Martedì 26 luglio 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 luglio 2005
UFFICIO STAMPA
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

1 - L’UNIONE SARDA
Pagina 1 - Prima pagina
Cagliari. Disastrosi i punteggi ottenuti nel test.
Test per odontoiatri: fuori i cagliaritani
Il corso di ammissione per specializzarsi
Soltanto cinque studenti cagliaritani si sono classificati tra gli 878 ammessi ai corsi di Odontoiatria. Così dei venti posti disponibili a Cagliari, sedici finiranno a diplomati della Penisola, quattro a ragazzi del capoluogo, mentre uno sarà costretto a emigrare, superato da un palermitano che ha indicato come prima preferenza
 
2 - L’UNIONE SARDA
Pagina 16 - Cagliari
Su 20 posti disponibili, solo in cinque superano il numero chiuso
Odontoiatria, studenti cagliaritani decimati
Università. Una debacle al test nazionale per l’iscrizione al corso di laurea:
il peggior risultato su oltre ottocento candidati
Ultimo posto in classifica, e gli odontoiatri cagliaritani saranno sempre di meno. Con il rischio concreto che la stessa situazione si possa ripetere l'anno prossimo per i medici, se dovesse passare l'unica graduatoria nazionale anche per Medicina. Questo l'amaro, ma atteso, verdetto del test di ammissione al corso di Odontoiatria: soltanto cinque neo matricole del capoluogo rientrano negli 878 posti del listone nazionale. E come se non bastasse, uno sarà costretto a emigrare, superato da un collega palermitano che ha indicato Cagliari come scelta prioritaria. Così i venti posti disponibili nel corso della facoltà dell'Ateneo del capoluogo finiranno in gran parte a ragazzi della Penisola. Soltanto il 25 per cento, la media più bassa tra le 33 facoltà italiane con Odontoiatria, resta agli studenti di casa nostra. La lista nazionale per l'accesso ai corsi a numero chiuso è stata introdotta quest'anno in via sperimentale. Ora il Ministero dovrà decidere se confermarla, ed estenderla anche a Medicina. Tutto confermatoLe analisi del Cineca di Bologna (in cui affluiscono i dati dei test) lo avevano anticipato: i diplomati cagliaritani sono agli ultimi posti per il punteggio conseguito nelle prove di ammissione. Un allarme che era stato soltanto in parte ascoltato dal mondo universitario e scolastico. Poco si è fatto per invertire la rotta, e dopo la prova della scorsa settimana, giovedì 21 luglio, il verdetto è stato implacabile. Il problema è che il meccanismo d'accesso è cambiato, con un'unica graduatoria nazionale, da cui attingere gli studenti che rientrano nelle prime 878 posizioni. I numeriAl test di ammissione a Cagliari si sono presentati in 288. Il risultato è stato un disastro. Un buon punteggio (57 punti finali, su un massimo di 80) per il miglior candidato cagliaritano (i nomi si dovrebbero conoscere oggi), che ha chiuso al 66° posto nella classifica nazionale. Gli altri quattro futuri studenti odontoiatri non hanno raggiunto neanche la sufficienza, finendo al 440°, 689°, 728° e 746 posto. Dalle singole prove (logica, biologia, chimica e fisica matematica) si colgono le materie in cui i cagliaritani zoppicano maggiormente: se nelle domande a quiz sulla logica si va discretamente, le note dolenti arrivano proprio nelle discipline scientifiche, con un crollo verticale in fisica e matematica (si notano anche alcuni punteggi sotto zero). Alla fine la media parla chiaro: 20,42, meno delle metà della sufficienza, fissata a 48. L'invasioneFino allo scorso anno accademico i venti posti a numero chiuso dell'Odontoiatria di Cagliari restavano ai cagliaritani. Il prossimo anno accademico invece si aprirà soltanto per cinque diplomati nelle scuole della provincia, per una media del 25 per cento, che condanna ancora una volta gli studenti del capoluogo all'ultimo posto. Così i restanti 15 posti saranno occupati da ragazzi della Penisola, sempre che accettino di spostarsi. Altrimenti si potrebbe aprire uno spiraglio per qualche altro studente nostrano. Sud batte nordSe Cagliari è ultima, Sassari non sorride: dei 25 posti soltanto 9 (il 36 per cento) sarà occupato da sassaresi. Un terzultimo piazzamento, davanti a Siena (34 per cento) e, ovviamente, al capoluogo regionale. Non regge più neanche il discorso di un Mezzogiorno inferiore al nord. Basti vedere i risultati di Bari (55 futuri odontoiatri su 37 posti locali), Foggia (19 su 8), Napoli Federico II (46 su 22), Napoli seconda (41 su 24), e Palermo che strappa il primato nel rapporto tra posti a concorso nella propria facoltà e candidati che hanno passato la selezione (77 su 30): dunque 47 palermitani sceglieranno un'altra sede. Uno di questi verrà a Cagliari. Le causeTroppo facile accusare licei e scuole superiori. Anche se l'origine delle difficoltà degli studenti cagliaritani nell'affrontare i test risiede negli istituti superiori. O meglio nella preparazione non specifica per affrontare prove come quelle di ammissione a Odontoiatria, ma anche Medicina, Veterinaria e Ingegneria (dove la situazione è sempre difficile, con Cagliari agli ultimi posti). In un momento in cui il confronto studentesco potrà diventare non solo nazionale ma anche europeo, Università, provveditorato agli studi e Regione non possono stare con le mani in mano. Qualche iniziativa è già stata avviata gli anni scorsi, con scarsi risultati, visto quanto accaduto. Ora che è arrivata la mazzata, si deve studiare qualcosa di più concreto.
Matteo Vercelli
 
3 - L’UNIONE SARDA
Pagina 16 - Cagliari
Medicina. L’iniziativa di Gavino Faa
Entro agosto un incontro con i presidi delle scuole
Alleanza. Docenti e universitari chiedono di attivare dei corsi nelle scuole superiori
Il dato non va drammatizzato, ma è ora di affrontare il problema con forza. Per questo il preside di Medicina, Gavino Faa, ieri mattina ha dato mandato al suo ufficio di contattare tutti i presidi delle scuole superiori delle province di Cagliari, del Sulcis e di Oristano, per un incontro da effettuarsi entro il mese di agosto. Intanto docenti e studenti sono tutti d'accordo: «Attiviamo dei corsi per preparare gli studenti ai quiz». Gavino Faa, preside medicina«L'abilità nel fare i quiz non indica il grado di conoscenza e capacità dello studente, ma visto che l'ingresso nei corsi universitari sta andando in questa direzione ci dobbiamo mettere d'accordo con le scuole superiori per preparare bene i nostri ragazzi ai test a risposta multipla». Vincenzo Piras, vice presidente corso di odontoiatria«Ci vuole una preparazione specifica. Per questo è necessario programmare con il provveditorato agli studi un intervento. Il risultato della prova di ammissione ha purtroppo confermato quello che era un timore fondato». Amedeo Columbano, presidente corso di medicina«Parliamo di questa situazione da quattro anni. Siamo sempre stati nelle ultime posizioni. Si è tentato di informare le scuole superiori della difficoltà di preparazione degli studenti ai quiz. Il rischio che ora corriamo in Odontoiatria, e in Medicina se verrà estesa la graduatoria nazionale, è che gli studenti sardi non potranno più accedere a questi corsi. È necessario che Università e scuole superiori si mettano d'accordo per organizzare dei corsi di preparazione. In questa direzione serve anche l'aiuto della Regione». Davide Montisci, studente odontoiatria«Critichiamo questo sistema, ma visto che c'è, come gruppo Università per gli studenti, ci attiveremo per creare dei corsi per gli studenti delle superiori che vorranno iscriversi in Odontoiatria» Lorenzo Espa, studente medicina«Il numero chiuso rappresenta già di per sé un ostacolo per i possibili futuri medici. In questo modo si peggiora la situazione. È necessario preparare ai test gli studenti che si devono diplomare almeno un anno prima». Giorgio Todde, uniti e liberi«Il nostro consiglio è seguire dei corsi di preparazione ai quiz. Noi da alcuni anni gli abbiamo già attivati». (m. v.)
 
 
 

4 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 1 - Cagliari
 “Se questo rettore ha troppo potere limitiamo il numero dei mandati”
Ciarlo: «Del Mistretta VI siamo responsabili tutti» 
«I problemi dell’ateneo? Troppi corsi di studio, non si capisce più nulla» 
CAGLIARI. Col Mistretta VI ormai in vista e lo statuto che imponeva un limite ragionevole alla rielezione del rettore stracciato ancora una volta per garantire all’attuale Magnifico la prosecuzione del pontificato, i docenti dell’Università s’interrogano sul futuro di un ateneo scivolato agli ultimi posti delle graduatorie nazionali di qualità. Oggi parla il costituzionalista Pietro Ciarlo.
- Professor Ciarlo, qual è la sua valutazione sull’ennesima modifica dello statuto dell’Università che ha dato il via libera alla candidatura per il sesto mandato da rettore a Pasquale Mistretta?
«La mia valutazione è che queste modifiche si fanno a maggioranza, quindi Mistretta ha una maggioranza che gli consente di andare alla rielezione».
- Ma che senso ha approvare uno statuto se poi ad ogni conclusione di mandato si decide di cambiarlo in base alle esigenze elettorali del rettore?
«Guardi, in altri tempi non venivano posti limiti alle previsioni di rieleggibilità. Non c’erano per i sindaci, i presidenti delle regioni e non c’erano per i rettori e i direttori di dipartimento. Poi, mutati i meccanismi, queste figure hanno guadagnato potere. Così sono stati messi limiti, come accade da sempre negli Stati Uniti».
- Limiti virtuali, basta una seduta di senato accademico e arrivederci...
«Nulla vieta di toglierli, non c’è un problema giuridico. C’è invece un problema legato all’assetto dell’Università, se il limite ci debba essere o no».
- E lei da che parte sta?
«Per le cariche istituzionali che ho citato ci deve essere un limite, nel caso di un rettore dipende molto dall’assetto che viene dato dallo statuto. Se il rettore ha poteri molto pronunciati è opportuno che il limite alla rielezione ci sia, per evitare che si verifichi un effetto di conferma automatica a causa dell’incombenza, il vantaggio competitivo di chi detiene il potere. Se l’assetto complessivo dell’ateneo diffonde molto il potere tra le facoltà, allora forse si può pensare quantomeno a un numero maggiore di mandati. Poi dipende molto dalla durata, di questi mandati».
- Ma lei non pensa che in quattordici anni consecutivi di regno il potere di Mistretta si sia formato, stratificato e consolidato al punto da controllare e determinare gli equilibri politici interni all’ateneo?
«Certo, questa è una possibilità. Il fatto è che alla fine Mistretta ottiene i voti per realizzare una cosa complicata come la modifica dello statuto. Quindi c’è una forma di corresponsabilità in tutto questo, perchè il rettore chiede e vuole ma poi il corpo elettorale, che non è formato solo dai docenti, lo accontenta».
- Secondo lei perchè questo consenso arriva? Perchè Mistretta è bravissimo ed è il solo a poter fare il rettore, come lui stesso ama dire? O per altre ragioni?
«Per la sua capacità non comune di tenere unito l’ateneo, alla fine è così».
- Lo tiene unito o lo controlla, come giorni fa ha detto il professor Giovanni Brotzu, distribuendo cariche e promesse?
«In questo ci può anche essere un fondamento di verità, però molte cose oggi sfuggono alle competenze del rettore. Parlo del versante dei concorsi per i docenti e anche varie cose che riguardano il personale non docente. Ciò non toglie che ci sia da parte di Mistretta una capacità di mediare i conflitti e di gestire, altrimenti non ci sarebbe la terza modifica dello statuto...».
- Lei pensa che un’alternativa a Mistretta esista oppure no, come dice lo stesso Mistretta?
«Dire che è l’unico che può fare il rettore, insomma... sicuramente ci sono altre figure nell’ateneo che possono farlo, altrimenti quando si arriverà alla fine della sua serie di mandati l’ateneo dove finirà? Semmai possiamo metterci un inciso: in questa fase. Ecco, in questa fare non sembrano esserci alternative che, in termini di consensi, siano competitive».
- Quali sono i problemi più gravi dell’università di Cagliari in questo momento?
 «Sono molti, ma i più rilevanti sono collegati a quelli nazionali. Un meccanismo di reclutamento dei giovani per la carriera universitaria che ormai fa acqua da tutte le parti. Poi il problema curricolare dei giovani, perchè c’è stata un’esplosione di titoli di studio... ormai nessuno ci capisce più niente. Serve un riordino, assolutamente. Con una riduzione dei profili curricolari, con una selezione seria di quelli necessari, quelli che hanno riscosso l’attenzione degli studenti. Poi bisognerebbe selezionarli anche in base al riscontro che hanno sul mercato del lavoro, perchè anche questo è un problema molto serio e attuale».
Mauro Lissia 
 
4 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 6 - Cagliari
Nuovi diplomati in scienze religiose 
La scuola superiore vescovile ha festeggiato i dieci anni di attività 
IGLESIAS. Nuovi diplomati all’istituto di Scienze Religiose: in quest’anno accademico hanno conseguito il diploma Antonella Rosas, Rita Verona, Marco Angius, Vittoria Corda, Maria Cristina Petraroia, Monica Tripoli, Faffaela Ignazia Congia, Piera Albai, Alessandro Fraci, Elisabetta Rossu. In dieci anni di attività, sono circa ottanta gli studenti diplomati.
«La scuola - ha spiegato il direttore, don Pasquale Rombi - offre un piano di studi di tre anni, per conseguire il diploma in Scienze religiose, titolo legalmente riconosciuto secondo le norme della Conferenza episcopale italiana». Per accedervi, è necessario un titolo di studio come richiesto per l’iscrizione all’Università statale, ma le prospettive sono ben altre.
 L’istituto ha sede nel Seminario vescovile, in via Tenente Cacciarru 2 e registra una affluenza in lenta ma continua crescita.
«L’istituto - ha spiegato il segretario, don Paolo Salis - propone un triennio di studi filosofico teologici, in cui viene offerto allo studente il prospetto organico e completo delle discipline teologiche, con particolare attenzione alle scienze antropologiche, affinché gli allievi siano condotti ad una sintesi personale della dottrina cattolica, per un qualificato servizio alla vita pastorale delle chiese diocesane».
L’istituto è presieduto dal vescovo Tarcisio Pillolla e presenta una serie di discipline principali: filosofia, sacra scrittura, teologia fondamentale e dogmatica, teologia morale, liturgia e storia della chiesa.
«Nel curricolo sono attivi due indirizzi di specializzazione: pedagogico didattico - hanno spiegato il direttore e il segretario dell’istituto - utile per la formazione degli insegnanti di religione cattolica da impegnare nelle scuole pubbliche (con un’attenzione per la storia delle religioni, la didattica, la metodologia e didattica dell’insegnamento della religione e la teoria della scuola e legislazione scolastica), e pastorale ministeriale, per la formazione dei candidati ai ministeri ecclesiali fino al diaconato, dei religiosi non sacerdoti, delle religiose e degli operatori pastorali, con approfondimenti di diritto canonico, teologia pastorale teologia spirituale e catechetica».
Nel programma di studi, con la possibilità di sostenere esami nelle sezioni autunnale, invernale ed estiva, oltre i corsi fondamentali, sono previsti inoltre corsi complementari di indirizzo ed opzionali e attività seminariali.
Iscritti all’istituto sono 488 studenti, con un boom che si è verificato nei primi anni di attivazione, per poi raggiungersi una media di quindici venti immatricolazioni annuali.
Per l’iscrizione all’istituto di Scienze Religiose “Sant’Antioco e Santa Chiara” è sufficiente la presentazione del proprio parroco, la fotocopia del diploma di scuola media superiore e due fotografie. Per avere ulteriori informazioni sul corso di studi, ci si può rivolgere alla segreteria, presso l’edificio del Seminario, il lunedì, il martedì e il mercoledì dalle 16.30 alle 17.30. Ai corsi, si può accedere anche come uditori.
Gianluigi Sulas 
 
 
 

5 – CORRIERE DELLA SERA
26 luglio 2005
Polemica per il casting di «Beauty and the geek»
La rivolta dei cervelloni: reality? No, grazie
I geni del Mensa rifiutano l'invito di Endemol. «Cercano imbranati, si rivolgano altrove ». Ma gli iscritti sono divisi sul da farsi
MILANO - Dura la vita ai tempi del reality. Ultimamente l'ordine perentorio per chi sta negli uffici casting è: scovare geni, che non abbiano soltanto il cervello di Renato Dulbecco ma anche lo charme di Dario Vergassola, quello che si lamenta che «non gliela danno mai». L'intelligenza che si sposa con la goffaggine. Un mix parecchio originale che sta spingendo gli uomini della Endemol, «madre» di tutti i format (Grande Fratello e Affari Tuoi per citarne solo un paio) a setacciare in lungo e in largo lo Stivale alla caccia del concorrente perfetto per «Beauty and the geek». Letteralmente: la bella e il secchione. La prima con la missione di sedurre il secondo, il tutto filmato dalle telecamere. La casa produttrice ne ha acquistato i diritti e il programma dovrebbe fare la sua comparsa sui nostri schermi a settembre.
SETTE SECCHIONI
Prima però c'è da fare la squadra, che è un inno al paradosso. Quattordici «elementi»: sette ragazze, scelte tra modelle e cheerleader, e sette ragazzi, selezionati tra studenti-prodigio e membri del Mensa (l'associazione che raccoglie le persone più intelligenti del mondo). Al Mensa, quelli della Endemol si sono fatti vivi nei giorni scorsi con un mail d'invito che sta creando non poche polemiche tra i soci. In essa, fra l'altro, si legge: «Attualmente cerchiamo giovani uomini di età compresa tra i 20 e i 35 anni colti, single, preferibilmente introversi e con poca esperienza di vita mondana». Apriti cielo. Introversi? Poco mondani? Al Mensa l'hanno letta come un'offesa quella comparazione ardita, cervellone uguale disadattato. Da qui il gran rifiuto.
REALITY? NO GRAZIE
Il niet è ben visibile sul sito. «Il Consiglio Direttivo del Mensa Italia si trova costretto a declinare l'invito di Endemol a partecipare alla selezione dei protagonisti tra gli iscritti, infatti, appare difficile individuare Soci che abbiano i requisiti che sembra siano richiesti», è scritto online. Il presidente Elio Tondo, contattato al telefono, è altrettanto perentorio: «Non ci sono i presupposti per la collaborazione. Non la troviamo realistica. Tutto qui». Storia chiusa, anche se tra gli iscritti il dibattito è aperto. C'è chi come Sara Burbi, viareggina di 27 anni, laureanda in Veterinaria, ha accolto la notizia con una risata. «Quando ho aperto l'allegato non ci credevo. E poi quella mail non dava nessuna garanzia di credibilità, la poteva scrivere anche un bambino». Anche volendo, le porte del reality per Sara restano sbarrate - in quanto donna - ma lei non se cura più di tanto. «Anch'io ho una vita sociale, che pensate. Esco e mi diverto». E se incontrasse di persona quelli della Endemol? «Si renderebbero conto da soli che non sono una cozza».
LIBERTA' DI COSCIENZA
Tra i maschi invece, la partecipazione al reality è consentita. Ma a titolo personale. Rubando un termine al politichese si potrebbe dire che il Mensa ha dato ai mensani libertà di coscienza. Alessandro Sala, 23 anni, laureato in Fisica a Trieste, ci sta seriamente pensando, anche se non si fa troppe illusioni. «Al 99% non mi prenderanno». La voglia di tentare l'avventura televisiva però c'è. «Magari riscatto l'immagine del secchione che arrossisce davanti al gentil sesso». Altro che disinibiti. Alessandro suona progressive con il suo gruppo e di sé dice: «Ho la faccia da bravo ragazzo, ma non sono un gonzo. E sul sesso non mi posso lamentare». E poi può sempre buttare lì il suo Q.I, 160 punti nella scala di Wechsler. In un tete a tete con le seduttrici del tubo catodico, farebbe un figurone.
«ORA SI SCUSINO»
Cosa che non rischia di certo Federico Cantoni, 25 anni, laurea in disegno industriale, un quoziente d'intelligenza che non rivela ma che si presume molto alto («Non mi voglio fare bello»). Federico l'ha giurata alla Endemol. «Ho preteso delle scuse». Altrimenti? «Mi rivolgerò al garante». Il perché del livore è presto spiegato, con l'odioso spamming. «Hanno scritto direttamente ai soci presenti in un elenco pubblico senza chiedere il necessario consenso». Lui che nel tempo libero fa il consulente per la privacy lo sa bene e annuncia battaglia. «Questa storia del reality è tutta quanta una trappola. Ho già diffidato i colleghi. Siamo sotto attacco, vogliono prendersi zimbello di un intelligentone per ridurlo a macchietta». Neanche la prospettiva di passare due mesi chiuso in casa con sette modelle scalfisce tale certezza. «Per me è una questione di principio. Quanto alle ragazze, è meglio se me le mandano a casa». Geni sì e per nulla scemi.
Luca Gelmini
 

Questionario e social

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