UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 31 agosto 2005

Mercoledì 31 agosto 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 agosto 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
1 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
Bachisio Porru tranquillizza studenti e famiglie preoccupati dopo l’interrogazione di un consigliere provinciale 
«L’università nuorese mantiene tutti i corsi esistenti»
  NUORO. «Tutto ciò che c’era è rimasto, l’Università nuorese continua a offrire agli studenti gli stessi corsi di laurea che aveva l’anno scorso. Famiglie e studenti stiano tranquilli. È vero solo che non c’è il di più: non ci sono stati concessi, infatti, i corsi aggiuntivi di cui avevamo fatto richiesta».
 Parla Bachisio Porru (nella foto), il presidente del consorzio universitario nuorese. Che si è preoccupato per le interpretazioni di un intervento di Pietrina Rubanu. Il capogruppo provinciale di Rifondazione comunista, nei giorni scorsi, ha presentato un’interrogazione al presidente della Provincia. Lamenta la mancata attivazione dei corsi di veterinaria gemmati dall’università di Sassari, della specialistica di Scienze della pubblica amministrazione, di Scienze infermieristiche. L’allarme del consigliere provinciale i corsi mancati ha destato preoccupazione anche per quelli esistenti. Molti studenti che hanno ritirato i moduli per iscriversi - spiega Porru - sono disorientati. Da qui l’esigenza di chiarire. Intanto, il caso Scienze dell’amministrazione. «Il corso di laurea di primo livello - spiega il presidente del Consorzio universitario è attivo dal primo anno e va avanti con il corso completo, dunque anche con il secondo e il terzo anno; non solo: quest’anno, con docenti di caratura nazionale, parte anche il master sulla governance per i laureati del primo livello (le domande vanno presentate entro settembre e che la documentazione è disponibile presso il Consorzio). Ciò che non parte è la specialistica, perché non ci è stata concessa».
 Caso veterinaria, Porru ricorda che il corso attuale va avanti regolarmente «a scorrimento», secondo programma. «Nel 2005 - spiega - non è previsto il primo anno. Poiché è un corso a scorrimento, al primo segue il secondo e quindi il terzo anno. A conclusione del ciclo, il corso ricomincia».
 Dunque, nessun allarme per l’esistente. Giusto, invece, quello per i nuovi corsi dei quali è stata fatta richiesta. «Noi - dice Porru - cerchiamo di crescere, se non ci riusciamo è perché dipendiamo da altri. Siamo sede staccata di altre università e la decisione di aprire o meno altri corsi spetta ai cda delle università di Cagliari e di Sassari». Il discorso - conclude Bachisio Porru - vale anche per il corso di Scienze infermieristiche: «Noi ne abbiamo fatto richiesta. Attualmente, tuttavia, la Sardegna ha ha disposizione solo 90 posti già coperti da Cagliari e Sassari. È impensabile che se ne privino per darli a noi. Abbiamo però già ottenuto impegni importanti: tutti i posti che dovessero aggiungersi a quei 90, saranno destinati a Nuoro. Ci sono le indicazioni degli assessori regionali Pigliaru e Pilia e c’è l’impegno della facoltà di medicina e del rettore di Cagliari».
 
 2 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Nuoro
I maiali sardi allo stato brado studiati da un’università inglese 
DORGALI. L’allevamento dei maiali allo stato brado sui monti di Dorgali ma anche in quelli di Orgosolo e di Villagrande Strisaili è da qualche giorno oggetto di uno studio approfondito da parte di una equipe dell’università inglese di Sheffield, guidata da Umberto Albarella e Filippo Manconi. Il lavoro una volta ultimato sarà presentato al convegno dell’international council of archeozoology (Icaz) a Città del Messico, nell’agosto del prossimo anno. Il gruppo di docenti universitari ieri ha fatto una visita di sopralluogo in due allevamenti a Buchi Arta nel territorio dorgalese.
 «Siamo degli archeologi - ha spiegato Albarella - e il progetto punta allo studio di alcune pratiche tradizionali di pastorizia. Ciò che ci interessa è il dato archeologico. Il progetto è finanziato in Inghilterra dalla British Academy. Si tratta di un progetto sull’etnografia dell’allevamento del maiale in Sardegna ed è volto alla comprensione dell’allevamento tradizionale in particolare del maiale tenuto allo stato brado». «Progetto - aggiunge Albarella - che parte da un interesse di tipo archeologico. Noi studiamo le ossa che vengono dai siti archeologici. A volte c’è il problema di interpretare come nel passato, questi animali potessero essere utilizzati. In associazione a questo progetto ci sono anche altre attività di studio da parte dei ricercatori, non solo sui resti di maiale ma anche di altri animali che possono essere rinvenuti nei siti. Una ricerca in proposito è stata effettuata sulle rovine del nuraghe Sant’ Elene.
 «Per interpretare questi reperti - conclude lo studioso - abbiamo bisogno di cercare di ricostruire quali possono essere state le pratiche utilizzate nel passato dalle persone che hanno abitato il sito in periodi in cui non esistevano fonti scritte. Gli unici paralleli che possiamo avere sono quelli della pastorizia tradizionale. Siamo interessati a capire come questo allevamento veniva praticato e quali erano le dinamiche non necessariamente perché nel passato, nei siti archeologici l’allevamento fosse sviluppato alla stessa maniera ma perché ci sono degli spunti che ci possono aiutare a comprenderli meglio. Di particolare interesse è stato valutato dai ricercatori, il contatto con Pantaleo Fancello, uno dei pochi allevatori che ancora praticano questo tipo di allevamento nel Supramonte dorgalese.
Nino Muggianu
  
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
Sabato congresso internazionale a Donigala 
Riabilitazione globale: specialisti a confronto
  ORISTANO. Per il terzo anno consecutivo si danno appuntamento in Sardegna esperti nazionali e internazionali che si occupano di riabilitazione.
 Un settore, questo della medicina, che con le più recenti scoperte apre strade finora rimaste inesplorate.
 Il congresso dal titolo “La riabilitazione globale: tra spirito e corpo”, che si aprirà in città sabato alle 9, sarà dedicato quest’anno in particolare alla riabilitazione delle funzioni cognitive.
 I lavori saranno aperti dal direttore generale dell’ospedale ‘Santa Maria Bambina’, Giovanni Maria Sanna, ideatore del Centro di Oristano, uno dei più qualificati in Italia per quanto riguarda l’assistenza abilitativa e riabilitativa dei malati in stato di coma.
 L’incontro, che si terrà presso la sala congressi del “Centro di spiritualità Nostra Signora del Rimedio” a Donigala, vedrà la partecipazione dei massimi esperti della riabilitazione.
 Tra questi, Bruno Cortis, pioniere del cateterismo cardiaco, che insegna all’Università di Chicago; Virgilio Agnetti, dell’Università di Sassari; Elisabetta Ladavas, del Centro di neuroscienze cognitive di Cesena; Anna Basso, dell’Università degli studi di Milano; Anna Mazzucchi, del Centro Elias Neuroriabilitazione di Parma; Orazio Zanetti, dell’Università di Brescia; Renato Avesani, dell’ospedale di Verona, e Carlo Casalone della rivista ‘Aggiornamenti sociali’.
 Intanto venerdì alle 18.30 si terrà nell’ospedale ‘Santa Maria Bambina’ una serata artistica con la presenza di artisti vari.
 Sarà organizzata, fra l’altro, anche una mostra sulla ‘Pigotta’, la bambola dell’Unicef realizzata dai pazienti.
 A questo proposito val la pena ricordare che quello del ‘Santa Maria Bambina’ è l’unico laboratorio in Italia all’interno di un ospedale.
 
 4 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Cultura e Spettacoli
BOSA. Segreti svelati. Misteri risolti. E una scoperta mozzafiato. Gli scavi archeologici ... 
 PIER GIORGIO PINNA
 BOSA. Segreti svelati. Misteri risolti. E una scoperta mozzafiato. Gli scavi archeologici continuano a riservare sorprese nel castello che domina le acque calme del Temo e il mare ribelle di Bosa. Una serie di reperti appena recuperati ha già rivelato novità sulla storia dell’antico maniero. Ma ora l’équipe di specialisti all’opera tra le rovine ha fatto ritrovamenti eccezionali: i resti di un piccolo borgo medievale all’interno della cinta muraria. Le sue tracce appaiono chiare, nitidissime, distinte dalla sottostante cittadina. In quello che gli esperti definiscono un lavoro in progress consentiranno di mettere a fuoco retroscena inediti e finora inimmaginabili.
 Le ricerche procedono da anni. Riguardano i restauri programmati per il progetto di valorizzazione delle sette città regie dell’isola coordinato dell’architetto Giovanni Battista Gallus. Ma le sorprese sono di questi ultimi giorni. A spiegarle, insieme con la metodologia che le ha rese possibili, l’archeologo Marco Milanese. Docente universitario a Sassari e ad Alghero, è il direttore scientifico degli scavi nel castello di Bosa: «Il cantiere rappresenta un momento fondamentale per la conoscenza della storia costruttiva. Ed è un’occasione da non sprecare: i dati che emergono possono stravolgere teorie comunemente accettate e a loro volta suggerire soluzioni per la progettazione del riuso del monumento».
 Questo è anche il motivo per il quale proprio ad Alghero, nella facoltà di architettura, c’è adesso un insegnamento di archeologia (affidato allo stesso Milanese). L’obiettivo è sviluppare «la sensibilità alla lettura di elementi specifici su cui i neolaureati un domani interverranno come restauratori». Ai lavori nel castello di Bosa, comunque, collaborano da tempo studiosi iperspecializzati. Lo staff è innanzitutto composto dagli archeologi responsabili di area: Franco Campus, Anna Stagno, Simona Morandi, Alessandro Panetta. Ne fanno poi parte come collaboratori Chiara Deriu, Laura Lai, Maria Mercedes Lecis, Enrico Petruzzi, Maria Antonietta Demurtas, Elisa Bertelli, Daniela Longu. E, ancora, l’esperta in ceramologia Laura Biccone, l’archeozoologa Barbara Wilkens e l’archeobotanica Alessandra Deiana.
 Le nuovi luci su Bosa scaturiscono da una duplice strategia di ricerca. La rilettura della storia del maniero procede infatti su distinti binari. Il primo fa riferimento alle fonti archeologiche. L’altro, alle ultime ricerche su quelle scritte, curate dallo studioso Alessandro Soddu, del dipartimento di Storia dell’università di Sassari, che in autunno con la Cuec darà alle stampe un volume sui documenti dei Malaspina in Sardegna. Dai suoi studi, da quelli di Rosalind Brown e di Cecilia Tasca vengono fuori fondamentali aspetti per una rilettura delle vicende di Bosa e del suo castello. La fondazione da parte dei Malaspina, infatti, non avvenne nel 1112, come sostenuto nel XVI secolo dallo storico Giovanni Francesco Fara, ma probabilmente attorno al 1270. Di sicuro, dopo la fine del giudicato turritano e lo smembramento dei territori tra le potenti famiglie liguri arrivate nella zona.
 Eppure, pubblicazioni recenti fanno riferimento ancora oggi alla cronologia tradizionale del 1112. Fatto che, secondo Milanese, «condiziona ogni approccio non sufficientemente critico al tessuto urbanistico della città e al castello». Qui generazioni di studiosi hanno cercato di identificare e suggerire la presenza delle parti originarie del 1112, poi le aggiunte della fine del Millecento, le integrazioniu trecentesche e così via. «I tentativi erano tuttavia realizzati seguendo intuizioni o sviluppando ipotesi di una crescita del castello sulla base di confronti con monumenti simili - sottolinea lo specialista -. L’archeologia, invece, ribalta questo processo: mira a una lettura complessiva delle vicende costruttive. E cerca da un lato di datare singole parti con i metodi della stratigrafia e dall’altro di studiare poi la distribuzione delle diverse tecniche».
 Ma ecco, proprio sulla base di queste metodologie d’indagine, il dettaglio delle ultime scoperte. Prima di tutto, nel settore est del maniero, una torre da sempre interpretata e anche ricostruita come quadrata, appare al contrario pentagonale. «La cronologia della struttura, realizzata in filari di conci bugnati di trachite, è riferibile al Trecento, probabilmente successiva agli anni 1320-1340 - rivela Milanese -. Tutto ciò significa fissare un punto fermo: un elemento temporale che indica un potenziamento delle strutture difensive». Non basta. Per realizzare la torre vengono demolite alcune parti di edifici con annesso un forno per il pane vicino al percorso delle mura. «Apparteneva - prosegue il docente - a una schiera di costruzioni che vennero risparmiate perché la loro posizione non interferiva con nuove opere difensive. La trasformazione dell’area, da abitativa a torre, avvenne forse attorno alla metà del Trecento. Ma lo studio dei reperti potrà precisarlo meglio. La costruzione di quest’insieme di ambienti, adibiti ad alloggi e attività produttive o di servizio, può comunque essere ipotizzato come risalente ad almeno qualche decennio prima. E quindi alla fase malaspiniana del fortilizio, che sappiamo, dalla revisione delle fonti scritte, si concluderà fra il 1317 e il 1326».
 L’importanza della scoperta appare notevole. E’ la prima testimonianza che riporta in modo inequivocabile al periodo dei Malaspina, una fase che va dal tardo Duecento ai primi decenni del Trecento. Fa trasparire inoltre «un assetto edificato», come dicono gli archeologi, che di fatto rappresenta un villaggio nel circuito della fortezza. E’, questa, una rivoluzione che fa traballare certezze del passato: quelle mura erano sempre state viste come un contenitore, una piazza d’armi. «Potrebbe essere la prima organizzazione di un abitato interno alle mura voluto dai Malaspina - è la conclusione di Marco Milanese - Forse erano case destinate a personale di servizio o comunque nuclei di popolazione dipendente. Ma il condizionale, in attesa degli sviluppi di una ricerca che deve continuare e che non mancherà di suscitare nuovo interesse, è ancora d’obbligo».
  
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Politica e affari. Aggiudicato dal Comune l’appalto per il primo tratto dello stradone nel canyon 
I bulldozer verso la necropoli punica
Gli ambientalisti: «La Regione deve fermare lo scempio» 
Lavori in partenza per dieci milioni Il Siotto andrà giù
  CAGLIARI. La Regione ha detto ‘no’, ma l’amministrazione comunale va avanti lo stesso: l’appalto per il primo lotto dello stradone nel canyon di Tuvisceddu è stato aggiudicato alla ‘Gecopre spa’ per un importo di quasi dieci milioni di euro ribassato del 23 per cento. L’impresa di via Roma ha sbaragliato quattordici concorrenti e avrà il privilegio di dare l’avvio a un intervento considerato centrale dalla giunta Floris malgrado le critiche arrivate da archeologi, intellettuali, ambientalisti e semplici cittadini.
 Cittadini sensibili al problema della conservazione di un’area di enorme importanza storica. Il tratto in questione è quello tra via Cadello e via Is Maglias, ma è l’intero tracciato dello stradone a preoccupare le associazioni ecologiste: la carreggiata progettata, destinata a collegare l’asse mediano a via San Paolo, attraverserà il colle punico di Tuvumannu con una galleria e scorrerà nel canyon di Tuvisceddu, alterando profondamente un’area archeologica in gran parte inesplorata. In tutto, se il progetto andrà a buon fine, saranno spesi 42 milioni e mezzo di euro in arrivo sui fondi dei piani integrati d’area. Una cifra colossale che dovrebbe bastare a collegare ai punti nodali della città e del suo hinterland il nuovo quartiere da seimila abitanti in attesa di essere costruito sui colli ad opera della ‘Iniziative Coimpresa srl’. Fra l’altro lo stradone sboccherà su viale Trento passando ‘attraverso’ l’edificio del liceo Siotto, che sarà demolito e ricostruito secondo le intenzioni dell’amministrazione in periferia, nell’area di Santa Gilla. Ma al di là del veto politico annunciato dal presidente della Regione Renato Soru, gli ambientalisti del Gruppo di intervento giuridico e degli Amici della Terra si chiedono ora se «la realizzazione di questo stradone, con tutte le sue implicazioni, è un vero interesse della comunità cagliaritana oppure è molto cara alla ‘Iniziative Coimpresa’, la compagine societaria formata tra l’altro da Impregilo e dal gruppo Cualbu che potrà realizzare notevoli interventi edilizi sul colle di Tuvisceddu?».
 Il progetto è noto nella sua imponenza: 350 tra appartamenti e ville, una casa dello studente con 450 posti-letto che l’Ersu acquisterebbe per venti milioni di euro, un ristorante con sala convegni da 550 posti nell’ex villa Mulas, un museo archeologico che costerà quattro milioni in gran parte pubblici in uno dei capannoni industriali dell’ex cementeria, il parco archeologico-ambientale da venti ettari più i servizi generali. La volumetria complessiva sarà di 273 mila metri cubi su un’area di 48 ettari. Stando alle stime in questo nuovo quartiere residenziale dovrebbero trasferirsi 2500-s700 cagliaritani, una stima che gli ambientalisti considerano inattendibile per via dei costi annunciati delle abitazioni.
 «Qualcuno sarà portato a pensare che almeno il parco archeologico-ambientale sarà regalato alla città dalla società immobiliare - scrive Stefano Deliperi in una nota - e c’è pure chi l’ha scritto. Ma non è così. Su Tuvisceddu, che è la più importante area archeologica punico-romana ed alto medievale del Mediterraneo con oltre 1100 tombe, sarà realizzato un parco ma con fondi pubblici». Per le imprese privare dunque soltanto ricavi, mentre la città perderà un’occasione di realizzare un sito di grande richiamo culturale. Attorno all’area esplorata e scavata dagli archeologi sorgeranno ville e palazzine, la superficie della necropoli sarà circoscritta definitivamente. A meno che la Regione non riesca a fermare l’iniziativa. (m.l)
  
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari      
Università catalana, va all’Obra Cultural il premio «Canigò»
 ALGHERO. La città, che da tempo è comunità catalana d’Italia, è stata protagonista alla 37esima edizione dell’Università catalana d’Estiu, l’appuntamento annuale a Prada del Conflent, nella Catalogna francese.
 La delegazione algherese era composta da un gruppo di docenti, un gruppo di universitari, il gruppo trio «El Rall» e da alcuni corsisti. Una squadra che ha animato le giornate con conferenze, seminari e concerti.
 Il momento più importante per la città è stato l’atto di consegna del premio «Canigò» all’Obra Cultural de l’Alguer per il costante impegno a favore della promozione della lingua e della cultura catalana. Un lavoro che colloca Alghero a pieno titolo nella comunità internazionale di lingua catalana.
 Il premio Canigò è stato istituito nel 1995 dall’Uce per rendere omaggio a una persona o a una istituzione che si sia distinta nel valorizzare e promuovere la cultura catalana. Il premio, che non viene assegnato ogni anno, è stato concesso nel 1995 a Eliseo Climent, figura che da anni domina la scena politico-culturale del Pais Valencià, nel 1999 al vescovo di Solsona m.ns Antoni Deig, catalanista e patriota, figura di grande prestigio nella chiesa catalana e a Catalunya Radio per il costante lavoro di diffusione della lingua catalana.
 Per parlare dell’Obra Cultural e di Alghero sono intervenuti Joan becat dell’Università di Perpinya, Joan Amoros, segretario generale dell’Eurocongrés 2000, e quindi Eloi Miralles presidente dell’associazione “Amics de l’Alguer” di Barcellona che ha ricordato le tante iniziative realizzate in Catalogna e ad Alghero grazie alla collaborazione tra le due associazioni. Ha chiuso l’atto Carlo Sechi, direttore dell’Obra Cultural, per ringrazie l’Uce per l’importante riconoscimento dato ad Alghero e tutti coloro che sono intervenuti con parole di elogio e incoraggiamento per l’attività finora svolta. Ha ricordato i soci fondatori e il clima in cui negli anni Ottanta si è deciso di dare vita a l’Obra Cultural, ha sottolineato le tappe più importanti della lunga azione dell’associazione e presentato ambiziosi progetti futuri. Infine Joan Domenec Ros ha consegna il Premio Canigò a Carlo Sechi davanti a una affollata platea che in piedi ha tributato un lungo e caloroso applauso a l’Obra Cultural de l’Alguer.
 
 
 
7 -  Corriere della Sera
Lo stanziamento per gli atenei deciso ieri dall’Inail su proposta del Campidoglio
Cinquecento milioni per le università
Fondi per nuovi campus alla Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre
Cinquecento milioni di euro per la costruzione di tre campus universitari a Roma. Uno nella zona di Pietralata, per l’ateneo «La Sapienza», e gli altri due alla Romanina e ad Acilia: a disposizione delle università Tor Vergata e Roma3. La decisione è stata presa ieri nel corso del consiglio di amministrazione dell’Inail, «Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro». L’ente, con il vertice di ieri, ha infatti sbloccato i cospicui fondi destinati a investimenti immobiliari nel settore pubblico. «Esprimo grande soddisfazione - ha dichiarato il sindaco Veltroni, grande sponsor di questo progetto - per questa decisione di rilevanza strategica per la città e per la stessa competitività del sistema Italia».
Tre campus per gli atenei romani Nasce la nuova città universitaria
Su proposta del Campidoglio l’Inail stanzia 500 milioni per i progetti Posti letto, laboratori, aule per La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre
Cinquecento milioni per finanziare la realizzazione di tre nuovi campus universitari a Roma. Uno per ciascun ateneo della Capitale: La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre. Sorgeranno, rispettivamente, nell’area di Pietralata, alla Romanina, e ad Acilia. A deciderlo, il consiglio di amministrazione dell’Inail che si è svolto ieri. Appuntamento attesissimo, questo vertice dell’«Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro»: all’ordine del giorno c’era infatti l’approvazione del piano di investimenti immobiliari dell’istituto, che avrebbe dovuto pianificare una serie di interventi per un importo complessivo circa di 1,5 miliardi di euro.
Un piano-investimenti inizialmente bocciato nell’ultimo cda di luglio (con relativa tempesta politica e ultimatum del ministro per il Welfare Maroni). E infine approvato ieri. Proprio la decisione, dell’ultima ora, di finanziare i tre campus romani, pare abbia funzionato da grimaldello al vertice, consentendo di trovare l’unanimità in consiglio. A richiedere i tre campus per la città era stato in primo luogo il sindaco Walter Veltroni. Si sa che l’asse del vecchio piano investimenti era stato giudicato troppo spostato verso Nord, con la Lombardia a farla da padrona. All’ultimo, anche su pressione di uno dei membri del cda, Luigi Agostini, ex Cgil in quota ds, era stato inserito questo maxi investimento strategico per i destini futuri di Roma.
La partita da giocare era di quelle grosse. L’avanzo annuale di gestione dell’Inail infatti non veniva investito da cinque anni, dopo il commissariamento dell’ente nel 2002 in seguito a vicende giudiziarie, e con una «torta» da spendere arrivata negli anni a 3,8 miliardi di euro. Gli investimenti immobiliari complessivi approvati ieri su scala nazionale ammontano a 1,6 miliardi (ai quali vanno aggiunti 320 milioni di Iva, per un totale di un miliardo e 920 milioni). Di questa cifra non fa parte l’ammontare previsto per i tre campus, ma i 500 milioni saranno presto inseriti nel piano con una delibera.
«Esprimo grande soddisfazione - ha dichiarato ieri Veltroni - per le decisioni del Consiglio di amministrazione dell’Inail, all’interno del piano di investimenti approvato ieri, in merito alla realizzazione dei tre campus universitari a Roma. Si tratta di un progetto di rilevanza strategica, che il Comune e gli atenei della Sapienza, di Tor Vergata e Roma Tre avevano presentato nei giorni scorsi: una delle scelte più importanti per il futuro della città, per la ulteriore qualificazione e valorizzazione della rete universitaria della capitale e, quindi, per la stessa competitività internazionale del sistema Italia».
Martedì prossimo, dopo un incontro in Campidoglio, insieme con il ministro del Welfare Roberto Maroni, i vertici dell’Inail e i rettori delle tre università, il progetto verrà ufficialmente presentato alla stampa. Già si sa comunque che prevede la realizzazione di migliaia di posti letto, laboratori, aule e attrezzature sportive. Un piano che secondo il sindaco si colloca, per importanza, al secondo posto per il futuro della città dopo il potenziamento della metropolitana.
«La realizzazione di tre campus universitari a Roma assume un’importanza decisiva per il sistema della ricerca laziale» è il commento dell’assessore regionale alla Ricerca, Raffaele Ranucci. «Felice di questa approvazione, che tanto deve all’impegno del sindaco» si è detto anche il rettore della «Sapienza» Renato Guarini. Per Luigi Agostini, componente del cda dell’Inail, il progetto permetterà di «tenere unite formazione e residenza. Un modo per andare incontro alle esigenze formative dei giovani e alleviare i sacrifici economici sostenuti dalle famiglie di studenti fuori sede. I campus saranno anche dotati di strutture per fare ricerca e di attrezzature sportive».
Edoardo Sassi 

Questionario e social

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