Sabato 10 settembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 settembre 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
BREVI
Pagina 21 – Cagliari
La biologa Angioy premiata in Svezia
La biologa Anna Maria Angioy, docente nell'Università di Cagliari, riceverà nelle prossime settimane il Dottorato di ricerca honoris causa dall'Università di Uppsala (Svezia). Il titolo onorifico le sarà conferito nel corso di una speciale cerimonia che si terrà nell'antica sede del prestigioso ateneo nord-europeo. La professoressa Angioy dal 24 al 30 settembre organizzerà, fra l'altro, per la quinta volta a Villasimius, il Congresso Internazionale Esito 9, che nelle scorse edizioni ha riscosso un notevole successo, richiamando scienziati di fama da Europa, Nord-America e dall'Oriente.  (9.9.05)
 
Pagina 15 - Lettere
IL PAPIRO? IN ATTESA DI FIRMA
Una laurea in Pedagogia del ’99
Circa sei mesi fa mi presentai allo sportello della Segreteria studenti della Facoltà di Scienze della formazione per richiedere il papiro della mia laurea in Pedagogia, discussa nel giugno del 1999. L’impiegato mi disse che mancava (solo) la firma del preside, professor Alberto Granese. Perciò scrissi una lettera a L’Unione Sarda in cui, molto garbatamente, chiedevo all’illustre accademico di trovare un po’ di tempo, “tra i suoi alti pensier” e di firmare i papiri in attesa. L’altro giorno mi sono recato in Segreteria e, dopo due ore di fila, visto che funzionavano solo due sportelli su sei, ho avuto la solita risposta: «Il Preside non ha ancora firmato le lauree». Sono molto deluso: almeno, il cardinale Ippolito d'Este diede retta ad Ariosto e lesse il suo poema (e disse che era una schifezza, ma questo era un altro discorso), mentre il professor Granese non ha letto la mia supplica su L’Unione. Che fare? L’impiegata mi ha consigliato di parlare con il Rettore Mistretta. Forse lo farò: nel frattempo mi auguro che Granese si occupi di questa cosa che, evidentemente, ricade nei suoi compiti di Preside. Lo fanno i Presidi delle altre Facoltà, lo faccia anche lui. Ho finito l’ironia e anche la pazienza...
STEFANO SANJUST
Capoterra
  
2 – L’Unione Sarda
Pagina 29 – Medio Campidano
Guspini. Iniziato il censimento a Montevecchio: si contano i bramiti dei maschi
Un canto d'amore ci dice quanti cervi resistono
L'Ente Foreste, in collaborazione con la facoltà di scienze naturali dell'università di Cagliari, ha avviato il censimento dei cervi presenti nell'areale di Montevecchio. La giornata dei forestali, degli studenti e dei volontari impegnati nel censimento inizia prima dell'alba. Sono proprio le prime ore del mattino e le ultime della prima del buio quelle più adatte per avvistare e ascoltare il bramito del cervo. Il caratteristico suono gutturale che il cervo maschio emette per richiamare le femmine nel suo territorio consente di stabilire con ottima approssimazione la quantità di ungulati nell'areale. Un areale vastissimo, quello di Crocorigas - Piscinas, che, con gli oltre diecimila ettari, richiede, per quasi tutto il mese di settembre, l'impegno di centinaia di persone per rilevare il bramito dei cervi. Il metodo della conta dei bramiti prevede un rapporto di 1 a 1,5 con gli altri presenti sul territorio, ciò vuol dire che numericamente ad ogni cervo in bramito deve essere aggiunto un altro capo e mezzo. L'anno scorso ne furono censiti novecento capi. A censimento concluso verranno verificate le osservazioni che l'Ente Foreste e la facoltà di scienze naturali dell'università di Cagliari fa sul campo durante tutto l'anno, con la speranza che anche quest'anno si registri l'incremento demografico dell'ungulato come negli anni precedenti. Ciò che preoccupa maggiormente gli esperti è l'azione cruenta dei bracconieri. In questi ultimi mesi, nell'areale di Montevecchio, sono state trovate numerose carcasse di cervi uccisi a fucilate o sbranati da cani randagi.
Gian Paolo Pusceddu
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
 
Franco Meloni
Sanità. Clamorosa decisione «irrevocabile» del direttore generale della più grande struttura ospedaliera dell'Isola
Brotzu, Meloni sbatte la porta
«Mi dimetto per evidente sfiducia da parte dell'assessore»
La lettera «strettamente personale» indirizzata al presidente della Regione Renato Soru è stata recapitata ieri in viale Trento ed è stata seguita, poco dopo, da una telefonata all'assessore
Il direttore generale del Brotzu, Franco Meloni si è dimesso. La lettera «strettamente personale» indirizzata al presidente della Regione Renato Soru è stata recapitata nella tarda mattinata di ieri in viale Trento ed è stata seguita, poco dopo, da una telefonata all'assessore alla sanità Nerina Dirindin. «La informo di aver rassegnato le mie dimissioni al presidente». E sono proprio i rapporti con l'assessore la causa della clamorosa decisione, assunta a sorpresa da Meloni a due mesi dalla scadenza naturale del mandato, il 20 novembre 2005. «evidente sfiducia»In un passaggio della missiva si parla di «evidente mancanza di fiducia dell'assessore Dirindin nei miei confronti». Dirindin, non Soru. Con il presidente, infatti, i rapporti sarebbero stati buoni sin dal principio. Tanto che Meloni, manager di riconosciute capacità, era ritenuto tra i candidati più autorevoli alla successione di Efisio Aste alla guida della Asl 8 . Un cambio di poltrona avrebbe rappresentato un compromesso tra la determinazione a cambiare manifestata dalla Dirindin e la volontà di Soru a premiare un manager prestigioso capace di chiudere anche quest'anno con un attivo di 2,7 milioni di euro il bilancio del più grande ospedale dell'Isola. Vinse l'assessore, come è noto. la cronistoria«Confermo tutto, ma non commento», si limita a dichiarare Meloni. Certo è che la scelta del manager, sconosciuta anche ai più stretti collaboratori sino alla tarda serata, sarebbe maturata inopinatamente ieri mattina. Giovedì Meloni chiede un incontro con l'assessore. L'appuntamento è fissato per ieri mattina. Dirindin sta per partire, riceve il direttore del Brotzu nel suo ufficio. Secondo fonti dell'assessorato, Meloni le comunica la decisione di revocare dall'incarico il nuovo primario di emodinamica, cioè l'uomo con il quale aveva sostituito Arturo Bande, revocato a sua volta a febbraio al termine di una lunga vicenda oggetto di indagini penali (Bande non avrebbe rispettato l'esito di una gara d'appalto attribuendo a una ditta diversa dalla vincitrice la fornitura di cateteri). Non si sa che cosa esattamente si dicano né che cosa risponda l'assessore. Si sa - sempre secondo indiscrezioni di fonte assessoriale - che l'incontro dura pochi minuti e che i due si sarebbero lasciati con l'impegno di vedersi tra una settimana. Certo è che «l'assessore non ha chiesto al dottor Meloni di dimettersi», chiarisce l'ufficio stampa di Nerina Dirindin. L'epilogoMa evidentemente nel corso dell'incontro accade qualcosa che fa scattare Meloni. Che lascia gli uffici di via Roma, torna al Brotzu, scrive la lettera di dimissioni e la fa recapitare a mano in viale Trento. Il precedenteÈ la seconda volta che scrive a Soru. La prima volta fu nell'estate del 2004. Il presidente era appena stato eletto e aveva appena nominato l'assessore alla sanità. Insieme incontrarono i manager delle otto Asl e del Brotzu cui fecero una radiografia. «Vi valuteremo sui risultati», promisero. Meloni, numero uno del Brotzu dal 2000 dopo esserne stato per nove anni direttore sanitario, mise subito le mani avanti: «Rispetto lo spoil system, se volete e me lo chiedete gentilmente me ne vado». Lo scrisse, anche. «Stia tranquillo, rimanga», gli risposero. Evidentemente è cambiata qualcosa.
Fabio Manca

 
la carriera
Padre del "118" ha guidato il Policlinico
Franco Meloni era direttore generale del Brotzu da quasi cinque anni: era stato nominato nel novembre 2000. La conquista della poltrona da manager del più grande ospedale della Sardegna aveva coronato una carriera trentennale. Cinquantasette anni, sposato e padre di due figli, Franco Meloni si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1974. Specializzato in Igiene e tecniche di laboratorio a Cagliari, e in igiene e tecniche ospedaliere a Genova, raggiunge il riconoscimento a livello mondiale con il conseguimento della "Graduate series in hospital management", a Chicago. Autore di circa 70 pubblicazioni a stampa e oltre 40 comunicazioni a congressi e seminari scientifici. Nel 1987 inizia la sua carriera nel mondo sanitario cagliaritano. In quell'anno diventa direttore sanitario dell'ospedale San Michele di Cagliari (Usl numero 21), restando in sella fino al 1996 quando viene nominato direttore generale del Policlinico universitario. Durante questi anni diventa consulente dell'assessorato regionale alla Sanità: nel 1993, in questa veste, progetta il sistema di emergenza regionale, il 118. Nel 1999 viene riconfermato alla guida del Policlinico, e l'anno dopo lascia per dimissioni volontarie perché chiamato dalla giunta regionale all'incarico di direttore generale dell'azienda ospedaliera del Brotzu di Cagliari. Ieri l'epilogo con la lettera delle dimissioni consegnata sul tavolo del presidente Renato Soru. Che ora apre un nuovo polverone sulla sanità sarda.
 
 
La scheda. Millenovecento dipendenti, 600 posti letto, 30.000 ricoveri
Tutti i numeri di un'azienda modello
Il bilancio dell'ultimo anno: quasi tre milioni di utile
Il Brotzu? Forse basterebbero due dati per capire il tenore del lavoro che si svolge all'interno di reparti ed uffici: da una parte il bilancio economico dall'altra quello sull'attività medica che ha come fiore all'occhiello (ma non solo) il settore trapianti. L'utile? Due milioni e 700 mila euro come recita a chiare cifre l' ultimo bilancio approvato dalla Regione. I trapianti: oltre 950 quelli effettuati dal 1988 ad oggi. Interventi di rene, cuore, cornea. Sul fronte del fegato l'operazione numero 37 è stata portata a termine pochi giorni fa. A questi dati occorre aggiungere 137 organi prelevati e inseriti nel circuito nazionale e 5 prelievi di polmoni. Organi, questi ultimi, che non possono essere ancora trapiantati in Sardegna, in mancanza dell'autorizzazione del Ministero. azienda autonomaSono questi i primi aspetti che emergono di una struttura che nel 1993 il presidente del Consiglio dei Ministri ha riconosciuto come Ospedale di rilievo nazionale e di Alta specializzazione. Una realtà che con decreto del presidente della giunta Regionale nel 1996 si è costituita in Azienda ospedaliera autonoma. i dipendentiOgni giorno nel grande caseggiato ai piedi del colle di San Michele sono impegnati nel loro lavoro 1.900 dipendenti. Per la precisione: trecento sono di area amministrativa, 380 sono i medici, 1200 è invece la consistente forza composta dal personale infermieristico. i pazientiSecondo i dati forniti dall'azienda sono oltre trentamila pazienti ricoverati nell'ultimo anno nei circa 600 posti letto, 150.000 quelli che nel corso dell'anno hanno usufruito delle prestazioni ambulatoriali. la strutturaUna moderna struttura monoblocco, che dispone di circa 600 posti letto, articolata su 14 piani, di cui 2 seminterrati e un corpo staccato che ospita i nuovi ambulatori. Dal 2000 è stato avviato il processo di dipartimentalizzazione, facendo convergere competenze ed esperienze scientifiche, tecniche e assistenziali, allo scopo di fornire al paziente una risposta diagnostico-terapeutica più completa. Questi i dipartimenti: Emergenza, Patologia cardio toraco vascolare, Medicina interna, Chirurgia, Servizi speciali di diagnosi e cura, Patologia neurologica, Patologia renale, Diagnostica per immagini. Una vera cittadella con bar, cappella, banca ed edicola.
 
Le reazioni. Durissimo il commento di Efisio Aste: «Sempre meno trasparenza»
«Un episodio negativo per tutta la sanità sarda»
Un fulmine a ciel sereno. La notizia delle dimissioni di Franco Meloni ha scosso il mondo sanitario in tarda serata, quando l'addio dell'ex manager del Brotzu ha iniziato a fare il giro dei cellulari dei colleghi medici e dei politici. E nelle parole di chi ha dato il suo parare a caldo, viene ribadito un unico concetto: comunque vada letto, si è di fronte a un episodio negativo per la sanità sarda che deve fare a meno di uno dei suoi migliori manager. Durissima la reazione di Efisio Aste, ex numero uno della Asl 8: «Forse ha voluto evitare quello che hanno fatto passare a me - commenta - e in ogni caso se è arrivato a questa decisione significa che si è trovato di fronte a una motivazione forte. Ma soprattutto a una realtà drammatica: l'assessore Dirindin». Per l'ex manager della Asl cagliaritana l'episodio lascia molte perplessità: «Mi sembra che i misteri della sanità sarda stiano aumentando. La politica che la sta guidando è sempre meno lineare e non trasparente». Ora è il momento di capire meglio cosa sia realmente accaduto: «Ci siamo sentiti qualche giorno fa - conclude Aste - e non c'era assolutamente il sentore di una decisione del genere». Anche Mondino Ibba, presidente dell'ordine regionale dei medici sardi, resta di stucco alla notizia. «Non sapevo nulla e non potevo immaginare nulla del genere. Le dimissioni di Meloni mi giungono impreviste. Anche perché aveva grandi progetti per l'azienda, anche a lungo termine. Se si tratta veramente di una scelta irrevocabile non posso che essere dispiaciuto: è una persona seria, uno di quei pochi medici a unire la sensibilità professionale alla capacità manageriale». Per Ibba, consigliere regionale dello Sdi, partito che sostiene la giunta Soru, le dimissioni di Meloni potrebbero essere anche un atto di grande dignità: «Se davvero è venuta a mancare l'intesa e la fiducia dell'assessore, e quindi con chi governa la sanità, ha preso una decisione di responsabilità». «Sono sorpreso e mi riservo di sentire Meloni prima di trarre qualsiasi conclusione». Emanuele Sanna, medico tra i fondatori del Brotzu, ex consigliere regionale dei Ds, stenta a credere alla notizia che ha scosso l'ambiente sanitario isolano, e che certamente si trascinerà una coda polemica. «Sono affezionato all'azienda ospedaliera e per ora posso solo dire che Meloni è uno dei migliori manager ospedalieri che ci sono in circolazione. Per la sanità non è certamente un fatto positivo». (m. v.)
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna
 

Pagina 2 - Olbia
Dal 28 al 30 ottobre al Melià medici e pazienti a confronto sulla fenilchetonuria 
Congresso internazionale di medicina
 
 
 
 
 
 
 
 
 OLBIA. Per tre giorni, dal 28 al 30 ottobre, la città di Olbia ospiterà un convegno di medicina internazionale. Si svolgerà all’Hotel Melià il “XIX congresso europeo della European Society for Pku”” dedicato ai pazienti con fenilchetonuria e alle loro famiglie. Si tratta di un momento importante di confronto tra i pazienti e i medici, ma anche di incontro per dare una corretta informazione sulla malattia e sullo stato della ricerca.
 Relatore dell’appuntamento, al quale prenderanno parte esperti di livello mondiale, sarà Marcello Giovannini, docente di pediatria all’Università di Milano e direttore dell’ospedale San Paolo.
 I temi che verranno discussi in occasione del congresso internazionale saranno: l’impatto nutrizionale della dietoterapia “longlife”, la responsività della BH4 e la compliance dietetica nell’adolescente e nell’adulto.
 Al convegno programmato al Melià parteciperanno anche trecento bambini, accompagnati dai loro genitori, che nel pomeriggio del 28 ottobre racconteranno la loro esperienza.
 Per due giorni, inoltre, le famiglie seguiranno un corso di cucina finalizzato alla preparazione di pietanze che siano rigorosamente privi della proteina responsabile della malattia metabolica Pku, dal momento che una dieta corretta rappresenta il primo importante passo per consentire ai pazienti di condurre una vita normale.
 Il soggiorno dei partecipanti al convegno patrocinato dall’assessorato al turismo prevede inoltre un tour della Costa Smeralda.
Se.Lu.

 
 
 5 – La Nuova Sardegna

Pagina 1 - Cagliari
Tuvixeddu. Deliperi valuta l’ipotesi che la Provincia acquisti le aree fabbricabili 
«Più facile dimezzare il progetto»
Via la Casa dello Studente ed edifici concentrati su via Is Maglias 
«I soldi? Nelle misure del Por relative ai beni culturali»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 CAGLIARI. «Il piano per l’edificazione di Tuvixeddu è andato molto avanti, c’è l’accordo di programma e c’è l’appalto per la stada. Ora mi sembra difficile fermarlo con l’acquisto delle aree fabbricabili»: fiero oppositore del progetto firmato da Iniziative Coimpresa, il responsabile del Gruppo di intervento giuridico Stefano Deliperi è scettico sulla possibilità di realizzare l’idea lanciata dal presidente della Provincia Graziano Milia. Idea che in sè appare piuttosto semplice: versare nelle tasche del consorzio di imprese private il valore di mercato delle superfici e poi non costruire più nulla, per trasformare i colli punici in un grande parco urbano sul modello di Monte Claro. Una possibilità che Deliperi definisce «affascinante ma complessa». Il perchè è scritto nelle carte ufficiali, in quel guazzabuglio di autorizzazioni che il leader ambientalista conosce a menadito proprio per aver provato in ogni modo a fermare l’avanzata del cemento attorno alla necropoli. Una battaglia perduta ma combattuta fino all’ultimo e con ogni mezzo legale.
 «Prima di tutto va detto che il parco c’è già - spiega Deliperi - anche se è bene specificare che non si tratta di un gentile omaggio fatto dall’impresa alla città, perchè è stato inserito come cessione obbligatoria. Chiarito che Iniziative Coimpresa non ha regalato e non regalerà nulla alla città, qui si propone di avviare una trattativa ordinaria per l’acquisto delle aree. Purtroppo mi sembra tardi, perchè i cantieri ormai sono aperti. Semmai si potrebbe scorporare una parte delle aree, meglio quelle più vicine al sito archeologico. Per concentrare le costruzioni sul versante di via Is Maglias, dove esistono già numerosi interventi. Questa secondo me potrebbe essere una soluzione accettabile e credo che Regione e Provincia possano lavorare in questa direzione».
 Un piano Tuvisceddu ridimensionato, quindi. Meno ville e palazzine a soverchiare la necropoli punico-romana, peraltro soltanto in parte esplorata e sondata dagli archeologi: «Sarebbe opportuno eliminare anche gli edifici destinati all’Università - aggiunge Deliperi - non capisco perchè una casa dello studente si debba costruire proprio li. Tolti quelli, si guadagnerebbero altri spazi per il parco».
 Resterebbe aperto il problema economico, certamente non secondario: Graziano Milia, nella sua proposta-provocazione, ha parlato dei trentasei milioni di euro rimasti nella casse della Provincia come avanzi di amministrazione dopo la gestione Balletto. Da viale Ciusa potrebbe quindi uscire una parte della somma necessaria ad acquistare le aree che Iniziative Coimpresa ha complessivamente valutato in base alla situazione attuale di mercato settanta milioni di euro. Ma il resto? «Penso alle misure Por legate alle risorse culturali - propone Deliperi - ma è chiaro che i tempi non potrebbero essere brevi, mentre l’impresa a questo punto potrebbe avere legittimamente una certa fretta di andare avanti o di concludere l’affare».
 Per il responsabile del Gruppo di intervento giuridico una soluzione intermedia sarebbe una buona opportunità per la stessa Iniziative Coimpresa, che peraltro ha dato la propria disponibilità a trattare con chiunque, Provincia compresa: «Se il privato realizzasse l’intero progetto sui colli punici - fa i conti Deliperi - sono certo che una buona parte delle case e dei palazzi gli resterebbe sul groppone. Quel progetto risale a quindici anni fa, nel frattempo la situazione dell’edilizia in città è profondamente cambiata. C’è bisogno di appartamenti a prezzi accessibili, non di case lussuose e inarrivabili. Con la cessione di una parte delle aree l’impresa realizzerebbe il suo business e il progetto acquisirebbe connotati più umani, meno dannosi per lo stato della zona archeologica. Se fossi Milia, lavorerei in questa direzione insieme alla Regione, perchè da questa amministrazione comunale non c’è da aspettarsi nulla di buono. Credo che con una bella sforbiciata al progetto edilizio la cosa sia realizzabile con soddisfazione di tutti». (m.l)

 
 
6 – La Nuova Sardegna

Pagina 23 - Sassari
UNIESTATE 
Grande festa degli universitari
 
 
 
 
 
 
 
 
 SASSARI. Si chiama “UniEstate-Estate Universitaria Sassarese” e rappresenta l’omaggio che gli studenti dell’ateneo turritano vogliono rendere alla città. La manifestazione, che si terrà domenica 11 settembre in piazza Università a partire dalle 18, è promossa dall’Associazione Scienze Politiche, in collaborazione con il Forum Studentesco, la cooperativa “Le Ragazze Terribili” e grazie al contributo dell’Ersu. Per tutta la giornata di domenica, piazza Università sarà chiusa al traffico per permettere lo svolgimento della manifestazione che è stata resa possibile anche grazie all’intervento di un piccolo pool di sponsor privati. Con questo evento, gli studenti vogliono dare un contributo al rilancio del centro storico ma anche aiutare le matricole a orientarsi meglio nelle strutture e nei servizi dell’università.

 
 
 
7 – La Nuova Sardegna

Pagina 24 - Sassari
Il gambero finisce all’Università 
Tesi di laurea sulla diffusione del Procambarus della Louisiana
 
 
 
 
 
 
 di Francesco Vacca
 
 
 
 SASSARI. Il gambero rosso della Louisiana diventa argomento di tesi di laurea. Francesca Lupinu, di Sassari, studentessa dell’ultimo anno di Scienze naturali (indirizzo marino), avrà dodici mesi a disposizione per stabilire fino a dove possa essere arrivato il vorace crostaceo avvistato per la prima volta a La Maddalena da Luca Bittau e, successivamente, in qualche rio che alimenta il bacino del Coghinas. Perché tanta preoccupazione?
 Perché gli studiosi vedono a fortissimo rischio l’ecosistema delle acque dolci dell’isola, habitat ideale del prelibato gambero, temibile predatore di ogni creatura anfibia vivente. La sua furia incontenibile abbatte argini, divora esseri anche più grandi della sua stazza (15-18 centimetri) con relativi depositi di uova e larve e distrugge alcune specie vegetali acquatiche. L’allarme era stato lanciato in luglio da alcuni docenti della facoltà di Agraria ma, pur essendo stata informata, finora almeno la Regione tace. Spiega Francesca: «Quando, nel 2000, Luca Bittau raccontò di aver visto il gambero passeggiare tranquillamente fuori dall’acqua venne ignorato. È stato soltanto dopo aver letto il servizio sulla Nuova che un certo numero di studenti ha voluto verificare se del Procambarus clarkii esistesse ancora qualche traccia.
 Esisteva, eccome, in un raggio di circa duecento metri intorno all’acquedotto comunale maddalenino. Il crostaceo, infatti, può stare fuori dall’acqua per 24 ore e addirittura per 48 nelle zone umide. Siamo convinti che la sua popolazione si sia moltiplicata. Lo testimoniano i dipendenti dell’acquedotto che ci hanno accompagnato nel giro di ispezione. Una cosa, però, sono le parole, i racconti, altra la doverosa verifica sul campo».
 Il lavoro di ricerca, dunque, costituirà il tessuto della tesi. Quello di Francesca sarà un vero e proprio censimento che avrà come campo di azione il bacino idrico del Coghinas, dove viene pescato e messo a disposizione dei buongustai. Le sue carni, affermano quanti lo conoscono, sono davvero prelibate. Contemporaneamente, l’entomologo Roberto Pantaleoni e Lorenzo Chessa, della cattedra di Acquacoltura del dipartimento di Scienze zootecniche della facoltà di Agraria, hanno affidato ad Antonio Sassu, di Bonarcado, un dottorato di ricerca triennale. «La preoccupazione degli studiosi - chiarisce la laureanda - è quella di impedire che il gambero rosso raggiunga le acque del Limbara, dove ancora vivono gli unici esemplari della trota sarda. Diversamente, per la specie sarebbe la fine». «Altro che trota sarda - rettifica Roberto Pantaleoni - Se c’è una specie da tutelare quella è il tritone sardo, risalente a 28 milioni di anni fa e che si trova solo nell’isola. Siamo impegnati in una corsa contro il tempo, in quanto se il Procambarus ha già raggiunto le acque del Gennargentu, dove il tritone vive, ci ritroviamo con una bella frittata. Non a caso abbiamo informato la Regione».
 «Come è facile capire - spiega Gianluca Dedola, anche lui di Scienze naturali - si tratta di uno studio pilota su una presenza nuova per la Sardegna e a causa della quale la Sardegna qualche preoccupazione deve nutrire. La curiosità ci ha portato a visitare il mercato di viale Umberto, a Sassari, poiché ci avevano assicurato che il costaceo vi veniva venduto. I pescivendoli ci hanno detto che sono particolarmente pregiati perché arrivano vivi direttamente dalla Louisiana. Onde evitare disastri all’ecosistema, bisognerà individuare luoghi in cui allevarli senza che possano diffondersi in altri sistemi idrici dell’isola».

 
 
 
8 – La Nuova Sardegna

Pagina 4 - Sardegna
BROTZU 
Lite Meloni-Dirindin: il manager se ne va
 
 
 
 
 
 
 
 
 CAGLIARI. Dopo il manager dell’Asl di Nuoro, s’è dimesso quello dell’azienda ospedaliera ‘Brotzu’ di Cagliari, Franco Meloni. La notizia è circolata ieri, Meloni l’ha confermata in tarda serata senza aggiungere commenti, per poi annunciare che oggi spiegherà le motivazioni in una conferenza stampa. Le dimissioni sono state ufficializzate alla Regione nel pomeriggio di ieri, intorno alle 14.30, con una lettera riservata personale per il presidente Renato Soru, inviata all’ufficio di presidenza e non all’assessorato alla Sanità. Questa scelta di Franco Meloni conferemerebbe le voci che giravano vorticosamente da giorni su una recente vivace discussione, al telefono, tra il direttore del Brotzu e l’assessore Nerina Dirindin, che si trova a Pisa. Una lite legata all’apertura, al San Michele. di un centro specializzato d’alta chirurgia della retina, coordinato, in regime di convenzione, dal luminare Nino Della Casa. Subito dopo il duro confronto telefonico, Franco Meloni avrebbe sfogato la propria amarezza con alcuni collaboratori e da lì sarebbero partite le prime voci di dimissioni e, soprattutto, sulle motivazioni. Fino a ieri la posizione di Franco Meloni era considerata una delle più solide nel campo minato della sanità pubblica, il suo è uno dei pochissimi nomi che l’assessorato alla Sanità non aveva messo in discussione grazie alla situazione economico-finanziaria invidiabile in cui si trova l’azienda Brotzu, la sola il cui bilancio non registra perdite. Ma al di là dei numeri, non sono mai mancate le voci di favoritismi interni e di gestione personalistica dell’ospedale che Meloni ha sempre respinto al mittente e che finora nessuno è riuscito a documentare: «Se la Regione me lo chiede, sono pronto ad andare via immediatamente» ha sempre detto il manager. Il cui futuro fino a ieri sembrava legato a quello del Policlinico universitario, dove Meloni ha già lavorato. Non resta che attendere i prossimi giorni per conoscere il futuro dell’azienda Brotzu e del suo direttore. (m.l)

   
 
09 - Corriere della Sera
E’ morto a 101 anni il grande glottologo Giuliano Bonfante
Addio al linguista che bacchettò Eco
L’ultimo intervento pubblico del professor Giuliano Bonfante, scomparso mercoledì a 101 anni nella sua casa di Roma, risale al 2000 quando aveva bacchettato Umberto Eco per un «convenirono» al posto di «convennero» rintracciato nel romanzo Baudolino (Bompiani) dove si legge: «Questo è lo sfacciato più sfacciato che abbia mai incontrato in vita mia - disse Borone - e gli altri convenirono». Bonfante aveva così motivato (anche tramite lettere ai giornali) la sua bocciatura: «Da un autore coltissimo come Eco, che ammiro per la sua scrittura affabulatoria, non mi sarei mai aspettato una declinazione verbale sbagliata, completamente fuori dalla norma unificata attuale». La bacchettata a Eco aveva fatto notizia anche perché veniva proprio da Bonfante, considerato uno dei massimi linguisti italiani nonché professore emerito di glottologia all’Università di Torino e membro dell’Accademia dei Lincei dal 1958. Nato a Milano il 6 agosto 1904, Giuliano Bonfante è stato un «maestro della glottologia» fin dagli anni della giovinezza (come dimostra il suo saggio I dialetti indoeuropei pubblicato nel 1931 dall’Istituto Orientale di Napoli). Lasciata l’Italia durante la dittatura di Mussolini, aveva insegnato a Ginevra, in Spagna e infine negli Stati Uniti. Una volta rientrato in Italia, era stato prima docente all’Università di Genova e poi a Torino dove aveva concluso la sua lunga carriera di professore.
I suoi studi hanno abbracciato tutto lo scibile in materia di «linguistica comparata indoeuropea» spaziando dalle lingue baltiche al latino, dagli idiomi ittiti al romeno, dai dialetti italiani all’origine dell'etrusco. Mentre i suoi contributi sono apparsi su pubblicazioni di alto profilo scientifico come Archivio glottologico italiano , Romance philology e Revue des études latines . Anche se a renderlo famoso tra i non addetti ai lavori è stata soprattutto quella bacchettata al Baudolino di Eco.
Stefano Bucci
 

Questionario e social

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