Lunedì 5 settembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 settembre 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 12 – Cagliari
Convegno sul futuro dell'informatica
Sarà presentata stamattina, alle 11, nell'aula magna del dipartimento di Architettura, in via Corte d'Appello 87, la tredicesima edizione dell'Iciap 2005 (international conference on image analysis and processing). Un incontro per discutere delle prospettive future dell'informatica, organizzato dalla direzione per la comunicazione e la multimedialità dell'Università di Cagliari.
 
 2 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Medio Campidano
Un progetto per il recupero
Le chiesette di Bisanzio
Il Comune di Gonnosfanadiga ha approvato un progetto di recupero per sei chiese campestri di origine bizantina esistenti nel territorio comunale. Si tratta di Santa Severa, San Michele, San Pietro, San Lorenzo, Sant'Anastasia e San Cosimo. Ad eccezione di Santa Severa (l'unica interamente conservata, risalente al VII-VIII secolo dopo Cristo ma sorta su un impianto precedente, a poca distanza dall'abitato), delle altre 5 si conservano solo i muri perimetrali e in qualche caso l'altare, il fonte battesimale ed il pavimento. Grazie ad un finanziamento dell'assessorato regionale ai Beni Culturali e in collaborazione con l'Università di Cagliari, il Comune vuole valorizzare queste aree archeologiche e creare una rete di percorsi che le unisca: «Stiamo procedendo ai rilievi delle antiche chiese ? spiega il vicesindaco Mario Zurru ? e alla quantificazione della spesa necessaria, ma saremmo soddisfatti se venisse finanziata almeno una parte del progetto». La presenza di molti edifici sacri nel territorio è dovuta all'attività dei monaci bizantini «e non è un caso che questi frati fossero presenti proprio accanto alle zone minerarie, essendo sempre alla ricerca di argento per la zecca monetaria di Bisanzio», dice ancora Zurru. Il percorso turistico-archeologico verrà completato con un itinerario che porti i visitatori a conoscere i parchi montani di Linas e Perd'e Pibera: quest'ultimo ospiterà il museo naturalistico che attualmente ha sede nel Monte Granatico, con un laboratorio per lo studio della flora e fauna tipiche, col supporto dell'Università.
Simone Nonnis
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 10 – Regione
Omeopatia, medicina o acqua fresca?
La reazione: «Lo studio della rivista inglese è una bufala»
Dopo la stroncatura di The Lancet, polemiche anche in Sardegna sulle cure seguita da un numero crescente di pazienti.
di Lucio Salis
Acqua fresca, o quasi. Così la prestigiosa rivista inglese The Lancet ha bollato i farmaci omeopatici, dopo averli testati in 110 studi clinici rispetto a un placebo (falso medicinale). Autori dell'indagine, riguardante una serie di disturbi, dal mal di testa alle difficoltà respiratorie, un gruppo di ricercatori svizzeri dell'università di Berna, guidati da Mathias Egger. I quali hanno poi messo a confronto 110 sperimentazioni con trattamenti convenzionali e placebo, ottenendo risultati positivi. Conclusione: l'omeopatia non serve a nulla. È così riesplosa la violenta polemica che da sempre contrappone i sostenitori della terapia inventata nel Settecento dal medico tedesco Samuel Hanemann ai cultori della medicina tradizionale. Fine di un'illusione? Neanche per idea. Studi e dispute feroci non hanno infatti scoraggiato gli undici milioni di italiani (trecentomila in Sardegna) che utilizzano, in quantità crescente i farmaci omeopatici. Dati stimati, perché il settore non è inquadrabile con cifre ufficiali. È infatti cresciuto spontaneamente, ai margini della normativa riguardante la medicina tradizionale (ma c'è un disegno di legge depositato in Parlamento). Regione, Università e Asl, almeno in Sardegna, lo ignorano. Per intuirne le dimensioni bisogna quindi ricorrere alla cortesia e all'esperienza di imprenditori del ramo farmaceutico, come Alberto Pedrazzini, titolare a Cagliari della Sima, azienda che, insieme a Cosafaca e Difarma, cura la distribuzione dei prodotti nelle 520 farmacie isolane: «La medicina omeopatica è piuttosto diffusa in tutta la Sardegna e ha avuto un particolare sviluppo negli ultimi cinque anni. In misura più significativa nelle province di Cagliari e Sassari. Attualmente, il fatturato regionale dei prodotti omeopatici raggiunge circa i 2 milioni di euro all'anno, pari allo 0,5 per cento di un mercato farmaceutico di 415 milioni di euro». Ci sono farmaci omeopatici per tutte le malattie, ma i più venduti sono quelli per curare influenza (compresi i vaccini) e in genere i malanni di stagione. Li prescrive un piccolo esercito (mai censito) di medici, tra i quali circa una decina praticano solo la medicina omeopatica, mentre un numero imprecisato (anche dipendenti di strutture pubbliche) l'alternano a quella tradizionale. A questi bisogna aggiungere circa centocinquanta tra omotossicologi e steineriani, che seguono altre due discipline non comprese nella Medicina classica. Per chi pratica queste cure alternative non esiste un obbligo di registrazione, «ma la cosiddetta medicina non convenzionale ha assunto una tale rilevanza, che abbiamo istituito un registro nei quali i professionisti si possono iscrivere spontaneamente», spiega il presidente dell'Ordine dei medici di Cagliari Raimomdo Ibba. Nel capoluogo hanno aderito una ventina, tra omeopati, omotossicologi e agopuntori), a Sassari una trentina. «È stata proprio la Sardegna a porre il problema a livello nazionale» precisa il presidente dell'Ordine Agostino Sussarellu. La bordata partita da Lancet non è stata presa bene nell'Isola. «Quell'indagine è una bufala perché i ricercatori svizzeri hanno applicato all'Omeopatia una metodica adatta solo alla medicina allopatica (tradizionale ndr)» spiega (furibonda) Tiziana Frongia, medico presso la Clinica oculistica del San Giovanni di Dio, a Cagliari e presidente dell'Accademia omeopatica sarda, che organizza corsi quadriennali di specializzazione. «È noto ormai da trecento anni che il principio di similitudine, alla base della medicina omeopatica, prevede che si dia al paziente il farmaco specifico di cui lui ha bisogno. Per intenderci: non si può dare la stessa medicina a cinque individui diversi per poi vedere che effetto fa». Ma come si può verificare l'efficacia di una terapia? «Inserendo nel gruppo di controllo anche un omeopata, come, ad esempio, il professor Paolo Bellavite, ordinario di Patologia generale all'università di Padova, numero uno in Italia sulla sperimentazione omeopatica». Per la dottoressa Frongia, «dietro l'attacco di Lancet ci sono gli interessi dell'industria farmaceutica che teme di perdere una fetta di mercato e quelli della medicina ufficiale. L'80 per cento dei nostri pazienti sono infatti delusi dalle cure tradizionali. A me è capitato di trattare persino malati che non tolleravano la chemioterapia». L'omeopatia, insomma, ha una risposta per tutti.

Università Si studiano corsi sperimentali
Per le università sarde le cosiddette medicine non convenzionali non esistono, ma il preside della facoltà di Medicina di Cagliari, Gavino Faa, riconosce che «è un campo nel quale bisognerebbe fare qualcosa. Se n'è parlato anche di recente a livello di Conferenza dei presidi. Si tratta di un argomento obiettivamente scivoloso, ma si è pensato di organizzare dei corsi sperimentali, che si occupino delle medicine alternative, con relazioni di esperti, anche di tipo critico. Anche se personalmente, come medico, mi considero un conservatore, penso che dobbiamo dimostrare una certa apertura verso queste discipline, e iniziare un dialogo».
 
 
 
4 - Corriere della Sera
Una nuova laurea specialistica, più contatti con la città, ...
Una nuova laurea specialistica, più contatti con la città, iniziative culturali, un pool di grandi docenti, due campus universitari e una mini rivoluzione allo studio: una doppia laurea in collaborazione con la Bocconi. Economia e filosofia. Per creare una nuova classe dirigente, quella dei manager-pensatori. Progetti di uno storico alla guida della facoltà di Filosofia dell’Università Vita - Salute San Raffaele: Ernesto Galli della Loggia.
Professore, la sua presidenza darà un taglio più storico ai corsi?
«Non finisce filosofia solo perché sono arrivato io al posto di Massimo Cacciari. Anzi: continuano i tre filoni tradizionali del nostro ateneo: filosofia classica, della scienza, analitica. A questi se ne aggiungerà un quarto: filosofia della storia e della politica. Ma la facoltà non cambia. Era già stato deciso, tra l’altro, di aprire questo nuovo fronte filosofico».
L’obiettivo?
«Creare un mix interessante che porti la facoltà a livelli di eccellenza».
Per esempio?
«Vogliamo aprire una nuova laurea specialistica in filosofia della storia e della politica. L’iter non è ancora concluso, ma siamo a buon punto».
Quando si parte?
«Nel 2006, ma alcuni professori inizieranno a insegnare già da quest’anno, almeno nei seminari».
A proposito di docenti, si parla di tanti nomi eccellenti.
«È vero, ma è ancora presto per fare nomi. Diciamo solo che sarà un corpo insegnante di grande livello».
Anche voi selezionerete i candidati in base alla media dei voti?
«Non ne abbiamo ancora parlato. Ma di certo non ci sarà un’accettazione indiscriminata di tutti. Non sarà un’imbarcata».
È un modo per mantenere alta la qualità dell’insegnamento?
«Anche. L’università San Raffaele è un grande nome per quanto riguarda la ricerca scientifica e la medicina. Dobbiamo lavorare molto per affermarci anche nelle scienze umane».
Cosa intende quando dice che la facoltà di filosofia deve aprirsi alla città?
«In soli tre anni, durante la presidenza di Massimo Cacciari, si è fatto molto. Ora si tratta di rafforzare la nostra presenza con iniziative rivolte al pubblico colto milanese. Fuori dall’università».
Sarà una sfida?
«Sì, non è semplice guadagnare spazio in una città come Milano».
Manager e filosofi. Come sarà questo progetto con la Bocconi?
«Sarà una laurea in filosofia ed economia improntata su quella della London School of Economics. Domani avremo un incontro con Angelo Provasoli, il rettore della Bocconi. È una grande novità per Milano e l’Italia. E, quindi, di difficile realizzazione».
C’è bisogno di filosofi nel 2005?
«Esiste una visione caricaturale del filosofo: sempre tra le nuvole, poco interessato alla vita di tutti i giorni. Ma forse non tutti sanno che oggetto di studio del filosofo è la realtà. E i collegamenti tra parti di essa apparentemente distaccate. La società di oggi ha bisogno di flessibilità e di figure che abbiano la capacità di modificare velocemente i punti di vista entrando in contatto con diversi elementi. Servono categorie interpretative che mettano ordine nel caos».
Quindi i suoi laureati troveranno presto lavoro?
«Molti nostri studenti hanno fatto periodi di stage in azienda. È stato chiesto loro di fermarsi. Ancora prima della laurea. Milano li ha accettati, la città ha capito questa esigenza».
E l’Italia?
«Se vuole sopravvivere in questo nuovo scenario internazionale il nostro Paese deve dare più delle competenze tradizionali. Che sono necessarie, sia chiaro».
Manca un «sistema università» a Milano?
«Diciamo che non è necessario. Si tratta, piuttosto di immaginare iniziative comuni tra i vari atenei».
Quali?
«I progetti di ricerca, per esempio. Ma mi sembra che Milano sia già su questa strada».
E l’emergenza alloggi?
«Milano non è fatta solo per le università. E la tradizione accademica italiana non ha mai pensato all’accoglienza degli studenti come a una priorità. Ma si sta cercando di recuperare. Il San Raffaele ha in costruzione un campus universitario per gli studenti a Cesano Maderno. E una grande casa dello studente vicino all’ospedale».
Annachiara Sacchi
 
 
 
 

Questionario e social

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