza come terreno della nuova competizione globale, il cambiamento come condizione dello sviluppo economico e sociale. “L’europa è prima di tutto il suo capitale umano”, dichiara Mario Monti, “che ha bisogno di università capaci di competere con le migliori al mondo. La Bocconi”, prosegue Monti, “da tempo ha intrapreso questo cammino internazionalizzando la faculty e la popolazione studentesca, adoperandosi in progetti di formazione e ricerca di respiro europeo e stringendo accordi di collaborazione con atenei e istituzioni straniere. Il nuovo piano strategico vuole accelerare questo sviluppo fornendo alla Bocconi gli strumenti per diventare a pieno titolo università europea”. Il nuovo piano strategico prosegue il Piano Bocconi 2000 che, lanciato nel 1990, realizzò l’adeguamento e l’ampliamento delle strutture, e lo completa in quattro aree strategiche per l’università: corpo docente, offerta formativa, ricerca e relazioni con la comunità economica e istituzionale. Il piano indica come principali obiettivi lo sviluppo della competitività e dei principi di meritocrazia. “Competitività non solo della Bocconi nei confronti delle migliori facoltà economiche internazionali”, sottolinea Angelo Provasoli, “ma soprattutto per il ruolo che l’università può giocare a favore dello sviluppo del sistema Paese e dell’economia europea. I Paesi più competitivi sono quelli che più investono in innovazione e ricerca e sanno far crescere i propri centri di eccellenza. La Bocconi si vuole impegnare a stimolare studi e idee per modernizzare l’economia e creare le condizioni per il cambiamento. Vogliamo formare laureati di cultura europea, in grado di promuovere e gestire quel cambiamento sempre più necessario per trasformare il Vecchio continente nell’area più competitiva sulla conoscenza”. Per potenziare la qualità sia dell’insegnamento sia della ricerca, il piano strategico prevede la crescita quantitativa e qualitativa del corpo docente: con un aumento dei docenti interni del 35% e una crescente attenzione alle loro esperienze internazionali. “Per raggiungere i nostri obiettivi”, spiega il rettore della Bocconi”, adotteremo politiche in grado di garantire opportunità e incentivi secondo principi meritocratici. Solo stimolando e premiando le capacità innovative di ricercatori e studenti si creano le condizioni per il cambiamento e l’avanzamento. Solo coltivando nel capitale umano il senso di responsabilità, l’indipendenza e l’equità sociale l’università compie il suo dovere”. Sul piano dell’offerta formativa, la Bocconi intende rendere sempre più forti, nei corsi di laurea triennali, le basi metodologiche e disciplinari, fondamentali per poter costruire successivamente le diverse specializzazioni. I nuovi corsi triennali si caratterizzano anche per una maggiore flessibilità e possibilità di scelta fra numerosi percorsi di studio, organizzati in modo tale da abilitare gli studenti a scegliere con più consapevolezza e responsabilità. Particolare importanza strategica avrà l’area graduate e post-graduate (bienni specialistici, master e dottorati), destinata a formare i giovani con la più alta qualificazione, la futura classe dirigente delle aziende e delle istituzioni nazionali e internazionali. Saranno offerti nuovi corsi internazionali (in inglese), in tutti gli altri corsi vi saranno insegnamenti in inglese, e si punterà a uno sviluppo multidisciplinare e interdisciplinare dei programmi. “I giovani che la Bocconi vuole”, sottolinea Mario Monti, “sono quelli ad alto potenziale, motivati a investire sul proprio futuro e a contribuire allo sviluppo della società. Per questo crediamo fortemente nel valore della selezione come strumento per far emergere le potenzialità migliori. Una selezione che non deve essere esclusione sociale, e per questo la Bocconi potenzierà i propri programmi di sostegno ai meritevoli”. Per costruire un’università competitiva ed europea è inoltre essenziale un rapporto vitale e fecondo col contesto socio-economico, per promuovere lo sviluppo di progetti e centri di eccellenza sull’orizzonte dell’innovazione e del cambiamento. Da sempre aperta al confronto e alla collaborazione col mondo delle imprese, la Bocconi con il nuovo piano strategico si pone anche l’obiettivo del potenziamento del proprio network. “Lo sviluppo del nostro ateneo”, spiega Giovanni Pavese, consigliere delegato Bocconi , “è stato possibile anche grazie alle imprese che in questi anni hanno creduto e investito nei nostri progetti. Oggi i nuovi obiettivi del Piano richiedono forti investimenti. Finora l’80% del nostro bilancio proviene dalle rette degli studenti, mentre le maggiori università internazionali possono contare su contributi privati che possono arrivare anche all’80% delle loro entrate.Certo questo vuol dire, per l’ateneo, creare i presupposti per la diffusione di un! a cultura più aperta alle contaminazioni tra pubblico e privato, tra istituzioni universitarie e aziende”.
 
 
 
7 – La Repubblica
Affari & Finanza
Cefriel, la casa italiana del software dove si fa ricerca tecnologica avanzata
GIUSEPPE TURANI
Una strada qualunque, un palazzo qualunque intorno al Politecnico, a Città Studi. Un cortile. Questa è la sede del Cefriel. Una sigla che in origine voleva dire chissà che cosa ma che adesso sta per ICT Center of Excellence For Research, Innovation, Education and industrial Labs partnership. Qui non ci sono laboratori lunghi chilometri, smaglianti, immersi nel verde, con attrezzature fantascientifiche.
Tutto ha un’aria molto domestica e molto alla mano. Anzi, la ricerca tecnologica (che qui si fa e in modo straordinario) si presenta subito, appena entrati in cortile, sotto spoglie inconsuete. Nel cortile è infatti parcheggiata una fiammante Ducati 999 rossa (una "motociclettina" da 1520 mila euro, buona per andarci subito a correre in pista).
E non si tratta del mezzo di trasporto di uno studente o di un professore, ma di una ricerca, appunto. Infatti dove dovrebbe esserci il sellino del passeggero (che sulle 999 non esiste, ma c’è lo spazio) si trovano un bel po’ di strumenti tenuti fermi da cinghie. E poi ci sono cavi che vengono giù, fin quasi sotto le ruote.
Con questa moto al Cefriel girano (e anche forte, quando si può) e intanto gli strumenti registrano attriti, consumi, ecc.
Il tutto per trovare la combinazione migliore. Qui hanno anche lavorato per la Nasa americana, ma fanno anche cose più terra terra e sembra di capire che ci tengono alla loro immagine di gente che non se la tira e che non ha bisogno di andare sulla luna per fare della buona ricerca.
Il capo e anima di questo centro, Alfonso Fuggetta, è ovviamente in stile con tutto il resto. Si aggira su e giù per i locali del centro in maglietta e jeans. E potrebbe anche passare per il capomeccanico di una discreta azienda meccanica. Ma, naturalmente, è la solita storia del profilo basso. In realtà Fuggetta ha la cattedra di ingegneria del software al Politecnico di Milano e è anche Faculty Associate presso l’Università di California. E dalle classifiche internazionali risulta essere tra i primi dieci ricercatori al mondo (di recente è stato il primo in Europa).
Insomma, gente tosta, ma con l’aria di essere lì quasi per caso. E se dal cortile si entra nei locali del centro l’impressione non cambia. Niente grandi locali open space con macchinari ultraStar Trek, ma stanze e stanzette, piene di banalissimi computer e tanti giovani. Forse un centinaio. In realtà al Cefriel ci sono gli "anziani" (gli esperti collaudati come Fuggetta) e poi i giovani, ma oggi pomeriggio gli anziani devono essere altrove. Quello che si vede sono moltissimi giovani (fra i 25 e i 35 anni), ragazzi e ragazze.
Intorno ai loro computer, sembra che stiano facendo i compiti. E invece stanno facendo ricerca e, in parecchi casi, anche una ricerca molto avanti.
Dietro alle spalle del Cefriel ci sono tre realtà diverse: la tecnologia, cioè il sapere, il pubblico e il privato. Il sapere è rappresentato dal Politecnico di Milano, dall’Università MilanoBicocca e dall’Università degli Studi di Milano. Il pubblico dalla Regione Lombardia. Il privato è invece rappresentato da una ventina fra le maggiori aziende (italiane e internazionali) del settore hitech. «La cosa interessante spiega Fuggetta è che queste aziende non versano soldi. Il Cefriel si paga da solo con le sue ricerche. Ma pagano, contribuiscono con un paio di Borse di studio a testa per i giovani ricercatori».
I numeri del Cefriel sono pochi, ma significativi. Ogni anno da qui escono una sessantina di "invenzioni" (in realtà sistemisoftware funzionanti). Il personale addetto a tutto questo lavoro è di circa 300 persone, quelli a tempo pieno sono un centinaio. Ci sono 21 "professori" e ricercatori principali, il resto è fatto da studenti, gente che fa stage o qualche ricerca particolare. L’età media al Cefriel è di 27 anni.
Al Cefriel tengono molto a spiegare che loro non sono un centro con un sacco di soldi pubblici che poi dalla mattina a sera cerca quello che gli pare. Loro sono un’organizzazione seria. E quindi ascoltano il mercato e le aziende che vanno lì con un problema, un’esigenza o un’idea. Si mettono al lavoro, trovano la soluzione, si fanno pagare e si ricomincia. In tutto questo riescono anche a essere politicamente corretti. Hanno fatto, ad esempio, una piattaforma per costruire siti web adatti a essere consultati anche dai disabili. Un lavoro molto ingegnoso che qui non cercherò nemmeno di spiegare. Lo hanno messo in rete, e chi vuole se lo può scaricare e usare: assolutamente open e free. Buona fortuna. E hanno anche realizzato (per il comune di Como) un portale che consente la prenotazione online dei permessi di soggiorno per gli immigrati.
E hanno anche fatto un portale (per i comuni) selfservice. Nel senso che il portale è sempre quello e ogni comune se lo può montare da solo, cambiando appena i colori e i contenuti.
Oppure (ma questo è a pagamento) hanno fatto una cosa bellissima da vedere. Una completa piattaforma per cui si può fare la telemedicina a distanza. Il sistema (che viaggia, su cavi telefonici normali, su fibra ottica, su satelliti) consente di trasmettere voci, immagini e dati. E permette sia di controllare a distanza (anche in Nuova Zelanda) una serie di terminali che monitorizzano malati oppure di seguire un caso specifico con istruzioni per chi è sul posto su quello che deve fare.
Naturalmente "da questa parte" c’è un centro medico specializzato. E naturalmente il sistema prevede la possibilità che su un "caso" si organizzi, se necessario, una sorta di consulto planetario, con medici ai quattro angoli del mondo. La cosa interessante è che tutto questo è semplicissimo da usare. Il medico che si trova a che fare con questo marchingegno, cioè, nel giro di pochissimo tempo è in grado di assistere un malato che si trova alla Maldive come se fosse nel suo studio.
Al Cefriel, ovviamente, non vogliono essere scambiati per dei dopolavoratisti della ricerca. E quindi vi ricordano che Compunetix (società americana leader per la costruzione di software e hardware per teleconferenze) ha affidato proprio a loro lo sviluppo di un sistema (oggi il più avanzato nel mondo) per fare teleconferenze "multi", cioè fra più parti. Il sistema messo a punto da Cefriel e usato abitualmente (anche alla Nasa) consente a più di 80 "parti" di colloquiare fra di loro via Internet, in qualunque parte del mondo si trovino.
Poi ci sono delle cose che magari fanno meno impressione, ma che ti danno subito l’idea del futuro. Una di queste (vista in funzione al Cefriel) è la rete che nasce, che si forma e si trasforma a seconda di chi ci sta e di chi non ci sta. In pratica, ci sono una serie di terminali (che possono essere anche dei banali palmari) e potete immaginarli in una scuola, in ufficio o lungo un’autostrada. Ognuno di essi ha un suo indirizzo IP (quindi è un’identità certa).
Appena lo si accende va a cercare gli altri, li riconosce e si collega. Se voi volete parlare con quella vostra bella collega bionda che sta due uffici più in là (e di cui conoscete l’indirizzo IP), sarà sufficiente dirlo al vostro palmare. Il segnale rimbalzerà da palmare a palmare, fino a raggiungere la vostra collega. Se qualcuno dei palmari intermedi decide di uscire dalla partita e va al bar, niente paura: "il sistema" cerca automaticamente un’altra strada, si appoggerà a un altro palmare, e il vostro scambio di email con la bella bionda potrà continuare.
Raccontata così questa sembra appunto una cosa divertente e basta. Invece è molto di più. Intanto, c’è il primo caso di una rete che non va configurata, studiata, messa a punto da specialisti (e chi ci ha provato sa quanto non è semplice). Basta accendere i palmari (dotati ovviamente del software Cefriel) perché la rete prenda forma da sola, automaticamente. Il secondo elemento straordinario è la grandissima elasticità della rete. L’uso di una rete del genere (i collegamenti sono tutti via radio, WiFi oggi, WiMax domani) può essere molto comodo in un ufficio, in un’azienda, ma anche in casi molto particolari. Ad esempio in autostrada in caso di incidenti o di ingorghi: in un attimo tutti quelli coinvolti si possono trovare in rete e possono comunicare tra di loro decidendo il da farsi. Ma la rete Cefriel può essere utile anche in caso di calamità naturale, quando tutti i collegamenti normali saltano.
In questi casi la rete dei palmari può "nascere" nel giro di pochi secondi e garantire i collegamenti necessari fra le diverse persone interessate (soccorritori e vittime).
Su un piano più domestico è molto interessante anche la domotica realizzata proprio in una stanza del centro del Cefriel. Nella stanza ci sono varie cose, dalla tv alla lavabiancheria, dalla cyclette al forno elettrico. Il tutto viene guidato da un computer e non ci sono collegamenti fissi fra i vari apparati: tutto va a onde radio (Wi<\->Fi o Bluetooth). Dal computer si guida il tutto. La novità è, come si diceva prima, che qui non ci sono cavi che corrono da una macchina all’altra. Anche a casa vostra, quindi, un sistema del genere può essere realizzato nel giro di mezzo pomeriggio.
Ma, si dirà, che bisogno c’è che la lavapiatti si gestita da un computer? La massaia può premere l’apposito bottone, come peraltro tutte le massaie del mondo fanno da decenni. Giusto, ma non del tutto.
Il computer ha un dentro un software per cui è in grado di prendere delle decisioni. Ad esempio, se avverte che il consumo di energia sta salendo troppo (con il rischio che salti il contatore) può decidere di spegnere qualcosa (anche se la signora è dal parrucchiere). E, poiché è intelligente, spegnerà la lavapiatti e non il forno, dentro il quale sta cuocendo il vostro arrosto.
Oppure può essere istruito per accendere la lavabianchiera alla sera, alle dieci, quando voi siete al cinema o al ristorante.
 
 
Chi è Fuggetta, nono nel mondo e primo in Europa
Nato a Milano il 22 giugno 1958, Alfonso Fuggetta si è laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria Elettronica (Indirizzo CalcolatoriCostruttivo). Nel 1980, mentre era ancora studente presso il Politecnico di Milano, ha iniziato a lavorare presso la società di consulenza A.R.G. di Milano dove è rimasto fino all’ottobre 1988, data in cui è stato creato il Cefriel.
Nel 1992 Fuggetta è diventato professore associato presso il Politecnico di Milano e, nel 2000, professore ordinario e vicedirettore scientifico del Cefriel. È anche faculty associate presso l’Istitute for Software research della University of California, Irvine.
Nel 2003 è infine subentrato a Maurizio Decina alla guida del Cefriel in qualità di direttore scientifico.
La qualità dell’attività di ricerca svolta da Fuggetta è stata riconosciuta a livello mondiale. In particolare, la rivista americana Journal of Systems and Software pubblica ogni anno nel numero di ottobre una graduatoria mondiale dei ricercatori in System and Software Engineering che hanno prodotto il maggior numero di articoli su sei tra le più note riviste del settore: IEEE Transactions on Software Engineering, ACM Transactions on Software Engineering and Methodology, IEEE Software, Journal of Systems and Software, Software Practice and Experience e Information and Software Technology. Il conteggio viene pesato in funzione del numero di autori di ciascun articolo e si riferisce agli ultimi 5 anni (a partire dal 1993). Nel 1997 (con riferimento al periodo 19931996) Alfonso Fuggetta è risultato nono (secondo europeo dopo Norman Fenton). Nel 1998 (periodo 19931997) Alfonso Fuggetta è stato ancora nono e primo in Europa.
 
 
8 – La Repubblica
Affari & Finanza
La teoria dell’asino e la scuola di Toscani
comunicazione & creativita’
ELEONORA COZZELLA
Hardware + software = Burros. Asini. La tecnologia può rendere così. Quando i ritrovati della ricerca scientifica e l’hitech diventano indispensabili e gli uomini sono schiavi dei pc, quando il software non è più solo uno strumento di lavoro ma una griglia che imprigiona la mente, la creatività muore e diventiamo automi. Meglio allora l’istintività, la forza, l’indipendenza di questi animali semplici e fieri, bellissimi modelli per l’obiettivo di Oliviero Toscani. È il messaggio che il guru della fotografia lancia attraverso settanta immagini in cui gli asini dimostrano la fierezza, lo sguardo saggio e intuitivo, in mostra alla manifestazione Sete sois, sete luas a Pontedera. Coerentemente con l’assunto suddetto, per Toscani «i manuali che insegnano le regole della comunicazione rischiano di appiattire la creatività». Per essere creativi comunicatori bisogna imparare sul campo segreti e tecniche.
Il fotografo provocatore la sua bottega dell’arte della comunicazione sta per aprirla: si chiamerà La Sterpaia, sarà una ‘factory etica’ come la definisce Toscani. Il progetto è sostenuto dalla Regione Toscana, dall’Ente Parco di San Rossore, dalla Provincia di Pisa, dai Comuni di Pisa e San Giuliano Terme, in collaborazione con la Scuola Normale e con l’Università di Pisa. L’attività prenderà il via durante l’estate in una struttura di 300 metri quadrati ricavata in container, per spostarsi poi nelle ex scuderie della Tenuta presidenziale di San Rossore una volta ristrutturate. Immerso nel verde, il centro sarà una capitale delle arti contemporanee, dove giovani creativi di ogni angolo del mondo lavoreranno intorno a nuove idee capaci di farsi spazio nel villaggio globale. L’obiettivo è una comunicazione all’avanguardia, nata in un luogo di contaminazione di tecnologia e natura, dove l’alta tecnologia, hardware e software di ultima generazione, non saranno i padroni ma gli strumenti della creatività. Non ci faranno asini ma innovatori. Il modus operandi sarà lo stesso di Fabrica, il laboratorio di Benetton di cui Toscani è stato l’anima per anni. La nuova factory sarà divisa in dipartimenti, dalla fotografia al cinema, dalla produzione televisiva al fashion design. Contatti ci sono con personaggi come Peter Gabriel per la musica, Neville Brody per la grafica, Costa Gavras per il cinema, e per il design Michele De Lucchi. «Dando per scontate le competenze tecniche e grafiche – racconta Toscani – chi è creativo si riconosce subito: i tossici del pc, cioè i dipendenti dalla macchina, si notano perché non sanno uscire dagli schemi».
 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie