UniCa UniCa News Rassegna stampa Sabato 27 e domenica 28 agosto 2005

Sabato 27 e domenica 28 agosto 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 agosto 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
 
SABATO 27 AGOSTO
1 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
Università. I primi a scendere in campo gli aspiranti ingegneri: le prove si terranno l'1 e 2 settembre. Chiuderà Lettere e Filosofia
Ateneo blindato, via ai test d'ammissione
Studenti in agitazione per i quiz. Organizzati anche dei corsi
Sono 24 i corsi di laurea a numero chiuso, per un totale di 3.915 posti da assegnare con i test d'ammissione. Soltanto Giurisprudenza, tra le dieci facoltà cagliaritane, non ha introdotto i corsi blindati. Dopo la protesta degli studenti, con il voto negativo dei rappresentanti in Senato accademico, è partita la mobilitazione per la preparazione ai temuti quiz. Boom di Medicina e Ingegneria.
 
Matricole a caccia dei 3.915 posti a numero chiuso nell'Università di Cagliari. Sarà un settembre di fuoco per chi ha scelto di entrare in uno dei corsi universitari (in tutto 24) con test d'ammissione e posti limitati. Un calcolo che non tiene conto delle lauree specialistiche, che farebbero aumentare il totale dei posti a numero chiuso. Giovedì prossimo l'esordio con le prove in Ingegneria: chiude Lettere e Filosofia, il 29. Le maggiori tensioni le stanno vivendo i neo diplomati: spesso chi abbandona le scuole superiori con un buon voto incontra notevoli difficoltà nelle prove d'ammissione. «C'è una forte discrepanza - confida il preside di Ingegneria, Francesco Ginesu - tra la votazione del diploma e il risultato del test. In pochi riescono a superare la sufficienza, e le eccellenze non arrivano neanche al 10 per cento». La preparazioneTorna così d'attualità il problema della preparazione post scolastica alle prove d'ammissione all'Università. Dopo il caso emblematico di Odontoiatria (con i cagliaritani fanalino di coda d'Italia) qualcuno si è mosso. In Medicina alcuni studenti universitari hanno organizzato dei corsi per aiutare i loro possibili futuri colleghi a superare l'ostacolo. Per due settimane 450 diplomati hanno affollato l'aula magna della cittadella universitaria. «Sono convinto - auspica il preside di Medicina, Gavino Faa, - che si tratti di un problema tecnico: i nostri studenti non sono preparati per affrontare i test, che hanno una loro specificità. E l'iniziativa messa in campo da alcuni universitari ha avuto molto successo. Noi l'abbiamo appoggiata con la disponibilità dei locali e con la concessione di alcuni testi». Più critico Ginesu: «Notiamo una certa carenza di base - evidenzia - quando in passato i risultati dei test effettuati a Cagliari sono stati confrontati con gli altri della Penisola. Sono sicuro che un dibattito in questo senso sarebbe utile per cercare una soluzione». AteneoAccanto allo scoglio dei quiz, c'è anche quello del numero chiuso: nell'anno accademico alle porte sono aumentate le iscrizioni blindate nell'ateneo di Cagliari. Questo ha fatto scattare la protesta degli studenti (i rappresentanti in Senato accademico votarono contro il manifesto degli studi). E c'è anche chi cambia umore di fronte al numero di domande arrivate in segreteria per i test d'ammissione. il caso medicina1.043 aspiranti medici. Questo il numero dei moduli giunti nella facoltà cagliaritana per le prove del 6 settembre, valide per l'ingresso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia (170 posti). «Sono ovviamente soddisfatto - commenta Faa - per il boom di richieste, ma nello stesso tempo mi dispiace per i tanti ragazzi che saranno esclusi». Le cifre sono chiare: due anni fa le domande d'ammissione si aggiravano sulle 500-600, nel 2004 arrivarono a 800, mentre per il prossimo anno accademico si è superata la soglia delle mille. Il successo? «Penso si possa ricercare - sottolinea il preside - negli sbocchi lavorativi che offre una laurea in Medicina. Visto che i posti sono pochi, si può puntare sulle lauree sanitarie. Quest'anno sono 104 le disponibilità, ma nel 2006 saranno aumentati i corsi, con delle novità. Con un accordo con la Regione si potranno formare dei professionisti che servono al mondo del lavoro». ingegneria e architetturaAnche il polo di Ingegneria ha raccolto molte domande per la prova d'ammissione (1 e 2 settembre). «Sono 1.399 le richieste arrivate - racconta il preside Ginesu - per gli 829 posti a numero chiuso. Chi non passerà potrà comunque iscriversi in quelli liberi». Molto gettonata Architettura e costruzioni (377 domande per 150 posti), così come Biomedica (239, 70 posti). Quasi alla pari Tecnologia per la conservazione dei beni culturali (76 su 60 disponibilità), mentre Edilizia è in negativo (137 su 150). «I corsi che ricadranno nella nuova facoltà di Architettura - spiega Ginesu - sono principalmente tre, con un numero di studenti che sarà di circa 400. Spero che entro l'anno la facoltà possa finalmente nascere». Anche chi sceglie le lauree aperte, dovrà sostenere un test d'orientamento, obbligatorio. Non raggiungere la sufficienza significa dover superare un esame di riparazione (dopo un corso). Le altre facoltàSe si eccettua Giurisprudenza, tutte le facoltà hanno un corso (escludendo le specialistiche) a numero chiuso. Queste le date delle prove, tutte a settembre: Economia il 12 (un corso, 45 posti), Farmacia il 7 (quattro, 600), Lettere e Filosofia il 27 e 29 (due, 400), Lingue il 14 (tre, 500), Scienze della formazione il 21 e 22 (tre, 800), Scienze il 12, 15 e 19 (tre, 720), Scienze politiche il 19 e 20 (due, 230). La corsa per scardinare l'ateneo blindato sta per iniziare.
Matteo Vercelli

 2 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari
Sono poche le garanzie di passare nonostante settimane di preparazione
Fra i 300 neodiplomati fra paure e certezze
I neo diplomati tornano sui banchi: non tutti ovviamente, ma quelli che devono affrontare i test per accedere alle facoltà a numero chiuso. In trecento, nei giorni scorsi, hanno invaso le aule della Cittadella universitaria di Monserrato: a loro disposizione un gruppo di docenti, che ha svolto lezioni di chimica, biologia, matematica e logica. «I professori ci aiutano con i quiz ? spiega Alì Tarrab, 18 anni, ex dettorino ? sono a nostra disposizione mattina e sera. Abbiamo pagato 5 euro per una settimana di lezioni, e ci hanno dato un libretto con vari test». Anche Giulia Lai, 19 anni, ragioniera, spera di passare il test, per essere tra poche settimane una matricola di medicina: «Mi sono preparata molto ? dichiara ? ma dovrò combattere con altre mille persone, non sarà facile». È sereno Gabriele Rodriguez, 19 anni, che ha scelto Economia Aziendale: «Ho fatto il test per entrare alla Bocconi nel mese di febbraio, e dopo 60 giorni ho saputo di essere stato preso». Domande difficili? «Abbastanza: matematica, logica, cultura generale e inglese». Anche i futuri ingegneri, prima di seguire le lezioni universitarie, devono passare il temuto quiz: «Se vai bene al test puoi accedere tranquillamente alla facoltà, altrimenti sei obbligato a fare 40 ore di recupero», dice Marzio Melis, 18 anni, neo diplomato al Michelangelo. Passa da una prova all'altra Federico Pes, 21 anni: «L'anno scorso non sono entrato in Medicina, adesso ci tento nuovamente. Questa volta sono andato a ripetizione di chimica e matematica. Per curiosità ho provato anche il quiz di Odontoiatria, ma l'ho trovato troppo difficile». Nessun intoppo lo incontrerà Marco Carreras, 18 anni: «Ho optato per Economia e Politica europea. Non c'è numero chiuso». Identico discorso per Desiderio Monni, ex allievo del Pacinotti: «Dopo qualche indecisione, ho scelto Scienze Politiche». I titubanti tengono aperte tutte le strade: «Farò il quiz di Medicina e quello di Ingegneria, ma poi magari mi iscriverò in Biologia ? racconta Barbara Boi - cambio idea continuamente, per questo non mi sto preparando in modo particolare». Ma chi è sicuro della propria professione futura si sta organizzando seriamente: «Ogni giorno rispondiamo a 80 domande prese dal libro dei test. La memoria ci aiuterà». Parola di Elena Vacca e Maria Porcu, ex studentesse delle Magistrali.
Francesca Grezzo
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Cagliari
Stage e tirocinio per i laureati
Lavorare all'estero: occhio alle scadenze
Occhio al calendario. L'avviso vale anche per i laureati che vorranno svolgere un'esperienza lavorativa in Europa. Sono infatti in scadenza i bandi per i progetti Leonardo (ultimo giorno utile per presentare la domanda lunedì) e In Time 36 (entro il 31 settembre). Solitamente arrivano all'ufficio del settore mobilità studentesca un numero elevato di domande rispetto ai posti disponibili. «Il problema - sottolinea la responsabile Anna Maria Aloi - è sempre lo stesso: le poche risorse economiche. L'altro limite che dobbiamo superare è che possiamo mandare i nostri ragazzi soltanto in Europa». Le graduatorie saranno pubblicate a metà settembre: le partenze a ottobre. in time 36Attualmente In Time è il programma di mobilità (finanziato dalla Regione) maggiormente utilizzato dai laureati cagliaritani. Si possono svolgere sei mesi di stage all'estero (negli stati della Comunità europea) e altri sei in Sardegna o in Italia. «Il laureato - spiega Anna Aloi - deve trovare l'azienda estera che lo ospiterà. Grazie alle molte iniziative dell'ateneo i contatti sono molti». Il contributo per il singolo tirocinante è di 1.200 euro quando è all'estero, e 700 nel territorio nazionale. «Quest'anno le borse disponibili saranno 20. Poche si si pensa che in media riceviamo circa cento domande e che il trend è di crescita». Al suo esordio, nel 2003, le borse finanziate furono 46. leonardoSoltanto due possibilità. «E le richieste sono solitamente una settantina», commenta con una punta di amarezza la responsabile della segreteria relazioni estere. Anche in questo caso lo stage lavorativo deve essere effettuato in uno stato della Comunità europea (che finanzia il progetto): sei mesi di tirocinio, con un contributo di 600-700 euro al mese. studiare all'esteroIl bando verrà pubblicato nei prossimi mesi, ma nell'Università tutti conoscono il programma Erasmus. In questo caso sono gli universitari, non ancora laureati, a poter svolgere sei-dodici mesi di studio all'estero. «C'è un calo - confessano da viale Ciusa - perché con le lauree brevi i ragazzi puntano a finire prima gli studi, per poi fare un'esperienza di lavoro fuori dall'isola». I posti disponibili sono 700, le richieste poco più della metà. «Stiamo valutando l'ipotesi di dirottarle soprattutto ai dottorandi e specializzandi», conclude la Aloi. (m. v.)
 
 
DOMENICA 28
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Nuoro
«Stop a due corsi universitari» 
Denuncia di Rubanu: le matricole spedite a Parma
  NUORO. Delusioni all’orizzonte per i giovani diplomati nelle superiori della provincia. La denuncia è del consigliere provinciale di Rifondazione comunista Pietrina Rubanu, che ha presentato un’interrogazione al presidente Roberto Deriu. I corsi gemmati da Veterinaria, Scienze della pubblica amministrazione, 2º anno di specialistica di Scienze sociali e Scienze infermieristiche, non saranno attivati.
 «In compenso - scrive il Pietrina Rubanu - verranno inviati a Parma, col contributo della Provincia, 10 giovani per frequentare questa stessa facoltà. La conseguenza nefasta sarà che molti giovani, maturati con il massimo dei voti, ma in condizioni economiche precarie, ma con la possibilità di continuare gli studi a Nuoro, dovranno rinunciarci. La nostra provincia continuerà così ad essere il fanalino di coda».
 Anche se solo pochi giorni fa, nel vertice Regione-Provincia-Comune, si è parlato di un campus universitario che richiami i giovani a studiare nell’Università nuorese. C’è, da chiedersi che senso abbia parlare di Campus se scompaiono gli studenti e i corsi.
 «Per quali motivi eliminare il campo sportivo se lo sport viene praticato dagli studenti? Perchè una nuova sede della Provincia se la stessa è ridotta a metà e i giovani sono costretti ad andare via, spopolando le zone interne? Una sfilata di moda di stilisti del cagliaritano, condita con una spruzzatina di poesia, come quella pensata per Mamoiada dall’assessore Paffi, in concomitanza con il Redentore, per la quale la Provincia sborsa 30.000 euro, non va bene. Specie dopo i tagli alla cultura». Pietrina Rubanu si chiede, pertanto, di chi sia la responsabilità della chiusura dei corsi; se il presidente della Provincia e l’assessore hanno tentato di impedirne la soppressione; quali iniziative s’intendono prendere nei confronti degli atenei di Sassari e Cagliari e della Regione; che s’investa del problema il consiglio provinciale, i comuni, la Regione e le associazioni studentesche, per impedire il declassamento dell’Università, promuovendone il potenziamento; se si ritiene la sfilata di moda presentata dal cabarettista Smaila, una mainifestazione di tipo culturale; per quale motivo la promozione di stilisti del cagliaritano venga finanziata dalla Provincia.
  
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Inserto Estate
A 25 anni dalla morte un volume edito da Einaudi con l’introduzione della sociologa Giannichedda 
Basaglia e le lotte a Sassari
La lunga battaglia contro la vergogna dei manicomi 
Pubblichiamo di seguito l’introduzione della sociologa sassarese Maria Grazia Giannichedda all’opera intitolata «L’utopia della realtà. Franco Basaglia e l’impresa della sua vita». Il volume è edito da Einaudi (327 pagine, 22 euro) nel venticinquesimo anniversario della morte dello specialista che ha rivoluzionato la psichiatria italiana. L’autrice è anche presidente della Fondazione Basaglia.
di Maria Grazia Giannichedda
Ho conosciuto Franco Basaglia poco dopo il suo arrivo a Trieste. Ero entrata per la prima volta in manicomio per seguire in un lavoro di ricerca gli studenti di Gian Antonio Gilli, il sociologo autore di uno dei saggi dell’opera «L’istituzione negata», che insegnava a Sassari nella facoltà di legge in cui mi stavo laureando. Di quel pomeriggio di novembre del 1971 ricordo uno stanzone enorme e buio con cinquanta, sessanta uomini che si aggiravano nello spazio vuoto o stavano accucciati al muro, alcuni tenendosi i pantaloni con le mani, altri seminudi, molti senza scarpe, in un puzzo di fumo e urina che toglieva il fiato. Non so se fu maggiore l’orrore o la sorpresa di un posto così radicalmente intollerabile, che per alcuni di noi divenne una specie di sfida politica e personale, che ci portava in manicomio quasi ogni giorno, un po’ per capire e molto per fare qualcosa che interrompesse la ferocia assurda di quel luogo. Riuscimmo a fare molte piccole cose, persino riunioni di reparto con gli internati e il personale e qualche uscita con ricoverati «in permesso», finché a febbraio fummo sorpresi da un durissimo sciopero degli infermieri, che all’epoca avevano salari molto bassi e facevano turni massacranti per mantenere il doppio lavoro in campagna o in bottega.
 L’amministrazione si rifiutava di trattare e in breve il manicomio era diventato un lager, con gli internati seminudi che si aggiravano al freddo dell’inverno nei cortili chiusi dalle reti, pieni di spazzatura e topi. Cercammo di coinvolgere senza esito il quotidiano locale, «La Nuova Sardegna», andammo anche dal vescovo, che ci disse di aver pazienza. Così, quando vedemmo all’università la notizia di una conferenza di Basaglia alla Società umanitaria di Tempio decidemmo che quella era la nostra chance, pur dubitando di aver successo dato che Basaglia era già un intellettuale importante, controverso ma tutt’altro che marginale.
 Basaglia invece ci prese sul serio. Il giorno seguente venne con noi in manicomio, dove improvvisammo col sindacato un’assemblea solenne e allegra, con Basaglia che dovette usare un vecchio megafono perché si era formata quasi una folla nella piazzetta del parco, vicino al villino dove viveva il direttore del manicomio, che lì c’era anche nato perché figlio di un vecchio direttore.
 Nello stesso tempo, attraverso le sue amicizie universitarie e le sue relazioni politiche, Basaglia mise in moto un sistema di contatti che in breve portò alla trattativa l’amministrazione e gli infermieri, e fece anche arrivare un giornalista e un fotografo dell’«Espresso», così che quel manicomio dimenticato in casa propria divenne uno scandalo nazionale.
 Io andai a lavorare a Trieste poco dopo, altri amici del gruppo vennero come volontari, il presidente della provincia di Sassari visitò Trieste diverse volte e mandò operatori del manicomio in stage di formazione, e una volta arrivò persino il direttore per vedere cosa succedeva.
 L’équipe di Trieste Basaglia l’ha formata così, immettendo nell’esercito di operatori del manicomio, che nel ’71 aveva oltre milleduecento ricoverati e 600 tra infermieri e altre figure, una grande quantità di giovani «appena usciti dalle rivolte studentesche», come dice nell’introduzione ai «Crimini di pace», quasi tutti alla loro prima esperienza di lavoro, come del resto i volontari che arrivavano da tutto il mondo per periodi più o meno lunghi. Fin dall’inizio, inoltre, l’esperienza di Trieste si è sviluppata, diversamente da Gorizia, in un rapporto intensissimo con il «fuori», cioè con la città e con quanto in Italia e nel resto del mondo cercava strade di cambiamento sia in psichiatria che in altri settori delle istituzioni e della società.
 Nella società italiana stava infatti entrando in scena in quegli anni una pluralità di soggetti, che si scoprivano esclusi da una democrazia che insieme rivendicavano e criticavano e che alcuni pensarono di superare con la lotta armata. Tutto questo entrò da subito, in modo diretto e fortissimo, nel lavoro di trasformazione che avveniva a Trieste e nell’impegno di Basaglia, che in quegli anni si mosse su più fronti, con quella sua straordinaria capacità di vedere e di agire le contraddizioni, di intuire e suscitare visioni nuove senza farsi catturare dalle trappole dell’ideologia.
 
 6 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Inserto Estate
Gli scritti di Basaglia e nuove biografie danno il segno di una riforma epocale 
Ha restituito la parola ai matti
L’uomo, il medico e le sue idee: ecco le opere per capire 
Franco Basaglia era nato a Venezia l’11 marzo 1924. Dopo tredici anni di lavoro all’università di Padova, nel ’61 aveva vinto il concorso di direttore nell’ospedale psichiatrico di Gorizia, dove avviò l’esperienza di apertura del manicomio divenuta nota attraverso due libri: «Che cos’è la psichiatria?» (1967) e «L’istituzione negata» (1968), entrambi pubblicati da Einaudi, come il libro fotografico «Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin», curato Franca Ongaro (1928-2005), sua moglie dal 1953 e collaboratrice nel gruppo di Gorizia. Con lei Basaglia scriverà gran parte dei lavori degli anni successivi e condividerà l’impegno nei movimenti degli anni Settanta. Nel 1969 Basaglia è visiting professor del Community Mental Health Centre del Maimonides Hospital di New York, e da quella esperienza tra «Lettera da New York. Il malato artificiale» (Einaudi, 1969) e «La maggioranza deviante» (Einaudi, 1971). Per un anno, nel 1970, dirige l’ospedale psichiatrico di Parma, ma l’esperienza si chiude tra difficoltà burocratiche e dissidi politici. Alla fine dell’anno successivo va a guidare l’ospedale di Trieste, dove riesce a portare avanti il progetto di chiudere il manicomio e dare vita a un nuovo sistema di servizi di salute mentale.
 Negli anni di Trieste Basaglia scrive molti saggi e una ricerca collettiva, «Crimini di pace», cui partecipano fra gli altri Michel Foucault, Erving Goffman, Ronald Laing, Noam Chomsky e Robert Castel. Opera che testimonia l’ampiezza del suo impegno intellettuale, in una fase in cui anima anche il movimento di Psichiatria democratica e il Réseau, la rete europea di psichiatria alternativa. Il 13 maggio del 1978 il parlamento italiano approva la riforma psichiatrica, nota come «Legge 180», sei mesi dopo inserita negli articoli 33, 34, 35 e 64 della legge di riforma sanitaria numero 833. Basaglia era a Berlino, in uno dei suoi numerosi viaggi, quando si sentì male la prima volta, dopo una conferenza nell’aula magna della Freie Universitaet. Erano i segni della malattia che lo porterà alla morte il 29 agosto 1980 nella sua casa di Venezia.
 I suoi scritti sono stati raccolti da Franca Ongaro e pubblicati in due volumi da Einaudi nel 1981 e ’82. Attualmente è in libreria una nuova antologia, «L’utopia della realtà» (vedere l’articolo qui sopra). Contiene saggi dal 1964 al 1979 con un inedito in Italia, «Condotte perturbate. Le funzioni delle relazioni sociali», scritto con Franca Ongaro su commissione di Jean Piaget che curava, per la Encyclopédie de la Pléiade, il volume Psychologie in cui il testo è uscito nel 1987. L’antologia include anche la bibliografia completa delle opere di Basaglia, una presentazione di Franca Ongaro e una introduzione di Maria Grazia Giannichedda.
 Negli ultimi anni sono stati riediti diversi testi di Basaglia: «Che cos’è la psichiatria?» (Baldini e Castoldi 1997), «L’istituzione negata» (Baldini e Castoldi 1998), «Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin» (Edizioni Gruppo Abele, 1998), e una nuova edizione di «Conferenze brasiliane» (Raffaello Cortina, 2000) con quattro conferenze inedite. Nel 2001 è stata pubblicata la monografia «Franco Basaglia», di Mario Colucci e Pierangelo Di Vittorio (Bruno Mondadori) e nel 2004 il saggio di Nico Pitrelli «L’uomo che restituì la parola ai matti. Franco Basaglia, la comunicazione e la fine dei manicomi» (Editori Riuniti).
  
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Cagliari
«Basta con i freni sul Geoparco» 
La presentazione di una tesi di laurea sulla laveria Lamarmora rilancia l’esigenza di recuperare il patrimonio minerario dismesso
Giampiero Pinna: gli organismi devono essere definiti in tempi rapidi 
 NEBIDA. Quante sono “Le laverie Lamarmora “ nel Parco geominerario storico, ambientale della Sardegna? La domanda è aleggiata, venerdì pomeriggio, nel centro di accoglienza turistica della frazione mineraria, aperto per la prima volta al pubblico in occasione della presentazione della tesi di laurea dell’architetto Damiano Isu, che ha concluso gli studi universitari con un lavoro su “Progetto di recupero e riuso della ottocentesca laveria Lamarmora di Nebida”. Una ricerca imperniata sulla salvaguardia dell’imponente edificio incastonato tra mare e montagna e che, oltre dai ritardi burocratici, è bersagliato dagli agenti atmosferici.
 La laveria Lamarmora è stata costruita su una roccia a picco tra il 1895 e il 1897 in un sito particolarmente suggestivo perché si confronta con il Pan di Zucchero e con gli altri tre faraglioni tra Nebida e Fontanamare. Il progetto del giovane architetto mira alla conservazione delle strutture esistenti, all’accessibilità dell’area e alla valorizzazione del bene storico ambientale. E su questi tre principali obiettivi si è sviluppato un interessante dibattito sulla validità del Parco geominerario della Sardegna, sulla necessità di cedere ai privati gli edifici di scarso valore ma che potrebbero fungere da volano per il rilancio dell’economia dei paesi mineraria. E per utilizzare gli edifici minerari per un nuovo turismo.
 «La Provincia - ha precisato l’assessore all’ambiente Carla Cicilloni - punta al recupero, alla messa in sicurezza dei siti minerari dismessi perché possono essere fonte di occupazione. nelle prossime settimane promuoverà una serie di iniziative per aggiungere al lavoro in atto nuove proposte». La marcia del Parco geomineraio è decisamente lenta soprattutto per l’inefficienza di una direzione che a breve verrà rinnovata. «Oltre 25 anni fa - ha spiegato fratel Gerardo Fabert, prete operaio che ha lavorato a San Giovanni Miniera per 13 anni come perforatore - avevo chiesto di poter utilizzare parte della laveria Lamarmora: non ho ottenuto risposta. Tutto è congelato e non si vedono proposte». Le medesime riflessioni sono state espresse dall’architetto Piero Castelli. «Non si possono lasciare in questo stato questi edifici, queste strutture che fanno parte della nostra cultura - ha esordito Piero Castelli -. Da quasi cinque anni disponiamo di ingenti risorse finanziarie per la messa in sicurezza dei siti minerari e non è stato speso un euro. Qui si rischia di veder svanire tutto».
 A mettere il dito sulla piaga dei ritardi è stato Giampiero Pinna, presidente dell’associazione Pozzo Sella. «È l’unico ente pubblico, il Parco geominerario, storico ed ambientale della Sardegna - ha detto - che ha in cassa 11 milioni di euro. Una gestione simile è censurabile e occorre correre ai ripari con la nomina di un direttore generale e la sostituzione del presidente». Insomma il Parco geominerario non può continuare a stare in surplace in attesa cbe qualcuno faccia il miracolo. «Non ci vogliono miracoli - ha concluso il sindaco di Iglesias Pier Luigi Carta - ma solo persone capaci in grado di programmare il recupero di questi siti. Molti dei beni immobiliari devono essere ceduti ai privati perché sappiano tutti che il recupero di un edificio comporta una spesa sopportabile quello che deve essere valutata e la gestione futura. Non ci devono essere iniziative che devono essere sovvenzionate: laveria Lamarmora deve fare reddito ed occupazione».
 Con quella di Isu l’associazione Pozzo Sella ha raggiunto quato 30 nella presentazione di tesi riguardanti il Parco geominerario della Sardegna. «È un impegno che continueremo a sostenere - ha detto Renzo Pasci, responsabile per l’associazione del progetto Tesi di laurea - perché i giovani laureati sardi sono una risorsa importante per l’isola».
Erminio Ariu
  
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 31 - Sassari
Partono le selezioni per l’università 
Dopo anni l’ateneo sassarese dà il via al corso in Produzioni animali
30 i posti disponibili Le lezioni nel complesso storico di San Francesco 
 OZIERI. La città ha il suo corso universitario, ora c’è anche l’annuncio ufficiale. Aperti i termini per la presentazione delle domande all’esame di ammissione per il corso di laurea in Produzioni animali nella nuova sede di Ozieri, 30 i posti disponibili. La domanda di ammissione per la selezione deve essere presentata entro le 12 del 23 settembre. La documentazione può essere inviata alla segreteria degli studenti dell’Università a Sassari, o nelle sedi periferiche di Nuoro, Olbia e Oristano.
 La documentazione si può trovare anceh nel sito www.uniss.it/facolta/veterinaria. La prova di ammissione è fissata per il 3 ottobre alle 11, nel’aula Manunta della facoltà di Medicina Veterinaria di Sassari. I candidati dovranno presentarsi alle 9,30, con un documento di riconoscimento.
 Le prove di ammissione per l’accesso al corso di laurea saranno articolate in cinquanta domande a risposta mulsu argomenti di logica, cultura generale, biologia, chimica, fisica e matematica.
 Il corso di laurea triennale di Ozieri tratterà della gestione e dell’allevamento degli equini. Un riconoscimento della tradizione della città nel settore zootecnico. Assume una particolare rilevanza la presenza a Ozieri della sede dell’istituto incremento ippico, unico punto di riferimento regionale delle attività legate al mondo del cavallo.
 L’istituzione del nuovo corso di laurea conclude in modo positivo la battaglia che la classe dirigente locale e territoriale avevano avviato da diversi anni e mirata al decentramento nel Monte Acuto di una struttura universitaria. Una battaglia che aveva registrato molte delusioni, ma che ha avuto una svolta decisiva quando la regia dell’operazione è passata nella mani di Giovanni Cubeddu, docente universitario prestato temporaneamente alla politica. «Da addetto ai lavori - spiega Cubeddu -, ho percorso tutte le vie per concretizzare quello che era uno degli obiettivi più qualificanti del programma di governo sottoposto al giudizio degli elettori. Non è stato facile, ma alla fine il traguardo è stato raggiunto».
 Secondo il sindaco il nuovo corso di studi, oltre a completare la piattaforma didattica e formativa della città, apre nuove prospettive occupazionali. Consente la creazione di nuove figure professionali di cui il mondo zootecnico e ippico hanno grande necessità. «Per comprendere appieno l’utilità del corso - continua Cubeddu -, basta pensare che nel resto d’Italia c’è un corso di studi simile solo a Parma, la cui università solo da qualche anno prepara dei professionisti in Scienze e tecniche equine. Con le nuove figure professionali l’allevamento del cavallo in Sardegna può superare il divario tecnico che lo pone in posizione di svantaggio rispetto ad altre realtà europee che attualmente condizionano il mercato».
 Dal corso nasceranno dei tecnici specializzati nella gestione igienico-sanitaria ed economica degli allevamenti, nella assistenza agli operatori nell’ambito ricerca genealogica. I laureati potranno svolgere funzioni ausiliarie alla veterinaria nella profilassi, nelle terapie e nell’attività di laboratorio.
 La laurea costituirà un titolo preferenziale per l’ammissione ai corsi per istruttori di equitazione, preparatori di cavalli, allenatori, giudici di modello e di attitudine.
 In vista dell’inizio delle lezioni, previsto per metà ottobre, il Comune è stato autorizzato dalla soprintendenza dei beni artistici e architettonici a effettuare un maquillage all’edificio che sarà sede universitaria: il complesso culturale di San Francesco.
 I lavori, per l’adeguamento di alcuni locali alle nuove esigenze didattiche, inizieranno fra qualche giorno e prevedono una spesa di circa 50 mila euro.
 La cerimonia di inaugurazione della sede universitaria è prevista per il 30 settembre. Assieme alle massime autorità accademiche e politiche provinciali e regionali ciali ha garantito la sua presenza il cardinale Mario Francesco Pompedda.
Angela Farina
  
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Oristano
Sul futuro Museo della civiltà fenicia la Provincia trova una mediazione 
Votato all’unanimità un documento congiunto
  ORISTANO. Un punto d’accordo comune sulla questione del Museo della civiltà fenicia. La mediazione è stata trovata in consiglio provinciale, con il voto unanime su un documento che ha unificato tre diversi ordini del giorno presentati da An, Psd’Az e Isieme. Dell’ubicazione del museo non è parlato, ma il presidente Onida ha auspicato che su questo argomento non ci siano divisioni.
 Il presidente della Provincia ha definito il golfo di Oristano «la culla della civiltà fenicia» e ha parlato di grande e significativo risultato raggiunto conil sottosegretario ai Beni culturali Martusciello, l’apporto dell’Università e di Raimondo Zucca, il recepimento del problema da parte dell’assessore regionale Gian Valerio Sanna e la disponibilità del suo collega Eisabetta Pilia e del presidente della Regione Renato Soru. Disponibilità confermata nella delibera adottata il 26 luglio scorso dalla Giunta regionale sul Sistema regionale dei musei e il Piano di razionalizzazione e sviluppo.
 Onida ha parlato delle polemiche di questi giorni, con Oristano, Cabras e Santa Giusta che si contendono la sede del museo: Questo non deve essere un elemento di divisione - ha detto Onida -, ma un momento di coesione alta intorno a un progetto culturale complessivo che innalza l’interesse e i valori del territorio nel suo insieme anche per la concomitante istituzione del Museo giudicale e quello della Bonifica».
 Rispondendo a una sollecitazione del consigliere Cadoni, il presidente della Provincia ha annunciato che sull’insieme dei passaggi successivi, con il sindaco di Oristano Antonio Barberio, per il prossimo 12 settembre ha già indetto una conferenza di servizi.
 Il passaggio fondamentale del documento del documento approvato dal consiglio provinciale «prende atto dalla manifesta volontà della Giunta regionale di individuare il golfo di Oristano quale sede adeguata del Museo fenicio della Sardegna chiedendo altresì all’esecutivo regionale la riformulazione nella parte descrittiva dell’Accordo di programma sui beni culturali di imminente firma presso il ministero e il presidente della Regione, con la previsione di una rimodulazione delle risorse finanziarie da assegnare al costituendo Museo fenicio».
 I tre consiglieri provinciali che avevano proposto degli ordini del giorno (Pier Francesco Garau di An, Silvano Cadoni del Psd’Az e Stefano Figus di Insieme) si sono soffermati a lungo sulle ragioni e motivazioni storiche che portano a istituire il museo nel golfo di Oristano per la concomitante presenza delle antiche città di Neapolis (Terralba-Guspini), Othoca (Santa Giusta) e Tharros (Cabras).
 Per quanto riguarda gli altri argomenti all’ordine del giorno dei lavori il consiglio ha eletto i propri rappresentanti nel Comitato faunistico provinciale. Si tratta di Gianfranco Casu e Renzo Serra. Approvata anche una variazione al bilancio 2005 e l’applicazione della legge 482/99 sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche per i comuni di Villaurbana, Simaxis e Ales.
 
 10 – La Nuova Sardegna
Pagina 40 - Cultura e Spettacoli
Conferenza scientifica ospitata dai seminari nuoresi 
Gli spartiti di musica jazz come la struttura del Dna
  NUORO. Lo studio del Dna, decenni di sforzi e ricerche su base scientifica, il tutto, e molto, molto di più di una semplice sequenza di neuroni, cromosomi, agenti patogeni e quant’altro, lo si trova non nelle riviste mediche o nelle aule universitarie, ma in un semplice spartito di un semplicissimo brano di musica jazz. Di questo, ma anche di altro, con serietà scientifica e rigore accademico, si è discusso in una delle più originali serate che la storia del Seminario jazz.
 Sul palco, o per meglio dire sulla cattedra, dell’auditorium della Biblioteca Satta Paolo Vineis, docente di epidemiologia ambientale all’Università di Londra che, accompagnato dal musicologo Luca Bragalini, ha scientificamente dimostrato la connessione tra uno spartito musicale, ancor meglio se uno spartito jazz, e l’analisi chimico-fisica del Dna. Attraverso lo studio approfondito del Dna dei sardi, ha affermato Vineis, che per rendere più semplice il dispiegarsi della sua teoria ha usato la cartina della metropolitana di Londra, si è arrivati a delle conoscenze scientifiche che sono state utilizzate in tantissimi campi di ricerca. Ed è proprio da qui, attraverso la ripetitività dei geni dei sardi e quella, unita alla relativa semplicità delle note di uno spartito, che si può creare la connessione tra la musica jazz e il Dna. E per rafforzare le sue teorie, il relatore ha portato come esempio lo spartito di «My favorite things», uno dei grandi classici del jazz, e la sua struttura, nella sua semplicità assolutamente identica a quella serie di connessioni chimiche che formano il Dna.
 A suffragio delle sue avveniristiche e a tratti veramente esilaranti teorie, Vineis ha portato con sé Angelo Palmas, presidente dell’Ente Musicale ma anche affermato ematologo, e il trombettista Paolo Fresu, a cui è stato affidato l’incarico di dimostrare, con la sua tromba, come una qualunque sequenza di Dna possa essere utilizzato come spartito e messo in musica. Come tutto questo possa essere stato inserito all’interno della 17ª edizione del Seminario Jazz può rimanere un mistero, ma sicuramente s’inserisce in quella grandissima capacità di innovazione e originalità che da tempo contraddistingue la settimana di studio, convegno e concerti. Che, nonostante le difficoltà economiche, si sta guadagnando un suo spazio all’interno del mondo della musica. «Uno spazio che - afferma l’assessore provinciale nuorese alla Cultura - Peppino Paffi, faremo di tutto per mantenere vivo e possibilmente rafforzare. E già dal prossimo anno, assicura l’assessore, si cercherà di creare una vera connessione tra l’amministrazione e l’Ente musicale, con una programmazione ed estesa a tutta la provincia».
Roberto Boi
 
 
 
11 – Il Tempo
La carriera si fa tra istituzioni e imprese
Specializzazione in studi strategico-militari e Master in business administration
L’ateneo forma giuristi esperti nel diritto aziendale ed attenti alle normative internazionali
GLI STUDENTI che voglio iscriversi ai corsi di laurea triennale della Luiss possono scegliere tra 3 lauree proposte dalla facoltà di Economia in «Economia aziendale», «Economia, mercati e intermediari finanziari» o «Economia e legislazione per l’impresa», 2 lauree della facoltà di Scienze politiche in «Scienze politiche» o in «Scienze della comunicazione e delle relazioni istituzionali», oppure il corso di laurea della facoltà di Giurisprudenza che per l’anno accademico 2005-2006 ha predisposto un unico percorso formativo triennale in «Scienza giuridica della negoziazione». Le tasse universitarie per tutti i corsi sono articolate in 3 rate per un totale di 6 mila euro per le lauree triennali e di 7.500 euro per quella magistrali, più la tassa regionale per il diritto allo studio prevista nella misura di 111,94 euro. Per il primo anno di tutti e tre i corsi di Economia, la facoltà presenta i seguenti insegnamenti comuni: economia aziendale, istituzioni di diritto pubblico, matematica generale, diritto privato, microeconomia, statistica, ragioneria generale e informatica. I percorsi didattici si differenziano poi nel secondo e terzo anno a seconda del corso di laurea. L’offerta didattica per i corsi biennali prevede poi 2 lauree magistrali in Economia e direzione delle imprese e in Economia e finanza. Per quanto riguarda invece i corsi post-laurea l’offerta didattica include un innovativo master in Studi internazionali strategico-militari e il più tradizionale Master in Business Administration. Ma anche la facoltà di Giurisprudenza è orientata verso il mondo dell’economia: uno degli sbocchi è infatti quello di giurista d’impresa. Oltre alla laurea di primo livello, la facoltà propone 2 lauree specialistiche in Diritto dell’impresa e in Diritto delle istituzioni. Poi, dopo la laurea, l’ateneo prevede anche una scuola di specializzazione per le professioni legali e un corso di perfezionamento in Diritto Europeo e di preparazione ai concorsi delle istituzioni comunitarie. La facoltà di Scienze Politiche, un tempo specializzata soprattutto nella formazione dei futuri diplomatici, punta invece il timone anche verso gli indirizzi di comunicazione e giornalismo. Oltre ai corsi di laurea triennali attivati dalla facoltà, l’offerta didattica prevede 3 corsi di laurea magistrale in Relazioni Internazionali, Amministrazione Pubblica e Comunicazione politica. Poi ancora completano l’offerta didattica i corsi di preparazione alla carriera diplomatica e il master in Parlamento e politiche pubbliche.A.M.
  
12 – Il Tempo
Luiss, dall’università al mondo del lavoro
Sei corsi e nove post-laurea: dalla scuola di Giornalismo al concorso per la carriera diplomatica
L’87% dei laureati trova lavoro entro sei mesi. Scienze Politiche, Economia e Giurisprudenza le facoltà cardine
di ALESSANDRO MONTE LA LIBERA Università Internazionale degli Studi Sociali «Guido Carli» nasce negli anni Settanta quale innovativo progetto di formazione della classe dirigente voluto da alcuni imprenditori, guidati da Umberto Agnelli, che decisero di investire a tal fine risorse umane e finanziarie e di scalare il consiglio di amministrazione della storica «Università Pro Deo» costituita a Roma nel 1966. Ai fondatori si unirono presto altri importanti gruppi industriali che portarono nel consiglio di amministrazione una qualificata rappresentanza di imprenditori, tra i quali anche Guido Carli, allora presidente della Confindustria, che nel 1978 diventa presidente dell’ateneo. Da quel momento la Luiss adotta un nuovo modello formativo all’insegna dell’internazionalità, tanto che con gli anni è diventata un polo di attrazione anche per gli studenti stranieri che scelgono Roma per il dottorato o per i master. Molti di loro arrivano anche dagli Usa e perfino dalla Cina. Alle facoltà di Economia e di Scienze Politiche si aggiunge nel 1982 la facoltà di Giurisprudenza, con piani di studio in linea con le esigenze del mercato e un numero programmato di studenti mediante una rigorosa selezione all’ingresso. Nel 1994 il consiglio di amministrazione dell’università decide di intitolare l’ateneo in memoria di Guido Carli. L’università conta oggi con 6 corsi di laurea triennali, 9 corsi di laurea magistrale e 9 corsi di post-laurea, tra cui la Scuola superiore di giornalismo, il Corso di preparazione alla carriera diplomatica e 2 innovativi master in Studi strategico-militari e in Economia e marketing dei turismi. La popolazione studentesca è composta da oltre 5 mila iscritti con una media di studenti in corso di oltre il 70 per cento, contro la media nazionale del 55 per cento. I docenti sono invece più di 500 e provengono non solo dal mondo accademico ma anche da quello delle imprese e della politica. La Luiss tuttavia non offre solo opportunità di studio, infatti sono molto numerose le iniziative culturali, ricreative e sportive: dal laboratorio di teatro agli incontri con gli esponenti del mondo politico, dalle attività sportive agonistiche alle altre attività organizzate dalle diverse associazioni studentesche. Un altro punto di forza dell’università riguarda l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro. Il periodo di disoccupazione dopo la laurea nell’87 dei casi non dura più di 6 mesi, anche perché gli incontri con il mondo del lavoro si svolgono durante gli studi attraverso più di 200 aziende, multinazionali e istituzioni pubbliche e private che organizzano stage e tirocini per gli studenti della Luiss.
 
 13 – Il Tempo
RICERCA
Critiche della Corte dei Conti ai piani finanziati dal ministero
 
PERPLESSITÀ sui procedimenti della ricerca industriale. Ad esprimerla è la Corte dei conti nell'indagine sull'attività di ricerca industriale finanziata con i programmi del ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca scientifica. Le conclusioni alle quali è pervenuta l'indagine, afferma la magistratura contabile, «mettono in discussione l'attualità degli «interventi a sportello» e a maggior ragione quella degli «interventi automatici», in particolare quelli relativi alle «commesse di ricerca».
 
 
 

Questionario e social

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