UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 2 settembre 2005

Venerdì 2 settembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 settembre 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

1 – L’Unione Sarda
Pagina 8 – Regione
Contributi per l'affitto agli universitari iscritti nella penisola
Formazione, "scivolo" per i docenti
Incentivi all'esodo dei docenti della formazione professionale: è una delle delibere in materia di istruzione approvate dalla Giunta regionale due giorni fa. Un disegno di legge prevede di incentivare la cancellazione dall'albo regionale dei docenti e non docenti della formazione (previsto dalla legge 42 del 1989) e favorirne il trasferimento agli enti locali. Vi sono iscritti 759 lavoratori della formazione con contratto a tempo indeterminato. Oltre agli incentivi per chi chiederà la cancellazione dall'albo e la risoluzione del rapporto di lavoro, si prevede che, nell'ambito dei compiti degli enti locali in materia di formazione, Comuni e Province possano indire pubblici concorsi che tengano conto dell'esperienza lavorativa maturata. L'altra delibera stanzia 150mila euro per i contributi al "fitto-casa" degli studenti universitari iscritti in un ateneo fuori dalla Sardegna: avranno tempo fino al 24 ottobre per presentare la domanda. I fondi, assegnati in base a una norma della Finanziaria regionale del 2005, sono destinati ai "fuori sede" che, come prevede il decreto dell'assessore della Pubblica Istruzione, frequentano un corso di laurea non attivato negli atenei sardi.
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 30 – Oristano
Cultura Museo giudicale, la sede sarà il Carmine
In un prossimo futuro l'ex monastero del Carmine che attualmente accoglie i corsi universitari gestiti dal "Consorzio Uno" ospiterà il Museo Giudicale Lo ha annunciato il presidente della Provincia Pasquale Onida precisando che come sede per i corsi universitari è stato individuato il caseggiato che era stato previsto per il Provveditorato agli studi (ora soppresso). Il Museo dell'età giudicale assegnato dal Piano regionale dei musei alla Provincia.
 
 
3 – La  Nuova Sardegna

Pagina 0 - Oristano
Oristano, due nuovi assessori per Onida 
Il presidente della Provincia traccia il bilancio dei primi 100 giorni
 ORISTANO. Primi bilanci per la Giunta Onida. Il presidente della Provincia ha parlato ieri dei suoi primi cento giorni alla guida dell’ente e ha annunciato l’allargamento dell’esecutivo da sei a otto assessori. Entrano in giunta Pierfrancesco Garau (An) e Lorenzo Stevanato (Forza Italia). Onida ha detto di voler essere «il presidente di tutti» e non solo della parte che lo ha eletto. Poi ha parlato dei problemi più impellenti da affrontare. Ha detto che la situazione dello smaltimento dei rifiuti è «drammatica» e che se non si troverà una soluzione alternativa alla discarica di Bau Craboni, prossima all’esaurimento, i costi per la collettività quadruplicheranno. Il presidente ha anche annunciato che la nuova sede dell’università sarà terminata entro il 2007. Così il nuovo Museo dell’epoca giudicale potrà essere ospitato nei locali dell’ex monastero del Carmine. Per il museo dei fenici, invece, si sa solo che si affaccerà sul golfo di Oristano, ma non si conosce ancora la collocazione.

 
 
 
4 – La Nuova Sardegna

Pagina 1 - Cagliari
LA DEMOLIZIONE 
Che cosa al posto dei mulini?
Fallito il piano Edilia, mistero sull’area della semoleria 
 CAGLIARI. L’ex semoleria andrà giù in un nuvolone di polvere e calcinacci, ma nessuno sa ancora che cosa nascerà nell’area pregiatissima che i vecchi edifici della Sem lasceranno libera. A chiederlo con un’interrogazione all’assessore all’urbanistica Giovanni Maria Campus è stata la consigliera comunale Rita Carboni Boy: «Nel 2000 il consiglio comunale - ha detto l’esponente della Margherita - approvò un programma integrato di riqualificazione dell’ex semoleria per la realizzazione di un campus universitario. Ma l’accordo sancito con l’Ersu, quando ancora il presidente era Luigi Sotgiu, venne accantonato dal commissario straordinario Silvaldo Gadoni. Decise di fare dietrofront e di dirottare i finanziamenti per gli alloggi agli studenti in via Is Maglias. Ora però non sappiamo cosa nascerà nell’area di Romano Fanti, già proprietario dell’Hotel Mediterraneo di viale Diaz».
 Il piano urbanistico comunale non aiuta a chiarirsi le idee. Come previsto dal programma integrato Edilia sono consentiti esclusivamente complessi edilizi universitari, strutture a carattere ricettivo o di uso pubblico. Come dire: si possono costruire campus universitari appunto, ma anche alberghi, scuole, ospedali o biblioteche. E quest’ultima è stata un’altra ipotesi presa in considerazione dalla giunta comunale, che pensava di trasferire in viale La Playa l’archivio storico di via Newton. Ma con l’approvazione della nuova mediateca nell’ex mercato civico di via Pola anche quest’ipotesi è tramontata.
 Insomma, per adesso nessuna certezza. Si sa soltanto che le cariche di esplosivo faranno crollare alcuni edifici dell’ex Semoleria e che di conseguenza domenica pomeriggio una parte dell’ex mulino Sem di Cagliari non esisterà più. La Prefettura ha già predisposto le misure straordinarie di sicurezza. La zona sarà presidiata. Come in una simulazione di guerra, anche lo spazio aereo sarà interdetto e un giorno di riposo sarà dato al centro commerciale Iperpan. Lo stesso scenario si era già presentato agli occhi dei cagliaritani nell’estate di due anni fa, quando sotto le nuvole di polvere sparì l’ex cementeria di via Santa Gilla. (c.p)

 
 
 
5 – La Nuova Sardegna

Pagina 18 - Sassari
Dall’Università al Parlamento europeo 
Otto sassaresi a Bruxelles per partecipare alla simulazione dei lavori
 
 
 
 
 
 
 
 
 SASSARI. Partiranno domani gli otto studenti sassaresi selezionati per partecipare, dal 4 al 9 a Bruxelles, alla simulazione dei lavori del Parlamento europeo. Centoventi universitari si caleranno nel ruolo istituzionale e discuteranno su veri progetti di direttiva. Scopo dell’iniziativa è di mettere gli studenti italiani nelle condizioni di dibattere su argomenti di attualità europea.
 Non una settimana di vacanze, quindi, ma una full-immersion su tematiche europee.
 «I ritmi della Simulazione sono piuttosto serrati - racconta Tanya Bortolu, che ha partecipato nel 2004 - con l’inizio dei lavori alle 8,30, pausa per pranzo e poi nuovamente riuniti in Parlamento o in commissione a discutere o emendare le direttive». Attività come questa sono diffuse negli Stati Uniti e in Canada ma, fino a poco tempo fa, erano sconosciute in Europa. Ed è proprio da un gruppo di canadesi che ha preso l’idea di organizzare la simulazione del Parlamento Europeo. Da qui il nome all’organizzazione Specque (Simulazione del Parlamento Europeo Canada-Québec Europa) la quale, sebbene abbia la sua sede principale nel Québec, programma l’attività ogni anno in una sede diversa.
 Principio motore della Specque è quello dell’alternanza, la Simulazione viene quindi organizzata una volta in Europa (Bruxelles quest’anno appunto) e una volta in Canada. Lo scorso anno si è svolta a Toronto e in passato a Cracovia, Ottawa, Barcellona, Québec e Strasburgo. Il regolamento Specque richiede lo svolgimento della manifestazione all’interno di un Parlamento e i partecipanti, oltre prepararsi sugli argomenti dei dibattiti, devono conoscere il regolamento che viene usato a Strasburgo. Il lavoro richiede diversi mesi di preparazione, anche in considerazione del fatto che tutti i documenti della Specque vengono elaborati in francese, e a Sassari è iniziato a febbraio con la supervisione di Gabriella Ferranti, docente di diritto dell’Unione europea della facoltà di Giurisprudenza.
 Quest’anno parteciperanno Roberta Guido (capo-delegazione), Roberta Erre, Elena Zedda, Gaya Ducceschi, Claudia Caria, Maria Giovanna Brindano, Paolo Soletta (nella veste di giornalista) e Guido Lobrano che, dopo la partecipazione dello scorso anno, è stato chiamato a ricoprire il ruolo di relatore di una delle direttive. La partecipazione della delegazione sarda è particolarmente attesa in considerazione dei ruoli di prestigio già ricoperti dai partecipanti sardi all’interno della Simulazione. Non ultimo, nel 2002, il ruolo di Presidente dell’organizzazione che durante la cerimonia inaugurale in Canada presentò il ministro degli Esteri canadese, il rappresentante della commissione europea in Canada e gli ambasciatori di Danimarca e Polonia. La speranza è che la delegazione di quest’anno ripeta quanto avvenuto in passato e che magari a qualcuno dei partecipanti venga chiesto di organizzare la prossima Simulazione che probabilmente si terrà a Montréal nel settembre 2006.

 
6 – La Nuova Sardegna

Pagina 7 - Sardegna
UNIVERSITARI 
Contributi della Regione per gli studenti fuori sede
 
 
 
 
 
 



Gli studenti universitari iscritti in un ateneo fuori dalla Sardegna avranno tempo fino al 24 ottobre per presentare la domanda di richiesta di contributi per il «fitto-casa». La Finanziaria 2005 contiene una norma che prevede l’assegnazione di fondi per abbattere i costi sostenuti per l’affitto dai fuori sede che, come prevede il decreto dell’assessore della Pubblica istruzione, possono accedere al finanziamento solo se frequentano un corso di laurea non attivato negli atenei della Sardegna. Lo stanziamento complessivo è di 150 mila euro e la copertura massima concessa del costo totale dell’affitto è dell’80%, in misura inversamente proporzionale rispetto all’indicatore Iseeu. La determinazione di approvazione del bando per l’anno accademico 2005-2006 è pubblicata sul Buras del 2 settembre. Il bando con i moduli per presentare la domanda di contributi è disponibile sul sito www.regione.sardegna.it. Per informazioni si può telefonare all’ufficio competente dell’Assessorato regionale Pubblica istruzione, tel. 070-6064937 o inviare una e-mail a: pi.postlauream regione.sardegna.it.

 
 
 
7 - Corriere della Sera
A Milano il polo dell’energia «Stop alla vendita di Aem»
Forza Italia chiede la sede del futuro Osservatorio nazionale «Qui ci sono le università che investono in fonti alternative»
Basta con la moda e il design. L’eccellenza che deve rilanciare Milano nel prossimo decennio è l’energia: per questo Forza Italia inserirà nel programma del candidato sindaco l’impegno a istituire a Milano un Osservatorio per l’Energia che avrà, ovviamente, il suo punto di forza nell’Aem. E se Palazzo Marino resterà nelle mani della Cdl, la coalizione «si impegnerà a non cedere ulteriormente la quota dell’azienda di Porta Vittoria», in modo da garantire al Comune un ruolo centrale in questa operazione che coinvolgerà le altre istituzioni, oltre al mondo dell’Università e della Ricerca milanese. L’onorevole Maurizio Lupi, incaricato da Berlusconi di occuparsi, insieme al collega Luigi Casero, della campagna elettorale per le amministrative parte dalla considerazione che «Aem è un propulsore strategico». E, se è vero che il Governo ha voluto a Milano la sede l’authority dell’energia, «è un dato di fatto che tutte le riunioni si tengono a Roma e che la presenza dell’authority sul territorio di fatto non si sente».
L’idea di un Osservatorio, poi, risponde all’esigenza di «collocare in città un organismo di livello nazionale o internazionale», di cui aveva parlato al Corriere il filosofo Paolo Del Debbio. «L’energia - replica Lupi - è questo e molto di più. Noi siamo convinti che su questo tema verterà lo sviluppo della città nel prossimo decennio, garantendo la possibilità di collocarla in un ruolo di primo piano sullo scenario nazionale ed europeo». La scommessa del futuro, insomma.
Per arrivare allo scopo, secondo Forza Italia, servono la collaborazione delle Università e dei centri di ricerca milanese, oltre che delle imprese e della Regione. «In un momento in cui si teme il declino industriale del paese - insiste Lupi - potrebbe essere vitale un organismo in grado di occuparsi, ad esempio, di risorse alternative, di fare studi ed esperimenti sull’idrogeno o il nucleare».
L’altra questione è il ruolo centrale dell’ente pubblico. «Il prossimo sindaco - insiste Lupi - non deve cedere l’Aem ma rilanciarla. Per questo non possiamo pensare ad una ulteriore dismissione di quote: anzi, bisogna che la governance pubblica sia sempre più salda anche in vista di un’operazione di ampio respiro».
Infine, il tema delle alleanze strategiche con le altre municipalizzate lombarde. «Pensiamo in particolare - ammette Lupi - alla Asm di Brescia. Dobbiamo evitare di commettere l’errore di viaggiare ciascuno per la propria strada».
Elisabetta Soglio
 
 
9 - Corriere della Sera
La colpa della sinistra: essere antipatica
Senso di superiorità e linguaggio oscuro nell’autocritica di uno studioso schierato
S i racconta che quando Dio creò il mondo concesse a ogni popolo due virtù perché potessero prosperare: fece gli svizzeri ordinati e rispettosi delle leggi, gli inglesi perseveranti e studiosi, i francesi colti e raffinati, gli spagnoli allegri e accoglienti, ma quando arrivò agli italiani disse: «Gli italiani siano intelligenti, onesti e di Forza Italia». All’angelo che gli faceva notare di averci assegnato tre virtù invece di due il Signore rispose: «È vero, però ogni persona non potrà averne più di due». Fu così che l’italiano che è di Forza Italia e onesto non può essere intelligente. Colui che è intelligente e di Forza Italia non può essere onesto e quello che è intelligente e onesto non può essere di Forza Italia. Questa feroce barzelletta politica che circola su Internet ci dice quanto forte e radicato sia il pregiudizio politico verso gli avversari non solo fra i dirigenti e gli intellettuali ma anche fra molti militanti della sinistra. E più di tante analisi sociologiche ci fa sentire il senso di supponenza morale verso l’elettorato che non pochi dispiaceri ha provocato agli avversari di Berlusconi e della Casa delle Libertà. A raccontarla è Luca Ricolfi nel suo nuovo e spietato saggio, Perché siamo antipatici. La sinistra e il senso comune, in uscita l’8 settembre da Longanesi.
Come si capisce dalla prima persona plurale del titolo, l’autore, docente di Metodologia della ricerca psicosociale all’Università di Torino, è dichiaratamente di sinistra, ma nonostante la recente affermazione alle regionali non dà per scontati i prossimi risultati. Le recenti competizioni politiche dimostrano che solo il 3 per cento del corpo elettorale passa da una parte all’altra: lo studioso è convinto che lo scongelamento dell’elettorato di destra sia più difficile a causa di un morbo sottile che accomuna militanti, intellettuali e politici di sinistra: l’antipatia. Una malattia all’apparenza meno devastante ai fini del consenso degli evidenti difetti della destra, dal conflitto di interessi del premier all’incapacità di esprimere una adeguata classe dirigente a livello nazionale e locale, ma più subdola e difficile da estirpare. Ricolfi ha individuato quattro agenti patogeni dai quali la sinistra dovrebbe liberarsi al più presto se vuole davvero tornare al governo.
Il primo vizio, codificato da Luciano Gallino come «preferenza degli schemi secondari», è un’eredità della cultura marxista che per oltre un secolo si è esercitata ad addomesticare la realtà ai propri schemi. Oggi l’abuso degli «schemi secondari» si manifesta attraverso l’ossessione della cornice. L’intervento delle nostre truppe in Iraq è duramente criticato, ma «per Rutelli e Fassino un’eventuale vittoria di Kerry cambierebbe la cornice, e quindi il senso stesso della guerra». Alcune misure economiche del governo Berlusconi, come l’aumento delle pensioni minime o l’aumento della no tax area , sarebbero in perfetta sintonia con la politica di sinistra, che però le critica «perché non inserite in un quadro di crescita e di sviluppo».
Il secondo agente patogeno è la prevalenza del «politicamente corretto». Una rivoluzione del costume che ha cambiato radicalmente la dialettica pubblico-privato. Prima del ’68 il discorso pubblico doveva essere misurato, educato, mentre nel privato le parole tornavano a essere vicine alle cose. Oggi la situazione è rovesciata: i leader di successo, da Pertini a Cossiga, da Wojtyla a Berlusconi, possono essere spigliati e irriverenti, mentre nel nostro privato c’è una grande attenzione a non urtare la suscettibilità del prossimo. Secondo Ricolfi la sinistra non ha saputo cogliere l’occasione di questa rivoluzione e «ha alimentato la caccia alle streghe sul terreno della lingua», accusando la destra di «deriva populista ed esonerando se stessa da qualsiasi imperativo di cambiamento».
La sinistra insomma è rimasta legata a una vecchia forma di linguaggio pubblico, o peggio continua a coltivare, con le eccezioni minoritarie dell’Italia dei valori, dei radicali e dei girotondini, il «linguaggio codificato» e poco chiaro della Prima Repubblica. È questa la terza malattia della sinistra: un’oscurità del messaggio che irrita non soltanto gli avversari ma spesso gli stessi elettori di sinistra. Come esempi negativi Ricolfi cita le interviste in cui Rutelli e Fassino fecero il verso alle «tre I» del programma elettorale del 2001 di Berlusconi: I come Inglese, I come Informatica, I come Impresa. A queste tre parole, criticabili ma concrete, Rutelli rispose in un’intervista a Repubblica così: «Facciamo della qualità italiana una delle missioni fondamentali del Paese: le "tre I" di Italia, identità, innovazione». Commenta Ricolfi: «Qualcuno vorrà davvero credere che a una persona normale le "tre I" del centrosinistra possano far venire in mente qualcosa, dico qualcosa di concreto, che faccia capire che cosa un eventuale governo di centrosinistra farebbe?». E che dire delle «tre G» di Fassino? «G come Genti, G come Generi, G come Generazioni». Una «paralisi del significato che avvolge un po’ tutto, e per anni ha inibito persino la scelta di un nome per definire il centrosinistra»: si è passati da Progressisti a Ulivo, Uniti nell’Ulivo (Triciclo), Federazione dell’Ulivo (o Fed), Nuovo Ulivo, Grande Alleanza Democratica (o Gad), Alleanza, Unione per la Democrazia, infine Unione.
L’oscurità del linguaggio è insieme un lusso e un vizio che nella Seconda Repubblica non è consentito. L’elettore in un sistema polarizzato vuol sapere quali programmi esprimono la destra e la sinistra. Ma quest’ultima, osserva Ricolfi, è incapace di rispondere a domande precise. Non certo per mancanza di preparazione dei leader, ma perché risposte precise scontenterebbero i «galli» dello schieramento: ciò che andrebbe bene a Mastella sarebbe bocciato da Bertinotti. Ecco che oscurità e disprezzo per il senso comune servono non a confondere il nemico ma a circondare l'alleanza di una cortina fumogena, a non far allontanare gli amici.
E veniamo alla quarta malattia, la più grave, il senso di superiorità morale. Alcuni leader ma anche molti intellettuali e militanti della sinistra sono davvero convinti di rappresentare la parte migliore del Paese e si pongono verso gli avversari, non solo Berlusconi, ma l’elettorato di destra, con un atteggiamento di supponenza che non aiuta certo a recuperare consensi. Anche qui l’autore non ha avuto difficoltà a trovare esempi. Anzi il suo punto di partenza è un articolo che Umberto Eco scrisse alla vigilia delle elezioni del 2001. Eco presentava il voto del 13 maggio come «un referendum morale» e poi si dilungava «in un’approfondita dissezione dell’Elettorato della Casa delle Libertà. Esso sarebbe stato suddiviso in due segmenti principali, Elettorato Motivato ed Elettorato Affascinato». Da un lato dunque leghisti deliranti e imprenditori ricchi ed egoisti, quindi irrecuperabili, dall’altro persone ingannate, traviate e diseducate da decenni di televisione. Persone che probabilmente non hanno mai letto la Costituzione e non sanno cos’è l’Economist , ma che certo non amano essere trattati con sufficienza e guardano con diffidenza alla Missione del dotto , titolo di un saggio di Fichte del 1794 che lo stesso Eco ha di recente riportato all’attenzione del pubblico.
Ricolfi invita dunque la sinistra a riflettere sui propri errori e a raccogliere la sfida lanciata da Berlusconi, che ha fatto della concretezza un’arma per il successo, anche se è spesso caduto in macroscopiche contraddizioni e ha mostrato di non conoscere la virtù dell’understatement morale. La sua chiarezza è un’arma a doppio taglio perché consente di contestargli facilmente gli errori e le promesse non mantenute. Ma la gente apprezza la sua vicinanza al senso comune e nello stesso modo apprezzerebbe un linguaggio chiaro della sinistra.
 
  

Questionario e social

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